Ministero della Salute
DIREZIONE GENERALE DELLA PREVENZIONE SANITARIA - UFFICIO VII

RELAZIONE DEL MINISTRO DELLA SALUTE AL PARLAMENTO SUGLI INTERVENTI REALIZZATI AI SENSI DELLA LEGGE 30.3.2001 N. 125 “LEGGE QUADRO IN MATERIA DI ALCOL E PROBLEMI ALCOL CORRELATI”
ANNO 2015

 

Presentata in Parlamento l'11 marzo 2016

INDICE

PREMESSA
PRESENTAZIONE

PARTE I
1. IL QUADRO EPIDEMIOLOGICO
1.1 I consumi di bevande alcoliche e i modelli di consumo
Il consumo di bevande alcoliche nel Mondo ed in Europa
Il consumo di bevande alcoliche nella popolazione italiana
I comportamenti di consumo a rischio
Evoluzione delle raccomandazioni nutrizionali italiane in tema di consumo di bevande alcoliche
1.2 La morbilità e la mortalità alcol correlate
Dimissioni ospedaliere con diagnosi di patologie totalmente alcol attribuibili
Le stime di mortalità dell’Istituto Superiore di Sanità
Gli incidenti stradali
1.3 Rilevazione statistica delle attività nel settore dell'alcoldipendenza
2. LA SPESA FARMACEUTICA PER LA TERAPIA FARMACOLOGICA DELLE ALCOLDIPENDENZE

PARTE II
3. I SERVIZI ALCOLOGICI E L'UTENZA DOPO L'EMANAZIONE DELLA LEGGE 30.3.2001 N.125 ANNI 2013- 2014
3.1 Il personale dei Servizi
3.2 Le caratteristiche demografiche dell’utenza
3.3 I consumi alcolici dell’utenza
3.4 I modelli di trattamento
3.5 La collaborazione dei Servizi con gli Enti e le Associazioni del volontariato, privato sociale e privato
Le Associazioni di Auto Mutuo Aiuto - AICAT, AA
Tabelle e grafici

PARTE III
4. GLI INTERVENTI DEL MINISTERO DELLA SALUTE IN ATTUAZIONE DELLA LEGGE 30.3.2001 N. 125
4.1 Gli interventi di indirizzo
4.2 Gli interventi in materia di informazione e comunicazione
4.3 La partecipazione alle politiche internazionali
4.4 L'utilizzo dei finanziamenti previsti dalla legge 125/2001ai fini del monitoraggio

PARTE IV
5. I CONSUMI ALCOLICI E I MODELLI DI CONSUMO NELLE REGIONI
6. LA RILEVAZIONE DEGLI INTERVENTI E DELLE ATTIVITÀ DELLE REGIONI E PROVINCE AUTONOME IN ATTUAZIONE DELLA LEGGE 30.3.2001 n. 125
6.1 Iniziative adottate per favorire l’accesso ai trattamenti sanitari e assistenziali e per migliorarne la qualità
6.2 Iniziative adottate per favorire l’informazione, la prevenzione e l’educazione sui danni alcol correlati
6.3 Iniziative adottate per garantire adeguati livelli di formazione e aggiornamento del personale addetto
6.4 Iniziative adottate per promuovere la ricerca e la disponibilità di formazione specialistica a livello universitario
6.5 Iniziative adottate per favorire le associazioni di auto-mutuo aiuto e le organizzazioni del Privato sociale no profit
6.6 Strutture di accoglienza realizzate o presenti sul territorio per i fini di cui all’art. 11
6.7 Protocolli di collaborazione o convenzioni stipulate con enti e associazioni pubbliche o private operanti per le finalità della legge
6.8 Attività di collaborazione con le competenti istituzioni dell’Amministrazione dell'Interno, municipali o altre per il rispetto delle disposizioni in materia di pubblicità, vendita e guida
6.9 Attività o progetti messi in atto per assicurare la sicurezza sui luoghi di lavoro
6.10 Provvedimenti adottati per assicurare l’erogazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale dei farmaci per terapie antiabuso o anticraving dell’alcolismo
6.11 Progetti o iniziative di particolare rilevanza realizzati dalle Regioni in adesione agli orientamenti e ai principi della legge 125/2001 207

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PREMESSA
L’art. 8 della legge 30.3.2001 n. 125 dispone che il Ministro della Salute trasmetta al Parlamento una relazione annuale sugli interventi realizzati ai sensi della stessa legge da predisporre sulla base delle relazioni che le Regioni e Province Autonome sono annualmente tenute a trasmettere al Ministero ai sensi dell’art. 9 comma 2 della legge medesima.
La presente Relazione si riferisce agli interventi effettuati dalle Regioni nel corso dell’anno 2014 e dal Ministero della Salute nell’anno 2015.
La Relazione al Parlamento viene annualmente curata dalla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria - Ufficio VII, avvalendosi anche di informazioni pertinenti fornite da diversi uffici delle Direzioni Generali del Ministero della Salute.
Per l’elaborazione della presente Relazione al Parlamento, il Ministero della Salute, inoltre, si è avvalso della collaborazione di diversi patners che hanno apportato contributi di notevole interesse scientifico e conoscitivo del fenomeno correlato al consumo di alcol.
Pertanto si ringrazia:
*l’Istituto Superiore di Sanità - CNESPS - Osservatorio Nazionale Alcol e C. C del WHO *l’Istituto Superiore di Sanità - Ufficio di Statistica
*l’ISTAT -Direzione Centrale delle Statistiche socio-demografiche e ambientale, Servizio Struttura e Dinamica Sociale
*ISTAT - Direzione Centrale delle Statistiche socio-demografiche e ambientale; Servizio Sanità, salute e assistenza; Incidentalità stradale
*CREA-AN, Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione del CREA (ex-INRAN)
*AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco
*Gruppo Interregionale Alcol - FVG
*Centro Alcologico Regionale Toscano
*AICAT, Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali
*AA, Alcolisti Anonimi

