| | | Giurisprudenza Giurisprudenza costituzionale 1. La Corte costituzionale respinge i ricorsi della Presidenza del Consiglio dei Ministri contro le leggi regionali sul mobbing Corte costituzionale, 27 gennaio 2006, n. 22 Mobbing – Contrasto e prevenzione – Legislazione concorrente in materia di sicurezza sul lavoro – Legge Regione Abruzzo 11 agosto 2004, n. 26 – Questione di legittimità costituzionale ex articolo 117, secondo comma, lettere g) ed l), e terzo comma, ed articolo 118, primo comma Cost. – Non fondata La legge della Regione Abruzzo …non contiene alcuno degli elementi che condussero la Corte, sulla base dei principi sopra ricordati, a dichiarare l'illegittimità della legge n. 16 del 2002 della Regione Lazio. In primo luogo, la legge dà per presupposta la nozione dei comportamenti costituenti mobbing e non formula di questo fenomeno né una definizione generale, né esemplificazioni [...] Vai alla notizia completa ... Corte costituzionale, 22 giugno 2006, n. 238 Mobbing – Contrasto e prevenzione – Legislazione concorrente in materia di sicurezza sul lavoro – Legge Regione Umbria 28 febbraio 2005, n. 18 – Questione di legittimità costituzionale ex articolo 117, secondo comma, lettere g) ed l), e terzo comma, ed articolo 118, primo comma, Cost. – Non fondata “La legge della Regione Umbria oggetto del presente ricorso presenta … elementi di analogia … con la legge della Regione Abruzzo 11 agosto 2004, n. 26…. Anche nel caso ora in esame la normativa censurata non formula una definizione del mobbing con valenza generale, ma ha riguardo soltanto ad alcuni suoi aspetti già oggetto di valutazione in fattispecie sottoposte al vaglio di giudici comuni. Inoltre, secondo l'art. 1 della legge in argomento, le azioni di prevenzione e contrasto del mobbing, finalizzate a tutelare l'integrità psico-fisica della persona sul luogo di lavoro, sono promosse dalla Regione «nel rispetto della normativa statale vigente e dell'ordinamento comunitario». [...] Mobbing – Contrasto e prevenzione – Legislazione concorrente in materia di sicurezza sul lavoro – Legge Regione Umbria 28 febbraio 2005, n. 18, articolo 8 – Questione di legittimità costituzionale ex articolo 117, secondo comma, lettere g) ed l), e terzo comma, ed articolo 118, primo comma, Cost. – Ispezioni sui luoghi di lavoro – Genericità – Censure non fondate “… l'infondatezza delle censure concernenti la genericità delle previsioni della legge riguardo alle ispezioni sui luoghi di lavoro ed al conseguente accertamento di ipotesi di mobbing. L'impugnato articolo 8 della legge regionale, relativo a tali ispezioni, riguarda infatti l'attività di controllo del Servizio di prevenzione e sicurezza del lavoro, collocandone i compiti «nell'ambito della sua attività istituzionale». [...] Vai alla notizia completa ... Corte costituzionale, 22 giugno 2006, n. 239 Mobbing – Contrasto e prevenzione – Legislazione concorrente in materia di sicurezza sul lavoro – Legge Regione Friuli-Venezia Giulia 8 aprile 2005, n. 7 – Questione di legittimità costituzionale ex articolo 117, secondo comma, lettere g) ed l), e terzo comma, ed articolo 118, primo comma, Cost. – Non fondata «… la legge censurata non formula una definizione del mobbing con valenza generale, ma ha riguardo soltanto ad alcuni suoi aspetti non esorbitanti dalle competenze regionali ordinarie e ancor meno da quelle statutarie della Regione Friuli-Venezia Giulia, la cui violazione il ricorrente evoca in via subordinata, ma sulle quali la stessa Regione ritiene ormai prevalere il nuovo riparto di competenze. L'incompletezza della definizione, anche con riguardo alle nozioni di diritto comunitario, è quindi correlativa al carattere parziale e volutamente non esaustivo della regolamentazione legislativa regionale» Vai alla notizia completa ... Giurisprudenza di legittimità 2. Mobbing, responsabilità contrattuale del datore di lavoro e prova liberatoria: i chiarimenti della Cassazione Cassazione, sezione lavoro, 25 maggio 2006, n. 12445. Mobbing – Datore di lavoro – Responsabilità contrattuale – Presunzione legale di colpa – Sussiste «…ha natura contrattuale … la responsabilità del datore di lavoro per inadempimento dell’obbligo di sicurezza (articolo 2087 del codice civile) …Dalla prospettata natura contrattuale della responsabilità, la stessa giurisprudenza ricava…significative implicazioni sul piano della distribuzione degli oneri probatori relativi … infatti, la presunzione legale di colpa - stabilita (dall’articolo 2118 del codice civile) - a carico del datore di lavoro inadempiente all’obbligo di