CODICE ETICO DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA

Parte I
Preambolo

L’Università degli Studi di Padova è un’istituzione pubblica di alta cultura, che promuove ed organizza l’istruzione superiore e la ricerca scientifica, nel rispetto della libertà di insegnamento e di scienza. L’Università degli Studi di Padova, in conformità ai principi della Costituzione della Repubblica Italiana e della propria tradizione che data dal 1222 ed è riassunta nel motto “Universa Universis Patavina Libertas”, afferma il proprio carattere pluralistico e la propria indipendenza da ogni condizionamento e discriminazione di carattere ideologico, religioso, politico o economico. Essa promuove l’elaborazione di una cultura fondata su valori universali quali i diritti umani, la pace, la salvaguardia dell’ambiente e la solidarietà internazionale.
Nell’Università di Padova, studenti, docenti e personale tecnico amministrativo hanno ruoli e responsabilità diversificate e intrattengono relazioni molteplici e differenziate: ciò implica sia il riconoscimento e il rispetto dei diritti individuali, sia l’accettazione di doveri e responsabilità nei confronti dell’istituzione stessa da parte di tutti i suoi componenti e della collettività nazionale ed internazionale.
Consapevole dell'importante funzione sociale e formativa delle istituzioni universitarie, riconosciuta dalla Costituzione della Repubblica Italiana, l’Università di Padova ha a suo fondamento i valori che storicamente sono alla base della ricerca scientifica, dell’insegnamento e delle altre molteplici attività universitarie, riassunti nel motto “Universa Universis Patavina Libertas”. A tali valori informa il suo operato al fine di favorire l’onore, il buon nome e l’eccellenza dell’Ateneo, attraverso la creazione di un ambiente improntato al dialogo e alla tolleranza, al rispetto delle diversità, alle corrette relazioni interpersonali, all’apertura e agli scambi con la comunità scientifica internazionale, all’educazione ai valori e alla formazione della persona in tutti i suoi aspetti.
L’Università di Padova richiede ai docenti, al personale tecnico amministrativo e agli studenti, in relazione ai ruoli e alle responsabilità assunte, sia individualmente sia nell’ambito dei propri organi collegiali, di rispettare, proteggere e promuovere con coraggio i valori cardine delle istituzioni universitarie, fra i quali:
(a) la dignità di ciascuna persona;
(b) il rifiuto di ogni discriminazione e la valorizzazione del merito, delle capacità e delle competenze individuali;
(c) la libertà e i diritti fondamentali, in particolare il diritto al sapere;
(d) la responsabilità e il riconoscimento-adempimento dei doveri nei confronti della comunità;
(e) l’onestà, l’integrità e la professionalità;
(f) la libertà della scienza e della ricerca;
(g) l’equità, l’imparzialità, la trasparenza e la leale collaborazione.
L’Università di Padova afferma i valori espressi nel Capo I del Titolo I dello Statuto dell’Ateneo, con particolare riferimento alla Costituzione repubblicana, soprattutto per quanto attiene alla dignità dei cittadini (art. 3), allo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica (art. 9), al ripudio della guerra e alla promozione della pace (art. 11), alla libertà d'insegnamento (art. 33), al diritto per i capaci e meritevoli di raggiungere i gradi più alti degli studi (art. 34).
L’Università di Padova riafferma il proprio convincimento sull’opportunità della adozione dei Codici già approvati all’interno delle proprie strutture didattiche e scientifiche con riferimento alle problematiche in ambito bioetico e alle attività di sperimentazione.
I valori riconosciuti nel presente Preambolo determinano standard di condotta che dovranno essere applicati:
(a) nella composizione-interpretazione di questioni etiche disciplinate nelle Parti II e III del presente codice;
(b) nella composizione-interpretazione di altre questioni etiche rilevanti per le attività e la vita universitarie.
Il presente codice non si sostituisce alla legge, ma si aggiunge alle disposizioni normative applicabili ai membri appartenenti alla comunità universitaria e dalle quali conseguono diritti e doveri.

