Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA


Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico





Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»


Seduta 59, martedì 20 luglio 2010


Audizione del Comitato tecnico-scientifico dello STePS - Master universitario di I livello in «Scienza e tecniche della prevenzione e della sicurezza». Università Ca' Foscari di Venezia

Presidenza del vice presidente COLLI


Intervengono, in rappresentanza della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell'Università Ca' Foscari di Venezia, il professor Paolo Cescon, preside, il professor Giovanni Finotto, coordinatore operativo Master STePS e il dottor Pietro Paone, componente collegio dei docenti, CTS Master STePS; nonché il dottor Antonio Traficante, Direttore INAIL Regione Veneto.


PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione del Comitato tecnico-scientifico dello STePS - Master universitario di I livello in «Scienza e tecniche della prevenzione e della sicurezza», Università Ca' Foscari di Venezia.
Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, e stata chiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità e dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Comunico altresì che della seduta sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Sono presenti il professor Paolo Cescon, preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell'Università Ca' Foscari di Venezia, il professor Giovanni Finotto, coordinatore operativo Master STePS e il dottor Pietro Paone, componente collegio dei docenti, CTS Master STePS; nonché il dottor Antonio Traficante, Direttore INAIL Regione Veneto.
Quella odierna e un'audizione particolarmente interessante, promossa dal gruppo di lavoro coordinato dalla senatrice Patrizia Bugnano sulla formazione e la prevenzione della salute e sicurezza sul lavoro. I nostri ospiti ci illustreranno la materia più nel dettaglio. Ritengo interessante approfondire non solo il Master STePS, che sta riscuotendo un grande successo, ma anche il progetto «Sicurezza e bambini», così come gli aspetti relativi alle piccole e medie imprese che, pur rappresentando il tessuto connettivo dell'economia del nostro Paese, incontrano difficoltà ad organizzarsi, spesso - non dobbiamo nascondercelo - per motivi di carattere economico.
Ringrazio quindi i nostri ospiti per la loro presenza e lascio senz'altro la parola al professor Cescon.

CESCON
Signora Presidente, sono molto onorato di essere stato invitato a questo incontro, poiché ritengo estremamente importante questo scambio di idee tra l'Università e il decisore politico, il quale giustamente deve poter comprendere quanto sta accadendo nella comunità scientifico-accademica per verificare se stiamo effettivamente dando un contributo al Paese in un momento delicato come quello attuale, in cui si chiede che la ricerca e l'innovazione aiutino ad uscire dalla crisi.
Oggi non parliamo di processi produttivi, ambito nel quale sicuramente ci sono molte iniziative, ma di formazione, peraltro in un settore prioritario per il Paese, sul quale - come e noto - interviene decisamente e ripetutamente il Presidente della Repubblica. Il Master STePS rappresenta un'azione di formazione di primo livello e, come autorevolmente e gentilmente lei ha voluto sottolineare, sta riscuotendo un buon successo, principalmente per due motivi. Il primo e l'approccio interdisciplinare utilizzato, consistente nel ricorrere a vari e diversi saperi scientifici per capire i problemi e risolverli (tant'e vero che esso nasce nella facoltà di scienze, presso il corso di laurea in scienze ambientali, istituito vent'anni fa proprio dall'Università Ca' Foscari). Abbiamo quindi trasferito queste conoscenze interdisciplinari, coltivate in vent'anni di lavoro, in modo da fornire ai nostri giovani, che sono laureati di primo livello, gli strumenti per applicare i saperi fondamentali acquisiti nell'ambito della fisica, della biologia e della chimica, alla risoluzione dei problemi. Si potrà obiettare che mancano saperi altrettanto importanti, quali ad esempio quelli giuridici, ma chi ha frequentato i cantieri ed altre situazioni concrete, di cui dirà poi il collega Finotto, ha potuto fare pratica sul campo e avere così contezza della realtà dei problemi e del modo per risolverli.
Il secondo motivo del successo del Master STePS è dovuto alla presenza e alla collaborazione veramente efficace dell'INAIL, qui rappresentata dal dottor Paone e dal dottor Traficante, che hanno collaborato notevolmente al progetto fornendo docenti appartenenti all'Istituto (che ovviamente hanno una maggiore competenza rispetto a quelli universitari, che pure sono giuristi insigni, ma si occupano prevalentemente del livello teorico) per gli aspetti di tipo giuridico.
Questa interazione con il territorio, cioè con coloro che riconoscono la nostra funzione, è stata molto efficace. Con l'INAIL si è realizzata una collaborazione di altissimo livello che credo sia opportuno il legislatore conosca perché; questi organismi, grazie ai molti anni di attività e di esperienza, sovente conoscono le problematiche in maniera più approfondita di chi come noi le ha studiate in laboratorio (noi tuttavia possiamo fornire le conoscenze per affrontarli).
Il professor Finotto spiegherà poi che il successo del Master STePS è dovuto anche all'entusiasmo che è stato suscitato nei giovani, che conta moltissimo, grazie alle esperienze che hanno svolto a vari livelli, nelle varie aziende della Regione Veneto ma anche presso il Corpo nazionale dei vigili fuoco, quindi con una presenza attiva (una settimana di formazione on the job e stata svolta qui a Roma). Devo dire che nella mia non breve esperienza ho potuto notare come questa sia una delle iniziative che hanno avuto maggiore successo, proprio perché e stata realizzata anche con il contributo dell'INAIL, che desidero ringraziare pubblicamente, e delle aziende, le quali si sono dimostrate sensibili accogliendo i giovani laureati nei propri impianti.

