Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Seduta 48, mercoledì 17 marzo 2010

Audizione del Generale C.A. Emilio Borghini, Comandante delle Unità mobili e specializzate «Palidoro» dell’Arma dei Carabinieri
Audizione di funzionari del Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Azienda ULSS 17 di Este (Padova)
Audizione di funzionari dell’Ufficio postale di Bagnoli di Sopra (Padova)



Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono il generale C.A. Emilio Borghini, comandante delle Unità mobili e specializzate «Palidoro» dell’Arma dei Carabinieri, accompagnato dal colonnello Luciano Annicchiarico, comandante del Comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro, dal capitano Domenico Chiaravalloti, aiutante di campo; in rappresentanza del Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Azienda ULSS 17 di Este (Padova), il dottor Doriano Magosso, direttore, ed il dottor Stefano Ziscardi, tecnico della prevenzione; in rappresentanza dell’Ufficio postale di Bagnoli di Sopra (Padova), il signor Pasquale Alberetti, direttore, ed il signor Gilberto Sguoto, delegato in materia di sicurezza sul lavoro.

Audizione del comandante delle Unità mobili e specializzate «Palidoro» dell’Arma dei Carabinieri



PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca lo svolgimento di alcune audizioni.
Comunico che della seduta sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Sarà svolta per prima l’audizione del generale C.A. Emilio Borghini, comandante delle Unità mobili e specializzate «Palidoro» dell’Arma dei Carabinieri, che desidero ringraziare per essere intervenuto alla seduta odierna.
Abbiamo avuto notizia di una diversa organizzazione territoriale del Comando per la tutela del lavoro, che fa capo al Comando delle unità mobili e specializzate, e gradiremmo avere degli elementi in proposito, anche al fine di creare una più diretta e più efficace collaborazione, oltre che conoscere meglio i motivi che hanno prodotto questo modo diverso di organizzarsi sul territorio nazionale.

