SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni


Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 16, mercoledì 11 febbraio 2009

Audizione delle organizzazioni dei settori dell’agricoltura e dei costruttori di macchine agricole

Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono, per la CONFAGRICOLTURA, il dottor Donato Rotundo, l’avvocato Giorgio Buso e il dottor Paolo Marino; per la CIA, la dottoressa Claudia Merlino; per la COLDIRETTI, il dottor Federico Borgoni e il dottor Paolo Di Martino; per la COPAGRI, il dottor Mauro Sasso; per l’UNACOMA, il dottor Marco Pezzini, l’ingegnere Massimo Bergo, l’ingegnere Davide Gnesini e il dottor Sandro Liberatori; per la CONFINDUSTRIA, il dottor Zeno Tentella.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca audizioni delle organizzazioni dei settori dell’agricoltura e dei costruttori di macchine agricole.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo e che la Presidenza del Senato ha già preventivamente fatto conoscere il proprio assenso.
Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Nel salutare i nostri ospiti, desidero innanzitutto scusarmi per il ritardo, dovuto al protrarsi dei lavori dell’Aula: solo ora mi è stato possibile raggiungere questa sede, tra l’altro distaccata.
I motivi dell’incontro di oggi derivano dall’audizione che abbiamo avuto recentemente con i rappresentanti del mondo agricolo: in quell’occasione, infatti, sono emerse alcune tematiche che riteniamo opportuno in qualche modo chiarire. In sostanza – del resto è a tutti noi noto – gli incidenti nel mondo agricolo sono spesso ripetitivi e altrettanto spesso si verificano sulle stesse macchine. In quella circostanza è emerso in particolare un dato, che va verificato e, nel caso, immediatamente corretto: mi riferisco al problema della sicurezza delle macchine, anche nuove, che vengono utilizzate in agricoltura. La Commissione in modo particolare si è soffermata su questo tema, quindi vorremmo conoscere meglio tale aspetto in modo da poter assumere eventuali iniziative, ovviamente di natura politica, ma ci auguriamo con effetti il più possibile immediati dal punto di vista operativo.
Senza ulteriore indugio cedo la parola ai nostri ospiti, ringraziandoli per aver aderito al nostro invito.

MERLINO
Onorevole Presidente, onorevoli senatori, ringrazio la Commissione per questa audizione, che avviene a così breve distanza dalla precedente e che è sicuramente il segno di una grande attenzione sul tema degli infortuni, in particolare nel settore agricolo.
Mi permetto di intervenire per prima perché ritengo doveroso da parte mia precisare e spiegare meglio alcuni dei dati che ho fornito nella precedente audizione del 27 gennaio e che sono stati oggetto di preoccupazione per la Commissione. Si tratta di una precisazione necessaria perché in mancanza di essa quei dati rischiano di non rappresentare fedelmente il quadro della realtà. Mi riferisco in particolare ai dati del V rapporto biennale dell’ISPESL (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro) sulla sorveglianza del mercato. Vorrei precisare innanzitutto – cosa che non ho fatto nella precedente audizione – che si tratta di dati relativi all’attività di sorveglianza sul mercato effettuata dall’Istituto.
In cosa consiste questa attività? Voi sapete certamente meglio di noi che i Paesi membri dell’Unione europea hanno l’obbligo di attuare correttamente le direttive comunitarie e di sorvegliarne l’applicazione. Per quanto riguarda le direttive relative alle macchine agricole e ai trattori questo tipo di attività si focalizza in particolare sul rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza delle macchine con il marchio CE e viene effettuata nominalmente e formalmente dal Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero del lavoro, i quali incaricano l’ISPESL di procedere a questi accertamenti tecnici. Ebbene, la precisazione che voglio fare è che gli accertamenti dell’ISPESL – dai quali emergono i dati che ho esposto nella precedente audizione – vengono effettuati solo ed esclusivamente sulla base di segnalazioni che provengono da varie fonti (ad esempio dalle ASL o a seguito di infortuni), in ordine alle quali l’ISPESL si attiva. Quindi, l’ulteriore precisazione è che si tratta di un numero di casi esiguo e non rappresentativo di quella che è la maggioranza del parco macchine.
Perché allora ho citato quei dati? Dal mio punto di vista, l’ho fatto per dare alla Commissione il senso dell’attenzione e della sensibilità che il settore agricolo ha nei confronti di questo particolare settore delle macchine agricole e del rischio di infortuni che esso comporta. Sappiamo tutti che gli infortuni gravi nonché mortali – questo sì che è un dato condiviso, indiscusso e indiscutibile – purtroppo si verificano soprattutto per l’utilizzo di queste macchine. Sul tema, però, vorrei offrire anche un elemento di rassicurazione alla Commissione: in materia di macchine agricole le organizzazioni professionali agricole e tutti i soggetti della filiera effettuano attività di vigilanza e di monitoraggio da sempre; non solo, operano anche in modo fattivo e propositivo sia per quanto riguarda la formazione dei nostri imprenditori e di tutti coloro che aprono un’azienda, sia per quanto riguarda azioni di collaborazione all’interno della filiera.
Credo che i risultati di questa azione si riflettano in qualche modo nei dati, anche quelli ufficiali e da tutti condivisi, che ho illustrato nella precedente audizione: dal 2001 ad oggi, infatti, il settore ha registrato una riduzione costante e significativa degli infortuni, pari ad oltre il 30 per cento. Si tratta di un dato che appare superiore rispetto alla diminuzione che comunque si è registrata anche negli altri settori.

