CNEL
Consiglio Nazionale dell'economia e del Lavoro

DOCUMENTO di OSSERVAZIONI e PROPOSTE PER LA RICOSTRUZIONE DOPO LA CRISI CORONAVIRUS

28 aprile 2020

OSP 387/C19 22042020
 

L'ASSEMBLEA

(seduta 22 aprile 2020)

VISTO l'art. 99 della Costituzione;

VISTA la legge speciale 30 dicembre 1986, n. 936, recante “Norme sul Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro” e successive modifiche e integrazioni;

VISTO in particolare l'art. 10 della citata legge secondo cui il CNEL “esprime, su richiesta del Governo, valutazioni e proposte sui più importanti documenti ed atti di politica e di programmazione economica e sociale, anche con riferimento alle politiche comunitarie”;

CONSIDERATO altresì che, ai sensi del su citato articolo, il CNEL “contribuisce all'elaborazione della legislazione che comporta indirizzi di politica economica e sociale esprimendo pareri e compiendo studi e indagini su richiesta delle Camere o del Governo o delle regioni o delle province autonome” e “può formulare osservazioni e proposte di propria iniziativa sulle materie indicate dalla legge, previa presa in considerazione da parte dell'assemblea con le stesse modalità previste per la propria iniziativa legislativa;

VISTO l'art. 14 della su citata legge che, tra gli altri, statuisce l'iter di assunzione, da parte dell'Assemblea, delle pronunce del CNEL;

VISTO l'art. 12 della medesima legge che regola la trasmissione delle pronunce del CNEL al Governo, alle Camere, alle Regioni e Province autonome ed alle istituzioni europee;

VISTO il regolamento della Camera dei deputati, in particolare gli articoli 146 e 147, che regolano tempi e modi di esercizio della facoltà

dell'Assemblea e delle Commissioni di acquisire, rispettivamente, pareri ovvero studi ed indagini del CNEL sull'oggetto della discussione;

VISTO il Regolamento degli organi, dell'organizzazione e delle procedure, approvato dall'Assemblea del Cnel il 17 luglio 2019;

VISTO il Programma di attività del Cnel per il biennio 2019-2020, approvato nella seduta 30 gennaio 2019, con le integrazioni apportate dall'Assemblea del 18 dicembre 2019;

VISTI i decreti-legge 2 marzo 2020, n. 9, recante “Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19”, 17 marzo 2020, n. 18, recante “Misure di potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19”, e 8 aprile 2020, n. 23, recante “Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali”;

VISTI i verbali delle Commissioni istruttorie congiunte I Politiche economiche, II Politiche sociali e sviluppo sostenibile e III Politiche UE e cooperazione internazionale, relativi alle sedute del 15 e 20 aprile 2020;

UDITO l'Ufficio di Presidenza nella seduta del 20 aprile 2020;

UDITO il Consiglio di Presidenza nella seduta del 22 aprile 2020;

UDITA la relazione dei Vicepresidenti Elio CATANIA e Gianna FRACASSI;

TENUTO CONTO delle osservazioni formulate dai componenti dell'Assemblea nel corso della discussione;

SENTITO il Segretario generale,

 

APPROVA

Le unite “Osservazioni e Proposte del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro per la ricostruzione dopo la crisi coronavirus”.

 

Il Presidente

Prof. Tiziano TREU

 

OSSERVAZIONI E PROPOSTE

DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO PER LA RICOSTRUZIONE DOPO LA CRISI CORONAVIRUS

 

La pandemia ha colpito con durezza inaudita il sistema Paese. L'analisi di ciò che non ha funzionato è una conditio sine qua non per prendere consapevolezza della debolezza del Paese e assumere decisioni mirate al rafforzamento del sistema nella fase di ricostruzione. È fondamentale far ripartire quanto prima i processi produttivi, ma ciò deve avvenire nel rispetto della sicurezza delle persone e dei lavoratori. È necessario tenere insieme il tema dell'emergenza sanitaria con la prospettiva sociale ed economica: tutela della salute, individuale e collettiva, e riavvio delle attività produttive, la sfida sta nel riuscire a coniugare entrambe le esigenze. La crisi costituisce un'occasione per superare le debolezze dell'attuale modello di sviluppo e ridisegnarne i capisaldi lungo tre direttrici: crescita, salute e sicurezza, contrasto alle disuguaglianze.

