Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Seduta 75, mercoledì 2 marzo 2011

Audizione delle organizzazioni sindacali del settore della raccolta, dello smaltimento e del trattamento dei rifiuti del Lazio




Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono, in rappresentanza della CGIL, il dottor Carlo Podda, segretario, e il dottor Franco Fanelli, dirigente sindacale; in rappresentanza della UIL Trasporti, il signor Carlo Sabelli, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di AMA S.p.A; in rappresentanza della FIADEL, il signor Marco Descontus, dirigente sindacale, ed in rappresentanza dell'UGL, il dottor Remo Cioce, segretario regionale igiene ambientale.

PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione delle organizzazioni sindacali del settore della raccolta, dello smaltimento e del trattamento dei rifiuti del Lazio.
Avverto che della seduta odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Colleghi, do lettura della lettera pervenuta alcuni giorni alla Presidenza di questa Commissione, ed inviata dalla Funzione Pubblica CGIL Roma e Lazio, nella quale si chiedeva un'audizione in riferimento all'incremento del numero degli incidenti nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti: «La difficoltà con la quale, anche nel Lazio, viene gestito il ciclo dei rifiuti, preoccupa molto la scrivente organizzazione. Non vorremmo, infatti, che, per far fronte alle difficoltà economiche in cui versano le diverse aziende della regione Lazio, come il Consorzio Gaia e AMA S.p.a., si effettuino tagli sulla sicurezza e sul lavoro, con un aggravio di rischi per gli operatori.
Visto l'impegno che la Commissione ha mostrato per prevenire gli incidenti sul lavoro, e la pressione che la stessa ha effettuato su istituzioni e su aziende, affinché vengano rispettati i parametri di sicurezza previsti dalle normative vigenti, siamo a chiedervi un'audizione e la possibilità di effettuare una missione ispettiva negli impianti di preselezione, compostaggio e smaltimento della Regione, a nostro avviso, a maggior rischio per la sicurezza degli operatori del settore».
Alla luce di questa lettera ci è sembrato opportuno audire i richiedenti ai quali, per motivi di correttezza, è stato chiesto se avessero nulla in contrario a che questa Commissione audisse nella medesima occasione anche i rappresentanti di altre organizzazioni sindacali, o se preferissero un'audizione esclusiva per la CGIL. Ci è stato risposto che non vi erano da parte loro problemi a procedere ad un'unica audizione. Pertanto, abbiamo oggi in programma questo incontro, il quale risponde alla prima delle due richieste della CGIL, fermo restando, per quanto riguarda la possibilità di una missione ispettiva, di riservare la decisione a seguito del confronto e degli argomenti che verranno sviluppati oggi.

