Documento di Programmazione Economico Finanziaria per gli anni 2007-2011, Capitolo IV.1 Politiche per la crescita  (pp. 111-114)


 

Cuneo fiscale, occupazione e produttività

Il rilancio della crescita richiede anche un aumento del tasso di occupazione, che resta in Italia piú basso che nella media europea, nonostante i progressi compiuti negli ultimi nove anni. L’Italia ha il piú basso tasso di occupazione giovanile in Europa.

Diventa pertanto prioritario l’impegno del Governo di mettere in opera azioni di contrasto alle condizioni di marginalità e debolezza del mercato del lavoro dei giovani e, in particolare, delle giovani donne.

Pesa sulla domanda di lavoro un cuneo fiscale e contributivo, definito come la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta ricevuta dal lavoratore, che in Italia risulta più alto che nella media dei paesi sviluppati, anche se in linea con Francia e Germania. Una riduzione del carico fiscale e contributivo può, quindi, riavvicinare la situazione italiana a quella media prevalente nei paesi concorrenti. Della riduzione del cuneo dovranno beneficiare sia la quota a carico del datore di lavoro sia quella a carico del lavoratore, con il fine di migliorare la capacità di competere delle imprese italiane – attraverso una riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto – e al contempo di assicurare ai lavoratori un recupero in termini di reddito disponibile. L’intervento sul cuneo non intaccherà le aliquote contributive destinate all’assicurazione generale per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti, ovvero ad alimentare le pensioni. Per favorire l’inserimento stabile dei giovani nel mondo del lavoro, nella definizione del provvedimento dovrà essere scelto un criterio di selettività che premi le imprese che stabilizzino i rapporti di lavoro.

E’ indispensabile che l’intervento sul cuneo fiscale si accompagni alle misure di rilancio del tasso di crescita della produttività descritte in precedenza. In assenza di tali interventi, la riduzione del cuneo rischierebbe di essere vanificata da una dinamica della produttività che si situasse ulteriormente al di sotto di quella degli paesi industrializzati e, in particolare, di quelli dell’area dell’euro, ai quali ci lega la dinamica di prezzi e tassi di cambio.

La riduzione del cuneo fiscale fornisce una prima spinta alla competitività dell’economia italiana a cui si aggiungerà l’impulso delle riforme sul mercato dei beni e servizi volte a innalzare in maniera permanente il tasso di crescita della produttività.

Solo in questo modo, è possibile, come già rilevato, conciliare il duplice obiettivo di un aumento sostenibile dei salari reali e di una riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto, con effetti positivi sulla competitività dell’economia.

La riduzione del cuneo sarà destinata al lavoro subordinato a tempo indeterminato, al fine di favorire l’occupazione in forme di lavoro standard, obiettivo prioritario del programma dell’Unione e centrale nelle indicazioni della UE.

All’intervento sul cuneo fiscale e contributivo dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato saranno affiancate misure finalizzate ad innalzare la contribuzione a fini pensionistici degli iscritti alla gestione INPS di cui all’art. 2, co. 26 e ss. della legge n. 335/1995 (c.d. Fondo parasubordinati), limitatamente ai lavoratori impegnati in collaborazioni a progetto e coordinate e continuative, in associazione a partecipazione e di quelle tipologie di lavoratori che non siano iscritti ad altre forme di assicurazione obbligatoria o che non siano liberi professionisti. Le misure consentiranno, ad un tempo, di assicurare a questi lavoratori un trattamento pensionistico adeguato e di ridurre il differenziale contributivo rispetto al lavoro subordinato. Tale differenziale costituisce fattore non secondario del ricorso alle forme di lavoro in esame. Naturalmente, questi provvedimenti si integreranno con interventi di natura normativa sul decreto legislativo n. 276/2003, prefigurati nel programma di Governo.

Più in generale, in materia di lavoro e occupazione, l’azione sarà prioritariamente centrata su tre linee direttrici, in attuazione di quanto previsto nel programma di Governo:

• la promozione delle forme di lavoro a tempo indeterminato, c.d. lavoro standard;
• la riduzione dell’area di precarietà;
• l’intensificazione del contrasto al lavoro nero e irregolare;
• il miglioramento della tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Per quanto riguarda la prima linea d’azione, si tratta di accompagnare le misure relative alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo in favore dell’occupazione standard con la rivisitazione della legge n. 30 del 2003 e del decreto legislativo n. 276/2003, intervenendo sugli aspetti più critici, a partire da quegli istituti, quali, ad esempio, il lavoro a chiamata e lo staff leasing, che possono più facilmente dar luogo a forme precarie di occupazione. E’ necessario inoltre individuare strumenti utili a promuovere l’occupazione femminile e l’impiego degli ultra cinquantenni, anche in attuazione della Strategia di Lisbona. In questa direzione dovranno, altresì, essere rilanciate le politiche formative.

Quanto al contrasto al lavoro nero e irregolare, occorre combattere con decisione una piaga che ha assunto dimensioni intollerabili e che danneggia: il lavoratore; le imprese virtuose, operando come fattore distorsivo della concorrenza; il sistema fiscale e contributivo in termini di evasione. L’emersione del lavoro sommerso, soprattutto femminile, nel campo del lavoro di cura andrà favorita con strumenti adeguati.

L’intervento dovrà articolarsi attraverso l’azione sinergica dei vari organismi competenti intesa a valorizzare gli strumenti per l’emersione e attraverso una più incisiva azione di repressione da parte degli organi a ciò deputati, ai quali occorre garantire condizioni concrete di piena operatività, con l’adozione di alcuni interventi regolatori finalizzati, per esempio, alla valorizzazione del documento unico di regolarità contributiva e della dichiarazione preventiva dell’instaurazione del rapporto di lavoro nei settori più esposti.

A questa area di intervento si riconnette strettamente la terza linea di azione volta a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro, associandosi spesso il mancato rispetto della relativa disciplina a fenomeni di lavoro irregolare e nero. In questo settore si procederà alla ridefinizione dell’impianto normativo attraverso l’adozione di un Testo unico, che consenta una razionalizzazione, un migliore coordinamento e una più agevole applicabilità delle relative norme.

Saranno effettuati altresì interventi regolatori mirati al contrasto al lavoro nero, ad eliminare o ridurre la possibilità di elusioni, quali l’obbligo dell’adozione di tessere di identificazione dei lavoratori per settori a particolare rischio, come quello edile, la rivisitazione della normativa sugli appalti in funzione di maggiore trasparenza e garanzia del rispetto delle regole in materia di lavoro, evitando i fenomeni negativi derivanti dalle dinamiche di ribasso e dalla filiera dei sub-appalti.