FINOTTO
Non posso che associarmi ai ringraziamenti del professor Cescon per l'interesse dimostrato da questa Commissione verso le nostre iniziative, che sono nuove sul territorio e che hanno rappresentato un volano, un percorso virtuoso che in qualche modo sta per essere imitato da altri, anche al nostro interno. Abbiamo proposto un percorso che non esisteva in precedenza, cioè un corso universitario di primo livello che avesse delle caratteristiche interdisciplinari e trasversali, esattamente come quelle di cui ha parlato il professor Cescon, toccando poi tutte le attività pratiche di ogni settore ATECO previsto.
Siamo partiti dai dati INAIL del 2007 (oggi aggiornati da quelli del 2009), che indicano un trend in diminuzione degli infortuni, sebbene non ancora nella misura che ci si aspetterebbe a fronte di tutti gli sforzi compiuti. Abbiamo pensato di fornire un nostro piccolo e modesto contributo alla creazione di quella cultura della prevenzione che sembra ancor lungi dall'essere completa agendo sulla formazione dei futuri tecnici. Infatti sul territorio i tecnici non avevano a disposizione competenze, professionalità e capacità , posto che gli standard per affrontare le problematiche diventano sempre più elevati. Avevamo pertanto bisogno di creare una nuova struttura, di formare manager della sicurezza che fossero però anche in grado di entrare negli aspetti specifici e pratici dei problemi quotidiani dei lavoratori e delle aziende. Il Master STePS oggi comprende materie nuove, che partono da cognizioni tecnico-scientifiche per entrare in cognizioni di tipo più pratico ed operativo.
Vi era altresì la necessita di avere formazione e consulenza di alto livello, che possono essere fornite esclusivamente da chi ha non solo i titoli, ma anche le capacità effettive per svolgere determinati tipi di attività. Anche presso la nostra Università stanno partendo, seppure con una certa difficoltà, i sistemi di gestione per la sicurezza che vengono applicati nelle grandi aziende e pian piano anche nella piccola e media impresa. Ebbene, per cominciare ad applicare i sistemi gestionali per la sicurezza c'è bisogno di professionalità di un certo tipo, quindi abbiamo cercato di avere moduli specifici che potessero introdurre gradualmente sistemi complessi all'interno di organizzazioni anche molto semplici.
Una considerazione finale. Spesso servono dei titoli per accedere a determinati ruoli, come quello di responsabile del servizio di prevenzione e sicurezza, ma i titoli acquisiti non bastano se non vi è stato un importante percorso di carattere formativo. Quello del Master STePS è un livello di eccellenza sul territorio e vi sono state numerose iniziative a favore di questo progetto formativo. Abbiamo cercato di non fare sconti: 12 sessioni d'esame intermedie in sei mesi, ciascuna delle quali si articola in tre parti, una scritta, una orale ed una di esercitazioni, e tesi finale. E quindi necessario uno studio individuale rilevante, oltre alle lezioni da seguire. Sono poi previsti uno stage professionalizzante ed una tesi da preparare alla conclusione dell'anno accademico. Non vi sono attività da svolgere con leggerezza. Gli studenti si sono impegnati al massimo, hanno frequentato tutte le ore, hanno sacrificato l'intero inverno e buona parte della primavera e stanno lavorando in estate. Vi sono state 50 domande per 30 posti - stranamente, in quanto i master universitari in genere non raggiungono il numero minimo degli iscritti - e nessuno si e ritirato, anzi, tutti hanno seguito il 90 per cento del monte ore previsto. Quando qualcuno aveva difficoltà, i docenti ripetevano la lezione, anche per un solo studente.
A chi e rivolto questo master? A giovani laureati. Viste le problematiche legate al finanziamento, abbiamo avuto dall'INAIL la possibilità di bandire otto borse di studio a completa copertura delle spese d'iscrizione, che sono state assegnate sulla base di un doppio criterio: merito e reddito. La condizione reddituale e importante, oltre al carattere meritocratico, valutato attraverso un test di accesso, unitamente all'analisi dei titoli. Sono stati poi attivati dalle nostre banche di riferimento dei prestiti d'onore; pertanto lo studente che non avesse la possibilità di pagare la quota può) richiedere tale prestito e cominciare a restituire la somma tre anni dopo, ad interessi zero.
Il master e altresì rivolto a professionisti che si devono aggiornare, a tecnici di grandi aziende e a dirigenti pubblici, che sono quasi tutti intervenuti. Si è creata un amalgama straordinaria, con partecipanti dai 23 ai 63 anni d’età, che ha apportato al corso esperienza e complessità nell'affrontare i problemi attraverso i saperi e le età più diversi, coniugando l'entusiasmo dei più giovani con l'esperienza dei più anziani. Cominceremo il prossimo anno accademico con numerose richieste, che speriamo di poter esaudire.