PRESIDENTE
Dottoressa, le chiedo scusa se la interrompo. Noi dobbiamo focalizzare un tema di straordinaria importanza ed interesse per tutti, ovvero se vi sono macchine in commercio che non offrono garanzie tali da escluderne la pericolosità: parlo di macchine agricole e di trattori. Poiché è questo l’argomento dell’odierna audizione, prego i signori convenuti di attenersi esclusivamente ad esso. Faccio presente che anche se si dovesse concludere che si tratta di pochi casi, così come lei sostiene, la questione resta comunque di nostro interesse (anche se vi fosse un solo caso). Noi vorremmo capire, in sostanza, se ci sono in commercio macchine con caratteristiche tali da non garantire la sicurezza dell’operatore.

MERLINO
Su questo vale la precisazione che ho fatto all’inizio, relativa a quel tipo di dato che, ripeto, rappresenta un numero veramente esiguo.

PRESIDENTE
Quindi, ci sono. La mia è una domanda molto semplice, collaborativa e costruttiva; altrimenti non riusciamo a comprendere.
Come politici siamo spesso portati ad allargare gli orizzonti, questa volta vorremmo fare il contrario, cioè restringerli, per comprendere se il problema esiste e cercare di risolverlo. Questo è il nostro obiettivo.

MERLINO
C’è un problema che riguarda il mercato delle macchine agricole, non tanto il commercio del nuovo ma il parco macchine in generale.
Su questo, visto che siamo stati qui convocati, altri soggetti potranno sicuramente meglio di me addentrarsi nell’argomento. Per quanto mi riguarda, tengo a precisare la natura di quel dato che ho fornito nella precedente audizione, su questo vorrei essere molto chiara; dopodiché è ovvio che anche un solo infortunio rappresenta un fenomeno molto grave.

PRESIDENTE
Dottoressa, lei non ci ha mai detto che tutte le macchine agricole sono potenziale causa di infortuni; ha detto e oggi ci ha confermato, sia pure edulcorando un po’ il ragionamento, che queste macchine sono in commercio, e quest’ultimo può riguardare sia il nuovo che l’usato; se non è così, abbia la compiacenza di specificarlo. Ci sono situazioni, o comunque – adoperando le sue parole – c’è un numero esiguo di casi in cui questa sicurezza non è garantita. Cerchiamo allora di risolvere la questione.

PEZZINI
Signor Presidente, in qualità di segretario generale di UNACOMA, vorrei svolgere una breve premessa per spiegare di che cosa si occupa la nostra associazione. L’Unione nazionale dei costruttori di macchine agricole, macchine movimento terra e per il giardinaggio, è stata fondata nel 1945, aderisce a Confindustria e collabora a livello nazionale e internazionale con il CEMA (Confederazione europea dei costruttori di macchine agricole) e con il CECE (Comitato europeo dei costruttori di macchine da cantiere e movimento terra).
Il comparto della meccanica che rappresento costituisce uno dei punti di eccellenza del made in Italy, essendo il nostro Paese al secondo posto nel mondo per fatturato, dopo gli Stati Uniti, e al primo posto per ampiezza di gamma. In termini economici, il settore esprime un fatturato annuo di oltre 13 miliardi di euro, di cui 8,3 relativi alle macchine per l’agricoltura e 4,8 relativi alla meccanizzazione e al movimento terra. Molto alta è la quota relativa alle esportazioni che raggiunge quasi l’8 per cento del fatturato. Raggruppiamo circa 350 aziende che coprono il 95 per cento del fatturato con un numero di addetti diretti e indiretti di circa 120.000 unità. Collaboriamo con tutti i principali istituti e organismi tecnici (ISO, CEN, ISPESL) e con la Comunità europea attraverso consultazioni a livello comunitario. Abbiamo una sede anche a Bruxelles e naturalmente collaboriamo con tutte le organizzazioni intese a sviluppare il comparto a livello internazionale, come l’ICE, la FAO, l’IFAD, l’UNIDO e altre.
Ma veniamo al punto dell’audizione odierna. Siamo stati chiamati a testimoniare su un argomento ben preciso che è la presenza sul mercato di macchine agricole non a norma che – come lei ha detto – sono spesso causa di gravi infortuni sul lavoro.