BORGHINI
Signor Presidente, la ringrazio di averci invitati; non soltanto a nome mio personale, ma interprete dei sentimenti di tutti i Carabinieri del Comando per la tutela del lavoro, le sono veramente grato perché questa attenzione per noi tutti, anche per quelli che noi rappresentiamo e che in questo momento stanno operando sul territorio nazionale ad ogni latitudine, è motivo di soddisfazione e di orgoglio.
Il Comando unità mobili e specializzate racchiude in sé la componente mobile, quindi la parte squisitamente militare dell’Arma dei Carabinieri, e la parte unità specializzate; è un comando di vertice, però non ha un territorio di competenza. A differenza della caratteristica di tutti i comandi dell’Arma dei Carabinieri che fanno riferimento sempre ad una suddivisione territoriale, il nostro comando non ha un territorio; è competente in campo nazionale.
La filosofia di lavoro di questo comando, di tutti i reparti che dipendono dal Comando unità mobili e specializzate, non soltanto perché lo prevede la legge ma proprio perché fa parte della forma mentis degli appartenenti a questo comando, è fornire supporto, fornire collaborazione, integrare l’attività dei Carabinieri del territorio, creare cioè una sinergia tra il reparto specializzato e il reparto territoriale. Non è pensabile (forse un tempo lo era, oggi non lo è più) che un reparto specializzato possa operare da solo ignorando l’Arma territoriale. Il nostro compito quindi è quello di creare una sinergia, una simbiosi nell’attività quotidiana, che è resa possibile soltanto dal comune senso di orgoglio di appartenere alle istituzioni.
Negli oltre settant’anni di vita (il Comando per la tutela del lavoro risale agli anni Trenta), il Comando per la tutela del lavoro ha subìto delle trasformazioni perché i nostri organici, che poi a decisione assunta sono assolutamente rigidi, sono sottoposti ad un costante monitoraggio, ad una costante opera di verifica da parte dei comandanti responsabili e da parte degli uffici competenti del Comando generale per verificare se la formula adottata sia aderente alle esigenze. Non c’è dubbio che l’attenzione alle problematiche della sicurezza dei lavoratori negli ultimi anni ha fatto registrare un incremento, cioè una maggiore sensibilità da parte di tutti, per cui l’Arma dei Carabinieri ha pensato di riorganizzare questi nuclei fornendo loro uno strumento operativo che ne esalti le potenzialità.
I nuclei (spero fino al 31 marzo, perché pensiamo di decollare già il 1º aprile con questa nuova formula; il colonnello Annicchiarico me lo ha assicurato) sono sostanzialmente disseminati sul territorio (ce n’è uno ogni direzione provinciale) e questa è una scelta che ha dato dei buoni risultati. Infatti, avere all’interno di ogni direzione provinciale del personale che ha frequentato dei corsi, ha potuto beneficiare di una formazione specifica, ha conseguito un livello di specializzazione ed è chiamato ad operare insieme agli ispettori, secondo gli intendimenti della direzione provinciale e secondo le linee guida ispettive che vengono dal centro, uniformandosi agli orientamenti di impiego del Ministro, è un valore aggiunto per l’Arma dei Carabinieri.
La capillarità di questi nuclei, il fatto di averne 102 in tutto il territorio nazionale, consente di creare quella simbiosi cui accennavo in premessa tra il Comando per la tutela del lavoro e l’Arma territoriale. Quantitativamente i nostri uomini possono sembrare pochi perché in alcune direzioni provinciali l’organico scende addirittura a quattro o tre unità, quindi potrebbero apparire insufficienti. Però, ove si consideri che non lavorano mai da soli, perché lavorano insieme a tutto il dispositivo territoriale, ci si rende conto che questa presenza non è soltanto un trait d’union tra la direzione provinciale e i comandi dei Carabinieri, ma è uno strumento in più di cui dispongono i comandi territoriali dell’Arma. A volte operano su input della direzione provinciale, a volte su input delle autorità centrali, ma non è infrequente il caso in cui i nuclei ispettorati del lavoro operino su indicazioni dell’Arma territoriale.
Il colonnello Annicchiarico – lo posso dire pubblicamente – ha svolto un’opera egregia di stimolo e di coordinamento, ma il rapporto tra il comandante del Comando per la tutela del lavoro e la direzione provinciale è 1 a 102, tra il comandante e i nuclei il rapporto è 1 a 102. Mi piace qualche volta fare visita ai direttori provinciali e tutte le volte in cui entro in una direzione provinciale mi chiedono del colonnello Annicchiarico, il che mi fa capire che il comandante segue puntualmente tutta l’attività.
Non c’è dubbio che per avere un sistema più aderente alla realtà, per avere una maggiore efficacia era necessario demoltiplicare quest’opera di comando, quindi abbiamo pensato di creare quattro gruppi territoriali a Milano, Roma e Napoli, che sostanzialmente coincidono con il Nord, il Centro e il Meridione, ed un gruppo a Palermo perché in Sicilia vi è un’ottica leggermente diversa nell’espletamento del servizio istituzionale.
Il Comando generale dell’Arma è stato molto sensibile a questa proposta. Come lei sa, per adottare una proposta ordinativa abbiamo bisogno di seguire un iter burocratico che coinvolge alcuni Dicasteri; ci sono anche implicazioni della Difesa e dell’Interno. Il Comando generale però, come dicevo, è stato molto sensibile, tanto da assegnarci i comandanti di questi gruppi prima ancora che i gruppi stessi esistessero. Si è trattato di una mossa che oggi, a distanza di circa un anno e mezzo, sta dando i suoi frutti. Noi disponiamo già sul terreno di quattro tenenti colonnelli (a Milano, a Roma, a Napoli e a Palermo), che sono gli interlocutori del colonnello Annicchiarico, pur non avendo ancora a tutt’oggi assunto ufficialmente la carica di comandanti. Noi siamo molto rigidi e molto precisi in queste cose: ci vuole il provvedimento ordinativo, che ormai è entrato in vigore, e l’attuazione del provvedimento stesso; soltanto da quel momento i tenenti colonnelli saranno considerati comandanti. Essi hanno però già un anno e mezzo di esperienza; conoscono il personale, conoscono le direzioni provinciali, conoscono l’attività ed hanno già organizzato dei corsi di formazione. Non subiremo pertanto il trauma della novità. Si tratterà soltanto di chiamare in un altro modo e di ufficializzare la presenza di questi colleghi, che già operano a vantaggio del comparto della sicurezza sul lavoro.
Un aspetto che mi piace sottolineare riguarda i rapporti che questi comandanti di gruppo dovranno instaurare con le direzioni regionali. Infatti, sebbene in ogni direzione provinciale ci sia un nucleo ispettorato del lavoro, non c’è un interlocutore principale per le direzioni regionali. Poiché spesso il Ministero colloquia con le direzioni regionali, chiedendo suggerimenti, consigli e indicazioni (li ha chiesti anche per la campagna 2010), è bene che ogni quattro o cinque direzioni regionali ci sia un ufficiale superiore, che possa fare la spola tra una Regione e l’altra per seguire l’attività.
C’è anche un problema di coordinamento dell’attività dei nuclei ispettorati del lavoro: è vero che ogni nucleo opera in seno alla propria direzione provinciale, ma è anche vero che, dietro a fatti che nascono sotto una luce squisitamente amministrativa, qualche volta si può celare un reato. I nostri collaboratori devono ricordare di essere anche Carabinieri e, purtroppo, devono svolgere delle indagini; a volte si è addirittura riscontrato, per alcune situazioni, l’interesse della criminalità organizzata.
In questo caso non si possono osservare i confini della Provincia, perché la criminalità organizzata non conosce e non rispetta i confini della Provincia e perché, in genere, se si tratta di criminalità organizzata l’interlocutore diviene la Direzione distrettuale antimafia, che normalmente è competente su più Province. Pertanto, oltre agli ottimi nuclei, si avvertiva il bisogno di disporre di uno strumento che fosse un pochino al di sopra delle parti, con delle caratteristiche di formazione specifica e di dinamismo, in maniera tale che il comandante del gruppo potesse orientare gli sforzi a seconda delle esigenze e del luogo dove si manifesta il problema.
Per questa ragione abbiamo contestualmente istituito, alle dipendenze di ogni comandante di gruppo, un nucleo operativo composto da una decina di persone, senza territorio, ma competenti sul territorio dell’intero gruppo, per cui possono spaziare da Napoli a Bari, a Salerno, a Potenza.
Essi possono inoltre intervenire per supportare ed integrare l’attività posta in essere dai nuclei dipendenti, quando dovesse emergere qualcosa di un certo spessore, che necessiti di indagini e di accertamenti più approfonditi.
Da ultimo, abbiamo istituito in sede una sezione, non molto numerosa.
La mia esperienza mi induce a ritenere che, quando gli uffici e i comandi sono troppo numerosi, si creano delle pieghe; bisogna contenere i numeri, così si può essere sicuri che la gente venga osservata dall’occhio solerte del responsabile. Abbiamo creato pertanto una vera e propria sezione di analisi, che avrà sede qui in centro; essa avrà il compito di analizzare i fenomeni in tutto il territorio nazionale, sia per assolvere al compito informativo di riferire al Ministro sull’attività che viene svolta, sia per indirizzare gli sforzi di questi nuclei operativi nell’una o nell’altra direzione.
Ci può essere, ad esempio, un interesse da parte della criminalità organizzata di una Regione meridionale nei confronti di attività che si svolgono in Lombardia. In quel caso, è bene che ci sia qualcuno che lanci un segnale; ci vuole un campanello di allarme che consenta al personale che lavora a Milano di sintonizzarsi su questa frequenza. È evidente che ogni latitudine comporta problematiche diverse ed è quindi evidente che anche l’attività di controllo va calibrata a seconda dell’ambiente nel quale si è chiamati ad operare. Per questo motivo, è per noi fondamentale la collaborazione del territorio.
Il Comando generale dell’Arma ha recentemente emanato una circolare, recependo gli intendimenti del signor Ministro di focalizzare l’attenzione nelle Regioni meridionali. Ci siamo tutti allarmati dopo i fatti di Rosarno, che ci hanno un po’ sorpresi. Nel 2010 effettueremo una serie di controlli in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia; ne sono stati programmati 20.000, tra il settore dell’agricoltura e quello dell’edilizia. Tali controlli verranno focalizzati su situazioni precise; non si tratterà di controlli a tappeto, anche perché sarebbe impossibile. L’input proverrà dai Comandi territoriali; il Ministro ha consentito che i Comandi territoriali possano informare i prefetti di quello che succede nel loro territorio, per cui tutto verrà svolto con grande sintonia di intenti. Anche in questo caso, il primo nucleo operativo che stiamo creando è quello di Napoli, perché l’area più sensibile ci sembra essere l’area campana e casertana, o comunque l’area meridionale. La creazione di questi gruppi risponde all’esigenza di coordinare meglio il lavoro delle attività dipendenti e di fornire agli organi centrali uno strumento aggiuntivo, che sia svincolato dalla Direzione provinciale e che possa muoversi nell’ottica della Direzione generale delle attività ispettive (ovviamente non in autonomia), secondo le indicazioni che daremo di volta in volta. In genere, per nostra abitudine (anche perché ciò era scritto sul regolamento molti anni fa), quando noi ci muoviamo in un territorio abbiamo l’obbligo di informare il responsabile del territorio stesso. Non è pensabile, pertanto, che il nucleo operativo di Milano vada a svolgere attività ispettiva a Bergamo senza che quella direzione provinciale sia stata preventivamente informata; questo rischio non si corre. Si consideri inoltre che, con l’informatizzazione ormai avviata, noi disporremo di una banca dati dalla quale si ricaveranno un’infinità di notizie; ci sarà un patrimonio informativo che indicherà anche la tipologia delle aziende già controllate. In una riunione svoltasi al Ministero qualche tempo fa, cui erano presenti i rappresentanti di diversi enti, qualcuno ha posto l’accento sul rischio della duplicazione dei controlli; grazie alla banca dati, questo rischio sarà evitato.