PRESENTAZIONE
Nell’ultimo decennio si è andato progressivamente affermando il consumo di alcol occasionale e al di fuori dei pasti, mentre risulta meno diffuso, pur persistendo nella popolazione adulta e anziana, il modello tradizionale di consumo basato sull’assunzione di vino durante i pasti.
Il fenomeno del binge drinking, che comporta l’assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo, soprattutto nella popolazione più giovane, costituisce un serio problema di sanità pubblica ed è da diversi anni all’attenzione dell’Organizzazione mondiale della Sanità e dell’Unione Europea oltre che degli ambienti scientifici.
Secondo i dati ISTAT, nel corso del 2014 ha consumato almeno una bevanda alcolica il 63% degli italiani di 11 anni e più (pari a 34 milioni e 319 mila persone), con prevalenza notevolmente maggiore tra i maschi (76,6%) rispetto alle femmine (50,2%).
Il 22,1% dei consumatori (12 milioni circa di persone) beve quotidianamente (33,8% tra i maschi e 11,1% tra le femmine).
Nel decennio 2005-2014 l’ISTAT ha rilevato la diminuzione della quota di consumatori totali (dal 69,7% del 2005 al 63,0% del 2014), la diminuzione della quota di consumatori giornalieri (dal 31% del 2005 al 22,1% del 2014), l’aumento dei consumatori occasionali (dal 38,6% del 2005 al 41,0% del 2014), l’aumento dei consumatori fuori pasto (dal 25,7% del 2005 al 26,9% del 2014).
Nel 2014 si osserva ancora un lieve calo rispetto all’anno precedente dei consumatori giornalieri (nel 2013 rappresentavano il 22,7% e nel 2014 il 22,1%) mentre continuano a crescere i consumatori fuori pasto (nel 2013 erano il 25,8% e nel 2014 erano il 26,9%).
Il consumo fuori pasto è soprattutto diffuso tra i giovani (18-24 anni) e i giovani adulti (25¬44), che lo adottano spesso nell’ambito di occasioni e contesti legati al divertimento e alla socializzazione. Continua in modo preoccupante la crescita negli ultimi dieci anni del consumo fuori pasto tra le femmine che sono passate dal 14,9% del 2005 al 16,5% del 2014, tale crescita nelle femmine si è verificata in tutte le fasce di età, mentre il dato complessivo dei consumi fuori pasto tra i maschi risulta in lieve diminuzione (37,3% nel 2005, 36,1% nel 2014).
Desta particolare allarme il fenomeno del binge drinking, con gravi rischi per la salute e la sicurezza non solo del singolo bevitore ma anche dell’intera società. Nel 2014, il 10,0% degli uomini e il 2,5% delle donne di età superiore a 11 anni hanno dichiarato di aver consumato 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione almeno una volta negli ultimi 12 mesi che corrispondono ad oltre 3.300.000 persone di età superiore a 11 anni, con una frequenza che cambia a seconda del genere e della classe di età della popolazione. Le percentuali di binge drinker sia di sesso maschile che femminile aumentano progressivamente nel secondo decennio di vita e raggiungono i valori massimi tra i 18-24enni (M=21,0%; F=7,6%); oltre questa fascia di età le percentuali diminuiscono nuovamente per raggiungere i valori minimi nell’età anziana (M=2,1%; F=0,3%). La percentuale di binge drinker di sesso maschile è statisticamente superiore al sesso femminile in ogni classe di età ad eccezione degli adolescenti, (11-15 anni), ossia quella fascia di popolazione per la quale la percentuale dovrebbe essere zero a causa del divieto per legge della vendita e somministrazione di bevande alcoliche al di sotto della maggiore età.
Al fine di prevenire nella popolazione italiana l’esposizione a rischi per la salute del singolo bevitore e per la sicurezza sociale, soprattutto in relazione agli incidenti stradali, agli incidenti sul lavoro e alle violenze di vario genere, è molto importante monitorare attentamente i comportamenti di consumo a rischio e quindi individuare interventi di Sanità Pubblica mirati al contenimento. Sono molteplici i parametri da prendere in considerazione per una corretta valutazione dei rischi: le quantità assunte, la frequenza del consumo, la concomitanza del consumo ai pasti, la capacità di metabolizzare l’alcol in relazione al sesso e all’età, le controindicazioni al consumo di alcol in relazione alle condizioni di salute, l’assunzione concomitante di farmaci e di sostanze psicoattive e la valutazione del contesto in cui avviene il consumo di bevande alcoliche.
L’Istituto Superiore di Sanità (Osservatorio Nazionale Alcol - CNESPS), tenendo conto anche delle indicazioni della WHO, della Società Italiana di Alcologia (SIA), e dei nuovi livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti (LARN) ha costruito un indicatore di sintesi, coerente e aggiornato, per monitorare il consumo a rischio nella popolazione italiana. L’indicatore esprime adeguatamente la combinazione dei due principali comportamenti a rischio: il consumo abituale, quotidiano eccedentario ed il binge drinking. Le nuove indicazioni scientifiche hanno stabilito di considerare il livello di consumo zero come livello di riferimento per la popolazione non a rischio di età inferiore ai 18 anni di entrambi i sessi; di conseguenza è opportuno considerare a rischio gli individui al di sotto della maggiore età (18 anni) che hanno consumato una qualsiasi bevanda alcolica; sono invece da considerare a maggior rischio gli uomini che hanno superato un consumo quotidiano di due Unità Alcoliche standard (UA), le donne e gli anziani che hanno superato un consumo quotidiano di una UA e tutte le persone, indipendentemente dal sesso e l’età, che hanno praticato il binge drinking almeno una volta nel corso dell’anno.
La prevalenza dei consumatori a rischio, elaborata attraverso l’indicatore di sintesi, è stata nel 2014 del 22,7% per uomini e dell’8,2% per donne di età superiore a 11 anni, per un totale di quasi 8.300.000 individui (M=6.000.000, F=2.300.000) che nel 2014 non si sono attenuti alle nuove indicazioni di salute pubblica. Tali dati sono leggermente in calo rispetto all’anno precedente quando si registrava una prevalenza rispettivamente del 23,4% per gli uomini e dell’8.8% delle femmine per un totale di 8.600.000 individui.
L’analisi per classi di età mostra che la fascia di popolazione più a rischio per entrambi i generi è quella dei 16-17enni (M=46,91%, F=39,5%), che non dovrebbero consumare bevande alcoliche e quella degli uomini così detti “giovani anziani”, cioè i 65-74enni. Verosimilmente a causa di una carente conoscenza o consapevolezza dei rischi che l’alcol causa alla salute, circa 700.000 minorenni e 2.700.000 ultra sessantacinquenni sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate, persone quindi che non sono identificate precocemente e sensibilizzate sul loro consumo non conforme alle raccomandazioni di sanità pubblica. Le quote percentuali di consumatori a rischio di sesso maschile sono superiori a quelle delle donne per tutte le classi di età, ad eccezione di quella dei minorenni, soprattutto nelle fasce più giovani, dove invece le differenze non raggiungono la significatività statistica. Complessivamente la prevalenza dei consumatori a rischio è diminuita rispetto al 2007 di circa 6,1 punti percentuali (punti percentuali) (M=-7,9pp, F=-4,4pp). L’analisi del trend mostra che nel corso degli ultimi otto anni si è registrata una progressiva diminuzione della prevalenza di consumatori a rischio di età superiore a 11 anni per entrambi i sessi (M=-7,2 p.p.; F=- 3,7 p.p.).
Lo studio sui consumi alcolici nelle Regioni Italiane dimostra che il consumo di alcol nell’anno è più diffuso nel Centro-nord, soprattutto nel Nord-est ed in particolare tra i maschi. Nel 2014, rispetto all’anno precedente, si osserva nel Nord-est una diminuzione nel consumo di alcol nell’anno (da 68,7 a 67%), e una diminuzione anche al Centro (da 65,5% a 62,3%). Nell’Italia meridionale si registra una riduzione soprattutto nel consumo di alcol giornaliero (da 22,1% a 20,3%).
Considerando l’ampiezza demografica dei Comuni, la quota di consumatori nell’anno è più elevata nei Comuni metropolitani e nei Comuni con più di 50.000 abitanti; nei Comuni fino a duemila abitanti è, invece, più alta la percentuale dei consumatori giornalieri. Rispetto al 2013, si riducono in maniera significativa sia la quota di consumatori nell’anno sia quella di consumatori giornalieri nei Comuni con più di 50.000 abitanti.
Dall’analisi del tipo di bevande consumate si conferma la tendenza già registrata negli ultimi dieci anni che vede una progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono solo vino e birra, soprattutto fra i più giovani e le donne e un aumento della quota di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, aumento che si registra nei giovani e i giovanissimi ma in misura percentuale maggiore negli adulti oltre i 44 anni e gli anziani. Tra i giovani di 18-24 anni è in crescita il consumo di altri alcolici (aperitivi alcolici, alcolpops) oltre a vino e birra. Per tutte le altre classi di età si osserva, tra gli uomini, una diminuzione sia il numero di quanti consumano solo vino e birra sia la quota di chi beve anche altri alcolici come aperitivi, amari e superalcolici; tra le donne è stabile la quota di chi beve anche altri alcolici ed è in diminuzione il numero di coloro che bevono solo vino e birra. In ogni caso complessivamente tra le bevande consumate nel 2014 il vino resta al primo posto seguito dalla birra e quindi al terzo posto altri alcolici (aperitivi, amari e superalcolici).
L’alcoldipendenza è a tutt’oggi un ambito che continua a necessitare di grande attenzione per le implicazioni sanitarie e sociali che ne derivano. La stima puntuale del numero di alcoldipendenti presenti nel nostro Paese ha finora presentato difficoltà di vario tipo e non esistono ancora dati ufficiali in merito. Per una valutazione del fenomeno è comunque utile tener conto, fra gli altri elementi, del numero di alcoldipendenti in trattamento nei Servizi alcologici pubblici nonché del numero dei soggetti e delle famiglie che frequentano a scopo riabilitativo i gruppi di auto-mutuo aiuto o le associazioni no profit che operano in collaborazione con gli stessi servizi pubblici o in maniera autonoma. Nel 2013 e nel 2014 sono stati presi in carico presso i Servizi dedicati o nei gruppi di lavoro all’interno dei Servizi rispettivamente 69.880 e 72.784 soggetti. L’utenza è andata tendenzialmente aumentando nel tempo; negli anni più recenti il trend crescente è soprattutto evidente per gli utenti già in carico e rientrati. Il rapporto M/F mostra una maggiore presenza maschile, che risulta ancor più evidente al centro-sud. Nel tempo si è assistito ad un progressivo invecchiamento dell’utenza, particolarmente evidente nell’ultimo triennio, che ha riguardato tutte le categorie di utenti. Tuttavia, come atteso, i nuovi utenti sono più giovani degli utenti già in carico o rientrati: nel 2014 si osserva che il 12,4% dei nuovi utenti ha meno di 30 anni mentre per i vecchi questa percentuale è pari al 6,7%; gli ultracinquantenni sono invece il 35,5% per i nuovi utenti e il 43,4% per quelli già in carico, confermando un’età media superiore degli utenti già in carico
