Regione Emilia-Romagna
Deliberazione della Giunta Regionale, 23 maggio 2011, n. 691
Approvazione dei piani regionali 2011 - 2013 di prevenzione degli infortuni nel settore delle costruzioni e in agricoltura e silvicoltura.

LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

Premesso che:
- la Regione Emilia-Romagna esercita le proprie competenze ai sensi dell'articolo 117, comma terzo, della Costituzione nel rispetto dei principi fondamentali riservati alla legislazione statale in materia di tutela e sicurezza del lavoro;
- il Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro sottoscritto tra il Governo, le Regioni e le Province autonome, reso esecutivo con D.P.C.M. 17.12.2007, diretto a garantire su tutto il territorio nazionale livelli omogenei di tutela, ha individuato tra i settori prioritari di intervento l'edilizia e l'agricoltura e ha impegnato le Regioni e lo Stato alla predisposizione del Piano nazionale di prevenzione in edilizia e del Piano nazionale di prevenzione in agricoltura e silvicoltura ed alla successiva elaborazione dei rispettivi piani regionali;
- il Piano nazionale della prevenzione 2010-2012, nell'ottica della riduzione del 15% degli infortuni nel triennio di vigenza del Piano, rifacendosi a quanto stabilito dal citato D.P.C.M. 17.12.2007 ha previsto che siano definiti ed attuati - attraverso piani di lavoro - organici programmi di informazione, assistenza, formazione e controllo da realizzarsi nei settori lavorativi a maggior rischio, individuando quali settori prioritari l'edilizia e l'agricoltura;
Richiamata la Legge regionale 2 marzo 2009, n. 2 "Tutela e sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria civile" e la Legge regionale 26 novembre 2010, n. 11 "Disposizioni per la promozione della legalità e della semplificazione nel settore edile e delle costruzioni a committenza pubblica e privata", che promuovono livelli aggiuntivi di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori rispetto a quanto previsto dalla specifica normativa statale;
Richiamati, inoltre, i seguenti provvedimenti regionali:
- il Piano regionale della prevenzione 2010-2012 approvato con propria deliberazione n. 2071 del 27/12/2010 che, relativamente alla prevenzione nei luoghi di lavoro, ha previsto la realizzazione di specifici interventi di prevenzione nei settori dell'edilizia e dell'agricoltura;
- il Piano straordinario della formazione in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro, approvato con propria deliberazione n. 744 del 3/6/2009, che definisce un quadro complessivo ed unitario degli interventi formativi e garantisce, in accordo con le Province, una regia degli interventi formativi;
Preso atto che:
- il D.lgs. n. 81 del 9 aprile 2008 e successive modifiche ed integrazioni innova la materia prevedendo che alla realizzazione dei programmi di intervento finalizzati a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori concorra un complesso di soggetti istituzionali con la fattiva collaborazione delle parti sociali;
- tale funzione è assegnata dal D.lgs. 81/08 al Comitato Regionale di Coordinamento della Pubblica Amministrazione in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e al relativo Ufficio operativo di cui al D.P.C.M. 21 dicembre 2007 e all'articolo 7 del citato decreto legislativo, istituti in questa Regione con propria delibera n. 963 del 23 giugno 2008, ai quali sono attribuiti compiti di indirizzo e programmazione delle attività di prevenzione, di vigilanza e di promozione dell'attività di informazione, formazione, assistenza e comunicazione;
- l'attività di vigilanza congiunta o coordinata con gli altri soggetti titolari della funzione è diretta dal richiamato Ufficio operativo ed è realizzata da specifici Organismi provinciali (istituiti ai sensi del comma 3, articolo 2 del citato D.P.C.M. 21/12/2007) collocati presso le Aziende Usl e composti dalle Unità operative Prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro dei Dipartimenti di Sanità pubblica delle Aziende Usl stesse, da Inail, Inps e Comando provinciale dei Vigili del fuoco;
Rilevato che, sulla base delle previsioni normative sopra riportate e delle esperienze maturate nella realizzazione del citato Piano regionale della prevenzione 2010-2012, si è provveduto ad elaborare, in coerenza con quanto previsto dai rispettivi Piani nazionali, il Piano regionale 2011-2013 per la tutela della salute e la prevenzione degli infortuni nel comparto delle costruzioni e il Piano regionale per la tutela della salute e la prevenzione degli infortuni in agricoltura e silvicoltura 2011-2013. Tali Piani prevedono:
- il potenziamento dell'attività di assistenza, informazione, formazione e comunicazione finora realizzata, sentito il Comitato regionale di coordinamento della Pubblica Amministrazione e tenuto conto, quanto all'edilizia, delle indicazioni dettate dalla citata Legge regionale n. 2/09;
- il potenziamento dell'attività di vigilanza, pianificata sulla base di quote annuali e di programmi diretti alla riduzione delle cause degli infortuni più gravi, effettuata dai Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende Usl regionali;
- il potenziamento dell'attività di vigilanza congiunta o coordinata con gli altri soggetti titolari della funzione, pianificata nell'ambito dell'Ufficio operativo quanto agli obiettivi specifici, agli ambiti territoriali, ai settori produttivi, ai tempi, ai mezzi e alle risorse ordinarie che sono rese sinergicamente disponibili da parte dei vari soggetti pubblici interessati;
- il monitoraggio delle attività svolte per verificare il raggiungimento degli obiettivi previsti e per orientare, programmare e valutare l'efficacia dell'attività di vigilanza e di promozione della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e per corrispondere agli obblighi informativi del Comitato regionale di coordinamento verso i Ministeri competenti;
Dato atto che gli elaborati contenenti i suddetti Piani sono stati presentati al Comitato Regionale di Coordinamento della Pubblica Amministrazione in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nella seduta del 30 luglio 2010;
Ritenuto quindi opportuno approvare, per le ragioni sopra riportate:
- il Piano regionale 2011 - 2013 per la tutela della salute e la prevenzione degli infortuni nel comparto delle costruzioni di cui all'Allegato 1), parte integrante e sostanziale della presente deliberazione;
- il Piano regionale per la tutela della salute e la prevenzione degli infortuni in agricoltura e silvicoltura 2011 - 2013 di cui all'Allegato 2), parte integrante e sostanziale della presente deliberazione;
Visto il parere favorevole espresso dal Comitato di Direzione di questa Regione nella seduta del 18 aprile 2011;
Vista la L.R. 26 novembre 2001, n. 43 e successive modifiche;
Richiamate le proprie deliberazioni n. 1057/2006, n. 1663/2006, n. 1173/2009 e n. 1377/2010;
Richiamata inoltre la propria deliberazione n. 2416 del 29 dicembre 2008 avente per oggetto: "Indirizzi in ordine alle relazioni organizzative e funzionali tra le strutture e sull'esercizio delle funzioni dirigenziali. Adempimenti conseguenti alla delibera 999/2008. Adeguamento e aggiornamento della delibera 450/2007" e successive modificazioni;
Dato atto dei pareri allegati;
Su proposta dell'Assessore alle Politiche per la salute, dell'Assessore alle Attività produttive, piano energetico e sviluppo sostenibile, economia verde, edilizia, autorizzazione unica integrata, dell'Assessore all'Agricoltura, economia ittica, attività faunistico-venatoria e dell'Assessore alla Scuola, formazione professionale, università e ricerca, lavoro;
A voti unanimi e palesi

Delibera

1) di approvare, per le motivazioni e le finalità espresse in narrativa e che qui integralmente si richiamano, il Piano regionale 2011-2013 per la tutela della salute e la prevenzione degli infortuni nel comparto delle costruzioni (Allegato 1) e il Piano regionale per la tutela della salute e la prevenzione degli infortuni in agricoltura e silvicoltura 2011-2013 (Allegato 2), allegati al presente provvedimento quale parte integrante e sostanziale dello stesso;
2) di dare atto che a seguito di quanto disposto al punto precedente nessun onere andrà a gravare sul bilancio regionale di previsione;
3) di pubblicare nel Bollettino Ufficiale della Regione Emilia- Romagna Telematico (BURERT) la presente deliberazione, unitamente agli allegati.