I moduli formativi, sui quali non mi soffermerò, sono sette. Sono previste esercitazioni pratiche in riferimento alle attività della metalmeccanica, del legno, del tessile, dell'industria chimica. Abbiamo esaminato, verificato e studiato queste attività sul campo, perché e inutile fare della teoria se poi gli studenti non sanno distinguere una pompa da una valvola: bisogna entrare nel vivo e rendersi conto delle cose dal punto di vista sia pratico che lavorativo. Siamo stati a bordo dei pescherecci per analizzare le problematiche degli addetti del settore, quando partono al mattino, quando tornano alla sera, quando tirano su le reti; abbiamo conosciuto la fatica, le difficoltà, i rischi che incontrano. Solo così si può comprendere quali siano le vere esigenze legate alla sicurezza, non certo leggendole sui libri. La collaborazione con il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, anch'essa sperimentata sul campo, e stata straordinaria. Adesso stiamo effettuando i tirocini e gli stage.
Come Università siamo in grado di rilasciare titoli accademici, ma a chi lavora, ad un giovane, a chi deve introdursi sul mercato, oltre alla grande professionalità data da questo master, serve anche un riconoscimento professionale: i famosi corsi per RSPP (responsabile del servizio di prevenzione e protezione) e le abilitazioni relative. Con la Regione Veneto abbiamo lavorato attivamente, soprattutto con il Dipartimento di prevenzione, ottenendo un decreto che riconoscesse l'abilitazione per svolgere le funzioni di RSPP in tutti i luoghi di lavoro a coloro che abbiano frequentato il corso con esito positivo a conclusione delle attività. Vi è stata quindi una grande sinergia fra tre strutture appartenenti alla pubblica amministrazione: Università, INAIL e Regione Veneto, che hanno collaborato attivamente per un buon risultato.
Quali sono gli elementi salienti e critici di questa esperienza? In primo luogo la progettualità: è inutile realizzare corsi estremamente lunghi, nei quali si ripetono sempre le stesse cose; l'aspetto progettuale e quindi estremamente importante. Le lezioni non devono mai ripetersi, ma essere sempre fortemente coordinate e alla conclusione di una lezione deve partire la successiva esattamente dove è finita la precedente, evitando accavallamenti e sovrapposizioni che fanno perdere tempo ed interesse agli studenti. In secondo luogo, occorre una collaborazione effettiva e fattiva con i partner e gli enti di riferimento. Il riconoscimento di titoli non solo accademici, ma anche professionali: i ragazzi hanno bisogno di entrare nel mondo del lavoro. Un altro aspetto sono le esercitazioni pratiche che dobbiamo assolutamente garantire. Tra gli elementi salienti dal punto di vista del livello formativo vi è l'elevata professionalità del docente, che deve conoscere i problemi in teoria ma saperli affrontare nella pratica, che deve avere un'esperienza maturata in loco, come ha detto il professor Cescon, ed essere in grado non solo di identificare le problematiche ma anche di individuare una soluzione. I nostri critici migliori sono gli studenti: se il loro giudizio è positivo significa che abbiamo svolto un buon lavoro (ed è stato un lavoro che ha richiesto una fatica tremenda, per cui ogni tanto ci siamo sfogati con feste, barbecue e quant'altro, nelle aree della facoltà messe a disposizione dalla facoltà stessa e dal nostro Rettore, che è molto sensibile a tali iniziative). Abbiamo lavorato duramente; i ragazzi stanno lavorando tuttora e sono molto preoccupati per le tesi, che sono 30 e che speriamo di raccogliere in un libro che vi faremo avere quanto prima.
In genere si parla di cultura della sicurezza e della necessità di fare un passo avanti nella prevenzione, di riuscire ad interpretare i bisogni di tutti, imprese e lavoratori: questo è il nostro piccolo contributo a livello di attività formative.
Vi sono poi altri due aspetti sui quali abbiamo lavorato, la formazione delle microimprese e la formazione dei bambini. Si tratta di un progetto formativo che vede coinvolti sia i formatori, sia gli attori fondamentali della sicurezza nelle varie attività, ovvero i lavoratori, sia coloro che saranno il futuro di questo bellissimo Paese, cioè i nostri bambini.