Analizzando i programmi di trattamento si osserva che nel 2014 il 25,7% degli utenti è stato sottoposto a trattamenti medico-farmacologici in regime ambulatoriale, il 24,8% al “counseling" rivolto all’utente o alla famiglia, il 5,5% è stato inserito in gruppi di auto/mutuo aiuto; per il 15,8% si è scelto un trattamento socio-riabilitativo, mentre l’inserimento in comunità di carattere residenziale o semiresidenziale ha riguardato solo il 2,5% degli alcoldipendenti; i trattamenti psicoterapeutici sono stati attivati per l’ 11,1% degli utenti. Il ricovero ha riguardato il 4,1% del totale degli utenti rilevati (2,7% in istituti pubblici, 1,4% in case di cura private convenzionate); in entrambi i casi la causa principale di ricovero è rappresentata dalla sindrome di dipendenza da alcol.
Dall’anno della loro prima costituzione, avvenuta con D.M. del 1996, il numero dei Servizi alcologici è progressivamente aumentato, accompagnandosi a un contestuale, progressivo calo dei ricoveri ospedalieri per sindrome di dipendenza da alcol. Tuttavia resta ancora una rilevante criticità la frammentazione dell’organizzazione dei Servizi nelle varie Regioni.
È cresciuto nel contempo anche il numero complessivo delle unità di personale addette al trattamento dell’alcol dipendenza, gran parte di tale personale tuttavia risulta addetto solo parzialmente ai Servizi alcologici e il numero degli addetti esclusivi resta ancora troppo basso rispetto al fabbisogno, soprattutto tra i medici e gli psicologi, nonostante l’aumento rilevato negli ultimi anni. Il buon funzionamento dei Servizi alcologici viene favorito da una diffusa collaborazione con la rete dei gruppi di auto-mutuo aiuto, espressamente prevista dalla legge 125/2001, per attività che riguardano prevalentemente la riabilitazione degli alcoldipendenti ma spesso anche la sensibilizzazione e informazione della popolazione generale.
Il consumo complessivo farmaceutico (convenzionata + non convenzionata) dei medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza alcolica a carico del SSN ammonta nel 2014 a 6.870.107 dosi mentre nel 2013 le dosi erano state 10.527.916. Pertanto, nel 2014 rispetto all’anno precedente, il consumo è diminuito del -35% (rispettivamente -43% la farmaceutica non convenzionata e +9% la farmaceutica convenzionata).
La spesa farmaceutica complessiva (convenzionata + non convenzionata) dei medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza alcolica a carico del SSN ammonta a 8.114.569 euro per l’anno 2014. L’87% della spesa è attribuibile agli acquisti effettuati dalle strutture pubbliche, comprendente i consumi sia di ambito ospedaliero che tramite la distribuzione diretta e la distribuzione per conto; il restante 13% è relativo al canale delle farmacie aperte al pubblico. Tra il 2007 e il 2013 l’andamento della spesa complessiva ha registrato un aumento del +81%, mentre rispetto all’anno precedente, 2013, la spesa è aumentata del +8%.
In conclusione, l’andamento generale dei consumi e della spesa farmaceutica registrano uno spostamento delle prescrizioni verso le strutture pubbliche, attribuibile al forte incremento dell’utilizzo dell’acamprosato e del disulfiram. La spesa di questi farmaci registra una riduzione delle vendite presso le farmacie aperte al pubblico, ascrivibile alla diminuizione degli acquisti dell’acamprosato, facendo ipotizzare uno spostamento degli acquisti di questo medicinale dalle farmacie territoriali verso le strutture sanitarie pubbliche.
L’elaborazione dei dati provenienti dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) confermano anche per l’anno 2014 l’andamento in calo del numero delle diagnosi ospedaliere per patologie totalmente alcol attribuibili. La tipologia diagnostica prevalente per entrambi i generi è la cirrosi epatica alcolica (40,5%) immediatamente seguita dalla sindrome di dipendenza da alcol (26,3%) e poi da abuso di alcol (12,8%). Va peraltro evidenziato che l’andamento nel tempo del numero assoluto delle diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica, a partire dal 2007 si presenta in progressivo calo, soprattutto negli ultimi anni.
Dai dati forniti dall’ISTAT ed elaborati dall’ISS (ONA-CNESPS e Ufficio di Statistica) relativi ai decessi totalmente alcol-attribuibili, si evince che rispetto al 2007 il fenomeno nel corso degli anni è andato progressivamente diminuendo. Infatti, negli anni più recenti, dal 2007 al 2012, la mortalità per patologie alcol-attribuibili è diminuita per entrambi i generi e in tutte le classi di età.
Il dato più recente attualmente disponibile si riferisce ai decessi avvenuti in Italia nel 2012; le analisi includono tutti i residenti in Italia (sia cittadini italiani che stranieri).
Nell’anno 2012 il numero di decessi di persone di età superiore a 15 anni per patologie totalmente alcol-attribuibili è stato pari a 1.308, di cui 1.050 (80,3%) uomini e 258 donne (19,7%); questi numeri se rapportati alla popolazione corrispondono a circa 4.3 decessi per milione di abitanti tra gli uomini e 1 decesso per milione tra le donne. Le due patologie che causano il numero maggiore di decessi, sia tra gli uomini che tra le donne, sono le epatopatie alcoliche e sindromi psicotiche indotte da alcol che nel complesso causano oltre il 95% dei decessi alcol-attribuibili.
Di grande rilievo per completare la panoramica inerente la morbosità e la mortalità alcol-correlata rientra anche l’analisi del fenomeno riguardante l’inridentalità stradale. Nel 2014, in Italia si sono verificati 177.031 incidenti stradali con lesioni a persone, che hanno provocato la morte di 3.381 persone (entro il 30° giorno) e il ferimento di altre 251.147. Rispetto al 2013, il numero di incidenti scende del 2,5%, quello dei feriti del 2,7% mentre per il numero dei morti la flessione è molto contenuta: -0,6%.
Al fine di fornire informazioni a corredo della rilevazione degli incidenti stradali, per il 2014 sono state rese disponibili anche le informazioni sulle violazioni agli articoli del Codice della strada contestate da Polizia Stradale, Arma dei Carabinieri e Polizie municipali o locali. Per quanto concerne la Guida in stato di ebbrezza alcolica (violazione articolo 186) e la Guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti (violazione articolo 187), nel 2014 la Polizia stradale ha effettuato rispettivamente 21.703 (1,5% sul totale violazioni Titolo V) e 1.462 contravvenzioni. I Carabinieri ne hanno registrate 16.666 per l’art. 186 (3,2% sul totale violazioni Titolo V) a fronte di 34.119 controlli su strada con etilometro e 2.178 per l’art.187. Per le stesse infrazioni la Polizia municipale o locale dei Comuni capoluogo di provincia ha dichiarato invece di avere elevato rispettivamente 5.356 e 754 contravvenzioni. Il numero di controlli mirati alla rilevazione di comportamenti scorretti, in particolare legati alla guida in stato di ebbrezza, dipende sicuramente anche dalle dotazioni di etilometri e precursori a disposizione delle Forze dell’Ordine. Purtroppo la dotazione di etilometri e di precursori a disposizione delle Forze dell’Ordine è ancor oggi inadeguata. Dai dati provenienti dai procedimenti penali definiti nelle Procure della Repubblica, infine, si possono avere informazioni sulle persone per cui si è proceduto all’inizio dell’azione penale nelle Procure per tipo di reati ad essi ascritti. Nel 2013, i conducenti che guidavano sotto l’influenza dell’alcol sono stati 49 mila circa, valore in calo del 23,9% rispetto all’anno precedente. I conducenti di età inferiore a ventuno anni, i neo-patentati e chi esercita professionalmente l’attività di autotrasportatore che guidavano sotto l’influenza dell’alcol nel 2013 erano 2 mila 400, in calo del 15,9% rispetto al 2012. I valori assoluti presentati, benché forniscano elementi per valutare la dimensione del fenomeno, sono, comunque, legati al numero dei controlli effettuati dalle Forze dell’Ordine.
Il “Global status report on alcohol and health 2014” ovvero “Rapporto Globale su alcol e salute 2014" dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ultima pubblicazione risale al 12 maggio 2014, fornisce un profilo nazionale sul consumo di alcol in 194 Stati membri della OMS, sull'impatto sulla salute pubblica e suggerisce le scelte politiche che devono essere perseguite. Il rapporto enuncia che nel 2012 l’uso di alcol ha causato nel mondo 3,3 milioni di morti ovvero il 5,9% di tutti i decessi nonché il 5,1% degli anni di vita persi a causa di malattia, disabilità o morte prematura (Disability Adjusted Life Years, DALYs) attribuibili all’alcol. La Regione Europea risulta essere l'area del mondo con i più alti livelli di consumo di alcol e di danni alcol correlati.
I litri di alcol puro medio pro capite consumati nella popolazione ultra quindicenne tra il 1980 e il 2010 sono diminuiti sia in Europa che in Italia.
L’Italia, inizialmente collocata tra i Paesi con il consumo medio pro capite più elevato, nel 2010 e per il terzo anno consecutivo, è quello con il valore più basso tra tutti i 28 Paesi considerati dell’UE con 6,1 litri, valore ormai vicino a quello raccomandato dall’O.M.S. ai Paesi della Regione europea per l’anno 2015 (6 litri l’anno per la popolazione al di sopra dei 15 anni e 0 litri per quella di età inferiore).
Certamente questo dato riconosciuto a livello internazionale sembra confermare la validità delle politiche di contrasto attivate a livello nazionale e regionale e incoraggia, in linea con gli orientamenti della legge 125/2001, un loro ulteriore rafforzamento.
*Nello spirito della legge 125/2001 il Ministero della Salute ha sostenuto e sostiene politiche sull’alcol in linea con gli orientamenti approvati in ambito internazionale, sia a livello di Unione Europea che di Organizzazione Mondiale della Sanità. A tale proposito particolare valenza strategica rivestono la Strategia Comunitaria 2006-2012 per la riduzione dei danni alcol correlati (European Alcohol Action Plan), la Strategia Globale 2010 dell’OMS per la riduzione del consumo dannoso di alcol (Global Strategy on alcohol) e più recentemente, il Piano di azione per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2013-2020 (Action Plan for the Global Strategy for the Prevention and Control of Non-communicable Disease 2013-2020-WHO), nell’ambito del quale è prevista per i prossimi anni una riduzione del consumo dannoso di alcol pari al 10%. In ambito OMS inoltre importante documento di riferimento resta per il nostro Paese il nuovo Piano di Azione Europeo per l’Alcol 2012-2020 (European Alcohol Action Plan 2012-2020), un importante obiettivo di tale Piano di Azione è stato recentemente raggiunto dall’Italia con l’introduzione del divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, che il Piano propone agli Stati Membri nell’ambito della specifica area strategica finalizzata alla riduzione della disponibilità dell’alcol.
