SENATO DELLA REPUBBLICA
XVII LEGISLATURA
Giunte e Commissioni


Resoconto stenografico

 

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro


Seduta n. 5, martedì 28 ottobre 2014

 

Audizione del presidente dell'INAIL, Massimo De Felice


Presidenza della presidente FABBRI



Interviene il presidente dell'INAIL, dottor Massimo De Felice, accompagnato dal direttore generale dello stesso Istituto, dottor Giuseppe Lucibello.

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI

PRESIDENTE
Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso il resoconto stenografico nonché, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, attraverso l'attivazione dell'impianto audiovisivo. Poiché non vi sono obiezioni, resta così stabilito.

PROCEDURE INFORMATIVE
Audizione del presidente dell’INAIL, Massimo De Felice

PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente dell'INAIL, Massimo De Felice, accompagnato dal dottor Giuseppe Lucibello, direttore generale dell'INAIL.
Saluto i nostri ospiti e li ringrazio per aver accolto l'invito a contribuire ai lavori della nostra Commissione.
Quindi cedo subito la parola al presidente De Felice.

DE FELICE
Signora Presidente, l'itinerario di approfondimento che vi propongo si basa sostanzialmente su tre passi. In primo luogo parlerò rapidamente dei dati relativi agli infortuni e alle malattie professionali e delle metodologie che l'INAIL utilizza per l'analisi di tali dati. Il secondo aspetto importante riguarda la riabilitazione, il reinserimento e le attività di ricerca collegate a tali temi. Il terzo punto è relativo alla prevenzione e alle parti della ricerca che alla prevenzione si connettono.
I termini che ho utilizzato - ricerca, prevenzione, riabilitazione e reinserimento - rappresentano quattro ambiti strettamente collegati all'origine storica dell'Istituto e cioè all'attività di assicurazione. Avere una ricerca finalizzata - che noi stiamo tentando di realizzare con l'incorporazione di ISPESL e con il processo di riorganizzazione - consente di definire strumenti e processi al servizio della prevenzione, della riabilitazione e del reinserimento, che siano efficaci.
Inoltre, va considerato che la ricerca è strumentale anche alle attività di prevenzione e che tali attività, qualora siano forti e robuste, consentono una riduzione dell'impegno nel campo della riabilitazione e del reinserimento e, di conseguenza, anche una riduzione dei costi sanitari e degli oneri per prestazioni assicurative. Abbiamo tenuto conto di questo insieme di ambiti di attività, che spero di aver ben rappresentato e che sono strettamente correlati, in tutto il piano di riorganizzazione che l'INAIL ha avviato e che la tecnostruttura sta portando avanti sin dallo scorso anno.
Per quanto riguarda i dati sugli infortuni e sulle malattie, per realizzare analisi tempestive sull'andamento di questi fenomeni utilizziamo, dallo scorso anno, l'insieme dei dati pubblici, cioè quelli che abbiamo definito sul nostro sito open data. Trattiamo infortuni e malattie caso per caso, quindi la pubblicizzazione (ovviamente con tutte le accortezze relative alla privacy) è molto dettagliata. Vorrei puntualizzare, comunque, che i dati relativi agli infortuni sono pubblici, come dicevo, dallo scorso anno, mentre i dati relativi alle malattie saranno resi ufficialmente pubblici entro l'anno, in accordo con le scadenze che abbiamo a suo tempo annunciato nell'Agenda nazionale per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico del 2014.
Siamo consapevoli che mettere a disposizione i dati non significa dare buona e qualificata informazione; per cui, oltre a mettere a disposizione caso per caso, come dicevo, i dati su infortuni e malattie, abbiamo anche definito un modello di lettura di tali dati che consente un quadro di insieme molto dettagliato. Il modello è realizzato per tematiche e per linee di approfondimento. Potete già trovare applicazioni di questo modello nell'appendice statistica alla relazione del Presidente.
Scendendo ora nel dettaglio dei numeri, già dalla relazione annuale che abbiamo presentato a luglio, rispetto allo scorso anno e rispetto al quinquennio precedente, dall'analisi su serie storica, notavamo un forte decremento del numero degli infortuni, relativamente sia alle denunce, sia ai casi riconosciuti effettivamente come infortuni da causa di lavoro.
Sappiamo che ragionare sul numero assoluto degli infortuni non è un atteggiamento assolutamente e completamente informativo. Bisognerebbe rapportare il numero di infortuni al periodo di esposizione al rischio e abbiamo iniziato a farlo. Non disponiamo del numero direttamente rilevato dell'esposizione al rischio ma, in collegamento anche con il database dell'ISTAT, abbiamo prodotto una buona approssimazione.
Nella relazione annuale, notavamo che l'indice di sinistrosità mostra per gli infortuni sul lavoro accaduti nel periodo 2009-2011 (il fatto di non arrivare al 2013 è dovuto alla mancanza di un denominatore aggiornato per calcolare l'indice, perché ISTAT aveva dati meno freschi rispetto a quelli di INAIL) un andamento lievemente decrescente. Il livello medio degli infortuni è 2,4 ogni 100 addetti esposti a rischio per un anno. I casi mortali si mantengono minori di quattro ogni 100.000 addetti. Questa era la situazione, già dettagliata, nella relazione che ho presentato a luglio scorso.
Siamo ad ottobre: il nostro sistema di open data, oltre a fornire i dati su periodo annuale, consente anche analisi su dati mensili, per cui posso dare qualche rapido aggiornamento. Ragionando sui dati mensili, possiamo fare il confronto tra il periodo gennaio-settembre 2013 e il periodo gennaio- settembre 2014. Da tale confronto risulta un calo degli infortuni del 4,8 per cento. L'ordine di grandezza delle denunce nel 2014 è di circa 483.000 (parlo, ripeto, del periodo gennaio-settembre). Il dato relativo agli infortuni - meno 4,8 per cento - lo possiamo analizzare in relazione a diversi raggruppamenti: abbiamo meno 4,6 per cento nel settore industria e servizi, meno 2 per cento in agricoltura e meno 5 per cento nella gestione per conto dello Stato. Il grande raggruppamento industria e servizi si può suddividere in sottogruppi dai quali risulta: meno 7,6 per cento propriamente nell'industria, meno 11 per cento nell'artigianato e meno 4 per cento nel terziario. Gli infortuni con esito mortale sono anche essi, fortunatamente, diminuiti in numero del 4,7 per cento.
Quanto alle denunce, mentre le denunce di infortunio hanno trend marcatamente decrescente, le denunce di malattia professionale hanno un andamento crescente. In riferimento ai dati resi pubblici a luglio, possiamo dire che nel 2013 avevamo quasi 52.000 denunce di malattie, con un aumento di poco più del 47 per cento rispetto al 2009. Ripeto: parlo di denunce di malattie. Richiamo l'attenzione sul fatto che il numero non si riferisce, però, ai soggetti tecnopatici; un soggetto tecnopatico può infatti influire per più denunce. Il numero che vi sto dando è quello di luglio. Se facciamo riferimento ai soggetti tecnopatici, tanto per dare un ordine di grandezza, a fronte delle quasi 52.000 malattie, essi sono circa 39.300. Di questi 39.300 soggetti tecnopatici, il 41,9 per cento ebbe riconosciuta la causa professionale.
Torno alla logica dei dati mensili: non sono ancora pubblici, ma stiamo per pubblicarli sul nostro sito. Quindi, possiamo far riferimento alle rilevazioni mensili. Nel periodo gennaio-settembre, abbiamo avuto un incremento del 13,4 per cento nel confronto fra il 2013 e il 2014. Il più 12 per cento si riferisce al settore industria e servizi; il più 18 per cento al settore agricoltura; il più 20 per cento alla gestione per conto dello Stato.
C'è un'osservazione da fare, che però andrebbe approfondita nei suoi significati. Se facciamo una rappresentazione geografica (ripeto: sto parlando di denunce), nel confronto tra i due periodi, si registra un aumento dell' 1,6 per cento nel Nord-est, del 21,5 per cento nel Centro e del 33 per cento nelle isole. Questa, in sintesi, è la situazione dei dati. Possiamo lasciare un'applicazione del modello di lettura fatta, appunto, sui dati mensili, fino al 30 settembre ultimo scorso, che si raccorda perfettamente con l'appendice statistica che ho presentato insieme alla relazione annuale.