Per quanto concerne la formazione nelle microimprese, vi porto la mia personale esperienza nell'Università (sono ancora un contrattista, ma lavoro da quindici anni, tutti i giorni, dalla mattina alla sera, con le piccole e piccolissime imprese, delle quali posso dire di aver assimilato quasi visceralmente le problematiche). Vivendo a contatto con i lavoratori e con gli imprenditori posso affermare che nella microimpresa l'imprenditore e assimilabile al lavoratore: si lavora insieme, si condividono le medesime problematiche, gli stessi turni lavorativi, le identiche attività, così come uguali rischi; in genere l'imprenditore si accolla anche il rischio d'impresa. Se si intende realizzare un buon progetto per la sicurezza nelle microimprese, la figura professionale fondamentale da coinvolgere e senz'altro il datore di lavoro: e il suo esempio virtuoso all'interno dell'impresa che trascinerà sicuramente i lavoratori. Si possono tracciare splendidi percorsi formativi per i lavoratori, ma se il datore di lavoro di un'azienda con al massimo dieci dipendenti non e il primo a credere nel progetto e nella necessita di gestire e migliorare le condizioni di sicurezza, il percorso formativo non avrà successo e questo può avvenire solo quando i comportamenti cambiano in positivo. Si possono fare tutti i corsi possibili, ma se il lavoratore non modifica il proprio comportamento perché l'azienda non e sensibile in questo senso, il corso non servirà a nulla se non a far sprecare tempo e denaro. Secondo la mia esperienza, che spero possa servire come contributo, se si coinvolge il datore di lavoro e se costui e convinto ed e il primo a fare un passo verso la sicurezza, trascinerà anche i lavoratori in questo importante percorso e si verificheranno delle effettive modifiche comportamentali.
La nostra idea e quella di un progetto di ampio respiro, che si svincoli dagli obblighi normativi classici; se si vuole effettivamente creare la futura prevenzione nelle microimprese, si potrebbe pensare ad un progetto suddiviso in tre step: la formazione ed il coinvolgimento attivo del datore di lavoro; la formazione successiva dei lavoratori; infine, una fase di controllo. Una reale verifica dell'efficacia della formazione, più che nel test che viene fatto alla fine del corso, consiste nel valutare se i comportamenti sono effettivamente cambiati. In questa terza fase, quindi, lo stesso docente o gruppo di docenti, o comunque chi ha organizzato la formazione entra all'interno dell'azienda per svolgere attività di verifica, coordinamento e gestione.
Per quanto riguarda il progetto «Sicurezza e bambini», lasceremo alla Commissione un libretto che abbiamo realizzato in modo artigianale, con carta riciclata. Se si vuole trovare un terreno fertile nei lavoratori, nei dirigenti, nel personale delle amministrazioni di domani (oggi e già quel domani rispetto al 1994, anno in cui entro in vigore il decreto legislativo n. 626), si deve cominciare un percorso formativo fin dall'infanzia. I bambini sono come spugne inesauribili, in grado di assorbire delle informazioni fondamentali e soprattutto di recepire in modo straordinario i modelli comportamentali: se trasmessa nel modo e nel contesto giusti e con le corrette esperienze può essere infusa nei bambini quella cultura della prevenzione che molto spesso manca negli adulti. Un bambino che abbia seguito, ad esempio, un corso sulla sicurezza stradale, corregge il genitore quando e alla guida dell'automobile, così come e il bambino che spiega ai genitori come si devono comportare in determinate situazioni, dal cinema al centro commerciale, al parco giochi, perché la sicurezza non riguarda solo l'ambito lavorativo, ma entra nella sfera della quotidianità. Si parte dal pensare in sicurezza come forma mentis, per poi agire in sicurezza. Quindi partire dai bambini e un'occasione da non perdere. Non sono uno psicologo, ne ho esperienze dirette dal punto di vista accademico, ma sono un istruttore sportivo ed ai miei allievi ho sempre cercato di trasmettere, oltre alle informazioni di carattere sportivo, il concetto della sicurezza nell'ambito dello sport, cercando di fare la stessa cosa con i bambini. Grazie al contributo delle scuole elementari e stato realizzato un libro per i bambini, accompagnato da un audiovisivo, che insegna come comportarsi a scuola in caso di incendio, attraverso la storia di un orsetto che si chiama Gianni. Alla fine del percorso c’è un breve test. Tutto e fatto nel modo più positivo possibile, senza parole ne immagini cruente, ma solo facendo ricorso a disegni di orsetti (chiunque ha avuto come amico e compagno di infanzia un orsetto di peluche, che e parso quindi l'elemento più vicino al bambino). Non ci sono parole come «morte», «infortunio» o «malattia»: l'ottica e completamente positiva e il metodo utilizzato e quello di imparare giocando. Siamo andati presso le scuole elementari a proporre questo tipo di attività, facendoci poi aiutare dagli insegnanti ai quali abbiamo in qualche modo dato mandato di continuare questa opera. Stiamo ora pensando di dare vita ad una collana, che tratti, tra l'altro, la problematica degli incidenti in ambito domestico, legata soprattutto all'uso di prodotti chimici per la casa. Anche in questo ambito i bambini possono dare suggerimenti ai genitori.