Le strategie e i piani elaborati in ambito U.E. e nel contesto internazionale hanno ripetutamente sottolineato e rafforzato nel tempo l’importanza di sviluppare e sostenere un sistema locale di monitoraggio alcol-correlato in grado di garantire da un lato, una valutazione dell’impatto socio-sanitario del consumo di alcol nella popolazione, dall’altro, di fornire informazioni puntuali sullo stato di avanzamento delle iniziative di contrasto adottate ed eventualmente riadattate sulla base di bisogni socio-sanitari emergenti. Per il raggiungimento dei predetti obiettivi il Ministero della Salute Italiano, tramite il Centro Collaboratore OMS per la Ricerca e la Promozione della Salute su Alcol e Problematiche di Salute Alcol-correlate presente presso l’Istituto Superiore di Sanità, collabora all’attuazione delle azioni finalizzate alla definizione, monitoraggio e valutazione delle politiche europee ed internazionali sull’alcol. In particolare il Ministero, tramite il Centro Collaboratore, è attualmente e sarà impegnato in futuro nel supporto e nell’attivazione di attività formali di data collection e reporting annuale da parte del Ministero della Salute all'OMS (svolte dall'Osservatorio Nazionale Alcol) per lo "EU Status Report on Alcohol " e del "Global Status Report on alcohol" secondo un sistema di indicatori complessivi e di sintesi che il Centro Collaboratore OMS e l'Osservatorio Nazionale Alcol sono chiamati a predisporre anche per l'OMS nel Working Group specifico attivato presso l'Ufficio OMS EURO di Copenaghen.
Numerose sono anche le attività progettuali europee a sostegno di un sistema di monitoraggio alcol-correlato condiviso, tra queste la “Joint Action RARHA” per il quale il Ministero della Salute ha finanziato un progetto CCM - “ITA-RARHA”, a supporto della Joint Action europea seguita per il Ministero della Salute dall’Osservatorio Nazionale Alcol (ONA-CNESPS) su mandato formale. La Joint Action ha lo scopo di sostenere la collaborazione tra gli Stati Membri al fine di migliorare la comparabilità dei dati sul consumo, il rischio e il danno alcol-correlato e favorire approcci comuni ed efficaci d’informazione e sensibilizzazione rivolti alla popolazione.
Inoltre, l’Italia ha partecipato attivamente ai lavori per la predisposizione del Piano di Azione Europeo sulla prevenzione dei danni alcol correlati nei settori del bere giovanile e del bere pesante episodico, “Action Plan on Youth Drinking and on Heavy Episodic Drinking (Binge Drinking) " pubblicato in data 16 settembre 2014. Il Piano di azione considera sei aree di azioni prioritarie: ridurre il binge drinking; ridurre l'accesso e la disponibilità delle bevande alcoliche ai giovani; ridurre l'esposizione dei giovani alla pubblicità e al marketing delle bevande alcoliche; ridurre il danno da alcol in gravidanza; assicurare un ambiente sicuro e salutare ai giovani; supportare il monitoraggio e incrementare la ricerca.
Nel corso del 2015 si sono svolti numerosi incontri orientati alla discussione di merito dello “Scoping Paper” per una rinnovata Strategia Comunitaria sull’Alcol come richiesto dagli Stati Membri. Nel corso delle riunioni del CNAPA in Lussemburgo è stato, come di consueto, assicurato l’aggiornamento periodico sull’implementazione nazionale delle misure legislative, delle iniziative di prevenzione e delle strategie specifiche indicate dalla Strategia Comunitaria per la riduzione dei danni e del rischio alcol correlati e risultante in una serie di azioni ritenute efficaci secondo un approccio multisettoriale, tramite interventi o Piani di azione nazionali, come il Piano Sanitario Nazionale e il Piano di Prevenzione.
Dai dati nazionali, si evince la necessità di mantenere alta l’attenzione soprattutto per i modelli di consumo di alcol più rischiosi per la salute (consumo abituale eccedentario e binge drinking) e in particolare per gruppi specifici di popolazione più a rischio (giovani e anziani). Per queste finalità andranno pertanto rivolti adeguati interventi di prevenzione in grado di adattarsi ai diversi contesti culturali e sociali, tenendo conto delle evidenze emerse dall’attuale ricerca scientifica ed epidemiologica.
Il consumo alcolico dei giovani deve essere monitorato con particolare attenzione in quanto può comportare non solo conseguenze patologiche molto gravi quali l’intossicazione acuta alcolica e l’alcoldipendenza, ma anche problemi sul piano psicologico e sociale, influenzando negativamente lo sviluppo cognitivo ed emotivo, peggiorando le performances scolastiche, favorendo aggressività e violenza. Per prevenire tali conseguenze è necessario rafforzare nei giovani la capacità di fronteggiare le pressioni sociali al bere operando in contesti significativi quali la scuola, i luoghi del divertimento, della socializzazione e dello sport. Inoltre per i giovani che manifestano comportamenti di grave abuso è necessario prevedere efficaci azioni di intercettazione precoce e di counseling per la motivazione al cambiamento, con eventuale avvio ad appropriati interventi di sostegno per il mantenimento della sobrietà. Per la protezione dei giovani appare importante anche la collaborazione dei settori della distribuzione e vendita di bevande alcoliche, che devono essere opportunamente sensibilizzati sulla particolare responsabilità del proprio ruolo anche ai fini di una corretta applicazione del divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, recentemente introdotto con la legge 8.11.2012 n. 189. Nella fascia di popolazione giovanile si sta assistendo sempre più al cambiamento del consumo alcolico femminile che tende alla omologazione con i maschi nella assunzione di comportamenti a rischio. Pertanto, occorre curare maggiormente l’informazione delle donne sulla specificità dei loro rischi nel consumo dell’alcol, sia in relazione alla propria salute che a quella del feto (Sindrome Feto-Alcolica - FAS). In particolare a tutte le donne in gravidanza dovrebbero essere offerte dai competenti servizi socio-sanitari informazioni e consigli specifici per evitare di bere, secondo quanto raccomandato dalla Strategia Comunitaria per la riduzione dei danni alcol correlati e dal Piano di Azione Europeo per l’alcol dell’OMS.
La popolazione più anziana deve essere aiutata a superare le difficoltà soprattutto culturali che ostacolano l’adeguata percezione dei rischi correlati al consumo alcolico più tradizionale, ricevendo istruzioni chiare e sicure sui limiti da rispettare per un consumo realmente moderato, in relazione all’età, al genere e alle patologie più frequenti ed ai farmaci assunti. A tale finalità possono dare un importante contributo gli operatori socio-sanitari, tramite una formazione che li renda consapevoli della specificità del rischio alcol per le persone anziane e offra loro adeguati strumenti per aiutare gli anziani al rispetto dei parametri di consumo prescritti. Gli operatori sanitari, e in particolare i medici di base, possono svolgere un importante ruolo di prevenzione per tutte le categorie di popolazione dedicando una maggiore attenzione ai consumi alcolici dei propri assistiti.
Tutte queste tematiche sono state esaminate nell’ambito del gruppo di lavoro sulla sanità Pubblica che si riunisce in ambito europeo e che, per quanto concerne le politiche sull’alcol, ha definito un documento conclusivo sulla strategia europea per la riduzione del rischio correlato all’alcol, con l’attivo contributo del Ministero della Salute. Il documento è stato approvato ufficialmente in sede di Consiglio Europeo in data 7.12.2015 sotto la Presidenza lussemburghese.
La prevenzione del consumo a rischio di alcol richiede cooperazione e coordinamento tra numerosi soggetti e diverse Istituzioni/Amministrazioni. La collaborazione intersettoriale, infatti, permette lo sviluppo di azioni sui determinanti di salute secondo modalità più efficaci, efficienti o sostenibili rispetto a quelle che potrebbero essere intraprese dal solo settore sanitario, da attivare nei luoghi o nei contesti sociali in cui le persone vivono, lavorano o interagiscono tra loro, in linea con gli obiettivi del WHO - Global Action Plan for the prevention and control of non-communicable diseases 2014—2020.
Il Programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”, approvato dal Governo (DPCM 4 maggio 2007), in accordo con le Regioni e le Province autonome, promuove a livello nazionale una strategia per salvaguardare la salute come bene pubblico, attraverso l’integrazione di azioni che competono alla collettività e quelle di cui sono responsabili i singoli cittadini. Il programma mira, dunque, a sviluppare l’impegno condiviso e collaborativo di tutti i settori della società e il coinvolgimento del settore sanitario per azioni specifiche di prevenzione e cura delle malattie, rafforzando politiche e interventi che tengano in debito conto tutti i “determinanti della salute”, attraverso l’attuazione di adeguate politiche “intersettoriali” a livello nazionale, regionale e locale. Pertanto, negli ultimi anni, attraverso l’attuazione del Programma “Guadagnare Salute”, si sta assistendo ad un progressivo cambiamento della visione e degli approcci in tema di promozione della salute, che riguarda in primo luogo proprio il mondo sanitario e quello della scuola, consentendo finalmente il consolidamento del concetto di “promozione della salute” come quel processo che mette le persone e le comunità in grado di assumere decisioni, e la cui responsabilità non è esclusiva del settore sanitario. In questo ambito è di grande importanza l’attuazione del Protocollo d’Intesa tra Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero della Salute “Per la tutela del diritto alla salute, allo studio e all’inclusione” sottoscritto ad aprile 2015. Tra le aree prioritarie di intervento individuate, per quanto attiene al diritto alla salute, vi sono quelle sono relative alla promozione di corretti stili di vita e alla prevenzione delle dipendenze da sostanze d'abuso e delle dipendenze comportamentali, alla promozione della cultura delle vaccinazioni, alla promozione di una corretta relazione di genere, attraverso interventi sulle tematiche dell’affettività.
Il Programma Guadagnare Salute, al fine di promuovere la salute e contrastare l’epidemia di malattie cronico generative interviene principalmente attraverso strategie di popolazione finalizzate a diffondere e facilitare la scelta di stili di vita corretti. Il Piano Nazionale della Prevenzione 2014- 2018 ha fatto proprio l’approccio di popolazione di Guadagnare Salute e ha individuato un numero limitato di macro obiettivi a elevata valenza strategica, perseguibili contemporaneamente da tutte le Regioni, attraverso la messa a punto di piani e programmi che, partendo dagli specifici contesti locali, nonché puntando su un approccio il più possibile intersettoriale e sistematico, permettano di raggiungere i risultati attesi.