PRESIDENTE
La ringrazio, signor generale.
Non possiamo che esprimere soddisfazione per questa nuova organizzazione, per quanto ci compete. Mi sembra di aver capito che il discorso che l’Arma dei Carabinieri ha portato avanti va al di là delle problematiche più dirette, relative al nucleo che opera presso gli uffici provinciali del lavoro in Italia. Noi abbiamo un nostro settore di competenza e vi saremmo grati, signor generale, anche in base a quanto lei ci ha riferito sull’esistenza di un centro dove si elaborano i dati, le situazioni e i fenomeni, se potessimo instaurare un contatto continuo, sia pure sempre riservato alle nostre competenze, al fine di capire meglio taluni problemi, dal momento che spesso gli infortuni, soprattutto quelli mortali, sono ripetitivi.
Sembra che la scena sia la stessa o comunque simile, quindi questo può aiutarci come legislatori. Vi ringraziamo.

NEROZZI (PD)
Per il particolare ruolo che ha l’Arma dei Carabinieri (come il generale ha messo in rilievo), che rispetto a queste tematiche si confronta con la criminalità, direttamente o indirettamente, sarebbe interessante conoscere – anche grazie alla costituzione del nucleo per la tutela del lavoro – il rapporto esistente tra le attività della criminalità organizzata e gli incidenti sul lavoro, nonché il lavoro nero, minorile e clandestino.
Credo che questo sia un lavoro molto complesso, quindi ovviamente potrete inviarcelo in un momento successivo. Per quanto riguarda il lavoro clandestino, mi riferisco in particolare alla realtà esistente in Campania per la raccolta del pomodoro e delle olive. Anche per il lavoro minorile c’è una forte presenza della criminalità.
Sarebbe quindi interessante esaminare questo aspetto, perché, sebbene ci siano norme di legge volte a contrastare il lavoro nero, è difficile intervenire in maniera efficace e quindi sarebbe utile per noi avere elementi più precisi.
Dai dati in nostro possesso emerge che c’è un forte legame tra lavoro nero e criminalità, ma un conto è avere delle impressioni, un altro è avere un lavoro scientifico sulla base del quale intervenire a livello legislativo.
Sul lavoro nero sono stati fatti passi avanti, tutti importanti; è indispensabile la parte repressiva, però dobbiamo riuscire ad essere più efficaci ed incisivi dal punto di vista legislativo.

PRESIDENTE
Il senatore Nerozzi con la sua proposta vi ha sottoposto un ulteriore argomento su cui riflettere. Questo nuovo nucleo ci consentirà di avere risposte che ci permetteranno di svolgere al meglio il nostro compito.
Vi ringraziamo per il vostro contributo e vi auguriamo le migliori fortune anche per questa vostra nuova articolazione. Nelle varie missioni che abbiamo svolto in Italia, abbiamo avuto modo di verificare quanto impegno c’è da parte vostra sui territori. Soprattutto, è emerso in modo chiaro quel principio di territorialità al quale lei, generale, ha fatto riferimento.
A volte, ci è stata fatta qualche osservazione sul numero delle unità presenti presso i vari uffici provinciali del lavoro. Ad esempio, lunedì scorso siamo stati a Reggio Calabria e anche lì ci sono tre vostri militari.