Allegato - 1

PIANO REGIONALE PER LA TUTELA DELLA SALUTE E LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI NEL COMPARTO DELLE COSTRUZIONI
2011-2013

Indice
1. Premessa
2. Piano nazionale di prevenzione in edilizia
3. Piano regionale di prevenzione in edilizia 2011 - 2013
3.1. Campo di applicazione
3.2. Definizione di cantiere
3.3. Vigilanza
3.4. Minimo etico di sicurezza
3.5. Sequestro preventivo
3.6. Sospensione dell'attività di impresa
3.7. Strumenti di vigilanza
3.8. Individuazione dei cantieri da sottoporre a vigilanza
4. Programmazione dell'attività di vigilanza
5. Sistema informativo

1. Premessa
L'accordo sancito in Conferenza Stato Regioni il 1° Agosto 2007, recante il "Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro", reso esecutivo con il DPCM 17 dicembre 2007, stabilisce che nei comparti produttivi ad alto rischio infortunistico, quali il comparto edile, la progettazione degli interventi di controllo e prevenzione avvenga a livello nazionale attraverso l'adozione di specifici Piani nazionali di comparto.
In attuazione del citato Accordo e con specifico riferimento al settore delle costruzioni, il Coordinamento tecnico interregionale della prevenzione nei luoghi di lavoro ha provveduto ad elaborare il Piano nazionale di prevenzione in edilizia e il successivo documento operativo per la sua realizzazione.
Questa Regione, in esecuzione a quanto previsto, ha predisposto uno specifico "Piano regionale triennale per la tutela della salute e la prevenzione infortuni nel comparto delle costruzioni".
Per il raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale Edilizia è stata costituita una cabina di regia nazionale, con articolazioni in tutte le regioni.
In conformità con quanto previsto al paragrafo 2.2.3 dell'Accordo Stato Regioni del 1° agosto 2007 di cui al DPCM 17 dicembre 2007, in questa Regione, la cabina di regia in parola ha sede presso il Comitato di Coordinamento di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 81/08 e al DPCM 21 dicembre 2007, relativamente alle proprie funzioni di indirizzo e programmazione delle attività di prevenzione e vigilanza, di comunicazione, informazione, formazione e assistenza, di raccolta e analisi delle informazioni sugli eventi dannosi e sui rischi anche al fine di proporre soluzioni operative e tecniche atte a ridurre il fenomeno infortunistico e delle malattie da lavoro e ha sede nell'Ufficio Operativo, istituito ai sensi del medesimo DPCM, per quanto riguarda la progettazione degli interventi di vigilanza ed il loro monitoraggio.
Il citato Comitato si coordina con le altre strutture regionali competenti in materia.

2. Piano nazionale di prevenzione in edilizia
I soggetti contraenti il "Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro" con il Piano nazionale di prevenzione in edilizia si sono impegnati alla realizzazione delle azioni necessarie al raggiungimento di una serie di obiettivi diretti alla riduzione degli infortuni gravi e mortali nel comparto delle costruzioni.
Gli obiettivi del Piano Nazionale sono:
- potenziamento dell'azione di coordinamento tra i Ministeri competenti, le Regioni e Province autonome, l'Inail, l'Inps e le Parti Sociali;
- potenziamento dell'attività di vigilanza. Le Regioni e Province Autonome, sottoscrivendo il Piano, hanno assunto l'impegno di incrementare in maniera significativa l'attività di vigilanza, fissando come obiettivo su base annua il controllo di almeno 50.000 cantieri. L'incremento concordato comporta l'esecuzione di 12.000 controlli in più (pari al 32%) rispetto a quelli eseguiti, sull'intero territorio nazionale, nel 2005, scelto come anno di riferimento;
- potenziamento dell'attività di vigilanza congiunta con gli altri soggetti titolari di funzioni di vigilanza (Direzione regionale del lavoro, Inail, Inps, Vigili del Fuoco). Il 20% dei cantieri deve essere controllato congiuntamente e le verifiche devono prevedere non solo il controllo dell'osservanza della normativa in materia di igiene e sicurezza del lavoro ma anche di quella afferente alla disciplina della regolarità dei rapporti di lavoro;
- potenziamento dell'attività di assistenza, informazione, formazione e comunicazione. Il piano impegna le Regioni e le Province Autonome ad individuare specifiche iniziative che comportino un miglioramento strutturato ed ordinato del sistema delle costruzioni. Nella progettazione delle iniziative è previsto il coinvolgimento delle Organizzazioni sindacali e datoriali, nonché delle strutture della bilateralità.

3. Piano regionale di prevenzione in edilizia 2011-2013
La Regione Emilia-Romagna dà attuazione al Piano nazionale di prevenzione in edilizia attraverso il presente piano regionale 2011-2013 per la tutela della salute e la prevenzione degli infortuni nel comparto delle costruzioni e attraverso gli strumenti individuati dalla legge regionale 2 marzo 2009, n. 2 "Tutela e sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria civile", pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 33 del 2 marzo 2009 e dalla legge regionale 26 novembre 2010, n.11 "Disposizioni per la promozione della legalità e della semplificazione nel settore edile e delle costruzioni a committenza pubblica e privata", pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 162 del 26 novembre 2010;
Quanto all'attività di vigilanza congiunta con gli altri Enti, si assume che la quota regionale venga stabilita nell'ambito del Comitato regionale di coordinamento di cui all'art. 7 del decreto legislativo 81/08;

3.1. Campo di applicazione
Il Piano Regionale, si applica alle opere edili e di ingegneria civile pubbliche e private il cui elenco è riportato nell'allegato X° del decreto legislativo 81/08.

3.2 Definizione di cantiere
Luogo normalmente delimitato e organizzato in modo funzionale per eseguire una o più lavorazioni finalizzate alla realizzazione di un'opera.
Nel caso di opere complesse e di grandi opere di ingegneria civile la unicità dell'opera non sempre coincide con la unicità fisica dei luoghi nel quale questa sarà realizzata poiché la stessa può estendersi su una vasta area, non delimitabile, interessando diversi luoghi. In questo caso il committente o l'impresa costituisce, in genere, più cantieri nei quali organizza le attività complementari o di corredo all'opera generale. In tal caso per cantiere si intende il contesto spaziale e funzionale nel quale sono localizzate una o più lavorazioni destinate alla realizzazione della porzione d'opera.

3.3. Vigilanza
L'attività di vigilanza è caratterizzata da atti di Polizia Giudiziaria (P.G.) ed è svolta ai fini del controllo dell'applicazione della normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro.