SABELLI
Presidente, nel campo dell'igiene ambientale l'immissione negli ultimi anni di nuove tecnologie ha visto cambiare anche il sistema di sicurezza nel settore specifico della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, che è stato completamente rivoluzionato. Prima c'era lo sversamento in cava, mentre oggi i rifiuti vengono trattati. Naturalmente parlo prettamente della situazione dell'AMA, l'azienda per la quale lavoro, ove i punti di maggior caduta riguardano proprio gli impianti di smaltimento.
Negli ultimi anni la nostra azienda non ha registrato infortuni gravissimi; negli ultimi dieci anni si sono verificati soltanto tre infortuni mortali, dovuti soprattutto alle condizioni del traffico cittadino (l'azienda ha in organico 1.300 autisti di mezzi pesanti, che operano in una città come Roma, con tutte le difficoltà immaginabili). Negli ultimi tempi, però, con l'introduzione della raccolta differenziata spinta e con la creazione di siti per la differenziazione del rifiuto, è sorto un problema di impianti. Sovente questi ultimi sono vetusti; a volte, addirittura essi stessi "riciclati", nel senso che sono impianti che, indirizzati inizialmente ad un tipo di lavoro, una volta rimessi a nuovo vengono utilizzati per svolgere l'attività di trattamento dei rifiuti.
All'interno di AMA vige un servizio di protezione e prevenzione che, negli ultimi anni, proprio a fronte di questo tipo di cambiamento, ha iniziato ad essere estremamente attivo, svolgendo un duro lavoro. Ad esempio, negli ultimi cinque anni sono stati controllati, a spron battuto, tutti i dipendenti per i quali sono previsti accertamenti sanitari, che vengono fatti almeno una volta l'anno. Il problema riguarda, piuttosto, la formazione dei lavoratori che operano in questi impianti. Si tratta di impianti altamente tecnologici, dove spesso vengono impiegati lavoratori senza una preparazione specifica.
Pertanto, il rischio d'incidente esiste sempre. E questo accade nella nostra azienda, che è comunque la più grande del settore. La preoccupazione quindi è che nelle altre realtà della Regione Lazio, in particolare quelle di piccole dimensioni, venga meno sia la prevenzione sia, di conseguenza, la sicurezza.
La richiesta della CGIL è che vi sia un controllo più accurato di queste situazioni.
Non dispongo al momento dei dati relativi a tutta la Regione. Posso riportare la realtà dell'AMA, che ci vede impegnati fortemente. Purtroppo vi sono molti punti di caduta, dovuti al fatto che gli impianti sono vecchi e il rischio di incidenti è continuo. Ultimamente, nello stabilimento di Rocca Cencia si è verificato un incidente che per fortuna non ha avuto conseguenze gravissime, ma che è avvenuto proprio a causa dell'obsolescenza degli impianti. C'è bisogno di un investimento adeguato e costante, ma è proprio questo che viene meno.

PRESIDENTE
Se abbiamo ben compreso, il problema è legato in modo particolare agli impianti e a quest'ultimo periodo, almeno stando alle sue riflessioni.

SABELLI
Ho fatto riferimento all'ultimo periodo proprio perché si è registrata un'accelerazione, posto che le nuove normative richiedono un impegno maggiore delle aziende nella raccolta differenziata. Tuttavia questa accelerazione avrebbe dovuto prevedere un aumento degli investimenti sugli impianti da parte dell'azienda, aspetto che è venuto a mancare per mancanza di fondi e per altri problemi e ciò ha esposto i lavoratori a dover svolgere la loro attività in situazioni di pericolo persistente e di maggiore rischio.

PRESIDENTE
Saluto il dottor Franco Fanelli, dirigente sindacale della CGIL. Abbiamo dato inizio da poco all'audizione, che nasce proprio da una vostra richiesta, come Funzione Pubblica CGIL di Roma e Lazio, in riferimento ad un aumento dei rischi che sembra si stia determinando nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti a Roma e nel Lazio.

FANELLI
Signor Presidente, ho assunto questo incarico alla fine dello scorso anno e uno dei miei primi atti è stato chiedere all'AMA di visitare gli impianti per conoscere più a fondo la situazione. A seguito di una conferenza stampa voluta dall'azienda, in cui si esaltava la floridezza economica dell'AMA, ci siamo recati per un sopralluogo nel polo impiantistico di Rocca Cencia, che la governatrice Polverini considera il futuro dell'azienda per la preselezione dei materiali, in quanto il polo impiantistico di Malagrotta - come tutti sanno - è ormai allo stremo. Ebbene, abbiamo constatato l'esistenza di una realtà davvero ai limiti, oltre la fatiscenza: l'unico impianto di preselezione del materiale, quello che dovrebbe portare utili all'azienda, è fermo da un anno e l'interruzione è dovuta al fatto che la struttura che permetteva all'operatore di effettuare la preselezione è crollata. Ci siamo chiesti in che modo siano stati fatti i lavori e perché ad un anno dal crollo della cabina di pilotaggio della preselezione del multimateriale non si sia ancora intervenuti in alcun modo.
Ripeto, dopo un anno, l'unico impianto che permette la preselezione del materiale non è stato ripristinato. Parlando poi con i responsabili dell'AMA, in particolare con l'ingegner Muzzi, abbiamo scoperto che non è stata bandita neanche la gara per il risanamento della struttura.
Abbiamo quindi avviato un discorso relativo alla sicurezza, perché tutto il materiale trasportato a Rocca Cencia viene scaricato in un hangar che si trova a non più di sei metri dagli spogliatoi dei lavoratori; montagne di rifiuti ad una distanza minima dal luogo dove i lavoratori si cambiano e fanno la doccia al termine del turno di lavoro. Questo spazio si riduce poi ulteriormente perché alcune ditte private che operano all'interno dell'impianto mettono i mezzi di trasporto nei pressi degli spogliatoi per stoccare questo materiale e portarlo fuori dalla Provincia. Esiste un passaggio dubbio nel processo di riciclaggio che l'AMA dice di realizzare, che poi si ripercuote sull'utenza, vale a dire su tutti i cittadini.

