Tipologia: Protocollo di Intesa
Data firma: 14 luglio 2022
Parti: Assocalzaturifici e Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil
Settori: Tessili, Settore Calzature
Fonte: filctemcgil.it


Protocollo di Intesa settore Calzature

Assocalzaturifici Italiani […] e le Organizzazioni Sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil […], convengono sulla necessità di attivare una azione congiunta nei confronti di tutti gli Interlocutori Istituzionali Governativi di riferimento, per proporre l’adozione di misure idonee a sostenere il settore italiano della calzatura.
Occorre, preliminarmente, riconoscere che la pandemia degli ultimi due anni ha prodotto una pesante caduta dei fatturati e dei volumi produttivi (12,7 miliardi di € di fatturato nel 2021, che, malgrado la parziale ripresa, registra un calo del 10% rispetto al 2019).
Solo la grande attenzione riservata al settore dal Governo in tutta la fase di emergenza - con l'adozione di misure ad hoc su tematiche lavoristiche - ha permesso di mantenere, almeno parzialmente, la capacità produttiva delle imprese e la tenuta dell’occupazione. In aggiunta, un particolare supporto è riservato a quelle aziende che, in virtù della localizzazione geografica, hanno usufruito della parziale riduzione degli oneri sociali.
Si tratta di un settore, quello calzaturiero, che conta 4.000 aziende, per un totale di oltre 70.000 dipendenti, e che, con tutta la filiera, rappresenta un patrimonio di eccellenza del Made in Italy nel mondo.
La guerra in Ucraina, però, e l’ulteriore elemento di criticità rappresentato dall’aumento dei prezzi delle materie prime, costituiscono un nuovo e pesante aggravio della situazione, al punto da porre a rischio l’esistenza stessa di molte aziende, con prevedibili profondi impatti occupazionali.
Ecco perché il supporto richiesto e finalizzato a sostenere il settore diventa oggi, alla luce di quanto sopra descritto, particolarmente urgente e improcrastinabile.
Occorre prestare particolare attenzione nel mettere le imprese in condizione di competere maggiormente nei mercati internazionali, adottando misure di lungo periodo e superando quelle previste da una fase emergenziale, per approdare a provvedimenti che consentano di affrontare, con concretezza e determinazione, i problemi strutturali.
In questo modo si riusciranno a costruire e mantenere le condizioni per l’affermazione della leadership del Paese nel mercato mondiale della calzatura.
Solo consolidando una azione lungimirante e risolutrice dei problemi che, da molto tempo, affliggono il settore, si potranno costruire le condizioni per lo sviluppo e il mantenimento delle imprese e dell’occupazione.
Le nuove misure, inoltre, dovranno aggiungersi a quelle già poste all’attenzione del Governo nei mesi scorsi dalle Parti sociali, in un’ottica di piena sinergia tra i rappresentanti delle Imprese e dei Lavoratori. Il tutto da condensarsi in un corpus unicum, coordinato e sinergico, nel quale ognuno, Governo, Imprese e Sindacati si impegnano, per quanto di propria competenza, a collaborare alla loro concreta realizzazione.

Provvedimenti a costo zero per il Governo
Etichettatura d’origine obbligatoria

Identificare l’origine del prodotto Made in Italy, nel senso strettamente produttivo del termine e non esclusivamente "pensato in Italia", è vitale per mantenere la produzione, la filiera e l’occupazione nel nostro Paese.
Con l’Etichettatura d’origine obbligatoria ben evidente nel prodotto:
1) il consumatore verrà tutelato e potrà fare una scelta consapevole se acquistare un prodotto italiano o proveniente da paesi diversi, anche extraeuropei;
2) i rivenditori dovranno specificare la provenienza del prodotto e non potranno più, a parità di prezzo, far passare per fatto in Italia un prodotto che italiano non è.
Si può, oggi, stimare che una normativa sulla Etichettatura d’origine maggiormente definita e rigorosa possa consentire il recupero, all’interno del nostro Paese, di un 30-35 % di quanto prodotto all’estero, con conseguente incremento di migliaia di posti di lavoro, a condizioni di maggior tutela della sicurezza sul lavoro e di grande attenzione ai livelli salariali dei lavoratori.
Si potrebbe mantenere la ricchezza in Italia, con grande beneficio per la collettività.
È importante evidenziare che il Parlamento Europeo ha sempre votato all’unanimità l’identificazione nel prodotto del paese di origine; il Consiglio, purtroppo, non ha poi ratificato la votazione rendendola inutile.
La mancata approvazione della norma da parte del Consiglio europeo porta grande svantaggio ai Paesi produttori di calzature europei, a vantaggio dei Paesi in cui il costo della manodopera e le condizioni del lavoro sono inferiori.