Vengo rapidamente alla problematica, cui ho accennato, di cura, riabilitazione e reinserimento. L'INAIL ha una struttura ampia e distribuita sul territorio, che delineo brevemente. Abbiamo un famoso Centro protesi a Vigorso di Budrio, che è considerato un'eccellenza a livello internazionale e ha una filiale a Roma. Collegati al Centro di Budrio, ci sono i cosiddetti "punti cliente", che sono sostanzialmente centri di consulenza e di aiuto all'utilizzazione di protesi, ortesi e, in generale, ausili di vario genere. Questi punti cliente sono, per ora, a Roma, Milano e Bari. Abbiamo poi un centro di riabilitazione motoria a Volterra. Abbiamo altresì 124 ambulatori per prime cure, dove vengono effettuati, oltre ad accertamenti medico-legali, anche erogazioni di prime cure ambulatoriali. Abbiamo poi 11 ambulatori di fisiokinesiterapia e 10 centri diagnostici polispecialistici a livello regionale.
L'attività che viene svolta è davvero voluminosa, se posso usare questo termine. Do qualche numero riguardo al 2013. Nel corso di questo anno sono state effettuate circa 7,5 milioni di prestazioni sanitarie e circa 683.000 prestazioni per prime cure; sono altresì state fornite a 2.800 pazienti circa 95.000 prestazioni riabilitative e più di 7.000 visite fisiatriche. Il Centro di Vigorso di Budrio ha registrato l'afflusso - parlo sempre del 2013 - di 11.000 assistiti. Anche per questi dati posso dare degli aggiornamenti al 30 settembre ultimo scorso. Nel periodo da gennaio a settembre abbiamo fornito 5.700.000 prestazioni, 530.000 prime cure e 5.000 visite fìsiatriche presso i nostri centri. Il Centro protesi di Vigorso di Budrio ha registrato un insieme di prestazioni che supera il numero di 8.500. Il Centro di riabilitazione motoria di Volterra ha registrato 455 ricoveri in regime residenziale e semiresidenziale e circa 47.000 prestazioni fisioterapiche. Relativamente alle attività connesse al reinserimento degli infortunati, segnaliamo che il nostro Contact center ha registrato, in questo periodo, quasi 20.000 contatti. Questa, in sintesi, è l'attività distribuita sul territorio e i dati che l'hanno caratterizzata in questo periodo.
C'è poi una serie di altre attività. Stiamo lavorando - dico, purtroppo, ancora - con i Protocolli di intesa con le Regioni, in attuazione dell'accordo quadro del 2 febbraio 2012. Come ho già segnalato nella relazione di luglio, non abbiamo ancora sottoscritto - non siamo riusciti - i Protocolli di intesa con Abruzzo, Campania e Sardegna. A luglio ho sottolineato l'importanza di un completamento territoriale per garantire stesso diritto di cittadinanza.
Ci fa molto piacere segnalare, nell'ambito della cura, riabilitazione e reinserimento, le principali attività di ricerca che vengono svolte. Infatti, riteniamo importante, da parte dell'INAIL, promuovere ricerche di frontiera che possano dare il massimo risultato agli infortunati. Recentemente abbiamo avviato tre importanti progetti di ricerca: uno con il Campus bio-medico di Roma, sul controllo della protesi di arto superiore con interfacce neurali invasive. È stata fatta anche una notevole pubblicità a questi progetti; in particolare, questo progetto è stato ampiamente documentato in occasioni pubbliche. È stato altresì avviato un progetto con l'istituto di BioRobotica della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa sullo sviluppo di un sistema protesico per le amputazioni digitali della mano. Vanno altresì sottolineati due progetti con l'Istituto italiano di tecnologia di Genova: uno sullo sviluppo di un esoscheletro motorizzato per la deambulazione di soggetti paraplegici; l'altro sullo sviluppo di un sistema protesico di arto superiore. Va segnalato che, sempre in collaborazione con l'Istituto italiano di tecnologia, stiamo sperimentando un sistema di rieducazione robot assistita della caviglia e la riabilitazione, sempre robot-assistita, del polso.
Entrambe queste sperimentazioni sono affiancate da uno studio pilota randomizzato e controllato, quindi con alta valenza scientifica. Relativamente a questo tipo di attività, l'INAIL ha anche approfondito tutta la problematica della gestione dei brevetti perché progetti di questo genere daranno - noi lo speriamo e la prospettiva è questa - risultati brevettabili.
Il terzo tema che vorrei affrontare riguarda la prevenzione. Lo stile dell'azione dell'INAIL in questo ambito non va corretto a seguito della definizione del quadro strategico proposto dall'Unione europea in materia di salute e sicurezza sul lavoro (il quadro strategico 2014-2020 che è stato pubblicato a giugno scorso). Le linee di azione, i suggerimenti e gli auspici sono da anni nell'impostazione culturale del nostro Istituto. Facendo riferimento al quadro dell'Unione europea, vi troviamo attenzione verso le micro e piccole imprese; attenzione verso i rischi nuovi o emergenti; l'auspicio di dare consulenza sulla prevenzione, in particolare sui rischi emergenti e sulle nuove tecnologie; l'importanza della raccolta dei dati statistici per la definizione e il controllo delle politiche prevenzionali; l'auspicio a intervenire sui piani di istruzione perché - cito direttamente dal documento della Comunità europea - «la sensibilizzazione verso il tema della salute e della sicurezza sul lavoro deve cominciare dalla scuola».
Ci sono poi due aspetti sui quali l'INAIL è pronta a collaborare ma anche in tali casi sono necessarie altre sensibilità istituzionali. Cito sempre dal documento europeo: «bisognerebbe contribuire a semplificare la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ridurre gli oneri amministrativi e coordinare i piani di ricerca e di prevenzione con i piani di politica industriale, di politica ambientale e di politica sanitaria». Su questo ultimo punto vedremo che l'INAIL è già molto attivo.
Nell'ambito della prevenzione, non dico nulla di nuovo dicendo che partecipiamo ai comitati e alle commissioni in materia di sicurezza e di salute sul lavoro. Ne cito qualcuno, forse i più importanti: il Comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza, i Comitati regionali di coordinamento e la Commissione consultiva permanente. Tra le proposte della Commissione sono compresi i piani nazionali: quello per l'edilizia, per la prevenzione in agricoltura e selvicoltura e quello per le malattie professionali.
Svolgiamo poi una robusta, e per certi versi anche impegnativa, attività di sostegno alla normazione, alla definizione di linee guida e di nuove prassi, attività principale svolta nell'ambito dei Comitati tecnici dell'UNI. Altre attività sono svolte in collaborazione con associazioni rappresentative di parti sociali, di parti datoriali, sindacali e professionali. Cito soltanto alcuni esempi, facendo riferimento a documenti che abbiamo sottoscritto la settimana scorsa: l'accordo con il Consiglio nazionale degli ingegneri, mirato soprattutto sulle problematiche dell'edilizia, e le annunciate linee guida che verranno messe a punto insieme a Federchimica e che sono in fase di pubblicazione. Andando un po' indietro nel tempo, ricordo anche gli accordi e le collaborazioni con le aziende dell'energia, con le imprese a rete, con le piccole e medie imprese, con le aziende pubbliche dei servizi ambientali, con la Regione Lazio per le imprese sanitarie, con il Ministero della Difesa per "ripulire" dall'amianto gli elicotteri, con Assomusica (anche questa è una sottoscrizione recente per tutte le attività di allestimento degli spettacoli dal vivo), con Federambiente e infine con l'Organismo paritetico nazionale artigianato. Queste sono le attività più significative nell'ambito della normazione, delle linee guida e delle buone prassi.
Facciamo poi un lavoro molto rilevante che riguarda i servizi di omologazione e certificazione delle attrezzature. Nel 2013 sono stati richiesti più di 180.000 servizi e ne sono stati resi quasi 83.000. Questa attività produce per l'INAIL un contributo finanziario interessante: lo scorso anno sono stati fatturati circa 15 milioni di euro.
Si può fare prevenzione, naturalmente, anche sostenendo le imprese nei cambiamenti tecnologici, cambiamenti che sono innanzi tutto mirati ad una maggiore sicurezza, ma che poi interferiscono con l'innovazione di prodotto e di processo.
