SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Lunedì 15 dicembre 2008

Audizioni svolte presso la Prefettura di Caserta



Presidenza del presidente TOFANI

INDICE
Audizione dell’assessore all’istruzione del Comune di Caserta
Audizione del presidente provinciale della CONFAPI
Audizione del presidente pro tempore e del direttore del CPT
Audizione del vice questore vicario, del dirigente della Divisione anticrimine, del comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, del comandante provinciale della Guardia di Finanza e del comandante provinciale dei Vigili del fuoco
Audizione del direttore facente funzioni del Servizio di igiene e medicina del lavoro e del direttore del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro della ASL CE 1, del direttore del Dipartimento di prevenzione della ASL CE 2, del direttore provinciale e del funzionario di vigilanza ispettiva dell’INAIL, del direttore provinciale del Lavoro e del direttore provinciale dell’INPS
Audizione dei segretari provinciali della CGIL, della CISL, della UIL e del vicesegretario provinciale della UGL
Audizione del segretario provinciale di Confartigianato, del segretario regionale della CNA e del presidente provinciale dell’Assoartigiani


Audizione dell’assessore all’istruzione del Comune di Caserta



Interviene l’assessore all’istruzione del Comune di Caserta, dottor Giuseppe Casella.

PRESIDENTE
Desidero innanzitutto ringraziare, a nome della Commissione, l’assessore all’istruzione del Comune di Caserta, dottor Giuseppe Casella, che è il primo degli auditi.
In apertura dei nostri lavori, vorrei ricordare che la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro è qui per svolgere una serie di audizioni, nell’ambito della propria attività istituzionale di conoscenza del fenomeno sul territorio nazionale, al fine di comprendere le problematicità relative a questo tema.
Pertanto, le saremmo grati, dottor Casella, se delineasse, anche in riferimento alla conoscenza diretta che lei ha come amministratore, almeno in parte il quadro dei temi della prevenzione, della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro a Caserta.

CASELLA
Signor Presidente, essendo assessore all’istruzione del Comune, non mi sono personalmente occupato molto di queste problematiche. In generale, questa provincia è tristemente nota per la presenza della camorra, e dove c’è illegalità, ovviamente, il fenomeno della scarsa sicurezza sui luoghi di lavoro prolifera. L’illegalità, infatti, comporta molto spesso insicurezza sul lavoro, con tanti aspetti che non vanno; molte situazioni – ripeto – sono gestite dalla camorra.
Desidero quindi ringraziare la Commissione e lei, Presidente, per aver voluto dedicare attenzione a questa nostra città e soprattutto a questa nostra provincia, che sicuramente ha bisogno di una manifestazione di interesse in relazione al fenomeno delle morti bianche. In questi ultimi tempi, però, bisogna riconoscere che le Forze dell’ordine hanno inferto duri colpi alla camorra.
In particolare, il settore dell’edilizia è il più carente rispetto al tema della sicurezza ed esistono servizi che non funzionano. Istituzioni locali, ad esempio le ASL, effettuano dei controlli, ma, come ho già detto, dove c’è illegalità diffusa, si registrano carenze e, in questo senso, le morti bianche rappresentano un problema serio nella nostra provincia.
La mia conoscenza del problema si ferma qui. Probabilmente, un’audizione del presidente della Provincia o di altri rappresentanti istituzionali potrà fornirvi maggiori elementi di conoscenza del territorio provinciale.
Non è tanto il Comune di Caserta ad essere colpito direttamente dalla presenza della camorra, quanto le zone limitrofe che fanno esplodere questo dato a livello nazionale e danno di noi una immagine certo non positiva.


Audizione del Presidente della CONFAPI di Caserta



Interviene il presidente della CONFAPI di Caserta, dottor Salvatore Antonio De Biasio.

PRESIDENTE
Prima di dare la parola al dottor De Biasio, desidero ricordare che rappresentiamo la Commissione parlamentare d’inchiesta del Senato sui temi della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Siamo oggi a Caserta, nell’ambito della nostra attività istituzionale, per ascoltare una serie di soggetti che hanno conoscenza di questo tema e dei problemi relativi e possono forse indicarci possibili soluzioni.
Per questo motivo, ascoltiamo con piacere le riflessioni dei soggetti presenti sul territorio, onde acquisire conoscenze che servono all’adempimento della nostra funzione istituzionale.

DE BIASIO
Oltre ad essere presidente della CONFAPI (Confederazione italiana della piccola e media industria privata) nella provincia di Caserta, sono presente anche, per Confindustria, nell’esecutivo nazionale della Federtrasporti per alcune funzioni e dell’Industria della difesa per altri compiti.
Innanzitutto, ringrazio la Commissione perché il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro necessita davvero di un’attenzione costante. Vi è bisogno, infatti, di un cambiamento di carattere culturale, oltre che pragmatico, per ciò che deriva dalle norme sempre più stringenti che il Parlamento italiano mette a punto riguardo a questa problematica.
Quanto alle mie esperienze sul territorio della provincia di Caserta, per un caso della mia vita istituzionale e sociale, sono stato chiamato a definire i lavori del Centro italiano di ricerche aerospaziali (CIRA). Lo dico con particolare attenzione ai temi di vostra competenza perché parliamo di impianti prototipali unici al mondo. Su questo territorio produciamo anche il plasma, che è materia di trasferimento fra l’atmosfera e lo spazio per corpi in movimento, per missili o per navicelle spaziali destinate agli usi più diversi.
Ciò significa che abbiamo dovuto affrontare problematiche di realizzazione, di sicurezza nella costruzione e di preparazione del personale che, per alcuni aspetti, presentano caratteristiche di unicità sostanziale. Attualmente, sto ultimando la realizzazione dell’Interporto Sud Europa, un’intrapresa da 1.800 milioni di euro (per il cui completamento mancano ancora circa 800 milioni; siamo nella terza fase, quella ultimativa). E ` la realtà logistica più grande d’Europa e, anche in questo caso, abbiamo realizzato una pluralità di opere rappresentative di aspetti d’impatto fra mondo delle costruzioni e risultanze sul piano della sicurezza delle persone e delle lavorazioni stesse.
Chiedo scusa alla Commissione per aver portato questi due esempi, ma sono necessari per sottolineare che, laddove c’è un’azienda che si muove secondo le leggi di questo Stato, secondo una cultura della legalità nei parametri di riferimento, le problematiche della sicurezza sul lavoro, sino ai casi più drammatici delle cosiddette morti bianche, sono effettivamente molto rare.
Signori senatori, signor Presidente, credo che l’attenzione debba essere rivolta e fortemente indirizzata (e non parlo solo dell’edilizia, ma anche delle costruzioni metalmeccaniche) alla verifica e alla individuazione di attività non palesi e non legali, dove l’accesso alla manodopera è il più povero in assoluto.
Vorrei fare una considerazione a corredo di quanto detto: a differenza del campo edile, i settori metalmeccanico, chimico, chimico-plastico, cioè quella serie di attività dove è presente la tecnologia e dove c’è una preparazione all’uso delle varie fattispecie, sono di per sé molto meno pericolosi anche se, sicuramente, un incidente può capitare.
Ho infatti la convinzione che dove si lavora, dove ci sono corpi in movimento, per disattenzione umana un incidente – ripeto – può verificarsi.
Sostanzialmente, il settore dell’edilizia, a quanto mi risulta, è quello al quale si accede in maniera meno preparata e meno professionale, anche in relazione alle condizioni di lavorazione: pensiamo ad una giornata di pioggia, quando non si dovrebbe lavorare, ma probabilmente in alcuni cantieri si lavora ugualmente.

PRESIDENTE
Dottor De Biasio, da lei vorremmo sapere se ritiene di dover illustrare a questa Commissione qualche proposta o qualche elemento di particolare problematicità. Gli aspetti descrittivi, infatti, ci sono già noti.
Arrivi pure direttamente all’esposizione della sua proposta, così da aiutarci ad avere ulteriori elementi di riflessione.

DE BIASIO
La proposizione, dal nostro punto di vista di industriali e di imprenditori, è legata ad una scelta di fondo e ad un problema di volontà politica.
La scelta di fondo è che, in molte aree del Paese, bisognerebbe indirizzare le autorità di controllo all’individuazione dei soggetti «imprenditoriali» (anche se è una qualifica troppo nobile per costoro, definiamoli pure così questa mattina, con una certa generosità) che si muovono al di fuori della legalità. Le tante aziende che di fatto lavorano, ma che non esistono: è all’interno di quell’ambiente che dovete cercare.
Proporrei che per un periodo di 12 mesi, le Forze dell’ordine in maniera concertata (la Guardia di finanza in primis, e poi i Carabinieri e la Polizia) svolgano un’azione continuativa di individuazione di queste realtà che fanno male a tutti: fanno male al Paese, perché sicuramente l’Agenzia delle entrate non ha i ritorni necessari; fanno male a noi imprenditori perché ci mettono in una situazione di concorrenza pessima; fanno male al personale che lavora in una condizione che possiamo, per comune intelligenza, ben immaginare, al di là delle funzioni che ciascuno di noi svolge.
La nostra proposta è dunque che si faccia un controllo continuo per 12 o per 24 mesi su queste realtà. Invece di controllare gli imprenditori che sono in regola al 95 per cento, che magari vengono messi in difficoltà per un 5 per cento, o comunque per una percentuale molto bassa di irregolarità, si faccia per 12 o per 24 mesi – ripeto – una campagna politicamente corretta, funzionale all’individuazione delle tante realtà illegali esistenti.
Poiché sono convinto che le Forze dell’ordine le conoscano già tutte, il problema potrebbe essere solo di indirizzo politico.
Durante una visita del Comandante generale della Guardia di Finanza, ho avuto occasione di parlare del lavoro sommerso, e in quel caso valevano le stesse considerazioni. Si svolga una campagna per un periodo molto definito perché i comandi territoriali, dalle stazioni più piccole fino a quelle comandate dal maresciallo della Guardia di finanza o dei Carabinieri, conoscono perfettamente la realtà del territorio.
Noi imprenditori che ci sforziamo da sempre di operare all’interno di un percorso, a volte molto difficile, che è sempre una testimonianza di legalità sul territorio, siamo qui a raccomandare questo tipo di intervento.
Lo attendiamo davvero con particolare interesse.

PRESIDENTE
La ringrazio, Presidente, anche per la proposta che ha formulato e le auguro buon lavoro.


Audizione del presidente pro tempore e del direttore del CPT di Caserta



Intervengono il presidente pro tempore, dottor Giuseppe Carbone, e il direttore, dottor Giuseppe Perretta, del CPT (Comitato paritetico territoriale) di Caserta.

PRESIDENTE
Saluto, a nome della Commissione, il presidente pro tempore del CPT di Caserta, dottor Carbone, e il direttore dello stesso organismo, dottor Perretta. La nostra Commissione è interessata alle vostre riflessioni sui temi della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro, anche in riferimento all’esperienza che avete maturato all’interno del Comitato paritetico territoriale quale ente bilaterale.

PERRETTA
Signor Presidente, siamo qui presenti come delegati del CPT di Caserta. Il senatore De Luca ci conosce perché abbiamo collaborato alla elaborazione della legge regionale sugli appalti e sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il presidente Carbone ed io, che ne sono il direttore, rappresentiamo, come dicevo, il Comitato paritetico territoriale, emanazione del contratto collettivo di lavoro nel settore dell’edilizia. Siamo un ente bilaterale che rappresenta al 50 per cento l’Unione industriali, di cui il presidente fa parte, e al 50 per cento le organizzazioni sindacali. In modo particolare, rappresentiamo il settore edilizio.

CARBONE
Come ha detto il direttore Perretta, il CPT si occupa soprattutto di edilizia e, in particolare, di infortunistica nel settore edile.
Siamo cresciuti molto negli ultimi sette-otto anni.
Effettuiamo le visite nei cantieri non come parte inquisitoria, ma per attività di supporto, fornendo aiuto e informazioni. Svolgiamo anche un’intensa attività di formazione sia nel rapporto di lavoro diretto, sia nella preparazione di operai specializzati. Al momento, stiamo eseguendo dei corsi sul montaggio dei ponteggi perché nostro obiettivo è individuare le situazioni più pericolose per la salute degli operai, cercando di andare loro incontro per far sì che tutto possa essere svolto regolarmente. I risultati dell’ultimo anno sono decisamente positivi. Il direttore vi fornirà i numeri degli infortuni in modo che possiate valutare il nostro operato, l’impegno dell’Unione industriale e delle parti sindacali. In questo rapporto paritetico sembra che le cose vadano bene, sia da una parte che dall’altra, perché cerchiamo di fare tutto il possibile per cooperare.
Il decreto legislativo n. 81 di quest’anno prevede l’obbligo per gli operai appena assunti di frequentare un corso di formazione e prevenzione infortunistica di 16 ore settimanali per non avere un impatto troppo deciso e immediato con il mondo del lavoro in un settore che presenta dei rischi.
Anche a questo riguardo, il direttore vi fornirà le cifre relative ai risultati della nostra attività.

PERRETTA
Il senatore De Luca, che in passato è stato assessore regionale ai lavori pubblici, conosce bene gli argomenti di cui parlo. Il CPT della Campania opera in regime di coordinamento e ha lavorato molto con l’assessorato, per quanto riguarda la struttura regionale. All’epoca sono state recepite molte delle nostre istanze; facciamo parte, sebbene non sia ancora partita, dell’unità operativa speciale prevista dalla legge regionale in materia di appalti. Più che i dati sugli infortuni, di cui siete senz’altro già a conoscenza, perché si tratta di dati INAIL, ciò di cui desidero farvi parte stamattina è la nostra esperienza come CPT di Caserta e, più in generale, della Campania. Nel corso del 2007 abbiamo visitato circa 2.044 cantieri, per un totale di 3.491 visite. La nostra non è propriamente un’attività di vigilanza, non ci sostituiamo, cioè, all’ispettorato del lavoro o alle ASL – anche se nella prima stesura del Testo Unico si era tentato di fare proprio questo –, ma è un’attività che da qualche anno a questa parte ci porta a verificare che le tematiche relative alla sicurezza sul luogo di lavoro vengono recepite, specialmente dagli imprenditori più giovani, con maggiore attenzione.
Sono nel CPT dal 1999: in questi dieci anni si è fatta molta strada. Quel che ci sta veramente a cuore è il tema della formazione, come affermava anche il presidente. Riteniamo infatti che una nuova cultura della formazione possa portare ad affrontare queste tematiche in modo diverso.
Riteniamo perciò utile suggerire, sull’esempio di quel che è stato fatto a Milano con i protocolli d’intesa tra Provincia e parti sociali, enti bilaterali inclusi, la creazione, per le opere pubbliche appaltate dalla Provincia, di una sorta di osservatorio che permetta di affrontare questa problematica in modo più preciso e puntuale. Se già a partire dalle istituzioni e dagli enti locali iniziamo a fare un certo tipo di ragionamento, ci potrà essere probabilmente una risposta qualitativa nuova per affrontare il tema della sicurezza. Ho cercato di fare una riflessione che andasse al di là dei dati specifici.