DESCONTUS
Mi vorrei riallacciare all'intervento del geometra Sabelli, anch'egli RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), per focalizzare l'attenzione sulla formazione dei lavoratori. Questa, a mio avviso, deve rappresentare il fulcro dell'attività di aziende che si occupano di rifiuti e che vogliono che il proprio personale lavori in sicurezza. La normativa in materia, del resto, chiede di ridurre al minimo gli infortuni e potenzialmente di abbatterli fino ad azzerarli. Esistono vari aspetti che impattano fortemente su questo fulcro centrale che coinvolge il lavoratore e l'attività dallo stesso svolta. Uno di questi è certamente la formazione, che va di pari passo con l'informazione e l'addestramento: tre parole magiche che ruotano attorno alle normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Attraverso la formazione, l'informazione e l'addestramento le grandi aziende dovrebbero fare in modo che tutti i lavoratori siano edotti in merito alle azioni da svolgere sul luogo di lavoro. Deve finire - speravo già lo fosse, ma così non è - l'era del "non sapevo cosa dovevo fare perché nessuno me lo aveva detto". Il lavoratore, una volta assunto con una determinata mansione, deve sapere con precisione quali sono i suoi compiti, cosa deve fare e ciò è possibile solo attraverso la formazione.
Quest'ultima, peraltro, deve avvenire in modo semplice, un po' come si fa con i bambini delle scuole elementari per far apprendere loro l'inglese attraverso il gioco. Lo stesso facciamo noi con il personale, recandoci nei luoghi di lavoro e mostrando slide organizzate in modo intuitivo, con figure semplici che indicano chiaramente cosa deve fare il lavoratore. L'obiettivo che prima o poi dovrà essere raggiunto è quello di una riduzione drastica del numero degli infortuni, di cui abbiamo notizia quasi ogni giorno dai mezzi di informazione.
Come ben sapete, il primo comma dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 81 recita a chiare lettere: "Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro". Aggiungerei anche dei terzi, dal momento che noi che lavoriamo nel settore della raccolta dei rifiuti, quindi sulla strada, dobbiamo essere certi quando riposizioniamo un cassone che non ci sia nessuno vicino alla zona di stazionamento dello stesso o nel momento in cui facciamo manovra con un furgone, di piccole o medie dimensioni, che non vi sia nessuno dietro di noi; dobbiamo essere sicuri che nessuno si possa fare male addirittura quando utilizziamo le scope o la pala. Se ciascun lavoratore applicasse correttamente, facendolo proprio, il disposto del primo comma dell'articolo 20 del decreto n. 81 saremmo già al 50 per cento del lavoro.
Ciò però non è sempre possibile e quindi occorre che le aziende implementino la formazione sui luoghi di lavoro. Quest'ultima altro non è che specificare cosa si deve fare e come. Tale obiettivo si realizza attraverso istruzioni operative, le cosiddette procedure, che, per quanto concerne l'AMA, sono all'ordine del giorno. Gli RLS si recano nelle varie sedi di zona per comprendere i rischi legati alle molteplici attività svolte dall'azienda e, attraverso il servizio prevenzione e protezione, si dispongono procedure e istruzioni operative affinché tutti i lavoratori sappiano come muoversi sul luogo di lavoro. In questo modo si conclude la prima fase della formazione.
Altro aspetto fondamentale di cui le aziende si devono preoccupare è la formazione di coloro che si occupano dell'organizzazione del lavoro.
L'equazione è univoca: non può essere il lavoratore ad adeguarsi all'organizzazione, bensì è quest'ultima che deve adeguarsi alle leggi relative alla sicurezza sul lavoro. Pertanto, quando le aziende iniziano a fare formazione devono farla partendo dall'alto, dai dirigenti e dai funzionari. Sono questi ultimi, infatti, che occupandosi di organizzazione del lavoro devono gestire il lavoro degli operai in funzione delle norme antinfortunistiche esistenti. Il discorso può essere fatto anche riferendosi ad una piramide rovesciata: è ovvio che quando l'operaio, ultimo anello della catena, è ben informato su ciò che deve fare è tutto più facile, perché è lui che si occupa in prima persona della propria sicurezza.
Un altro elemento sul quale mi vorrei soffermare è relativo alla standardizzazione della sicurezza dei mezzi che le aziende acquistano per effettuare i propri servizi. Cosa voglio dire? Voglio dire che sulla sicurezza non si deve tagliare. Sono d'accordo con quanto affermava il dottor Fanelli della CGIL: su alcune voci non si può risparmiare, esattamente come accade quando acquistiamo una autovettura, che ha un costo X se dotata solo degli airbag anteriori, mentre ha costo Y se si vogliono anche gli airbag posteriori per la sicurezza dei bambini. Quando compriamo un autocarro per la raccolta tradizionale (quella posteriore, operata dagli operatori con il cassone), bisogna acquistare una macchina che già esca dalla fabbrica con il doppio comando. Nelle grandi aziende - e da noi così accade - l'operaio che non utilizza il doppio comando viene sanzionato. In altre realtà, invece, alcune macchine sono dotate di un solo comando, proprio per non affrontare una spesa maggiore che non appare significativa.