PRESIDENTE
Che costo ha il corso?

FINOTTO
Viene a costare 5.000 euro, divisi in due rate, la prima a novembre e la seconda ad aprile; 8-10 posti sono invece coperti dalle borse di studio, quindi un terzo dei nostri ragazzi ha potuto frequentare il master a titolo completamente gratuito; negli altri casi c’è stata la possibilità di ricorrere al prestito d'onore, di avere quindi un prestito dalla banca convenzionata con l'università da restituire gradualmente a partire da tre anni dopo il corso. Quello economico non è stato invece un problema per i professionisti che hanno deciso di frequentare il master per una forte riqualificazione nell'ambito territoriale legata alla sicurezza, alla salute e alla protezione dell'ambiente. Vista la complessità dell'organizzazione lo troviamo un prezzo di livello medio-basso per un prodotto di eccellenza. Laddove non vi fosse la possibilità di arrivare alle 30 persone come massimo previsto, abbiamo pensato di spezzettare il percorso per co-loro che hanno solo la necessita di fare gli uditori. Il costo di 5.000 euro può) sembrare alto, tuttavia rapportandolo al monte ore a disposizione e alle attività che vengono svolte e paragonabile a quello che un'associazione di categoria degli artigiani o dei piccoli commercianti potrebbe applicare ad una piccola azienda.

