Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Lunedì 24 maggio 2010

Audizioni svolte presso il Comune di Villa Santa Lucia



Presidenza del presidente TOFANI

INDICE

Audizione del sindaco del Comune di Villa Santa Lucia e del prefetto di Frosinone
Audizione di rappresentanti della Regione Lazio
Audizione di rappresentanti del Comando provinciale Vigili del fuoco, della ASL Frosinone, della Direzione provinciale del lavoro, e dell’ARPA Lazio
Audizione di rappresentanti di Confindustria Frosinone
Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali provinciali
Audizione di rappresentanti della società Progetto Immobiliare S.r.l.


Audizione del sindaco del Comune di Villa Santa Lucia e del prefetto di Frosinone



Intervengono il dottor Antonio Iannarelli, sindaco del Comune di Villa Santa Lucia, e il dottor Paolino Maddaloni, prefetto di Frosinone.

PRESIDENTE
Ringrazio per la loro presenza i nostri ospiti. I motivi che hanno indotto l’Ufficio di Presidenza e la Commissione a programmare questa missione presso il Comune di Villa Santa Lucia sono legati al tema relativo alla possibile costruzione di un impianto per il riciclaggio di materiale contenente amianto. La Commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro e le morti bianche non ha solamente una finalità d’indagine su questi temi, ma ne anche un’altra, molto importante, che è quella della prevenzione e del contrasto alle malattie professionali, tra le quali quelle legate all’amianto. E proprio in questa fattispecie ha ritenuto opportuno capire meglio di che cosa si tratta, considerato che, anche in riferimento alla ricerca che gli Uffici della Commissione hanno fatto, non risultano esservi altri impianti di questo tipo in Italia. Vorremmo, quindi, che il sindaco di Villa Santa Lucia ci fornisse alcuni elementi per capire l’organizzazione di questo eventuale impianto e quali sarebbero i meccanismi di sicurezza, quali i profili di compatibilità relativi alla salute e alla salubrità nei luoghi di lavoro e anche ovviamente rispetto all’ambiente circostante.

IANNARELLI
Desidero innanzitutto dare il benvenuto a questa Commissione parlamentare rivolgendole l’augurio di buon lavoro. L’attenzione che le istituzioni stanno dimostrando verso il nostro Comune in merito al progetto di realizzazione dell’impianto per il trattamento di rifiuti contenenti amianto ci conforta e ci fa ben sperare sull’esito finale di questa vicenda.
Per quanto ci riguarda, riteniamo di aver mantenuto, sotto il profilo procedurale, un comportamento assolutamente scrupoloso: i nostri uffici hanno doverosamente acquisito tutti i documenti che sono stati trasmessi trattandoli secondo il criterio della più rigorosa formalità. Sotto il profilo etico, abbiamo manifestato in ogni sede nei confronti di tale iniziativa la nostra più viva preoccupazione perché la riteniamo fortemente penalizzante per il territorio. Questa è un’area caratterizzata – e non da oggi – da insediamenti imprenditoriali che, seppure hanno dato occupazione e risorse, seppure hanno favorito la crescita sociale ed economica, sovente non hanno garantito la giusta attenzione all’ambiente ed alle sue regole.
Siamo stati aggrediti da operatori che hanno trattato questa come una terra di facile rassegnazione e ci siamo ritrovati con livelli di inquinamento superiori ad ogni media nazionale.

PRESIDENTE
Cosa intende quando afferma che siete stati «aggrediti»?

IANNARELLI
Intendo dire che dagli anni ’70-’75 su tutta la zona industriale, come fosse terra di nessuno, si sono moltiplicate fabbriche, inceneritori, discariche, impianti di produzione di CDR (combustibile derivato da rifiuti) come quello di Colfelice.
Speriamo fortemente che questa Commissione possa e voglia essere condizionante in via definitiva per l’impedimento di una realizzazione che rischia di provocare ricadute pericolose sulla salute e la sicurezza non solo dei lavoratori occupati, ma di tutta la popolazione del basso Lazio. Il dissenso è stato fin qui ampiamente manifestato dai cittadini che, con la totale solidarietà delle istituzioni, si sono riuniti in comitati spontanei e, anche attraverso i vari mezzi di informazione, hanno dichiarato il loro rifiuto alla realizzazione del progetto. Infatti quest’ultimo potrebbe essere corredato dalle migliori e più avanzate norme di garanzia sulla sicurezza, tuttavia, alla fase di avvio, queste potrebbero rimanere sulla carta, dal momento che è noto che spesso si parte bene ma poi mancano i controlli.

PRESIDENTE
A lei risulta che il progetto contenga già queste norme, seppure da un punto di vista formale?

IANNARELLI
Non mi riferisco a questo progetto, ma parlo in generale.

PRESIDENTE
Se lei non conosce questo progetto, è inutile parlare in generale.

IANNARELLI
No, non conosco il progetto dal punto di vista tecnico, ma ci auguriamo che possa essere trasformato prevedendo una diversa e più rassicurante attività produttiva. Siamo rispettosamente a disposizione di questa Commissione per una sincera risposta alle domande che ci verranno poste, consapevoli come siamo dell’importanza della nostra doverosa collaborazione. Consegno alla Commissione una nota da allegare agli atti, contenente la documentazione giuridico-tecnico-amministrativa relativa alle istituzioni (atti di Consigli comunali, note dei parlamentari, risposte di senatori ed onorevoli che hanno presentato interpellanze presso il Ministero dell’ambiente). I documenti tecnici relativi alla progettazione sono arrivati in Comune per essere trasmessi alla Regione, alla Conferenza dei servizi e in quella sede è stata deliberata una sospensione di 90 giorni per valutare il da farsi. Il nostro Comune non è un ente che rilascia pareri in materia ambientale, posto che questi vengono rilasciati dall’Assessorato all’ambiente della regione Lazio.

PRESIDENTE
Da quanto tempo è a conoscenza di questo progetto?

IANNARELLI
Al momento del mio insediamento come sindaco, nel 2008, non si parlava del progetto amianto, ma di una fabbrica di mattonelle che sarebbe dovuta sorgere sul territorio. Sono venuto a conoscenza del progetto amianto grazie alla nota di VIA (valutazione d’impatto ambientale) trasmessa dalla Regione alla fine di giugno 2009. Con gli assessori competenti ci siamo chiesti che cosa riguardasse: si trattava di riciclare lastre di amianto, ma la questione non era ancora definita in quanto bisognava attendere le Conferenze dei servizi, che sono iniziate dal mese di ottobre in poi. Da allora, in quella sede, abbiamo cominciato a dissentire su questo progetto. Quando ci si è resi conto che la situazione era seria, sono nati vari comitati e gruppi di protesta contro la realizzazione dell’impianto.

PRESIDENTE
Quindi agli atti del Comune non risulta nulla prima di quella data?

IANNARELLI
Dalle prime carte risulta che nel 2007, quando ancora non ero sindaco, è stato stipulato il primo compromesso per l’acquisto del terreno.

PRESIDENTE
Che cosa si chiedeva in quelle prime carte?

IANNARELLI
Si presentava la progettazione al Comune perché la trasmettesse alla Regione.

PRESIDENTE
Quella progettazione cosa riguardava?

IANNARELLI
Riguardava la realizzazione di un impianto di rifiuti speciali, ma non veniva citato l’amianto.

PRESIDENTE
Quindi sappiamo che nel 2007 la società Progetto Immobiliare S.r.l. ha presentato un progetto per lo smaltimento di rifiuti speciali.
Questo progetto dove lo vorrebbe realizzare?

IANNARELLI
In una zona industriale.

PRESIDENTE
All’interno del COSILAM (Consorzio per lo sviluppo industriale del Lazio meridionale) o all’esterno dell’area di sviluppo industriale?

IANNARELLI
All’interno della zona industriale del COSILAM, che prima era Area di sviluppo industriale Frosinone, poi Lazio 2. Tuttavia il piano COSILAM vero e proprio ancora non è stato approvato dalla Regione, perché lavoriamo ancora sotto le norme dell’ASI Frosinone, almeno così credo.

PRESIDENTE
La destinazione urbanistica è prevedibile?

IANNARELLI
La destinazione sarà quella di area industriale.

PRESIDENTE
Un impianto di rifiuti speciali può rientrare in questo tipo di destinazione?

IANNARELLI
Mi sono informato, ma non si parlava di impianti insalubri.
Come sindaco, successivamente ho inviato una nota al COSILAM nella quale si comunicava che non volevamo impianti insalubri sul nostro territorio, perché nelle norme del piano di attuazione dell’ASI, sulla base delle quali stiamo lavorando, non si evidenzia la presenza nel territorio del Comune di luoghi che si possano urbanisticamente destinare ad attività di questo genere.

PRESIDENTE
Grazie, signor sindaco, per il suo contributo.
Do ora la parola al prefetto Maddaloni, che ringrazio per il sostegno che ha voluto dare all’organizzazione dell’incontro odierno a Villa Santa Lucia e al quale vorrei chiedere se ritiene di fare delle riflessioni sulla possibilità di realizzazione nel territorio dell’area di sviluppo che cade nel Comune di Villa Santa Lucia di un impianto di riciclaggio di materiale contenente anche amianto.

MADDALONI
La realizzazione di questo impianto trova una forte opposizione da parte di tutti i Comuni del Cassinate, tutti i consigli comunali dei 24 Comuni dell’area del Sud Lazio hanno votato contro tale realizzazione, ma oltre a questi enti istituzionali sono sorti numerosi comitati di cittadini che sono preoccupati per la realizzazione di questo impianto in quanto vedono il territorio già duramente colpito da altri insediamenti del genere, sempre in materia di rifiuti e di smaltimento di residui, come l’impianto di termovalorizzazione di San Vittore, a pochi chilometri da qui, l’impianto di Colfelice, quasi al confine di questo Comune, e la discarica di Roccasecca, a servizio dell’impianto di CDR di Colfelice e di tutta la provincia di Frosinone. L’insediamento di un ulteriore impianto, che prevede comunque lo smaltimento di rifiuti tossici come le lastre di amianto, desta quindi una grande preoccupazione, dovuta anche al fatto che i cittadini non si spiegano per quale motivo un’azienda che opera nell’Emilia senta l’esigenza di venire a realizzare un impianto nel Lazio, in provincia di Frosinone.

PRESIDENTE
Mi scusi, signor prefetto, le risulta che ci sia stato da parte di questa società il tentativo di realizzare un impianto simile in Provincia di Ferrara e che la relativa autorizzazione sia stata invece negata dalle autorità amministrative locali?

MADDALONI
Non ho informazioni al riguardo, ma è quanto asseriscono i comitati, che lo hanno voluto ricordare anche in occasione della venuta del ministro degli esteri Frattini e del sottosegretario Letta all’Abbazia di Montecassino per la festa di San Benedetto. Proprio in quella circostanza, dopo qualche momento iniziale di tensione ed il tentativo di bloccare l’accesso al Santuario, siamo riusciti a far ragionare i comitati che, alla presenza del Sottosegretario, hanno manifestato le loro perplessità sul fatto che un’azienda che da circa quarant’anni vede concentrata tutta la sua attività in Emilia Romagna scelga poi di realizzare un impianto nel Lazio e, in particolare, nel territorio di Cassino.
Ciò alimenta preoccupazioni e sospetti; magari dietro questa scelta ci sono motivazioni di carattere propriamente industriale, che ovviamente noi non conosciamo, ma la gente si pone comunque degli interrogativi e guarda con molta diffidenza a questo tipo di operazione, la cui ricaduta occupazionale sul territorio sarebbe peraltro minima, visto che si parla – sempre secondo la voce dei comitati – della creazione di soli 10-15 posti di lavoro.
In ogni caso, tenuto conto che nel Cassinate la FIAT assicura già lavoro a migliaia di persone, non si tratterebbe di una boccata d’ossigeno tale per l’occupazione da far accettare una scelta rischiosa come quella di caricarsi di un impianto per il trattamento dell’amianto.
C’è poi da valutare quanto di tutto questo sarebbe destinato a rimanere effettivamente sul territorio di Cassino, perché il nuovo impianto potrebbe richiedere, ad esempio, l’impiego di personale specializzato o altamente qualificato, che potrebbe essere reclutato al Nord. Anche da questo punto di vista c’è una viva protesta, di cui sarà necessario tenere conto nel caso in cui si dovesse decidere di autorizzare comunque la realizzazione dell’impianto.

PRESIDENTE
Signor prefetto, come lei saprà, la nostra Commissione non ha poteri in merito, né possiamo intervenire in ordine alle varie procedure di autorizzazione, non avendo competenza in materia.
Il nostro unico obiettivo è cercare di capire che cosa sta accadendo con riferimento al tema specifico oggetto della nostra inchiesta, vale a dire la questione della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, con particolare attenzione al discorso del contrasto alle malattie professionali.
Sicuramente nella relazione che andremo a stilare a conclusione della nostra indagine ci premureremo di indicare le problematiche che ci vengono segnalate nel corso delle varie audizioni, in particolare da voci autorevoli come la sua e come quella degli altri soggetti che rappresentano le diverse istituzioni territoriali.
Se non ha altro da aggiungere, signor prefetto, la ringraziamo per il suo intervento.