Lo sforzo che bisogna compiere, quindi, è fare in modo che le aziende acquistino mezzi con un elevato standard di qualità e che i dispositivi relativi alla sicurezza non siano considerati degli optional. Il rilevatore del peso del cassonetto non deve essere installato solo là dove è stato appositamente acquistato, in quanto la ditta costruttrice non lo installa perché considerato un optional. Se l'autista che si occupa di fare il caricamento laterale (per chi non è del settore, tale operazione prevede che la macchina si fermi e che l'autista carichi da solo il cassone posizionato sul lato destro della strada) non ha a disposizione il sistema di pesatura del cassone, che per tanto tempo è stato considerato un optional, ciò significa che, oltrepassato un certo peso, la macchina non disporrà più dei requisiti di sicurezza durante le frenate. In caso di ribaltamento del veicolo, possiamo disquisire per ore sul fatto che ciò è accaduto perché la strada era bagnata: fondamentalmente, quando una macchina pesa troppo perché ha preso un carico eccessivo, in mancanza di un dispositivo di segnalazione a priori dell'eccesso di peso, è molto probabile che si rischi il ribaltamento. E in tal caso, verosimilmente, l'operatore perderà la vita. L'attenzione, quindi, va posta su aspetti che apparentemente possono sembrare di minore importanza, ma che poi diventano importanti.
Per quanto concerne il tema della sorveglianza sanitaria, nell'ultimo anno la società AMA, ma anche le aziende di Milano, Torino e Firenze, ha compiuto un grande passo avanti, e ritengo di poterlo affermare senza tema di smentita. La sorveglianza sanitaria aiuta i lavoratori innanzitutto a non incorrere nelle malattie professionali. Gli impianti, infatti, sono luoghi di lavoro ad alto rischio, al pari delle discariche, per il materiale trattato, per la movimentazione interna di veicoli e per una serie di situazioni che li rendono altamente pericolosi. Un esempio è quello della cernita manuale, che ancora oggi viene condotta come trent'anni fa nello stabilimento di Ponte Mannone, con un operatore che, fornito di guanti lunghi e scarpe antiscivolo, smista le varie tipologie di rifiuti nelle celle di cernita. Anche in questo caso la sorveglianza sanitaria serve ad evitare la malattia professionale, facendo in modo che nessun lavoratore debba pagare un prezzo sulla salute per il lavoro che svolge, come del resto enunciato nel decreto legislativo n. 81 del 2008, quale spinta fondamentale che ha mosso il legislatore.
Per quanto riguarda i tempi recenti, la sorveglianza sanitaria va a verificare, come da obbligo di legge, la dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol, che in un comparto come il nostro può essere letale. Si pensi, ad esempio, all'autista che lavora con gli operatori che stanno sulle pedane posteriori. Ebbene, un autista sotto l'effetto di droghe, o un autista che ha assunto sostanze alcoliche o psicotrope non è in grado di espletare adeguatamente il suo lavoro, anche soltanto per ciò che attiene alla conduzione del mezzo. Risale ad un anno e mezzo fa l'incidente che ha visto coinvolto un autista dell'ATAC. Vi sono state al riguardo molte polemiche, relative all'assunzione della sostanza stupefacente se come fatto pregresso o immediatamente precedente all'incidente. Ad ogni modo, tale evento ha provocato una forte impressione nell'opinione pubblica. La sorveglianza sanitaria, quindi, è una questione sulla quale non si deve transigere e che va valutata per l'importanza che ha: può essere positiva innanzitutto per la tutela del lavoratore, ma può rappresentare anche un deterrente per chi è abituato ad usare particolari tipi di sostanze non consentite.
Il quadro da me illustrato attiene alla cultura della sicurezza. Noi stiamo compiendo un grande sforzo a livello nazionale, con l'INAIL, con la CONTARP e con la Fondazione Rubes Triva, che si occupa di gestione della sicurezza, per tracciare le linee guida che le aziende debbono seguire quando cominciano a lavorare nel settore rifiuti, per poter disporre di un sistema di gestione della salute e della sicurezza sul lavoro. Ci stiamo quindi impegnando proprio per fare in modo che le aziende, sia grandi che piccole, possano relazionarsi con un documento unico di riferimento per avere il proprio sistema di gestione della salute e della sicurezza dei lavoratori.