3.4. Minimo etico di sicurezza
Il Piano nazionale di prevenzione in edilizia introduce il concetto di cantiere "sotto il minimo etico di sicurezza", indicando con questa definizione quel cantiere nel quale sia stata riscontrata una scarsa o nessuna osservanza delle precauzioni contro i rischi di infortuni e comunque dove coesistano due condizioni specifiche:
- pericolo di infortuni gravi;
- carenze, configurabili come violazioni alle norme, non sanabili con interventi immediati.
Il Piano nazionale indica tre condizioni paradigmatiche che soddisfano i presupposti sopra ricordati:
- lavori in quota sopra i tre metri in assenza di opere provvisionali o con estese carenze di protezioni, condizioni non sanabili immediatamente;
- lavori di scavo superiori al metro e mezzo in trincea o a fronte aperto ma con postazioni di lavoro, a piè di scavo, senza alcun tipo di protezione, condizioni non sanabili immediatamente;
- lavori su superfici non portanti senza alcun tipo di protezione collettiva o individuale, condizioni non sanabili immediatamente.
Il Piano regionale, in considerazione del particolare contesto territoriale e dei livelli di sicurezza oggi mediamente raggiunti nei cantieri attivi in questa regione e delle informazioni relative alle cause più frequenti degli infortuni mortali e gravi, aggiunge tre ulteriori condizioni paradigmatiche:
- lavori in presenza di rischio di contatto elettrico diretto o indiretto, condizioni non sanabili immediatamente;
- lavori con presenza di pericolo di cadute di materiali dall'alto, condizioni non sanabili immediatamente;
- lavori con demolizioni pericolose prive di misure di prevenzione, condizioni non sanabili immediatamente .
Nella tabella seguente sono riassunte le categorie individuate con evidenza dei rischi e delle condizioni tecniche a fronte delle quali il cantiere è considerabile al di sotto del minimo etico di sicurezza.

Gruppo A
Piano Nazionale

Cadute  dall'alto

Assenza di opere provvisionali nelle lavorazioni che presentano pericoli di cadute dall'alto al di sopra dei tre metri

Sprofondamento

Assenza di misure atte ad impedire il rischio di  sprofondamento di coperture, solai e lucernari

Seppellimento

Assenza di opere provvisionali negli scavi in pozzi o trincee aventi una profondità di scavo superiore a 1,50 m

Gruppo B
Piano Regionale

Rischio di folgorazione

Assenza di misure atte ad impedire il rischio di folgorazione, con particolare riguardo alle caratteristiche dell'impianto elettrico e degli impianti di messa a terra

Cadute di materiale dall'alto

Assenza di misure atte ad impedire il rischio di  investimento per cadute di carichi

Demolizioni

Assenza di misure di protezione contro rischi di crolli pericolosi


3.5. Sequestro preventivo
Nel caso in cui, al momento del sopralluogo, si verifichino le condizioni di cui all’art. 321 del CPP potrà essere avviata da parte degli Ufficiali di P.G. la procedura per l'immediata adozione di un provvedimento di sequestro preventivo della parte del cantiere interessata dalla violazione, previa verifica che l'interruzione dell'attività non comporti pericoli per l'incolumità altrui.

3.6. Sospensione dell'attività di impresa
Presupposti per l'adozione del provvedimento sono la sussistenza di gravi e reiterate violazioni.
Gli organi di vigilanza delle Aziende Usl possono adottare provvedimenti di sospensione relativamente alla parte dell'attività imprenditoriale interessata dalle violazioni, qualora ne riscontrino gravi e reiterate violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro individuate nell'allegato I del decreto legislativo 81/08.

3.7. Strumenti di vigilanza
Il Comitato regionale di coordinamento e l'Ufficio operativo di cui all'art. 7 del decreto legislativo 81/08 e al DPCM 21/12/07, può redigere una o più liste di controllo contenenti la normativa di sicurezza ritenuta prioritaria rispetto agli obiettivi nazionali e regionali allo scopo di semplificare, uniformare le attività di vigilanza, nonché fungere da strumento idoneo per il monitoraggio continuo del territorio in merito alla valutazione dei livelli di sicurezza raggiunti con l'attività di vigilanza;
La legge regionale 24/2003 "Disciplina della polizia amministrativa locale e promozione di un sistema integrato di sicurezza", prevede uno specifico ruolo della Polizia municipale quale supporto alle attività di controllo spettanti agli organi di vigilanza dell’Azienda USL (articolo 14, comma 2, lettera e). Allo scopo potranno essere individuate, in collaborazione con le competenti Amministrazioni, le forme attraverso le quali strutturare questa funzione, promuovendo anche specifici corsi di formazione.

3.8. Individuazione dei cantieri da sottoporre a vigilanza
L'individuazione dei cantieri da sottoporre a vigilanza avviene con le seguenti modalità:
- selezione dall'archivio notifiche alimentato ai sensi dell'articolo 99 del decreto legislativo 81/08 in tutti i casi di lavori edili o di ingegneria civile;
- monitoraggio continuo del territorio finalizzato ad individuare non solo i cantieri, ma anche le fasi di lavorazione da sottoporre a vigilanza;
- monitoraggio attraverso il sistema informativo Repac con possibilità di coordinamento dell'attività vigilanza;
- piani mirati di controllo. In questo ambito rientrano:
- i cantieri con presenza di imprese, CSE o committenti già sottoposti a vigilanza e risultati più volte inadempienti;
- i cantieri caratterizzati da particolare estensione o pericolosità delle lavorazioni o con notevole numero di lavoratori;
- i cantieri previsti in specifici piani di lavoro territoriali deliberati dal Comitato regionale di coordinamento di cui all'art. 7 del decreto legislativo 81/08.

4. Programmazione dell'attività di vigilanza
La ripartizione del carico fra le regioni è stata fatta sulla base di un indicatore complesso che tiene conto di diversi parametri tutti correlati a vario titolo col settore delle costruzioni.
Sulla base di questa ripartizione la quota parte assegnata alla Regione Emilia-Romagna è di 4.662 cantieri/anno.
In riferimento a quanto assegnato e tenendo conto dell'attività consolidata relativa all'anno 2005 pari a 3.395 cantieri controllati, la Regione si pone l'obiettivo di incrementarne l'attività del 37% nel triennio di vigenza del piano.
La ripartizione dei cantieri fra le province della regione è attuata proporzionalmente agli addetti impiegati nel settore delle costruzioni sulla base dei dati Inail 2006, che censiva 169.655 addetti occupati in edilizia ricomprendendo sia i dipendenti di imprese che lavoratori autonomi.
La suddivisione conseguente del carico di lavoro ripartito per provincia è illustrato nella tabella seguente.