MADDALONI
Signor Presidente, non ho altri elementi, anche perché – e concludo – le manifestazioni di opposizione alla realizzazione dell’impianto si sono cominciate a registrare soltanto all’inizio di quest’anno: prima di allora come prefettura eravamo completamente all’oscuro del progetto per l’insediamento sul territorio di un impianto per la lavorazione dell’amianto. Solo quando sono iniziate le prime proteste da parte dei cittadini e ci sono state le prime deliberazioni dei consigli comunali contro la realizzazione di questo impianto siamo venuti a conoscenza del problema, ma tutto – lo ripeto – è iniziato solo nei primi mesi di quest’anno.

PRESIDENTE
In effetti, una conferma in questo senso viene anche dalla stampa locale, che ne ha parlato, sia pure attraverso la voce di autorevoli esponenti politici e di amministratori locali, nonché dei vari comitati sorti spontaneamente. Secondo le notizie che sono circolate sembrerebbe infatti che pur essendo pervenuta una prima documentazione già nel 2007 – come ha ricordato prima anche il sindaco di Villa Santa Lucia – il caso sarebbe scoppiato solo all’inizio di quest’anno. C’è stato, quindi, un vuoto triennale di non conoscenza o comunque di disinformazione in ordine alle procedure di presentazione del progetto medesimo tra i soggetti che non avevano avuto contatti diretti con l’azienda.
Signor prefetto, rinnovandole il nostro ringraziamento per la sua disponibilità, la salutiamo.


Audizione di rappresentanti della Regione Lazio



Intervengono per la Regione Lazio il dottor Marco Mattei, assessore all’ambiente e allo sviluppo sostenibile, l’architetto Fernando Olivieri, del Dipartimento territorio, l’ingegner Pio Pacitti, direttore generale del COSILAM, il signor Fabio De Angelis, assessore all’ambiente, e l’ingegner Serafino Colasanti, dirigente del settore ambiente della provincia di Frosinone.

PRESIDENTE
I nostri lavori proseguono ora con l’audizione di rappresentanti della Regione Lazio, che ringraziamo per la lo loro presenza.
Nel dare inizio a questo ciclo di audizioni, desidero ribadire che la nostra mission è legata al contrasto agli infortuni sul lavoro ed alle malattie professionali.
A questa specifica tematica è legata la presenza in questa sede della nostra Commissione, dal momento che siamo venuti a conoscenza della possibile realizzazione nel Comune di Villa Santa Lucia di un impianto per il riciclaggio di materiali contenenti amianto.
Vorremmo dunque cercare di capire esattamente di cosa si tratta, ascoltando tutti i soggetti che sono stati coinvolti, o che potranno esserlo, nonché la stessa azienda, i cui rappresentanti sono stati convocati questa mattina, in modo da poter avere risposte puntuali con specifico riferimento al tema della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro, anche in rapporto alle malattie professionali (sappiamo tutti come l’amianto rappresenti una terribile bandiera nera in proposito), nonché alle possibili ricadute che l’apertura dell’impianto, ove si dovesse realizzare, potrebbe determinare sul territorio.
La nostra presenza qui oggi – lo ripeto, anche per evitare possibili fraintendimenti – è dunque legata essenzialmente all’attività di indagine che svolgiamo sui temi oggetto della nostra inchiesta.

MATTEI
Buongiorno a tutti. Signor Presidente, sono qui in qualità di assessore regionale all’ambiente e allo sviluppo sostenibile della Regione Lazio, appena nominato dalla presidente Polverini, che rappresento.
In verità soltanto negli ultimi due-tre giorni ho appreso della specifica questione di cui stiamo discutendo. Ho chiesto pertanto agli uffici di predisporre una memoria – che depositerò poi agli atti – per ripercorrere l’iter amministrativo della pratica relativa al progetto per la realizzazione dell’impianto per lo smaltimento dell’amianto nel Comune di Villa Santa Lucia.
In allegato alla memoria troverete anche copia del provvedimento della valutazione d’impatto ambientale sull’impianto e la relazione della Direzione regionale all’epoca competente in materia di rifiuti. A tal proposito voglio segnalare che oggi, a seguito della ristrutturazione in atto nell’organizzazione interna alla Regione, queste competenze sono poste in capo ad altri dirigenti (almeno credo dal momento che non è materia direttamente afferente al mio assessorato).
In questa relazione – inserita nell’istruttoria per l’autorizzazione integrata ambientale (AIA), ovvero il passo successivo alla valutazione d’impatto ambientale – dopo la descrizione delle varie vicende di tipo amministrativo che hanno contraddistinto dall’inizio ai nostri giorni questo iter autorizzativo, vi è una frase conclusiva che fa riferimento ad alcuni «contatti informali», sui quali ovviamente non sono in grado di riferire con esattezza, né di fare una valutazione completa, anche perché, tra l’altro, sarebbero intercorsi con il direttore regionale all’epoca competente in materia di rifiuti.
In particolare, risulta che il proponente, in considerazione delle problematiche rappresentate dalle varie associazioni e dagli enti locali intervenuti nella fase preliminare alla Conferenza per l’autorizzazione integrata ambientale, abbia focalizzato l’ipotesi di formulare una proposta progettuale alternativa per la realizzazione di un impianto fotovoltaico e di un impianto per il trattamento dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche).
Parliamo comunque di sviluppi che ci sono stati nel corso delle varie riunioni, sia pure in via informale, e che non sono stati ancora manifestati ufficialmente.
Il prosieguo dell’eventuale iter autorizzativo dovrà quindi prendere atto dei nuovi obiettivi del proponente – se ci saranno – e procedere con le conseguenti azioni di competenza. Sarà possibile allora l’eventuale archiviazione del progetto, se verrà confermata questa volontà nell’ambito della Conferenza dei servizi in relazione al procedimento per l’autorizzazione integrata ambientale; non sarà necessario, dunque, un ulteriore passaggio, se non quello di concludere il procedimento per l’autorizzazione integrata ambientale con questa presa d’atto. Si tratta comunque di un processo in fieri, sul quale ad oggi non sono in grado di formulare alcuna valutazione: sul punto, per quanto riguarda il profilo tecnico, potrà forse dare indicazioni più precise l’architetto Olivieri, del Dipartimento territorio della Regione Lazio, che è qui presente. Nell’ambito della Conferenza dei servizi per l’autorizzazione integrata ambientale, che dovrebbe costituire l’esito – positivo o negativo – di questo iter, sarà certamente nostra cura prendere in mano la situazione ed acquisire informazioni più approfondite e dettagliate su questa reale volontà e sui vari aspetti dell’iter precedente.
In allegato alla memoria che sarà consegnata alla Commissione troverete anche la pronuncia di compatibilità ambientale, resa ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, sul progetto di realizzazione di un nuovo impianto per il trattamento di rifiuti speciali pericolosi nel Comune di Villa Santa Lucia, località Casa Iacone, a seguito della richiesta inoltrata dalla società Progetto Immobiliare S.r.l. e datata 16 giugno 2009.
Al suo interno è contenuta una serie di premesse che richiamano aspetti tecnici (che saranno eventualmente valutati) e si conclude con la seguente pronuncia: «Tutto ciò premesso, in relazione alle situazioni ambientali e territoriali descritte e in conformità al V allegato, parte seconda, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, si esprime giudizio di compatibilità ambientale positivo alle seguenti condizioni (...)». Segue poi un elenco di condizioni che furono poste al fine di emanare il provvedimento di parere favorevole. Tutto ciò, ovviamente, è contenuto anche nella relazione che depositerò in maniera riassuntiva.
Il secondo allegato contiene l’iter istruttorio, con le date e la menzione della presenza delle varie associazioni, oltre che degli enti locali, nel corso degli incontri che si sono succeduti in sede regionale e anche localmente.
Nella parte finale di questo ulteriore allegato si afferma che attualmente si stanno valutando le integrazioni progettuali richieste in sede di Conferenza dei servizi, al fine di chiarire alcuni aspetti del progetto stesso. È stato richiesto alla società di predisporre un piano di sperimentazione. Consegno questi documenti agli atti della Commissione posto che, ovviamente, non conosco i contorni e gli aspetti più reconditi della questione; in realtà, si tratta di materia altamente tecnica e dovrà essere valutata in tal senso.

DE LUCA (PD)
Vorrei chiedere all’assessore Mattei di riferirci il nome di chi ha espresso parere positivo sulla compatibilità ambientale di questo progetto. Inoltre, se ho ben compreso, la stessa società ha poi prodotto un’ipotesi di riconversione del progetto per un impianto per la produzione di energia eolica.

MATTEI
Ad emettere il parere favorevole di compatibilità ambientale sono stati gli uffici preposti all’epoca, in data 16 giugno 2009, cioè gli uffici regionali competenti per la valutazione d’impatto ambientale.
L’ufficio competente è appunto denominato «area valutazione di impatto ambientale» e l’oggetto della sua competenza è proprio la pronuncia di compatibilità ambientale. Il direttore della Direzione regionale e il direttore del Dipartimento territorio della regione Lazio in carica all’epoca hanno istruito, valutato ed emesso il parere da me poc’anzi letto.
Quanto al fatto che la società abbia intenzione di riconvertire l’impianto, in una parte della relazione si fa cenno esclusivamente a dei contatti informali: non posso qui affermare né che tali contatti avranno un seguito né che lo abbiano già avuto. Nessun documento mi è stato consegnato e, di conseguenza, nulla posso aggiungere a quanto detto, posto che, al momento, non risultano richieste di riconversione dell’impianto per la produzione di energia eolica o in impianto fotovoltaico.

DE ANGELIS (PdL)
Vorrei sapere dall’assessore Mattei se nell’autorizzazione espressa dall’area valutazione di impatto ambientale della regione Lazio sia riportato il parere del Comune di Villa Santa Lucia. Vorrei sapere se il Comune fosse d’accordo o meno rispetto al progetto e se vi fosse la conformità urbanistica. A mio avviso questi sono aspetti importanti.

MATTEI
L’architetto Olivieri mi segnala che al paragrafo «Partecipazione al procedimento», contenuto nelle premesse della pronuncia di compatibilità ambientale, è scritto che nel termine di 45 giorni il progetto e lo studio non sono stati consultati dal pubblico, ai sensi dell’articolo 29, comma 1, parte seconda, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e, nel termine di 60 giorni, non sono pervenute né osservazioni né pareri.
Ora, io non conosco in maniera dettagliata la norma che disciplina il rapporto tra la Regione e i Comuni e ignoro se esista una trasmissione dati (anche se ritengo che ci sia). Quanto ad eventuali osservazioni e dinieghi intervenuti nel periodo intercorrente, in questa sede noi parliamo di valutazione di impatto ambientale poiché, da quello che posso riferire informalmente non conoscendo la norma, il Comune partecipa direttamente alla Conferenza dei servizi per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, ovvero la procedura che si sta espletando in questo momento. In detti documenti, probabilmente, non è contenuta alcuna osservazione o controdeduzione rispetto al progetto, anche perché i Comuni spesso difettano della capacità tecnica per esprimere tali valutazioni. Si tratta, infatti, di materie molto complesse e non è facile controdedurre sotto il profilo tecnico. Se una valutazione di indirizzo amministrativo potrebbe essere evidentemente espressa, non posso affermare lo stesso per una valutazione di tipo tecnico.
Naturalmente, però, formulo queste riflessioni come ipotesi.
Lascio ora la parola all’architetto Olivieri che mi accompagna, nel caso egli desideri aggiungere qualcosa rispetto alle procedure che regolano i rapporti tra Comune e Regione al riguardo.

OLIVIERI
Signor Presidente, in qualità di funzionario dell’area valutazione di impatto ambientale della regione Lazio posso dire che la partecipazione sia degli enti locali che del settore pubblico è prevista proprio dalla normativa specifica regolante la valutazione di impatto ambientale.
Confermo che, a seguito del procedimento istruito dalla Regione nel 2008, non pervennero né osservazioni né pareri, né da parte del Comune né da parte della Provincia.

PRESIDENTE
Forse questi pareri non pervennero perché tali enti non erano stato avvisati?

OLIVIERI
No, Presidente, perché c’è stata anche una pubblicazione da parte del proponente, contestualmente alla presentazione dell’istanza di valutazione di impatto ambientale.
È vero che tale pubblicazione appare solo un determinato giorno e solo su una determinata testata (ma così prevede la normativa) e si svolge secondo un modello predisposto che riporta tutti i dati progettuali e le indicazioni relative alle strutture sia regionali che provinciali e comunali, il cui oggetto può essere visionato ai fini dell’espressione di eventuali osservazioni.