sicurezza …- deroga, parzialmente, il principio generale (articolo 2697 del codice civile), che impone - a “chi vuol far valere un diritto in giudizio” - l’onere di provare “i fatti che ne costituiscono il fondamento”. Non ne risulta, tuttavia, una ipotesi di responsabilità oggettiva, né la dispensa, da qualsiasi onere probatorio, del lavoratore danneggiato». [...] Art. 2087 cod. civ. – Misure di sicurezza innominate – Omissione – Prova liberatoria a carico del datore di lavoro – Contenuto «Affatto diverso risulta, tuttavia, (anche) il contenuto dei rispettivi oneri probatori a seconda che le misure di sicurezza - asseritamente omesse - siano espressamente e specificamente definite dalla legge (o da altra fonte parimenti vincolante), in relazione ad una valutazione preventiva di rischi specifici…, oppure debbano essere ricavate dalla stessa disposizione (articolo 2087 del codice civile, cit.) che impone l’obbligo di sicurezza. Nel primo caso - di misure di sicurezza (o prevenzione), per cosi dire, nominate - il lavoratore ha l’onere di provare soltanto la fattispecie costitutiva prevista dalla fonte impositiva della misura stessa - cioè il rischio specifico, che s’intende prevenire o contenere - nonché, ovviamente, il nesso di causalità materiale tra l’inosservanza della misura ed il danno subito». [...] Misure di sicurezza – Omessa vigilanza – Responsabilità del datore di lavoro – Sussiste – Prova liberatoria – Contenuto «Il datore di lavoro, poi, é responsabile dei danni subiti dal proprio dipendente, non solo quando ometta di adottare idonee misure protettive, ma anche quando ometta di controllare e vigilare che di tali misure sia fatto effettivamente uso (anche) da parte dello stesso dipendente, con la conseguenza che - secondo la giurisprudenza di questa Corte [...] - si può configurare un esonero totale di responsabilità, per il datore di lavoro appunto, solo quando il comportamento del dipendente presenti i caratteri dell’abnormità e dell’assoluta imprevedibilità ...» [...] Vai alla notizia completa ... 3. Precisati i connotati della condotta datoriale idonei ad integrare l'illecito per mobbing Cassazione, sezione lavoro, 6 marzo 2006, n. 4774 Mobbing – Violazione obbligo di sicurezza – art. 2087 cod. civ. – Sussiste – Modalità «È riconducibile al fenomeno del mobbing la condotta sistematica e protratta nel tempo, che concreta, per le sue caratteristiche vessatorie, una lesione dell’integrità fisica e la personalità morale del prestatore di lavoro, garantite dall’articolo 2087 del codice civile; tale illecito, che rappresenta una violazione dell’obbligo di sicurezza posta da questa norma generale a carico del datore di lavoro, si può realizzare con comportamenti materiali o provvedimenti del datore di lavoro indipendentemente dall’inadempimento di specifici obblighi contrattuali previsti dalla disciplina del rapporto di lavoro subordinato» [...] Vai alla notizia completa ... Giurisprudenza amministrativa 4. Annullata dal TAR Lazio la circolare INAIL sulla risarcibilità del danno da mobbing Tar Lazio, sez. III - ter, 5 maggio 2005. Mobbing – Contrasto e prevenzione – Mancanza di definizioni scientifiche certe – Malattie non tabellate – Accertamento rigoroso della causa di lavoro – Circolare INAIL n. 71 del 17 dicembre 2003 – Annullamento «La circolare Inail n. 71 del 17.12.2003 “non ha un effetto conformativo di potestà accertatrici in capo agli uffici ispettivi dell’ente e, correlativamente, delle soggette posizioni datoriali. Invero, aldilà delle malattie c.d. “tabellate” ai sensi degli articoli 3 e 211 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965, per le quali vige la presunzione relativa di derivazione eziologica della patologia dall’attività lavorativa, sono indennizzabili pure le malattie professionali diverse da queste, ove ne sia accertata con rigore la causa di lavoro ... ferma sempre la possibilità d'integrare le tabelle delle patologie con le modalità ex articolo 10 del decreto legislativo 23 febbraio 2000 n. 23, una malattia non “tabellata” non può esser legittimamente trattata dall’INAIL come se godesse di detta presunzione relativa…. Non v’è, quindi, indennizzo se non per il rischio lavorativo specifico ... » [...] Vai alla notizia completa ... Giurisprudenza di Merito 5. Ancora un caso di mobbing nel pubblico impiego Tribunale Castrovillari 20 aprile 2006. Mobbing – Demansionamento – Risarcimento del danno biologico ed alla professionalità – Sussiste «Il danno, di carattere non patrimoniale, alla professionalità “attiene … alla lesione (sia a titolo di responsabilità