PRESIDENTE
Dobbiamo chiarire. Non conosco questo mondo e ho solo raccolto le segnalazioni delle associazioni agricole. Pertanto, non come io ho detto, ma come le associazione agricole ci hanno comunicato. Vorrei conoscere meglio questi aspetti, ma di fatto non ne sono informato.

PEZZINI
La ringrazio per la precisazione. A tal fine, vorremmo fornire una chiave di lettura più complessiva del problema in oggetto. Ho una serie di documentazioni a supporto che trattano varie tipologie di dati. Ad esempio, l’allegato 1 si occupa dei dati statistici inerenti gli infortuni a livello comunitario e dei dati tendenziali del settore: le tabelle 9 e 10 confermano un decrescente andamento, dal 2001 al 2004, per quanto concerne i dati tendenziali relativi sia a incidenti con assenza dal lavoro inferiore a tre giorni, sia a incidenti fatali.
Inoltre, i dati INAIL riportano che nel settore dell’agricoltura dal 1996 al 2005 si è passati da 361.000 casi a 232.000. Per quanto riguarda l’Italia i dati statistici INAIL partono addirittura dal 1951 con circa 188.000 casi complessivi – di cui 1.300 mortali – fino ad arrivare al 2005 con 66.000 casi registrati e 114 mortali. Questi sono dati che lascio a disposizione della Commissione.
Vorrei ora arrivare ai dati statistici cui si faceva riferimento nell’audizione del 27 gennaio di questa Commissione. Cito dal resoconto della seduta: «In merito denuncio come, a causa anche di normative spesso contraddittorie, solo il 16 per cento delle macchine agricole in commercio sia a norma, mentre di quelle restanti il 57 per cento è fuori norma e il 27 per cento viene messo a regola solo a seguito di controlli». Tutto questo – come ha detto la dottoressa Merlino – è inerente al V rapporto ISPESL sull’attività di sorveglianza del mercato che ho allegato alla presente documentazione.
I dati statistici e percentuali che sono stati riportati si riferiscono a tutta la meccanizzazione italiana.

PRESIDENTE
Agricola?

PEZZINI
No. Si va dalle piattaforme di sollevamento agli apparecchi elettrici.

PRESIDENTE
Per quanto riguarda il vostro settore, pensate di rientrare nella percentuale che ha sopra ricordato? E se non vi rientrate, qual è la percentuale di macchine non a norma nel settore agricolo?

PEZZINI
I casi riferiti alla meccanizzazione agricola – come è indicato nel rapporto – sono 60 su un totale di 2.000.

PRESIDENTE
Non parliamo di casi, ma di macchine. I casi potrebbero anche essere zero con un po’ di buona fortuna e il cielo vicino.

PEZZINI
Ciascun caso si riferisce ad una macchina.

PRESIDENTE
Il problema sono le macchine. A noi interessa capire se vi siano delle macchine nuove che vengono poste in commercio senza tutte le garanzie di sicurezza. Questo è il quesito molto semplice che vi pongo. Se è in condizione di fornirci una risposta gliene saremmo grati.

PEZZINI
Questi sono casi su segnalazione.

PRESIDENTE
Il problema di cui sto parlando è un altro: il soggetto – mi perdoni se utilizzo un linguaggio didascalico – sono le macchine.
Quante macchine (molte, alcune, poche) non sono dotate di tutti i necessari sistemi di sicurezza? Lasciamo stare i singoli casi ed eventi; a noi interessano le macchine che vengono vendute e messe in circolazione. Se non è nelle condizioni di fornirci questo dato ne prendiamo atto. Non vogliamo estorcerle qualcosa che non può dirci.
Il quesito che campeggia nelle audizioni di oggi – e non è un interrogatorio – è quello che ho testé riferito, non un altro. Questo è un tema che vogliamo approfondire, capire e contribuire – qualora fossero accertate delle irregolarità – a risolvere. Il nostro obiettivo è propositivo, perché ci troviamo di fronte ad un tema forte: accade – e non solo in agricoltura, ma in modo particolare nell’agricoltura e nell’edilizia – che vi siano infortuni, anche mortali, di carattere ripetitivo. A noi spetta capire se in agricoltura questa ripetitività (che nell’edilizia può essere dovuta a cadute) può essere legata a difetti o a non assoluta garanzia di sicurezza nelle macchine. Non so se il quadro è chiaro e se ha elementi da fornirci in tal senso.

PEZZINI
Gli elementi li ho e sono a disposizione della Commissione.
I casi di cui parlo sono riferiti a singole meccanizzazioni, che sono state individuate, che non sono nuove ma risultano già operanti nel settore. Questi casi vengono segnalati direttamente dalle ASL al Ministero del lavoro e poi da questo all’ISPESL.
Mi dispiace di non poterle rispondere direttamente in merito alle macchine; non posso rispondere su una macchina specifica, perché i casi segnalati sono 60 e si tratta di 60 tipologie diverse di macchine.

