Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
Visite: 5488

Senato della Repubblica

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni


Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 42, martedì 26 gennaio 2010

Audizione di rappresentanti dell’OIL (Organizzazione internazionale del lavoro)

Presidenza della vice presidente COLLI

Intervengono il dottor Claudio Lenoci, direttore dell’Ufficio OIL per l’Italia e San Marino, la dottoressa Cleopatra Doumbia-Henry, direttore dell’International Labour Standards Department, OIL Ginevra, e la dottoressa Catherine Brakenhielm Hansell, coordinatore per la sicurezza e la salute dell’International Labour Standards Department, OIL Ginevra.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione di rappresentanti dell’OIL (Organizzazione internazionale del lavoro).
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Comunico altresì che della seduta sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Ringrazio i nostri ospiti per aver accolto l’invito della Commissione ed approfitto dell’occasione per augurare loro buon lavoro. L’incontro odierno è diretto a conoscere le più recenti politiche e linee guida messe a punto dall’OIL in materia di salute e di sicurezza sul luogo di lavoro, ai fini della prevenzione e del contrasto agli infortuni e alle malattie professionali.
Inoltre, quella odierna è anche un’opportunità per verificare se il nostro ed altri Paesi hanno recepito al meglio i suggerimenti dell’OIL.
Vorremmo altresì chiedere ai rappresentanti dell’Organizzazione se hanno avuto modo di monitorare le diverse realtà aziendali, perché a tal proposito è stata posta una questione delicata: in Commissione abbiamo ricevuto diverse lamentele da parte del mondo imprenditoriale e sindacale in ordine al fatto che alcune aziende dei Paesi meno virtuosi non rispettano totalmente le regole, dando luogo a una competizione squilibrata con i Paesi più virtuosi.
Cedo subito la parola ai nostri ospiti, che ringrazio per il contributo che vorranno offrirci.

LENOCI
Signora Presidente, vorrei introdurre l’intervento della dottoressa Doumbia-Henry sottolineando che si tratta del direttore del Dipartimento norme dell’OIL, ossia dell’International Labour Standards Department. Ritengo che prima di rispondere ad eventuali domande specifiche, sarebbe opportuna un’esposizione introduttiva perché in essa potrebbero già essere contenuti degli elementi di risposta.

DOUMBIA-HENRY
Signora Presidente, ringrazio la Commissione per aver dato all’OIL l’opportunità di contribuire al vostro lavoro e di avviare un utile scambio di idee su temi che ci stanno molto a cuore, ossia la prevenzione degli incidenti sul lavoro e la sicurezza sul luogo di lavoro.
Vorrei in primo luogo fornire una panoramica delle nostre politiche nel campo della sicurezza del lavoro, degli standard fissati dall’OIL e dei diversi meccanismi di monitoraggio che abbiamo attuato. In seguito affronteremo i vari temi più specificamente.
A partire dalla sua creazione nel 1919, l’OIL ha adottato più di 400 strumenti internazionali: circa 200 convenzioni e 200 raccomandazioni.
Esiste un mandato istituzionale conferito all’Organizzazione che le permette di emanare convenzioni e raccomandazioni, che i singoli Paesi possono poi ratificare ed attuare. Le raccomandazioni sono delle linee guida e non sono vincolanti, mentre invece la ratifica di una convenzione crea per il Paese ratificante un obbligo internazionale. Oltre ad avere il mandato di creare norme internazionali, l’OIL è dotato di un meccanismo di monitoraggio, previsto dal suo statuto, che permette di verificare come i vari Paesi si conformino agli obblighi internazionali. Il suddetto meccanismo, che viene attuato dagli organismi di monitoraggio dell’OIL, è molto importante ed oggi è probabilmente uno dei sistemi più sofisticati al mondo.