PRESIDENTE
Quindi, l’assenza di osservazioni da parte dei cittadini o, comunque, da parte dell’amministrazione non ha sollevato attenzione rispetto alla possibilità di instaurare un maggiore dialogo, almeno con le amministrazioni e, nella fattispecie, con il consorzio COSILAM o con il Comune di Villa Santa Lucia?

OLIVIERI
Presidente, ripeto che la procedura funziona in questi termini, tant’è vero che esiste un registro dove vengono riportate eventuali visure da parte del pubblico.

PRESIDENTE
Sì, ma bisogna rispettare la condizione necessaria che il pubblico sia a conoscenza di tale pubblicazione e, mi sembra di aver capito, che il pubblico non ne sapesse nulla.

OLIVIERI
L’informazione avviene attraverso la pubblicazione su un quotidiano. Il parere del Comune non è arrivato, ma il Comune è stato interessato nella fase di accertamento della presenza di un’area boscata nell’ambito dell’area di progetto. Tuttavia tale area risultava essere, da piano territoriale-paesistico, solo una porzione residuale e di conseguenza il Comune ha certificato che nell’area di progetto non era compresa alcuna area boscata.

DE ANGELIS (PdL)
Architetto Olivieri, la prego di chiarirmi questo punto. Il Comune non ha inviato né osservazioni né pareri. Il Comune però ha poi asseverato che la porzione di terreno compresa all’interno di un piano territoriale-paesistico era residuale e non importante a livello ambientale.

OLIVIERI
Nell’ipotesi che sussista un dubbio circa la presenza o meno di un’area boscata, è effettivamente prevista la possibilità, in base alla normativa vigente, che il Comune ne certifichi l’esistenza.

DE ANGELIS (PdL)
Quindi, è possibile che il Comune non invii un parere anche perché, come ha spiegato l’assessore Mattei, potrebbe non disporre delle capacità tecniche necessarie per esprimerlo. Però, il Comune potrebbe inviare un parere nel quale, pur riconoscendo di non essere in grado di valutare la nocività di un sito per la bonifica dell’amianto, fa comunque presente che l’area dove si intende collocare la discarica di amianto si trova all’interno di una zona boscata e di un’area di particolare pregio ambientale.

OLIVIERI
Non è una discarica, è un impianto di trattamento.

DE ANGELIS (PdL)
D’accordo, ma si trova comunque all’interno di una zona boscata di pregio.

PRESIDENTE
Architetto Olivieri, tra l’altro questo impianto di trattamento smaltisce rifiuti speciali e pericolosi.

OLIVIERI
Sì, l’impianto tratta lastre di eternit.

PRESIDENTE
Ciò fa sorgere una serie di interrogativi, oltre che un altro problema di fondo, rispetto al quale anche il direttore del COSILAM potrà aiutarci nella ricostruzione.

DE ANGELIS (PdL)
Presidente, ricollegandomi a quanto lei diceva, vorrei sottolineare che il problema non riguarda la realizzazione dell’impianto perché, alla fine, il sindaco e il consiglio comunale possono assumersi la responsabilità di far insediare un impianto di trattamento dell’amianto nel caso in cui i tecnici della Regione certifichino che questo non è nocivo. Tuttavia, dal momento che ho visto degli striscioni di protesta, mi domando se il Comune fosse al corrente della cosa e se avesse accettato la realizzazione di un sito per il trattamento dell’amianto all’interno del suo territorio.
È chiaro che oggi, a fronte delle garanzie sanitarie dell’ARPA, di quelle della Regione e della VIA, devo dare per scontato che l’impianto di trattamento dell’amianto che dovrebbe insediarsi sia un impianto non nocivo.

PRESIDENTE
Vorrei avere un chiarimento su un dato che mi è sfuggito. Il sindaco ha detto che di fatto non sapeva nulla di questa vicenda, ma ha ricostruito che dal 2007 c’era una richiesta da parte della società Progetto Immobiliare S.r.l.. C’è però una sorta di vuoto, di nebbia che vorremmo diradare quanto più possibile, che va dal 2007 al gennaio 2010. La vicenda, infatti, non esplode improvvisamente nel gennaio 2010, ma inizia a delinearsi già nel 2007. Il dubbio che a noi viene e che abbiamo sottoposto anche ad altri soggetti già auditi, tra cui il sindaco, è il seguente: da un punto di vista urbanistico, è possibile, all’interno di un’area di sviluppo industriale, costruire una realtà che è qualcosa di diverso da uno stabilimento manifatturiero? Questo è il grande interrogativo.
Non so cosa volessero fare questi signori, ce lo diranno più tardi in sede di audizione, ma il concetto è questo e da tale punto di vista credo che il COSILAM ci potrà dare delle risposte; quelle fornite dal Comune le potrete leggere dagli atti, che sono pubblici. Questo è il punto centrale: capire chi doveva fare le verifiche anche da un punto di vista di competenza urbanistica.

OLIVIERI
Nell’istruttoria di VIA, uno degli aspetti che vengono analizzati è che ci sia la compatibilità dell’intervento in relazione alla destinazione d’uso dell’area di progetto. Risulterebbe che quella in oggetto sia area industriale; quello che dovrebbe insediarsi è un impianto di attività produttiva, un impianto industriale, credo quindi che sia compatibile.

PRESIDENTE
Bisogna chiarire questo punto; anche un inceneritore, se lo si considera un’attività industriale come le altre, può, senza ulteriori autorizzazioni, avere destinazione urbanistica all’interno di un’area di sviluppo industriale, ma non credo che ciò sia possibile.

OLIVIERI
È capitato, ad esempio, che un impianto di compostaggio ricadesse vicino ad un’industria che produce ossigeno medicale, anche se tale collocazione non è molto appropriata. Anche se quell’impianto ha un impatto molto minore rispetto all’amianto e alla termovalorizzazione, rientra comunque fra quelli che possono rappresentare criticità dove ci sono attività sensibili.

PRESIDENTE
Voi lo valutate questo aspetto?

OLIVIERI
Generalmente sì. In questo caso dovrebbe essere il Comune ad evidenziare eventuali incompatibilità.

PRESIDENTE
Bisogna evitare i palleggiamenti, senza voler vedere necessariamente della malafede in questo, perché ognuno ha le sue competenze.
Poiché quello di cui si parla è un impianto di riciclaggio, vorrei sapere se secondo la Regione è compatibile con la destinazione d’uso dell’impianto la collocazione all’interno di un’area di servizio industriale che verosimilmente deve essere intesa come produttiva. Chiedo all’assessore all’ambiente di chiarire questo punto.

MATTEI
La valutazione di impatto ambientale è allegata alla relazione (che ritengo ben rappresenti ciò che la presidente Polverini ha in animo di fare per il futuro) che lascerò alla Commissione. Nelle premesse, ci sono due punti salienti sul rapporto tra la Regione e i Comuni. Esso va nella direzione di intensificare il rapporto strategico, quindi l’informativa e anche il supporto tecnico, qualora fosse necessario. Nel caso specifico, leggo nella premessa del dispositivo di valutazione di impatto ambientale che con parere favorevole si prende atto che «(...) come previsto dall’articolo 26, commi 1 e 2, parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006, la società Progetto Immobiliare S.r.l, in data 11 agosto 2008, ha depositato presso l’area VIA, nonché presso la provincia di Frosinone e il Comune di Villa Santa Lucia (come risulta dall’avviso pubblicato a mezzo stampa), copia degli elaborati di progetto e copia dello studio di impatto ambientale». Quindi il deposito presso gli uffici comunali è evidentemente stato fatto. A ciò si aggiunga la parte delle premesse relativa alle considerazioni finali, dove si afferma che il Comune di Villa Santa Lucia, con nota protocollo n. 319 del 19 gennaio 2009, attesta (ritengo che qui si riprenda testualmente la nota del Comune) che nel «terreno oggetto di intervento per la realizzazione di un impianto per il trattamento di rifiuti pericolosi nel Comune di Villa Santa Lucia da parte della ditta Progetto Immobiliare S.r.l, individuato con mappali 864 parte e) e 866, non vi sono aree classificabili a bosco ai sensi delle lettere a) e c) del comma 3 delle norme del piano territoriale-paesistico della regione Lazio, tranne che per una piccola superficie marginale di circa 600 metri quadri». Credo che questa parte sia importante, proprio perché viene citata come una delle tre precondizioni essenziali. Questa lettera contiene una definizione chiara che il tecnico responsabile del procedimento (il dirigente dell’area, il capo dipartimento e il direttore regionale hanno fatto la valutazione successiva), l’architetto Fernando Olivieri qui presente, potrà confermare: nel terreno oggetto di intervento, di cui non conosco la superficie complessiva, non vi sono aree classificabili a bosco, ad eccezione di una piccola superficie marginale di circa 600 metri quadri. Nelle considerazioni finali del parere VIA si afferma che il proponente nelle integrazioni apportate ha configurato una riduzione dell’area destinata a piazzale di 600 metri quadri poiché interessata in parte da un tratto di bosco ceduo. Quindi è evidente che l’azione posta in essere dal Comune ha indotto il proponente a modificare il precedente progetto. È citata anche la legge di riferimento sulle possibili autorizzazioni per lo smaltimento dell’amianto; si tratta di una normativa specifica, posto che è evidente come non possa essere autorizzato nulla che non abbia i requisiti richiesti dalla legge. Infine nell’appunto che ho avuto dagli uffici c’è anche un riferimento alla Conferenza dei servizi dell’8 aprile 2010 per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, dove erano presenti i comitati e le associazioni che hanno depositato relazioni e memorie. Da ultimo nella nota si dice che il trattamento termico per l’amianto è previsto dal decreto ministeriale n. 248 del 29 luglio 2004 (avente ad oggetto «Regolamento relativo alla determinazione e disciplina delle attività di recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto»), è l’alternativa allo smaltimento delle lastre in cemento-amianto in discarica e consiste nella modificazione totale della struttura cristallochimica dell’amianto annullando la pericolosità connessa ai minerali di amianto.

PRESIDENTE
Vorrei sapere dal dottor Pacitti se il COSILAM ha autorizzato questa iniziativa dando parere favorevole all’insediamento di un impianto di trattamento di rifiuti cosiddetti pericolosi nell’area di sviluppo industriale di Cassino.

PACITTI
Il potere che ha il COSILAM è di gestire l’assegnazione delle aree nel piano regolatore destinato ad insediamenti produttivi: giunse una richiesta da parte della ditta in oggetto per l’assegnazione di un’area.

PRESIDENTE
Può fare riferimenti temporali?

PACITTI
Mi pare nel 2008.

PRESIDENTE
Le chiederei di far pervenire al più presto alla Commissione una nota precisa in cui sia documentata la prima richiesta di assegnazione dell’area. Vorrei inoltre sapere se quell’area è stata poi assegnata.

PACITTI
Sì, c’è stata una assegnazione che doveva essere formalizzata entro 30 giorni, perché il COSILAM purtroppo non ha la disponibilità del terreno.

PRESIDENTE
Conosco benissimo le competenze del COSILAM.

PACITTI
Il COSILAM ha ricevuto questo parere positivo per l’assegnazione dell’area, che doveva essere compiutamente conclusa entro 30 giorni con l’esibizione del titolo di proprietà del terreno, cosa che non è mai avvenuta, quindi non è stata mai stipulata la relativa convenzione.
L’atto vincolante con cui il COSILAM assegna un terreno per un’iniziativa industriale è, infatti, la stipula della convenzione bilaterale tra il Presidente e la società richiedente, e ciò in relazione alla vicenda specifica non è mai avvenuto. L’area in questione è destinata, nel piano regolatore territoriale del COSILAM, ad insediamento produttivo e, in base al nostro regolamento, nell’ambito degli insediamenti produttivi sono possibili sia iniziative di carattere produttivo, sia addirittura l’insediamento di cosiddette industrie insalubri, sentito il parere degli organi preposti. In ogni caso il COSILAM, non essendo un ente che faceva parte del procedimento autorizzativo, non ha mai ricevuto elaborati progettuali sull’iniziativa (al di là della richiesta di assegnazione di area da parte della società, accompagnata da una generica relazione), dal momento che questo tipo di documentazione viene presentata successivamente e solo ai fini del rilascio del nulla osta.

PRESIDENTE
Ingegner Pacitti, mi scusi se la interrompo, sarebbe utile se potesse indicarci che cosa s’intende esattamente per «industrie insalubri».
Inoltre, vorremmo sapere quale richiesta è stata fatta dalla società nel momento in cui il COSILAM ha deciso di dare il via libera per l’assegnazione del terreno e che cosa ha fatto il COSILAM quando ha avuto la documentazione relativa alla specifica situazione di insalubrità.
Se possibile, la inviterei ad inviarci una nota scritta su questi punti, perché si tratta di profili per noi molto importanti al fine di capire gli sviluppi della situazione.