PRESIDENTE
Innanzitutto desidero ringraziarvi per le riflessioni che avete svolto e sottolineare che il lavoro che portate avanti è per noi di grande interesse. Abbiamo peraltro avuto modo di verificare che in altre parti d’Europa si dà grande spazio a questo tipo di attività. Voi avete giustamente richiamato anche il dibattito che si è riaperto in questi ultimi tempi in Parlamento riguardo al ruolo degli enti bilaterali. È dunque un discorso molto attuale. Abbiamo qui i dati forniti dall’INAIL che purtroppo, sia pure nel quadro di una diminuzione delle morti sul lavoro, non sono confortanti. Nel 2006 ci sono state 22 morti, di cui 15 nell’industria, e di queste quattro nell’edilizia. Nel 2007 si sono registrate 19 morti sul lavoro, – tre morti in meno dell’anno precedente – di cui dieci nell’industria (è significativa la riduzione da 15 a dieci morti), ma nell’edilizia le vittime sono rimaste quattro. Il dato più eclatante è rappresentato dai primi 11 mesi del 2008, fino a novembre, che mostra una ulteriore diminuzione delle morti, che scendono a 16, ma nell’industria sono dieci, di cui otto nell’edilizia. È un fronte che si alza, con nostra grande preoccupazione.
Probabilmente sono dati a voi noti e rispetto ai quali occorre capire meglio cosa si deve fare e come ci si deve muovere.

DE LUCA (PD)
Vorrei chiedere, proprio perché il dottor Perretta ha collaborato alla stesura della legge regionale 27 febbraio 2007, n. 3 (recante «Disciplina dei lavori pubblici, dei servizi e delle forniture in Campania»), se nel Casertano l’articolo 11 della legge, che fa riferimento agli incentivi alle imprese, tanto che in quella normativa si prevede un responsabile unico per quanto riguarda la sicurezza, sia stato utilizzato da qualche impresa. Mi risulta, anche se non ho dati aggiornati al riguardo perché da un po’ di tempo ci occupiamo di altro, che quella disposizione non sia più stata utilizzata da nessuno. Poiché vi è questa normativa regionale in vigore che prevede incentivi e premialità alle imprese, vorrei capire se ha incontrato l’attenzione e la disponibilità che meriterebbe. Mi chiedo perché la Confindustria, e specialmente l’ANCE (Associazione nazionale dei costruttori edili) in Campania, in particolare nel Casertano, rispetto a questo articolo, che era stato sollecitato e per il quale vi sono risorse, non ne promuovano l’utilizzo da parte delle aziende. La mia non è una domanda, ma una constatazione.

PERRETTA
Desidero fare una considerazione su quanto ha detto il senatore De Luca. Finché il senatore De Luca è stato assessore si è avuta una sensibilità al problema; successivamente, però, le novità introdotte (gli osservatori, le unità operative e così via) non hanno avuto seguito: sotto il profilo tecnico tutto è rimasto lettera morta. Sarebbe auspicabile intervenire nei confronti della Regione stessa perché la legge regionale citata abbia una piena attuazione. Il senatore De Luca ha rilevato giustamente che vi è anche disinformazione in questo campo. Le normative sono spesso rimaste confinate nell’ambito tecnico e non hanno avuto alcun seguito in termini di pubblicizzazione. Tutto è rimasto chiuso nei meandri della politica. Nel gennaio scorso (è passato un anno) sono stati dati i nomi per la costituzione delle unità operative e a tutt’oggi non abbiamo avuto alcuna risposta.

PRESIDENTE
Vi ringrazio del contributo che ci avete offerto. Immagino che il senatore De Luca, padre di questa legge regionale, voglia avere qualche informazione specifica anche per un motivo di personale soddisfazione.

PERRETTA
Con il senatore de Luca abbiamo avuto una frequentazione mensile nel lavorare a questa normativa. Abbiamo anche messo a punto delle iniziative sul piano dell’informazione, organizzando la giornata dell’edilizia, che però non ha avuto più seguito perché se manca la sensibilità dell’interlocutore, al di là delle buone intenzioni, è difficile parlare e non si conclude nulla. Operando in questo settore, con i numeri che lei ha citato, è evidente che ci sentiamo inermi rispetto alla possibilità di incidere in maniera positiva su determinate situazioni.
Depositeremo comunque agli atti della Commissione un documento relativo agli ultimi due anni di attività del nostro Comitato, 2006 e 2007, con la dinamica e la tipologia delle infrazioni rilevate.

PRESIDENTE
Vi ringrazio per il vostro contributo e vi auguro buon lavoro.


Audizione del vice questore vicario, del dirigente della Divisione anticrimine, del comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, del comandante provinciale della Guardia di Finanza e del comandante provinciale dei Vigili del fuoco



Intervengono il vice questore vicario, dottor Salvatore Torre, il dirigente della Divisione anticrimine, dottor Luigi Botte, il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, colonnello Carmelo Burgio, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Francesco Saverio Manozzi, e il comandante provinciale dei Vigili del fuoco, ingegnere Aldo Sabatino

PRESIDENTE
A nome della Commissione, ringrazio i rappresentanti delle Forze dell’ordine per la loro presenza. Siamo oggi a Caserta per cercare di mettere meglio a fuoco il problema degli infortuni sul lavoro in questa città e in questa Provincia e per raccogliere dati che ci consentano di avere un quadro del fenomeno in tutt’Italia. Purtroppo, il problema della salute nei luoghi di lavoro e della prevenzione degli infortuni, in riferimento alle morti e agli incidenti gravi, è davvero pesante. È oggi in vigore una nuova normativa in materia: mi riferisco, in particolare, alla legge del 3 agosto 2007, n. 123, e al decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, genericamente definito «Testo unico sulla sicurezza sul lavoro».
Siamo qui per capire quali sono le problematiche presenti sul territorio e comprendere come si possa operare. Abbiamo avuto il piacere, prima di queste audizioni, di un incontro con il prefetto, che ci ha parlato di due comitati, uno che opera in un settore più ristretto, relativo al problema degli infortuni e quindi alla prevenzione delle cosiddette morti bianche, ed uno che agisce in un campo più ampio, quasi di polizia, che attenziona questi fenomeni. Mi sembra che il problema sia tenuto sotto controllo, e questo va a vostro merito. Ora, però, vorremmo capire, considerata la meritevole attenzione da parte delle istituzioni che rappresentate, quali problematiche incontrate e che percorsi immaginate di poter seguire per migliorare la vostra attività.
Inoltre, guardando anche al futuro, vorremmo conoscere, con riferimento al decreto legislativo n. 81 e alla stessa legge n. 123 che ho prima citato, le vostre eventuali proposte, nel caso doveste verificare che tali normative sono portatrici di problematiche e non di soluzioni.
La Commissione parlamentare d’inchiesta, che rappresento oggi insieme alla senatrice Maraventano e al senatore De Luca, sta cercando di svolgere approfondimenti tesi anche al miglioramento del cosiddetto Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro. D’altro canto, è proprio sul campo che si verifica come una normativa funziona. Proprio per questo abbiamo creato un gruppo di lavoro che si occupa di monitorare l’attuazione del Testo unico da due diversi punti di vista: il primo, relativo agli impegni del Governo di attuazione di questa normativa; il secondo, relativo al processo indotto che viene dal territorio e dagli operatori che, affrontando in concreto questa tematica, potrebbero fornirci elementi per migliorare la normativa stessa.
La nostra azione, dunque, si concentra sul confronto con il territorio, per verificare la presenza dello Stato, che voi molto degnamente rappresentate, e va dunque anche a vostro sostegno, e per lavorare su un tema che deve avere le risposte più efficaci possibili, perché 1200 morti all’anno sul lavoro, oltre a 800.000 – 900.000 infortuni, non sono tollerabili.
Esiste un problema che va affrontato forse in maniera differente per avere risultati migliori.

TORRE
Signor Presidente, sono qui oggi in sostituzione del questore, impegnato a Napoli per l’arrivo del Capo della polizia.
Per quanto riguarda la situazione di Caserta, premetto che sono arrivato in questa sede da pochi giorni, per cui ho chiesto la collaborazione del collega della Divisione anticrimine che ha seguito anche in passato questo territorio.
Da quanto mi risulta, comunque, alla luce dell’attività dei comitati che sono stati istituiti e dei controlli interforze che vengono effettuati sia sulla sicurezza sui luoghi di lavoro sia su eventuali collegamenti con la criminalità organizzata (di cui si occupa l’ultimo comitato istituito il 22 settembre del corrente anno), è stato intensificato il controllo sui cantieri, si è proceduto a diversi sequestri preventivi e sono state elevate numerose contravvenzioni. Per esempio, dal 27 settembre fino all’altro ieri sono stati effettuati 19 controlli a cantieri edili in tutta la provincia, in particolare nei Comuni di Castel Volturno, Monteroni, Pignataro, San Nicola la Strada, Portico di Caserta, Villa Literno, Marcianise e Casal di Principe.
Dodici di questi cantieri sono stati sottoposti a sequestro preventivo, ai sensi dell’articolo 321, comma 3-bis, del codice di procedura penale.
Sono state elevate anche delle contravvenzioni, ai sensi dell’articolo 14 del decreto legislativo n. 81 del 2008, atteso che le ditte controllate operavano con dipendenti non regolarizzati in misura superiore al 20 per cento oppure in condizioni di sicurezza inidonee.
L’attività di questo comitato è rivolta soprattutto ai cantieri che sono le strutture dove più frequentemente si riscontrano sia l’inadeguata applicazione delle norme per la sicurezza nei luoghi di lavoro, sia l’assunzione di manodopera non in regola, che potrebbe anche evidenziare un collegamento con la criminalità organizzata.

PRESIDENTE
Signor questore, lei ci ha parlato di una serie di sopralluoghi che avete svolto. Le chiederei pertanto la cortesia di lasciarci i dati e la documentazione che avete al riguardo.

TORRE
Sono stati controllati, a partire da settembre, con la costituzione di questo secondo gruppo di lavoro sulla criminalità, cui facevo riferimento, 19 cantieri edili, dei quali 12 sono stati sottoposti a sequestro preventivo.

PRESIDENTE
Questo è un dato di straordinario rilievo, sia pure in negativo. L’operazione che avete svolto è sicuramente positiva, ma, come dicevo, è di rilievo straordinario il dato riportato: nel 60 per cento circa dei cantieri si riscontrano problematiche tali da portare al sequestro preventivo.

TORRE
È proprio così.

PRESIDENTE
Questo dato mi sembra eclatante.

TORRE
Come dicevo, sono state elevate anche numerose contravvenzioni ai sensi dell’articolo 14 del decreto legislativo n. 81 del 2008.
Questi sono i dati iniziali, cui ovviamente vanno aggiunti gli ulteriori approfondimenti dovuti all’INPS. Si tratta di controlli che vengono effettuati ogni due-tre giorni; ecco perché dalla fine di settembre ad oggi – in poco più di due mesi – ne sono stati fatti già 19.

PRESIDENTE
Come vengono eseguiti i controlli? Fate dei controlli a campione o seguite una determinata strategia, collegata a una serie di osservazioni, per la scelta del cantiere?

TORRE
Seguiamo una strategia. Infatti uno degli ultimi controlli, ovviamente interforze, è stato effettuato l’11 novembre e ha interessato un cantiere edile sito nel comune di San Nicola la Strada, dove la società Piccolo gruppo srl stava costruendo il nuovo albergo Regina Palace Hotel.
Subito dopo, sul posto interveniva Teresa Piccolo, nata a Marcianise il 24 marzo 1960 e ivi residente in via Mantova 7, che annovera numerosi precedenti di polizia. Lei dichiarava di essere l’amministratore del Piccolo gruppo srl, riservandosi di fornire la relativa documentazione. Costei è imparentata con alcuni dei Piccolo uccisi negli anni precedenti. Il controllo, quindi, viene eseguito in maniera mirata nei confronti di determinati cantieri che, in linea di massima, riteniamo siano più soggetti ad infiltrazione criminale.

PRESIDENTE
Devo immaginare che lei si riferisca a operazioni del secondo gruppo.

TORRE
Sì, si tratta di operazioni del secondo gruppo che, istituito recentemente, è strettamente collegato al primo.

PRESIDENTE
Ce ne ha parlato anche il signor Prefetto. Volevo capire bene la situazione, dato che il secondo gruppo si occupa non solo del problema della prevenzione degli infortuni, ma anche di altro.

BOTTE
Signor Presidente, vorrei soltanto, ad integrazione di quanto detto dal vice questore vicario, illustrare il contesto delinquenziale in cui ci troviamo ad operare. Il controllo per la prevenzione degli infortuni, evidentemente, va inquadrato in una strategia che necessariamente deve tenere conto delle tendenze criminali della provincia.
Sono due gli elementi su cui dobbiamo puntare l’attenzione per poi orientare al meglio anche l’attività di prevenzione: il fatto che abbiamo un numero esorbitante di extracomunitari irregolari e, in secondo luogo, che abbiamo una criminalità organizzata particolarmente pervasiva sul territorio.
Ciò induce a due successive considerazioni: innanzitutto, la facilità con la quale vengono assunti extracomunitari, per lo più irregolari, ovviamente per lucrare sullo sfruttamento della manodopera, e la possibilità che i cantieri medesimi – parlo di cantieri perché sono quelli più esposti a tali forme di illegalità – possano essere indotti non tanto al pagamento di estorsioni, quanto all’assunzione di manodopera. Ne deriva che molte volte, anche per questioni di competitività e quindi di abbassamento del prezzo dell’appalto, vengono assunte persone senza seguire i criteri dettati dalla legge sulla sicurezza sul lavoro. Pertanto, i controlli che vengono effettuati su determinati cantieri tengono conto anche di queste ramificazioni che ci possono agevolare non soltanto nella materia specifica, ma per lo stesso contesto investigativo che stiamo seguendo. Quest’attività è importante perché va a supportare le investigazioni svolte dai servizi di polizia giudiziaria insieme alla Procura.
Per quanto riguarda il cantiere che il collega ha citato, la Piccolo appartiene a un gruppo storico di Marcianise che è in contrapposizione atavica con il gruppo dei Belforte dei Mazzacane. Dal loro scontro sono risultati una sessantina di omicidi. Ricordo, facendo riferimento al periodo in cui ero Capo della squadra mobile, che costoro agivano prevalentemente nel settore edile, dove abbiamo riscontrato numerose irregolarità, non soltanto per quanto riguarda i contratti, ma anche per l’assunzione di manodopera.
Ad esempio, per i lavori a cottimo, dove guadagnavano molto perché imponevano l’appalto, c’erano numerosi operai che non risultavano registrati da nessuna parte, quindi non soltanto all’INPS, ma nemmeno sul registro che il titolare della ditta ha l’obbligo di tenere. Queste considerazioni mi inducono a ritenere che i controlli vadano comunque interfacciati con il contesto che viviamo in questa provincia. Certamente Caserta non è Aosta per tutti i problemi che ha, e soprattutto per le due causali richiamate, cioè gli extracomunitari, molti dei quali irregolari, e la pressione della criminalità organizzata sul territorio, che finisce per alimentare il circuito di illegalità che già di per sé ha uno spessore considerevole.