PRESIDENTE
Signor Descontus, con riferimento al tema della sicurezza per la salute dei lavoratori, lei intende denunciare una effettiva carenza su questo fronte? In altre parole, lei ha fatto una serie di osservazioni, anche interessanti, vorrei sapere se volevano essere semplicemente descrittive di alcuni meccanismi e procedure, oppure se ha voluto comunicarci delle effettive carenze.

DESCONTUS
Presidente, diciamo che il mio intervento è rivolto a entrambi gli aspetti, perché le aziende che non hanno carenze, purtroppo, non esistono.

PRESIDENTE
Certo, una affermazione di principio come la sua è sempre valida. Lei ha parlato di una serie di temi molto interessanti, che riguardano la sicurezza e la salute dei lavoratori in riferimento a questo particolare e complesso lavoro che sono chiamati a svolgere. Noi, però, vorremmo sapere se ci sta comunicando che esistono delle carenze su questo fronte.

DESCONTUS
La mia opinione è che la carenza maggiore riguardi gli organi di vigilanza. L'azienda (riferendomi sempre, molto egoisticamente, a quella in cui opero) si occupa molto di vigilanza.

PRESIDENTE
Parla degli organi di vigilanza dell'azienda?

DESCONTUS
No, mi riferisco agli organi di vigilanza esterni. Gli RLS vengono spesso chiamati ad affiancare i medici competenti in occasione dei controlli nelle diverse sedi di lavoro per verificare alcune situazioni. Il medico competente, ad esempio, è obbligato a verificare la dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti e quando avvia dei controlli, giustamente, non fa sapere in quali sedi intende recarsi, per cui ci si incontra presso la direzione e da lì si parte insieme. Questo è corretto perché non debbono esserci fughe di notizie che potrebbero neutralizzare i risultati del controllo.
Non so invece per quale ragione, magari per un protocollo interno, le ASL non sembrano preoccuparsi molto di tali questioni. Quando organizziamo i corsi di formazione - come RLS lo facciamo affiancando il Servizio di prevenzione e protezione - precisiamo sempre che esiste la possibilità che durante il servizio l'organo di vigilanza arrivi ed effettui l'alcol-test, cioè un controllo. Al momento però l'ho visto fare soltanto da noi. La domanda che allora mi pongo è se ciò avvenga perché le varie ASL hanno un protocollo con un calendario che non comprende tutte le sedi oppure perché si tratta semplicemente di interventi spot, volti a verificare al momento la situazione del singolo lavoratore, ad esempio del singolo autista, come nel mio caso, o la situazione generale, quindi della parte collettiva, se si tratta di una sede di zona.