Per la prima volta uno shock di portata globale si è verificato in un contesto macroeconomico fortemente interconnesso e interdipendente. Trattandosi di una causa esogena che ha colpito in modo simmetrico a livello mondiale, rallentando o azzerando la produzione globale e bloccando scambi e spostamenti, gli analisti prevedono tutti, con opinione condivisa, effetti pesanti, su scala internazionale, su crescita e su occupazione, nell'orizzonte 2020/21. È dunque evidente che l'uscita dalla crisi sarà determinata non soltanto dalla capacità di gestire adeguatamente sul piano sociosanitario e amministrativo l'epidemia, quanto dalle politiche macroeconomiche che ogni Governo sceglierà di adottare.

Per quanto riguarda l'Italia, per arginare una contrazione del Pil che gli osservatori quantificano conservativamente già intorno alla doppia cifra, e che solo in un mese di chiusura pesa fra il 2 e il 3% annuo, occorre concepire una riapertura delle attività tenendo conto che lo shock incide diversamente a livello settoriale: non ha colpito la filiera agroalimentare e solo limitatamente i settori dei servizi e della PA idonei a essere forniti in modalità telematica. Alcuni settori - farmaceutica, servizi per telecomunicazioni e informatica - ne risultano perfino rafforzati. Altri ne escono duramente colpiti, il commercio al dettaglio, la ristorazione, le attività alberghiere, le attività culturali, di intrattenimento e sportive, i trasporti aerei, ferroviari, marittimi e stradali. Per alcuni di questi “pezzi” di Paese la crisi non si risolverà nell'arco di pochi mesi.

In questo quadro multiforme, l'intervento dello Stato deve assolutamente evitare che l'emergenza sanitaria determini una contrazione permanente della capacità produttiva e si rifletta nel crollo dell'occupazione e nella una crisi sociale. Il Governo ha inteso assorbire la perdita di reddito subìta dai privati intervenendo con una serie di decreti-legge che introducono risorse e garanzie pubbliche in quantità inedite.

Il CNEL, nel quadro delle proprie prerogative costituzionali, ha avviato una fase di confronto serrato con le parti sociali, su due versanti: da un lato, sull'efficacia delle misure a supporto della crisi economica e sociale e sulla "riapertura", raccogliendo le reazioni del mondo delle imprese e del lavoro. Dall'altro, in merito alla tenuta di alcuni settori, attivando lo stress-test, le cui risultanze possono aiutare il Paese nella fase di uscita dal lockdown.

In particolare, l'analisi è già in corso con riferimento ai settori turismo, trasporti e logistica e, nei prossimi giorni, verranno avviate ulteriori analisi sull'agricoltura, il servizio sanitario nazionale, le pubbliche amministrazioni, nonché sul rapporto tra Stato e Regioni con riferimento al riparto di competenze delineate dal titolo V della Costituzione.

Qui di seguito le prime indicazioni.

 

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A) INTERVENTI IMMEDIATI

1) Emergenza sanitaria

L'epidemia ha messo in evidenza lo straordinario impegno delle donne e degli uomini che operano nel sistema sanitario nazionale: la loro dedizione è stata espressione dell'eccellenza qualitativa e professionale del nostro Paese. Il sistema nazionale sanitario, sottoposto a pressioni senza precedenti specie in alcune regioni, ha mostrato una complessiva efficienza e capacità di risposta, ma anche carenze e disomogeneità nell'organizzazione territoriale e negli approvvigionamenti di materiali critici.

Gli interventi recenti del Governo, volti al rafforzamento immediato del sistema mediante inserimento di personale medico ed infermieristico e investimenti in infrastrutture specializzate, vanno nella direzione giusta. Si auspica che in questa fase le iniziative intraprese proseguano senza incertezza e che vengano prese tutte le misure idonee al controllo della dinamica epidemica, per consolidare e rendere il sistema resiliente rispetto a future eventuali minacce epidemiche. Occorre riorganizzare e potenziare i presìdi ospedalieri e territoriali, anche ai fini della prevenzione di nuovi eventuali focolai di contagio.