BURGIO
Signor Presidente, per quanto riguarda i controlli sul mondo del lavoro, ricordo che tra i comparti di specialità dell’Arma dei carabinieri stabiliti per legge rientra anche questo settore; non a caso, in seno al Ministero del lavoro vi è il Comando dei Carabinieri con i suoi Nuclei Ispettorato del Lavoro a livello provinciale.
Noi svolgiamo un’attività abbastanza intensa in questo specifico settore, e proprio a Caserta esiste un nucleo dell’Ispettorato del lavoro che opera in stretto contatto con il Comando provinciale dell’Arma. Loro sono i tecnici in grado di rilevare tutte le problematiche esistenti in un cantiere, ma chiaramente possono muoversi meglio se vengono indirizzati dall’attività informativa dell’Arma territoriale. Quest’ultima è sicuramente meno idonea a interventi specializzati, ma conosce meglio territorio e obiettivi.
Appare ovvio che operando insieme si ottimizza il rendimento.
Un’ulteriore premessa, prima di fornirvi alcuni dati, riguarda la situazione, cui accennava il dottor Botte, di forte presenza della criminalità organizzata nel Casertano. Ciò comporta che quando siamo di fronte ad imprenditori che pagano gli estorsori non dobbiamo pensare che essi siano, sic et simpliciter, vittime di un’attività criminale. Al contrario, questi imprenditori sono spesso partecipi di un’attività criminale che ha profondi addentellati con il fenomeno che stiamo sviscerando, cioè il problema degli infortuni sul lavoro. Pagare il pizzo, infatti, implica che il funzionario della ASL non entri in quel cantiere; che l’ispettore del lavoro non vada in quel cantiere e che lo stesso faccia il sindacato. In queste situazioni, anche se l’operaio si accorge che le misure a tutela della sua sicurezza e incolumità non sono attuate non lo denuncia; il sindacato non interloquisce su questo argomento; l’operaio che percepisce un compenso effettivo di 1.000 euro, mentre la cifra riportata sulla busta paga è di 1.200 euro, firma ugualmente e finge di ricevere davvero 1.200 euro senza protestare. L’operaio non farà scioperi e lavorerà, se necessario, più delle ore dovute.
Quindi, il rapporto tra criminalità organizzata e imprenditore che ad essa si affida pagando non è un rapporto tra vittima e carnefice enucleabile in termini molto semplici. È, piuttosto, una situazione che ha riflessi pesanti sul tema della sicurezza sul lavoro.
In base a una statistica a livello nazionale, l’anno scorso la normale attività da noi condotta in termini di prevenzione e di controllo dei cantieri e delle attività produttive ha fatto registrare nella Provincia di Caserta il maggior numero di cantieri sequestrati. Nel 2008, a seguito della recrudescenza dei fenomeni di sangue legati al gruppo camorristico emergente operante sul litorale domizio, si è deciso in seno alla Prefettura di realizzare un comitato interforze che guidasse in maniera mirata le attività di controllo sul mondo del lavoro, che altrimenti sarebbero state spalmate su tutto il territorio. Abbiamo indirizzato esplicitamente il nostro operato su tutte le attività che potevano essere collegate, per area e per persone, a esponenti della criminalità organizzata.
Fornisco a tale riguardo alcuni dati: nel 2007 abbiamo espletato 354 controlli e 484 nel 2008. Per quanto riguarda le sanzioni, siamo passati da 1.213.000 euro a 3.126.000 euro; per quanto riguarda i recuperi contributivi, il dato è rimasto più o meno stabile; relativamente alle truffe, il valore delle somme individuate è più che triplicato, passando dai 681.000 euro del 2007 ai 2.234.000 euro del 2008. Sono stati controllati molti più cittadini extracomunitari irregolari, arrivando quasi a raddoppiare i controlli; per quanto riguarda i cantieri chiusi, se nel 2007 avevamo chiuso 92 cantieri, nel 2008, anche a seguito di modifiche legislative, ne abbiamo chiusi 52 e sospesi 40, con quasi il raddoppio dell’importo delle ammende contestate.
Questo quadro riassuntivo con i risultati comparativi del 2007 e 2008, che – se lo ritenete utile – posso anche consegnarvi, riguarda sia le attività svolte su nostra iniziativa (in quanto ogni comando stazione individua obiettivi e chiede per il loro controllo l’intervento del nucleo che opera presso l’Ispettorato del lavoro) sia gli interventi attuati come Arma dei Carabinieri in seno al comitato interforze. I numeri sono abbastanza elevati e nel 2007, come ho già detto, Caserta è stata la provincia con il maggior numero di cantieri sequestrati a livello nazionale.
Ciò accade non tanto perché lavoriamo molto o perché siamo particolarmente bravi ma perché, sempre ricollegandomi a quanto affermato dal dottor Botte, la situazione locale tende particolarmente all’illecito. A Caserta è «normale» assumere personale in nero; è «normale» che le condizioni di sicurezza non siano osservate e che, quasi ogni volta che si esegue un controllo, emergano risultati concreti in termini repressivi.

PRESIDENTE
Colonnello, di quante unità dispone l’Arma dei Carabinieri per questa attività?

BURGIO
Il nucleo che opera presso l’Ispettorato del lavoro è un piccolo gruppo che mette in campo due pattuglie, le quali potranno essere composte dai sei agli otto carabinieri, i quali operano insieme agli ispettori del lavoro. Questo Nucleo si avvale, però, di un supporto informativo in quanto non sarebbero in grado, visto il proprio specifico compito, di fare quelle analisi di cui prima il dottor Botte parlava relative ai clan o alle ditte legate alla criminalità organizzata.
Quindi, il lavoro del Comando Provinciale Carabinieri è quello di monitorare il territorio, di individuare gli obiettivi, verificare a chi fanno capo, per poi chiamare il nucleo Ispettorato del lavoro che farà una propria calendarizzazione degli interventi specializzati.
Per quanto riguarda le ASL, proprio perché abbiamo registrato una certa resistenza ad effettuare i controlli in autonomia (qui hanno tutti paura a fare qualsiasi cosa), e dato che l’Ispettorato del lavoro ha risorse limitate, molti cantieri sono controllati da noi unitamente alla ASL. In questo caso, la nostra procedura prevede di avvertire la ASL che il giorno successivo si dovrà effettuare un controllo, senza dire dove si andrà, andare a prendere il personale della ASL e portarlo con noi subito prima di eseguire il controllo, garantendo la riservatezza.
Bisogna dire che, in Provincia di Caserta, sia la ASL CE 1 che la ASL CE 2 hanno mostrato disponibilità e stanno cercando di sfruttare la possibilità di andare sul territorio protetti da personale dell’Arma, che non ha le capacità tecniche per rilevare gli illeciti ma, quantomeno, dà al personale delle ASL la copertura che consente di rilevarli.

MANOZZI
Signor Presidente, per quanto riguarda il concorso del Corpo che qui rappresento nelle attività legate ai temi della sicurezza sul lavoro, la Guardia di Finanza partecipa e ha preso parte a tutte le iniziative assunte in seno alla Prefettura, a partire dal luglio 2006, da vari gruppi di lavoro; ha preso parte ai nuclei misti di controllo presso i cantieri, prevalentemente con la funzione di garantire una cornice di sicurezza agli operatori dell’Ispettorato del lavoro, delle ASL e dell’INPS; partecipa anche al nucleo operativo interforze, di cui al decreto del 22 settembre 2008 emanato dal signor Prefetto.
D’altronde, quest’attività, per la Guardia di finanza, si fonde con l’aspetto preminente che a noi interessa, ossia il lavoro nero e il contrasto al sommerso, relativamente sia alle aziende sia al lavoro che, normalmente, si accompagna anche a violazioni sul piano della sicurezza dei lavoratori.
Vorrei qui richiamare un fenomeno attinente non tanto ai cantieri quanto alla realtà tipica di questa provincia, ossia le numerose fabbriche clandestine che producono scarpe contraffatte. Questa è una zona di elezione per la contraffazione di calzature di noti marchi, quali Hogan e Prada. Soltanto quest’anno abbiamo sequestrato otto fabbriche clandestine, delle vere e proprie aziende assolutamente in nero che, invece di avere le vetrine esposte sulla sede stradale, le hanno nei sottoscala.
Questa fattispecie è molto presente nell’area dell’Agro aversano, ad esempio ad Aversa e a Gricignano, anche se non abbiamo ancora formulato per tutte queste aziende un’ipotesi associativa che faccia capo a qualche sodalizio criminoso. Non viene però difficile pensarlo perché a Caserta non ci si crea dal nulla. Spesso e volentieri, si tratta di aziende che hanno deciso di abbandonare l’emerso per dedicarsi al sommerso, anche per abbattere tutti i costi. Infatti, il personale di queste aziende è composto interamente da lavoratori italiani, ma chiaramente non esiste alcun libro paga né esistono libri di matricola o di comunicazione di avvio di attività, come previsto dalla normativa in materia di lavoro. Noi ci troviamo a controllare fabbriche che dispongono di macchinari di una certa significatività, che non presenteranno certo le problematiche di un cantiere edile, ma che hanno, in ogni caso, dei riflessi sulla sicurezza sul lavoro. In queste situazioni, si è al di fuori di qualsiasi tutela.
Vista la rilevanza del fenomeno, stiamo adesso assumendo delle intese. Normalmente, di queste nostre attività portiamo a conoscenza l’INPS, l’INAIL e la Direzione provinciale del lavoro per gli aspetti di competenza legati al lavoro nero. Stiamo ora avviando contati anche con l’ASL perché se è vero che questi non sono soggetti tipizzati e che, anche alla luce della legge n. 689 del 1981, non sono possono essere destinatari di nulla (perché è, sì, un’attività d’impresa, ma di un’impresa occulta), è altrettanto vero che da ciò derivano riflessi importanti sulla sicurezza del lavoro.
Infatti, ogni volta che entriamo in una di queste aziende sequestriamo circa 35 macchinari per la produzione di scarpe: sono dunque fabbriche nel vero senso della parola. Mi permetto di sollevare questo problema che è tipico della provincia di Caserta, dove esiste una grandissima produzione manifatturiera di vestiti e scarpe. In particolare, le scarpe sono delle contraffazioni perfette di Hogan originali, vendute a prezzi notevolmente più bassi. Anche i tecnici e gli esperti della Hogan, infatti, hanno confermato che il livello di contraffazione è molto alto.

SABATINO
L’ambito di competenza e di attività dei Vigili del fuoco, nel panorama della tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro, è più ristretto.
Noi siamo impegnati specificamente nel campo della cosiddetta prevenzione incendi, attività che prevede delle istruttorie con un esame progetto nella fase precedente alla costruzione, anche se, a volte, questo esame progetto viene affrontato a costruzione già avviata. In seguito, si rilascia il certificato di prevenzione incendi, dopo un sopralluogo dei nostri tecnici supportato da una serie di certificazioni e documentazioni sulla regolarità dei lavori.
Nel corso dell’anno, si fanno tante istruttorie: oltre 1.000 sono le pratiche risultanti dalle statistiche. Per quanto riguarda gli incidenti sui luoghi di lavoro dovuti a incendi, nei sei anni della mia permanenza a Caserta non ho memoria di incidenti che abbiano fatto vittime tra i lavoratori.
Di incendi ne scoppiano tantissimi e noi abbiamo effettuato quasi 12.000 interventi di soccorso quest’anno.
C’è stata un’intensa attività di spegnimento di incendi, per la maggior parte di origine dolosa, di rifiuti, cassonetti, discariche varie. Il fenomeno è piuttosto noto, anche se questi interventi sono ora in calo.
Svolgiamo poi interventi di soccorso per incidenti di diversa natura, ad esempio quando c’è un cedimento in uno scavo o un operaio viene travolto da una pala meccanica. In quel caso, prestiamo il cosiddetto soccorso tecnico urgente. Invece, gli accertamenti in merito alla regolarità dei lavori e alle misure di sicurezza antinfortunistica sono svolti dagli ispettori e dal personale competente della ASL o dell’Ispettorato del lavoro chiamati a volte da noi, a volte dalle forze di polizia.
Sulla base delle norme di cui al decreto legislativo n. 626 del 1994, ribadite nel decreto legislativo n. 81 di quest’anno, ci dedichiamo ad un’attività di formazione nei vari luoghi di lavoro degli addetti alla prevenzione incendi per un primo intervento di gestione dell’emergenza. È un’attività che ci tiene abbastanza impegnati. Il nostro ufficio organizza un programma di corsi di formazione e, su richiesta di vari enti, amministrazioni pubbliche o private, svolgiamo un’intensa gamma di attività formative nei luoghi di lavoro. I lavoratori che abbiamo formato ritengo abbiano avuto l’istruzione necessaria ad affrontare un principio d’incendio e, prim’ancora, a verificare se esistono i presidi antincendio.
Quando, dopo un certo numero di anni, scade il certificato di prevenzione incendi è necessario il rinnovo, la cui procedura è stata semplificata con il decreto del Presidente della Repubblica n. 37 del 1998. Attualmente non è richiesto un nostro sopralluogo, ma la dichiarazione del titolare dell’attività che afferma che non è cambiata la situazione da noi verificata all’epoca e, se ci sono impianti antincendio, una certificazione consistente nella perizia giurata di un tecnico specializzato nella prevenzione incendi, quindi un professionista che dichiari l’efficienza degli impianti antincendio.
Questa attività non si svolge soltanto in relazione alle richieste dell’utenza, ma anche su segnalazione di enti o sulla base di esposti. Ci rechiamo sul posto anche per verificare situazioni che non hanno avuto una formale richiesta di approvazione d’ufficio per verificare la regolarità di queste attività. Si tratta di un’attività a latere di quella svolta su richiesta di enti e privati. Quando si ravvisano dei reati, si applicano sovente le disposizioni del decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758, che prevede prescrizioni e tempi di esecuzione; se poi queste prescrizioni non sono rispettate, viene comminata un’ammenda o altra sanzione. Di tutto questo si rende partecipe l’autorità giudiziaria.
Faccio parte del comitato istituito in Prefettura per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Le nostre prime attività sono state dedicate al controllo dei cantieri edili, dove in verità c’è ben poco di specifico per quanto ci riguarda, salvo la presenza di un gruppo elettrogeno o di qualche piccolo deposito di carburante. Abbiamo dato la nostra disponibilità a partecipare ai sopralluoghi allorquando dovesse emergere una situazione di rischio incendi e abbiamo messo a disposizione degli altri enti la nostra banca dati sulle pratiche di prevenzione incendi, previa autorizzazione del nostro Ministero.

DE LUCA (PD)
Insieme alla senatrice Maraventano e al Presidente, vi ringrazio per averci fornito queste notizie. Vorrei però un’informazione più specifica, vista la situazione drammatica non solo di Caserta e della Campania, ma del Paese tutto, in tema di sicurezza e morti sui luoghi di lavoro.
Rispetto al rapporto con le imprese, specialmente in relazione ai cantieri edili, e ai dati significativi di sequestri e sospensioni, vorrei sapere se è stato sospeso qualche appalto. Mi riferisco in particolare a imprese che si sono aggiudicate un appalto senza avere i requisiti prescritti dalla legge o attraverso atti illeciti, anche perché mi sembra di capire che nel rapporto tra imprenditore e stazione appaltante c’è una sorta di reciproco silenzio-assenso.
C’è molto di illecito, ma in sostanza non appare nulla. Poiché in base alla legge regionale n. 3 del 2007, attualmente in vigore, le imprese che non denunciano un’estorsione decadono dall’appalto, vorrei sapere se vi è stato almeno un caso del genere.