Le stesse Nazioni Unite hanno dei meccanismi di monitoraggio ispirati ai cosiddetti organismi di supervisione dell’OIL. Abbiamo un organismo deputato al monitoraggio, con un gruppo di esperti che verificano ogni anno se e come i vari Paesi si conformano e rispettano i vincoli e gli standard derivanti dalle convenzioni dell’OIL. Abbiamo organismi addetti ai reclami, organismi indipendenti, organismi tripartiti, insomma un sistema molto sofisticato dedicato al monitoraggio dell’applicazione degli standard internazionali.
Per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, ricordiamo lo statuto dell’OIL del 1919 e la dichiarazione di Filadelfia del 1944, attuata in conformità con il mandato del 1919. Nel 2008 l’OIL ha riaffermato il proprio mandato in materia di promozione della giustizia sociale attraverso una dichiarazione su tale argomento. Lo statuto, la dichiarazione di Filadelfia del 1944 e, più recentemente, la dichiarazione sulla giustizia sociale del 2008 rappresentano strumenti fondamentali che permettono all’OIL di riaffermare il diritto a condizioni di lavoro decorose e sicure. Circa metà delle convenzioni e raccomandazioni dell’OIL riguardano questo tema.
Negli ultimi novant’anni abbiamo assistito a vari sviluppi a livello internazionale: diverse leggi, normative e standard sono stati attuati nel campo della sicurezza e della salute in campo lavorativo in molti Paesi. L’OIL ha monitorato la loro applicazione ed ha riscontrato che le condizioni di lavoro sono migliorate in varie parti del mondo. Ma non c’è bisogno soltanto di un’azione coordinata e costante a livello nazionale ed internazionale; dobbiamo infatti assicurare che vi siano meccanismi per un continuo miglioramento dei sistemi di sicurezza e prevenzione degli incidenti nei vari Stati. In tutti i Paesi devono essere attuati sistemi che permettano di vigilare sulla salute, sulla sicurezza e sulle condizioni di lavoro.
Secondo le più affidabili e recenti stime che abbiamo a disposizione, ogni anno nel mondo si verificano sul lavoro 358.000 incidenti mortali e 337 milioni incidenti non fatali; inoltre, 1,95 milioni di persone muoiono ogni anno per incidenti sul lavoro. Si tratta di cifre che creano grande preoccupazione. L’OIL ha calcolato che il costo economico dei grandi incidenti e degli infortuni sul lavoro è pari a 5 miliardi di dollari statunitensi all’anno. Si tratta di statistiche abbastanza affidabili, ma riteniamo che le cifre siano anche superiori a quelle indicate. Per questo è ancora più necessario dedicarsi alla prevenzione, soprattutto nell’attuale contesto di crisi finanziaria ed economica.
Nel corso degli anni, l’OIL ha rivisto i propri standard e nel 2001- 2002 ha individuato le convenzioni che possono essere considerate valide a tutt’oggi.
Inoltre, nell’ambito della Conferenza internazionale sul lavoro del 2003, si è creato un forte consenso sulla necessità di dedicare la massima attenzione al tema della sicurezza sul lavoro a livello internazionale. La Conferenza dell’OIL del 2003, inoltre, ha adottato una strategia mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro che ha portato poi all’adozione, nel 2006, della più recente Convenzione per la promozione della salute e della sicurezza del lavoro, la Convenzione n. 187.
Un organismo di monitoraggio molto importante dell’OIL è il comitato indipendente di esperti che vigila sull’applicazione delle convenzioni e delle raccomandazioni. Si tratta di un comitato indipendente che compie un monitoraggio regolare sul rispetto degli obblighi internazionali ed ha esaminato le relazioni prodotte da oltre 100 Paesi. Sulla base delle situazioni riscontrate, esso ha stilato una propria relazione che riporta i dati di tale significativo numero di Paesi. Il comitato ha riscontrato che soprattutto i Paesi in via di sviluppo, conformandosi alle politiche e alle norme internazionali, registravano dei progressi. Questi Paesi hanno inoltre cominciato a studiare e mettere a punto sistemi propri di attuazione e di applicazione delle norme, e questo è molto importante perché approvare le norme non basta, è necessario anche un sistema che vigili sulla loro concreta applicazione.