 

2) Dopo le misure di contenimento, un'attenta riapertura

La ripartenza necessita di regole certe, semplici da interpretare e comunicate con chiarezza. L'abbondanza delle informazioni e la moltiplicazione, talvolta anche la sovrapposizione, delle fonti non forniscono certezze agli operatori economici, ai lavoratori e ai cittadini. Sono necessarie linee guida nazionali che tengano conto degli impatti settoriali e territoriali sia sul versante economico che su quello epidemiologico. Nello specifico, è necessario un indirizzo nazionale per l'avvio della fase di riapertura che definisca le regole comuni per tutte le regioni. Certezza e chiarezza dovrebbero, inoltre, guidare la rilevazione e la diffusione dei dati sui quali misurare le criticità esistenti, a partire da quelle registrate sul mercato del lavoro per effetto delle chiusure imposte dalla pandemia: ad esempio, con riferimento alle politiche attive del lavoro a favore dei disoccupati da COVID-19, occorre un maggiore coordinamento da parte dello Stato attraverso la promozione di misure volte al rafforzamento delle competenze digitali dei disoccupati e alla rilevazione dei dati di cessazione dei rapporti di lavoro a causa del virus. Sono necessari interventi di politiche attive e formazione per la ricollocazione dei lavoratori a rischio di espulsione dal ciclo produttivo.

La riapertura delle attività lavorative deve avvenire in condizioni di massima sicurezza per i lavoratori a qualunque titolo presenti nel sito produttivo, nel rispetto di quanto previsto dal Protocollo del 14 marzo scorso sottoscritto dalle part sociali e dal Governo e sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico rispetto alla situazione di rischio epidemiologico. Per dare garanzie di sicurezza a lavoratori e datori, occorre dettagliare le misure necessarie nel quadro del protocollo di marzo, al duplice scopo di contenere i casi di contagio e definire il quadro delle responsabilità.

La sicurezza sul lavoro può essere garantita, a titolo non esaustivo, attraverso:

• utilizzo di modalità di lavoro agile;

• utilizzo dei dispositivi individuali di protezione (mascherine, guanti, disinfettante, ecc.);

• sanificazione costante degli ambienti di lavoro;

• distanziamento sociale sul luogo di lavoro anche attraverso l'organizzazione di turni di lavoro;

• formazione del personale sui comportamenti da tenere e sul corretto utilizzo degli strumenti.

Con riferimento alle realtà metropolitane e alle città, ove il raggiungimento del posto di lavoro avviene attraverso il ricorso ai mezzi pubblici, è necessario evitare l'affollamento dei mezzi di trasporto nelle ore di punta, attraverso il ricorso a strumenti di flessibilizzazione dell'orario di lavoro, in entrata e in uscita, ed una implementazione consistente dei mezzi pubblici circolanti.

Le modalità di attuazione delle misure dovranno essere declinate nell'ambito della contrattazione collettiva territoriale e aziendale.

 

3) Sui settori di attività

Nell'analisi degli effetti emerge che l'impatto dell'epidemia è diverso da settore a settore. Si pensi al turismo: è evidente che i tempi della ripresa di questo settore saranno più lunghi rispetto ad altri. Per tali ragioni è necessario prevedere, per alcuni settori, un rafforzamento e una durata maggiore dell'ammortizzatore sociale, anche allargando la possibilità di accesso a lavoratori che non ne hanno potuto usufruire (es. colf e badanti, spettacolo, sport). Inoltre, una volta usciti dall'emergenza sanitaria sarà necessario riordinare la disciplina degli ammortizzatori sociali, le cui procedure e deroghe nella fase di emergenza si sono moltiplicate, per semplificare e riportare a regime il sistema. È importante rafforzare e prolungare le misure a partire dai congedi parentali per il sostegno alle famiglie.

Tutte le politiche di sostegno devono essere modulate a seconda della gravità dell'impatto della crisi sugli specifici diversi settori.

 

4) Sul sostegno alla liquidità delle imprese e cittadini

La crisi, bloccando produzione e scambi, ha determinato una immediata carenza di liquidità nel sistema economico. È stato quindi importante prevedere un primo provvedimento, il cosiddetto decreto liquidità, da ritoccare rispetto alle necessità emerse in sede di conversione in legge. Nello specifico è necessario prevedere una possibilità di restituzione più dilazionata (almeno 15 anni), rafforzare la scala delle gradualità, con particolare riferimento all'ordine di grandezza minimo garantito al 100%, e garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali. Il provvedimento deve essere orientato anche ai settori di prospettiva (riconversione ambientale e digitalizzazione), nonché rafforzare il sistema di controlli al fine di arginare eventuali infiltrazioni delle organizzazioni criminali. Inoltre, essendo forte il rischio che la liquidità erogata vada ad incrementare in misura eccessiva e non sostenibile l'indebitamento delle imprese, occorre introdurre uno strumento di compensazione, a fondo perduto, dei mancati ricavi connessi alla pandemia, da indirizzare secondo il criterio dimensionale alle piccole e medie imprese. È parimenti necessario che i crediti preesistenti nei bilanci delle aziende non siano posti a carico dello Stato, ma continuino a essere garantiti dalle aziende. Va inoltre assicurato che le risorse abbiano ricaduta produttiva e occupazionale sul territorio nazionale.