BURGIO
In realtà sono tutti cantieri privati. Gli appalti pubblici passano attraverso il filtro del GIA, il Gruppo ispettivo antimafia della Prefettura, e devono avere la concessione. Quindi le ditte che operano nel settore degli appalti pubblici non presentano questo tipo di problema. Controlliamo anche le ditte che fanno appalti pubblici, ma in quel settore non riscontriamo una grande fenomenologia di illeciti, che invece riscontriamo nei piccoli-medi e grandi cantieri privati. Abbiamo chiuso, ad esempio, alberghi in costruzione, anche grandi cantieri edili, ma sempre in relazione ad attività private. E ` chiaro che se dovessimo riscontrare una situazione di illecito per una ditta che si è aggiudicata un appalto pubblico l’intervento ci sarebbe, ma finora – ripeto – non ce ne sono stati molti. Noi controlliamo entrambi i settori, ma è nei cantieri privati che si riscontrano gli illeciti perché sfuggono maggiormente al controllo.

DE LUCA (PD)
La mia domanda era legata ad un aspetto specifico.
L’ANCE nazionale ha opposto un po’ di resistenza ad accettare questa impostazione nell’articolato della legge regionale in vigore (che, ripeto, è la legge regionale 27 febbraio 2007, n. 3) ma alla fine l’ha accolta, perché si è detto che non si può fare riferimento solo alle Forze dell’ordine o alle istituzioni in termini generici. Poiché un controllo preventivo – ed è proprio per questo che abbiamo inserito un incentivo e un elemento di premialità – può essere fatto proprio dalla Confindustria e dalle aziende, abbiamo cercato di far accettare questo articolo, e con un po’ di fatica alla fine ci siamo riusciti. Vorrei sapere, allora, se c’è stato almeno un caso di denuncia per estorsione o irregolarità, non importa se nel pubblico o nel privato, specialmente per quanto riguarda la sicurezza dei lavoratori, nei termini previsti dalla normativa regionale.

PRESIDENTE
Ci riferiamo ad una legge regionale che il senatore De Luca ha curato in modo particolare in virtù del suo precedente incarico di assessore ai lavori pubblici di questa Regione e di cui sta monitorando in qualche modo l’attuazione. Se vi sono dati relativi a questo specifico aspetto, vi saremmo grati se ce li forniste, altrimenti vi chiediamo cortesemente di acquisirli e di farceli avere.
Mi auguro che l’incontro odierno abbia stabilito un buon rapporto e possa proseguire con un proficuo rapporto di collaborazione. Inoltre, con riferimento al Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, trattandosi di una normativa complessa, se vi fossero difficoltà nell’interpretazione o zone d’ombra, saremo ben lieti di avere vostre indicazioni.
Vi ringrazio in ogni caso del vostro contributo.


Audizione del direttore facente funzioni del Servizio di igiene e medicina del lavoro e del direttore del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro della ASL CE 1 del direttore del Dipartimento di prevenzione dell’ASL CE 2, del direttore provinciale e del funzionario di vigilanza ispettiva dell’INAIL, del direttore provinciale del Lavoro e del direttore provinciale dell’INPS



Intervengono il direttore facente funzioni del Servizio di igiene e medicina del lavoro, dottor Giancarlo Ricciardelli, e il direttore del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, ingegnere Michele Garzillo, della ASL CE 1, il direttore del Dipartimento di prevenzione della ASL CE 2, dottor Pasquale Campanile Castaldo, il direttore provinciale dell’INAIL, dottor Alfredo Giordano, il funzionario di vigilanza ispettiva INAIL, dottor Marcello Santopietro, il direttore provinciale del Lavoro, dottor Angelo Petrocelli, e il direttore provinciale dell’INPS, dottor Antonio Tortora.

PRESIDENTE
Desidero innanzitutto ringraziarvi a nome della Commissione che sta svolgendo una serie di incontri sul territorio nazionale.
Oggi siamo a Caserta per trattare della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e, in senso più ampio, della tutela della salute sui luoghi di lavoro, chiedendo ai soggetti direttamente impegnati sul territorio quali sono le attività di prevenzione poste in essere e le problematiche che si incontrano con riferimento alla nuova normativa in materia, il decreto legislativo n. 81 di quest’anno. L’obiettivo è creare un maggior legame tra le diverse aree del territorio e lo Stato, per dare un segnale che le istituzioni sono vicine a chi opera in un settore tanto delicato e complesso, e lo sono ancor più in alcune aree del nostro Paese.

RICCIARDELLI
Signor Presidente, premetto che in Campania esistono due servizi che hanno competenza ispettiva negli ambienti di lavoro, non so se ne siete al corrente. Mentre sul resto del territorio nazionale generalmente esiste un unico servizio ispettivo – SPSAL (Servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro), in questa Regione siamo organizzati in due servizi, uno che conserva la vecchia nomenclatura ed è coordinato solitamente dagli ingegneri – qui c’è l’ingegnere Garzillo, responsabile del servizio salute e sicurezza sul lavoro della ASL Caserta 1 – ed un SIML (Servizio di igiene e medicina del lavoro, prettamente medico, per cui abbiamo anche funzioni separate. In campo ispettivo, il nostro servizio si interessa più che altro di malattie professionali, mentre l’altro si occupa di infortuni. Molto spesso riusciamo a gestire congiuntamente le ispezioni, ma altrettanto spesso si viaggia scorporati, e con l’attuale scarsità di personale, anche a causa del blocco delle assunzioni, ci troviamo in difficoltà.
Per quanto riguarda i dati, l’ingegnere Garzillo ha predisposto una relazione che coinvolge l’attività dipartimentale in tema di ispezione degli ambienti di lavoro. Io sono stato avvertito un po’ tardi di questo incontro e ho lavorato solo ieri mattina, preparando una relazione che riguarda la sola gestione delle malattie professionali. Occorre innanzitutto tener conto del fatto che la rilevazione delle malattie professionali avviene in vari modi: a seguito di denuncia di parte, o dopo comunicazione di riconoscimento di malattie professionali da parte dell’INAIL o per delega da parte della Procura della Repubblica. Pertanto stabiliamo delle precedenze, compatibilmente con il resto dei nostri programmi, con tutte le altre attività istituzionali e con i problemi di organico che, come dicevo, è molto carente. Attualmente operiamo solo con tre medici del lavoro, di cui due con qualifica di UPG (Ufficiali di polizia giudiziaria) e due ufficiali di polizia giudiziale per una popolazione di mezzo milione di abitanti, quelli di cui si occupa la ASL Caserta 1. Come potete immaginare, molto spesso ci portiamo il lavoro a casa con le pen drive, per cui le informative sono redatte anche in contesti diversi.
Posso lasciarvi una copia della mia documentazione, se volete, ma ciò che immediatamente salta agli occhi è che per quanto riguarda le malattie professionali che vengono denunciate, la prevalenza, almeno nel nostro territorio, ancora oggi è di ipoacusie da rumore. Nel 2008 abbiamo avuto 31 lavoratori parti offese, per i quali abbiamo espletato indagini per ipoacusie da rumore, 20 casi di patologie oncologiche ai danni di vari organi e apparati, cinque casi di cardio-arteriopatie, quattro casi di asbestosi, uno di osteoartropatia da strumenti vibranti, e uno per cause al momento ancora non precisabili perché sono in corso le indagini. Per il corrente anno, siamo stati coinvolti in indagini per malattie professionali a carico di 65 lavoratori, dei quali 33 appartenevano ad una singola azienda e 22 ad un’altra (si trattava di deleghe di un magistrato); in dieci casi, invece, ciascun lavoratore dipendeva da un’azienda diversa. Si è reso necessario, sostanzialmente, effettuare indagini solo per questa tematica che, se vogliamo, è parte delle nostre attività istituzionali, per 12 aziende.
Va evidenziato, inoltre, che le indagini che hanno riguardato le prime due società sono state eseguite su delega della Procura, nel caso specifico del magistrato Donato Ceglie, mentre per le altre dieci ditte le indagini riguardavano casi di vario tipo.
Per quanto riguarda il 2007, il numero di casi è inferiore: si tratta di 48 lavoratori (quindi vi è un trend in crescita), dei quali 25 dipendevano da un’unica azienda, nove da un’altra azienda, quattro da un’altra azienda ancora, tre anch’essi da un’azienda unica, e gli ultimi sette, ciascuno da un’azienda differente, per un totale complessivo di 11 aziende. Anche in questo caso vi è una netta prevalenza delle ipoacusie da rumore, 41 casi; vi sono poi due casi di osteoartropatie da strumenti vibranti, due di spondilodiscopatie, una broncopatia, un’asbestosi e una dermatite allergica, quindi abbiamo un netto aumento del numero delle denunce per asbestosi e broncopneumopatie.
Non mi è stato possibile assemblare in poco tempo i dati precedenti al 2006. Sarebbe necessario ricercare in archivio tali dati perché prima del 2006 si utilizzava un diverso sistema di archiviazione.

GARZILLO
Signor Presidente, entro subito in argomento ricordando che nel corso degli ultimi due anni – ormai siamo sul finire anche dell’anno in corso – abbiamo avuto, sul territorio della nostra ASL, ben otto infortuni mortali – cinque l’anno scorso e due quest’anno – dei quali quattro in edilizia, uno in agricoltura e due nell’industria. Sono dati, questi, che ascoltiamo tutti i giorni dai mass media, piuttosto allarmanti e che creano preoccupazione in ciascuno di noi.
Tutto ciò accade anche se, secondo me, abbiamo nel nostro ordinamento delle buone leggi in materia di tutela e sicurezza nei luoghi di lavoro.
È una mia idea personale, ma penso che forse siano le migliori leggi esistenti in ambito comunitario. Ricordo il quadro legislativo rimasto in vigore anche oltre il recepimento delle direttive europee, poi confluite nel decreto legislativo n. 626 del 1994 e l’attuale Testo unico in materia, il decreto legislativo 9 aprile del 2008, n. 81. Ebbene, nonostante questi strumenti legislativi, non si produce il desiderato effetto di una significativa riduzione degli infortuni.

PRESIDENTE
Le chiedo scusa, ingegnere, ma noi saremmo interessati a capire la vostra attività, perché le linee generali della questione ci sono note.

GARZILLO
Ho fatto solo una premessa.

PRESIDENTE
A noi serve capire come si svolge la vostra attività, le problematicità che presenta e in che modo si possono superare, da un punto di vista sia organizzativo sia legislativo. Siamo interessati a conoscere questi aspetti perché, per il resto, si tratta – ripeto – di un quadro che ci è noto.

GARZILLO
Nella nostra attività di vigilanza, rilevo che vi sono dei punti di criticità nel sistema normativo prevenzionale, e lo desumo proprio dai dati e dagli indicatori sui quali lavoriamo. Nelle norme precedenti e in quelle attuali – voglio portare all’attenzione questo dato perché lo ritengo essenziale – vi è un punto di criticità nel momento in cui viene consentito, giustamente, al datore di lavoro della piccola impresa di assumere in proprio il ruolo di responsabile del servizio di prevenzione e protezione nella propria organizzazione, previo un corso di formazione di qualche decina di ore. Ad oggi, ritengo che non si sia avuta un’adeguata formazione delle categorie datoriali, per non parlare della formazione del livello operativo e di tutti i lavoratori. Questo è un punto centrale del problema della prevenzione nel nostro Paese, e nonostante i vari controlli – dirò quello che abbiamo fatto nel corso di quest’anno – continuiamo a registrare diverse inosservanze delle norme.
Lo stato di attuazione delle norme di prevenzione lo si rileva, almeno per quanto ci riguarda, attraverso l’analisi e la valutazione di due indicatori, che sono il numero delle violazioni rilevate nel corso delle attività di vigilanza e il numero degli infortuni che interessano il territorio. Ho riportato in un documento, che poi vi consegnerò, i dati relativi all’attività del 2008. Complessivamente sono stati effettuati 479 interventi di vigilanza di primo accesso ispettivo, a seguito dei quali sono stati redatti dei verbali di prescrizione per la regolarizzazione delle violazioni ex articolo 20 del decreto legislativo n. 758 del 1994. A questi si sono aggiunti 408 accessi ispettivi di accertamento delle prescrizioni, per un totale di 888 interventi ispettivi. Di questi interventi, 325 hanno interessato il settore delle costruzioni e 154 tutti gli altri settori, privilegiando, in questo modo, il settore più a rischio che è quello dell’edilizia.
Nel settore dell’edilizia sono stati redatti 325 verbali di prescrizione, 250 dei quali a carico dei datori di lavoro, 49 a carico dei coordinatori dell’esecuzione, nove a carico dei committenti, uno a carico dei preposti, quattro a carico dei lavoratori dipendenti, 12 a carico dei medici competenti e così via. In tutti gli altri settori, sono stati effettuati 154 interventi di vigilanza con un pari numero di verbali di prescrizione, e anche qui, sempre in massima parte, a carico dei datori di lavoro, dei dirigenti, dei preposti e dei medici competenti. Dunque il totale delle contravvenzioni erogate, nel settore dell’edilizia, è stato pari a 798, mentre in tutti gli altri settori ne abbiamo erogate 477, per un totale generale di 1.165 contravvenzioni.
A questo, si sono aggiunte altre attività, come, per esempio, quella di inchiesta e di indagine per infortuni, delegata direttamente dall’autorità giudiziaria, per un totale di 86 inchieste al 30 novembre.
Inoltre, il mio Servizio ha effettuato attività tecniche di verifica di apparecchiature di impianti, come attività istituzionale, e sono state fatte 610 verifiche di apparecchiature di sollevamento come gru, argani, paranchi e quant’altro nei vari luoghi di lavoro, 486 verifiche di apparecchiature a pressione, come recipienti a gas, impianti di riscaldamento, e così via, e 135 verifiche di impianti di messa a terra e di apparecchiature in luoghi con pericolo di esplosione.
Il personale in organico alla data del 30 novembre si compone di 11 tecnici della prevenzione, due assistenti tecnici e due amministrativi. La vigilanza viene espletata sull’intero territorio di competenza della ASL Caserta 1 che comprende ben 64 Comuni della Provincia con un bacino di circa 500.000 utenti e un numero di circa 15.000 aziende (il rappresentante dell’INAIL sarà più preciso), di cui oltre 3.000 operano nel campo dell’edilizia.