BUGNANO (IdV)
Vorrei un chiarimento per soddisfare una mia curiosità: in una delle slide della vostra presentazione, tra gli obiettivi formativi viene indicata la conoscenza delle dinamiche degli infortuni e la comprensione dell'importanza degli infortuni mancati. Di cosa si tratta?

FINOTTO
Si tratta di quelli che vengono definiti i cosiddetti near miss, ovvero quegli incidenti che, come spesso capita, non hanno avuto come esito l'infortunio. È obbligatorio registrare gli infortuni che poi sono riconosciuti, catalogati, descritti, stimati dall'INAIL, ma c'è un numero enorme di incidenti che solo per puro caso non si sono trasformati in infortuni. Se cominciassimo a studiarli saremmo in grado di avere un bagaglio di esperienze tale da poter prevedere dinamiche nuove di prevenzione. Purtroppo, spesso lavoriamo con norme che sono conseguenti all'infortunio, laddove per la sicurezza sarebbe determinante, sul piano pratico ed operativo, considerare gli infortuni mancati come una risorsa per conoscere, gestire e regolamentare la sicurezza.

PAONE
Signora Presidente, anzitutto ringrazio il Senato, attraverso la Commissione, per l'opportunità che ci viene offerta di dare il nostro modesto contributo su un tema così importante. Fino a qualche mese fa ero dirigente dell'INAIL, adesso faccio parte del comitato scientifico, quindi conosco bene il tema degli infortuni e posso dire che l'Istituto da anni dà il suo contributo alla diffusione della cultura della prevenzione, in applicazione di una legge complessa come il decreto legislativo n. 626 del 1994.
Abbiamo partecipato ad una serie di iniziative che partono dalla scuola elementare, tuttavia l'andamento degli infortuni è sotto gli occhi di tutti e la gravità degli eventi ha imposto alla sensibilità sociale la considerazione di un aggiornamento. Ci siamo resi conto che bisogna fare un passo avanti, aumentando l'offerta formativa per la professionalizzazione di coloro che si occupano concretamente della prevenzione, ovvero che ricoprono il ruolo di responsabile della sicurezza o di rappresentante dei lavoratori. L'offerta formativa, a quel livello, non può prescindere da una partnership seria con l'università: quando la formazione raggiunge l'apice si riesce a concretizzare qualcosa di utile soltanto se si collabora con il mondo accademico.
Di master sulla sicurezza in Italia ve ne sono stati di vario tipo, per la maggior parte incentrati sugli aspetti normativi e giuridici, perché nella fase iniziale di applicazione del decreto legislativo n. 626 la principale preoccupazione dei responsabili e dei datori di lavoro era capire la valenza della norma ed evitare le responsabilità. Tutti chiedevano informazioni ed avevano bisogni formativi sugli aspetti normativi e giuridici nonché sulla compilazione del documento di valutazione del rischio (molte società private emettevano questo documento con il ciclostile, senza un'analisi concreta). Ho quindi proposto al Rettore di Ca' Foscari una collaborazione per un'iniziativa di alto profilo trovando immediata disponibilità ad un colloquio da parte di una facoltà scientifica, colloquio che ha segnato il successo e l'unicità di questa iniziativa. Infatti, credo per la prima volta, la collaborazione e stata incentrata su discipline complesse, tecnico-scientifiche, che sono la base indispensabile per completare gli aspetti organizzativi e normativi e professionalizzare al massimo queste figure.
Il Master STePS e stato per noi un evento di grande importanza, dal momento che all'inizio temevamo un insuccesso per l'alto costo dell'iscrizione e la crisi dei master in generale. Questo corso ha avuto invece piena adesione, abbiamo coperto tutti i posti e molte richieste sono rimaste insoddisfatte e si spera di avere altrettanto successo nella seconda edizione.
Il nostro fine ultimo e quello di ridurre il numero degli infortuni, soprattutto quelli gravi, quindi vi è l'esigenza di dare sistematicità a questi interventi. Il quadro normativo non ha ancora delineato quali requisiti professionali debbano possedere queste figure, che hanno grandi responsabilità. Esiste una indicazione di massima, ma occorre agire nel concreto. A mio avviso, quindi, la seconda edizione del master dovrebbe essere seguita dall'istituzione di un corso di laurea magistrale, non triennale, sulla sicurezza del lavoro. All'Università Ca' Foscari di Venezia vi sono le condizioni per fare questo e l'attuale Rettore ne e perfettamente consapevole.