Abbiamo un piano ormai consolidato di incentivi alle imprese, i cosiddetti bandi ISI. Dal 2010 sono stati stanziati 800 milioni di euro per il miglioramento delle condizioni degli ambienti di lavoro, per la sostituzione o adeguamento di attrezzature ma anche per progetti di organizzazione. Nel 2014 c'è stato un bando per finanziamenti a sostegno delle piccole e micro imprese dei settori agricoltura, edilizia, lapidei e affini.
Da più di un decennio, inoltre, l'INAIL applica uno sconto sul premio per le imprese virtuose, imprese che scelgono di investire in attività di prevenzione andando oltre gli adempimenti di legge, con ciò definendo un'importante politica di incentivazione. È lo sconto per prevenzione che le imprese conoscono con il nome del modello che devono compilare l'OT/24.
Ho detto prima che strettamente connessa sia all'attività di cura e riabilitazione che all'attività di prevenzione c'è l'attività di ricerca. Nel caso del sostegno al reinserimento e alla riabilitazione, abbiamo visto le ricerche promosse dal centro di Vigorso in collaborazione con centri di eccellenza esterni. Per quanto riguarda la ricerca diretta alla prevenzione l'INAIL sta ristrutturando e reinserendo nella sua governance l'attività che fu dell'ISPESL. È recente l'insediamento del comitato scientifico che parteciperà, in termini consultivi, alla governance dei piani di ricerca che stiamo definendo e razionalizzando.
Abbiamo distinto quattro aree di attività per tentare di rendere, quanto più possibile, la ricerca finalizzata alle politiche organizzative e gestionali dell'INAIL. Le quattro aree riguardano i rischi lavorativi; i rischi su impianti, macchine e attrezzature; infortuni e malattie professionali; i mutamenti organizzativi e sociodemografici del lavoro. Sono temi che possono ramificarsi in progetti specifici.
Per esempio, per quanto riguarda i rischi lavorativi, abbiamo competenze che possono studiare, e lo stanno facendo, il problema dei rischi chimici, fisici, biologici, psicosociali e organizzativi e infine (la sollecitazione europea in materia non era necessaria perché tale impegno rientrava già nella nostra tradizione) i rischi emergenti. Su tutte queste aree, eventualmente, se ci sono domande potremo dare approfondimenti.
L'Europa sollecitava i piani di formazione e informazione. L'attività di formazione dell'INAIL è importante, ampia ed articolata, ed è rivolta ai lavoratori, ai loro rappresentanti e ai dirigenti. L'INAIL svolge formazione di aggiornamento e di tipo specialistico; collabora con le Università in master e corsi di perfezionamento; collabora nella scuola a diversi livelli. Questa collaborazione è coordinata anche con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con il Ministero delle politiche agricole e forestali e con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Vi fornisco cinque esempi. Nel novembre 2013 è stato stilato il Protocollo operativo sugli interventi in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'area industriale di Taranto. Il Protocollo si caratterizza per un forte contenuto innovativo e coinvolge l'ILVA e l'ENI. Collegata a questo piano di formazione è prevista la rilevazione dei dati sugli infortuni, ma anche sui cosiddetti quasi infortunio. Si tratta di una rilevazione molto importante nelle prospettive di prevenzione. L'iniziativa si allinea con gli auspici della Comunità europea. Il 15 ottobre scorso - pochi giorni fa quindi - in un incontro convocato dal prefetto di Taranto, sono stati presentati i primi risultati di questa attività. Il 30 settembre il Piano di formazione si è concluso per 412 lavoratori (ne abbiamo complessivamente in programma 1.100) ed entro il mese di dicembre è previsto il completamento del piano.
Abbiamo poi un progetto di Green Safety rivolto agli istituti tecnici agrari; il famoso progetto «Napo per gli insegnanti», in collaborazione con l'Agenzia europea di Bilbao e con altri organismi europei; una proposta didattica per le scuole primarie. Siamo convinti - l'esperienza in parte ce lo conferma - che intervenire sui bambini e sensibilizzarli alle problematiche significa entrare in modo molto forte nelle famiglie, perché molto spesso i bambini educano gli adulti.
Abbiamo costruito e stiamo perfezionando percorsi di e-learning e in questi giorni è progettato un cambio di piattaforma per rendere più efficaci queste metodologie. Abbiamo avviato corsi sugli open data, cioè sulle modalità di utilizzazione dei dati pubblici e sull'applicazione dei modelli di lettura dei dati. La costituzione recente, inserita sempre nel quadro di riorganizzazione dell'INAIL, del polo di formazione, ha per noi grande valenza strategica. Essa dovrebbe garantire maggior coordinamento delle attività, definire uno stile didattico efficace e conoscibile e tutelare gli standard di qualità. A questo polo di formazione collaborano anche altri soggetti istituzionali.
Vengo al penultimo punto, che mi ero segnato nella scaletta, riguardante l'attività ispettiva. L'INAIL, come sapete, svolge un'intensa attività ispettiva. Nel 2013 sono state controllate più di 23.000 aziende, di cui il 68 per cento nel terziario e il 28 per cento nel settore industria. L'87,65 per cento sono risultate irregolari. Ripeto: di 23.677 aziende, l'87,65 per cento sono risultate irregolari. Vorrei però chiarire un'ambiguità ed un equivoco che spesso compaiono sulla stampa. Questo dato non significa che l'87 per cento delle imprese italiane sono irregolari (così era stato scritto su un giornale e quindi tengo a precisare). Questa alta percentuale significa soltanto che c'è una selezione, cioè un sistema di business intelligence, che pone all'attenzione imprese che poi, verificate, mostrano queste carenze. Si tratta, più che altro, di un numero che misura la qualità del sistema di selezione o - meglio - del tipo di attività di controllo preventivo che si fa in casa prima di andare, poi, effettivamente, ad effettuare l'ispezione.
Con quei numeri sono stati regolarizzati più di 70.000 lavoratori. Nell'ambito del Piano nazionale di prevenzione edilizia, in particolare, sono state controllate - parlo sempre del 2013 - più di 3.000 imprese del settore costruzioni. Come dicevo, i risultati di questa attività ispettiva confermano grande efficacia del sistema di business intelligence. La nostra prospettiva è ancora più forte negli esiti, perché abbiamo stipulato Protocolli di intesa con Unioncamere, con la Guardia di finanza e con le capitanerie di porto.
L'ultima osservazione riguarda il sistema informativo integrato per la prevenzione, il SINP. Come immagino voi sappiate, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sta procedendo alle ultime modifiche a seguito delle osservazioni del Consiglio di Stato, per arrivare alla formulazione definitiva del decreto. Speriamo si apra presto la fase tecnico-realizzativa in cui l'INAIL è impegnato. Naturalmente per fare un buon sistema informativo integrato bisognerà lavorare alla progettazione dell'architettura dei dati. Per mettere insieme dati provenienti da fonti diverse, per qualificare poi la loro effettiva qualità, è necessario un lavoro preventivo che deve essere addirittura precedente alla scelta delle tecnologie da impiegare. Molto spesso questi due aspetti non si tengono separati. Credo sia molto importante ragionare prima sui tipi di architettura, per poter poi consapevolmente scegliere la tecnologia più adeguata. L'esperienza che l'INAIL ha fatto su open data potrebbe essere un utile riferimento, perché oggi, ragionando in termini di open data, si possono costruire archivi cosiddetti a grappoli o ad isole e, quindi, la messa insieme dei dati, se ci sono sagge procedure di data quality, può essere più agevole rispetto a qualche anno fa.
Mi fermerei qui per lasciare spazio alle vostre domande. Poi, magari, possiamo entrare anche nel dettaglio degli aspetti finanziari, perché continuare a sostenere questo volume di attività e mantenere la qualità adeguata verso i nostri infortunati e tecnopatici richiede disponibilità di risorse, su cui, purtroppo, stiamo facendo conti per certi versi un po' preoccupanti.