È importante che lo Stato inizi a pagare i 70 md di euro di crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione perché ciò garantirebbe liquidità immediata (e dovuta) per le imprese. Sul piano tributario, la crisi rende più che mai evidente la necessità di proseguire ogni sforzo per ridurre la differenza esistente fra entrate fiscali teoriche ed entrate effettive, la ben nota evasione fiscale, e recuperare gettito fiscale e contributivo, lungo la direzione tracciata dalle linee strategiche definite dal MEF per il triennio 2019-21.

È, infine, apprezzabile la reintroduzione, operata con la legge di bilancio vigente e in funzione già sul reddito di impresa 2019, dell'Aiuto alla crescita economica (ACE), strumento che consente alle imprese, in sede di determinazione del reddito, di dedurre una quota degli incrementi patrimoniali netti, favorendo la loro capitalizzazione e il trattamento fiscale di quelle che si finanziano con capitale proprio, con denaro fresco o accantonamento di utili.

Da valutare, inoltre, la possibilità di rimettere in valutazione immediata una revisione del sistema fiscale, in direzione di un alleggerimento del carico per imprese e lavoratori, almeno per il biennio 2020-21.

 

5) Sulla velocità di erogazione fondi a cittadini e imprese

L'altro tema cruciale è la rapidità: i finanziamenti devono arrivare subito all'utilizzatore. Si sottolinea l'importanza della semplificazione delle procedure amministrative per l'accesso agli ammortizzatori sociali e al credito, che è condizione di sopravvivenza per molti operatori economici. L'iter del “pacchetto garanzie” rischia di avere tempi decisamente troppo lunghi rispetto alle necessità degli operatori che sono purtroppo immediate.

Tutta la fase della ripartenza deve avvenire all'insegna della straordinarietà, pur nel rigoroso rispetto della legalità, così come è straordinario l'evento epidemiologico che ha colpito le nostre economie.

La velocità richiede procedure straordinarie: l'iniezione di liquidità deve avvenire con meccanismi celeri e con sistemi di verifica unicamente ex post. È indispensabile che l'accesso al finanziamento sia semplice. Il sistema imperniato sull'istruttoria a istanza di parte andrebbe sostituito con l'estensione del ricorso alla semplice autodichiarazione dell'imprenditore.

 

6) Le risorse europee

Si pone naturalmente il problema del reperimento delle risorse. Le dimensioni dello shock sanitario sono tali da non poter essere arginate che mediante deficit. Si pongono qui gli aspetti centrali del problema: la assoluta necessità di non mutualizzare sui bilanci nazionali il debito e di finanziare il nuovo deficit con modalità che lo sottraggano alla valutazione dei mercati. La strada ottimale sarebbe prevedere in via strutturale linee di finanziamento europee mirate a rafforzare le politiche dell'Unione in ambiti di interesse comune, come appunto la salute e la sicurezza sanitaria, a partire dagli eurobond e da altri strumenti finanziari simili. Si potrebbe immaginare un Fondo europeo par la ricostruzione finanziato con emissione di titoli per 1000/1500 miliardi a lunghissimo termine (30/50 anni) garantiti dal bilancio europeo. Inoltre, con riferimento al MES, occorre cogliere l'occasione di avere accesso ai finanziamenti europei di 35¬37 miliardi, ma ciò deve avvenire in assenza di condizionalità. Infine, si ribadisce l'importanza del superamento (non la mera sospensione) del patto di stabilità, per affrontare la fase emergenziale. Va tuttavia accolto con favore il piano SURE che, seppur limitato, rappresenta un embrione di politica economica comune, quindi un positivo cambiamento di rotta dell'Unione europea.