DE ANGELIS
Signor Presidente, signori senatori, sono l’assessore all’ambiente della Provincia di Frosinone e anch’io, come il dottor Mattei, mi sono insediato quando l’iter era già avviato. Ho avuto la delega all’ambiente nel luglio del 2009 e solo nel settembre dello stesso anno sono venuto a conoscenza di questa procedura, tra l’altro già ampiamente in corso, perché la valutazione d’impatto ambientale – in questo caso positiva – era stata già depositata.
Non appena ho appreso dagli uffici della Provincia di questa iniziativa – che tra l’altro avrebbe interessato un territorio vicino casa mia, per cui ero particolarmente sensibile alla questione – ho chiamato il sindaco del Comune di Villa Santa Lucia, sorpreso peraltro del fatto di non essere stato contattato prima. Non ho molta esperienza, ma, per quel poco che ne so, di solito sono i sindaci i primi ad interessarsi alle iniziative che coinvolgono direttamente il territorio che amministrano.
Ho fatto così una serie di telefonate al sindaco di Villa Santa Lucia, anche per conoscere quale fosse la posizione del Comune rispetto al progetto, ed è allora che sono venuto a conoscenza – devo dire ancora con grande sorpresa – che il Comune non aveva ben chiaro quale fosse l’impianto per il quale era stata avviata la procedura di autorizzazione, almeno stando a quanto mi è stato detto.
Sicuramente ci saranno dei deficit di organico e di professionalità nel Comune di Villa Santa Lucia che non hanno reso possibile approfondire a pieno certi aspetti, ma mi ha comunque colpito il fatto – sempre per l’esperienza che si può avere quando si fa un po’ di politica sul territorio – che nessun cittadino di Villa Santa Lucia e nessuno dei comitati (anche se c’è da dire che nel settembre del 2009 non si erano ancora neppure costituiti!), si fosse attivato per capire meglio la questione.
Nei mesi successivi, nel corso della prima Conferenza dei servizi, ho più volte sollecitato il sindaco a partecipare ai cittadini le informazioni in suo possesso, anche perché, dal contatto con altri amministratori di Villa Santa Lucia, mi ero reso conto di una scarsa conoscenza in ordine all’impianto che si stava per autorizzare, tanto più che se ne sentiva parlare spesso.
Mi sono allora attivato ed ho contattato Rizza, consigliere del Comune, il quale mi ha risposto che proprio nel territorio di Villa Santa Lucia si stava realizzando una «fabbrica di mattoni», così mi ha detto, e si trattava chiaramente di un eufemismo!
A gennaio di quest’anno, in occasione di una manifestazione di protesta svoltasi ad Anagni contro la realizzazione di un inceneritore di car-fluff - di cui tra l’altro avremmo modo di occuparci – in un’intervista a «Il Messaggero» ho segnalato che, mentre sull’impianto di Anagni non c’era ancora la VIA della Regione, nel caso di un altro Comune, quello di Villa Santa Lucia, c’era invece già una valutazione positiva d’impatto ambientale e che questa vicenda meritava perlomeno l’attenzione della stampa.
Così, proprio alla fine del mese di gennaio, è uscito sulla vicenda un primo articolo su «Il Messaggero», che ha richiamato l’attenzione anche degli abitanti del territorio, ed è proprio in quell’occasione che, vista la forte reazione che c’è stata, ho potuto constatare positivamente l’esistenza nella nostra Provincia di un particolare interesse per questo tipo di tematiche. Siamo stati così contattati dai vari comitati sorti spontaneamente, che abbiamo provveduto ad informare immediatamente sullo stato di avanzamento dell’iter alla data del gennaio 2010.
Nel frattempo, abbiamo incaricato il professor Buonanno, del Dipartimento di meccanica, strutture, ambiente e territorio dell’università degli studi di Cassino, per una consulenza sull’impianto che si sarebbe dovuto realizzare.
Nella relazione, che troverete allegata alla documentazione che lasceremo agli atti, si rilevano alcune criticità sulla valutazione d’impatto ambientale, dal momento che la sperimentazione condotta in questo caso – che era obbligatoria, trattandosi di una nuova tecnologia di ceramizzazione dell’amianto – è stata effettuata con tempi e con modalità che hanno suscitato molte perplessità.
In verità devo dire che i nostri uffici avevano già rilevato in precedenza una serie di anomalie nella valutazione d’impatto ambientale, come risulta anche dai verbali delle Conferenze dei servizi che si sono svolte prima dell’ultima, dell’8 aprile. Mi riferisco, innanzitutto, alla mancanza di una valutazione del contesto ambientale in cui si andrebbe a collocare l’impianto, dal momento che, proprio nei pressi del Comune di Villa Santa Lucia, insistono diverse realtà produttive: in particolare, non si può non citare lo stabilimento FIAT di Cassino, che ha al suo interno ben due turbogas, e la cartiera Reno De Medici, in cui opera un altro turbogas, seppure di minore dimensione e potenza. Sicuramente anche in questo caso sarebbe stato necessario fare un’analisi del contesto ambientale in cui si andava ad inserire l’attività del nuovo impianto, come peraltro prevedono le procedure di VIA.
In ogni caso, l’8 aprile del 2010 si è tenuta una riunione della Conferenza dei servizi alla quale hanno partecipato finalmente anche i comitati, con una mobilitazione dei Comuni del comprensorio del Cassinate e di tutta la Provincia, di cui sicuramente avete avuto già notizia. In quell’occasione, il dottor Fegatelli – che ora però non si occupa più della cosa – ed il direttore del Dipartimento territorio della Regione Lazio, Raniero De Filippis, mi hanno informato che la società Progetto Immobiliare S.r.l. aveva intenzione di chiedere una sospensione della Conferenza dei servizi, cosa che poi è accaduta, aggiungendo – così almeno mi è stato detto, anche se non risulterà da nessun verbale – che la società avrebbe sicuramente rivisto il progetto.
È necessario dire – anche perché lo faranno poi sicuramente i rappresentanti di Confindustria – che qui non si mette in discussione l’idea progettuale, cioè il fatto che si possa realizzare un impianto per la ceramizzazione dell’amianto, né si vuole discutere se sia giusto o meno attuare iniziative che prevedono l’impiego di tecnologie adeguate alla ceramizzazione dell’amianto per evitare il ricorso alle discariche; qui si sta valutando invece un progetto specifico e, proprio per i motivi ai quali prima ho fatto cenno e alle criticità che sono state rilevate, il parere dell’amministrazione provinciale di Frosinone, che poi sarebbe stato espresso in sede di Conferenza dei servizi, non poteva che essere negativo.
La Conferenza dei servizi poi comunque si è svolta e, nel corso della stessa, il legale che rappresentava la Progetto Immobiliare S.r.l. ha dichiarato che la società era disposta a riflettere sul progetto e sull’iniziativa per un certo periodo di tempo, che in verità non è stato neppure stabilito, perché c’è stata in quella circostanza un po’ di bagarre. Ci siamo quindi lasciati con l’indicazione del dottor De Filippis di una convocazione a 90 giorni.

DE ANGELIS (PdL)
Mi scusi, signor Presidente, ma vorrei un chiarimento, in modo da capire la questione una volta per tutte, pur restando nell’ambito delle nostre competenze.
Vorrei sapere – e mi rivolgo in particolar modo ai tecnici presenti – se da parte della provincia di Frosinone è stato espresso parere positivo, dal momento che la Conferenza dei servizi si è tenuta e considerato che la procedura di VIA – correggetemi se sbaglio – presuppone che venga data una serie di pareri.

OLIVIERI
No, da parte della Provincia non è stato dato parere positivo.
In verità la normativa sulla valutazione d’impatto ambientale stabilisce un termine di 60 giorni entro il quale deve pervenire il parere del Comune e della Provincia.

DE ANGELIS (PdL)
Per esprimere la valutazione di impatto ambientale sono stati inviati elaborati tecnici a Comune e Provincia, che li hanno ricevuti. Quindi, la Provincia disponeva dell’elaborato tecnico ma, se poi non ha inviato il parere, questo mancato invio viene considerato come un parere favorevole.
Voglio pertanto capire se la società di progetto, attualmente, sia in possesso di tutte le autorizzazioni per realizzare l’impianto.

DE ANGELIS
Manca l’AIA (autorizzazione integrata ambientale), che è rilasciata dalla Direzione regionale competente attraverso la Conferenza dei servizi alla quale parteciperanno tutti gli organismi interessati.

DE ANGELIS (PdL)
Quindi, se ho ben compreso, la Provincia sta dicendo che il suo parere sarà contrario. Come affermava il presidente Tofani, al di là della conformità urbanistica, si crea un accumulo di industrie.
La situazione della Provincia è già pesante e caricarla ancora, secondo voi, non è consono.

DE ANGELIS
Questa è senz’altro una prima valutazione di carattere generale. Poi vi sono una serie di osservazioni, molto precise e puntuali, relative proprio alla sperimentazione: sia alla tempistica della sperimentazione stessa, un argomento sul quale lascerò poi intervenire l’ingegner Colasanti, dirigente del settore ambiente della provincia, sia sul progetto.
Rispetto poi ad alcuni impianti necessari proprio ai fini dell’abbattimento delle polveri, alcune criticità sono ben illustrate nella relazione predisposta dall’università degli studi di Cassino.

PRESIDENTE
Assessore De Angelis, riferendosi anche a contatti avuti con le associazioni degli industriali della provincia di Frosinone, lei ha detto che non vi è una contrarietà a priori alla realizzazione di un impianto di porcellanizzazione dei processi di smaltimento dell’amianto.

DE ANGELIS
Presidente, nei giorni scorsi, per altre vicende, ho avuto un aspro confronto dialettico con Confindustria in relazione ad altri impianti ed ho avuto modo di dichiarare più volte che, in generale, la mia posizione personale non è contraria a forme di smaltimento che prevedano la termovalorizzazione dei rifiuti.
Quindi, in via generale, parlando non solo di questo tipo di attività, ho avuto modo di dire più volte che bisogna valutare i progetti presentati, come in questo caso perché, per quanto in linea teorica si possa sostenere la possibilità di ceramizzare l’amianto, in questo caso specifico, l’impianto proposto non è in grado di fare ciò. La mia riflessione era molto più generale e non riferita a questo tipo di attività.

PRESIDENTE
Se disponete di documentazione circa il parere espresso dall’amministrazione provinciale, sarebbe opportuno che ce la trasmettiate. La Regione, infatti, ha riferito di non aver ricevuto alcun parere, né da parte del Comune né da parte della Provincia.

DE ANGELIS
Il parere della Provincia in sede di Conferenza dei servizi ancora non è stato espresso per il semplice fatto che non è stata convocata la Conferenza conclusiva nella quale esso verrà espresso.
L’amministrazione provinciale di Frosinone ha invece consegnato una relazione predisposta dal Dipartimento ambiente e territorio dell’università di Cassino, nella quale si fanno una serie di rilievi critici rispetto all’impianto.
Questi rilievi critici, unitamente ad un’altra lunga serie di considerazioni da noi precedentemente espresse in Conferenza dei servizi, qualora venga convocata la Conferenza conclusiva determineranno il nostro parere negativo.
Quanto al parere di VIA, la provincia di Frosinone, come spiegherà l’ingegner Colasanti, non ha espresso alcun parere. Dal momento che, all’epoca, non ero ancora assessore lascio la parola all’ingegner Colasanti che potrà puntualizzare questi aspetti.

PRESIDENTE
Al di là del fatto che quando si alternano le amministrazioni locali, e in assenza di continuità amministrativa, è difficile seguire lo svolgimento delle vicende, ritengo che una volontà comune in questo senso potrebbe comunque essere espressa, a prescindere dalla convocazione della Conferenza conclusiva. Non è possibile, infatti, pensare che se il parere non è stato espresso in precedenza non lo si debba esprimere neanche oggi. È invece mia opinione che sia necessario richiamarsi a criteri oggettivi e scientifici, dal momento che l’amministrazione provinciale non esprime un parere basandosi su criteri soggettivi.
È altresì necessario considerare la portata del problema. Infatti, l’architetto Olivieri, funzionario della Regione, ha riferito che tutti gli enti interessati disponevano di una copia del progetto ma che, ciononostante, non hanno inviato osservazioni. Forse non sono state rispettate le normative previste sulla pubblicizzazione oppure lo sono state in modo tale che la cittadinanza non ne è venuta a conoscenza. Giustamente, l’assessore De Angelis ha rilevato che questi fatti si sono verificati quando era in carica un’altra amministrazione.
Però ritengo che la nuova amministrazione che è subentrata alla guida della provincia di Frosinone dovrebbe valutare l’opportunità di dare quegli elementi informativi che, da quanto lei ha riferito, la precedente amministrazione non ha fornito. Ciò servirebbe anche ai fini di una maggiore comprensione da parte della Regione, che si ritrova a non disporre di informazioni né da parte del Comune né da parte della Provincia. Di conseguenza, sarebbe opportuno che la trasmissione di tale informazioni non avvenisse nella Conferenza conclusiva, anche a dimostrazione della conoscenza della legge.
Al momento, non ho inteso ancora dire che tale intenzione sussiste; se così non è, l’amministrazione provinciale valuti questo percorso, in linea con le proprie competenze.