PRESIDENTE
Presidente De Felice, la ringrazio per la sua relazione.
Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire.

FUCKSIA
Presidente De Felice, la ringrazio per la sua presenza.
Comincio dall'ultimo punto - il SINP - che è normato dall'articolo 8 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. Non siamo ancora riusciti a venirne a capo. Chiedo se, nella prospettiva della progettazione e della gestione del SINP, pensate di attivare un canale di comunicazione diretta con medici competenti, RSPP ed INAIL, per l'implementazione in tempo reale dei dati sugli infortuni e sulle malattie professionali.
Chiederei altresì il coinvolgimento dei medici competenti, che sono quelli più coinvolti a inserire questi dati. Mi riferisco al famoso articolo 41, che tanto è stato dibattuto. Ve lo chiedo, per favore: finché il SINP non sarà definito e non saranno stati dati gli strumenti e i metodi, sospendiamo questo adempimento burocratico che porta quasi a nulla. Ad esempio, l'INAIL già dal 2010 ha inglobato l'ISPESL, cioè un Istituto che si occupa della ricerca più elevata, equivalente ad altre associazioni che svolgono importanti attività di ricerca anche in modo autonomo e "libero".
Considerata l'impostazione dell'INAIL come polo unico per la sicurezza, la prevenzione e la salute, come considerereste l'inserimento tra le vostre competenze di un'agenzia formata da medici che collabori direttamente con voi in modo da integrare tutte le fasi della vostra attività, dalla prevenzione del rischio alla sorveglianza, al percorso post esposizione?
Inoltre, in merito ai dati sugli ex esposti ai cancerogeni, una volta le cartelle venivano date all'ISPESL, ora non si capisce nemmeno che fine facciano. Per questo chiedo una presa di posizione attiva dell'INAIL per il pieno recepimento della Direttiva europea sui cancerogeni perché è vero che il REACH lo abbiamo acquisito ma per quanto riguarda la Direttiva sui cancerogeni il recepimento non è ancora completo.
Chiedo, infine, se, analogamente ai report su infortuni e malattie professionali nell'ambito del lavoro, gli infortuni e le malattie non da causa di lavoro vengano in qualche modo registrati e dunque, in ultima analisi, quale potrebbe essere il futuro rapporto tra INAIL e INPS.