 

B) INTERVENTI STRUTTURALI

1) Il Sistema sanitario nazionale

La capacità di risposta del sistema sanitario nazionale in occasione di questa straordinaria pressione epidemica, se da un lato ha confermato la solidità, professionalità e qualità complessiva del sistema, ha purtroppo anche messo in evidenza le disomogeneità tra regioni, le scoperture dei presidi di primo livello, le carenze di pianificazione e coordinamento in caso di emergenze a carattere nazionale. Occorre quindi cogliere questa occasione per investimenti che rafforzino il sistema sanitario nazionale perché sia in grado di garantire effettivamente i livelli essenziali di assistenza e di fronteggiare in futuro eventuali emergenze sanitarie in condizioni di sicurezza e non con decretazioni d'urgenza. Le risorse investite nell'emergenza non riallineano i finanziamenti al fabbisogno standard dopo i tagli dell'ultimo decennio. Lo Stato deve garantire un maggior presidio territoriale. Bisogna potenziare l'assistenza continua con una maggiore integrazione tra medici convenzionati e servizi pubblici, sviluppare l'integrazione tra sanità e sociale. Occorre definire i livelli essenziali dell'assistenza sociale (LEPS) anche come passo indispensabile per l'attuazione dei nuovi LEA sanitari. Bisogna assicurare coincidenza tra i Piani Sociali e quelli Sanitari nonché la centralità del distretto sociosanitario. Occorre investire in prevenzione (rispettando il vincolo di destinazione del finanziamento al 5% del FSN) per dare al sistema la capacità di cogliere le evoluzioni epidemiologiche e riorganizzarsi. Occorre recuperare il gap di personale, perché la qualità del lavoro è qualità dei servizi.

È necessario utilizzare tutta la flessibilità che l'Unione Europea sta concedendo in materia di aiuti di Stato e nell'utilizzo dei fondi europei per rafforzare il sistema sanitario, le imprese sanitarie e le industrie farmaceutiche, nonché gli investimenti in ricerca scientifica.

 

2) Sulle politiche e i servizi sociali

La crisi ha fatto emergere e ha acuito le fragilità del nostro sistema, evidenziando le difficoltà strutturali accumulate nell'ultimo ventennio e le carenze non solo nella sanità, ma anche nel sistema di tutele per chi non ha lavoro. Le difficoltà hanno avuto forti ripercussioni sulla situazione degli immigrati, in particolare coloro che prestavano attività lavorativa in nero. Il CNEL, nell'ambito dell'Organismo nazionale di coordinamento delle politiche di integrazione degli stranieri, ha recentemente approvato un ordine del giorno che sollecita Governo e Parlamento a varare una misura di emersione a favore dei cittadini stranieri soggiornanti in Italia ma privi di un titolo di soggiorno valido, al fine di tutelarne la salute e l'igiene pubblica, in particolare nel settore dell'agricoltura. Il CNEL ritiene, anche sulla base delle richieste delle organizzazioni del settore, che la misura di emersione contribuisca a dotare il settore agricolo della manodopera necessaria per le imminenti campagne di raccolta, nel rispetto delle leggi e dei contratti collettivi di lavoro.

Questa fase può e deve essere utilizzata, attraverso una presa di coscienza collettiva, per un profondo riesame dei meccanismi di funzionamento economici e sociali e degli strumenti esistenti di contrasto alla povertà, alle disuguaglianze sociali e territoriali. Non si sta affrontando il problema della dispersione scolastica, che sarà sicuramente accentuato a seguito della forzata interruzione dell'attività delle scuole, la quale non può ritenersi adeguatamente compensata dalla didattica a distanza. Il problema della dispersione scolastica è uno dei tanti che riguardano i minori a rischio e che il lockdown ha acuito.

La pandemia ha posto in drammatica evidenza la scarsa attenzione che le istituzioni riservano al tema degli anziani e dei disabili, evidenziando l'aumento delle diseguaglianze sociali e territoriali tanto da richiedere da subito interventi straordinari di sostegno alimentare e al reddito. È di tutta evidenza che chi era in difficoltà precedentemente lo sarà ancor di più e molte persone si troveranno nel medio periodo a richiedere supporto. Vanno quindi rafforzate le reti di contrasto alla povertà-aumentando in particolare i servizi sociali territoriali e i servizi domiciliari per accogliere l'aumento delle richieste di aiuto che perverranno in primo luogo da persone anziane e soggetti con disabilità a cui si chiede di non uscire per periodi lunghi, e che non potranno usufruire di centri diurni o aggregativi per le norme di contenimento. Inoltre, occorre trovare risposta alle richieste delle famiglie con compiti di cura e accudimento che non chiedono sostegno economico, ma soprattutto assistenziale, e che già prima dell'emergenza attendevano supporto.

Assieme a queste fasce di popolazione particolarmente esposte è evidente la situazione di rischio, anche per la tenuta sociale, legata alle persone che non possono contare su sostegni familiari o di comunità, come le persone senza dimora, gli assistenti familiari e le persone dimesse dal carcere.