ANNICCHIARICO
Forse diventeranno quattro.

PRESIDENTE
Certo, più sono e meglio è. Comunque, la presenza dell’Arma dei Carabinieri sul territorio è importante, come abbiamo avuto modo di verificare in alcune zone calde, in modo particolare a Caserta.
Ancora una volta mi complimento per il colonnello che comanda quella Provincia, per le attività che sono state compiute e per il numero significativo di interventi quotidiani che sono stati fatti.
Tutti noi che vogliamo contrastare gli infortuni, il lavoro nero, il lavoro minorile e lo sfruttamento che spesso c’è dietro questi fenomeni contiamo molto sulla vostra attività.
Ci auguriamo che l’incontro di oggi possa rappresentare l’inizio di una collaborazione, dal momento che l’obiettivo è comune.

BORGHINI
Ringraziamo tutti i presenti per l’attenzione che hanno prestato. Il nostro impegno è continuare a lavorare in maniera più assidua e solerte, secondo le istanze di sicurezza che ci vengono dalla popolazione.

PRESIDENTE
Dichiaro conclusa l’audizione.


Audizione di funzionari del servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’azienda ULSS 17 di Este (Padova)



PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione di funzionari del Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro (SPISAL) dell’azienda ULSS 17 di Este (Padova).
Sono presenti il dottor Doriano Magosso, direttore del servizio SPISAL, ed il dottor Stefano Ziscardi, tecnico della prevenzione dello stesso servizio, che ringrazio per aver accolto il nostro invito.
Questa audizione è collegata all’indagine svolta dalla nostra Commissione su una serie di infortuni mortali, avvenuti fra il 2008 e il 2009 (11 o 12 in meno di un anno), a danno di portalettere. Abbiamo cercato, sentendo anche i responsabili delle Poste, di capire quali potessero essere i problemi, se vi sono elementi di criticità per la sicurezza dei portalettere nell’esercizio delle loro funzioni.
Questi infortuni mortali, nelle varie realtà dove sono avvenuti, sono stati trattati come incidenti stradali. Per questo motivo, abbiamo stabilito un dialogo diretto con le autorità competenti per i vari casi, chiedendo ad esse di attenzionare non solo l’aspetto legato al codice della strada, ma anche quello del rispetto delle norme contro gli infortuni sul lavoro, dal momento che quei soggetti erano nell’orario di lavoro, sia pure in uno stato di mobilità (che è comunque previsto dal tipo di mansione che svolgono).
Il vostro Servizio si è occupato in particolare delle indagini sull’incidente occorso nel 2008 al portalettere signor Gino Longato, mentre era alla guida del motociclo di servizio.
Dai dati che avete rilevato, abbiamo visto che il peso della posta presente sul motociclo era nella media. C’è però un particolare che ha destato la nostra attenzione (e vorremmo soffermarci su questo), ossia il casco, perché – in base alla vostra relazione – nell’urto con l’automobile coinvolta nell’incidente «pare» che il casco che il signor Longato portava si sia sfilato probabilmente perché non correttamente allacciato e il corpo del lavoratore sia stato sbalzato violentemente contro il parabrezza dell’automezzo, cagionandone la morte immediata per trauma cranico.
Vorremmo sapere se ci sono maggiori elementi su questa vostra rilevazione, se sono stati approfonditi, se dal «pare» siete arrivati ad una maggiore specificità rispetto a questa affermazione di carattere molto generico.

ZISCARDI
Sono il tecnico della prevenzione che ha eseguito il sopralluogo.
Faccio una premessa per inquadrare la situazione.
Nel momento in cui avvenne l’infortunio, martedì 20 maggio, poco dopo le ore 12, c’era un forte temporale, pioveva moltissimo; probabilmente anche questo ha contribuito al verificarsi dell’evento. Il fatto che piovesse in maniera molto copiosa fece sì che il corpo della persona e di fatto anche i mezzi venissero rimossi al più presto. Noi intervenimmo circa due ore dopo, perché fummo avvertiti dal pronto soccorso, non dai Carabinieri che erano già intervenuti. Quindi la situazione che io vidi era di assoluta normalità, nel senso che vidi solo la strada; non c’era più nulla, avevano rimosso tutto.
Con me ho portato alcune foto che posso lasciare agli atti. Il nostro direttore, che è qui al mio fianco, ci disse di fare una verifica perché effettivamente molti infortuni sul lavoro di questo tipo a volte si chiudono come infortunio stradale, ma magari è il caso appunto di fare una verifica per capire se era solo stradale o magari c’erano delle conseguenze indotte che hanno portato all’evento.
Non essendoci nulla sulla strada per i motivi che ho appena detto, chiesi di vedere il mezzo usato dall’infortunato, il signor Longato, il quale mezzo era in stato di sequestro presso un’officina della zona; quindi mi recai in quell’officina e feci le foto che vedete. Il mezzo non recava particolari danni. Mi soffermai su due aspetti: in primo luogo, cercare di capire (poi vi spiego anche la verifica che abbiamo fatto) se il mezzo era sovraccaricato, perché il sovraccarico avrebbe potuto comportare uno sbilanciamento alla guida; in secondo luogo, verificammo (per quel poco che fu possibile, perché – ripeto – vedemmo il mezzo nell’autofficina) lo stato del casco. Il casco non riportava particolari danneggiamenti, urti, strisci che potessero far pensare ad un urto violento contro il parabrezza, che era sfondato (il parabrezza del mezzo non è fotografato, ma era sfondato), ed era completamente sporco...

PRESIDENTE
Secondo le ricostruzioni è stato sfondato dalla testa?