PRESIDENTE
È in grado di indicarci queste 60 tipologie di macchine?

PEZZINI
Non io. È l’ISPESL che ha controllato le 60 macchine.

PRESIDENTE
Ora sto parlando con lei, altrimenti avremmo chiamato l’ISPESL. Se lei non è in grado di indicarcele, chiameremo l’ISPESL.
Non è questo il problema.

PEZZINI
Posso solo riportare i dati dell’ISPESL, con il quale l’UNACOMA collabora in materia di normativa e di adeguamento della meccanizzazione agricola alle regole cui siamo soggetti.

PRESIDENTE
Quali iniziative sono state adottate – se le risulta – per risolvere i problemi denunciati dall’ISPESL?

PEZZINI
Abbiamo a supporto una scheda informativa – che allego alla documentazione già consegnatavi – su alcuni casi di collaborazione con l’ISPESL. Tuttavia, quella descritta nella scheda è solo una parte della meccanizzazione oggetto corrente di adeguamento e modifica. Infatti, bisogna anche riuscire a capire qual è il processo, perché non si possono dare risposte semplici a problematiche complesse. Io parlavo di 60 casi riferiti a 2.313 segnalazioni. Ebbene, a titolo esemplificativo, le posso dire che la sola produzione annua italiana di trattrici (che non sono comprese tra questi 60 casi) ammonta a 80.000 unità all’anno. Quindi, il volume di produzione è colossale.
UNACOMA rappresenta i produttori di meccanizzazione agricola di prima immissione sul mercato. Tenuto conto che il solo parco trattrici esistente in Italia conta circa 1.600.000 unità circolanti, con un’età media di circa vent’anni, è facilmente ipotizzabile che il problema dell’incremento della sicurezza sia strettamente legato allo svecchiamento del parco macchine.

PRESIDENTE
Dottor Pezzini, noi stiamo parlando di un’altra questione.
Comunque, prendo atto che lei non mi dà una risposta perché io le parlo di un problema e lei mi risponde su di un altro. Noi stiamo parlando in modo esplicito – mi permetto di segnalare ancora tale argomento – di macchine nuove in uso in agricoltura (ivi comprese le trattrici) e desideriamo sapere se queste sono a norma o se talune non lo sono. Le chiedo di essere così cortese da rispondermi. In caso contrario, procediamo con il seguito dell’audizione.

PEZZINI
Presidente, confermo che le trattrici e le macchine agricole immesse sul mercato oggigiorno sono rispondenti alle direttive comunitarie e alla legislazione vigente. Non solo: siccome questa legislazione è anche una legislazione in divenire (è costantemente aggiornata dalle normative successive), abbiamo un rapporto costante e continuo di collaborazione con gli organi preposti al controllo di questa meccanizzazione.

PRESIDENTE
Quindi, lei sostiene che queste macchine sono tutte a norma? Glielo chiedo perché noi dobbiamo calcolare il momento in cui la macchina è immessa sul mercato. Chiaramente, se dopo un mese o un anno intervengono altre norme ciò riguarderà le altre macchine e l’adeguamento di quelle che sono già uscite. Lei sostiene, dunque, che le macchine prodotte per i lavori agricoli, sia macchine agricole che trattrici, sono tutte a norma.

ROTUNDO
Presidente, sono Donato Rotundo e intervengo a nome di CONFAGRICOLTURA per rispondere in dettaglio alla sua domanda. Bisogna infatti operare alcune distinzioni e precisare alcuni aspetti. Innanzitutto, occorre distinguere i trattori agricoli dalle macchine soggette alla direttiva macchine. I trattori agricoli sono soggetti a una normativa europea recepita in Italia a partire dagli anni settanta che è stata modificata ed integrata nel corso degli anni nonché recentemente sono intervenuti ulteriori integrazioni della normativa. Tutte le trattrici agricole e, più in generale, le macchine semoventi per essere immesse in commercio e per circolare su strada devono essere omologate e immatricolate. Quindi, vi è un controllo a monte operato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Una volta ricevuta l’omologazione, le macchine sono immesse in commercio nel rispetto delle procedure previste dalla legislazione europea, così come recepita in Italia.
Esistono poi altri problemi, da me affrontati anche nella recente audizione, derivanti dalle modifiche che sono intervenute a livello normativo.
Per diverso tempo vi è stato qualche scollamento tra normative a livello europeo che ha provocato problemi soprattutto sugli operatori agricoli nonostante le macchine agricole semoventi siano state immesse in commercio dai costruttori (parliamo di macchine soggette al codice della strada) nel rispetto delle normative vigenti. Difatti, a livello europeo le norme di omologazione sulla circolazione stradale e le norme sulla sicurezza del lavoro non sempre hanno agito in sintonia. Negli ultimi anni si è lavorato in direzione positiva da parte di tutti risolvendo gli aspetti legislativi, come nel caso delle cinture di sicurezza, ma, improvvisamente, si dovuti è intervenire nelle aziende agricole per adeguare le macchine alle modifiche normative.