TRAFICANTE
Signora Presidente, sono onorato di essere qui oggi e di rappresentare ufficialmente l'INAIL dinanzi a questa Commissione. Intervenendo per ultimo, non ho molto da aggiungere alle esaurienti esposizioni di chi mi ha preceduto.
Qual e il ruolo dell'INAIL, perché; l'INAIL ha voluto essere partner dell'Università Ca' Foscari? Più volte, sia dal professor Cescon che dal professor Finotto, si e fatto riferimento al territorio. Ebbene, siamo partiti dai dati infortunistici e abbiamo cercato di analizzare le caratteristiche del territorio veneto, che e un territorio particolare, molto attivo sul piano economico, animato per la maggior parte da piccole e medie imprese, nelle quali, come ha detto il professor Finotto, il datore di lavoro e un operatore a tutti gli effetti e lavora sul campo.
Analizzando le dinamiche degli infortuni, ci siamo resi conto che effettivamente essi sono non tanto legati ai macchinari, perché questi oramai hanno raggiunto un alto livello di sicurezza, anche grazie agli incentivi dati alle aziende (l INAIL, tra l altro, ha finanziato interventi per sostituire macchine obsolete con macchine a norma). La stragrande maggioranza degli infortuni in Italia e imputabile piuttosto ai comportamenti e quindi vi e la necessita di intervenire sul piano della cultura della sicurezza. Quando abbiamo affrontato con l'Università Ca' Foscari queste tematiche abbiamo trovato un terreno fertile e vi sono state un intesa ed una sinergia che hanno consentito di mettere insieme un sistema. Credo che il valore aggiunto di questo percorso sia proprio questo, il sistema che si e creato mettendo insieme più istituzioni: la Regione Veneto, l'INAIL e l'Università, ma anche le associazioni di categoria e le aziende. Non dimentichiamo infatti che questo master, come abbiamo visto, prevede la possibilità per chi lo frequenta di svolgere attività presso le imprese durante il periodo della formazione e poi con lo stage che segue il corso. In tal modo abbiamo voluto creare un ponte tra l'INAIL e le aziende, creando le condizioni per mettere in campo professionisti specializzati in tema di sicurezza. Come è stato detto, oggi sia nella scuola superiore che nelle università non esistono corsi specifici sulla sicurezza e le aziende spesso si avvalgono di consulenti che però hanno una preparazione più che altro teorica. Vi è quindi la necessità di disporre di professionisti della sicurezza capaci di indurre i cambiamenti organizzativi, di parlare ed interloquire con i vertici aziendali, con chi ha il potere di intervenire per modificare i comportamenti. La prevenzione rappresenta oramai una delle mission dell'INAIL. Dopo la riforma del 2000, attuata con il decreto legislativo n. 38, e soprattutto dopo il decreto legislativo n. 81 del 2008, l'INAIL ha la possibilità di intervenire sul piano della formazione e della informazione e quindi, come INAIL Regione Veneto, abbiamo voluto utilizzare parte delle nostre disponibilità finanziarie per finanziare questo master. La signora Presidente ha chiesto quanto è costato il corso. Posso dire quanto ha messo a disposizione l'INAIL: un finanziamento di 120.000 euro. Naturalmente, ciò ha consentito di garantire le otto borse di studio. Abbiamo voluto che due di questi posti