CIOCE
Signor Presidente, ritengo interessanti le cose dette finora e non vorrei quindi ripeterle. Penso sia invece necessario approfondire il tema della sicurezza degli impianti. In teoria mi dovrei astenere, ma essendo segretario regionale non intendo farlo. Il problema prospettato dal dottor Fanelli sugli impianti di trattamento meccanico-biologico, va specificato.
L'AMA ha due linee gemelle: una è l'impianto del Salario e l'altra è l'impianto di Rocca Cencia. Le carenze principali vanno individuate innanzitutto nella formazione del personale, perché la fase di avvio dell'impianto di Rocca Cencia è stata gestita da personale non AMA, espressione diretta della società dell'avvocato Cerroni - non c'è niente di male a dirlo - successivamente assorbito da AMA. Poco dopo l'impianto è stato fermato.

PRESIDENTE
Mi scusi, potrebbe specificare chi è l'avvocato Cerroni?

CIOCE
Personalmente lo definisco il padrone dei rifiuti del Centro-Sud, essendo titolare della discarica di Malagrotta, coofinanziatore dell'impianto di gassificazione di Albano (bloccato dal TAR), titolare di due gassificatori, di cui uno in attività presso la discarica di Malagrotta, nonché titolare dell'impianto di trattamento meccanico-biologico che dovrebbe produrre CDR (combustibile derivato da rifiuti) di alta qualità per il gassificatore di Malagrotta 2, quello attualmente in funzione.

DE ANGELIS (FLI)
In società con il pubblico.