In questi ultimi anni diversi Paesi, anche in via di sviluppo, hanno istituito o riorientato le proprie politiche in modo da tener conto dei temi di attualità come, ad esempio, l’emergere di alcune patologie muscolo- scheletriche o di altre patologie associate al lavoro e il loro impatto, con particolare riferimento al mondo delle piccole e medie imprese.
Il comitato di esperti ha concluso che la maggioranza degli Stati membri dell’OIL applicano in ampia misura le norme, non soltanto quelle che derivano dalla Convenzione ma anche tutte le altre norme di sicurezza e le raccomandazioni espresse dall’Organizzazione. Il livello di coinvolgimento di questi Paesi è una chiara indicazione del fatto che la sicurezza sul lavoro è presa in sera considerazione ed è importante anche nell’ambito delle politiche nazionali.
La relazione della nostra Organizzazione ha inoltre sottolineato l’importanza cruciale del tracciare i progressi compiuti nell’attuazione delle politiche nazionali di sicurezza sul lavoro attraverso la raccolta e l’analisi di dati relativi all’applicazione pratica di tali politiche. È altresì importante fare riferimento alle statistiche che riportano gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Il comitato di esperti ha invocato uno sforzo più vigoroso in tal senso ed ha richiesto ai Paesi membri un impegno maggiore anche in termini di ratifica delle convenzioni in materia di sicurezza sul lavoro.
Tutto questo ha dato un grande impulso al nostro lavoro e nel 2006 abbiamo adottato una Convenzione, la n. 187, su un quadro promozionale per la salute e la sicurezza del lavoro. Si tratta di uno strumento complementare rispetto a quelli già esistenti, che fornisce ulteriori guidelines ai Paesi nei quali esistono già sistemi per il monitoraggio e la gestione della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro a tutti i livelli e che permette l’attuazione progressiva di politiche di prevenzione basate sull’offerta di informazione, formazione ed istruzione nel campo della sicurezza sul lavoro.
Il comitato di esperti ha inoltre sottolineato il fatto che le varie convenzioni esistenti nel campo della sicurezza sul lavoro si rafforzano a vicenda ed ha sollecitato i Paesi membri ad incrementare i propri sforzi e le proprie iniziative volte a coinvolgere le parti sociali, ottenere condizioni di lavoro decorose e tenere in considerazione gli aspetti ambientali.
La relazione del comitato di esperti è stato esaminata nel corso della Conferenza dell’OIL dello scorso giugno sul tema della sicurezza sul lavoro nel mondo. Ho portato delle copie di tale documentazione, che spero vi sarà utile in quanto contiene numerosi esempi dei codici di condotta e delle iniziative adottate da molti Paesi del mondo.
Nel corso della Conferenza è stata discussa la relazione del comitato di esperti ed è stata sollevata la necessità di adottare un piano d’azione volto a promuovere la ratifica delle convenzioni più importanti nel campo della sicurezza sul lavoro, in modo tale che si possa arrivare alla ratifica e all’attuazione universale di queste convenzioni. I nostri uffici stanno preparando il piano d’azione che a marzo sarà trasmesso al nostro comitato esecutivo. Il lavoro, quindi, andrà avanti per i prossimi due mesi e diventerà il motivo trainante di una grande campagna per la ratifica delle convenzioni in materia di sicurezza sul lavoro.
Il comitato di esperti, nella sua relazione, ha concluso che il diritto ad un posto di lavoro sicuro e a buone condizioni di lavoro è un diritto umano fondamentale ed è legato allo stesso diritto alla vita. Per questo nulla è più importante che assicurare ai lavoratori la possibilità di godere di uno dei propri diritti umani fondamentali, il diritto a lavorare in condizioni di lavoro sicure e decorose.