Aziende Usl Addetti 2006
(Banca dati Inail)
Carico lavoro per le Aziende Usl Numero cantieri da controllare
Bologna* 29.410 17,3% 806
Imola* 4.591 2,7% 126
Piacenza 9.818 5,8% 270
Parma 19.100 11,3% 527
Reggio 24.812 14,6% 687
Modena 28.776 17,0% 793
Ferrara 10.750 6,3% 294
Ravenna 15.639 9,2% 429
Forlì* 7.672 4,5% 210
Cesena* 8.694 5,1% 237
Rimini 10.393 6,1% 283
Regione 169.655 100% 4.662

* Dato stimato sula base del numero di addetti 2005 ex Nuovi Flussi Informativi Inail 2007

5. Sistema informativo
L’articolo 8 del decreto legislativo 81/08 istituisce il Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro (SINP) al fine di fornire dati utili per orientare, programmare, pianificare e valutare l'efficacia della attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, e per indirizzare le attività di vigilanza, attraverso l'utilizzo integrato delle informazioni disponibili negli attuali sistemi informativi, anche tramite l'integrazione di specifici archivi e la creazione di banche dati unificate.
Tra le funzioni affidate al Comitato regionale di coordinamento attraverso il Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro, rientra il compito di raccogliere e di analizzare le informazioni relative agli eventi dannosi ed ai rischi, proponendo soluzioni operative e tecniche atte a ridurre il fenomeno degli infortuni e delle malattie da lavoro.
Il Comitato si avvale allo scopo:
- dell’istituendo Osservatorio regionale per la sicurezza e tutela del lavoro nei cantieri di cui alla legge regionale 2 marzo 2009, n°2, in materia di “Tutela e sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria civile”, da integrarsi con l’attività dell’Osservatorio dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163. Concorrono all’integrazione del sistema informativo le Aziende Sanitarie Locali, le Direzioni Regionali del Lavoro e, mediante specifici accordi, gli Enti locali, le Direzioni Regionali Inail, gli Organismi paritetici e gli altri Enti competenti in materia;
- dell'Osservatorio regionale sugli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (OReIL), collocato presso l'Azienda USL di Reggio Emilia, che integrerà la propria attività nell'ambito dell'istituendo Osservatorio regionale.


Allegato - 2

PIANO REGIONALE DI PREVENZIONE IN AGRICOLTURA-SILVICOLTURA
2011-2013


INDICE
1. Premessa
1.1 Piano nazionale di prevenzione in agricoltura-silvicoltura
2. Il settore agricolo regionale
3. Gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali in agricoltura e silvicoltura
3.1 Infortuni sul lavoro
3.2 Malattie professionali
4. Contesto produttivo
4.1 Distribuzione territoriale
4.2 Coltivazioni ed allevamenti
4.3 Lavoro
4.4 Meccanizzazione
4.5 Uso di prodotti chimici
5. Piano regionale di prevenzione in agricoltura-silvicoltura 2011-2013
6. Obiettivi generali
6.1 Contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali e al funzionamento del sistema preventivo regionale
6.2 Attività di vigilanza: intervenire sui rischi principali per la sicurezza e la salute dei lavoratori
6.3 Individuare e proporre buone prassi
6.4 Favorire l'informazione e la formazione per la promozione di comportamenti corretti

1. Premessa
L'accordo sancito in Conferenza Stato Regioni il 1° agosto 2007 recante il "Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro", reso esecutivo con il DPCM 17 dicembre 2007, stabilisce che nei comparti produttivi ad alto rischio infortunistico, quali il comparto dell'agricoltura-silvicoltura, la progettazione degli interventi di controllo e prevenzione avvenga attraverso l'adozione di uno specifico Piano nazionale di comparto.
La Regione Emilia-Romagna, in esecuzione a quanto previsto dal Piano nazionale, ha predisposto uno specifico "Piano regionale triennale 2011-2013 per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nel comparto dell'agricoltura-silvicoltura".

1.1 Piano nazionale di prevenzione in agricoltura-silvicoltura
Le Regioni e Province Autonome sottoscrivendo il "Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro" si sono impegnate a realizzare il Piano nazionale di prevenzione in agricoltura-silvicoltura diretto alla attuazione dei seguenti obiettivi:
- garantire in tutte le Regioni e Province Autonome un'anagrafe aggiornata delle aziende agricole elaborata sulla base del sistema informativo dell'agricoltura e dell'anagrafe zootecnica, anche in collaborazione con i Servizi dei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende USL;
- attivare programmi per la riduzione dei rischi più gravi riguardanti in particolare i trattori ed altre macchine agricole/forestali;
- attivare una campagna di controllo relativa al rispetto delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori presso i rivenditori, noleggiatori, concedenti in uso o in locazione finanziaria di macchine o attrezzature;
- proporre i criteri necessari per promuovere, anche attraverso incentivazione economica e/o finanziaria, campagne di adeguamento delle attrezzature di lavoro ai requisiti di sicurezza di cui all'Allegato V al D.Lgs. 81/08 e campagne di rottamazione delle attrezzature di lavoro tecnologicamente obsolete quanto alla sicurezza;
- contribuire alla definizione, applicazione e verifica di idonei criteri per garantire l'inserimento di requisiti atti a garantire la sicurezza e la salute sul lavoro nelle misure dei Piani di Sviluppo Rurale e in altre misure di finanziamento agevolato;
- realizzare un programma formativo per gli operatori dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPSAL) dei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende USL, al fine di migliorarne l'uniformità di azione;
- promuovere la formazione dei lavoratori agricoli anche con l'impegno diretto degli operatori degli SPSAL dei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende USL;
- produrre e diffondere a livello nazionale buone prassi su tematiche complesse, concertandole anche con INAIL;
- produrre e diffondere a livello nazionale manuali e materiali divulgativi, utilizzando anche il materiale già elaborato dagli Istituti centrali, Regioni e Province Autonome.

2. Il settore agricolo regionale
I dati statistici utilizzati per la descrizione del settore agricolo regionale sono desunti:
- dal 5° censimento ISTAT 2000 (caratterizzato da un dettaglio informativo esteso al livello provinciale);
- dall'indagine ISTAT sulla struttura delle aziende agricole (SPA) ISTAT 2007, riferito all'annata agraria 1/11/2006 - 31/10/2007 (caratterizzato da un dettaglio informativo limitato al livello regionale).
Nella tabella seguente sono riportati i dati relativi alle due fonti informative.

 

Classi di giornate di lavoro

Totale

 

< a 50

50 - 300

> a 300

ISTAT 2000 5° censimento

39.253

40.435

28.200

107.674

ISTAT 2007 SPA

32.367

27.600

21.995

81.962

Numero di aziende divise classi di giornate lavorate.


Nelle tabelle successive sono fornite alcune informazioni di dettaglio relative a:
- numero di aziende divise per Province della Regione Emilia- Romagna e per classi di giornate lavorate. L'anno di riferimento è il 2000 (fonte: 5° censimento ISTAT - 2000);
- numero di aziende attive in Regione Emilia-Romagna divise per classi di giornate lavorate. L'anno di riferimento è il 2007 (fonte: indagine sulla struttura delle aziende agricole (SPA) - ISTAT 2007).

 

 

Classi di giornate di lavoro

< a 50

50 - 300

> a 300

Totale

PIACENZA

2806

3901

2325

9032

PARMA

4369

3602

2996

10967

REGGIO EMILIA

3960

3893

3467

11320

MODENA

5260

5428

3955

14643

BOLOGNA

7535

6187

3758

17480

FERRARA

4077

3891

2956

10924

RAVENNA

3369

4527

3970

11866

FORLI'-CESENA

5610

5913

3421

14944

RIMINI

2229

3025

1244

6498

EMILIA-ROMAGNA

39215

40367

28092

107674

Numero di aziende divise per classi di giornate lavorate.
Territorio di riferimento: Province della Regione Emilia-Romagna.
Anno di riferimento: 2000
Fonte: 5° censimento ISTAT - 2000

 

 

 

Classi di giornate di lavoro

< a 50

50 - 300

> a 300

Totale

EMILIA-ROMAGNA

32.367

27.600 21.995 81.962

ITALIA

785.985

630.637 262.818 1.679.439

Numero di aziende divise per classi di giornate lavorate.
Territorio di riferimento: Regione Emilia-Romagna, Italia.
Anno di riferimento: 2007 Fonte:
5° censimento ISTAT - 2000


Nelle tabelle che seguono sono utilizzati i dati derivanti dal censimento ISTAT 2000, dovendo essere rappresentato il dettaglio provinciale, relativo a:
- seminativi, coltivazioni legnose, prati e pascoli;
- aziende di allevamento animali e numero capi.