ZISCARDI
C’era un’ammaccatura che verosimilmente poteva essere stata prodotta dalla testa.
Il casco (si vede anche dalle foto, ma si vedeva molto meglio con il casco in mano) era completamente sporco di fango, perché il casco (come mi dissero i Carabinieri che l’avevano raccolto) era nel fosso, mentre l’infortunato, poverino, era sulla strada.
Un altro aspetto che attirò la mia attenzione fu il cinturino che non era danneggiato, non era rotto, non era logorato ed il gancio era aperto.
Quindi tutto faceva pensare (ed è il motivo per cui non potei spingermi oltre il «pare») che il casco non fosse allacciato. Peraltro il fatto che pioveva in maniera copiosa mi porta a pensare ancora oggi che probabilmente lui lo aveva in testa, ma probabilmente, con certezza non siamo in grado di dirlo, non l’aveva...

PRESIDENTE
Scusi se la interrompo, non avevo sottolineato il termine «pare» perché immaginassi che il sopralluogo che lei ha fatto potesse dare delle certezze, per i motivi che adesso nel dettaglio ci ha raccontato.
Vorremmo sapere se avete aperto un’indagine nei confronti di coloro i quali erano responsabili della sicurezza e a quel punto capire se il «pare» può avere una connotazione diversa o se il tutto si è fermato solo a fotografare l’incidente. Lei ha aperto un’indagine, presso l’ufficio postale da dove è partito questo signore, per capire se erano state fatte le verifiche oppure se erano stati seguiti i protocolli che la sicurezza prevede in questa fattispecie.

ZISCARDI
La nostra indagine andò su tre direzioni: verificare se il mezzo era idoneo ed autorizzato per fare quel tipo di lavoro, se la persona aveva la formazione adeguata e se il carico non fosse eccessivo.
Per quanto riguarda il mezzo, questo è un Piaggio Liberty con un attrezzaggio speciale per Poste Italia. All’interno del libretto è previsto infatti un allestimento speciale per Poste Italia, ossia che anteriormente il mezzo possa avere al massimo 20 chilogrammi, nella borsa centrale 5 chilogrammi e nel borsone posteriore 40 chilogrammi, di cui 6 costituiti dal borsone in plastica e quindi 34 dal contenuto.
Siccome la posta purtroppo era rimasta per terra, la raccogliemmo; ciò è evidenziato in foto. Il peso mi pare fosse poco più di 9 chili, ma la posta era completamente bagnata, quindi verosimilmente il poveretto trasportava 8 chilogrammi complessivamente; dunque di sicuro ampiamente entro il carico massimo sopportabile. Questa è stata la prima verifica.

SPADONI URBANI (PdL)
Al momento dell’incidente? Quando è partito non si sa.

ZISCARDI
No. Al momento dell’incidente, quando è avvenuto l’evento aveva 8 chilogrammi circa.
La seconda verifica ha riguardato il mezzo, che è omologato.

PRESIDENTE
Non possiamo immaginare diversamente.

ZISCARDI
Inoltre abbiamo verificato (se serve possiamo fare una fotocopia perché rimanga agli atti) che Poste Italia aveva assicurato ai lavoratori, tra cui il signor Longato Gino, dei corsi di formazione e informazione generici sulla norma allora esistente (decreto legislativo n. 626 del 1994). Il signor Longato aveva anche partecipato ad un corso di formazione specifico sull’utilizzo del Piaggio Liberty, targa CW19636, che era il mezzo (in foto si vede) guidato dallo stesso al momento dell’evento, nel quale è attestato che è stato consegnato da Poste Italia, controfirmato dal signor Longato. Si capisce insomma che il signor Longato ha avuto un corso di informazione e formazione e aveva svolto anche prove pratiche per l’uso in sicurezza. Ad esempio, la prima voce della prova pratica dice: «dimostra particolare attenzione nell’indossare il casco e verificare gli altri dispositivi di sicurezza del veicolo».
A questo punto, stanti gli elementi raccolti (le particolari condizioni meteo e le indicazioni che raccogliemmo dalla signora che aveva investito l’infortunato), chiudemmo l’indagine classificando l’episodio come incidente stradale, perché sicuramente le condizioni meteo hanno contribuito a generare una scarsa visibilità. Queste sono state le nostre conclusioni.

PRESIDENTE
Questo documento, in cui Poste italiane si era impegnata...

ZISCARDI
Le chiedo scusa, signor Presidente. I documenti che ho consegnato riguardano in un caso la formazione generica e, nell’altro caso, la formazione specifica sull’uso del mezzo.

PRESIDENTE
In fondo, questa non è una formazione, è una informazione.
Nel documento, infatti, si parla dell’«uso in sicurezza dei motomezzi aziendali» nel giorno cui gliel’hanno consegnato.

ZISCARDI
Nell’ultimo foglio sono indicate le prove effettuate, per ciascuna delle quali l’istruttore ha apposto un «sì», indicando la verifica dell’avvenuto apprendimento. Addirittura, se lei guarda l’asterisco, signor Presidente, si fa riferimento al fatto che alcune prove, relative alla mobilità del mezzo, sono state effettuate con il veicolo a pieno carico.

PRESIDENTE
Quanto tempo dura tutto questo? Sarebbe interessante conoscere i tempi. Lei mi dice che sa mettere il motorino sul cavalletto; ma, con tutto il rispetto, stiamo parlando di una persona che è morta, purtroppo.
Un’altra voce indica che è stata «effettuata verifica dell’apprendimento»; ma l’apprendimento può durare anche dieci minuti.

MAGOSSO
Si tratta di una moto che il signor Longato usava da vent’anni.

PRESIDENTE
Il documento si riferisce al momento in cui gli hanno consegnato il mezzo. Il signor Longato non usava questa moto da vent’anni.

MAGOSSO
Questa moto è in dotazione all’incirca dal 2002; ma il signor Longato faceva il portalettere da circa vent’anni.

PRESIDENTE
Cosa c’entra questo con la moto?