Il Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018, infatti, rinnova l’attenzione focalizzata alla prevenzione delle malattie cronico-degenerative che spesso hanno in comune alcuni fattori di rischio in gran parte correlati a comportamenti individuali non salutari tuttavia modificabili come abuso di alcol. Il nuovo PNP individua in due macro obiettivi le strategie di prevenzione da attuare per la fascia di popolazione giovanile e per le età successive; sia il macro obiettivo “Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle MCNT” sia il macro obiettivo “Prevenire la dipendenza da sostanze” prevedono azioni svolte in setting specifici per giungere ad incidere sulla popolazione giovanile principalmente (scuole, famiglie, luoghi di svago). Le strategie individuate sono essenzialmente focalizzate sia sulla potenzialità delle capacità personali (ad esempio competenze socio-emotive e relazionali) sia su azioni di conferma e di rinforzo dell’ambiente di vita attraverso i metodi “life skills education” e “peer education”. Si tratta di diffondere un approccio educativo centrato sul potenziamento dei fattori positivi e teso a sviluppare le capacità personali in termini di autostima, auto efficacia e resilienza. Per gli interventi sui determinanti ambientali le strategie indicate sono quelle che mirano alla de-normalizzazione dell’uso di sostanze nel quadro di un approccio di promozione della salute. Anche gli interventi di comunicazione per la salute (attraverso vecchi e nuovi media) e di marketing sociale, volti alle de-normalizzazione dell’abuso di alcol hanno apprezzabili prove di efficacia.
Inoltre, il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione, nel macro obiettivo “Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle MCNT” prevede tra le strategie mirate all’individuo la prevenzione dei fattori di rischio comportamentali mediante la loro diagnosi precoce, la modificazione degli stili di vita e l’attivazione di interventi trasversali, integrati con i percorsi terapeutico-assistenziali di presa in carico, allo scopo di prevenire o ritardare l’insorgenza delle complicanze più gravi. L’identificazione precoce dei soggetti in condizioni di rischio e la loro conseguente presa in carico da parte del Sistema Sanitario è essenziale per la riduzione del rischio di mortalità e disabilità evitabili. Pertanto tra le azioni suggerite dal nuovo PNP vi è l’applicazione dello strumento di Identificazione Precoce e Intervento Breve (IPIB) da attuarsi nei contesti sanitari “opportunistici” (es. Ambulatori dei MMG, Medici Competenti, ecc.).
La promozione degli stili di vita salutari, in cui rientra la prevenzione dei danni alcol correlati, si avvale anche dello strumento della Comunicazione Istituzionale. Il Ministero della Salute, in ottemperanza a quanto disposto dalla Legge 125/2001, ogni anno promuove iniziative di comunicazione per la prevenzione dei danni alcol correlati.
Le Campagne di Comunicazione del Ministero hanno l’obiettivo di motivare al cambiamento, diffondere empowerment, far sì che i destinatari dell’intervento assumano spontaneamente atteggiamenti e stili di comportamento salutari, negli ultimi anni tali campagne di comunicazione si sono focalizzate in modo particolare sui giovani.
In linea con le indicazioni espresse dall” Action Plan on Youth Drinking on Heavy Episodic Drinking per gli anni 2014-2016, sul contrasto al consumo di alcol tra i giovani e sul fenomeno del binge-drinking approvato dall’Unione Europea, la Direzione Generale della Comunicazione e dei Rapporti Europei e Internazionali ha realizzato, nel corso del 2015, l’iniziativa di informazione e sensibilizzazione: “Alcol Snaturato - Una serata speciale”. “Alcol Snaturato” è il titolo della canzone che il Ministero ha prodotto avvalendosi della collaborazione di un testimonial d’eccezione: il famoso ed affermato gruppo musicale “Elio e le Storie Tese”. L’obiettivo della campagna è stato quello di rendere “poco appeal”, nei confronti dei ragazzi, il modello comportamentale di chi abusa di sostanze alcoliche e di correggere il difetto di percezione alimentato dai media che nei giovanissimi descrive l’alcol come facilitatore di successo.
Anche quest’anno, nell’ambito dell’accordo di collaborazione “Promozione di iniziative di comunicazione per la prevenzione del consumo rischioso e dannoso di alcol” con l’Istituto Superiore di Sanità, si è dato seguito e continuità all’iniziativa on line “Nonperderti in un bicchiere" avviata in collaborazione con l’Agenzia Dire Giovani. Per coinvolgere attivamente i ragazzi e avviare con loro un dialogo costruttivo sulla problematica, sul sito www.diregiovani.it sono stati realizzati una rubrica informativa ed uno sportello d’ascolto on-line gestito in collaborazione con medici ed psicologi.
Il Ministero della Salute ha sostenuto e finanziato la quattordicesima edizione dell’ALCOL PREVENTION DAY che si è tenuta il 16 aprile 2015 a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità e promosso in stretta collaborazione con la Società Italiana di Alcologia, l’Associazione Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento, l’AICAT ed Eurocare. Durante il convegno, che rappresenta da anni il momento centrale nel calendario degli eventi di sensibilizzazione ed informazione sull’alcol organizzati dalla comunità scientifica, sono stati presentati gli ultimi dati emersi da studi e monitoraggi istituzionali raccolti in vari paesi europei ed extra europei.
A margine dell’Alcol Prevention Day (19 Aprile 2015), allo Stadio delle Terme di Caracalla, si è svolta la XVII edizione della tradizionale “Roma Appia Run”, che quest'anno ha corso per l’Alcohol Prevention Race, gara podistica non competitiva.
Le Regioni e Province Autonome proseguono lo svolgimento delle funzioni loro assegnate dalla legge 125/2001 per la programmazione di interventi di prevenzione, cura e riabilitazione, per l’organizzazione di servizi dedicati, per la formazione e l’aggiornamento del personale. Il Ministero della Salute può monitorare annualmente lo svolgimento delle attività regionali tramite l’esame delle relazioni predisposte dalle stesse Regioni ai sensi della legge 125/2001.
Inoltre, tramite il sistema informativo Nazionale, in fase di aggiornamento, è in grado di monitorare le attività svolte dai servizi per le dipendenze in ambito alcologico registrando il numero di utenti in carico, il personale impiegato e gli interventi praticati su base regionale. Nella presente relazione sono stati inseriti i dati e le informazioni relative agli anni 2013 e 2014.
Da tali relazioni emerge un crescente impegno nelle attività di prevenzione, che sempre più frequentemente si ispirano al modello di approccio interdisciplinare e intersettoriale raccomandato dai Piani e Programmi nazionali anche in adesione alla legge 125/2001, ciò sebbene i fondi regionali finalizzati a tali scopi siano progressivamente sempre più esigui. Secondo tale modello le Regioni favoriscono la collaborazione tra interlocutori di vari ambiti istituzionali e l’integrazione delle diverse risorse disponibili, promuovendo i contatti dei servizi sociosanitari con le scuole, i servizi sociali, le Forze dell’Ordine, il mondo del lavoro, il mondo del divertimento giovanile, le associazioni sportive, il mondo del volontariato e i gruppi di auto-mutuo aiuto.
Da alcuni anni le Regioni hanno costituito, nell’ambito della Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni, uno specifico Gruppo tecnico interregionale per l’Alcologia, che assicura un puntuale coordinamento degli interventi nel settore. Tale coordinamento ha consentito tra l’altro di organizzare a Trieste, nell’Ottobre 2012, la prima Conferenza delle Regioni e Province autonome sui problemi alcol correlati, che ha affrontato, con grande partecipazione e impegno degli operatori regionali e territoriali, aspetti di grande rilievo per le future politiche di ambito regionale e nazionale. Gli atti della Conferenza sono in fase di pubblicazione e costituiranno sicuramente un importante documento di riferimento per tutte le istituzioni e i soggetti impegnati nel contrasto dei problemi derivanti dall’uso dannoso di alcol.
Il Ministero ha promosso negli ultimi anni specifici programmi e progetti per diffondere l’adozione delle migliori pratiche di prevenzione e contrasto dei danni alcol correlati nei vari gruppi di popolazione, in adesione ai principi e alle finalità della legge 125/2001.
Nel 2015 sono in fase di attività il progetto “SisMA. Sistema di Monitoraggio Alcol¬correlato” finalizzato all’analisi dell’impatto alcol-correlato in Italia come strumento di supporto alla verifica e valutazione del conseguimento degli obiettivi di prevenzione e delle azioni nazionali ed europee di contrasto al consumo rischioso e dannoso di alcol nella popolazione; si tratta di un progetto rientrante tra le Azioni Centrali del PNP e finanziato con fondi CCM, il progetto è affidato all’Istituto Superiore di Sanità - Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS. Altro progetto in fase di attività nell’anno 2015 è il progetto CCM “ITA-RARHA” già citato in precedenza, finalizzato a sostenere le attività nazionali di supporto al progetto europeo “RARHA: Joint Action on reducing Alcohol related harm” seguito sia in ambito nazionale che internazionale dall’Istituto Superiore di Sanità - Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS.
Il Piano Nazionale Alcol e Salute (PNAS) continua a svolgere un’importante funzione di orientamento delle politiche sull’alcol, unitamente alle finalità previste dalla legge 125/2001, ed entambi gli atti costituiscono ancora un valido punto di riferimento del Ministero della Salute per l’implementazione e il rafforzamento, in collaborazione con Regioni e Province Autonome, di efficaci interventi di prevenzione e contrasto dei problemi alcol correlati.
Al fine di consolidare i risultati ottenuti e stimolare ulteriori progressi, sarebbe auspicabile che quanto delineato nell’ambito del PNAS fosse recepito a livello regionale puntando inoltre a superare la notevole frammentazione e disomogeneità che si registra nell’organizzazione dei Servizi di Alcologia nelle diverse Regioni e realtà territoriali, mediante una più puntuale definizione delle caratteristiche e degli standard degli stessi.
Nello spirito della stessa legge, inoltre, è essenziale la continuità della collaborazione e la presenza attiva del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità nei contesti internazionali dell’Unione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per la costruzione di politiche internazionali condivise ed in grado di sostenere gli Stati Membri ad adottare, nel rispetto delle proprie peculiarità culturali, tutte le misure di provata efficacia per il contenimento del consumo dannoso di alcol.