 

 

seminativi1 coltivazioni legnose agrarie2 prati permanenti e pascoli

n. aziende

ettari

n. aziende

ettari

n. aziende

ettari

PIACENZA

7006

104701

4072

6874

2367

13886

PARMA

8249

109714

2942

1433

4239

22884

REGGIO EMILIA

8038

78287

6122

10072

4560

19006

MODENA

9933

97178

8389

19786

3750

19920

BOLOGNA

12390

146157

9016

22581

4202

18135

FERRARA

9781

158681

4941

19778

136

624

RAVENNA

8135

72072

9405

42621

496

2426

FORLI'-CESENA

11262

60446

10589

22630

1630

15061

RIMINI

5192

22972

5147

5374

298

747

EMILIA-ROMAGNA

79986

850208

60623

151149

21678

112689

Coltivazioni agricole. Fonte: 5° censimento ISTAT - 2000

 

 

 

N. Aziende

bovini

bufalini

ovini

caprini

equini

suini

avicoli

conigli

PIACENZA

1580

1

69

156

331

217

4036

1727

PARMA

2710

6

176

202

579

330

4553

2140

REGGIO EMILIA

2494

1

152

128

450

475

4330

2214

MODENA

2160

1

130

218

522

484

5589

2309

BOLOGNA

1320

6

369

319

532

920

5706

2704

FERRARA

257

3

55

88

192

332

3364

632

RAVENNA

395

1

301

105

293

575

4029

1333

FORLI'-CESENA

739

0

510

249

440

821

6545

3280

RIMINI

305

0

117

112

146

367

3328

1814

EMILIA-ROMAGNA

11960

19

1879

1577

3485

4521

41480

18153

Allevamenti. Fonte: 5° censimento ISTAT - 2000

 

 

N. capi

bovini

bufalini

ovini

caprini

equini

suini

avicoli

conigli

PIACENZA

91529 18 4730 1170 1485 123667 351725 33032

PARMA

157212 518 6613 1657 2497 180357 469060 80512

REGGIO EMILIA

160685 290 7554 653 2105 411894 595777 51969

MODENA

109232 1 5849 1090 2039 491646 1089897 91439

BOLOGNA

41776 16 10784 2373 2724 63072 1895088 67133

FERRARA

25889 325 7665 438 995 29649 2143823 36688

RAVENNA

9939 11 6621 670 1346 82082 3363380 154874

FORLI'-CESENA

21822 0 23801 1919 1655 154917 18076454 382381

RIMINI

3664 0 5864 513 834 15668 1103013 47360

EMILIA-ROMAGNA

621748 1179 79481 10483 15680 1552952

29088217

945388

Allevamenti. Fonte: 5° censimento ISTAT - 2000

______________

1 I seminativi sono:

1. seminativi totali;
2. cereali (frumento duro e tenero, granoturco, orzo,riso);
3. piante industriali (barbabietola da zucchero, soia,girasole, semi oleosi);
4. ortive(ortive in pieno campo, ortive protette, patata, pomodoro);
5. fiori e piante ornamentali, sementi e piantine;
6. foraggere avvicendate;
7. legumi secchi, terreni a riposo.

2 Le coltivazioni legnose agrarie sono:

1. legnose agrarie totali (vite, frutta: melo pero pesco e nettarine, legnose agrarie);
2. altre legnose (olivo, albicocco, actinidia, vivai, castagneti da frutto).

3. Gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali in agricoltura e silvicoltura
3.1 Infortuni sul lavoro

La fonte dei dati utilizzati è la banca dati INAIL, l'elaborazione è stata realizzata dall'OREIL (Osservatorio Regionale di monitoraggio degli Infortuni e delle Malattie Professionali o correlate con il Lavoro.), collocato per la funzione presso l'Azienda USL di Reggio Emilia.
Le tabelle successive sono riferite al numero degli infortuni denunciati e indennizzati in agricoltura nel quinquennio 2004¬2008.
I dati riguardano le Province, la Regione Emilia-Romagna e l'Italia.
Sono divisi per:
- numero di infortuni denunciati;
- numero di infortuni indennizzati;
- rapporto tra infortuni indennizzati/denunciati;
- numero di infortuni cui consegue inabilità temporanea;
- numero di infortuni cui consegue inabilità permanente;
- numero di infortuni mortali;
- infortuni indennizzati (percentuale) divisi per inabilità temporanea, permanente e mortali.

PROVINCE 2004 2005 2006 2007 2008

PIACENZA

676 673 694 582 549

PARMA

876 857 923 765 663

REGGIO EMILIA

958 947 857 817 756

MODENA

1241 1131 1133 1117 932

BOLOGNA

1116 1066 1015 854 786

FERRARA

932 940 890 857 728

RAVENNA

1614 1650 1640 1430 1155

FORLI'-CESENA

1879 1757 1607 1630 1153

RIMINI

278 282 279 228 227

EMILIA-ROMAGNA

9570

9303

9038

8280

6949

ITALIA

69263

66467

63082

57205

53355

Numero di infortuni DENUNCIATI.
Divisi per Province, Regione Emilia-Romagna, Italia (2004-2008)

 

PROVINCE 2004 2005 2006 2007 2008

PIACENZA

581 566 589 506 473

PARMA

736 673 780 631 516

REGGIO EMILIA

738 736 662 651 570

MODENA

1006 895 935 934 748

BOLOGNA

912 845 838 707 650

FERRARA

762 774 725 695 576

RAVENNA

1246 1276 1290 1142 936

FORLI'-CESENA

1593 1488 1348 1366 922

RIMINI

246 243 265 206 199

EMILIA-ROMAGNA

7820 7496 7432 6838 5590

ITALIA

56827

54555

51828

46824

43342

Numero di infortuni INDENNIZZATI.
Divisi per Province, Regione Emilia-Romagna, Italia (2004-2008)

 

PROVINCE

2004

2005

2006

2007

2008

PIACENZA

85,9

84.1

84,9

86,9

86,2

PARMA

84,0

78,5

84,5

82,5

77,8

REGGIO EMILIA

77,0

77,7

77,2

79,7

75,4

MODENA

81,1

79,1

82,5

83,6

80,3

BOLOGNA

81,7

79,3

82,6

82,8

82,7

FERRARA

81,8

82,3

81,5

81,1

79,1

RAVENNA

77,2

77,3

78,7

79,9

81,0

FORLI'-CESENA

84,8

84,7

83,9

83,8

80,0

RIMINI

88,5

86,2

95,0

90,4

87,7

EMILIA-ROMAGNA

81,7

80,6

82,2

82,6

80,4

ITALIA

82,0

82,1

82,2

81,9

81,2

Rapporto tra infortuni indennizzati/denunciati.
Divisi per Province, Regione Emilia-Romagna, Italia (2004-2008)

 