Questo contributo è stato molto importante anche dal punto di vista della giurisprudenza perché il lavoro svolto ha permesso di dare una collocazione a questo diritto fondamentale nel contesto degli strumenti riguardanti la tutela dei diritti umani, l’abolizione della schiavitù e l’abolizione del lavoro minorile. Il piano d’azione darà grande impulso al nostro lavoro e sarà estremamente importante perché quando entrerà in vigore servirà a promuovere nel mondo la ratifica delle nostre convenzioni, in particolare la n. 155, la Convenzione quadro sulla sicurezza che peraltro non è stata ancora ratificata dall’Italia, ma anche la n. 187 e il protocollo alla Convenzione n. 155.
Ora mi soffermerò brevemente sull’Italia e poi vi fornirò un altro paio di esempi. Se guardiamo la situazione dell’Italia e delle convenzioni dell’OIL e dell’OSHA (Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro), osserviamo che l’Italia, per quanto riguarda gli standard internazionali nel loro complesso, ha ratificato 111 convenzioni OIL. Dal 1919 l’OIL ha prodotto 188 convenzioni e 5 protocolli. L’Italia ha ratificato 111 convenzioni, delle quali soltanto 91 sono considerate aggiornate.
Delle convenzioni adottate dall’Italia, quindi, 20 su 111 sono state giudicate non più valide dall’Organizzazione. Delle 91 convenzioni che sono applicate in Italia, sette si occupano specificamente della sicurezza sul lavoro, altre riguardano la protezione dal piombo bianco, la protezione dalle radiazioni, l’igiene, i pesi massimi, la protezione dal benzene, il cancro contratto sul posto di lavoro, la protezione da rumori e dalle vibrazioni e così via. L’Italia ha anche ratificato la convenzione sugli agenti chimici e quella sulla sicurezza nell’edilizia, però non ha ancora ratificato la convenzione che noi consideriamo primaria e fondamentale in materia di sicurezza sul lavoro, ossia la Convenzione n. 155. L’Italia non ha inoltre ratificato un’altra convenzione sulla promozione della sicurezza sul lavoro che sostiene una cultura della prevenzione, così come la convenzione sui servizi per la sicurezza sul lavoro. L’Italia ha pertanto ratificato alcuni degli strumenti importanti dell’OIL che si occupano soprattutto di sostanze specifiche, ma non ha ratificato le convenzioni fondamentali e centrali in materia di sicurezza e salute sul lavoro.
Se guardiamo al quadro europeo, sono 28 i Paesi europei che hanno ratificato la Convenzione n. 155, che, come ho detto, è quella centrale e fondamentale per la sicurezza sul lavoro e che non è stata ratificata dall’Italia.
L’ultima convenzione dell’OIL, adottata nel 2006, sul quadro promozionale per la sicurezza e la salute sul lavoro – mi riferisco alla Convenzione n. 187 – è già stata ratificata da otto Paesi europei. Quindi l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non ha ancora adottato quelle convenzioni sulla sicurezza sul lavoro che noi consideriamo fondamentali, le convenzioni quadro, volte a sostenere la legislazione nel campo della sicurezza sul lavoro.
Paesi con standard di sicurezza sul lavoro molto alti, inclusi i Paesi scandinavi, hanno adottato queste convenzioni. Penso ad esempio alla Danimarca, che ha adottato delle leggi e dei codici di condotta talmente sofisticati che adesso è stato addirittura introdotto un sistema di incentivi, il quale è stato esaminato anche dal comitato di esperti, che traccia il livello di applicazione delle misure sulla sicurezza sul lavoro. La Finlandia è un altro esempio di Paese che non soltanto ha ratificato un alto numero di convenzioni nel campo della sicurezza sul lavoro (la Finlandia ha infatti ratificato 12 convenzioni), ma ha anche intrapreso e pubblicato uno studio molto interessante, di cui vi ho portato una copia, dal titolo: «Profilo della sicurezza sul lavoro a livello nazionale». Lo studio, pubblicato nel 2006 su consiglio dell’OIL, è molto significativo. Esso concludeva che le leggi finlandesi sulla sicurezza sul lavoro corrispondevano ai requisiti delle convenzioni dell’OIL e anche alle direttive dell’Unione europea sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro. Lo studio ha inoltre riscontrato che tutti gli attori della società finlandese ponevano l’importanza della sicurezza sul lavoro al di sopra di molti altri valori, inclusi quelli economici.