PRESIDENTE
Dottor Rotundo, noi ci stiamo interessando di norme sulla sicurezza del lavoro.

ROTUNDO
Certo, Presidente, ma è importante affermare il concetto che i trattori agricoli e le macchine agricole semoventi sono stati immessi sul mercato nel rispetto dei criteri di omologazione e a seguito controlli effettuati dal Ministero dei trasporti. Questa categoria di macchine è difatti sottoposta ad un controllo da parte delle Autorità competenti e non ha la possibilità di essere immessa in commercio non a norma.
L’altro punto riguarda le macchine agricole soggette alla direttiva macchine, la cui struttura è stata impostata negli anni ottanta in relazione alla creazione del mercato unico europeo. Mentre prima si stabilivano norme di sicurezza specifiche per il singolo prodotto, successivamente ci si è indirizzati verso un sistema che prevede una direttiva obiettivo, con un sistema di certificazione volontaria che ha portato alla marcatura CE. Difatti, tutte le macchine comprese all’interno della direttiva macchine sono soggette a marcatura CE per poter essere immesse in commercio.
La presenza su una macchina della marcatura CE, dovrebbe garantire sia i consumatori che gli utilizzatori sul fatto che quella macchina sia a norma e che il costruttore ha rispettato tutti i requisiti della direttiva macchine.
È evidente peraltro che siamo in un mercato libero ed in un sistema caratterizzato prevalentemente da certificazione volontaria. A questo punto intervengono i dati ISPESL sulla sorveglianza di mercato. A proposito del sistema delle direttive macchine, i dati ISPESL (e non parliamo solo del settore agricolo ma di tutti) si riferiscono alle segnalazioni che provengono ad esempio dagli operatori ASL che si recano in azienda a seguito di un infortunio provocato da una macchina o a seguito di un controllo che ha verificato la presenza di un problema. In questi casi gli operatori ASL segnalano questa macchina al Ministero dello sviluppo economico che poi incarica l’ISPESL di effettuare un controllo. Il dato da noi esaminato corrisponde ad una situazione in cui si è già verificato un problema con una macchina o c’è la presunzione che possa esistere e scatta, perciò, un accertamento per capire se il problema sia di tipo costruttivo o di altro tipo. I dati che noi abbiamo discusso si inseriscono in questo sistema. Lo studio ISPESL è molto interessante. Nelle segnalazioni effettuate su tutte le macchine, le macchine agricole sono al decimo posto; prima vi sono altre nove categorie di macchine che hanno registrato una percentuale più elevata di segnalazioni riguardo ai problemi riscontrati sul mercato.
Pertanto, il fatto che nel mercato possano esserci macchine che in qualche modo non hanno rispettato l’obiettivo dei requisiti contenuti nella direttiva riguardava un po’ tutte le categorie.

PRESIDENTE
Mi scusi, dottor Rotundo, ma il problema è un altro.
Ci occuperemo anche di questo aspetto perché l’occasione di questa audizione ci ha aperto un nuovo varco di necessario approfondimento per verificare alcuni aspetti: se il fatto che le macchine devono essere immatricolate garantisca anche la sicurezza per gli operatori addetti; se taluni dei fatti determinatisi siano stati anche oggetto di comunicazione da parte di operatori all’ISPESL; se la stessa ISPESL si sia mossa, come e con quali effetti. Questo è il percorso che vogliamo seguire.

ROTUNDO
Se vuole posso rispondere immediatamente, perché siamo in linea con quanto lei ha detto. Questo approfondimento è avvenuto.

PRESIDENTE
Lo abbiamo compreso e stiamo cercando di approfondire questo tema. Non ha però chiarito né fugato il problema delle macchine e della sicurezza sul lavoro. Come nella passata audizione, lei ha fatto un discorso adducendo una motivazione valida, che tuttavia per noi non è sufficiente.

ROTUNDO
La risposta è puntualissima. A seguito dell’attuazione del regolamento europeo del 2003 sono stati superati molti dei problemi relativi ai trattori e oggi sono immesse in commercio macchine conformi alla legislazione europea.

PRESIDENTE
Dottor Rotundo, lei ha operato una distinzione – e con ciò possiamo anche concludere – tra la messa in circolazione del veicolo e la sicurezza del veicolo con riferimento all’operatore che poi gestirà il veicolo.
Noi dobbiamo approfondire questo secondo aspetto; è inutile che lei mi riproponga il primo, perché non serve. È questo secondo tema che va approfondito perché rientra nelle nostre competenze.