PROVINCE

2004

2005

2006

2007

2008

PIACENZA

521

521

524

447

416

PARMA

679

609

710

574

469

REGGIO EMILIA

659

637

562

560

480

MODENA

906

821

854

855

675

BOLOGNA

812

757

749

645

572

FERRARA

725

742

674

626

48

RAVENNA

1170

1197

1186

1064

841

FORLI'-CESENA

1502

1405

1265

1270

850

RIMINI

218

218

229

183

175

EMILIA-ROMAGNA

7192

6907

6753

6224

4976

ITALIA

51976

49750

46895

42464

38989

Numero di infortuni cui consegue inabilità temporanea.
Divisi per Province, Regione Emilia-Romagna, Italia (2004-2008)

 

PROVINCE

2004

2005

2006

2007

2008

PIACENZA

59

44

62

57

55

46P90A70R76M74A92

55

62

69

55

46

REGGIO EMILIA

79

98

99

88

90

MODENA

98

74

80

78

70

BOLOGNA

97

83

87

62

76

FERRARA

33

30

51

69

74

RAVENNA

72

78

102

77

92

FORLI'-CESENA

88

82

80

93

71

RIMINI

28

25

35

23

24

EMILIA-ROMAGNA

609

576

665

602

598

ITALIA

4676

4666

4808

4256

4236

Numero di infortuni cui consegue inabilità permanente.
Divisi per Province, Regione Emilia-Romagna, Italia (2004-2008)

 

PROVINCE

2004

2005

2006

2007

2008

PIACENZA

1

1

3

2

2

PARMA

2

2

1

2

1

REGGIO EMILIA

0

1

1

3

0

MODENA

2

0

1

1

3

BOLOGNA

3

5

2

0

2

FERRARA

4

2

0

0

4

RAVENNA

4

1

2

1

3

FORLI'-CESENA

3

1

3

3

1

RIMINI

0

0

1

0

0

EMILIA-ROMAGNA

19

13

14

12

16

ITALIA

175

139

125

104

117

Numero di infortuni mortali.
Divisi per Province, Regione Emilia-Romagna, Italia (2004-2008)

 

PROVINCE

2004

2005

2006

2007

2008

temp

perm

morte

temp

perm

morte

temp

perm

morte

temp

perm

morte

temp

perm

morte

PIACENZA

89,7

10,2

0,2

92,0

7,8

0,2

89,0

10,5

0,5

88,3

11,3

0,4

87,9

11,6

0,4

PARMA

92,3

7,5

0,3

90,5

9,2

0,3

91,0

8,8

0,1

91,0

8,7

0,3

90,9

8,9

0,2

REGGIO EMILIA

89,3

10,7

0,0

86,5

13,3

0,1

84,9

15,0

0,2

86,0

13,5

0,5

84,2

15,8

0,0

MODENA

90,1

9,7

0,2

91,7

8,3

0,0

91,3

8,6

0,1

91,5

8,4

0,1

90,2

9,4

0,4

BOLOGNA

89,0

10,6

0,3

89,6

9,8

0,6

89,4

10,4

0,2

91,2

8,8

0,0

88,0

11,7

0,3

FERRARA

95,1

4,3

0,5

95,9

3,9

0,3

93,0

7,0

0,0

90,1

9,9

0,0

86,5

12,8

0,7

RAVENNA

93,9

5,8

0,3

93,8

6,1

0,1

91,9

7,9

0,2

93,2

6,7

0,1

89,9

9,8

0,3

FORLI'-CESENA

94,3

5,5

0,2

94,4

5,5

0,1

93,8

5,9

0,2

93,0

6,8

0,1

92,2

7,7

0,1

RIMINI

88,6

11,4

0,0

89,7

10,3

0,0

86,4

13,2

0,4

88,8

11,2

0,0

87,9

12,1

0,0

EMILIA-ROMAGNA

92,0

7,8

0,2

92,1

7,7

0,2

90,9

8,9

0,2

91,0

8,8

0,2

89,0

10,7

0,3

ITALIA

91,5

8,2

0,3

91,2

8,6

0,3

90,5

9,3

0,2

90,7

9,1

0,2

90,0

9,8

0,3

Infortuni Indennizzati (percentuale) divisi per inabilità temporanea, permanente e mortali. Territorio di riferimento: Province, Regione Emilia-Romagna, Italia.
Periodo di riferimento:2004-2008.


3.2 Malattie Professionali
La gestione agricoltura dell'INAIL registra in Emilia-Romagna un netto incremento delle Malattie Professionali (MP) denunciate nel periodo in esame: dalle 133 del 2000 alle 226 del 2008.
L'aumento medio per anno, rispetto al 2000, è del 72,2% (range -19,5% - 140,6%).
Anche i dati relativi all'Italia mostrano un significativo incremento, che risulta tuttavia più modesto di quello regionale: 37,4% con range 2,1% - 92,5%.
Nelle tabelle successive sono riportate le denunce di malattie professionali divise per anno e il numero di malattie professionali, sempre divise per anno, riconosciute dall'Inail. Il numero di queste ultime è significativamente minore in ragione dei criteri medico legali con i quali vengono riconosciute, dall'istituto assicuratore, le malattie professionali.

 

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

PIACENZA

8

2

2

3

2

6

7

3

9

PARMA

9

6

6

10

4

3

5

10

13

REGGIO EMILIA

17

12

17

15

4

8

13

22

17

MODENA

18

20

20

24

13

12

26

12

25

BOLOGNA

11

12

10

24

13

12

26

12

25

IMOLA 2 3 10 7 2 6 16 7 5

FERRARA

12

7

15

4

7

16

12

19

21

RAVENNA

21

16

30

36

33

51

40

45

40

FORLI'

12

3

24

20

30

41

41

34

25

CESENA 15 20 28 74 80 132 124 113 34

RIMINI

8

6

8

12

6

9

10

12

12

EMILIA-ROMAGNA

133

107

170

229

194

296

320

290

226

ITALIA

944

964

1032

1080

1076

1317

1445

1643

1817

Malattie professionali DENUNCIATE nel periodo 2000-2008.226
Divise per Provincia, Regione Emilia-Romagna, Italia.
Fonte: Flussi Informativi INAIL/ISPESL/Regioni 2009 (agg. 20/04/2010).

 

 

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

PIACENZA

3

1 1 1 2 3 3 1 1

PARMA

6

3

4

4

1

-

1

4

4

REGGIO EMILIA

7

2

7

1

2

3

8

13

2

MODENA

3

9

8

12

7

3

13

4

7

BOLOGNA

5

4

7

8

8

8

8

10

6
IMOLA 1 2 6 6 2 6 9 4 2

FERRARA

3

2

5

3

2

10

5

11

9

RAVENNA

12

10

24

30

24

38

33

37

26

FORLI'

4

1

11

14

15

24

23

19

9
CESENA 7 18 15 39 48 87 85 70 7

RIMINI

5

3

4

7

3

4

2

5

7

EMILIA-ROMAGNA

56

55

92

125

114

186

190

178

80

ITALIA

336

319

346

381

367

482

568

577

446

Malattie professionali RICONOSCIUTE nel periodo 2000-2008.
Divise per Provincia, Regione Emilia-Romagna, Italia.
Fonte: Flussi Informativi INAIL/ISPESL/Regioni 2009 (agg. 20/04/2010

 

4. Contesto produttivo
L'ISTAT, nel 2007, ha diffuso i risultati dell'indagine sulla struttura delle aziende agricole realizzata in collaborazione con le Regioni.
In Emilia-Romagna:
- le aziende agricole con una Superficie Agricola Utilizzabile (SAU) media di 12,9 ettari sono circa 82.000 e rappresentano il 4,7% del totale nazionale;
- le aziende agricole, divise per numero di addetti, sono:
- 60.000 in cui opera un solo lavoratore3;
- 22.000 in cui sono impegnati più di un lavoratore4.
_____________

3 Aziende in cui sono lavorate non più di 300 giornate/anno, ciò corrisponde, sulla base del calcolo delle Unità di Lavoro Agricolo(1 ULA = 280 giornate effettivamente lavorate) all’impegno di un solo lavoratore.
4 Aziende in cui sono lavorate più di 300 giornate (maggiore di 1 ULA).