Parte II
Regole di condotta

Art. l - Rifiuto di ogni discriminazione
1. Tutti i componenti del personale dell’Università hanno diritto ad essere trattati con spirito di comprensione ed eguale rispetto e considerazione, e a non essere ingiustamente discriminati, direttamente o indirettamente, in ragione di uno o più fattori, inclusi la religione, il genere, l’orientamento sessuale, la coscienza e le convinzioni personali, l’aspetto fisico e il colore della pelle, la lingua, le origini etniche o sociali, la cittadinanza, le condizioni personali e di salute, la gravidanza, le scelte familiari, l’età.
2. La discriminazione diretta sussiste quando, sulla base di uno qualsiasi dei motivi di cui al precedente comma, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia o sia stata trattata un’altra in situazione analoga. La discriminazione indiretta sussiste quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere in una posizione di svantaggio categorie di persone individuabili in ragione dei fattori elencati al primo comma, salvo che tale disposizione, criterio o tale prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il suo conseguimento siano appropriati e necessari.
3. Allo scopo di assicurare completa parità nei diversi aspetti della vita universitaria, il principio di non discriminazione non osta al mantenimento o all’adozione di misure specifiche dirette ad evitare o compensare svantaggi correlati a uno qualunque dei motivi di cui al primo comma.
4. L’Università di Padova adotta opportune strategie atte a prevenire, disincentivare e rimuovere comportamenti discriminatori o vessatori, in particolare se abituali e protratti nel tempo, posti in essere nei confronti di un componente dell’Ateneo, da parte di soggetti posti in posizione sovraordinata o da altri colleghi, che si sostanziano in forme di persecuzione psicologica o violenza morale tali da determinare un degrado delle condizioni di lavoro, ovvero compromettere salute, professionalità, dignità o la stessa esistenza.
5. L’Università di Padova rigetta ogni forma di pregiudizio sociale, ogni molestia o fastidio arrecati per uno dei motivi di cui al primo comma, ogni prassi stigmatizzante, degradante o umiliante, ossia l’idea di supremazia o superiorità morale di un gruppo rispetto ad un altro. È compito dell’Università e dei suoi membri incoraggiare le iniziative volte a tutelare le categorie svantaggiate e la diversità individuale e culturale.

Art. 2 - Molestie sessuali e morali
1. L’Università di Padova, in coerenza con il codice di condotta sulle molestie sessuali e morali già in precedenza adottato, non tollera molestie sessuali o morali, intese come condotte lesive della dignità umana, ed assicura alle vittime una sollecita protezione libera dal pregiudizio. Per le problematiche connesse si rinvia a quanto previsto nel codice sopra indicato.

Art. 3 - Libertà e autonomia accademica
1. L’Università di Padova si impegna alla creazione di un contesto che favorisca l’ideale di libertà e l’autonomia individuale, presupposto per la qualità dell’insegnamento e della ricerca e per l’affermazione della migliore professionalità.
2. Nell’esercizio della libertà accademica i componenti del personale dell’Università sono tenuti a mantenere una condotta onesta e responsabile, anche tramite l’adozione di sistemi di autoregolamentazione volti ad illustrare alla comunità scientifica e alla società la metodologia, i risultati, l’integrità e l’impatto etico delle ricerche. Il personale dell'Università è inoltre tenuto a mantenere una condotta collaborativa e rispettosa nei confronti delle decisioni accademiche di carattere organizzativo, poste in essere ai fini dell’efficienza, equità, imparzialità e trasparenza dell’amministrazione universitaria.
3. Ogni appartenente alla comunità accademica è libero di esprimere, in forma motivatamente critica, opinioni sull'attività e sul governo dell'Ateneo. Le dichiarazioni in tal senso effettuate presso gli organi di informazione pubblica debbono comunque essere sempre improntate al rispetto personale e alla moderazione del linguaggio.