COLASANTI
Presidente, in qualità di dirigente del settore ambiente, sviluppo sostenibile e risorse idriche della provincia di Frosinone, posso dire che il progetto è stato presentato in Provincia nel momento in cui è stato depositato in Regione per la pubblicazione ai fini della valutazione d’impatto ambientale.
Occorre precisare che il procedimento era di competenza regionale e che, per quanto riguarda l’intervento degli enti preposti (in questo caso Comune e Provincia) e in modo particolare per quanto ci riguarda, il fatto che la Provincia non abbia rilasciato un parere (anche se, in questo caso, non si tratta di pareri ma, eventualmente, di due osservazioni) non implica alcuna forma di silenzio-assenso, né una procedura che, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, poi modificato dal decreto legislativo n. 4 del 2008, consenta alla Regione di acquisire un parere. Ribadisco che la mancanza di osservazioni non costituisce espressione di parere.

PRESIDENTE
Ingegner Colasanti, non possiamo continuare a ingarbugliare il tema. La Regione riferisce di non aver ricevuto da parte degli enti locali, né della Provincia né del Comune, osservazione alcuna. Lei, invece, riferisce di non essere obbligato a fornire pareri e osservazioni.
Quindi, seguendo la logica del soggetto locale, sia Comune che Provincia, non vi sarà alcuna presa di posizione, positiva o negativa, su questo tema.

COLASANTI
Presidente, io riferisco relativamente al ruolo della Provincia, sapendo che, comunque, interverrà successivamente un procedimento di AIA, attraverso una Conferenza dei servizi all’interno della quale tutti i soggetti, obbligatoriamente, saranno chiamati ad esprimere un parere.
Io partecipo continuamente a procedimenti di questo tipo presso la Regione e devo riconoscere che, giustamente, in molti procedimenti le valutazioni di AIA e di VIA sono state riunite.
Nel corso delle prime Conferenze dei servizi, abbiamo espresso delle perplessità per quanto riguarda la bontà del progetto, perplessità riguardanti sostanzialmente le osservazioni che l’assessore De Angelis ha correttamente illustrato. Le nostre osservazioni hanno toccato anche aspetti ulteriori concernenti la localizzazione, l’ubicazione e il contesto ambientale dove dovrà essere realizzato l’impianto, in quanto abbiamo valutato anche gli aspetti tecnici del progetto.

PRESIDENTE
Ingegner Colasanti, sono certo che lei abbia svolto tutti i compiti che le spettavano, non ho motivo di pensare il contrario.
Ma lei ha messo per iscritto le conclusioni del suo lavoro e le ha inviate poi alla Regione?

COLASANTI
Certamente, Presidente. Lo abbiamo fatto in tutte le varie Conferenze dei servizi alle quali abbiamo partecipato.

PRESIDENTE
Ma la Conferenza dei servizi esprime un parere. Io, invece, vi espongo un problema di fondo sul quale vi invito a riflettere.
Bisogna chiarire il quadro di riferimento, distinguendo tra le Conferenze dei servizi e le osservazioni. Si tratta, quindi, di stabilire, rispetto alla conoscenza del problema, alla specificità del sito, alla destinazione urbanistica dello stesso, addirittura alla vincolistica relativa alla presenza o meno di un bosco ceduo, se l’amministrazione provinciale, così come quella comunale (ho infatti rivolto la stessa domanda al signor sindaco), ritenga opportuno che questi aspetti siano o meno oggetto di osservazioni.
Il compito della Conferenza dei servizi è, invece, un altro, quello di esprimere quanto voi ritenete opportuno che essa esprima. Alla fine, però, mi sembra che ciò crei una situazione tale da permettere alla Regione di affermare di non avere ricevuto alcuna osservazione. Addirittura, il Comune sostiene che il bosco ceduo, che è sottoposto a un vincolo paesaggistico, occupa solo una porzione di territorio marginale dell’area interessata.
Tutte queste considerazioni devono aiutarci a capire la bontà degli atti ai fini della comprensione degli stessi da parte di tutti. Per essere chiari, noi non entriamo nel merito, ma vogliamo capire determinate procedure, al fine di comprendere quali siano le nostre competenze relativamente al progetto e in riferimento a quanto detto in questa sede.

MATTEI
Presidente, le procedure di legge sono, appunto, tali.
Quindi, la considerazione che io svolgo a margine della mia relazione è che le procedure di legge, in fase di valutazione d’impatto ambientale, prevedono l’espressione di eventuali pareri, note integrative o valutazioni a margine, che gli enti locali possono proporre alla Regione prima dell’espressione del parere, negativo o positivo che sia, sulla valutazione d’impatto ambientale.
Allo stato dei fatti, in base agli atti che mi sono stati consegnati, tali pareri non risultano pervenuti. Ovviamente, mi riferisco alla procedura di VIA.
Quindi, né la Provincia né il Comune, nei 60 giorni previsti dalla legge, hanno proposto modifiche o controindicazioni alla realizzazione dell’impianto, su base tecnica e, eventualmente, anche da un punto di vista politico.
È possibile, infatti, una simile valutazione poiché il consiglio comunale, quello provinciale come anche quello regionale, possono esprimere una valutazione di questo tipo. Non possono, però, andare contro le norme di legge.
Ribadisco che in quella fase non fu espresso alcun parere. A noi risulta, e ne chiedo conferma all’architetto Olivieri, che in fase di Conferenza dei servizi per l’espressione dell’AIA (quindi, nelle tre sedute del 26 ottobre, del 14 dicembre e dell’8 aprile ultimo scorso), la provincia di Frosinone presentò una relazione, redatta dal professor Giorgio Bonanno, alla quale ha fatto riferimento l’assessore De Angelis. A tal proposito, comprendo come, avendo l’assessore De Angelis ricevuto la delega nel periodo intercorrente e non essendo la questione semplice da un punto di vista tecnico, la Provincia abbia prodotto questa relazione in sede di Conferenza per l’espressione dell’AIA. Tuttavia, in sede di valutazione d’impatto ambientale non c’è stata alcuna opposizione e comunque non è stato espresso alcun parere.

PRESIDENTE
Qui non si tratta di sminuire gli impegni dei vari soggetti.
Quella che volevo avere da lei era piuttosto una valutazione politica, perché la relazione sicuramente darà degli indirizzi e vorrei capire da questo punto di vista cosa è successo.

MARAVENTANO (LNP)
Vorrei sapere dall’assessore Mattei se la Regione ha sposato questo progetto.

MATTEI
Se me lo chiede da un punto di vista di indirizzo politico, non sono in grado di darle una risposta compiuta, in quanto non c’è contrarietà a priori ai progetti infrastrutturali che rientrino nella normativa vigente.
È evidente che la presidente Polverini ha espresso la propria opinione e ritengo che sarà quello il parere a cui ci conformeremo sotto il profilo politico, ma la politica ovviamente non può superare la legge.
Per tale motivo non posso dire oggi se questa contrarietà politica potrà trasformarsi in un atto formale, perché, come lei sa, dal momento in cui sono state divise le funzioni di indirizzo e di controllo da quelle di gestione l’indirizzo può essere di contrarietà, ma se la normativa prevede un diritto questo non può essere negato per volontà politica. Ovviamente la Regione dedicherà la massima attenzione a tale situazione, rispetto alla quale la popolazione ha espresso in maniera chiara la propria contrarietà. Per questi motivi, ribadisco oggi quanto dichiarato dalla presidente Polverini.

DE ANGELIS
Vorrei chiarire due passaggi. Il primo è che la valutazione di impatto ambientale è arrivata il 16 giugno 2009 ed avendo io assunto la delega solo a fine luglio dello stesso anno non ho potuto far intervenire gli uffici sulla VIA, ma nella prima occasione utile, ovvero la Conferenza dei servizi del 27 ottobre 2009, sede in cui gli enti devono fare le proprie osservazioni, come risulta dagli atti l’ingegner Colasanti ha espresso delle osservazioni relative all’assenza di una valutazione del contesto ambientale. In ogni caso, il parere, per poter avere un effetto deve essere motivato, altrimenti un parere negativo tout court senza alcuna motivazione finisce per agevolare l’impresa che vuole realizzare un progetto: può fare ricorso al TAR e ottenere in questo modo l’autorizzazione.
Per rispondere anche all’osservazione della senatrice Maraventano sui tempi, questi sono i motivi per cui ci siamo dovuti dotare di un parere tecnico che fosse a supporto del nostro parere che era di carattere politico-amministrativo.

PRESIDENTE
Ringrazio gli intervenuti per il loro contributo, che spero serva a capire meglio ciò che potremo fare.


Audizione di rappresentanti del Comando provinciale Vigili del fuoco, della ASL Frosinone e dell’ARPA Lazio



Intervengono l’ingegner Maurizio Liberati e l’ingegner Stefano Lucidi del Comando provinciale Vigili del fuoco, il dottor Giancarlo Pizzutelli, il dottor Alessandro Varone e il dottor Vincenzo Allegretti della ASL di Frosinone, il dottor Elio Martino, della Direzione provinciale del lavoro, e il dottor Franco Micozzi, direttore dell’ARPA Lazio.

PRESIDENTE
Saluto e ringrazio i presenti per aver aderito alla richiesta di audizione, il cui obiettivo è quello di comprendere, in riferimento alle competenze della nostra Commissione, specificatamente in relazione alle malattie professionali, quanto ognuno di voi, secondo le proprie competenze, sa in riferimento all’ipotesi della costruzione di un impianto di trattamento dei rifiuti pericolosi nel territorio del Comune di Villa Santa Lucia.

LIBERATI
Il Comando provinciale Vigili del fuoco, per quanto di propria competenza, ha compiuto un esame preliminare del progetto che si intende realizzare, in particolare su due aspetti. Il primo è quello classico della sicurezza antincendio, che prevede la presentazione di un progetto da parte di chi intende realizzare l’opera da sottoporre all’esame dei Vigili del fuoco, relativo in particolare agli aspetti degli impianti termici.
Infatti dalla valutazione di impatto ambientale, di cui la prefettura ci ha fornito copia, si rileva la presenza di impianti termici necessari al processo di lavorazione e la probabile presenza di capannoni con determinate superfici. Si tratta di aspetti che possono avere una valenza sotto il profilo della sicurezza e quindi anche sotto il profilo dell’infortunistica sul lavoro collegata all’aspetto antincendio. Occorrerà pertanto seguire una procedura che attiene proprio alla materia di cui si occupa il Corpo nazionale Vigili del fuoco.

PRESIDENTE
Conosciamo le competenze del Corpo, ma vorremmo sapere se ha elementi specifici sul progetto.

LIBERATI
No, a noi non sono stati presentati. Vorrei però soffermarmi sulla caratterizzazione dei rifiuti.

PRESIDENTE
Le ripeto che a noi interessa parlare di questo progetto specifico, non di argomenti teorici.

PIZZUTELLI
Intervengo come direttore del dipartimento prevenzione, su delega del commissario sanitario della ASL. I miei collaboratori, il dottor Alessandro Varone e il dottor Vincenzo Allegretti, hanno partecipato alla Conferenza dei servizi in sede regionale e quindi hanno direttamente esaminato la pratica.

VARONE
Siamo stati invitati alla Conferenza dei servizi dalla Regione Lazio e abbiamo fatto alcune osservazioni che ritenevamo opportune soprattutto per quanto riguarda il discorso delle malattie professionali, perché effettivamente non possiamo sapere che cosa accadrà tra vent’anni, quando le malattie legate alla esposizione all’amianto si manifesteranno.

PRESIDENTE
Purtroppo lo sappiamo dalla letteratura.

VARONE
Mi riferisco ai lavoratori perché, come risulta dal verbale della Conferenza dei servizi, mi sono preoccupato non tanto dell’ambiente, ma degli eventuali lavoratori che avrebbero dovuto lavorare in quell’impianto, con una procedura che non ritenevo molto idonea. Infatti mi riservavo, nella prossima Conferenza dei servizi, di chiedere come pensano di evitare l’esposizione dei lavoratori a quei rischi.

PRESIDENTE
Lei è tenuto a parlarne alla nostra Commissione, che ha poteri inquirenti e giudiziari. Se ritiene, può inviarci un documento scritto o possiamo procedere alla segretazione delle sue dichiarazioni.