4.1 Distribuzione territoriale
La Regione Emilia-Romagna presenta un'eterogeneità aziendale dovuta in particolare alla dislocazione altimetrica.
In pianura e collina i terreni agricoli sono più accorpati e le aziende sono caratterizzate da una dimensione maggiore soprattutto in termini di Superficie Agricola Utilizzata (SAU). In montagna si riscontrano aziende che, pur avendo superficie totale elevata, presentano una SAU ridotta in quanto la maggior parte dei terreni aziendali sono costituiti da boschi o incolti a causa della configurazione del terreno.

4.2 Coltivazioni ed allevamenti
In Emilia-Romagna sono prevalenti i seminativi (cereali, colture industriali di barbabietola da zucchero o di pomodoro), le colture permanenti non superano il 6% del totale.
In Emilia-Romagna è allevato circa il 10% del patrimonio bovino nazionale (che sale al 15% considerando solo le vacche da latte), il 15,6% del suinicolo e il 19,3% dell'avicolo.

4.3 Lavoro
Il conduttore e la sua famiglia forniscono una quota preponderante del lavoro in agricoltura e la conduzione diretta costituisce la struttura organizzativa prevalente, interessando oltre il 93% delle aziende. L'età media dei conduttori è intorno ai 59,7 anni e diviene più elevata nei territori montani. L'età media scende all'aumento della dimensione aziendale o meglio della Superficie Agricola Utilizzata.
L'incidenza delle diverse categorie di manodopera e del loro impiego è fortemente condizionata dalle dimensioni aziendali, dall'ubicazione delle aziende, dalla stagionalità delle coltivazioni e dall'eventuale presenza di allevamento.
Nel settore è ben rappresentato il lavoro femminile, le aziende agricole condotte da imprenditrici rappresentano circa il 28% di quelle attive.
Negli ultimi anni si è registrato un progressivo aumento dell'utilizzo di lavoratori provenienti da altri paesi.
Le aziende con allevamento zootecnico impiegano prevalentemente lavoratori provenienti dallo Sri Lanka, Bangladesh ed Egitto. Le aziende con produzione ortofrutticola occupano in particolare personale proveniente dall'Est Europa: Romania e Polonia.

4.4 Meccanizzazione
Il parco macchine in agricoltura ha subito negli ultimi decenni una notevole innovazione: sono generalmente migliorati i livelli di sicurezza e di confort. Tuttavia nonostante il complessivo miglioramento sono ancora in uso macchine obsolete spesso insicure i cui costi di adeguamento agli standard attuali superano, molto spesso, il valore della macchina.

4.5 Uso di prodotti chimici
In agricoltura è ancora molto diffuso l'uso di prodotti fitosanitari cui i lavoratori possono essere variamente esposti.

5. Il Piano regionale di prevenzione in agricoltura-silvicoltura 2011-2013
La Regione Emilia-Romagna dà attuazione al Piano nazionale di prevenzione in agricoltura-silvicoltura attraverso il presente Piano regionale 2011-2013.
Per il raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale è stata prevista una cabina di regia nazionale, con articolazioni in tutte le regioni, diretta a supportare l'attuazione del piano di lavoro nazionale, a monitorarne i risultati, a presentarli alle Parti sociali allo scopo di confermare, modificare, ridefinirne i contenuti.
In questa Regione, la cabina di regia in parola ha sede presso il Comitato di coordinamento di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 81/08 e al DPCM 21 dicembre 2007, relativamente alle proprie funzioni di indirizzo e programmazione delle attività di prevenzione e vigilanza, di comunicazione, informazione, formazione e assistenza, di raccolta e analisi delle informazioni sugli eventi dannosi e sui rischi anche al fine di proporre soluzioni operative e tecniche atte a ridurre il fenomeno infortunistico e delle malattie da lavoro e ha sede nell'Ufficio Operativo, istituito ai sensi del medesimo DPCM, per quanto riguarda la progettazione degli interventi di vigilanza ed il loro monitoraggio.
Il citato Comitato si coordina con le altre strutture regionali competenti in materia.
Le linee strategiche del Piano regionale sono le seguenti:
5.1 Individuare gli obiettivi localmente prioritari derivandoli principalmente dall'analisi della situazione provinciale e dei relativi bisogni in riferimento al numero degli addetti e/o alle produzioni.
5.2 Individuare opportuni indicatori per il monitoraggio delle azioni identificate dal Piano Regionale.
5.3 Proseguire la collaborazione con INAIL per la rilevazione delle malattie professionali in ambito agro-zootecnico nell'ottica di pervenire ad un quadro reale ed aggiornato del fenomeno oggi ampiamente sottostimato. Implementazione di un sistema di sorveglianza epidemiologica basato su fonti multiple, comunicazione dei risultati ottenuti a fini preventivi e previdenziali. Coinvolgimento delle Parti sociali.
5.4 Realizzare sinergie con INAIL, INPS e Direzione Provinciale del Lavoro per il contenimento del lavoro irregolare e ricercare la condivisione con le parti sociali attraverso il Comitato di Coordinamento di cui all'art. 7 del D.Lgs. 81/08.
5.5 Promuovere alleanze, a livello Regionale e Provinciale, con Università, Enti pubblici e Servizi del settore agricolo al fine di promuovere un loro coinvolgimento nei piani mirati di prevenzione e controllo.

6. Obiettivi generali
6.1 Contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali e al funzionamento del sistema preventivo regionale.
6.2 Intervenire sui rischi più rilevanti per la sicurezza e la salute dei lavoratori.
6.3 Individuare e proporre buone prassi.
6.4 Favorire l'informazione e la formazione per la promozione di comportamenti corretti.

6.1 Contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali e al funzionamento del sistema preventivo regionale
- 6.1.1 Obiettivo: partecipare al sistema di registrazione nazionale degli infortuni da macchine agricole nel quadro dei flussi informativi INAIL - ISPESL - Coordinamento delle Regioni; Azioni previste: alimentare il relativo Registro Nazionale con le informazioni derivate dall'esecuzione delle inchieste infortuni causati dall'utilizzo di macchine agricole;
Risultato atteso: raccolta dati, integrazione con il Registro Nazionale.
- 6.1.2 Obiettivo: formazione degli operatori dei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende USL diretti in particolare ad acquisire le conoscenze utili a realizzare gli interventi volti alla prevenzione dei rischi derivanti dall'uso delle macchine agricole;
Azioni previste: definire i relativi programmi e realizzazione dei corsi di formazione;
Risultato atteso: miglioramento della capacità tecnica del personale dedicato alla realizzazione del Piano regionale agricoltura silvicoltura.