Art. 4 - Proprietà intellettuale e plagio
1. I componenti della comunità universitaria sono tenuti al rispetto sostanziale e non meramente formale delle norme in materia di proprietà intellettuale e plagio. L’autore di un’opera dell’ingegno appartenente all’Università è tenuto a non servirsene per fini privati, e a mantenere la riservatezza sui risultati raggiunti dalla stessa sino al momento della divulgazione ufficiale.
2. L’Università di Padova, in considerazione della rilevanza sociale della ricerca scientifica, ritiene che i suoi risultati debbano contribuire allo sviluppo e al benessere della comunità fermo quanto stabilito dal Regolamento brevetti di questo Ateneo; la proprietà intellettuale è pertanto presunta a favore dell’Università all’interno di un rapporto reciproco di condivisione degli obiettivi riguardanti l’utilizzazione dei risultati della ricerca.
3. Il plagio è definito come la parziale o totale attribuzione di parole, idee, ricerche o scoperte altrui a se stessi o ad un altro autore, a prescindere dalla lingua in cui queste sono ufficialmente presentate o divulgate, o nell'omissione della citazione delle fonti. Il plagio può essere intenzionale o l’effetto di una condotta non diligente o derivare dall’abuso, nel caso di opere collettive, dalla propria posizione gerarchicamente o accademicamente superiore .
4. Le attività accademiche di rilievo scientifico svolte collettivamente devono indicare specificamente, se richiesto, a quale collaboratore sono riferibili le singole parti. Nell’ambito di ciascun gruppo è necessario:
a) promuovere le condizioni che consentono a ciascun partecipante di operare secondo integrità, onestà, professionalità, libertà;
b) valorizzare i meriti individuali ed individuare le responsabilità di ciascun partecipante impedendo da una parte la citazione di persone che effettivamente non hanno collaborato e dall’altra l’esclusione di chi ha effettivamente collaborato;
c) sollecitare il dialogo, la cooperazione, la critica, l'argomentazione, lo sviluppo delle idee e delle abilità personali, specie nello svolgimento di attività scientifiche di confine o che richiedono un approccio metodologico complesso e/o multidisciplinare.

Art. 5 - Conflitto di interessi
1. Si ha conflitto di interessi quando l’interesse privato di un componente del personale dell’Università contrasta anche solo potenzialmente con l’interesse, non solo economico, dell’Ateneo. Tale conflitto riguarda anche i rapporti esterni di lavoro con enti di formazione o Università potenzialmente concorrenti.
2. L’interesse privato, di natura non solo economica di cui al comma precedente, può riguardare:
a) l’interesse immediato della persona che è componente del personale dell’Università;
b) l’interesse di un familiare, convivente o affine di un componente del personale dell’Università;
c) l’interesse di enti o persone giuridiche di cui il componente del personale dell’Università abbia il controllo o possegga una quota significativa di partecipazione finanziaria;
d) l’interesse di terzi, qualora ne possano consapevolmente conseguire vantaggi al componente del personale dell’Università.
3. Il componente del personale dell’Università che in una determinata operazione o circostanza abbia interessi in conflitto con quelli del proprio Ateneo, deve darne immediata notizia all’Organo o alla persona responsabili o gerarchicamente sovraordinati, e deve astenersi, in ogni caso, da eventuali deliberazioni o decisioni in merito.

Art. 6 - Doveri di imparzialità e correttezza
L’Università di Padova promuove l’impegno di tutti coloro che lavorano a vario titolo in Ateneo a:
1. rispettare in modo sostanziale e fermo il principio dell’imparzialità della pubblica amministrazione;
2. privilegiare sempre nelle scelte esclusivamente il principio del riconoscimento delle capacità e competenze individuali, del merito personale e della qualità delle prestazioni professionali, in ogni contesto e in particolare nelle procedure di selezione concorsuali;
L’Università di Padova pertanto disapprova e si impegna a scoraggiare ogni forma di favoritismo o nepotismo e comunque ogni scelta che non derivi dal rispetto di tali principi.