VARONE
Per me va bene.

PRESIDENTE
Per motivi di opportunità questa parte dell’audizione verrà quindi segretata.

(I lavori proseguono in seduta segreta).

ALLEGRETTI
Buongiorno a tutti, sono il medico del servizio di igiene pubblica della ASL di Frosinone. Insieme al collega ho partecipato in Regione alle sedute della Conferenza dei servizi. Sin dall’inizio abbiamo riservato molta attenzione alla questione e ne stiamo tuttora seguendo gli sviluppi. Ci troviamo in una fase intermedia, nella quale sono state formulate moltissime richieste di precisazione da parte dei vari organi che hanno partecipato alla riunione (dal comitato tecnico-scientifico della Regione, alla stessa ASL, e così via). La Progetto Immobiliare S.r.l. sta esaminando tutte queste richieste e stiamo aspettando ad oggi una convocazione per la prossima seduta, dopo di che analizzeremo con attenzione gli ulteriori sviluppi della questione. Stiamo parlando comunque di un impianto a norma dopo che, con il decreto ministeriale n. 248 del 2004, è stata ammessa questa specifica modalità di smaltimento dell’amianto che in precedenza non era invece prevista.
Per quanto concerne il funzionamento dell’impianto, in esso dovrebbero essere trattate solamente lastre di cemento-amianto (le cosiddette lastre di eternit), dunque solo amianto incluso in matrice compatta e non amianto friabile. Si tratterebbe del primo impianto di questo tipo non solo in Italia ma anche in Europa, dove mi risulta che al momento non ne esistano di analoghi.
In realtà un impianto per il trattamento dell’amianto fibroso è presente in Francia, dove viene però utilizzata la tecnica della torcia al plasma; addirittura in Francia lo stesso amianto in forma compatta viene inserito in coclee, cioè in chiocciole a mulino nelle quali viene poi frantumato.
Nel caso specifico dell’impianto che dovrebbe essere realizzato nel Comune di Villa Santa Lucia, si parla invece di un forno di ceramizzazione, che lavora a temperature molto più basse rispetto a quelle utilizzate dalla torcia al plasma.

PRESIDENTE
Di che temperature parliamo?

ALLEGRETTI
Il forno dovrebbe lavorare a circa 800 gradi, ma la temperatura operativa verrà stabilita con precisione solo al termine della fase di sperimentazione.
L’amianto arriverebbe nel sito così come prelevato nelle sedi di bonifica, confezionato cioè in involucri di polietilene; verrebbe poi immesso in una camera di condizionamento dove l’operatore, munito ovviamente di dispositivi di protezione individuale, dovrebbe procedere all’apertura del pacco e al carico del forno, che immette in un camino all’uscita del quale è posto un filtro assoluto (il riferimento dell’aggettivo è alla capacità di filtrazione).
La camera di condizionamento – che rappresenta il vero punto critico perché è lì che viene aperto il pacco – è a pressione negativa, per cui tutto ciò che in quel momento si libera deve essere aspirato e convogliato verso il filtro assoluto. Ciò è tecnicamente ammesso dalla normativa vigente.
Il tentativo che si sta facendo oggi da parte di tutti gli organi coinvolti è quello di cercare di capire nel dettaglio tutti i vari passaggi per poi procedere, laddove possibile o nel caso in cui lo si ritenga necessario, a richieste di prescrizione o di modifica.

PRESIDENTE
Dottor Allegretti, lei ritiene dunque che sia necessario capire meglio i vari passaggi?

ALLEGRETTI
Sì.

PRESIDENTE
Che cosa può dirci, invece, per quanto di sua conoscenza, in ordine alla specifica tipologia di filtro di cui ci ha parlato ?

ALLEGRETTI
Questo tipo di filtro viene solitamente utilizzato nei cantieri in cui si procede alla rimozione dell’amianto; in quel caso, però, si tratta comunque di situazioni temporanee, senza contare il fatto che l’operatore che lavora per questo tipo di imprese fa quel mestiere, per cui oggi è qui, domani presso un altro impianto e così via.
Per quanto riguarda l’ambiente, possiamo dire che le procedure previste tutto sommato offrono delle garanzie, ma è soprattutto l’operatore che deve essere garantito con gli strumenti previsti dalla normativa per la sicurezza sul lavoro, dalla progettazione idonea dell’impianto – e siamo ora in questa fase – all’eventuale predisposizione dei dispositivi di protezione individuale.

MARTINO
Signor Presidente, rappresento la Direzione provinciale del lavoro di Frosinone, che in materia però non ha più competenze di vigilanza specifica, a seguito del decreto legislativo n. 81 del 2008 e delle norme ad esso collegate. In ogni caso, in qualità di ispettore del lavoro di lunga data, trattandosi di amianto mi sento di dire che è necessario sicuramente riflettere bene prima di realizzare un impianto di questo tipo, tenuto conto che gli effetti legati all’esposizione all’amianto si manifestano solitamente dopo molto tempo (dieci-vent’anni).
Con riferimento al tema specifico di cui oggi discutiamo, tengo comunque a precisare che non abbiamo avuto alcuna comunicazione da terzi, proprio perché non siamo più competenti, né in materia di sicurezza interna, né di ambiente esterno; non siamo dunque in possesso di elementi o di dati tecnici sui quali poter riferire o argomentare.

MICOZZI
Signor Presidente, sono il direttore della sezione di Frosinone dell’ARPA Lazio. Per quanto riguarda la realizzazione dell’impianto a Villa Santa Lucia, come ARPA Lazio abbiamo partecipato presso la Regione alla fase istruttoria della procedura, considerato che il nostro compito è, in particolare, quello di supportare l’ufficio regionale dal punto di vista tecnico rispetto alle varie problematiche che possono sorgere nell’ambito dei procedimenti per l’autorizzazione integrata ambientale, tra cui rientra anche quello riguardante il progetto di cui stiamo oggi discutendo.
La fase istruttoria non si è ancora conclusa e non è stato dunque ancora espresso un parere in merito. Non saprei cos’altro aggiungere, dal momento che la Regione lo scorso 9 aprile ha sospeso il procedimento per 90 giorni e siamo ora in attesa di una convocazione.

PRESIDENTE
La ringrazio per aver fornito questi dati, che comunque già conosciamo, ma vorrei far notare che nel frattempo i giorni passano.
Forse sarebbe il caso di acquisire in questa fase le opportune conoscenze, così da avere maggiori conoscenze quando, ai primi di luglio se non sbaglio, scadrà il termine di 90 giorni e si terrà una Conferenza dei servizi, che dovrebbe essere tra l’altro quella conclusiva.
Dottor Micozzi, possiamo dunque concludere che l’ARPA Lazio non ha altri elementi al riguardo?

MICOZZI
Abbiamo sollevato il problema dei tempi della sperimentazione, che a nostro avviso è stata molto breve, per cui i risultati non si possono ritenere esaustivi.

PRESIDENTE
Mi scusi, ma la sperimentazione dov’è stata fatta?

MICOZZI
La sperimentazione di cui ci sono stati forniti i dati è stata condotta a Reggio Emilia; del resto sul territorio del Comune di Villa Santa Lucia non esiste ancora nulla.

PRESIDENTE
Le chiedo questo perché sembrerebbe che la società in questione abbia presentato il progetto per la realizzazione di un impianto simile in Provincia di Ferrara, che poi non è stato realizzato.
Non so come siano andate esattamente le cose, perché non ho informazioni precise al riguardo ma, a quanto mi risulta, sembra fosse un impianto per lo smaltimento di 16.000 tonnellate all’anno. Nel caso del Comune di Villa Santa Lucia si tratterebbe, invece, di un impianto per 60.000 tonnellate all’anno: pertanto, qualunque tipo di sperimentazione fosse stata condotta, sarebbe necessario procedere comunque ad un’ulteriore riflessione, trattandosi di una quantità quattro volte superiore a quella su cui è stato condotto l’esperimento.
Vorrei sapere se come ARPA Lazio vi siete fatti un’idea in proposito, dal momento che la Conferenza dei servizi di aprile non è stata la prima in cui si è parlato di questo argomento. Nel caso in cui non abbiate ancora un’idea al riguardo, vi chiediamo gentilmente di darci comunicazione per iscritto non appena avrete formulato le vostre valutazioni in merito.

MICOZZI
Provvederemo sicuramente in tal senso. Al momento non abbiamo ancora nulla di scritto, anche perché stiamo valutando le varie problematiche con i diversi uffici che si occupano della questione all’interno dell’Agenzia.

PRESIDENTE
Ribadisco ancora una volta che per noi è importante avere questi elementi e la ringrazio sin d’ora per la documentazione che vorrà inviarci.


Audizione di rappresentanti di Confindustria Frosinone



Intervengono per la Confindustria di Frosinone l’ingegner Marco Micheli, vice Presidente con delega all’ambiente e alla sicurezza, accompagnato dal dottor Aldo Della Perduta.

PRESIDENTE
È ora in programma l’audizione di rappresentanti di Confindustria Frosinone. Nel porgere i miei saluti agli auditi qui convenuti, ricordo che il motivo della nostra presenza è legato alla realizzazione di un impianto di smaltimento dell’amianto qui a Villa Santa Lucia. In particolare, è nostro interesse conoscere la posizione di Confindustria Frosinone relativamente all’opportunità e alla bontà del progetto. Inoltre, se disponete di notizie relative al rispetto della sicurezza e della prevenzione nei luoghi di lavoro, vi preghiamo di volercele comunicare.

MICHELI
Intervengo in qualità di vice Presidente con delega all’ambiente e alla sicurezza di Confindustria Frosinone. Come da convocazione, presentiamo una memoria riassuntiva della nostra posizione.
Confindustria Frosinone non affronta la questione da un punto di vista tecnico, perché non dispone di informazioni pratiche, né di merito né di sostanza.
Pertanto, ci limiteremo soltanto a una panoramica generale sull’iniziativa.
In generale, indipendentemente dal voler esprimere su di essa un giudizio, la posizione di Confindustria Frosinone è comunque orientata al rispetto dell’ordine costituito. Consideriamo quindi positivamente qualsiasi iniziativa imprenditoriale sul nostro territorio, una volta però che siano stati valutati tutti gli aspetti di conformità legislativa.
Restando nell’ambito del trattamento dei rifiuti, tale posizione è legata anche alla situazione a livello nazionale, in quanto in Italia si è un po’ troppo sbilanciati per il ricorso alla forma dell’invio a discarica delle varie tipologie di rifiuti, a parità di quantitativi prodotti a livello di benchmark europeo. In altri termini, in Italia produciamo, più o meno, lo stesso mix di rifiuti prodotti in altri Paesi assimilabili al nostro ma, come risulta dal rapporto annuale per il biennio 2008-2009, mediamente soltanto il 12 per cento della totalità dei rifiuti prodotti viene destinato a forme più nobili di recupero dell’energia, mentre una quota ancora importante finisce in discarica.
Pertanto, nell’ottica di una pianificazione nazionale, ogni struttura che, nel rispetto delle migliori tecniche a disposizione, possa andare nella direzione di ridurre l’invio in discarica è da noi valutata positivamente. Ovviamente, nel caso di specie, rispetteremo qualsiasi decisione emergerà dall’istruttoria degli organi deputati (cioè le autorità coinvolte nella Conferenza dei servizi). L’azienda interessata non è nostra associata ma associata di Confindustria Reggio Emilia. A quest’ultima abbiamo chiesto informazioni sull’azienda in generale, che è risultata essere un’azienda innovativa. Qui le nostre valutazioni si fermano, Presidente, per il semplice fatto che non siamo in grado di esprimere altre considerazioni.

PRESIDENTE
Vi ringrazio per il contributo fornito.


Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali provinciali



Intervengono il signor Pietro Maceroni, segretario generale della CISL, il signor Benedetto Truppa, segretario confederale della CGIL, il signor Enzo Valente, segretario provinciale della UGL e il dottor Gabriele Stamegna, segretario provinciale della UIL.