fossero riservati a funzionari esperti dell'INAIL, perché riteniamo che anche i nostri professionisti debbano acquisire competenze specializzate per poterle poi mettere a disposizione delle aziende attraverso le associazioni di categoria con le quali collaboriamo. Si tratta di un impegno finanziario notevole, che però ha rappresentato un buon investimento, posto che abbiamo conseguito risultati molto positivi ottenendo l'apprezzamento non solo degli studenti che hanno frequentato il corso, ma soprattutto delle aziende.
Per l'INAIL questa non è l'unica iniziativa in materia. In collaborazione con le associazioni di categoria, abbiamo elaborato un progetto denominato «azienda sicura», che prevede la possibilità di implementare presso le aziende i sistemi di gestione della sicurezza. Anche in questo caso, parliamo di modelli organizzativi; naturalmente essi possono essere attuati, realizzati e soprattutto mantenuti se le aziende potranno disporre sul territorio di tecnici specializzati. Andremo quindi sicuramente avanti in questa direzione.
Poc'anzi ho sentito parlare - ed è una novità - dell'impegno per quanto riguarda i bambini: anche in questo ambito, l'INAIL Veneto ha fatto un'esperienza positiva di concerto con il Museo dei bambini di Milano, organizzando «Sicuropoli», una mostra-gioco interattiva. L'esperienza, molto apprezzata dagli insegnanti, è rivolta ai bambini delle scuole elementari, dai 6 agli 11 anni: si parla di sicurezza e poi si fa mettere in sicurezza ai bambini un percorso-gioco, consegnando loro alla fine un patentino di esperto della sicurezza. Questa è anche un'occasione per fare in modo che i bambini, a casa, possano parlare con i genitori di sicurezza. Si tratta di iniziative che abbiamo avviato in via sperimentale, i cui risultati sono positivi.
Peraltro, le cifre ci confortano: gli ultimi sugli infortuni della Regione Veneto registrano una riduzione pari al 14,7 per cento rispetto alla media nazionale che è circa del 9 per cento. Sono dati che ovviamente vanno analizzati tenendo conto dell'indubbio effetto determinato dalla crisi economica nel 2009: una prima proiezione rileva in Veneto, tra il 2008 e il 2009, un calo dell'occupazione pari al 2 per cento. Come bisogna tenere conto, nel dato complessivo, anche dell'alto numero di ore di cassa integrazione, perché la riduzione delle ore di lavoro ha un'incidenza naturale anche sul fenomeno infortunistico. I nostri uffici statistici ci dicono che questo fenomeno incide per una percentuale del 5-6 per cento, quindi il dato del 14,7 per cento, anche se depurato di tale percentuale e sicuramente positivo. Credo che questa sia la dimostrazione della bontà delle iniziative che già da qualche anno stiamo portando avanti insieme alla Regione e con le istituzioni nonché dell'aumentata sensibilità che le aziende stanno dimostrando verso il tema della sicurezza.

PRESIDENTE
I vostri interventi sono stati tutti molto chiari e positivi e le iniziative descritte sono interessanti e nuove. Speriamo che escano dal Veneto e si diffondano in tutte le Regioni d'Italia.
Ringraziando gli intervenuti per il loro contributo, dichiaro conclusa l'audizione in titolo.

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Fonte: Senato della Repubblica