Art. 7 - Abuso della propria posizione
1. A nessun componente dell’Università è consentito utilizzare, direttamente o indirettamente, l’autorevolezza della propria posizione accademica o del suo ufficio al fine di forzare altri componenti dell’Università ad eseguire prestazioni o servizi vantaggiosi per i primi, sempre che tale esecuzione non sia configurabile come un obbligo giuridico dei secondi. L’abuso può ricorrere anche tramite comportamenti che, seppur non illegittimi, siano palesemente in contrasto con lo spirito di norme e regolamenti dell’Ateneo.

Art. 8 - Uso delle risorse dell’Università
1. I componenti dell’Università devono usare le risorse in maniera responsabile, diligente e ottimizzante, in modo da poter giustificare le spese e produrre idonea documentazione o rendiconto su richiesta dell'Università. A nessun componente è consentito utilizzare o concedere a persone od enti esterni attrezzature di ricerca, spazi o risorse umane, materiali o finanziarie dell’Università per fini di natura personale e/o per scopi diversi da quelli dell’istituzione universitaria, o in ogni caso non espressamente approvati da quest’ultima.

Art. 9 - Uso del nome e della reputazione dell’Università
1. Tutti i componenti dell’Università sono tenuti a rispettarne il buon nome e a non recare danno alla reputazione dell’istituzione.
2. Salvo espressa autorizzazione, a nessun componente dell’Università è consentito:
a) utilizzare in modo non autorizzato e improprio il logo e il nome dell’Università;
b) utilizzare la reputazione dell’Università in associazione ad attività professionali, impieghi, incarichi o altre attività esterne, anche non remunerate;
c) esprimere punti di vista strettamente personali spendendo il nome dell’Università.

Art. 10 - Doni e benefici
1. I componenti dell’Università sono tenuti a non sollecitare e a rifiutare ogni offerta non simbolica di doni o benefici suscettibili di influenzare, anche indirettamente, lo svolgimento delle attività universitarie. I componenti possono accettare le offerte spontanee di doni o benefici di valore economico irrilevante occorse in incontri culturali, visite o convegni scientifici pubblici, e sempre che l’accettazione non incida, nemmeno indirettamente, sullo svolgimento delle attività universitarie.

Art. 11 - Informazioni riservate
Tutti i componenti dell’Università sono tenuti a:
a) rispettare la riservatezza di persone od enti di cui l’Università detiene informazioni protette;
b) non rivelare dati o informazioni riservate riferibili alla partecipazione ad Organi accademici.

Parte III
Disposizioni attuative

Art. 12 - Osservanza e attuazione del codice etico
1. In conformità a quanto disposto nel Preambolo e nelle Regole di condotta, i professori, i ricercatori, il personale tecnico amministrativo, gli studenti dell' Ateneo:
a) sono tenuti a prendere visione e ad osservare il presente codice e ad informarsi sulle relative prassi interpretative;
b) sono invitati a rivolgersi al Difensore civico e, se del caso, alla Consigliera di fiducia dell’Ateneo per ottenere pareri e suggerimenti circa l’applicazione del presente codice o la condotta appropriata in relazione a fattispecie da esso previste e per segnalare comportamenti in contrasto con il codice etico di cui siano vittime;
c) sono invitati a segnalare al superiore gerarchico comportamenti contrari al codice etico nonché ad adoperarsi, in relazione alle proprie responsabilità, affinché cessino comportamenti contrari al codice stesso .
2. L’Università promuove la più ampia divulgazione del presente codice, mediante pubblicazioni, comunicazioni, convegni, attività didattiche ed ogni altro mezzo ritenuto idoneo a tal fine.


Fonte: Ministero del lavoro e delle politiche sociali