Lo studio finlandese ha inoltre individuato alcune problematiche e sfide da affrontare, che vado a menzionare. Tra i problemi individuati vi sono, ad esempio, il rapido cambiamento del mondo del lavoro, l’organizzazione del lavoro e della vita, i modelli di occupazione, la richiesta di posti di lavoro, la crescente competizione e le esigenze legate alla produttività.
Queste sono delle sfide che, secondo lo studio, hanno un impatto sulla sicurezza, sulla salute e sul benessere in generale sul luogo di lavoro.
Tuttavia, le politiche attuate per la sicurezza del lavoro, le leggi molto moderne, il ruolo del dialogo sociale (che ha un’importanza molto grande nella società finlandese) e l’esistenza in Finlandia di strutture e risorse umane sufficientemente sviluppate hanno portato alla conclusione che il paese aveva la capacità di generare nuove risposte ai problemi e alle sfide esistenti.
Un altro fatto su cui vorrei richiamare la vostra attenzione è quello della crescente inclusione, negli accordi commerciali che vengono firmati dagli Stati Uniti, dal Canada e dall’Unione europea con Paesi terzi, non solo del rispetto e della conformità ai principi e alle norme delle convenzioni dell’OIL, ma anche, sempre più spesso, del riferimento ai salari e agli standard di sicurezza sul lavoro. Ciò rappresenta un fatto nuovo e molto importante a cui stiamo assistendo in questo periodo.
Infine, vorrei anche sottolineare che norme soddisfacenti nel campo della sicurezza sul lavoro devono essere considerate un vantaggio comparativo per i Paesi. Questo significa che laddove vi sono degli standard elevati, i tassi di infortuni sono più bassi, l’assenteismo sul posto di lavoro nelle società e nelle imprese è più basso, la produttività è più alta e il benessere dei lavoratori viene promosso e incoraggiato.
Laddove vi è una compartecipazione dei tre attori più importanti, che hanno una responsabilità comune, ossia i datori di lavoro, i lavoratori e i sindacati, si crea un tipo di coinvolgimento che si traduce in una situazione vincente per tutti.
In conclusione, l’OIL ritiene che nel mondo globalizzato in cui viviamo standard elevati nel campo della sicurezza sul lavoro possono anche comportare un costo a breve termine, ma hanno un impatto benefico a lungo termine, se non permanente. Essi fanno parte della dimensione sociale della globalizzazione, e tener conto di tale dimensione diventa un beneficio per tutti i Paesi nel mercato mondiale del lavoro, che produce anche un maggiore incoraggiamento degli investimenti: ciò è infatti nell’interesse delle imprese, delle società, dello Stato in quanto responsabile delle normative e della loro applicazione, nonché dei lavoratori, che godono di condizioni di maggiore benessere e sicurezza. Questa è la mia risposta complessiva alla domanda posta in apertura di seduta.
Noi disponiamo dunque di organismi di supervisione e svolgiamo un lavoro di monitoraggio a livello internazionale. Ecco perché è così importante promuovere un’opera di ratifica a livello internazionale e l’adozione delle norme sulla sicurezza sul lavoro: quando i Paesi ratificano tali strumenti, diventato tutti soggetti agli stessi standard di monitoraggio attuati dai nostri organismi di supervisione e in particolare dal comitato di esperti, i quali verificano che i Paesi, a livello legislativo e soprattutto pratico, attuino le nostre norme. Possono esservi Paesi dove sono state emanate ottime leggi ma in cui, nello stesso tempo, l’attuazione di tali norme non è affatto sufficiente; pertanto, l’attuazione e l’applicazione sono estremamente importanti per i nostri organi. Quest’opera di supervisione ci permette di monitorare la situazione e di cercare di coinvolgere un numero sempre più grande di Paesi nel rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro.