PRESIDENTE
È ora in programma l’audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali locali, che ringrazio per la loro presenza.
La nostra missione a Villa Santa Lucia è essenzialmente legata alla conoscenza, per quanto concerne il progetto dell’impianto di smaltimento dell’amianto, di possibili azioni protettive in riferimento al tema specifico delle malattie professionali, che la nostra Commissione segue con grande attenzione.
Infatti, si tratta di un tema, anche se meno eclatante e meno roboante di quello degli infortuni sul lavoro, altrettanto importante.
Considerato che si tratta di un procedimento nuovo, di carattere sperimentale e considerato che, in base agli elementi a nostra disposizione (ascolteremo adesso anche i rappresentanti dell’azienda proponente), tale impianto dovrebbe realizzare uno smaltimento di circa 60.000 tonnellate di rifiuti l’anno, ci siamo posti il problema della salute dei lavoratori che dovessero essere chiamati ad operare a questo eventuale progetto, qualora esso si dovesse realizzare. In senso più generale, quindi, ci siamo interrogati su quanto si determinerebbe nell’ambito territoriale.
Abbiamo pertanto audito quei soggetti che risultano più direttamente coinvolti nella valutazione del progetto e, quindi, nell’espressione dei pareri rispetto all’ottemperanza delle procedure di legge. È però abitudine di questa Commissione ascoltare anche le parti sociali, soprattutto quando sono in discussione temi riguardanti la salute dei lavoratori e, in senso più generale, la tutela dell’ambiente (sempre laddove gli impianti dovessero essere realizzati).
Quindi, se avete da comunicarci elementi informativi ve ne saremo grati, dal momento che il filo conduttore della nostra presenza qui oggi altro non è che un’indagine su questo tema, come Commissione parlamentare che ha poteri giudiziari ed inquirenti. Di conseguenza, gli elementi che emergeranno dall’audizione non avranno valore di consultazione, bensì di documentazione ufficiale e formale, che rimane agli atti della Commissione e che sarà disponibile a tutti i soggetti istituzionali che ne dovessero fare richiesta.

MACERONI
Presidente, in qualità di segretario generale della CISL di Frosinone ringrazio questa Commissione, la quale ci consente di esprimere un giudizio su tale iniziativa che, tra l’altro, ha suscitato molto scalpore e ha condotto alla costituzione di un «Comitato No Amianto», da noi ricevuto dopo essere stati contattati.
In premessa, devo rilevare che noi non dominiamo la materia per quanto riguarda gli aspetti scientifici e tecnici. Sappiamo che esistono impianti di questo tipo in Francia e in Germania e, in linea di massima, conosciamo il processo chimico di lavorazione, che comporta l’elevazione della temperatura dell’amianto a 1.600 gradi, con una sorta di neutralizzazione e con la produzione di materiale inerte destinato all’utilizzo soprattutto in edilizia.
Quindi, per esprimere un giudizio tecnico, avremmo bisogno, chiaramente attraverso i nostri consulenti, di disporre di altra documentazione (relativa, ad esempio, al ciclo tecnologico) e di ricevere indirizzi anche in merito alle materie da conferire. Dovremmo poi ascoltare l’ARPA, il CNR e l’ISPESL, soprattutto relativamente alle modalità di stoccaggio e di trattamento.
Non disponendo di questi elementi, e pur non essendo il sottoscritto un ambientalista «a senso unico», le nostre politiche prevedono di tentare di conciliare sviluppo, ambiente e salvaguardia dell’ecosistema. Poiché molto spesso su questo tema si crea una forte disinformazione, ci siamo ritrovati a condurre delle vere e proprie battaglie anche contro alcune comunità locali.
È il caso del comune di Guarcino, dove lo stesso sindaco era contrario alla realizzazione di una centrale a biomasse poiché veniva utilizzato l’olio di palma. Anche in quel caso, vi fu una forte opposizione, mentre noi ritenevamo che vi fossero tutte le garanzie per quanto concerne le emissioni. La stessa questione si è riproposta a Sora per la cartiera e per la realizzazione del termovalorizzatore a gas, dal momento che è chiaro che il problema delle nostre imprese è quello di abbassare i costi energetici per essere produttive.
Quindi, quando affrontiamo questi temi, lo facciamo con molta delicatezza.
In questo caso specifico, poi, posso dire che la provincia di Frosinone, della quale anche lei Presidente è espressione, presenta una situazione ambientale difficile, forse la più difficile dell’intero Lazio. Come territorio e come Provincia, infatti, siamo per così dire circondati: a partire dal termovalorizzatore del Consorzio Gaia di Colleferro, alla Valle dei Latini (per il recupero della quale saranno necessari almeno duecento anni, dopo il fallimento del distretto delle bioenergie e delle biomasse), fino alla situazione di Ceprano, l’impatto ambientale è stato devastante. Si consideri poi che la società SAF di Colfelice realizza un riciclaggio di appena il 30 per cento, mentre il restante 70 per cento va in discarica, e che è in fase di progetto il raddoppio del termovalorizzatore di San Vittore.
In una condizione di questo tipo, senza avere una missione antagonista, né tanto meno ideologica, l’insediamento di questa nuova struttura a Villa Santa Lucia presenta alcuni rischi e – soprattutto per quanto concerne lo stoccaggio e il trasferimento del prodotto, che può produrre emissioni nocive – potrebbe aggravare una condizione già estremamente difficile.
Noi non vogliamo certo rinunciare alla possibilità di creare nuova occupazione (pur non sapendo quale sia l’occupazione attesa rispetto a questo tipo di investimento, se si tratti di numeri grandi o piccoli), perché, in una Provincia che ha una sola anima e una fortissima deindustralizzazione, per noi è importantissimo chi entra a far parte del processo produttivo. Il punto è che noi manifestiamo delle serie perplessità sul piano dell’opportunità rispetto alle attuali concentrazioni degli impianti. Quindi, anche se noi non possiamo dire di no agli industriali, riteniamo tuttavia che in questo particolare momento e in questa particolare condizione territoriale sarebbe necessario che gli imprenditori riconsiderassero l’opportunità di un’iniziativa di questo tipo.

TRUPPA
Il nostro territorio è completamente devastato, nella regione Lazio è quello con il maggior numero di discariche abusive che ancora non sono state bonificate: oltre 35 discariche di residui industriali provenienti dal Nord. Il nostro territorio, come quello della provincia di Caserta, è stato utilizzato anche dalla malavita per smaltire in maniera illegale i residui.
Manca quindi completamente un controllo del territorio. Come lei ben sa, presidente Tofani, abbiamo anche promosso un’iniziativa relativa agli infortuni ed alle malattie professionali, perché questo è un territorio in cui sono aumentate a dismisura le pratiche di malattie professionali patrocinate dai patronati delle organizzazioni sindacali. È un territorio che dovrebbe essere «bonificato» dal punto di vista della gestione politica.
Oggi c’è il problema di un’azienda che ha fatto un investimento in questo territorio senza che nessuno ne sapesse nulla, per così dire in sordina, e finché il caso non è esploso, nessuno si è posto il problema di quelle che potevano essere le contromisure da attuare affinché lo stabilimento non creasse problemi alla salute. È evidente che l’azione dei sindacati deve essere rivolta altresì alla salvaguardia dei posti di lavoro, ma non se questi hanno come contrappeso la salute dei lavoratori e della popolazione. Come diceva il collega Maceroni, abbiamo grossi dubbi, che sono emersi nel corso delle verifiche e degli incontri avuti con i tecnici (i quali probabilmente hanno condotto degli studi su stabilimenti similari e quindi sono meglio di noi in grado di produrre una documentazione). La maggiore preoccupazione è legata allo stoccaggio dell’amianto, perché c’è il rischio che la zona diventi un vero e proprio punto di riferimento per interi territori che devono stoccare detto materiale; questi depositi di amianto stoccati sarebbero talmente tanti che poi non si riuscirebbe a trattarli dal punto di vista industriale.
La nostra posizione, quindi, è di difficoltà rispetto ad una gestione che vede una serie di punti interrogativi a cui, almeno fino ad oggi, non è stata data assolutamente risposta da parte dell’azienda.

VALENTE
È in corso da mesi una grande mobilitazione sul problema dell’installazione di questa industria sul nostro territorio, già fortemente provato a livello ambientale. Una delle preoccupazioni che maggiormente ci affligge è che l’organizzazione di questo stabilimento ricade su un territorio ad alta densità abitativa e quindi oltre ad essere un problema per i lavoratori che verranno occupati in questa azienda è un problema per l’intero territorio. Per questo motivo le nostre organizzazioni sono fortemente preoccupate da questo insediamento, ma non essendo dei tecnici abbiamo affidato al nostro dipartimento ambiente e sicurezza ulteriori approfondimenti sul caso.

STRAMEGNA
Vorrei fare una riflessione che tende ad avvalorare soprattutto le preoccupazioni espresse da chi mi ha preceduto, perché al di là di quello che è scritto nei progetti preoccupa quello che poi viene trasferito sul territorio. Ciò che manca è un’informazione rispetto a tutto ciò che c’è a monte e a valle del processo di trasformazione dell’amianto; ci preoccupa poi un’incapacità di controllare alcuni processi. La nostra non è una posizione aprioristica; ad esempio, stiamo vivendo nella zona Sud della provincia di Roccasecca-Colfelice una situazione preoccupante: da una parte, c’è un gran bailamme rispetto ad un impianto di produzione di CDR circa il quale si registrano delle posizioni strumentali dettate dallo scontro per la gestione di determinati aspetti e dall’altra non c’è nessun elemento di controllo su ciò che finisce nella discarica di Roccasecca, nonostante si sappia che una parte di quei rifiuti vengono della Campania.
Quindi vorremmo evitare che ai problemi che già insistono su un territorio dove la percentuale di situazioni a rischio è estremamente alta se ne aggiungessero altri.

DE ANGELIS (PdL)
Ringraziandovi per la vostra presenza e per la vostra relazione, essendo vice Presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sugli affari illeciti nel campo dei rifiuti e dovendo entro la fine di luglio presentare personalmente al Parlamento una relazione sulla situazione nel Lazio, con il consenso del presidente Tofani vi chiedo se sia possibile avere al più presto – al di là delle vostre dichiarazioni, in particolare riferite a Colfelice ed alla situazione degli illeciti in discariche abusive o a conferimenti non dovuti da parte di altre Regioni – delle relazioni scritte, che resteranno riservate, su quanto avete riferito alla Commissione.
Da domani mattina inizieremo un ciclo di audizioni in cui ascolteremo prefetti, questori, presidenti, assessori di tutte le cinque Province del Lazio e quando audiremo i rappresentanti della provincia di Frosinone, faremo tesoro delle vostre dichiarazioni.

MACERONI
Provvederemo quanto prima a soddisfare la sua richiesta.

PRESIDENTE
Vi ringrazio per il vostro contributo.


Audizione di rappresentanti della società Progetto Immobiliare S.r.l.



Intervengono il dottor Fabio Muleo, rappresentante della Società Progetto Immobiliare S.r.l., il dottor Claudio Pedroni, consulente per le problematiche amianto, e il signor Emilio Guidetti, consulente per l’impiantistica.

PRESIDENTE
Do il benvenuto ai rappresentanti della società Progetto Immobiliare S.r.l., ringraziandoli per aver accolto l’invito della Commissione. Il motivo della nostra presenza oggi presso il Comune di Villa Santa Lucia è legato essenzialmente agli obiettivi di questa Commissione, relativi non solo al contrasto degli infortuni nei luoghi di lavoro, ma anche al contrasto delle malattie professionali. Di fronte ad un’ipotesi, ad un’intenzione di costruire un impianto che tratta materia particolare, vorremmo quanto più possibile conoscere questa tematica per capire, qualora lo stesso dovesse essere realizzato, quali garanzie sono previste rispetto alle procedure, agli operatori, e soprattutto per comprendere, in riferimento al discorso sulle malattie professionali, quali sarebbero le ricadute sul territorio che in qualche possono coinvolgere la popolazione. Vorremmo altresì sapere come mai la scelta è ricaduta su questa zona, in quanto ci risulta, da notizie che abbiamo assunto, che vi è una presenza della vostra Società in un’altra Regione d’Italia e, salvo smentite, che una simile richiesta da voi fatta alla Provincia di Ferrara, per motivi di dettaglio che non conosco, alla fine non ha avuto seguito. Vorremmo quindi avere da voi un quadro il più possibile chiaro di questo progetto.