DE LUCA (PD)
Innanzitutto mi scuso se fra poco dovrò allontanarmi, essendo impegnato presso un’altra Commissione; prima però vorrei fare alcune riflessioni. Credo che il Presidente, con riferimento alla precedente audizione delle organizzazioni dell’agricoltura, voglia sottolineare la nostra preoccupazione di non limitarci a registrare qualcosa che ci viene trasmesso. In quell’occasione ci avete comunicato, con grande senso di responsabilità, la giusta preoccupazione per l’elevato numero di incidenti mortali che in questo settore dell’agricoltura si verificano ogni anno e per il fatto che in qualche modo in questi incidenti è presente un elemento di mancanza di sicurezza delle macchine e in modo particolare dei trattori.
Noi siamo una Commissione di inchiesta e ci occupiamo di sicurezza sui luoghi di lavoro. Ora, poiché siamo qui per recepire ed inserire nella normativa eventuali possibili miglioramenti non vorrei – lo dico perché ne abbiamo già discusso in Commissione – che ci trovassimo in una situazione analoga a quella che si verificò quando, pur avendo approvato una legge che prevedeva degli incentivi per le imprese, queste ultime non ne utilizzarono neppure un euro. Gli incidenti mortali continuano purtroppo drammaticamente a verificarsi; il problema, allora, è capire se insieme – quindi legislatori e operatori – possiamo intervenire affinché su queste macchine, in modo particolare sui trattori, indipendentemente dagli indirizzi e dalle direttive europee, si possa avere il massimo della sicurezza nel momento in cui il contadino o chi per lui si trova ad usarle, prevedendo delle protezioni totali (cabine, cinture e quant’altro).
L’incalzare nella domanda era dovuto a questo: noi vorremmo recepire indirizzi e contributi per migliorare la situazione. Mi pare del tutto evidente che il fine sia quello di evitare per quanto è possibile gli incidenti mortali, magari anche solo uno, sui luoghi di lavoro. Malgrado gli sforzi del legislatore di porre in essere normative moderne ed adeguate, purtroppo alcuni casi continuano drammaticamente a verificarsi. Per questo vorremmo portare avanti un’azione di prevenzione e non trovarci ogni volta a discutere di questioni di carattere generale, dove gli auditi ci dicono che il problema è culturale, di formazione e di informazione. È chiaro che ognuno deve tentare di dare un contributo positivo nell’ambito delle proprie responsabilità e dei propri compiti e quindi in questo caso le industrie meccaniche devono fare la loro parte.

NEROZZI (PD)
Vorrei ribadire un concetto, a titolo di premessa.
Non abbiamo deciso questa audizione perché ci siamo svegliati all’improvviso con quell’idea o perché ci siamo inventati il problema, ma perché nell’audizione del 27 gennaio sono emerse le problematiche che il Presidente ha illustrato, su cui peraltro oggi c’è stata qualche correzione.
Noi siamo una Commissione di inchiesta e dobbiamo occuparci di quello che ci è stato detto – tra l’altro le audizioni sono tutte stenografate – e che ci ha molto preoccupato.
Per quanto mi riguarda – correggetemi se non è così – credo di aver capito che le macchine agricole, ed in particolare i trattori, sono immesse sul mercato nel rispetto delle normative europee, almeno così avete detto tutti. Secondo quanto ha affermato chi rappresenta Confagricoltura, però, in questo modo vanno bene per essere avviate alla circolazione ma potrebbero non andare bene per la sicurezza del lavoro.

ROTUNDO
Il problema oggi è superato.

NEROZZI (PD)
Se è così, va bene, ma potevate dirlo anche la volta precedente. Quindi, quel problema è superato; resta però il problema rappresentato dal numero elevato di incidenti mortali. E qui viene fuori una questione interessante che riguarda le macchine: se l’età media dei mezzi è di venticinque anni è ovvio che vi siano problemi che riguardano la manutenzione, la sicurezza, le normative e quant’altro. Questo è un punto che emerge con chiarezza, e su cui vi rivolgo una domanda: ci sono stati mai per le macchine agricole processi di incentivazione, simili a quelli che si hanno per il settore automobilistico, volti a stimolare la volontà di cambiare le macchine vecchie con delle nuove? A me non mi risulta, per questo ve lo chiedo.
Altra questione. Si è parlato di 60 segnalazioni. Queste segnalazioni riguardano 60 tipi di macchine diverse l’una dall’altra?

PEZZINI
No, non sempre.

NEROZZI (PD)
Se è così, sarebbe interessante approfondire l’esame della tipologia di macchine: se si fosse trattato di 60 tipi diversi di macchine sarebbe stato complicatissimo, se invece non è così possiamo cercare di capire quali sono le tipologie più segnalate e su tale base avviare un’indagine puntuale. Siete quindi a conoscenza di una tipologia di macchine per le quali gli infortuni ricorrono con maggiore frequenza nell’ambito di questi 60 casi segnalati?

PEZZINI
No.

NEROZZI. (PD)
Infine, è indubbio che gli incidenti mortali sono ancora troppi e che quindi bisogna individuarne la causa: possono essere le macchine troppo vecchie come anche altre situazioni e noi dobbiamo indagare su questo. Vi chiederei, pertanto, di lasciarci la documentazione relativa tali segnalazioni, per consentirci di capire meglio come stanno le cose.