MAGOSSO
Lui ha sempre fatto il portalettere e quindi comunque utilizzava una moto.

PRESIDENTE
La sua, magari?

MAGOSSO
Probabilmente prima sì.

PRESIDENTE
Questo non ci interessa. A noi interessa sapere quale formazione è stata svolta. Sul documento c’è un elenco: più che una formazione, mi sembra una informazione. A noi interessa sapere se il signor Longato indossasse o meno il casco di protezione all’atto del sinistro, se avesse ricevuto una specifica formazione in tal senso e se fosse prevista ed attuata, presso l’ufficio postale di partenza, un’adeguata forma di controllo (questo è il punto al quale facevo riferimento prima), volta a garantire il rispetto da parte dei lavoratori della normativa che impone l’uso del casco di protezione.
Un’ultima cosa che ci interessa sapere è se, in base ai vostri accertamenti, risulta che qualche addetto responsabile alla sicurezza presso l’ufficio di partenza abbia confermato che il signor Longato è partito indossando il casco. A noi sembra che il punto debole della vicenda sia proprio questo: si tratta di capire se vi sono o non vi sono controlli al momento della partenza dei portalettere (nella fattispecie, del signor Longato). Su questo punto mi permetterei di chiedere un ulteriore accertamento, di cui poi valuterete voi l’opportunità o meno. A noi interessa capire se vi fossero tutte le condizioni di protezione, in modo tale da evitare incidenti; una delle condizioni più importanti, come sapete, è quella attribuita al datore di lavoro e al responsabile per la sicurezza. Da quanto abbiamo letto, nei vostri verbali questo aspetto non è presente; vi inviterei pertanto a valutare se non sia il caso di prenderlo in considerazione. Le condizioni di sicurezza devono essere verificate all’inizio. Come giustamente faceva notare la collega Spadoni Urbani, se al momento dell’incidente il signor Longato trasportava otto chili, prima ne trasportava sicuramente di più, almeno nove. Il punto di fondo è questo: quando partono i portalettere, chi verifica se sono nei limiti di sicurezza previsti dall’omologazione del mezzo, ivi compreso il casco e tutto quello che serve?
Non abbiamo altro da aggiungere, se non chiedervi di attenzionare questo aspetto e di farci avere notizie più specifiche. Questo potrebbe aiutarci a sciogliere importanti dubbi, che possono essere risolti risalendo a monte.

MAGOSSO
Come ha detto prima il collega Ziscardi, noi siamo stati avvisati tra le 15,15 e le 15,30. Ciò significa che i Carabinieri avevano già effettuato il proprio intervento, con la verifica di tutto ciò che è inerente all’incidente stradale. Non ci avevano nemmeno coinvolti (in questi casi, non veniamo coinvolti quasi mai). Questo caso è stato eccezionale, perché il pronto soccorso ci ha avvisato del decesso di un portalettere; allora, incuriositi dalla cosa, siamo andati. Altrimenti per gli incidenti stradali, in genere, noi non siamo coinvolti.

PRESIDENTE
Questo lo sappiamo, tanto è vero che stiamo portando avanti una campagna di sensibilizzazione su questo aspetto, in collaborazione con il Ministero dell’interno.

MAGOSSO
Noi siamo andati a svolgere questa indagine spinti anche da una curiosità, finalizzata a vedere che tipo di attrezzature si utilizzavano e che carico veniva trasportato. Volevamo spingerci più in là, verificando anche qual era il carico di lavoro e, quindi, quanto era forte la pressione temporale a cui queste persone sono sottoposte. Non ci è stato possibile approfondire questi aspetti. Abbiamo visto che gli elementi erano troppo cogenti, per quanto riguarda le modalità di accadimento; c’è stato un tipico incidente stradale, che poteva forse avere conseguenze diverse, se il casco fosse stato indossato in maniera corretta. Lei ha ragione nel sottolineare l’opportunità di andare a verificare come era partito dalla sede il signor Longato. Probabilmente, ma non l’abbiamo appurato, nel momento in cui escono dal servizio postale e si sono caricati loro...

PRESIDENTE
Allora appuriamolo! Abbiamo la necessità di evitare ulteriori incidenti, altrimenti non vi avremmo disturbato a venire qui. Dobbiamo capire nel dettaglio, quanto più è possibile, la dinamica non solo dell’episodio, ma anche dell’attività svolta. Bisogna capire come funziona questo meccanismo, quali controlli vi sono in partenza, quali carichi vi sono sui motoveicoli. Voi potete verificarlo, ne avete la facoltà e le competenze.
Non succederà più nulla, speriamo, perché anche la società Poste si è impegnata a svolgere una serie di attività, però, considerando che c’è stato un incidente mortale, sarebbe opportuno analizzare le varie fasi del lavoro dei portalettere, come sono organizzati, soprattutto alla partenza.

MAGOSSO
Tenga conto, però, che i portalettere durante il tragitto sono costretti a fermarsi spesso, per motivi di lavoro.

PRESIDENTE
Questo non c’entra nulla. Chi viaggia in macchina, anche se scende più volte, altrettante volte è obbligato a rimettersi le cinture di sicurezza.

MAGOSSO
Però non c’è un preposto sempre presente che controlla, ci si rimette alla responsabilità dell’operatore.

PRESIDENTE
A noi interessa sapere in quali condizioni il portalettere è partito, non le sto chiedendo la storia del percorso, che non potrà ricostruire nessuno.
A me interessa capire cosa fa il preposto per lui e per gli altri, dove si pesa e come si carica la posta. Insomma, c’è stato un morto e quanto meno si dovrebbe cercare di capire meglio come stanno le cose.