Roma,

Beatrice Lorenzin

….

6.9. Attività o progetti messi in atto per assicurare la sicurezza sui luoghi di lavoro

REGIONE VALLE d’AOSTA
Sviluppo e ampliamento delle attività di prevenzione dall’abuso di alcol negli ambienti di lavoro che prevede la concretizzazione di azioni coordinate ed integrate in materia di tutela della collettività dai rischi sanitari degli ambienti di lavoro con particolare riferimento all’abuso di alcol. Le attività vedono impegnati il Dipartimento di Prevenzione (U.B. Igiene e Sanità Pubblica, Medicina Legale, SPRESAL), il Dipartimento di Salute Mentale e il Ser.D. dell’Azienda U.S.L. della Valle d’Aosta.

REGIONE PIEMONTE
AZIENDE SANITARIE LOCALI
ASL TO 1
Prosecuzione del progetto aziendale inerente accertamenti su lavoratori con problemi alcol correlati. Protocollo di invio dal medico competente per presa in carico, accertamenti sanitari, avviamento trattamento, Intervento Preventivo Breve (IPB), counselling.
ASL TO2
- Anche per il 2014 si è proceduto all’organizzazione di un percorso formativo obbligatorio dal titolo “Approccio socio-occupazionale ai problemi di alcol dipendenza e altre dipendenze patologiche” all’interno dell’ASL rivolti ai lavoratori dell’ASL TO2 in collaborazione con la Medicina del Lavoro.
- Individuazione di protocolli mirati alla presa in carico di utenti inviati dal medico competente per accertamenti di secondo livello.
ASL AL
È stato recepito dalla ASL AL il protocollo aziendale per l’applicazione della normativa della 125/01 in ambito lavorativo tramite il lavoro del gruppo aziendale con accordo tra tutte le parti.
ASL CN1
Percorsi di collaborazione interaziendali tra il Ser.T. e i medici competenti per la definizione di percorsi condivisi sull’accertamento di assenza di alcol dipendenza.
ASL CN2
Accordi con i medici competenti relativi alle procedure sull’accertamento di assenza di alcol dipendenza.
ASL NO
É attivo il “Percorso di gestione degli accertamenti relativi alla verifica di assenza di condizioni di alcol-dipendenza nelle attività lavorative a rischio infortunio” (DGR n. 21-4814 del 22/10/2012), procedura aziendale per lavoratori ASL NO.
ASL VC
Attivazione del protocollo Aziendale per l'applicazione della normativa della 125/01 in ambito lavorativo.
ASL VCO
Prosecuzione dell’attività del gruppo di lavoro aziendale per gli accertamenti in tema di lavoro e alcol (SOC Prevenzione e Protezione, SOC Medico Competente, SOC Laboratorio Analisi, SOC Ser.T, SOC Medicina Legale).
Collaborazione con le Strutture Operative Complesse aziendali “Prevenzione e Protezione” e “Medico competente” circa la definizione delle procedure aziendali ai fini degli accertamenti per il divieto di consumo di bevande alcoliche in ambito lavorativo.

REGIONE LOMBARDIA
L’approccio innovativo del Piano di Azione Regionale è di voler stimolare l’assunzione di responsabilità di “cura” verso se stessi, nei i luoghi di vita, di lavoro e più in generale della comunità e del territorio di appartenenza, superando le logiche tradizionali di controllo e di contenimento del fenomeno e di marginalizzazione delle problematiche connesse all’uso/abuso di sostanze. A tal fine si vogliono sviluppare strategie di “sicurezza” che superano la logica della gestione delle conseguenze del fenomeno (es. incidenti stradali, sul lavoro, degrado urbano) verso la corresponsabilizzazione di tutti gli attori, tanto nella prevenzione quanto nella gestione dei problemi quando si manifestano. Come noto, il fenomeno del consumo/abuso/dipendenza non è un problema solo dei giovani o di particolari ambienti sociali, ma è diffuso a tutte le generazioni e nei diversi ceti sociali. In tal senso si vogliono sviluppare azioni che siano promozionali della sicurezza e della cura nei luoghi di lavoro attraverso azioni che sostengono le imprese nella realizzazione di programmi volti a supportare il benessere dei dipendenti e, con un sistema premiante per le aziende che si impegnano in questa direzione.