FAVERO
Signora Presidente, innanzi tutto ringrazio i nostri ospiti per aver condiviso con noi questa relazione che è molto importante anche per i dati, peraltro molto aggiornati, che sono stati forniti. Secondo tali dati, è in atto un calo degli infortuni in tutti i settori produttivi, il che conferma anche una tendenza iniziata da diverso tempo. Volevo capire se, sulla base delle analisi che avete a disposizione, siete già in grado di quantificare in quale misura incida su questo trend la diminuzione del livello generale di occupati e quanto invece la diffusione di una maggiore cultura di prevenzione e informazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, informazione che, oltre tutto, voi fate egregiamente.
Avete già risposto in parte a quanto avrei voluto chiedere relativamente alla prevenzione, che noi tutti riteniamo importantissima, e anche sulla questione della scuola che abbiamo sollevato nell'ultimo incontro, cioè, in generale, sulla cultura della prevenzione. Parlando di protocolli e di collaborazione, volevo capire se questa istanza è diffusa e se è condivisa. Parlo, per esempio, dell'esperienza della mia zona - vengo dal biellese - dove dal 2008 è in vigore un protocollo di buone prassi, riconosciuto da INAIL, su orditoi, filatoi, agenti chimici e tintorie, quindi per l'industria tessile. Queste buone prassi sono condivise? Ritengo infatti che sia questo il nocciolo della questione.
Avete parlato diffusamente delle sfide in ambito europeo. La terza sfida che ritengo importantissima, che viene considerata ma forse non è ancora stata ben percepita, è quella relativa al cambiamento demografico. Sappiamo che l'allungamento della vita media, e dunque anche del pensionamento, comporta una revisione della cultura del lavoro anche in età avanzata. Vorrei capire se fa parte della vostra mission una certa attenzione alla materia, oltre che all'accessibilità dei luoghi di lavoro.
La mia ultima ma non meno importante domanda è piuttosto tecnica: sappiamo che la disponibilità liquida di cui abbiamo parlato (faccio parte anche di enti gestori) ammonta a un cifra veramente notevole, circa 20 miliardi di euro. Attualmente, dato che c'è un vincolo di giacenza presso un conto fruttifero della tesoreria generale dello Stato, qual è la vostra opinione circa l'opportunità di un ripensamento di questa destinazione attraverso l'individuazione di soluzioni che attribuiscano all'ente una parte di autonomia gestionale in materia di investimenti patrimoniali per incrementare sia le attività di studio, come già avevamo detto, sia le attività di prevenzione che la soglia di sicurezza delle riserve tecniche?