ZISCARDI
Non so se è già noto a questa Commissione che, da alcuni anni, Poste ha cambiato la propria organizzazione interna. Prima, il cosiddetto portalettere, il postino, era gestito dal direttore dell’agenzia, per quanto piccola essa fosse; da un anno e mezzo, quindi prima dell’infortunio di cui stiamo parlando, i portalettere non sono più gestiti dal direttore dell’agenzia e questo, anche dal punto di vista della sicurezza e della gestione del controllo, non è un aspetto positivo, perché gli operatori sono autonomi.
In questo caso specifico, i portalettere sono gestiti dal centro di Piove di Sacco, che si trova a circa 20 chilometri e copre una zona molto vasta; presso l’ufficio dei vari Comuni, la posta è gestita autonomamente.
Raccoglieremo ovviamente l’invito di questa Commissione, però abbiamo individuato questa criticità, che sarà argomento di discussione con la società Poste, a questo punto.

PRESIDENTE
Grazie al vostro aiuto potremo approfondire questo aspetto.

ZISCARDI
Si tenga presente però che Poste Italiane ha una struttura unica a livello nazionale, quindi noi interpelleremo i rappresentanti dell’agenzia della nostra zona e poi riferiremo alla Commissione.

PRESIDENTE
Certo, sarà un supplemento di indagine, nulla di più.
Sappiamo bene che non potete fare un’indagine a livello nazionale.

MAGOSSO
Un altro limite che volevamo superare era quello legato alla performance del lavoratore, ma per vari motivi non siamo riusciti ad approfondire questo aspetto, dal momento che questi operatori non sono mai soggetti a sorveglianza sanitaria. Il signor Longato, per esempio, aveva già subìto due grossi infortuni, precedentemente, tra cui una frattura della gamba. Sono stati due infortuni molto lunghi, con una convalescenza di più di 200 giorni, nel 2000 e nel 2002, sempre a seguito di incidenti con la moto. Ci siamo chiesti quindi se era stata valutata la performance di questo signore, per verificare se potesse utilizzare ancora la moto.
La sorveglianza sanitaria non è prevista e quindi non avevamo nessun elemento in mano.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per questi ulteriori dati che ci state dando, perché ci servono per capire meglio la situazione e chiedere a Poste se è possibile apportare miglioramenti. In questo caso, si doveva tenere conto che questa persona aveva avuto già due incidenti significativi durante il lavoro, tanto da metterne in discussione la performance.

MAGOSSO
Assenze di più di 200 giorni, entrambe le volte, non sono aspetti trascurabili.

PRESIDENTE
Quando li aveva avuti questi incidenti?

MAGOSSO
Ne ha avuto uno nel 1999-2000 e l’altro nel 2001-2002 (è stato a casa dal luglio 2001 fino all’aprile 2002). Poi ha avuto un altro incidente più piccolo, sempre agli arti inferiori, nel 2003.
In totale, sono quasi due anni di malattia. Ha subìto una frattura del piatto tibiale alla gamba sinistra e un altro trauma alla gamba destra. Ci siamo chiesti se questo operatore fosse perfettamente idoneo a questo tipo di attività, però non siamo arrivati ad una conclusione.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per questi dati e vi saremmo grati se poteste rispondere anche alle altre domande.

MAGOSSO
Faremo l’approfondimento che ci è stato richiesto.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per la vostra disponibilità.
Dichiaro conclusa l’audizione.


Audizione di funzionari dell’ufficio postale di Bagnoli di Sopra (Padova)

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione di funzionari dell’ufficio postale di Bagnoli di Sopra (Padova).
Sono presenti il signor Pasquale Alberetti, direttore dell’ufficio postale, ed il signor Gilberto Sguoto, delegato in materia di sicurezza sul lavoro, che ringraziamo per avere accolto il nostro invito.
Conoscete il motivo per cui vi abbiamo chiamato e vorremmo sapere da voi alcune informazioni, anche in relazione all’incidente avvenuto nel 2008 a uno dei vostri portalettere, il signor Gino Longato.
Innanzitutto, vorremmo sapere se i portalettere, quando partono, sono controllati – e da parte di chi – riguardo al peso della posta, al casco, alle condizioni di salute. Insomma, c’è un preposto che stabilisce che tutto va bene e che il portalettere può partire? È chiaro che il preposto non può sapere quello che succederà.

SGUOTO
Il preposto è il responsabile del centro di distribuzione, che in questo caso si trova a circa 20 chilometri dall’ufficio di Bagnoli, da dove è partito il portalettere. L’attività di controllo viene svolta quotidianamente dal preposto che si muove sul territorio, però non significa che tutti i giorni egli sia presente all’uscita dei portalettere in tutti gli uffici di cui ha la responsabilità.

PRESIDENTE
Di quanti uffici ha la responsabilità il preposto?

SGUOTO
In questo caso, ha la responsabilità di 12 presidi decentrati, come li definiamo noi. L’attività di verifica, in questo caso sull’uso dei DPI (dispositivi di protezione invididuale), è strutturata in questo modo: prevede una verifica cadenzata nel tempo sull’attività del portalettere, quindi interventi dedicati appositamente alla verifica.

PRESIDENTE
Cosa significa cadenzata nel tempo? Per capirci, questi 12 uffici (chiedo scusa se non adopero un linguaggio tecnico perché non lo conosco) probabilmente rappresentano più Comuni.

SGUOTO
Certo.

PRESIDENTE
In questo caso quanti Comuni rappresentano?

SGUOTO
Circa 14 o 15 Comuni.

PRESIDENTE
Quindi parliamo di un’area di un centinaio di chilometri.

SGUOTO
La distanza massima dal centro di distribuzione...

PRESIDENTE
No, dovendo fare il giro di tutti, perché è un addetto.

SGUOTO
Il preposto è il responsabile, il quale si avvale di collaboratori, i cosiddetti capisquadra, che sovrintendono ad un numero più ridotto di uffici che possono essere due o tre, per un totale mediamente di 20 unità, 20 portalettere. La verifica...