CAMPANILE CASTALDO
Signor Presidente, sono qui oggi per delega del Direttore generale che aveva formalmente ricevuto l’invito dalla Prefettura.
In sostanza, per quanto riguarda il volume delle prestazioni, i nostri dati sono analoghi a quelli della ASL Caserta 1. Noi abbiamo in organico quattro medici del lavoro di ruolo, a cui si aggiungono nove medici a tempo determinato, cioè precari, che si sta tentando di stabilizzare, ovviamente con il concorso tecnico legislativo della Regione Campania, l’ente che autorizza la permanenza in servizio di questo personale.
Ovviamente, si tratta di personale non in possesso della qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria perché le procedure per l’acquisizione di tale qualifica sono piuttosto lunghe. Questo è un primo momento, anche se minore, di criticità formale per il personale che si forma e opera presso i servizi di nostra competenza. A ciò va aggiunto che, come per tutte le aziende sanitarie, almeno in base a quanto leggo e sento dire, esiste il problema del reperimento delle risorse strumentali, anche perché il territorio della ASL CE 2 è fortemente interessata, come tutti sanno, dal fenomeno delinquenziale camorristico.
In alcuni Comuni è presente l’esercito e l’impatto dello Stato al momento è molto forte proprio perché, come ben noto, c’è un alto tasso delinquenziale.
Anche nel campo edilizio e della infortunistica in generale, il nostro bacino di utenza è portato a violare la legge anche perché, soprattutto in campo edilizio, molti cantieri sono abusivi. Vi è infatti un abusivismo molto marcato ed evidente, in alcune aree sfrenato: si tratta di realtà che, anche se al momento sono abbastanza circoscritte, comunque esistono.
A parte le criticità già illustrate dal dottor Garzillo riguardanti l’aspetto applicativo della normativa, ne esistono altre attinenti alla formazione dei piccoli datori di lavoro e delle piccole aziende che non solo sono portate ad evadere la legge per una tendenza individuale ma, anche se non volessero violarla, non disporrebbero neppure degli strumenti legislativi per la formazione, laddove la normativa dovesse fare loro obbligo di dotarsi di personale tecnico qualificato, con una robusta esperienza professionale e tecnica per assisterli in qualità di responsabili del servizio protezione e prevenzione e di medici competenti.
Sottolineo che il territorio è interessato dalla nostra azione più sul piano repressivo che preventivo. Di conseguenza, abbiamo dovuto già qualche anno fa istituire un’unità operativa che si occupasse esclusivamente delle deleghe dell’autorità giudiziaria. In materia infortunistica, infatti, siamo obbligati ad intervenire in modo quasi esclusivo su delega dell’autorità giudiziaria. In base al dato del 30 novembre, che non è stato raffinato per mancanza di tempo, su 93 cantieri edili ispezionati congiuntamente con le Forze dell’ordine, abbiamo effettuato circa 81 sequestri preventivi, un numero molto alto, posti in essere per eliminare pericoli gravi ed immediati per l’incolumità dei lavoratori.
È stato curato anche il settore delle malattie professionali con circa 695 cartelle sanitarie visionate per 16 aziende e con l’emersione di 45 denunce referto, ad opera dei medici competenti, che hanno poi costituito oggetto di comunicazione all’autorità giudiziaria. Proprio con l’autorità giudiziaria, la cui direzione è stata pregnante per la nostra attività nel 2008, sono state espletate, istruite e portate avanti circa 101 deleghe dirette specifiche (di quelle pervenute fino al mese di novembre, 40 sono state già attivate, 50 riguardano infortuni sul lavoro specifici e 11 malattie professionali), per un totale di 312 aziende ispezionate, con 1.166 violazioni accertate, con otto infortuni gravi, due infortuni mortali e proventi che si aggirano intorno ai 400.000 euro per sanzioni già pagate ai sensi del decreto legislativo n. 758 del 1994.
Quindi, la criticità che più ci preoccupa e ci condiziona è senz’altro la parziale carenza di risorse perché nel territorio molto difficile dell’ASL CE 2, conosciuto a livello nazionale per le sue caratteristiche, avremmo bisogno di una consistenza maggiore di mezzi e forse anche di risorse umane. Come dicevo, infatti, il personale precario che attende la stabilizzazione, anche se si impegna, non avendo la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria, si trova ad esercitare le proprie funzioni in modo monco, con una limitazione che gli deriva dalla legge stessa e che non imponiamo noi. D’altro canto, vediamo spesso i nostri provvedimenti vanificati in sede giudiziaria, il che ci procura problemi di altra natura. E ` evidente, infatti, che le nostre controparti appartengono a categorie di persone molto agguerrite, non foss’altro che per gli interessi enormi esistenti in questo campo.

PRESIDENTE
Comprendiamo che la maggior parte della vostra attività è collegata ad attività propria della Procura e quindi ben conosciamo il quadro di riferimento, anche in base ai dati che abbiamo raccolto. Il problema non riguarda tanto i precari, che si sarebbero utilizzati lo stesso e dei quali auguriamo la regolarizzazione.

GIORDANO
Signor Presidente, spero che il mio intervento sia in sintonia con la richiesta che lei ha avanzato in premessa, quella cioè di capire i problemi in materia di sicurezza sul lavoro, al di là dei numeri e dei dati che sono sicuramente ben conosciuti dalla Commissione e reperibili in qualsiasi sito, anche in quello dell’INAIL.
Una riflessione sul fenomeno infortunistico può essere svolta, ma personalmente ritengo utile portarvi a conoscenza dei problemi che abbiamo incontrato nello svolgimento della nostra attività. Su questo punto, potrà forse essere più esauriente il collega che mi accompagna, l’ispettore Santopietro, che è operativo sul campo e può fornire delle informazioni al riguardo in maniera più precisa e sintetica.
I dati di cui disponiamo oggi, riferiti al fenomeno infortunistico dell’ultimo triennio, evidenziano una costante flessione del fenomeno. Altre tabelle, sicuramente più ricche, sono riferite sia alla situazione sul territorio nazionale sia in ambito regionale e locale. Sostanzialmente, il fenomeno presenta una costante e leggera flessione e lo stesso possiamo dire per quanto riguarda il fenomeno più grave degli infortuni mortali.
Per l’anno 2008, abbiamo registrato, fino ad ottobre, otto casi mortali, anche se è sgradevole citare numeri e cifre su questo argomento.

PRESIDENTE
Sulla tabella consegnatami, il dato degli infortuni mortali aggiornato al 30 novembre è doppio. La cifra è di 16 morti.

GIORDANO
Probabilmente, quelli sono i dati ancora in trattazione e non definiti. Purtroppo, parliamo di numeri, anche se ci rendiamo conto che una sola persona deceduta per lavoro rappresenta una sorta di insuccesso e di sconfitta per la nostra società.
Alla base delle nostre osservazioni, vi è sicuramente una riflessione di carattere generale che, partendo dall’analisi del fenomeno, fa registrare una carenza di formazione e della cultura della prevenzione che sappiamo essere diffusa ad ogni livello di responsabilità. «Formazione» è un termine con cui abbiamo cominciato ad avere dimestichezza all’indomani dell’approvazione del decreto legislativo n. 626 del 1994. Quindi, non dobbiamo mai dimenticare la necessità della formazione di tutti i soggetti. Spesso manca il rispetto delle norme sulla prevenzione, ma a ciò si accompagnano anche comportamenti imprudenti e negligenti da parte degli operatori.

SANTOPIETRO
Signor Presidente, da circa due anni curo la statistica della Regione Campania per la compilazione del Rapporto annuale dell’INAIL. Da due anni registriamo un calo degli infortuni che non ci dà però sollievo, dal momento che non tutti vengono denunciati e che alcuni infortuni sono fatti passare per malattia.
Infatti, con le varie certificazioni di qualità rilasciate alle diverse aziende per poter partecipare agli appalti, si corre il rischio che un infortunio di breve durata sia fatto passare per malattia. Anche il calo del numero degli infortuni, se rapportato al calo dell’occupazione, sta a significare che non c’è positività, ma che si tratta di dati collegati.
Come ispettore dell’INAIL di Caserta, spero, anche per una migliore attuazione del decreto n. 81 del 2008, che venga elaborata una regolamentazione in funzione del famoso SINP (il sistema informatico nazionale per la prevenzione). Il sistema informatico mette in evidenza anche l’infortunio di un solo giorno, che deve essere comunque dichiarato. Infatti, nel momento in cui in un’azienda capitano 10 infortuni in due giorni, vuol dire che ci sono delle cause scatenanti e che bisogna fare della prevenzione.
Ciò vale anche per gli infortuni mancati, come nel caso di un’impalcatura che crolla ma gli operai, fortunatamente, si salvano.
Ho lavorato molto nell’ambito di operazioni congiunte, ma un difetto di tali operazioni è l’improvvisazione. Se bisogna lavorare in un’operazione congiunta, occorre individuare persone che si riuniscano per un certo numero di giorni e che si dotino di un codice di comportamento per rendere più snella l’ispezione e per evitare duplicazioni.
Anche nelle varie operazioni congiunte svolte dai Carabinieri o dalle ASL, che sequestrano un cantiere o rilevano delle mancanze in materia previdenziale, si corre il rischio, ad esempio, che l’ente previdenziale non sia presente e che sia quindi necessario accedere nuovamente presso la ditta per ritirare documenti necessari a conoscere la situazione contributiva.
A prescindere dalla nostra esiguità numerica, molte volte non riusciamo a gestirci molto bene.
Con riferimento all’informazione e alla formazione, noto che ai vari convegni partecipano troppi tecnici e non ci sono invece analisti contabili in grado di far capire che, anche investendo in prevenzione, c’è un ritorno di utile.
Se il tecnico dice che occorre spendere 100.000 euro per le strutture....

PRESIDENTE
Chiedo scusa ispettore, ma l’INAIL a livello di prevenzione svolge qualche attività sul territorio?

SANTOPIETRO
Non siamo delegati alla prevenzione, ma facciamo la nostra parte, essendo chiamati a fare formazione.

PRESIDENTE
Seguite qualche progetto formativo?

SANTOPIETRO
Sì, insieme alla Regione che prepara un calendario di interventi. Ho affermato più volte che, a parte i convegni, ci vorrebbe effettivamente una nostra maggiore presenza sul territorio, presso le aziende.

PRESIDENTE
Facciamo in modo che tale presenza vi sia. Non limitiamoci a parlare di ciò che è necessario fare, ma agiamo. Stiamo parlando di progetti che vanno in questa direzione.

SANTOPIETRO
Abbiamo intenzione di farlo anche in virtù del nuovo decreto.

PETROCELLI
Le competenze della Direzione provinciale del Lavoro nell’ambito della sicurezza sono circoscritte al settore dei cantieri edili in virtù del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 ottobre 1997, n. 412.
Dall’analisi statistica dei dati e dalle risultanze ispettive abbiamo verificato che spesso gli infortuni sul lavoro sono strettamente collegati al lavoro nero. Quindi, i nostri controlli nell’ambito della provincia a livello di prevenzione sono rivolti soprattutto al lavoro irregolare nei cantieri edili. Per dare maggiore incisività all’azione ispettiva poniamo in essere operazioni congiunte di vigilanza amministrativa e di vigilanza tecnica.
Abbiamo verificato che laddove c’è lavoro nero, quasi sempre si verificano infortuni. Questa è la prima osservazione.
Per quanto riguarda i risultati della vigilanza tecnica, alcune operazioni congiunte con le Forze dell’ordine sul territorio (Carabinieri delle stazioni territoriali, Guardia di finanza) ci hanno consentito di raggiungere risultati molto significativi in alcune zone dove la pressione e il condizionamento esterno...

PRESIDENTE
Questi aspetti li conosciamo già e quindi, per capire meglio la situazione, volevo chiederle se nella sua esperienza specifica di responsabile presso l’ufficio provinciale del lavoro di Caserta ha incontrato delle difficoltà e quali. Fino ad ora abbiamo compreso che anche la maggior parte dell’attività è collegata alle indagini dell’autorità giudiziaria.

PETROCELLI
Nel nostro caso, in misura molto minore rispetto alle ASL.

PRESIDENTE
Sì, ma, visti i numeri che ci avete fornito, stiamo parlando di iniziative abbastanza contenute. Si tratta di numeri non legati alla vostra inattività, ma quasi sicuramente alla disponibilità dei soggetti che possono operare. Mi sembra che la priorità passi attraverso l’esigenza di un’indagine della magistratura, al di là delle vostre iniziative.

GARZILLO
Ciò si verifica per quei Comuni che hanno una situazione più critica.

PETROCELLI
Per quanto riguarda la nostra attività, essa è rivolta essenzialmente al tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, la cui vigilanza ricade nella nostra competenza. In proposito posso fornirle i seguenti dati. I cantieri ispezionati solo da ispettori tecnici nei primi dieci mesi del 2008 sono stati 210, con 1.091 prescrizioni e 91 sequestri di cantieri.

PRESIDENTE
Andate soli o insieme alle Forze dell’ordine?

PETROCELLI
Normalmente andiamo soli, ma in certe zone alcune operazioni le abbiamo effettuate insieme ai Carabinieri sia del nucleo che della stazione territoriale, soprattutto nei Comuni dove la loro presenza e il loro supporto si sono resi necessari. Comunque, tutti i dati a mia disposizione verranno depositati agli atti della Commissione.
Abbiamo effettuato un’attività di vigilanza amministrativa anche nei cantieri edili per combattere il lavoro nero, quasi sempre – ripeto – collegato ad una scarsa tutela del lavoratore, soprattutto dal punto di vista della sicurezza. Abbiamo ispezionato ulteriori 151 cantieri e 173 aziende, di cui il 70 per cento (circa 125 aziende) irregolari. Sono stati sentiti 591 lavoratori, di cui 145 erano totalmente in nero. Abbiamo sospeso 58 attività imprenditoriali. La vigilanza amministrativa ha operato con la sospensione dell’attività, quella tecnica con il sequestro del cantiere tout court.

PRESIDENTE
L’effetto è lo stesso.

PETROCELLI
Sì, l’effetto è lo stesso.

PRESIDENTE
Sono le stesse attività di vigilanza effettuate insieme ai carabinieri? Glielo chiedo perché alcuni dati coincidono.

PETROCELLI
Solo alcune. Non credo siano proprio le stesse perché con i carabinieri stiamo collaborando soltanto da due-tre mesi, da settembre in poi, e abbiamo comminato sanzioni per circa 700.000 euro.
Per quanto riguarda le criticità di carattere generale, ritengo che la normativa attuale sia sufficientemente adeguata, salvo la necessità di qualche piccolo aggiustamento già in fase di elaborazione a livello legislativo, ma penso che nel settore edile la questione dei subappalti vada verificata meglio. È proprio nella catena dei subappalti, infatti, che si perdono determinati requisiti di sicurezza. Occorre effettuare un maggiore controllo sul lavoro nero e sulla formazione dei lavoratori, che le aziende sostengono di fare ma che spesso è solo documentale. Sotto tale aspetto, abbastanza rilevante, occorre fare di più perché la formazione – ripeto – spesso viene fatta solo sulla carta e non nella realtà.
Per ciò che concerne invece le criticità della nostra organizzazione, permane la carenza, ormai nota anche a livello ministeriale, di organico e di ispettori tecnici in rapporto alle esigenze. Si sta cercando di trovare qualche soluzione, tanto più che a Caserta ci troviamo di fronte ad un settore edile molto dinamico rispetto ad altri settori produttivi che negli ultimi anni hanno conosciuto una lunga fase di contrazione. La carenza di organico ci accomuna ai colleghi degli altri organi di vigilanza.
Altro problema grave è il nostro contratto di lavoro ministeriale che non prevede maggiorazioni per il lavoro prestato nei giorni festivi o al di fuori del normale orario di servizio. Normalmente i contratti di lavoro prevedono maggiorazioni per gli impegni svolti di sera o di notte. La vigilanza, infatti, deve avvenire anche in questi momenti, perché le aziende sanno che spesso il sabato e la domenica possono lavorare tranquillamente, senza incorrere nei controlli che sono pressoché nulli.
Occorre costituire banche dati e stabilire obiettivi mirati. In quest’ottica, credo che i preannunciati tagli ministeriali di risorse sia economiche che strumentali possano mettere in difficoltà la nostra organizzazione. Il nostro lavoro si svolge di fatto fuori dall’ufficio. Se vengono a mancare anche le risorse informatiche, considerando che le comunicazioni obbligatorie rendono necessario disporre di una strumentazione informatica di primo livello, la nostra presenza sul territorio può ridursi maggiormente, con ulteriori effetti negativi.
Circa le attività promozionali, a parte alcuni convegni che stiamo cercando di organizzare con gli enti bilaterali, quindi con il Comitato tecnico provinciale che a Caserta è organizzato davvero bene, abbiamo iniziato da una decina di giorni un’attività promozionale all’interno delle scuole medio- superiori, in particolare negli istituti tecnici per geometri, periti meccanici o periti agrari dell’ultimo anno. Vogliamo trattare la cultura della sicurezza fin dalla scuola, come previsto dall’articolo 11 del decreto legislativo n. 81 di quest’anno. Tale iniziativa, che sta incontrando l’interesse degli istituti e degli stessi studenti, è riferita agli alunni dell’ultimo anno che verosimilmente, con il titolo di studio di geometra o perito meccanico, potranno entrare già l’anno venturo nel mondo del lavoro con le giuste informazioni in materia di sicurezza. Riteniamo che ciò possa essere utile.