DE ANGELIS (PdL)
Credo sia pacifico che per le macchine agricole, come avviene in ogni altro settore merceologico, esistono dei protocolli di collaudo, per cui nessun macchinario può essere immesso sul mercato se non è omologato; nella fattispecie ci sono i protocolli europei per la sicurezza. È chiaro, quindi, che tutte le macchine agricole che vengono immesse in circolazione sono collaudate e che tutte possono fare il lavoro per cui sono state costruite.
Ciò premesso, a mio avviso, il problema è che ci sono in circolazione molte macchine obsolete. Su questo punto vi chiederei di essere più chiari.
Macchine vecchie significa che non sono state controllate, che non hanno subìto revisioni, che probabilmente non aderiscono ai nuovi protocolli europei sulla sicurezza. Vi chiedo quindi se questo tipo di macchine è effettivamente in circolazione e se avete elaborato qualche statistica sui 60 casi che si sono verificati, in particolare per capire se vi siano forme di incidenti ricorrenti: al di là della macchina può trattarsi di imperizia, di sfortuna, di casualità. Insisto nel chiedere se la maggior parte degli incidenti siano o meno provocati da macchine obsolete, vetuste: esiste un problema di revisione o piuttosto di scarso controllo da parte del Ministero dei trasporti che dovrebbe ogni tot anni controllare le macchine per verificare se quelle operative da ormai vent’anni siano più soggette ad incidenti delle altre? Questo, a mio avviso, è il cuore del problema, perché è chiaro che i modelli nuovi sono tutti collaudati e non presentano problemi di sicurezza, altrimenti non potrebbero essere immessi sul mercato.

ROTUNDO
È indispensabile riportare i dati sulla situazione attuale in rapporto a quanto è avvenuto negli ultimi vent’anni: tra il 1992 e il 2001 siamo passati da 123 incidenti mortali sui trattori a 23. Nel 2001 l’incidenza delle macchine agricole sul totale degli infortuni era del 16 per cento. Nel 2007 – secondo gli ultimi dati pubblicati dall’INAIL – la percentuale è scesa al 5 per cento. Negli ultimi vent’anni abbiamo compiuto passi da gigante, sia sul piano commerciale e costruttivo delle macchine, sia sul piano del loro utilizzo. E ` evidente che il settore agricolo è lento nel rinnovamento delle macchine.

PRESIDENTE
Dottor Rotundo, abbiamo già acquisito questi dati. Il nostro ragionamento è un altro. Vi rileggo la segnalazione che abbiamo ricevuto in fase di audizione dei rappresentanti delle organizzazioni del settore agricolo. Se vorrete fornirci ulteriori elementi di chiarimento, ve ne saremmo grati. Se non potrete, vi saremo ugualmente riconoscenti, perché deve essere chiaro il presupposto che qui si lavora «per» e non «contro». Ci è stato detto: «Inoltre, molte nuove macchine immesse sul mercato già non sono a norma» e si fa uso della locuzione latina «ab origine».
Il concetto dell’essere a norma lo interpretiamo così: è verosimile che le nuove macchine siano a norma rispetto al codice della strada, ma a noi interessa sapere se siano a norma in termini di sicurezza intrinseca della macchina e, quindi, del soggetto operante. Ci stiamo interessando del secondo aspetto. Bisogna altresì comprendere se la stessa normativa comunitaria ci garantisca rispetto alle norme nazionali in materia di prevenzione degli infortuni. Infatti, come sapete, non vi sono leggi comunitarie, ma direttive. È diverso. Dal decreto legislativo n. 626 del 1994, emanato a seguito di direttive comunitarie in materia, non abbiamo più ricevuto obblighi identici. Il nostro Testo unico sulla sicurezza sul lavoro non è frutto di un obbligo comunitario, bensì di un dibattito politico che ha avuto luogo in Italia. Il fatto che sulle macchine vi sia il marchio CE per noi non costituisce una certezza dal punto di vista della garanzia antinfortunistica: è questo l’aspetto che vogliamo approfondire. In altre parole: non sappiamo se il marchio CE possa rappresentare una certezza ed è a tal fine che stiamo conducendo la nostra indagine. È ovvio che quando vengono immessi sul mercato i nuovi macchinari sono a norma – abbiamo compreso perfettamente quello che la dottoressa Merlino voleva dirci – e che non vi sono pirati che immettono sul mercato macchine che non possono essere vendute. Partiamo dal presupposto che chi costruisce macchine lo fa rispettando le norme di legge in materia. Vogliamo però capire se tutto ciò si coniughi con le esigenze di tutela della salute contro gli infortuni.
Spero di essere stato più chiaro. Tutto il resto lo diamo per scontato, anche perché non credo che le cose potrebbero andare diversamente. Dal momento che continuano a verificarsi incidenti anche nel mondo agricolo e che il settore non è tra gli ultimi nelle statistiche sugli infortuni, abbiamo il dovere e l’impegno civile – per chi vi crede anche morale – di attivarci per correggere questa anomalia.
Quando abbiamo ricevuto dai rappresentanti delle organizzazioni del settore agricolo la segnalazione che vi ho testé riferito non abbiamo immaginato che fossero immesse sul mercato macchine contra legem. La segnalazione si riferiva ovviamente – questo ritengo abbia voluto intendere la dottoressa Merlino – alla problematica degli infortuni sul lavoro che è l’argomento intorno al quale lavoriamo e che cerchiamo di approfondire.
Anche il tema sollevato dal senatore Nerozzi sulle rottamazioni è importante: nel settore vi sono altri incentivi, che conosciamo e che variano nel tempo, ma si può anche valutare la possibilità – se lo riteniamo opportuno – di incentivi per il rinnovo delle macchine agricole per sostenere e venire incontro a tale esigenza. Questo è il ragionamento. Spero ora di aver chiarito lo scopo dell’audizione odierna.