Bandi pubblici per le forniture.
Le imprese produttrici italiane che concorrono ai bandi pubblici costituiscono una nicchia nel settore delle calzature da salvaguardare e sviluppare.
I vari Enti che, all’interno della Pubblica Amministrazione, promuovono i bandi per la fornitura devono definire maggiormente i perimetri di azione degli assegnatari, sia nell’ambito delle normative applicabili che dei costi, a vario titolo, da sostenere. Tra questi, anche quello relativo al costo minimo della manodopera che rappresenta, di per sé stesso, un ulteriore elemento di garanzia della qualità del prodotto e della fornitura nel suo complesso.
Attualmente chi produce in Italia è gravato da costi che lo rendono sempre perdente nei confronti di chi produce all’estero.
Ci sono tante realtà commerciali che, senza precisare dove avverrà la produzione, si aggiudicano i bandi perché fanno produrre in Paesi dove il costo certificato della mano d’opera è ben inferiore a quello italiano. In aggiunta, non ci sono obblighi analoghi riferiti a normative giuslavoristiche e a tematiche ambientali e di sicurezza sul lavoro.
In quest'ottica e con queste finalità vanno individuate specifiche soluzioni all'interno delle attuali normative nazionali e comunitarie.
In tal senso, Assocalzaturifici e Filctem - Femca - Uiltec, chiedono la certificazione presso il Ministero del Lavoro, del costo del lavoro del Settore Calzature Industria, così come avviene per gli altri settori soggetti a bandi di gara per l’assegnazione di lavori pubblici (es. Lavanderie Industriali e Servizi affini).
Assocalzaturifici e Filctem - Femca - Uiltec si propongono di redigere, come segue, un documento analitico ed esplicativo delle proposte tecniche inerenti alle tematiche sopra elencate, da presentare ai Ministeri interessati e all’opinione pubblica attraverso un momento di incontro con la stampa.

Testo documento

Nel rispetto delle leggi europee e del D.lgs. n. 50/2016 (codice degli appalti) e seguendo quanto indicato nelle Linee guida della Commissione Europea sulla partecipazione di Paesi terzi al mercato degli appalti dell'UE (2019/C 271/02), la produzione di calzature oggetto della gara di appalto potrà avvenire negli stati aderenti all’UE o in quelli che hanno stipulato accordi bilaterali con l'Unione Europea o con l'Italia che consentano la partecipazione ad appalti pubblici a condizioni di reciprocità, purché il costo del lavoro del Paese non sia inferiore al costo certificato del lavoro italiano. (Allegata tabella costi ora Europa)
Al momento della partecipazione il concorrente dovrà indicare il Paese dove avverrà la produzione prevalente (fasi essenziali di lavorazione).
Nel caso non dovesse essere rispettato il luogo di produzione, l'Ente Appaltante provvederà alla risoluzione del contratto, rifiutando la merce già prodotta e applicando le penali/sanzioni previste dalla legge, compreso l'acquisto in danno.
Per i Paesi terzi con cui l'Unione europea non ha concluso, in un contesto multilaterale o bilaterale, un accordo che garantisca un accesso comparabile ed effettivo delle imprese dell’Unione ai mercati di tali paesi terzi, deve essere applicato l'art. 137 comma 2 del codice degli appalti D.lgs. n. 50/2016: Qualsiasi offerta presentata per l'aggiudicazione di un appalto di forniture può essere respinta se la parte dei prodotti originari di Paesi terzi, ai sensi del regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, supera il 50 per cento del valore totale dei prodotti che compongono l'offerta.