MULEO
Intervengo su delega per la ditta Progetto Immobiliare S.r.l..
Per gli approfondimenti di carattere tecnico sono con me il professor Pedroni e il signor Guidetti per la parte relativa all’igiene sul lavoro e per la parte più tecnica relativa all’impianto. Inizio con una breve presentazione dello stesso, che ha come scopo l’inertizzazione delle lastre in cemento-amianto, anche se la definizione più corretta è quella di eternit, perché stiamo parlando di un prodotto che ha il 90-92 per cento di cemento e l’8-10 per cento di componenti riconducibili all’amianto. La pericolosità del materiale è legata prevalentemente alla volatilità delle fibre (che si presentano comunque nell’eternit in matrice compatta, annegate cioè nel cemento) che possono liberarsi in corrispondenza di eventuali linee di frattura del materiale causate dalla normale usura nel tempo o dalla rottura dello stesso.
Vorrei dire innanzitutto che il tipo di trattamento proposto non è stato inventato dalla Progetto Immobiliare S.r.l.: è un trattamento termico che prevede l’impiego di un forno a rulli di derivazione ceramica, sul quale esiste già una discreta letteratura. Il trattamento dell’amianto secondo una corretta combinazione di tempo e temperatura ne modifica la composizione cristallochimica, per cui le fibre perdono la caratteristica della volatilità, con la conseguenza che il materiale in uscita non presenta più questo tipo di problema e può essere quindi macinato e riutilizzato per interventi vari.
Per rispondere poi alla domanda sulla localizzazione, la scelta del basso Lazio è legata ad una precisa esigenza di carattere economico, al di là di ulteriori elementi, tra cui la conoscenza diretta dell’area da parte del titolare.
Ad oggi l’eternit, cioè il materiale in cemento-amianto, in Italia non viene smaltito: viene trasportato tutto in Germania, dove i competitor sono costituiti però essenzialmente da discariche (con costi di accesso peraltro estremamente contenuti), in cui il materiale non viene trattato. È chiaro che posizionare un impianto nel Nord Italia obbligherebbe a fare riferimento ad un mercato un po’ più povero rispetto a quello che si avrebbe collocandolo invece nel Centro e nel Sud del Paese, e questo per un motivo molto semplice. Se si considera, infatti, che i costi per l’impianto di discarica sono fissi, variano invece quelli di trasporto che, ovviamente, sono più alti per le Regioni del Centro e del Sud rispetto a quelle del Nord, essendoci un gap maggiore in termini di chilometri. Pertanto, la localizzazione di un impianto per lo smaltimento di amianto nel Centro Italia si tramuterebbe sostanzialmente in un utile per le aziende.

PRESIDENTE
Dottor Muleo, mi risulta che un progetto simile sia stato proposto nel Comune di Ostellato, in Provincia di Ferrara.

MULEO
Sì, è corretto, ma è stato poi ritirato.

PRESIDENTE
Da quanto ci risulta pare sia stato ritirato con fermo contrasto di quel Comune e dell’amministrazione provinciale di Ferrara, anche con specifiche delibere in proposito.
Vorrei capire, dunque, come nasce la valutazione economica su cui si basa la scelta del Centro Italia, dal momento che inizialmente vi eravate orientati su un territorio diverso, dal quale mi pare tra l’altro che la vostra società provenga.

MULEO
Il contesto era un po’ diverso.

DE ANGELIS (PdL)
Mi scusi, signor Presidente, vorrei integrare la sua domanda chiedendo ai nostri ospiti se la società in questione è stata costituita ad hoc per questo progetto o se la materia ambientale già rientrava nel core business dell’azienda.

MULEO
Rispondo subito a questa domanda, mentre passerei la parola, se possibile, al collega Guidetti per quanto riguarda il progetto che è stato presentato alla Provincia di Ferrara.
La Progetto Immobiliare S.r.l. esisteva già prima che fosse presentato questo progetto. Essa fa capo a due soggetti che sono i medesimi titolari di una società più grande, la Nial Nizzoli S.r.l., che si occupa di ambiente da oltre vent’anni, ha sempre fatto bonifiche e tuttora sviluppa la maggior parte del proprio fatturato sul settore ambientale.

PRESIDENTE
La presentazione, se ho ben capito, non viene fatta dunque dalla Nial Nizzoli S.r.l., ma da un’altra società.

MULEO
Dalla società Progetto Immobiliare S.r.l. che, come stavo spiegando prima, non è stata creata appositamente per questo business, ma era preesistente. Essa fa capo – lo ripeto – ai fratelli Auro e Luca Nizzoli, titolari anche di una società più grande, la Nial Nizzoli S.r.l., che non possiamo definire capogruppo, perché sostanzialmente non si parla di un gruppo e non ci sono partecipazioni: semplicemente si tratta di due società la cui proprietà fa capo ai medesimi soci.

GUIDETTI
Signor Presidente, prima di rispondere alla sua domanda sulla nostra scelta iniziale di realizzare l’impianto ad Ostellato, in Provincia di Ferrara, vorrei fare un passo indietro per spiegare dove nasce il tipo di tecnologia alla quale la nostra società fa riferimento.
Pare che ci siano brevetti del CNR risalenti al 1996 che citano il trattamento termico come tecnologia utilizzabile per l’amianto. Nel corso del 2007, la NIAL NIZZOLI S.r.l. ha ottenuto dalla Regione Emilia Romagna un finanziamento per 250.000 euro – su una spesa presunta di 750.000 euro – per l’installazione di un prototipo teso a validare questa tecnologia.
A seguito di una procedura di valutazione d’impatto ambientale, c’è stata un’autorizzazione da parte della Provincia di Reggio Emilia, sia pure contingentata nelle quantità e nel tempo, proprio per dare la possibilità alla società di validare tale tecnologia. Durante la sperimentazione siamo stati seguiti da tre laboratori: il laboratorio dell’ARPA di Reggio Emilia – che tra l’altro ha l’eccellenza regionale proprio sulle fibre di amianto – dalla società Studio Alfa, un laboratorio privato che si occupa di monitoraggio ambientale, e dall’università di Parma.
Al termine della sperimentazione, che ci ha consentito di mettere a punto la combinazione tempo-temperatura da utilizzare nella lavorazione delle lastre di amianto, si è scelto di presentare il progetto ad Ostellato per ragioni commerciali, nel senso che quell’area ci veniva offerta ad un prezzo vantaggioso da un punto di vista economico e anche perché, ad una verifica preliminare, eravamo stati indotti a credere che ci fosse un’accettazione da parte del tessuto sociale, dell’amministrazione provinciale e del Comune.
Abbiamo presentato dunque la valutazione d’impatto ambientale a nome della società Econial S.r.l..

PRESIDENTE
Parliamo quindi di un’altra società.

GUIDETTI
Sì, ma si tratta solo di una scelta di tipo imprenditoriale.

PRESIDENTE
Per carità, c’è piena libertà da questo punto di vista.

GUIDETTI
Era per far capire che parliamo comunque di soggetti che si occupano di amianto da tempo.
L’iter comunque si è concluso senza che noi avessimo mai notizia di atti contrari da parte della Provincia. Abbiamo chiesto una sospensiva autonomamente, su richiesta dell’allora sindaco del Comune di Ostellato per alcuni approfondimenti tecnici; dopo di che, sempre autonomamente – lo ripeto, non abbiamo avuto alcuna comunicazione in tal senso – abbiamo chiesto di ritirare il progetto per mutate scelte aziendali.

PRESIDENTE
A me risulta il contrario, visto che c’è una delibera specifica al riguardo, ma non è questo comunque il problema centrale.

GUIDETTI
Dall’amministrazione provinciale non abbiamo ricevuto nulla.

PRESIDENTE
Ho capito, del resto non è detto che si debbano conoscere obbligatoriamente le delibere dell’amministrazione provinciale.
C’è però un altro aspetto che vorrei chiarire. La sperimentazione alla quale lei prima ha fatto riferimento – che tra l’altro, secondo quanto lei stesso ci ha detto, è stata condotta anche con un contributo pubblico – su quale tonnellaggio è stata fatta e per quanto tempo?

GUIDETTI
Per quanto riguarda la questione della quantità e del tempo, scontiamo il fatto che la delibera della giunta regionale dell’Emilia Romagna era della fine del 2005 e – credo per le stesse ragioni di compatibilità o di accettabilità sociale – abbiamo impiegato più di un anno a completare la procedura di valutazione d’impatto ambientale, per cui la sperimentazione, alla fine, è partita solo tre mesi prima della scadenza del termine ultimo imposto dalla Regione per la conclusione del progetto, al fine della concessione del relativo finanziamento.
L’autorizzazione mi pare valesse 180 giorni, eventualmente rinnovabili: noi abbiamo usato poco più di tre mesi, ritenendo di aver completato tutte le verifiche, sia dal punto di vista tecnologico in relazione al tempo-temperatura di permanenza al fuoco delle lastre, sia con riferimento a tutti gli altri aspetti. Vi è inoltre un’ampia documentazione sulle varie prove di sovrapposizione che abbiamo fatto e sui monitoraggi ambientali, e quindi sulle emissioni al camino e sull’impatto all’intorno. In particolare, a seguito di una cosiddetta prova in bianco, avevamo installato, negoziandolo con l’ente di controllo, un sistema di monitoraggio all’intorno che consentisse di misurare eventuali modificazioni delle emissioni di fibre dovute all’installazione dell’impianto.
Una volta che abbiamo ritenuto di aver completato la fase tecnica e – non lo nascondo – anche per ragioni legate esclusivamente alla necessità di concludere il progetto nei tempi indicati dalla Regione al fine della concessione del finanziamento, abbiamo dichiarato chiusa la sperimentazione ed abbiamo consegnato una relazione finale alla Provincia di Reggio Emilia, con allegata tutta la documentazione in nostro possesso sui monitoraggi, che si è andata ad aggiungere a quella già fornita dall’ARPA territoriale, che aveva condotto in parallelo monitoraggi sostanzialmente analoghi sui materiali, sull’ambiente e sulle emissioni.

PRESIDENTE
Non ha risposto dunque né sul tempo, né sulla quantità, che è invece un aspetto importante.

GUIDETTI
Ho parlato di poco più di tre mesi. Sono passati tre anni e la quantità che io ricordo è tra le 10 e le 15 tonnellate di cotto. Comunque, esistono i registri di carico e scarico e, quindi, è un dato che posso facilmente reperire.

PRESIDENTE
La ringrazio, signor Guidetti, ma vorrei ancora sapere se voi ipotizzate una tipologia diversa d’investimento.
È infatti circolata la notizia, anche se non c’è ancora nulla di ufficiale, che sia vostra intenzione rivedere l’investimento per questo impianto ed ipotizzare un investimento per un altro tipo di impianto.

MULEO
Presidente, su questo punto, in quanto azienda, è ovvio che formuliamo delle ipotesi perché, se comunque l’investimento ha un senso, non bisogna neanche allungare troppo i tempi di realizzazione.

PRESIDENTE
Non ne capisco il motivo.

MULEO
Il motivo è che, in questo momento, esiste un certo mercato.
Fra quattro o cinque anni, il mercato potrebbe essere diverso, potrebbe esistere una discarica che non tratta il rifiuto ma lo sotterra e che, pertanto, non comporta costi industriali. Conseguentemente, il mercato delle lastre in eternit potrebbe subire una forte ripercussione dal punto di vista del prezzo.

PRESIDENTE
Io, però, sto parlando del momento attuale.

MULEO
Sì, Presidente, le sto spiegando le ragioni per cui, al momento, stiamo cercando di andare avanti con il progetto.
Non nascondiamo, comunque, che – come credo sia normale per qualsiasi buon imprenditore – valutiamo altre soluzioni ed anche un «piano B» per cercare di capire cosa sia realizzabile sullo stesso terreno e se abbia un senso realizzarlo. Non è facile ipotizzare una conversione su un altro progetto, ma non le nascondo che l’azienda ci sta lavorando. Alcune ipotesi potenziali esistono, ma sono tutte strade da verificare perché comportano una riprogettazione e la ricerca di partner commerciali diversi. Al momento, quindi, esistono delle ipotesi sulle quali confermo che stiamo lavorando, ma dirle, con un ragionevole grado di certezza, che siamo pronti a realizzare un altro progetto non corrisponde alla realtà.

PRESIDENTE
Da ultimo, qualora doveste perseguire il percorso del sito di trattamento dell’amianto, vorrei sapere se ritenete pertinente la tipologia di attività che eventualmente andreste a svolgere come destinazione d’uso in un luogo deputato, invece, anche ad attività produttive.
A vostro giudizio, cioè, l’area di sviluppo industriale è idonea, è competente, è pertinente al vostro progetto? Ritenete che un impianto di trattamento di rifiuti pericolosi possa essere assimilabile a una qualsiasi altra attività produttiva (manifatturiera nella fattispecie) prevista all’interno di un’area di sviluppo industriale?

MULEO
A nostro avviso, è compatibile.

PEDRONI
Presidente, faccio rilevare che l’attività di trattamento termico e di demolizione, così come è progettata, è in realtà interamente compresa nel decreto legislativo che disciplina questo tipo di attività.

PRESIDENTE
Dottor Pedroni, nessuno ha ipotizzato che voi stiate agendo al di fuori della legge. Io ho posto un’altra domanda. Naturalmente, tra la teoria e la pratica si pongono la procedura, l’approfondimento e le conoscenze. Io sono convinto che voi lavoriate all’interno di un percorso corretto, ho fatto un altro tipo di ragionamento, chiedendomi se l’impianto che voi ipotizzate, per la cui realizzazione avete chiesto le concessioni e le autorizzazioni, sia compatibile, da un punto di vista urbanistico, con un’area di sviluppo industriale. Questo è il quesito da me posto, al quale l’ingegner Muleo ha risposto affermando che, secondo lui, l’impianto è compatibile come destinazione d’uso dell’area.
Con l’audizione dei rappresentanti della società Progetto Immobiliare S.r.l., che ringrazio per la loro disponibilità, si concludono i nostri lavori.
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Fonte: Senato della Repubblica