DE ANGELIS (PdL)
Vorrei che qualcuno degli auditi rispondesse alle mie domande.

PEZZINI
Signor Presidente, sa benissimo che l’attività produttiva per essere espletata deve avere norme di riferimento chiare e certe. Non possiamo condurre la nostra attività produttiva sulla base di ragionamenti o presunzioni di sicurezza, ma facciamo riferimento alle norme in vigore che sono state elaborate ed emanate, anche grazie alla collaborazione della nostra associazione con gli istituti preposti alla loro definizione.
La meccanizzazione di prima immissione sul mercato risponde esattamente a tutte le norme vigenti. Senatore Nerozzi, per quanto riguarda la maggioranza degli incidenti, essendo il parco macchine circolante estremamente obsoleto (parliamo di 1.600.000 trattrici) e avendo l’Italia una produzione – come secondo Paese al mondo – di 80.000 trattrici l’anno, può facilmente capire quale sia la vetustà del parco macchine trattrici esistente.
È ovvio che le macchine immesse sul mercato prima delle normative attualmente in vigore non rispondono alle normative cui facciamo riferimento ora, perché sono state vendute precedentemente. Mi sembra di essere stato sufficientemente chiaro.

ROILO (PD)
Vorrei chiedere alla Presidenza se, al termine dell’audizione, la Commissione può valutare ulteriori iniziative da adottare, perché mi pare, anche a seguito della procedura informativa odierna, che non si riescano a soddisfare alcune esigenze che ritengo meritevoli di approfondimento e di indagine, soprattutto in merito ad una tematica che riguarda un settore in cui si registra una frequenza di infortuni, anche mortali, abbastanza significativa.

MORRA (PdL)
Signor Presidente, è ovvio che una macchina che viene immessa in circolazione deve aver superato tutti i collaudi rispetto alle norme vigenti nazionali e europee. Tuttavia, sta di fatto che in agricoltura, tralasciando per il momento il tema del parco macchine e dello svecchiamento, vi sono incidenti e dinamiche che si ripetono con una frequenza chiaramente non compatibile con la materia oggetto della nostra indagine, cioè la sicurezza sul lavoro. Comunque, per alcune macchine si riscontra un deficit di sicurezza del lavoro.
Questa Commissione si occupa di sicurezza del lavoro in un ambito più ampio, nel senso che siamo chiamati anche a fare delle scelte politiche e a mettere in campo misure incentivanti. Se riusciamo ad ottenere dei dati che dimostrino la convenienza a svecchiare un certo tipo di macchine o ad investire su macchine nuove (ad esempio, incentivando un nuovo tipo di produzione in grado di stare sul mercato in maniera competitiva ed economica, da una parte, e rispondendo ad un problema di sicurezza estremamente importante – anche più del primo – dall’altra) potremo operare delle scelte di carattere politico ed essere propositivi. Anziché parlare di rottamazione di frigoriferi o altro, si può immaginare una politica di rottamazione di tutte le macchine che provocano incidenti mortali. Vorremmo allora disporre di dati più precisi intervenendo, se possibile, anche sulla nuova produzione. Infatti, laddove si riscontrasse che anche le macchine di nuova produzione presentano momenti di criticità sul campo con una frequenza di infortuni che si ripetono, al di là del marchio CE, vi ricordo che l’attività della nostra Commissione non è soltanto di verifica del rispetto della normativa ma è anche momento di proposizione per prevenire e per supportare questa prevenzione con politiche adeguate, anche di tipo economico.

PRESIDENTE
Desidero ringraziare gli auditi per il contributo oggi fornito. Ci auguriamo di poter approfondire meglio questo tema per dare risposte a quelle domande che, in modo molto chiaro, il senatore Morra ha riassunto.
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Fonte: Senato della Repubblica