La soluzione consiste dunque nello svolgere una decisa campagna affinché tutti i Paesi si associno alle nostre politiche e ratifichino almeno le convenzioni fondamentali in materia, come la n. 155, la n. 187 e il protocollo alla Convenzione n. 155, ossia gli strumenti fondamentali, vere e proprie pietre angolari in questo campo. La ratifica di tali strumenti e il loro rispetto ci permetterebbero di misurare la condotta dei vari Paesi: il comitato di esperti potrebbe effettuare delle valutazioni obiettive e saremmo in grado di studiare l’impatto a lungo termine delle norme sulla tutela dei lavoratori. Nel 2009 abbiamo indetto l’anno della sicurezza e della salute sul lavoro, che ha ricevuto un forte impulso dalla grande conferenza internazionale sul lavoro. Oggi siamo nella fase di follow up, in cui stiamo verificando il seguito della suddetta conferenza, soprattutto dopo che in essa è stato decretato che il diritto a condizioni di lavoro decorose è un diritto umano fondamentale. Questo è stato un passaggio recente e fondamentale di cui ho già parlato.
So che il Senato italiano si sta occupando di tale tematica e questo è molto importante; tenere conto di tali norme è molto importante anche per i Governi, per le imprese e le società. L’OIL attua inoltre un programma specifico di cooperazione tecnica, denominato «Programma lavoro migliore» (Better work programme): si tratta di uno strumento di cooperazione attraverso il quale attuiamo dei programmi anche nei Paesi in via di sviluppo (abbiamo cominciato in Cambogia). Oggi l’attuazione riguarda un gran numero di Paesi. Attraverso tale strumento, l’OIL può monitorare l’applicazione delle convenzioni fondamentali da parte delle imprese.
Questo strumento di cooperazione tecnica, insieme al nostro organismo di supervisione, permette di condurre i nostri sforzi a vari livelli. Esso permette di essere presenti in un gran numero di Paesi, controllando la condotta di molte imprese in modo da assicurare che siano applicati almeno gli standard indispensabili che riguardano la sicurezza e la salute dei lavoratori e i salari.

PRESIDENTE
L’esposizione della dottoressa Doumbia-Henry è stata senz’altro molto interessante. In particolare, credo sia del tutto condivisibile la considerazione che i costi elevati producono nel lungo periodo dei benefici. In un momento di crisi economica come quello attuale diventa fondamentale monitorare affinché non vi siano momenti di concorrenza sleale; se le grandi aziende tendono a mettersi in regola e a rispettare le convenzioni non devono subire alcun tipo di penalizzazione economica.
Purtroppo, non si tratta di un problema di facile soluzione.
Vorrei riprendere poi un altro argomento molto interessante. Mi riferisco all’idea di una campagna di informazione forte e capillare, perché nel lungo periodo tutto deve diventare cultura. Ad esempio, in Italia sino a qualche anno fa non era obbligatorio mettere la cintura di sicurezza in automobile, mentre ora è diventato un obbligo. All’inizio ci si sentiva come imprigionati, c’era un certo malcontento, ma adesso basta guardare gli automobilisti che passano per verificare che quasi tutti mettono la cintura di sicurezza. Far diventare le tematiche della sicurezza un fatto culturale ed avere particolare attenzione in qualsiasi luogo di lavoro rappresenta una fase importante per vincere la battaglia.
Vi ringrazio ancora per il lavoro che state facendo, che è fondamentale.
Abbiamo infatti ascoltato cifre incredibilmente elevate sui costi degli infortuni sul lavoro: sarebbe quindi veramente auspicabile essere più attenti e creare maggiori condizioni di sicurezza.