TORTORA
Nella mission dell’INPS non rientra il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, dal momento che nostro compito essenziale è combattere le evasioni contributive.

PRESIDENTE
La vostra attività rientra nell’azione di contrasto al lavoro nero, che rappresenta uno dei punti più delicati della questione.

TORTORA
Sono venuto insieme al collega perché molte volte i nostri compiti si avvicinano, ma non essendo materia di mia competenza preferisco non esprimermi.

PRESIDENTE
Lei non potrà parlare di prevenzione degli infortuni sul lavoro, vorrei conoscere però i dati relativi al recupero dell’evasione contributiva.

TORTORA
Ho i dati aggiornati al 30 novembre. Dal 1º gennaio fino al 30 novembre 2008 abbiamo visitato 968 aziende. Abbiamo scoperto 351 aziende in nero e 625 lavoratori in nero.

PRESIDENTE
625 su quanti? Bisogna avere anche il dato di riferimento per poter fare un confronto. Non è necessario che ci fornisca questi dati ora, ce li potrà fare avere anche in un secondo momento. In riferimento alle aziende visitate, vorremmo conoscere quanti sono, rispetto al numero complessivo dei lavoratori, i lavoratori in nero, in grigio e quelli in emersione, in modo da avere dati di riferimento certi per una comparazione.

TORTORA
Ho i dati di comparazione con gli anni precedenti. La problematica principale, soprattutto nell’Italia meridionale, è il lavoro fittizio in agricoltura, a cui dedichiamo buona parte della nostra attività.
Combattere il lavoro fittizio in agricoltura significa eliminare, o quantomeno ridurre, un numero notevole di prestazioni che paghiamo in modo indebito.

PRESIDENTE
Siamo d’accordo. Come ho già detto, è importante agire. Conosciamo la storia delle giornate che non vengono registrate, della disoccupazione nel settore agricolo. Tuttavia, disporre dei dati che le chiedevo ci permetterà di capire meglio la situazione di un territorio e quindi di analizzarla in base ad elementi, per quanto possibile, certi.

RICCIARDELLI
Mi sia consentito aggiungere poche parole al termine della nostra audizione. Si è parlato di criticità, mettendo a fuoco quelle economiche, che sono le principali. A me è parso davvero penalizzante che, a fronte della legge n. 123 del 2007, vi sia stata un’iniziativa da parte della Regione Campania con la quale è stato chiesto di destinare i versamenti per le oblazioni da parte delle aziende su un conto corrente regionale.
In questo modo, ci è stata sottratta la gestione di quella che avrebbe potuto essere una piccola cassaforte per l’acquisto almeno delle auto di servizio, dei computer portatili, in sostanza degli strumenti necessari ad esercitare il nostro lavoro. Alla fine, sembrerà paradossale, ma riuscire ad andare avanti diventa abbastanza complicato.
Infine vorrei spendere un’ultima considerazione a proposito del medico del lavoro in attività di vigilanza e della peculiarità del vincolo cui è sottoposto, che non permette di esercitare la libera professione. Ritengo, signor Presidente, di non parlare a titolo personale, ma a nome della categoria.
Negli anni novanta ero già specialista e lavorando in Regione Lazio, non ero vincolato ad alcun tipo di incompatibilità territoriale, per cui ho scelto io di non fare libera professione in Campania, dove comunque vivevo. Posso dirle, però, che è molto penalizzante la pretesa che il medico lavori in esclusività di rapporto senza poter esercitare alcun tipo di libera professione con un’indennità di ufficiale di polizia giudiziaria che in busta paga ammonta a 60 euro lordi. Inoltre, questo si verifica soltanto per il medico del lavoro che fa attività di vigilanza e in nessun altro campo della professione medica. Penso che l’esclusività di rapporto, in un campo specialistico del genere, andrebbe remunerata con una cifra un po’ più decorosa.

PRESIDENTE
Recepiamo anche questo aspetto sindacale perché siamo aperti a tutto, dato che è anche il quadro generale a fare il prodotto.

DE LUCA (PD)
Noi siamo qui, ovviamente, per tentare di recepire le istanze del territorio e migliorare la normativa. Tuttavia, a titolo informativo, vorrei sottolineare che dal 2007 è in vigore nella Regione Campania una legge sugli appalti, sui servizi e sulle forniture che mette ordine in molti dei settori di cui avete parlato. Forse sarebbe opportuno conoscerla perché contiene delle risposte a diversi problemi che sono stati sollevati.
Oggi faccio parte del Senato, ma sono l’estensore di quella legge, essendo di origine campana, di Avellino per la precisione; poiché quella legge regionale contiene, come ho già detto, molte delle risposte che voi sollecitate, ritengo utile darvi questa informazione.

PRESIDENTE
Ringraziamo il senatore De Luca, già assessore della Regione Campania, per l’informazione che ha voluto dare perché anche a questo servono i nostri incontri.
Vi ringrazio per il contributo che ci avete offerto.


Audizione dei segretari provinciali di CGIL, CISL, UIL e del vice segretario provinciale della UGL



Intervengono il segretario provinciale della CISL, dottor Carmine Crisci, il segretario provinciale della CGIL, dottor Giorgio Borrelli, il segretario provinciale della UIL, dottor Pietro Pettrone, e il vice segretario provinciale della UGL, dottor Ferdinando Palumbo.

PRESIDENTE
Desidero innanzitutto ringraziarvi per la vostra presenza.
Come sapete il motivo del nostro incontro attiene all’attività istituzionale della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro e le cosiddette morti bianche. Nel corso delle nostre visite sul territorio, cerchiamo di incontrare rappresentanti istituzionali, ma anche soggetti in qualche modo legati alla tematica di cui ci occupiamo per avere un quadro generale della situazione. Vorremmo quindi che ci forniste riflessioni e notizie che possano aiutarci a conoscere meglio la situazione in questo territorio e a comprenderne le problematiche per svolgere al meglio il nostro compito istituzionale.

CRISCI
Signor Presidente, vi ringraziamo per l’invito che ci avete rivolto anche perché è da tempo che non si fa il punto sulla situazione degli infortuni e delle morti bianche in provincia di Caserta. Per la verità, c’è stato un tentativo di convocare il CLES (Comitato lavoro e sicurezza) una quindicina di giorni fa ma con un risultato insufficiente, anche perché si tratta di un organismo che, fino ad oggi, non ha prodotto esiti positivi.
Nonostante gli sforzi dello stesso comitato, non siamo riusciti a coinvolgere il territorio, gli enti locali, le amministrazioni e gli organi interessati ad un approfondimento per quanto riguarda almeno la questione del lavoro nero: è da qui che bisogna far partire un eventuale approfondimento sul tema degli infortuni sul lavoro.
Credo, infatti, che le statistiche finora presentate, anche se noi abbiamo dei numeri relativamente lontani dall’attualità odierna, non rispecchino effettivamente l’andamento degli infortuni sui luoghi di lavoro in provincia di Caserta, dato che si sta diffondendo l’abitudine di non dichiarare gli infortuni avvenuti sul posto di lavoro: lo fanno aziende di una certa importanza, ma tale abitudine si sta diffondendo molto anche nelle piccolissime aziende oltre che, ovviamente, in quelle che appartengono al sommerso e che non conosciamo.
Abbiamo anche tentato di coinvolgere tutte le strutture, abbiamo cercato di confrontarci con l’INAIL, con le ASL e con l’Ispettorato del lavoro, ma il risultato non è stato soddisfacente perché, relativamente a questo problema, è insufficiente il sistema di controllo sul territorio della provincia di Caserta. In pratica, ritengo che il servizio ispettivo da parte del Ministero del lavoro non basti per controllare tutti i cantieri e le piccole aziende presenti sul nostro territorio. Questo ha fatto sì che crescesse sempre più l’impunità; si è diffusa la convinzione che ognuno può fare ciò che vuole, anche utilizzare i lavoratori all’interno di cantieri o di piccole attività produttive senza essere controllato perché c’è la garanzia di sfuggire alle ispezioni che vengono fatte.
Insieme a Confindustria e alle nostre rappresentanze sindacali unitarie (RSU), per la verità, siamo riusciti a fare alcuni approfondimenti e siamo vigili sull’attuazione delle norme contrattuali, però ci accorgiamo che ci siamo rivolti ad un settore maturo rispetto a questo problema. Alcune grandi aziende tendono a risparmiare sistematicamente sui costi per la sicurezza sul lavoro e per la formazione dei lavoratori ma abbiamo ottenuto, in aziende che hanno seguito questo percorso, che vi fosse un controllo reciproco: in sostanza un lavoratore controlla l’altro, e può denunciare le inefficienze che potrebbero portare ad un infortunio o a qualche problema che riguardi anche l’esterno dell’azienda, il che permette di esercitare un controllo molto capillare all’interno dell’azienda stessa. Dove non riusciamo a penetrare, invece, con il coinvolgimento anche dei nostri responsabili della sicurezza sono le piccole aziende.
Noi avevamo chiesto, ma finora non abbiamo ottenuto, che vi fosse la possibilità di denunciare gli inconvenienti o la mancata applicazione delle norme all’interno delle aziende attraverso il filtro del sindacato. Accade, infatti, che quando una RSU, una rappresentanza sindacale di azienda (RSA) o un rappresentante della sicurezza si decide a denunciare la mancata applicazione delle norme contrattuali, dopo poco tempo viene licenziato. In effetti, questa è la situazione per cui il lavoratore, il responsabile della sicurezza preferisce non esporsi. Noi avevamo chiesto che la denuncia della organizzazione sindacale di categoria o confederale potesse avere efficacia anche giuridica, in modo da salvaguardare il nostro rappresentante per la sicurezza. Ribadiamo questa richiesta e riteniamo che sia necessaria almeno una linea telefonica ad hoc per questo tipo di denunce.
È ovvio, comunque, e lo ripetiamo, che per fare questo è necessario incentivare i servizi ispettivi perché, fino ad oggi, le abbiamo provate tutte, con rapporti diretti e indiretti, con convegni e con il coinvolgimento dei soggetti interessati, ma non basta, almeno per la provincia di Caserta.
La cosa che più ci preoccupa è che sono aumentati sempre di più gli infortuni in nero, cioè quelli che non vengono dichiarati. Il lavoratore infortunato viene accompagnato in ospedale e obbligato a dichiarare che si è fatto male presso il proprio domicilio, magari in garage, e la denuncia che andrebbe fatta all’INAIL passa all’INPS con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Lascio ai colleghi gli approfondimenti nei settori di loro competenza. Per quello che ci riguarda, i settori più colpiti sono l’edilizia, la metalmeccanica, la piccola azienda e il commercio. La cosa strana è che in provincia di Caserta, nel 2007, sono diminuiti alcuni infortuni in settori tradizionali, ma sono aumentati gli infortuni in itinere e quelli nel settore dei trasporti e dei servizi. Questo deve farci riflettere. In provincia di Caserta non esiste quasi il trasporto urbano per cui si raggiunge il luogo di lavoro con la propria automobile e cresce sempre di più il numero degli infortuni in itinere. Quel che ci preoccupa sono le cause per cui diminuiscono gli infortuni in settori tradizionali e aumentano, per esempio, gli infortuni nel commercio. Anche in questo campo, comunque, non tutti gli infortuni vengono dichiarati: la commessa che cade dalla scaletta, normalmente portata in ospedale, dice di essersi infortunata a casa, magari perché non è inserita nel libro paga.