BAROZZINO
Signora Presidente, ho bisogno di alcune piccole precisazioni: ho sentito dire che sono in calo le morti sul lavoro. Vorrei sapere se avete fatto un calcolo in base al fatto che ormai in Italia si lavora pochissimo - ahimè - dato l'aumento sproporzionato della cassa integrazione.
In secondo luogo, ho sentito dire che gli infortuni sono in calo mentre le malattie professionali sono in aumento. Le chiederei di essere più preciso, se avete indagato i motivi di ciò perché le due cose mi sembrano in controtendenza tra di loro. Infortuni in calo e malattie professionali in aumento: non vorrei che si denunciasse la malattia professionale solo alla fine della carriera lavorativa o magari dopo diversi anni. Vorrei capire se è stata fatta questa analisi.
In terzo luogo, mi scuserete se mi è sembrato un po' superficiale il discorso relativo alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro e alla prevenzione. Ho sentito parlare di scuole: ben venga che l'informazione necessaria venga fatta addirittura a scuola. Io penso sempre che sia necessario coinvolgere gli RLS dei luoghi di lavoro, dei quali, invece, non si sente mai parlare. Vorrei sapere se l'INAIL controlla la formazione che viene fatta ai lavoratori solo tramite l'RSPP o se qualche volta chiama i rappresentanti della sicurezza e valuta personalmente quale grado di informazione viene fornita ai lavoratori.
Conosco i luoghi di lavoro e vi dico che tra il dire e il fare c'è sempre di mezzo il mare. Quando si parla con i lavoratori e con i loro rappresentanti si hanno informazioni diverse rispetto a quelle che si ottengono dagli RSPP, cioè da chi rappresenta in qualche modo l'azienda. Vorrei sapere, quindi, se l'INAIL è in grado di verificare i dati che riceve o se si fida del semplice controllo dei registri aziendali.
Queste sono le mie domande, perché, con tutto il rispetto per il vostro ruolo - e ne abbiamo tantissimo ve l'assicuro -, le notizie degli osservatori indipendenti danno numeri molto diversi. Penso sia opportuno fare chiarezza per il bene dei lavoratori, per il bene dei cittadini e di tutti noi.

PELINO
Signora Presidente, mi collego a quanto ha detto il presidente De Felice nelle ultime battute della sue relazione relativamente alle verifiche che sono state fatte su un campione di circa 23.000 aziende, circa 18.000 delle quali sono risultate non in regola.
Volevo sapere se è stato dato un periodo di tempo e se avete passato questa notifica, perché prevenzione significa anche questo, cioè verificare se nei luoghi di lavoro siano state prese tutte le misure necessarie ad evitare eventuali incidenti. Mi sembra un dato abbastanza rilevante e, anche tenendo conto delle sue considerazioni in merito, comunque significa che la percentuale di aziende non in regola è altissima. Cos'è che non funziona? Cos'è che non permette ad una percentuale così alta di aziende, in un Paese come il nostro, di essere in regola?

SERAFINI
Signora Presidente, innanzi tutto ringrazio il presidente e il direttore dell'INAIL perché la relazione che ci hanno presentato è stata molto lucida e comprensibile, cosa che non sempre accade, dato che in burocrazia esistono documenti anche molto complessi.
La seduta odierna è un modo per aprire con voi un dialogo, anche perché, per il metodo che questa Commissione si è data, l'INAIL è uno dei principali interlocutori.
Vorrei solo porle un problema che forse mi è sfuggito e chiedo scusa se è così: mi riferisco al tema degli infortuni domestici.

BORIOLI
Signora Presidente, non aggiungo quesiti specifici, ma intendo fare una considerazione, che affido a lei.
Mi pare che il quadro che ci è stato restituito ci fornisca un materiale di approfondimento molto utile. Oltre alla sua lettura degli aggregati quantitativi (mi riferisco ai dati che ci avete dato rispetto alle tendenze al calo), in ragione anche dell'articolazione per gruppi di lavoro che la Presidente ha inteso dare alla Commissione, sarebbe utile disporre di quanto ci è stato detto oggi per iscritto, onde poter fare gli approfondimenti e - magari - preparare anche, da parte nostra, alcuni quesiti mirati che possano riguardare singole questioni o ambiti specifici.
Presidente De Felice, lei ha parlato di industria, agricoltura, eccetera. Credo che, con riferimento alle questioni specifiche, siano già sufficienti quelle che sono state poste e non ne aggiungo altre. Mi parrebbe utile immaginare, nel prosieguo del lavoro, delle puntate successive a cui arrivare già preparati con quesiti specifici che potremmo valutare sulla base dei dati che ci avete dato quest'oggi.