Diventa quindi fondamentale investire e strutturare le reti degli Enti locali del terzo settore presenti per intercettare le nuove richieste, e continuare ad erogare i servizi precedentemente attivi. Vanno previste risorse ulteriori per poter strutturare i servizi e gli interventi previsti dalla legge 328/2000 al fine di garantire la migliore integrazione sociosanitaria e con le istituzioni scolastiche.

Infine, occorre non abbassare l'intensità di intervento diretto allo sviluppo del Mezzogiorno del Paese.

 

3) Sul sistema educativo nazionale

Occorre investire nella scuola attraverso opere di messa in sicurezza degli edifici scolastici, anche in relazione alle nuove misure organizzative finalizzate alla sicurezza e digitalizzazione. Nonostante i ritardi denunciati nella cultura e nelle infrastrutture digitali del nostro paese, i progressi nell'insegnamento e apprendimento a distanza, dalla scuola primaria all'università, sono stati eccezionali in questa fase di emergenza. È fondamentale non disperdere quello che il sistema scuola ha imparato e continuare il processo di digitalizzazione avviato. Tutti gli studenti devono poter avere accesso ad un pc, un tablet o ad internet: lo Stato deve garantire che nessuno studente rimanga indietro a causa della mancanza di strumentazioni. Inoltre, devono essere rafforzati gli organici anche per affrontare i fabbisogni legati alla necessaria diminuzione del numero degli alunni per classe in ragione della distanza di sicurezza.

La ripresa delle attività scolastiche deve essere organizzata non soltanto con tutte le garanzie volte a tutelare la sicurezza, ma contestualmente alla ripresa delle attività produttive, per evitare un effetto di penalizzazione dei ragazzi, ai quali è negata ogni socialità, e del lavoro femminile.

L'insieme delle misure descritte deve essere garantito anche al sistema di formazione professionale (IFP, IFTS, ITS).

 

4) Sul settore dei lavori pubblici

Per rilanciare il settore dei lavori pubblici, messo in ginocchio dalla pandemia, e per dare una spinta immediata all'economia, vanno cantierizzati quanto prima gli investimenti già programmati e finanziariamente coperti (circa 70 miliardi). Si ritiene necessario ripensare il testo attuale del codice degli appalti nell'ottica di semplificazione e accelerazione dei tempi per l'aggiudicazione delle gare, nel rispetto dei diritti dei lavoratori. In tale materia, la Commissione Europea ha fornito alcune indicazioni ai Paesi membri: in caso di urgenza i Paesi possono ridurre considerevolmente i termini per accelerare le procedure aperte o ristrette, scendendo ad esempio da 30 a 10 giorni per la fase di presentazione dell'offerta nella procedura ristretta. Se tali margini di manovra non fossero sufficienti, potrebbero ricorrere a una procedura negoziata senza previa pubblicazione. Potrebbe anche essere consentita l'aggiudicazione diretta a un operatore economico preselezionato, purché quest'ultimo sia l'unico.

 

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Il CNEL ritiene che, al fine di garantire la ripresa economica, è necessario ripensare al nostro sistema di welfare. È essenziale contenere e ridurre le diseguaglianze sociali che la crisi ha evidenziato e acuito. Bisogna costruire e rafforzare le reti territoriali dei servizi sanitari, sociali e lavorativi al fine di creare una effettiva integrazione tra i diversi ambiti. L'integrazione dei servizi è condizione essenziale per garantire interventi a tutela delle fasce più deboli della società, come i disabili, gli anziani, gli stranieri. Oggi, ancora in più che in passato, è fondamentale dare corpo a un ridisegno complessivo dell'architettura del Paese attraverso un piano di crescita e sviluppo che sappia ridurre le diseguaglianze esistenti. La ripresa economica non può prescindere dalla costruzione di un piano sistematico di sviluppo che individui le linee strategiche, nel rispetto dei principi di semplificazione, trasparenza e certezza delle regole.

Al fine di rendere il nostro Paese più competitivo, la pandemia deve essere un'occasione per ripensare le aree su cui intervenire: ricerca scientifica e tecnologica, fonti energetiche rinnovabili, turismo, logistica, digitale e connettività. La semplificazione dei processi decisionali e dell'azione della PA è condizione imprescindibile per implementare con successo le politiche della ricostruzione.

Infine, occorre ripensare al riparto di competenze previsto dall'art. 117 della Costituzione al fine di ridurre la conflittualità tra i diversi livelli di governance e, al contempo, garantire l'effettiva erogazione delle prestazioni essenziali su tutto il territorio nazionale.


Fonte: cnel.it