BORRELLI
Signor Presidente, non voglio ripetere le questioni già esposte, né tantomeno mi voglio fermare alle statistiche conosciute, dato che abbiamo contezza tutti quanti del fenomeno. Peraltro, ci preoccupa anche il modo in cui vengono costruite le percentuali e quindi il fatto che siamo, purtroppo, costretti a valutare l’apparenza. Infatti, spesso quello che è reale non appare, e viceversa.
Vi posso garantire (ne abbiamo tutti consapevolezza, penso) che il fenomeno degli infortuni e della mancata applicazione delle norme sulla sicurezza del lavoro nella nostra provincia, e più in generale in Campania, è molto più ampio rispetto a quanto appare o a quanto viene registrato. Non solo: è in atto – lo voglio dire con estrema chiarezza – un tentativo «legale» di aggirare alcune norme. Faccio un esempio: il documento unico di regolarità contributiva, il DURC, introdotto nell’edilizia e poi esteso anche ad altri settori, di fatto, oggi viene disatteso anche da parte dell’INPS – e lo dico assumendomi le mie responsabilità – e di altri enti che invece di rilasciare tale documento in un’unica sede – per esempio, in edilizia, nelle casse edili – usano sedi diverse che sono state costruite da altre organizzazioni, attraverso le quali si rilascia un documento che non è un unitario, ma certifica solo se un’impresa è a posto o meno con la contribuzione.
Dunque, non si sa se si tratta di un’impresa edile, agricola o di altro tipo.
Nei fatti, c’è questo documento che permette di iniziare l’attività, ma non è un documento conforme a quanto stabilito dalla legislazione vigente, previsto sin dal 2005 e poi rafforzato, ma è un documento che, in qualche modo, crea una scappatoia.
È vero che le leggi vanno snellite e rese applicabili, ma è la sostanza delle cose a preoccupare. Se è vero, come è vero (le statistiche lo confermano), che gli incidenti sul lavoro capitano sempre nel primo giorno di lavoro in una percentuale molto elevata (e ripeto che i dati lo confermano), ritengo inopportuno che si sia modificata la norma che imponeva la comunicazione dell’assunzione in anticipo di cinque giorni. Quella previsione, a mio parere, dovrebbe essere ripristinata. Riteniamo utile che il sistema sia più semplificato, perché non si intende tormentare nessuno, ma se partiamo dalla consapevolezza che la salute e la vita dei lavoratori, come anche degli operatori e degli imprenditori, va salvaguardata, dobbiamo essere più severi e rigidi.
Allo stesso modo, deve essere necessariamente rivista la norma che consente alle imprese di disporre di libri contabili in una qualsiasi sede della Regione o dello Stato italiano, per cui un servizio ispettivo non può avere sul cantiere dei libri contabili per verificare se i lavoratori presenti siano tutti registrati o no. Pertanto, alcune previsioni devono essere ripristinate.
Allo stesso modo, lo dico a nome della CGIL che qui rappresento, pensiamo anche che debba essere ripristinato un sistema sanzionatorio forte, che dia veramente un’impronta di severità su tali questioni. A mio avviso, in una società civile, non possiamo permetterci di assistere a quello cui, purtroppo, assistiamo.
Accanto a queste misure, è necessario un sistema di prevenzione che faccia della sicurezza sul lavoro un problema anche culturale in collaborazione con un sistema formativo globale che qualche settore sta utilizzando.
Bisogna dunque prevedere dei piani di formazione e prevenzione e in alcuni contratti di determinate categorie ciò è previsto: per esempio, l’ultimo contratto dell’edilizia prevede addirittura un piano di formazione di 16 ore.
Per la verità, noi troviamo qualche disponibilità tant’è che, per esempio, siamo riusciti a definire a livello provinciale un piano di prevenzione per quanto riguarda la realizzazione di questa formazione prevista contrattualmente.
È necessario far funzionare meglio e di più il sistema della bilateralità.
Penso che tale sistema vada esteso a tutto il mondo del lavoro, sia laddove esiste già, per esempio nell’edilizia, sia nel commercio e in agricoltura, dove è meno presente. La bilateralità deve essere rafforzata, anche con un sostegno o con qualche riferimento legislativo e, dove non esiste, bisogna prevederla a partire dai livelli contrattuali, costruendo anche un percorso legislativo, ferma restando, ovviamente, l’autonomia della contrattazione.
Non si vuole, infatti, che questa sia sostituita da provvedimenti di carattere legislativo. Questo sistema va esteso perché richiama a responsabilità e a coerenza i sindacati, Confindustria e le varie associazioni del mondo imprenditoriale.
Per quanto riguarda, invece, il lato della repressione (perché un’azione di repressione deve essere in qualche modo portata avanti), vanno immediatamente rafforzati gli organici ispettivi: per il recupero dell’evasione contributiva e per la regolarizzazione, gli ispettori dell’INPS e dell’INAIL.
Soprattutto, bisogna creare un sistema in virtù del quale sia possibile controllare le lavorazioni e gli appalti pubblici nell’edilizia e nei servizi dall’inizio alla fine. Spesso perdiamo di vista l’articolazione di questo processo: si fa l’appalto e, alla fine, l’impresa che ha vinto l’appalto si organizza attraverso mille rivoli (spesso, anche negli appalti banditi da enti pubblici non si controlla preventivamente se i lavoratori impegnati nelle imprese realizzatrici degli appalti siano regolarizzati o no).

PRESIDENTE
Mi scusi, ma esistono leggi specifiche e, quindi, chi è a conoscenza di queste realtà deve denunciarle.

BORRELLI
Presidente, noi le denunciamo ogni giorno. Anche attraverso questa audizione, dobbiamo riproporre un tema a noi caro, come organizzazione sindacale e d’intesa con la Confindustria di Caserta: sperimentare la possibilità di realizzare, almeno per i grandi appalti, l’unificazione delle stazioni appaltanti. Una stazione appaltante unica potrebbe essere gestita in maniera più incisiva, attribuendole maggior forza dalla Prefettura di Caserta, con il consenso e la partecipazione dei maggiori enti pubblici e delle stazioni appaltanti che attualmente gestiscono queste procedure.
Questa è un’altra proposta che, a nostro avviso, può far sì che il lavoro possa essere controllato e svolto in sicurezza.

PETTRONE
Come rappresentante della UIL nella provincia di Caserta, segnalerò in breve alla Commissione alcuni dati di questi ultimi giorni a mio giudizio emblematici, ma evito di parlare di questioni generali che la Commissione conosce senz’altro meglio di me.
Facendo riferimento a quanto detto dal mio collega Carmine Crisci sulla questione del CLES (Comitato lavoro e sicurezza), a primo impatto può sembrare che tale tema non riguardi la sicurezza sul luogo di lavoro; come lui, invece, ritengo che la riguardi molto. Solo un mese fa noi abbiamo tenuto una riunione di questo comitato in quanto vi è stato un cambio al vertice della Direzione provinciale del lavoro. Al di là dei risultati, che non possono venire da un organismo così costituito, abbiamo avuto la possibilità di disporre di dati che mi sembrano emblematici e che sintetizzo.
Su questo territorio si registra un aumento dell’occupazione, che ritengo però falsato, nel senso che oggi anche i contratti di lavoro a tempo determinato della pubblica amministrazione sono registrati. Quindi, è stato, sì, segnalato un aumento dell’occupazione, ma se sottraiamo i contratti già esistenti in precedenza, rileviamo addirittura un calo. Sostanzialmente, vi è un trasferimento di attività intervenuto negli ultimi tempi da Napoli a Caserta, in particolare nella zona industriale di Marcianise, dove in effetti si è riscontrato un aumento dell’occupazione, ma contestuale ad un aumento del lavoro nero e irregolare.
Voglio comunicarvi altri dati, che non so se vi ha già trasmesso il direttore della Direzione provinciale del lavoro. Per quanto riguarda l’attività ispettiva della Direzione provinciale del lavoro, al 31 ottobre 2008, con un’attività ispettiva addirittura inferiore all’anno precedente ma già significativa, ammontante a 2.400 ispezioni, abbiamo potuto riscontrare 1.413 lavoratori irregolari. L’anno scorso, invece, con un numero superiore di attività ispettive pari a 3.115, avevamo riscontrato 1.404 lavoratori irregolari.
Lo stesso fenomeno si verifica per il lavoro nero. Per i lavoratori totalmente in nero, con lo stesso numero di attività ispettive, abbiamo riscontrato 641 lavoratori completamente in nero fino al 31 ottobre 2008 rispetto al dato, riferito all’anno scorso, di 464 lavoratori in nero rilevati in 3.115 attività ispettive. Anche per quanto riguarda l’INAIL, il dato evidente è che, rispetto a una minore attività ispettiva sul territorio, emergono numeri in crescita esponenziale. Sostanzialmente, il lavoro nero e quello sommerso sono direttamente collegati alla sicurezza sul lavoro perché, come dicevano i colleghi prima, quando vi sono lavoratori in nero si riscontra un numero molto elevato di infortuni che non vengono dichiarati come tali, ma in altri termini.
Addirittura, disponiamo di dati dell’INAIL sulle cosiddette morti bianche che, mentre sul territorio nazionale sono in calo, al Sud e in questa Regione tendono ad aumentare.

PRESIDENTE
Nel 2006, vi sono stati 22 morti e 19 nel 2007. Fino al 30 novembre 2008, si registrano 16 morti.

PETTRONE
I dati che ho appena riportato sono dell’INAIL, ma si riferiscono al Sud e alla Campania.
L’aspetto importante da segnalare è il notevole passo in avanti nel combattere la cultura dell’illegalità sul lavoro. In questa provincia non dobbiamo dimenticare un fattore fondamentale: la presenza di una criminalità organizzata che pervade il mondo del lavoro. Se dimentichiamo questo aspetto, probabilmente corriamo il rischio di non comprendere a fondo il problema. Molte attività imprenditoriali e del commercio sono direttamente in mano alla criminalità organizzata: figuriamoci se questa ha problemi a far lavorare in nero o senza misure di sicurezza. Siamo in un territorio dove le ispezioni dovrebbero essere molte di più, ma le Forze dell’ordine sono impegnate intensamente nel settore della lotta alla criminalità organizzata.
Aggiungo due ultime questioni e concludo. La modalità di dichiarazione degli incidenti, quindi il fenomeno degli incidenti sul lavoro che si verificano il primo giorno di attività, si collega al problema del DURC (Documento unico di regolarità contributiva). Vorrei chiedere alla Commissione se è possibile estendere la certificazione del DURC alla verifica dei controlli sulla sicurezza del cantiere. Non so se la richiesta sia compatibile.
Inoltre, anche se la legge lo prevede, in genere viene fatto un controllo sostanzialmente contributivo.

PRESIDENTE
La interrompo perché vorrei chiarirle alcuni aspetti. Il senatore De Luca conosce bene la situazione e ci dice che vi è una legge regionale che prevede questi controlli, ma le cui disposizioni risultano inapplicate. Bisognerebbe segnalare problemi che non sono ancora risolti.

PETTRONE
Non lo metto in dubbio e mi avvio a concludere. Abbiamo avuto la possibilità di verificare direttamente che il DURC viene rilasciato sostanzialmente previa verifica delle posizioni contributive. Sappiamo tutti che le leggi dello Stato italiano sono le migliori, il problema è farle rispettare.

DE LUCA (PD)
Farle rispettare, ma anche farle conoscere.

PRESIDENTE
Dobbiamo lavorare per raggiungere questo obiettivo.

BORRELLI
Il problema del DURC è legato anche al suo rilascio.

PALUMBO
Vorrei precisare che la questione della sicurezza non può riguardare un solo settore, essendo un problema a 360 gradi. Non ci interessa nemmeno la classifica dei morti, che lascia davvero il tempo che trova. Il problema della sicurezza sul lavoro è sentito più in provincia di Caserta che in città, ed è una questione che va ricondotta ad un problema culturale. Non esiste una vera cultura d’impresa, non esiste la legalità di impresa. I colleghi poc’anzi sottolineavano il fatto che c’è molto lavoro nero per cui parte della problematica oggettivamente nasce da questa situazione.
Va anche detto che in provincia vi sono soprattutto microimprese, spesso agricole, dove il lavoro viene visto come un miracolo. Non si protesta.
Le RLS, anche se non vengono scelte dal datore di lavoro, talvolta subiscono condizionamenti affinché questo accada. Non parliamo delle grandi aziende, ma delle piccole-medie imprese. Forse l’istituto delle RLS andrebbe rafforzato o comunque coadiuvato perché da solo dimostra di non bastare. Non si denuncia per paura di perdere il posto di lavoro, e Caserta non è una provincia dove ci si può permettere di perdere il lavoro.
È un cane che si morde la coda: non si denuncia perché si perde il posto di lavoro e l’azienda disinveste sulla sicurezza.
Fatta questa premessa, cosa possiamo chiedere a questa Commissione?
Le leggi ci sono, ci vogliono più controlli e non possono essere surrogati dalla nostra attività. I sindacati possono fare ciò che loro compete – e noi cerchiamo di fare il massimo per quanto ci riguarda –, ma i controlli non spettano a noi.
A livello nazionale abbiamo presentato due proposte che espongo questa mattina. La prima riguarda la formazione, che a nostro avviso deve essere permanente. Stiamo per presentare una petizione al Parlamento affinché la sicurezza sul lavoro diventi materia di insegnamento già nelle scuole elementari. Le difficoltà economiche della provincia e del lavoro in generale non possono e non devono giustificare in alcun modo il disinvestimento sulla sicurezza, altrimenti si muore. La seconda proposta, a cui il sindacato UGL tiene particolarmente, ritenendo questo l’aspetto più pericoloso, è che la tematica di cui parliamo non può essere materia di legislazione concorrente. Il fatto che si tratti di materia di legislazione concorrente sposta quotidianamente i confini da una parte all’altra.
A Caserta un’azienda ha proposto alla Confindustria di inserire le misure sulla sicurezza tra i canoni della contrattazione di secondo livello. È una proposta che fa rabbrividire perché un lavoratore non può essere pagato se corre o non corre il rischio di morire, ma la materia deve essere affrontata partendo da un ragionamento di tipo diverso.
Concludo auspicando che questo confronto – e sono certo che nelle vostre intenzioni è così – non sia solo un incontro spot, fatto perché si deve fare, ma un colloquio in cui quel che è stato detto resti e venga davvero valutato.

PRESIDENTE
Desidero ringraziare tutti voi. Come abbiamo ripetuto agli altri intervenuti questa mattina e in altre circostanze, con questi incontri speriamo sempre di aprire un canale con il territorio e quindi accogliamo con piacere l’indicazione testé avanzata perché rientra pienamente nel nostro modo di operare. Pertanto, se avete ulteriori elementi di riflessione da sottoporre alla nostra attenzione esponeteli, magari facendoli pervenire alla Commissione anche in forma scritta, perché ci aiuteranno a capire il problema, a orientare meglio la legislazione, a colmare eventuali lacune e a instaurare un legame con il territorio.
Vi invitiamo, inoltre, per quanto possibile, a non sentirvi mai isolati nelle battaglie che portate avanti, a sentirvi collegati alla nostra azione.
Una forte presenza in termini di impegno, al di là dell’essere presenti fisicamente, non potendo stare sempre dappertutto, è ciò che ci proponiamo.
Il nostro impegno per un forte collegamento con il territorio nasce dalla convinzione che solo in questo modo riusciremo a sconfiggere la piaga delle morti sul lavoro. Saremo ben lieti, dunque, per qualsiasi problema, suggerimento o proposta di ascoltarvi.

CRISCI
L’unica cosa che abbiamo cercato di fare in passato e che siamo riusciti a realizzare solo in parte, grazie anche all’aiuto del dottor Donato Ceglie, della procura di Santa Maria Capua Vetere, è stato organizzare presso la Prefettura incontri periodici tra i soggetti interessati (sindacati, parti datoriali, INPS, INAIL, Ispettorato del lavoro) per comunicare i problemi incontrati nel quotidiano.

PRESIDENTE
Non avete un piano di coordinamento?

CRISCI
Per un periodo di tempo c’è stato ed è andato avanti, ma si è interrotto dopo la caduta e la morte di un lavoratore da un’impalcatura a Corso Trieste. Sarebbe senz’altro utile, però, che quel tipo di coordinamento riprendesse.
Sottolineo, fra l’altro, che avevamo proposto la certificazione delle aziende e dei prodotti realizzati in provincia di Caserta perché in questo territorio abbiamo piccole aziende che realizzano grandi prodotti. Vorremmo capire, però, quanti posacenere può realizzare un’azienda con due soli dipendenti o come fa una ditta con due dipendenti a produrre 10.000 maglie al giorno, anche se possiede attrezzature all’avanguardia.
Ma questa dichiarazione dovrebbe farla anche la FIAT, perché non basta certificare i prodotti solo qui, occorre certificare anche il sistema delle produzioni realizzate nei sottoscala o da un’azienda determinata. Quando si compra una macchina FIAT, dovrebbe esserci un bollino che certifichi la provenienza del prodotto da un’azienda e indichi con quali strumenti e quanti dipendenti è stato realizzato. Dico questo perché altrimenti non usciamo dal problema. Se un’azienda con un solo dipendente fabbrica venti vestiti al giorno, il titolare deve spiegare come fa, a meno che non sia un mago. Se si prevedesse una certificazione delle aziende tale da garantire che il prodotto viene fatto in un certo modo e che l’azienda, magari con dieci dipendenti, opera nel rispetto di tutte le normative esistenti, probabilmente l’effetto Taiwan si avrebbe anche da noi. Come sapete, quel Paese sta uscendo dal mercato mondiale – sappiamo tutti cosa succedeva – perché da quando è stata chiesta la certificazione dei suoi prodotti ha cominciato ad avere delle flessioni di produzione. Non credo ci voglia molto a mettere il bollino sulla bottiglia di Ferrarelle per assicurare che è stata fatta nel rispetto delle regole.