PRESIDENTE
Come ha ricordato il collega, abbiamo articolato la Commissione in sottogruppi di lavoro, per affrontare poi nello specifico i vari segmenti. Disporremo del resoconto stenografico della seduta e chiederemo al presidente De Felice la disponibilità dei numeri, in modo puntuale e approfondito, per poi riutilizzarli in un lavoro che ci vedrà impegnati sia in seduta plenaria, sia nei gruppi di lavoro.
Ciò detto, presidente De Felice, a lei la parola.

DE FELICE
Signora Presidente, dichiaro anzitutto la disponibilità dell'INAIL alla collaborazione. Mi rendo anche conto che ho utilizzato spesso delle definizioni che sono a metà strada fra il gergo INAIL (quindi il gergo amministrativo) e la percezione comune dei termini.
Quando parliamo di industria e servizi, intendiamo un preciso criterio di catalogazione, che non sempre poi può essere allineato, per esempio, con i dati di ISTAT. Pertanto, vanno fatte delle comparazioni.
Questo abbiamo tentato di fare, costruendo un vocabolario di lettura dei dati. È già pronto ed è stato pubblicato il vocabolario relativo agli infortuni ed entro breve avremo quello sulle malattie. La collaborazione è quindi totale. La disponibilità dei dati aperti (gli open data) sia su infortuni, che su malattie (entro l'anno saranno disponibili quelli su malattie) mette anche a disposizione - speriamo tempestivamente - eventuali approfondimenti su richieste anche molto specifiche.
Data questa disponibilità, vengo brevemente alle risposte (vado in ordine di sensibilità personale). Quanto agli osservatori indipendenti, abbiamo più volte tentato di chiarire questo punto. Gli osservatori indipendenti spesso dicono: i dati dell'INAIL non sono completi. Questa è una ovvietà, perché l'INAIL può trattare soltanto i dati che riceve a seguito di denunce. Abbiamo tentato di spiegarlo in tante occasione: in tutte e tre le relazioni annuali che ho finora fatto, ho sottolineato questo aspetto.
Il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'INAIL ha sollecitato l'eventuale messa a punto di un centro unico presso l'INAIL dei dati di tutti gli infortuni, considerando anche dati relativi, per esempio, ai Vigili del fuoco e alle Forze dell'ordine, per completare questa panoramica e poter realizzare dentro l'INAIL una sorta di authority dei dati relativi a infortuni e malattie professionali. Abbiamo tutta la disponibilità per farlo; potremmo utilizzare strumenti raffinati e anche raccordare le serie storiche. Potremmo fare molte cose. Naturalmente c'è bisogno di bilateralità; da soli non possiamo completare i dati.
Allo stesso modo, da soli non riusciamo a dare una risposta che ci piacerebbe tantissimo dare, perché la domanda ce la poniamo anche noi: la riduzione del numero di infortuni è dovuta - e quanto è dovuta - a un calo di occupazione e, quindi, di esposizione al rischio, oppure è dovuta - e in che misura - alle attività di prevenzione? Anche a questa domanda non possiamo, con i dati dell'INAIL, rispondere. Infatti, come sapete, l'INAIL non conosce il numero delle teste assicurate; l'INAIL riesce a fare i conteggi soltanto sul numero delle denunce. Quindi, negli archivi dell'INAIL compaiono i soggetti soltanto quando - purtroppo - hanno un infortunio o una malattia. Che cosa stiamo facendo? Stiamo faticosamente tentando incroci con altre basi dati. Il numero che ho dato prima dell'indice di sinistrosità è il tentativo - sottolineo: approssimato - di calcolo del rapporto fra infortuni e periodo di esposizione al rischio. Lo stiamo facendo incrociando dei dati ISTAT. Naturalmente, se avessimo a disposizione dati precisi, potremmo mirare molto più efficacemente sia alle politiche, che alle diagnosi.
Agganciato a questo discorso c'è quello della cooperazione, sollevato dalla senatrice Fucksia. Naturalmente siamo disponibili a fare attività con parti terze; l'importante è che si riesca a raccogliere collaborazione. Ad esempio, abbiamo ereditato degli archivi, che furono di ISPESL, sulla cui qualità - dico sinceramente - non sappiamo dare un giudizio. Credo, per pregresso mestiere, che quando si utilizzano i dati sia necessario definire protocolli di data quality perché, altrimenti, poi inseriamo diagnosi che non sappiamo quanto essere affidabili. Questo discorso vale anche per la collaborazione con terze parti. Il discorso dei medici che la senatrice Fucksia ha fatto è un discorso che premerebbe molto fare, ma la raccolta dei dati non è sempre facile. La tempestività dei dati non è sempre facile. Mi fa impressione vedere la rilevazione dei dati che riguarda, per esempio, i siti esposti ad amianto: nella cartina dell'Italia a colori più o meno intensi, sulla base della quantità di dati trasmessi, vi sono ancora delle Regioni quasi bianche. L'avvio di questa attività risale a qualche decennio fa. Noi siamo disponibili; bisogna vedere quanta collaborazione c'è da parte dei soggetti con cui dobbiamo collaborare.
Quanto agli aspetti demografici, un'area di ricerca dell'INAIL sta studiando questo fenomeno: la problematica dell'invecchiamento e l'effetto di lavoratori più anziani e, quindi, per certi versi, più esposti al rischio.
Mi preme toccare un altro tema cui abbiamo appena accennato: mi riferisco al problema finanziario. È stata sollevata una questione che per noi è di primo piano e cioè il problema della solvibilità, o meglio, se posso usare una terminologia tecnica, la "solvibilità prospettiva" dell'INAIL. La gestione finanziaria dell'INAIL è un'attività molto delicata perché molto strutturata è la forma delle prestazioni che INAIL eroga. Se pensiamo soltanto alle rendite, alcune di esse vengono coperte con riserva matematica sull'importo di origine, ma poi vengono pagate a ripartizione per tutto quanto riguarda gli adeguamenti. Ciò significa che per far fronte alle prestazioni, dobbiamo gestire bene la riserva matematica, ma essere anche tranquilli che non vi sia un troppo violento calo dei premi perché la parte a ripartizione viene pagata con una quota dei premi e noi sappiamo che i premi sono in calo.
Per quanto riguarda la gestione della riserva tecnica, è stato toccato un aspetto davvero rilevante: abbiamo quasi 23 miliardi di euro in tesoreria, con rendimento nullo. Anche a questo proposito faccio un riferimento alla stampa: si parla con frequenza del famoso "tesoretto" dell'INAIL perché, purtroppo, nel bilancio, per usare le etichette del bilancio statale, quei 23 miliardi vengono definiti "disponibilità liquida". Ora, magari saranno anche fondi liquidi ma disponibili senz'altro non sono perché sono la copertura del debito che INAIL ha verso i suoi infortunati, o meglio di una parte del debito perché, come ho detto, parte della rendita, cioè tutta la rivalutazione, è pagata a ripartizione. Avere quella cifra in tesoreria, quindi, comporta un depauperamento strutturale nella capacità di solvibilità perché le riserve tecniche vengono calcolate al 2,5 per cento, mentre il rendimento di quei 23 miliardi è zero, il che significa che ogni anno abbiamo più di 500 milioni di depauperamento strutturale. Per essere in equilibrio dovremmo investire quei soldi almeno al 2,5 per cento. Questa è la situazione e io credo sia importante renderla nota e rifletterci perché risulta sgradevole leggere sui giornali che l'INAIL ha un tesoretto che potrebbe spendere nei modi più fantasiosi possibili, mentre l'Istituto ha il dovere di tutelare quel gruzzolo, anzi dovrebbe tenerlo bene in conto e soprattutto ben investito dato che il depauperamento è di prospettiva e andrebbe considerato.
Nel quadro dell'autonomia dell'Istituto, naturalmente, tutto potrebbe essere chiesto ma le situazioni le conosciamo.