P.A. BOLZANO
L’Ambulatorio “HANDS-Ser.D”, Bolzano, ha provveduto all'aggiornamento del “Documento di valutazione di rischi e alla formazione obbligatoria sulla sicurezza e igiene sul lavoro” in collaborazione con l'Agenzia Progetto Salute di Trento.

P.A. TRENTO
Prosegue da alcuni anni l’intervento di sensibilizzazione sui problemi alcol correlati nel corso base per i RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) e i RSPP (Responsabili del Servizio Prevenzione e Protezione).

REGIONE VENETO
Prosegue l’attività di prevenzione della salute e di educazione sanitaria in diverse realtà lavorative presenti nel territorio regionale, con incontri proposti a tutti i lavoratori o rivolti a figure specifiche come, ad esempio, datori di lavoro, referenti di Associazioni di categoria, responsabili del personale per la prevenzione dei rischi infortunistici alcol correlati e delle malattie professionali, capi reparto, referenti e delegati sindacali.
Si è invece concluso il 31/12/2014 il progetto nazionale «R.E.L.I. - promozione e realizzazione di un nuovo modello di reinserimento socio-lavorativo integrato mediante l’attivazione di un network nazionale di organizzazioni produttive e gruppi di coordinamento territoriali» che ha permesso l’avvio di diverse iniziative, attraverso l’attivazione di tirocini e borse lavoro, anche nel territorio del Veneto.
Altre azioni nei luoghi di lavoro sono state realizzate all’interno di iniziative di più ampia portata, come «Guadagnare Salute» e «Alcol, non solo cura ma cultura».
A livello informativo, in alcuni territori continuano ad essere predisposti e distribuiti materiali informativi sui rischi legati all’uso di alcol durante l’attività lavorativa.
Si consolida l’attività inerente gli accertamenti di assenza di alcol-dipendenza per le categorie di lavoratori con mansioni a rischio inviate dai Medici Competenti; anche se, rispetto alla vastità del fenomeno del consumo e dell’abuso di alcol, si registra una quantità contenuta di segnalazioni e di invii.
Una maggiore applicazione della normativa in vigore e la definizione di linee guida relative agli accertamenti per l’alcol, come già accaduto per le sostanze stupefacenti, si presume consentiranno un’ulteriore crescita degli invii nei prossimi anni.
L’aspetto della valutazione per l’idoneità lavorativa favorisce la collaborazione con i Medici Competenti e, in alcune realtà, sono stati predisposti dei corsi di formazione rivolti a queste specifiche figure sull’identificazione e la diagnosi di patologie e problemi alcol correlati.
L’attenzione posta nella valutazione per l’idoneità lavorativa contribuisce, in alcuni casi, anche alla diffusione di altri interventi, come ad esempio colloqui informativi individuali sui rischi dell’uso di alcol in ambito lavorativo e la presa in carico e la cura dei soggetti che presentano una dipendenza dalle sostanze alcoliche.
Se da un lato si registra un calo degli infortuni mortali nei luoghi di lavoro, dall’altro l’attenzione a tale problematica sembra meno elevata che negli anni precedenti: invariato invece l’impegno dei Servizi alcologici del territorio Veneto che proseguono in diversi casi la collaborazione con i Dipartimenti di Prevenzione, gli S.P.I.S.A.L. ed i S.I.L. attraverso la sottoscrizione di protocolli, la condivisione di progetti e l’operatività comune.

REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA
- Incontri a cadenza trimestrale, durante tutto l'anno solare, in tema di alcol e lavoro al Reggimento “Piemonte cavalleria” dell'Esercito Italiano accasermato presso la sede di Villa Opicina (Trieste).
- Predisposto un documento informativo congiunto nell’ambito del Comitato Consultivo Provinciale, in collaborazione tra ASS, INAL e Confindustria.
- Effettuato un corso di informazione rivolto ai Dirigenti Aziendali presso la sede della Confindustria di Trieste.
- Corso per lavoratori ponteggi palchi eventi pubblici su PPAC, ENFAP.
- Progetto “Ulisse”. Interventi informativi nei confronti dei lavoratori della “Fincantieri” di Monfalcone.
- Valutazioni di utenti inviati dai Medici Competenti per problemi alcol-correlati evidenziati in ambito lavorativo.
- Nel mese di dicembre 2014 il Dipartimento delle Dipendenze dell’ASS4 in collaborazione con la Cooperativa Sociale “Vladimir Hudolin” ha effettuato presso la Sede dell’ARPA (Agenzia Regionale per l’Ambiente) a Palmanova 3 cicli di formazione e prevenzione sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro.
- Protocollo provinciale ASS6.

REGIONE LIGURIA
Per adempiere alla normativa vigente, la Medicina Preventiva ha avviato un piano di informazione, formazione e counseling del personale in tema di alcol e lavoro e ha predisposto il necessario per attuare test alcolimetrici nei casi previsti.
Inoltre il medico competente, nell’espletamento della sorveglianza sanitaria, assolve a due funzioni nei confronti del lavoratore:
1) funzione di tipo preventivo: finalizzata alla tutela della salute del lavoratore e nel caso dell’alcol anche alla salvaguardia della sicurezza, incolumità e salute di terzi, siano essi lavoratori o pazienti/utenti; ciò è necessario per ottenere il giudizio d’idoneità alla mansione specifica;
2) funzione di promozione della salute individuale in sede di visita medica, che va dal rilascio di semplici informazioni sull’alcol e sui rischi connessi al suo consumo, a interventi brevi, finalizzati alla modifica dei comportamenti, in caso di lavoratori con consumo a rischio o dannoso, fino all’invio presso i Servizi specialistici.
Per la sorveglianza sanitaria ci si avvale di accertamenti mirati a valutare il consumo alcolico del lavoratore ed eventuali alterazioni degli esami ematochimici specifici come l’emocromo (valutazione MCV) e la funzionalità d’organo (ALT, AST, GGT).
Durante la visita medica di idoneità, sia preventiva che periodica, viene effettuato un colloquio con il dipendente circa il consumo di alcol nelle abitudini quotidiane.
In base alla valutazione degli esami di laboratorio e al colloquio può essere ipotizzata la valutazione di II° livello.
La periodicità annuale stabilita, come previsto dal T.U. 81/2008, viene valutata dal medico competente in base ai dati anamnestici, clinici e di laboratorio emersi nel corso della sorveglianza sanitaria.
Nel prosieguo dell’attività medico competente si istituirà l’AUDIT con questionario, sia in fase di visita preventiva che periodica.
Nel 2014 si è svolto il corso di formazione “Alcol e Lavoro”, rivolto al personale sanitario ospedaliero (5.000 dipendenti), finalizzato ad informare sui rischi di consumo di bevande alcoliche negli ambienti di lavoro e ad introdurre la nuova norma che prevede per gli stessi la totale sobrietà. Il fine è sia la sicurezza dei pazienti, che saranno certi della sobrietà dei medici e di tutto il personale sia promuovere stili di vita corretti tra il personale ospedaliero.

REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Dopo la conclusione di un progetto regionale di ricerca-azione a cui hanno partecipato tutte le AUSL della Regione e che aveva consolidato la collaborazione tra Servizi Dipendenze e Servizi di Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro, è proseguita nei diversi territori l'esperienza di offrire ai luoghi di lavoro occasioni di promozione della salute sui diversi stili di vita, a partire dal consumo di alcol e di tabacco.
L'obiettivo è promuovere nei luoghi di lavoro, attraverso i soggetti aziendali della prevenzione, interventi di miglioramento globale del contesto lavorativo, coniugando l’ottica tradizionale di rispetto della normativa specifica di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori con l’ottica di promozione della salute.
Per fare questo, si è valutato strategico sostenere un ruolo attivo del medico competente nell’orientare i lavoratori verso scelte e comportamenti favorevoli alla salute e nel contrastare stili di vita dannosi quali l'abitudine al fumo, l'abuso di alcol e di altre sostanze, l'alimentazione non corretta, la sedentarietà, la mancata adesione a programmi di screening, ecc.
Un progetto di formazione sull'approccio motivazionale al cambiamento degli stili di vita ha coinvolto nel 2014 un gruppo consistente di Medici Competenti risultando particolarmente gradito.
Questa impostazione guiderà la compilazione del nuovo Piano Regionale della Prevenzione per il setting “Ambienti di Lavoro”.