DE LUCA (PD)
Vorrei aggiungere un’ulteriore considerazione, proprio per sottolineare la sensibilità delle forze sociali su un tema davvero delicato. Vi è, come ha già detto il Presidente, la piena disponibilità di questa Commissione. Vi chiediamo, però, e ve lo chiedo in particolare io che sono di questa Regione, di sollecitare l’applicazione di una legge regionale, la n. 3 del 2007, in vigore da un anno, che dalle osservazioni fin qui ascoltate – lo dico con molta franchezza – probabilmente è stata completamente dimenticata. In questa legge, infatti, ci sono molte risposte alle osservazioni avanzate. Detto ciò, siamo oggi in questa provincia per esprimere la nostra totale disponibilità, trattandosi di un problema di notevole rilievo.
Rilevo, però, che a volte il legislatore fa la legge, chi la deve attuare non la conosce e negli incontri sul territorio si chiede una normativa che di fatto già esiste e attende solo di essere applicata. Poiché per il vostro specifico ruolo avete una sensibilità più ampia rispetto al problema, vi chiediamo di far conoscere ciò che viene fatto, migliorando l’aspetto informativo su questa problematica e contribuendo a rendere più efficace il discorso che la Commissione sta portando avanti.

MARAVENTANO (LNP)
Sottolineo che in fin dei conti questo territorio è fortunato perché non esiste lavoro minorile e sfruttamento dei minori, perlomeno non ne avete parlato e non mi sembra che abbiate fornito dati al riguardo. Comunque, se esistono dati relativi a questo problema specifico, vi pregherei di farceli avere.

CRISCI
Dati sul lavoro minorile nemmeno il Padreterno può fornirli.
Il lavoro minorile in alcuni comparti in provincia di Caserta è senz’altro presente. Dire quanto grande è la percentuale di bambini che lavorano, fornendo dati certi e attendibili, per noi è un problema e lo diventa anche per gli organi ispettivi. Lo stesso ISTAT fornisce numeri non sempre attendibili: ad esempio, rende noti i dati relativi all’anno in corso e spesso non si accorge di quelli che ha dato l’anno prima. Possiamo soltanto dirvi quali sono i settori dove la manodopera minorile viene prevalentemente utilizzata.

MARAVENTANO (LNP)
Sarebbe importante anche questa indicazione.

PRESIDENTE
Vi ringrazio per il contributo offerto ai nostri lavori.


Audizione del segretario provinciale di Confartigianato, del segretario regionale della CNA e del presidente provinciale dell’Assoartigiani



Intervengono il segretario provinciale di Confartigianato, dottor Luca Pietroluongo, il segretario regionale della CNA, dottor Francesco Geremia e il presidente provinciale dell’Assoartigiani, dottor Nicola De Lucia.

PRESIDENTE
Ringrazio i nostri ospiti per la loro presenza in questa sede. Prima di cominciare l’audizione, però, se mi consentite, vorrei chiarire che l’attività di questa Commissione prescinde generalmente da sensibilità individuali. La richiesta, che è stata avanzata, di non avere un unico tavolo con tutte le associazioni ci crea qualche problema anche perché non ci incontriamo per il contratto o per questioni simili, bensì per una problematica importante di nostra competenza. Vi inviterei quindi a superare le vostre difficoltà; presentarsi separatamente a questo tavolo non è certo positivo. Abbiamo ascoltato anche le organizzazioni sindacali tutte insieme, a prescindere dal fatto se affrontino congiuntamente o meno altre problematiche.
Dunque, ripeto, vi invitiamo a superare le vostre difficoltà, altrimenti vi chiediamo di mandarci le vostre considerazioni per iscritto perché non possiamo avvalorare questo principio, proprio per quella che è la competenza della nostra Commissione. Con tutto il rispetto per i motivi che avete o che i vostri colleghi hanno, non possiamo creare un precedente, per cui valutate quello che ritenete più opportuno fare.

PIETROLUONGO
Signor Presidente, innanzitutto credo che l’idea di una sinergia fra le diverse organizzazioni, lo stare insieme, l’essere uniti nel combattere i fenomeni dell’illegalità e per costruire la sicurezza sul territorio della provincia di Caserta, che è molto particolare, deve farci superare le piccole divergenze, come ribadiamo in ogni occasione.
Confartigianato ha ritenuto solo opportuno, prima di sedere a questo tavolo, sottolineare un aspetto. Tale sottolineatura è una premessa a questo incontro, dopodiché possiamo superare le nostre difficoltà e sedere qui con gli altri attori sociali di quest’area per collaborare affinché si dia sicurezza in modo completo, in primis al territorio, poi direttamente all’interno delle imprese e quindi al datore di lavoro – che deve investire per la sicurezza della propria azienda perché i danni creati da un mancato investimento in sicurezza sono pesanti – e ai lavoratori che sono la parte più importante, il motore dell’economia.

PRESIDENTE
La ringrazio, signor segretario, della sua disponibilità.

PIETROLUONGO
Come le dicevo, signor Presidente, ho ritenuto doveroso fare questa sottolineatura prima dell’audizione perché rappresentiamo una parte significativa, non marginale, e avvertiamo dunque una grande responsabilità.

PRESIDENTE
Comprenderete bene, però, che anche chi rappresenta realtà meno numerose può contribuire a darci un quadro della problematica che a noi interessa. A questo punto possiamo far entrare gli altri rappresentanti invitati.

(Entrano in aula i rappresentanti della CNA e dell’Assoartigiani)

(Segue PRESIDENTE)
La Commissione d’inchiesta è qui per ascoltare le vostre riflessioni, il vostro punto di vista su come si dovrebbe affrontare il grande tema degli infortuni e delle morti sul lavoro, prendendo atto che molto spesso i vostri associati muoiono insieme ai lavoratori, e quindi le vostre associazioni sono coinvolte molto più direttamente in questa tematica. Ricordo, infatti, anche gli ultimi episodi gravi in cui abbiamo visto morire insieme i datori di lavoro, magari iscritti alle vostre associazioni, con i lavoratori, per esempio a Campello sul Clitunno o a Molfetta.
Dunque, se avete degli elementi di criticità da sottoporre alla nostra attenzione, anche e soprattutto in riferimento al territorio, saranno ben accetti.
Questo è l’obiettivo del nostro incontro.

GEREMIA
Signor Presidente, il problema che trattiamo è un tema caldo e complesso, non riconducibile ad una sola parte del Paese, anche se si carica di ulteriore problematicità quando lo si affronta in questo territorio, proprio per le specifiche caratteristiche della nostra provincia e le sue molteplici contraddizioni. Il generale problema della «sicurezza» e la carenza che se ne riscontra nel processo e sui luoghi di lavoro è uno degli affanni civili della provincia di Caserta. Sarebbe, però, sbagliato ricondurre il tutto all’insensibilità o ad una sorta di perversione del sistema imprenditoriale locale. Qui, la causa fondamentale del «lavoro insicuro» è da individuarsi nella debolezza economica del tessuto produttivo e nella labilità dei nostri mercati. Soprattutto quando ci si riferisce alla piccola e piccolissima impresa – nella maggioranza dei casi a carattere familiare – dobbiamo avere la consapevolezza che stiamo parlando di una realtà debole finanziariamente e non sufficientemente strutturata, che ha difficoltà di accesso al credito e al mercato, soprattutto, al mercato degli appalti pubblici dove (quando) arriva in seconda e terza battuta. Questa realtà (87 per cento del sistema produttivo provinciale) è da tempo sotto sforzo e, in assenza di nuove opportunità, sta cercando di resistere facendo leva sui margini e sui costi. In tale contesto, il rischio che il «valore sicurezza» continui ad essere considerato un costo da contenere il più possibile è reale, anche se ovviamente irresponsabile.
Come si fa a modificare queste condizioni? C’è una battaglia culturale da vincere, la vita e la integrità psico-fisica degli esseri umani sono beni incedibili, la competizione e la logica del vantaggio non può mettere in discussione la dignità del lavoro. Contemporaneamente è necessario agire sul processo di sviluppo del territorio e sui meccanismi che lo presiedono: il processo deve essere sempre più partecipato e condiviso, i meccanismi sempre più trasparenti. Dal lato del sistema delle imprese, proprio perché c’è la necessità di un salto culturale, dobbiamo rendere percepibile il valore assoluto della sicurezza e la sua spendibilità sociale ed economica. Gli stessi controlli sull’applicazione e rispetto delle norme sono utili e necessari, ma se non vogliamo creare «rancore» i controlli non devono essere spedizioni punitive. Credo valga la considerazione che il massimo di attenzione e i maggiori risultati si potranno ottenere solo attraverso il dialogo e il confronto di tutte le pari.

PIETROLUONGO
Signor Presidente, condivido ciò che il collega Geremia ha detto: c’è bisogno di un accompagnamento alla sicurezza e di una presenza più attenta e collaborativa degli enti preposti al controllo.
Occorre che la Direzione provinciale del lavoro e gli enti sanzionatori preposti siano più vicini di quanto non siano già al mondo dell’impresa e più attenti nell’attività di controllo nei confronti di quelle imprese che navigano nel sommerso.
Crediamo quindi che vada innanzitutto combattuto un fenomeno eccessivamente diffuso sul nostro territorio, quello dell’abusivismo. Combattere l’abusivismo significa innanzitutto aiutare imprese che sono nel grigio ad emergere affinché si regolarizzino, mettendo a regime il loro sistema produttivo, e perseguire le imprese che navigano nell’assoluta irregolarità.
Questo fenomeno va contrastato con decisione e con forza perché combattendo l’abusivismo possiamo aumentare i margini produttivi e di mercato delle imprese presenti sul territorio che con grossa difficoltà pagano le tasse.
Riteniamo che si tratti di un fenomeno culturale, e mi unisco anche sotto questo profilo a quel che diceva il collega Geremia. Va svolta più attività di formazione e di informazione; lodevoli sono le iniziative assunte, non da poco, in Camera di commercio con la costituzione degli sportelli per la sicurezza, progetto partito su input dei colleghi di Confesercenti, e degli sportelli per la legalità e per l’usura, ai quali imprenditori che hanno fiducia nella rappresentanza datoriale possono rivolgersi per avere aiuto e supporto da parte delle istituzioni al fine di denunciare i fenomeni che affliggono il nostro territorio.
Noi siamo firmatari in Prefettura della Convenzione per la legalità e tutti insieme, enti pubblici e organizzazioni datoriali, dobbiamo essere più attenti e coesi nell’aiutare gli imprenditori a seguire un percorso di regolarità.

DE LUCIA
Signor Presidente, onorevoli senatori, ovviamente non mi soffermo sulla situazione esistente, ben nota a tutti voi.
La nostra provincia presenta realtà territoriali diverse, per cui non si può fare un ragionamento unico che valga per l’Alto Casertano, per il centro, per l’Agro Aversano e per il litorale domizio, realtà che hanno sfaccettature differenti e nelle quali si registrano comportamenti completamente diversi. Evidentemente, è anche una questione di cultura, avendo ben presente che a Caserta, come nel resto d’Italia, le piccole e medie imprese artigianali rappresentano il 92 per cento degli iscritti alla Camera di commercio. È quindi un tessuto ben presente sul territorio.
Molto è stato fatto, ma moltissimo c’è ancora da fare. Bisogna intervenire sulle imprese, non con i classici convegni e seminari, dove l’impresa è uno spettatore asettico e non partecipe; bisognerebbe dunque invertire la rotta. Mi permetto di suggerire a questa onorevole Commissione di valutare l’ipotesi di istruire degli operatori che vadano nelle aziende a spiegare in cosa consiste la formazione. Oggi, infatti, il problema della formazione è ridotto ad una semplice messa a posto delle carte, della documentazione, laddove, come ribadiva anche l’amico Francesco Geremia, è una questione culturale.
È necessario invertire la rotta; lo si può fare visitando le aziende e spiegando cosa sia la formazione alla sicurezza in modo da crescere e andare avanti. Ciò significa coinvolgere tutti gli attori presenti sul territorio e tra gli attori fondamentali da coinvolgere vi sono i Comuni. Molti Comuni, infatti, non sono in regola con i piani regolatori e con il PUC (Piano urbanistico comunale) e, di conseguenza, anche l’impresa che vuole emergere ha problemi (ad esempio, sappiamo tutti cha gli sportelli unici previsti dal Piano di fatto non hanno funzionato).
Immagino una cabina di regia molto snella che, anche in deroga ad alcune normative, possa accompagnare la messa in regola, facendo della sicurezza non un problema e un atto dovuto perché imposto dalla legge, ma piuttosto un modo per crescere culturalmente e far crescere la propria azienda; una sorta di biglietto da visita dell’azienda stessa. Bisogna dunque ricostruire una cultura dell’impresa in ambito sociale, proprio perché le aziende svolgono anche una funzione sociale.
Infatti, il rapporto tra imprenditori e dipendenti di piccole e medie imprese è anche di tipo familiare perché, essendo limitato il raggio di azione e la struttura stessa dell’azienda, nel tempo si concretizza anche in relazioni di amicizia, con un altro tipo di rapporto rispetto alla grande industria. Il problema della sicurezza, in questo contesto, è legato a doppio filo al rapporto tra dipendente e datore di lavoro. Bisognerà spiegare loro che la sicurezza è un’opportunità di crescita, un modo di rimodulare e ripensare la gestione dell’impresa stessa.
Questa attività va accompagnata e necessita di un lasso di tempo giusto e necessario, comportando, naturalmente, anche degli oneri economici oltre a tutti gli adempimenti dal punto di vista normativo per mettersi in regola. Immagino, pertanto, anche la creazione di un fondo di garanzia, gestito dalla Prefettura per l’80 per cento (non totalmente perché anche l’impresa deve fare la sua parte, altrimenti sembrerebbe una sorta di regalia), che stanzi delle risorse, la cui entità dipenderà dai canoni, e che accompagni le imprese in un programma annuale o biennale. In tal modo, un momento che è ora vissuto come oppressivo e punitivo da parte degli enti preposti sarà percepito come un momento di accompagnamento anche in questi termini.
Bisognerà ovviamente prevedere tassi agevolati. Questo fondo deve essere gestito e coordinato da un organismo terzo e ritengo che la Prefettura possa svolgere un ruolo fondamentale per una programmazione nel tempo. Poi, lungo il percorso, possiamo verificare i risultati perché non si può pensare che la soluzione arrivi dall’oggi al domani, con la ASL che va sui luoghi di lavoro e impone semplicemente di mettere gli elenchi a posto: è un approccio riduttivo che non risolve il problema. Forse può sembrare che il problema sia risolto per sottrarsi alle ammende o ad altre sanzioni ma, in realtà, non è cambiato nulla.

PRESIDENTE
Ringrazio i rappresentanti di Confartigianato, della CNA e dell’Assoartigiani per il loro contributo e dichiaro concluso questo ciclo di audizioni.
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Fonte: Senato della Repubblica