LUCIBELLO
Anche se volessimo non ce lo farebbero svincolare.

DE FELICE
In conclusione, vi ringrazio per la vostra attenzione e confermo la nostra disponibilità a collaborare, anzi sottolineo il nostro interesse perché abbiamo verificato che, se abbiamo ormai sedimentato i dati analitici relativi agli infortuni, sulle malattie professionali ci è stato detto da medici dell'INAIL che i dati sono molto interessanti e non sono, per lo più, noti; quindi, se volete, appena saranno disponibili - e noi reputiamo entro l'anno - potremo senz'altro farne pubblico commento.

LUCIBELLO
Signora Presidente, devo completare il cahier de doléances dato che molti di voi saranno occupati, nei prossimi giorni, nell'esame del disegno di legge di stabilità.
Oltre alle difficoltà di ragionare in termini di tesoretto in relazione ai quasi 23 miliardi che giacciono in tesoreria (perché, anche se volessimo, il presidente ha ben spiegato che non possiamo), nessuno al Ministero dell'economia penserebbe a uno svincolo perché quell'aggregato è a garanzia del livello di debito e soprattutto del livello di fabbisogno; quindi lo svincolo di un miliardo determinerebbe un ricorso al mercato per reperire le risorse corrispondenti.
Faccio anche presente che, oltre alle difficoltà, dobbiamo segnalare che già con la legge di stabilità di quest'anno l'Istituto è tenuto a sostenere una minore entrata di 500 milioni di euro per far fronte alla riduzione di premi e contributi assicurativi disposti per un miliardo di euro per il 2014, 1 miliardo e 100 milioni per il 2015 e 1 miliardo e 200 milioni a regime dal 2016, salvo verifica di sostenibilità da parte dell'INAIL della quota di sua pertinenza, cioè 500 milioni.
Ricordo che sempre la legge di stabilità del 2014 ha demandato all'INAIL la copertura finanziaria di due importanti misure, in favore di infortunati e tecnopatici, quali l'incremento una tantum del 7,57 per cento dell'indennizzo per danno biologico, nonché il nuovo criterio di computo della rendita a superstiti, ancorata non più al minimale ma al massimale retributivo.
Ricordo anche che il disegno di legge di stabilità 2015 ha aggiunto altri 50 milioni di euro ai circa 142,5 milioni di tagli lineari strutturali, che è, in percentuale, la quota più elevata assegnata ad una pubblica amministrazione. Evidentemente ci si è dimenticati di quello che l'Istituto ha dato nel 2014. Quindi da un avanzo finanziario di 1,261 miliardi nel 2012, chiuderemo il 2014 più o meno in pareggio e con grandissime preoccupazioni per il 2015.

PRESIDENTE
Ringrazio i nostri ospiti per il loro intervento e auspico una proficua futura collaborazione della nostra Commissione con INAIL.
Dichiaro quindi conclusa l'audizione.


Fonte: Senato della Repubblica