REGIONE TOSCANA
Nel corso del 2014 sono state promosse, progettate e in parte realizzate le seguenti attività:
- Protocollo sulla prevenzione dei rischi alcol correlati in ambito lavorativo con il Dipartimento di Prevenzione (Asl 2 Ser.T Lucca).
- Progetto in collaborazione con il Dipartimento Prevenzione e Medicina del Lavoro su Alcol e Lavoro (Asl 4 Ser.T Prato).
- Dalla fine dell’anno 2008 divieto di somministrazione di bevande alcoliche presso la mensa aziendale dall’ASL 7 di Siena e presso l’Ospedale Campostaggia di Poggibonsi. Stabile la collaborazione con il Servizio di Medicina del Lavoro (Asl 7).
- Il Ser.T della Valtiberina, avvalendosi anche del risarcimento socio-lavorativo per promuovere il recupero delle competenze lavorative, sociali e relazionali da parte dei pazienti con problemi alcol correlati, ha negli anni instaurato produttivi rapporti con alcune realtà economiche del territorio, dove vengono svolte costanti sensibilizzazioni sui danni e i rischi del consumo di alcol sul luogo di lavoro (Ser.T Valtiberina ASL 8).
- Rassegna M&M intervento degli operatori del Ser.T della Valtiberina dal titolo “Rischio di infortunio per pazienti tossicodipendenti e alcolisti che effettuano un reinserimento sociolavorativo”
- Collaborazione con la Medicina del Lavoro, con la Medicina Legale, con i Servizi di Sicurezza sui luoghi di lavoro.
- Continuazione del progetto “Alcol e Sicurezza nei luoghi di lavoro”, in collaborazione con il Dipartimento delle Dipendenze, Medicina del Lavoro, Medici Competenti e Laboratorio Analisi. Tale progetto è volto alla rilevazione e valutazione dell’abuso alcolico nei lavoratori edili del territorio della provincia di Arezzo (Asl 8).
- Adozione delle linee guida regionali e aziendali.
- Progetto “Non uno di meno” Ser.T zona sud est 1 e sud est 2 (Asl 10)
- Partecipazione e/o realizzazione di progetti locali per l’informazione e la sensibilizzazione dei lavoratori (ad esempio Progetto Euridice-ASL 10).
- Messa in opera delle procedure per accertamenti sanitari di assenza di alcoldipendenza in lavoratori addetti con mansioni a rischio per la sicurezza e l’incolumità propria e di tersi. (Ser.T Empoli Asl 11).
- Partecipazione dell’UF Ser.T di Viareggio ad iniziative finalizzate a ridurre il rischio dei problemi alcol correlati nei luoghi di lavoro e nei contesti di aggregazione giovanile attraverso progetti locali versiliesi quali “Non la bevo …” e “Guadagnare Salute in 4 mosse” e progetto regionale “Divertirsi guadagnando salute” (Ser.T Viareggio ASL 12).
- Gruppo regionale "RISCHI ALCOL CORRELATI IN AMBIENTE DI LAVORO".

REGIONE UMBRIA
Sono stati realizzati progetti ed iniziative a livello locale, entro la cornice del Piano Regionale della Prevenzione.

REGIONE MARCHE
Molto diffuse nell’intero territorio le iniziative e/o progetti adottati in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Tutti i Servizi, ai sensi della DGR 603/09 “Recepimento intesa Stato Regioni in materia di prevenzione, sorveglianza sanitaria e accertamento tossicodipendenza e/o assunzione sostanze stupefacenti e psicotrope in lavoratori addetti a mansioni a rischio”, effettuano accertamenti di tossicodipendenza e/o assunzione di stupefacenti e di sostanze psicotrope in lavoratori addetti a mansioni a rischio.
Nello specifico è bene segnalare la collaborazione con i medici competenti nei territori di Pesaro, Civitanova Marche, Senigallia e Ancona.
A Macerata inoltre è attualmente in fase di realizzazione il Progetto Matchbook “Alcol e lavoro” che ha come obiettivo quello di informare i lavoratori sui rischi connessi all’uso/abuso di alcol sul lavoro.
Nel territorio del fermano, nell’ambito del progetto “Team Territoriale di Prevenzione” è in atto da tempo una collaborazione tra i giovani industriali di Confindustria e il DDP dell’AV 4 di Fermo per la realizzazione di un intervento nei luoghi di lavoro, in quanto considerati “setting d’elezione” per i progetti di prevenzione, al fine di migliorare lo stato di salute dei lavoratori, per ridurre gli infortuni sul lavoro e l’assenteismo, fenomeni con danni diretti alle aziende in termini di produttività e che, di conseguenza, influiscono in generale sul sistema economico del Paese. All’interno dell’intervento è stata progettata e realizzata un’indagine rivolta ai lavoratori ed ai datori di lavoro delle realtà industriali presenti sul territorio per rilevare i bisogni nei contesti lavorativi in tema di promozione di stili di vita sani e anche di prevenzione di comportamenti di uso/abuso di sostanze psicoattive. Sono stati, inoltre, predisposti e stampati materiali pensati e destinati ai contesti lavorativi.
Infine, nel 2014, la Regione Marche ha aderito al Progetto nazionale IPIB “Formazione su identificazione precoce e intervento breve per la prevenzione dei problemi e danni alcol correlati nei contesti lavorativi e nell’assistenza sanitaria di base” finalizzato all’implementazione delle conoscenze, attitudini, abilità e motivazioni degli operatori sanitari che operano nei contesti di lavoro e nell’assistenza primaria al fine di identificare e valutare persone con comportamento a rischio e, eventualmente, indirizzarle ai centri specialistici.
Alcuni Servizi si avvalgono di specifici Protocolli con il Dipartimento di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro ASUR Marche.

REGIONE LAZIO
Il Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio ha attuato mediante screening il rilevamento della presenza di disturbo da uso di alcol nel personale dell’Azienda Policlinico Umberto I. Inoltre il CRARL ha svolto consulenze con la medicina competente per il trattamento e la riabilitazione dei dipendenti dell’Azienda che presentano abuso o dipendenza da alcol.
L’Azienda Ospedaliera S. Camillo-Forlanini ha attuato consulenza e collaborazioni con la Medicina Competente per cura e sorveglianza dei dipendenti dell’Azienda che presentano abuso o dipendenza da alcol.
L’ASL RMH ha svolto valutazioni di secondo livello per la Medicina del Lavoro.
L’ASL RMG ha svolto valutazioni e accertamenti di primo e secondo livello per categorie di lavoratori a rischio.

REGIONE ABRUZZO
I Servizi interessati all’attività alcologica, nell’ambito del progetto di Prevenzione Regionale “Guida senza alcol”, hanno realizzato momenti informativi/formativi con il coinvolgimento dei Medici Competenti.

REGIONE MOLISE
Nei Servizi per le Tossicodipendenze sono presenti attività di informazione e sensibilizzazione sulle problematiche legate all’uso di alcol sia per i lavoratori sia per i familiari che si rivolgono alla struttura.

REGIONE CAMPANIA
Particolarmente importante da menzionare sono i protocolli di istituzione dei Gruppi di Lavoro Regionali, ai quali collaborano: Università, Enti Ausiliari, Società scientifiche e Istituzioni. Questi GdL trattano come tematica di interesse “L’alcol e la sicurezza sui luoghi di lavoro”.

REGIONE BASILICATA
Diversi interventi congiunti con l’U.O.C. di Medicina del lavoro in ambito lavorativo sul tema alcol e lavoro (a.t. ex-ASL 3 Lagonegro - a.t. ex-ASL 2 Potenza).
Attuazione progetto informativo teso a far conoscere in ambiente lavorativo i rischi e i possibili danni legati all’uso dell’alcol attraverso anche la produzione e distribuzione di un opuscolo informativo, prodotto da questo Ser.T., denominato: “Salute e Lavoro” (a.t. ex-ASL 2 Villa d’Agri).
Corso di formazione aziendale sulla sicurezza dei lavoratori (D.LGS. 81/08 – SANITA’).
Presa in carico dei lavoratori risultati positivi agli esami effettuati in adesione alla Legge:
“Procedure per agli accertamenti sanitari di assenza di tossicodipendenza o di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope in lavoratori addetti a mansioni che comportano particolari rischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute di terzi, applicative del Provvedimento della Conferenza Unificata n. 99/CU del 30 ottobre 2007 (G.U. n. 266 del 15 novembre 2007)”, (a.t. ex-ASL 1 Venosa).

REGIONE CALABRIA
Sono stati realizzati controlli specialistici su soggetti sottoposti a sanzioni previste dal Codice della Strada, su indicazione della Commissione Medica Locale.
Come negli anni precedenti, anche nel 2014 sono stati attuati programmi specialistici su soggetti inviati dal Medico Competente per problematiche alcol-correlate.
Tali programmi hanno riguardato:
- Campagne di sensibilizzazione sul consumo di bevande alcoliche;
- Percorsi formativi per gli operatori SPISAL E MC;
- Interventi educativi con Associazioni ed imprese;
- Individuazione ed implementazione rete laboratori per gli accertamenti;
- Controlli sui cantieri;
- Controlli sulle cartelle sanitarie e di rischio.

REGIONE SICILIA
Controlli periodici sul personale a rischio (autisti) in applicazione dell’Accordo S-R del 18/9/08 in materia di accertamento sui lavoratori addetti a mansioni rischiose per sé e per gli altri.

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Fonte: salute.gov.it