contrattuale che extracontrattuale) di un interesse costituzionalmente protetto dall’articolo 2 della Costituzione ed ha ad oggetto il diritto fondamentale del lavoratore alla esplicazione della sua personalità nel luogo di lavoro, secondo le mansioni e qualifica spettategli per legge o per contratto. I provvedimenti del datore che illegittimamente ledono tale diritto hanno quale conseguenza la lesione dell’immagine professionale, della dignità personale e della vita di relazione del lavoratore, sia in tema di autostima ed eterostima nell’ambiente di lavoro o in quello socio familiare sia in termini di perdita di chances per lavori di pari livello (Cass., sez. lav., n. 10157 del 2004). La valutazione di siffatto pregiudizio, che, come già evidenziato, è privo delle caratteristiche della patrimonialità, non può che essere effettuata in via equitativa”». [...] . Vai alla notizia completa ... 6. Indicati i parametri che permettono di riconoscere l'esistenza del mobbing Tribunale Sondrio 9 marzo 2006. Mobbing – Nozione – Parametri di riconoscibilità del mobbing – Intento persecutorio «Il mobbing è una situazione lavorativa di conflittualità sistematica, persistente, ed in costante progresso in cui una o più persone vengono fatte oggetto di azioni ad alto contenuto persecutorio da parte di uno o più aggressori in posizione superiore, inferiore o di parità, con lo scopo di causare alla vittima danni di vario tipo e gravità. Il mobbizzato si trova nell’impossibilità di reagire adeguatamente a tali attacchi e a lungo andare accusa disturbi psicosomatici, relazionali e dell’umore che possono portare anche a invalidità psicofisica permanente. I sette parametri [la cui presenza contestuale consente di riconoscere il mobbing] in questione sono: l’ambiente lavorativo, la frequenza …, la durata…, il tipo di azioni ostili…, e precisamente attacchi ai contatti umani, cambiamenti delle mansioni e attacchi alla reputazione), dislivello fra gli antagonisti, andamento secondo fasi successive … » [...] . Mobbing – Illegittimità – Violazione artt. 2087 cod. civ. e 2043 cod. civ. – Legittimità dei singoli atti che lo compongono – Irrilevanza «Il comportamento mobbizzante … è certamente illegittimo a prescindere dalla possibile legittimità dei singoli atti che la compongono, in se considerati. Esso infatti rappresenta una violazione dell’obbligo di cui all’articolo 2087 del codice civile, nonché del principio generale del minimum laedere di cui all’articolo 2043 del codice civile e in quanto idoneo a provocare un danno, e fonte di responsabilità sia contrattuale che extracontrattuale». [...] Vai alla notizia completa ... 7. Il mobbing e le molestie sessuali: chiarite le nozioni per individuare il corretto percorso per ottenere tutela! Tribunale Forlì 2 marzo 2006. Mobbing – Realizzazione attraverso atti che configurano molestie sessuali sul luogo di lavoro – Distinzione – Rilevanza dell’elemento psicologico dell’autore – Intento di emarginazione – Contesto mobizzante – Sussiste. «Capita sovente che le condotte di mobbing possano realizzarsi anche attraverso vere e proprie molestie sessuali ed allora appare problematico distinguere le due figure. …due sono le differenze fondamentali. La molestia sessuale può essere costituita anche da un solo atto, il mobbing deve essere sistematico. Il molestatore ha, nei confronti della vittima, un chiaro intento libidinoso, il mobber può tendere a dare fastidio, punire, denigrare, espellere. In sostanza la molestia sessuale è una manovra di avvicinamento, il mobbing è una strategia di allontanamento». [...] . Vai alla notizia completa ... 8. Il demansionamento può essere provato attraverso presunzioni. Diverse le tipologie di danno risarcibili al lavoratore! Tribunale Trento 7 febbraio 2006. Mutamento delle mansioni in senso riduttivo – Dequalificazione professionale non automatica – Demansionamento – Sussistenza – Presunzioni « …non ogni modificazione delle mansioni in senso riduttivo comporta un'automatica dequalificazione professionale, la quale trova la sua essenza nell'abbassamento del globale livello delle prestazioni del lavoratore con una sottoutilizzazione delle sue capacita ed una consequenziale apprezzabile menomazione non transeunte della sua professionalità, nonché con perdita di immagine e di chances professionali; l'esistenza di tali pregiudizi può essere provata anche attraverso presunzioni valorizzando le circostanze del caso concreto... ». [...] . Mutamento delle mansioni in senso riduttivo – Demansionamento – Sussiste – Tipologie di danni causati al lavoratore – Risarcibilità «…il demansionamento (inteso come mancata adibizione del lavoratore a mansioni non corrispondenti al suo inquadramento contrattuale ed alla professionalità da lui maturata) può costituire la fonte di danni suscettibili di risarcimento, i quali possono consistere ...» [...] Vai alla notizia completa ... 