PRESIDENTE
Quando è partito il signor Longato c’era il caposquadra in questo ufficio?

SGUOTO
In quel giorno no.
L’attività di controllo viene effettuata dal preposto con verifiche quotidiane sul territorio e con la presenza dei capisquadra, che sono i collaboratori del preposto. C’è una procedura che prevede la documentazione delle verifiche fatte, oltre all’attività quotidiana. Il preposto, nell’organizzazione dell’attività, ovviamente verifica anche gli aspetti della sicurezza, ma oltre a questa attività – ripeto – ordinaria e quotidiana...

PRESIDENTE
Quotidiana per il preposto, non per l’operatore, perché se è in un posto non può essere in un altro, altrimenti ogni partenza avrebbe un preposto. Mi sembra che non sia così, se ho capito bene.

SGUOTO
All’atto della partenza sì, è come dice lei; all’atto della partenza non in tutti i siti nel momento è presente il preposto.

PRESIDENTE
Tant’è vero che ha detto che quando è partito questo signore che poi ha avuto questo dramma non c’era il preposto.

SGUOTO
In quella giornata no; in quella giornata il preposto ha verificato altri territori.

PRESIDENTE
Quindi non c’è verifica né di carico, né di nulla; prendono la posta del territorio di pertinenza, la caricano davanti, dietro e nella sacca intermedia e non si conosce il numero di chili. In questo caso lo sappiamo, ma del momento in cui c’è stato l’incidente, non di quando è partito, considerato che l’incidente c’è stato dopo le ore 12 e che in genere la posta si inizia a distribuirla un po’ prima; a quell’ora c’è il rientro.

SGUOTO
Volevo aggiungere che in ogni caso, anche se non è presente al momento dell’uscita, comunque nella giornata sicuramente c’è in una fase la presenza dei collaboratori del preposto, cioè del capisquadra; questo perché quotidianamente misuriamo il flusso, cioè dobbiamo verificare quanta corrispondenza giunge e che tutte le operazioni conseguenti all’attività che dobbiamo svolgere, quella di recapitare la corrispondenza, siano organizzate correttamente. Quindi siamo a conoscenza sostanzialmente ogni giorno in ogni presidio di quali sono i flussi di corrispondenza che dobbiamo recapitare.

PRESIDENTE
Anche in termini di peso?

SGUOTO
Soprattutto in termini di peso, nel senso che la contazione è un’attività che...

PRESIDENTE
Quindi sapete in quel giorno quanto peso aveva sul motorino questo signore che è morto?

SGUOTO
Sì, siamo in grado di verificare in quel giorno il peso che era stato affidato alla zona, a quella porzione di territorio che doveva servire.

PRESIDENTE
Potete farcelo sapere?
Vorremmo conoscere anche il peso in un mese, per esempio tutto il mese di maggio. Potete dirci il flusso e i pesi in un mese, quanti portalettere ci sono, quanti ne avete a disposizione, se uno o più di uno?

SGUOTO
In quel territorio?

PRESIDENTE
Stiamo parlando del vostro ufficio.

SGUOTO
In questo caso, nell’ufficio di Bagnoli sono sei portalettere.

PRESIDENTE
Si fanno visite di idoneità sanitaria per i portalettere?

SGUOTO
Quando svolgono attività soggette alla visita sì.

PRESIDENTE
Quali sono queste attività?

SGUOTO
I portalettere che effettuano il recapito a piedi. Sono attività soggette a vigilanza sanitaria.

PRESIDENTE
Solo per i portalettere che vanno a piedi?

SGUOTO
Sì.

PRESIDENTE
Chi è il datore di lavoro di questo signore che è morto?

SGUOTO
All’epoca era Roberto Arcuri, che era il responsabile dell’area logistica territoriale Nord-Est, che comprende le Regioni Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.

PRESIDENTE
Cortesemente, potete farci pervenire questi dati?

SGUOTO
Certo.
Volevo aggiungere, in tema di preposto (credo sia un’informazione utile), che nell’ambito della riorganizzazione che è allo studio è comunque previsto un avvicinamento del preposto ai vari presìdi.

PRESIDENTE
Quindi lei ci sta dicendo che è in itinere una riorganizzazione che prevede un preposto in ogni luogo da dove partono, com’era prima, cioè ripristinare una situazione simile alla precedente?
Però non lo sappiamo, è allo studio.

SGUOTO
In questo momento è in fase di discussione tra organizzazioni sindacali e azienda.

PRESIDENTE
È un momento lungo perché questi fatti risalgono a due anni fa.
Lei ha una specifica: «delegato in materia di sicurezza sul lavoro».

SGUOTO
Esatto. Ho la delega del datore di lavoro.

PRESIDENTE
Quali sono le sue mansioni?

SGUOTO
Sono il responsabile dell’attività di recapito, per quanto riguarda le Province di Padova e di Vicenza.

PRESIDENTE
Quindi lei è un collaboratore del preposto? È uno di quei soggetti che hanno due o tre sedi?

SGUOTO
Non esattamente. Definendo una piramide, in cima c’è il datore di lavoro, che è il responsabile di tutta la macroarea; per quanto riguarda il settore recapito, io sono il responsabile dell’attività che si svolge in due Province. Tutta la macroarea è suddivisa in territori, che comprendono due o tre Province.

PRESIDENTE
Quindi il preposto è un suo sottoposto?

SGUOTO
Esattamente.

PRESIDENTE
Ora ho capito; lei praticamente ha la responsabilità di due Province, per quanto riguarda il tema della sicurezza. Quali sono queste Province?

SGUOTO
Padova e Vicenza.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per la vostra collaborazione.
Dichiaro concluse le audizioni odierne.
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Fonte: Senato della Repubblica