DOUMBIA-HENRY
Vorrei aggiungere altre due considerazioni. Il comitato di esperti ha esaminato anche le iniziative delle società multinazionali per la sicurezza e la salute sul lavoro. È stato chiesto alle grandi aziende di essere leader e fungere da guida per le piccole e medie imprese in modo che queste ultime possano adottare le stesse norme e gli stessi standard senza dover ripetere la ricerca necessaria.
È importante che le aziende multinazionali condividano le proprie pratiche migliori con tutte le altre imprese. La condivisione delle esperienze è una responsabilità delle grandi imprese. Le piccole e medie imprese devono poter condividere le consuetudini e le prassi migliori in vigore nel territorio in cui operano: è necessario aiutarle in modo che non debbano ripetere tutto il complesso lavoro di preparazione e possano adeguare le normative al proprio contesto specifico. Le piccole e medie imprese, infatti, rappresentano il volano dell’economia mondiale ma hanno capacità più limitate. Gli organi di vigilanza e di supervisione dell’OIL, dunque, hanno chiesto alle aziende multinazionali di incidere maggiormente in funzione del senso di responsabilità sociale d’impresa.
In secondo luogo, il comitato esecutivo dell’OIL ha esaminato un sondaggio sull’impatto economico dell’adozione delle misure relative alla sicurezza e alla salute sul lavoro. In base alle conclusioni dello studio preliminare, tali misure hanno un costo nel breve periodo perché è necessario fare un investimento. Per esempio, la costituzione di comitati di lavoratori e di dipendenti richiede un certo impegno iniziale. Nel mediolungo periodo, però, i benefici superano di gran lunga i costi iniziali.
Dunque il comitato esecutivo, così come la Conferenza, esaminata la relazione del comitato di esperti, ha chiesto all’OIL, oltre alla revisione della letteratura a livello teorico, di portare avanti delle analisi empiriche in un certo numero di Paesi proprio per individuare questi dati e confermarli.
Si tratta di un piano d’azione che sarà inviato al comitato esecutivo nel mese di marzo e con il quale si vogliono promuovere gli studi empirici relativi all’analisi costi-benefici in seguito all’adozione di norme standard in materia di sicurezza e salute sul lavoro.

BRAKENHIELM HANSELL
Signora Presidente, vorrei evidenziare un altro aspetto di questo tema. Le Convenzioni nn. 155 e 187 sono così importanti perché pongono l’accento sul modello per la sicurezza e la salute sul lavoro. Sappiamo che si tratta di un contesto in evoluzione perché cambiano i contesti operativi, lavorativi ed economici. Abbiamo pertanto bisogno di un sistema che sia in grado di adeguarsi al cambiamento e migliorarsi di continuo. Le convenzioni possono offrire un simile modello incentrato su un sistema gestionale basilare: pianificare, svolgere e verificare. In pratica abbiamo bisogno di un piano, dobbiamo attuarlo e poi valutarlo per imparare dalla nostra esperienza e migliorare.
La logica sottostante questi due strumenti di base è l’esigenza di assicurare che i Paesi possano effettivamente adottare un modello sistemico, in cui tutti gli attori hanno un ruolo da svolgere, ma chiaramente abbiamo bisogno di un meccanismo di revisione, valutazione e continuo miglioramento.
Questo è il vero cambiamento nel settore della sicurezza sul lavoro: non dobbiamo concentrarci tanto sulle soluzioni dettagliate quanto sulla creazione di un sistema, un modello che consenta a tutti di imparare e che si adegui al contesto di ogni particolare Paese o ad ogni particolare contesto lavorativo.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per la vostra presenza in questa Commissione e per il vostro contributo ai nostri lavori. Speriamo di incontrarvi presto, magari con notizie più confortanti, sia da parte vostra che da parte del nostro Paese.
Dichiaro conclusa l’audizione odierna.
___________
Fonte: Senato della Repubblica