6.2 Attività di vigilanza: intervenire sui rischi principali per la salute e la sicurezza dei lavoratori
Il numero dei controlli da realizzarsi deve essere sufficiente a raggiungere adeguati livelli di tutela e a far percepire diffusamente la presenza e l'attenzione dei Servizi di vigilanza sul territorio regionale.
Il 20% dei controlli è diretto alle aziende in cui sono lavorate meno di 300 giornate/anno, il restante 80% alle aziende in cui sono lavorate più di 300 giornate/anno.
Le aziende con meno di 50 giornate lavorate/anno sono escluse dal controllo programmato.
Lo standard di copertura, a livello nazionale, è pari a 10.000 aziende controllate/anno, di cui:
- 2.000 da individuarsi fra le aziende in cui sono lavorate 50¬300 giornate di lavoro/anno;
- 8.000 da individuarsi fra le aziende in cui sono lavorate più di 300 giornate di lavoro/anno.
Ripartendo la quota di aziende spettanti alla Regione Emilia-Romagna, sulla base dei dati riportati nella tabella seguente, risulta che le aziende da controllare ogni anno sono complessivamente 680, di cui 88 scelte tra le aziende in cui sono lavorate 50-300 giornate/anno e 592 tra le aziende in cui sono lavorate più di 300 giornate/anno.

 

Fino a 50 giornate

50-300 giornate

Oltre 300 giornate

TOTALE

Italia   
Emilia-Romagna
%

N. aziende da controllare

770.074
30.631
4.0

0

674.424
29.691
4.4

88

284.030
21.154
7.4

592

1.728.528
81.476
4.7

680


Le cifre indicate possono essere approssimate nel modo seguente:
- aziende caratterizzate da 50-300 giornate di lavoro: da controllarne 100 anno;
- aziende caratterizzate da più di 300 giornate di lavoro: da controllarne 600 anno.
Tale obiettivo s'intende raggiungibile nel 2013 con i seguenti obiettivi annuali di avvicinamento: 500 nel 2011 e 600 nel 2012.
La ripartizione della quota di aziende da controllare da parte di ciascuna Azienda USL è proporzionale al numero di aziende presenti in ciascun territorio di competenza.
A regime, nel 2013, le aziende da controllare dalle Aziende USL, divise per provincia, sono riportate nella tabella che segue.

Aziende USL/Province

Aziende presenti per classi di giornate lavorate

Quote previste per Aziende Usl

Aziende da controllare

50 - 300

> 300

50 - 300

> 300

Numero totale

Bologna / Imola

6187

3758

16

80

96

Piacenza

3901

2325

10

50

60

Parma

3602

2996

9

64

73

Reggio

3893

3467

10

74

84

Modena

5428

3955

13

84

97

Ferrara

3891

2956

10

63

73

Ravenna

4527

3970

11

85

96

Forlì / Cesena

5913

3421

15

73

88

Rimini

2229

1244

6

27

33

Regione

40367

28092

100

600

700


I contenuti del piano saranno coerenti con le caratteristiche produttive prevalenti dei territori.
- 6.2.1 Obiettivo: garantire l'applicazione delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori delle aziende agricole;
Azioni: interventi di vigilanza diretti a verificare l'applicazione del Decreto Legislativo 81/08 e s.m.i.;
Strumento: impiego di lista di controllo validata;
Risultato atteso: riduzione delle violazioni delle norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
- 6.2.2 Obiettivo: favorire l'adeguamento alla norma giuridica e tecnica delle macchine agricole immesse in commercio;
Azioni: campagna d'informazione diretta ai venditori di macchine agricole e agli agricoltori al fine di disciplinare il mercato delle macchine usate e della loro messa a norma;
Strumenti: impiego di schede pubblicate sul sito Ermes agricoltura contenenti indicazioni tecnico-operative dirette all'adeguamento alle norme di prevenzione dai rischi di ribaltamento dei trattori più usati in Emilia-Romagna e di altro specifico materiale informativo validato quanto ai contenuti.
- Azioni: interventi di vigilanza diretti alle aziende che commercializzano macchine agricole;
Strumento: impiego di lista di controllo validata;
Risultato atteso: contrastare la messa in commercio di macchine usate non a norma.
- 6.2.3 Obiettivo: promuovere la tutela della sicurezza dei lavoratori nell'uso delle macchine agricole;
Azioni: interventi di vigilanza nelle aziende agricole tesi a eliminare i rischi più gravi legati all'uso delle macchine agricole (trattori, alberi cardanici, altro);
Strumento: impiego di lista di controllo validata;
Risultato atteso: progressiva messa a norma del parco macchine delle aziende agricole.
- 6.2.4 Obiettivo: promuovere la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori quanto al rischio legato all'uso dei prodotti fitosanitari;
Azioni: interventi di vigilanza nelle aziende agricole per valutare:
- il possesso dell'abilitazione all'acquisto da parte degli utilizzatori professionali (patentino);
- l'idoneità dei depositi/stoccaggi;
- l'uso dei dispositivi di protezione individuali.
Strumento: impiego di lista di controllo validata;
Risultato atteso: riduzione delle violazioni delle norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
- 6.2.5 Obiettivo: verificare le modalità di commercializzazione dei prodotti fitosanitari5;
Azioni: interventi di vigilanza nelle aziende che commercializzano prodotti fitosanitari per valutare:
- le autorizzazioni amministrative;
- i requisiti strutturali;
- le misure di prevenzione e protezione poste a tutela dei lavoratori;
Strumento: impiego di lista di controllo validata;
Risultato atteso: riduzione delle violazioni delle norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
________

5 Riferimento: D.G.R. 173/2010 Piano regionale per il controllo ufficiale sulla produzione, sul commercio e sull'utilizzo dei prodotti fitosanitari per la tutela della salute dei consumatori, per la valutazione degli eventuali effetti dei medesimi prodotti sulla salute dei lavoratori esposti e sui comparti ambientali.

6.3 Individuare e proporre buone prassi
- 6.3.1 Obiettivo: definire buone prassi in materia di prevenzione dai rischi da agenti fisici, chimici e biologici in agricoltura, in collaborazione con le Amministrazioni provinciali e le Associazioni agricole;
Azioni: effettuare in collaborazione con i soggetti indicati studi utili a valutare i rischi e a individuarne le relative misure di riduzione;
Risultato atteso: predisposizione di buone prassi da porre nella disponibilità delle aziende agricole.

6.4 Favorire l'informazione e la formazione per la promozione di comportamenti corretti
- 6.4.1 Obiettivo: Definire programmi di informazione diretti alle diverse figure del sistema della prevenzione, con particolare attenzione agli allievi delle scuole tecniche agrarie;
Azioni: elaborare e diffondere documentazione di facile consultazione, favorire l'accesso a materiale informativo esistente anche tramite il "catalogo delle pubblicazioni" contenuto nel sito Ermes agricoltura - sportello dell'agricoltore.
Risultato atteso: miglioramento delle informazioni disponibili in materia.
- 6.4.2 Obiettivo: Prevedere l'inserimento di un modulo formativo di 8 ore sulla sicurezza da inserire come "parte formativa obbligatoria" in tutti corsi finanziati dalle Amministrazioni provinciali;
Azioni: partecipazione diretta all'attività formativa degli operatori dei Servizi dei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende USL;
Risultato atteso: Aumentare le conoscenze in materia.