9. Il danno alla professionalità va risarcito in via equitativa Tribunale Milano 4 gennaio 2006. Mobbing – Nozione – Trattamenti vessatori continuati – Demansionamento – Sussiste «Ciò che distingue il mobbing dal conflitto puro e semplice nei rapporti interpersonali è appunto il continuo ripetersi in un arco di tempo di una certa durata del trattamento vessatorio inflitto alla vittima …” nel caso di specie, oltre “ agli episodi direttamente riconducibili al demansionamento in senso stretto, si possono ricordare quelli delle continue sollecitazioni al ricorrente di trovare altro lavoro, anche presso i clienti cui era inviato per colloqui, come pure la vicenda del paventato mancato pagamento della retribuzione per più mesi, poi non verificatosi, l'eliminazione della sua postazione di lavoro con sottrazione del personal Computer assegnato ...». [...] Mobbing – Danno alla professionalità e biologico – Dipendente informatico, lasciato in condizioni di inattività e sollecitato alle dimissioni – Sussiste – Risarcimento – Quantificazione in via equitativa – Parametro – Retribuzione base lorda del ricorrente «… la giurisprudenza, in generale, definisce come danno alla professionalità quello che colpisce le conoscenze professionali acquisite da un soggetto nella sua esperienza lavorativa, a seguito, come nei caso in esame, di un periodo di sostanziale totale inattività lavorativa ovvero di attività lavorativa in professionalità più basse da quelle acquisite in precedenza» [...] Vai alla notizia completa ... 10. Ricostruzione del concetto di mobbing e risarcimento dei danni derivanti (biologico, alla professionalità ed esistenziale) Tribunale Forlì 28 gennaio 2005, n. 28 Condotta molesta – decreto legislativo n. 216/2003 – Nozione «Ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 216/2003 (di attuazione della direttiva comunitaria 200/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro), per la prima volta il legislatore fornisce la definizione di condotta molesta, riconducendola a quel comportamento indesiderato, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona e ricreare un clima di intimidazione, ostilità, degrado, umiliazione ed offesa per la vittima». [...] Mobbing – Nozione – Pluralità di condotte vessatorie – Necessità «Le condotte che costituiscono il dato materiale nel quale si realizza il mobbing possono essere le più varie ma è fondamentale che siano plurime in quanto un solo comportamento, ad esempio il più diffuso quale il demansionamento, non provocherà mobbing anche perché tale figura complessa non risulterà necessaria per essere utilizzata dal soggetto che ha subito dei danni essendo sufficiente il riferimento al demansionamento, già adeguatamente studiato dalla giurisprudenza del lavoro» [...] Mobbing – Nozione – Finalità persecutoria delle azioni contestate – Necessità «Ferma restando la necessità di una definizione normativa, anche soltanto per chiarire definitivamente la materia, …il concetto di mobbing non si esaurisce in una comodità lessicale ma contiene un valore aggiunto perché consente di arrivare a qualificare come tale e a sanzionare anche quel complesso di situazioni che, valutate singolarmente, potevano anche non contenere elementi di illiceità, ma che, considerate unitariamente ed in un contesto appunto ‘mobilizzante’, assumono un particolare valore molesto ed una finalità persecutoria che non sarebbe stato possibile apprezzare senza il quadro d’insieme che il mobbing consente di valutare» [...] Mobbing – Concorrenza tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale – Sussiste – Conseguenze e danni risarcibili «In caso di mobbing è ben possibile la concorrenza tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, posto che, da un lato, qualsiasi azione ingiusta potenzialmente è in grado di generare una responsabilità extracontrattuale, a condizione che ci sia dolo o colpa in chi la commette, ed un conseguente danno; dall’altro, non è escluso a priori che l’azione ingiusta non sia realizzata in un contesto contrattuale, cioè nell’ambito di un rapporto tra parti legate da vincolo contrattuale: in tal caso l’azione ingiusta realizzata da un contraente determinerà anche una responsabilità contrattuale» [...] Vai alla notizia completa ... |