CIOCE
No, Malagrotta 2 non è in società con il pubblico. Il discorso vale per Albano e per il consorzio COEMA, di cui fanno parte AMA e ACEA.
Ho voluto abbreviare la filiera e risparmiarvi i particolari. Quando l'impianto di Rocca Cencia si è rotto, il suo personale è stato trasferito all'impianto del Salario.
Ciò premesso, le carenze fondamentali sono due: la formazione del personale interno all'azienda, che deve essere a conoscenza del know-how relativo al funzionamento delle due linee, quella del CDR e quella riguardante la preselezione e il pretrattamento del multimateriale; la mancanza di soggetti che abbiano sperimentato l'impianto e che attraverso la formazione di altro personale AMA siano in grado di gestire la complessità di questi sistemi.
Apro una parentesi relativamente alla situazione degli spogliatoi di Rocca Cencia, dove il problema è davvero molto serio. I lavoratori operano in una sorta di cabina di regia, una grande stanza a vetri, dove attraverso una specie di consolle piena di tasti si controlla la funzionalità dell'impianto. A causa degli spazi limitati, però, gli spogliatoi sono collocati a meno di dieci metri dagli impianti di preselezione e pretrattamento del multimateriale. Se non è stato rimosso ultimamente - la mia ultima visita in loco per motivi di lavoro risale a circa sei mesi fa - c'è addirittura un container adibito a spogliatoio. Quella struttura avrebbe dovuto essere sostituita in tempi rapidi da una struttura in muratura, ma così non è stato e le condizioni igieniche, per quanto ci si impegni a pulire, destano qualche preoccupazione.
Esiste pertanto un problema di formazione e di cultura della sicurezza. Recentemente sono stati elaborati i DUVRI (documenti unici di valutazione dei rischi da interferenza), quindi si sta procedendo nei tempi previsti dal decreto legislativo n. 81, ma manca ancora una formazione adeguata e continuativa con un'applicazione pedissequa delle norme sulla sicurezza. Desidero segnalare in particolare un problema relativo al controllo dei lavoratori. Senza voler fare della demagogia, perché quelli di cui parliamo non sono impianti che presentino chissà quali segreti industriali, credo che nei modi dovuti si debba permettere l'accesso in detti impianti a chiunque ne faccia richiesta, per verificarne la funzionalità e la sicurezza dei lavoratori. Invece i meccanismi in questo settore appaiono farraginosi e comportano addirittura il rischio di provvedimenti disciplinari.
Ci troviamo di fronte a situazioni difficilmente condivisibili.
Signor Presidente, dando lettura del testo della lettera pervenuta alla Commissione, ha citato la vicenda del Consorzio Gaia, che conosco fin troppo bene. Gli impianti sono costituiti da due linee gemelle di termovalorizzazione. Lasciamo stare i fatti di cui si è occupata la Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella, perché non è questa la sede adatta, ma si tratta di impianti vetusti, obsoleti, che andranno presto in scadenza, una linea a fine 2011 e l'altra a giugno 2012; quindi va fatto il cosiddetto revamping. Il costo degli studi eseguiti ammonta a 60 milioni di euro. Si tratta di impianti che ho visitato, autorizzato e accompagnato dagli ingegneri responsabili, e devo riconoscere che il livello di sicurezza è sufficientemente buono. Inoltre, dopo lo scandalo che ha travolto per quattro volte il Consorzio GAIA sulla vicenda del CDR, sono migliorati anche i sistemi di controllo. Il problema vero è il tipo di CDR che arriva in discarica. Gli impianti di preselezione e di pretrattamento possono funzionare o meno, ma hanno un tasso di umidità troppo alto (è il problema sul quale sta indagando la Procura di Velletri). Esiste anche un problema di educazione ambientale, perché a volte i cittadini gettano nei cassonetti rifiuti che contengono elementi radioattivi e, di conseguenza, il CDR così contaminato non è utilizzabile sin quando la radiazione non si decanta. Naturalmente si tratta di frazioni radioattive molto basse, ma è comunque un problema mantenere integri gli impianti e il livello di acidità. È una questione di sicurezza generale.
L'istituzione centrale può agire da garante, affinché chi ha approvato le leggi sia anche in qualche maniera coinvolto. A breve verrà aperta la nuova linea di termovalorizzazione di San Vittore e ci sarà il raddoppio del centro di compostaggio dell'impianto di Maccarese. Allora rivolgo a questa Commissione l'invito a visitare gli impianti non quando vengono inaugurati, quando tutto appare bello e perfetto, ma dopo qualche anno, per verificare che la sicurezza sia garantita da una manutenzione continua che, probabilmente, ha un costo molto elevato ma garantisce anche la sicurezza dei lavoratori. Invece, una volta che il nastro è stato tagliato, tutti scompaiono e tutta la manutenzione è demandata ai rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza. Questo non è sufficiente, perché non bisogna lasciare da soli questi lavoratori.

PRESIDENTE
Dottor Cioce, pongo la domanda a lei, ma anche agli altri convenuti. Voi avete richiamato il fatto che nello stabilimento di Rocca Cencia non ci sia attenzione su alcune norme basilari di igiene, citando più volte lo stato in cui si trovano gli spogliatoi e la vicinanza degli stessi al materiale e agli impianti. Avete chiesto formalmente l'intervento della ASL?

CIOCE
So che la ASL, e il dottor Fanelli mi correggerà se sbaglio, ha già ispezionato una volta l'impianto di Rocca Cencia, ma non posso rispondere su ciò che è avvenuto dopo.

PRESIDENTE
Sì, ma io ho posto una domanda precisa. Vorrei sapere se le vostre organizzazioni sindacali si siano in qualche modo attivate, considerato che il problema che avete rappresentato a Rocca Cencia è basilare per l'igiene e per la civile convivenza, a causa della vicinanza degli spogliatoi agli impianti e anche al sito di stoccaggio di questi rifiuti. Vi è stata oppure no una richiesta formale di intervento dell'ASL?

CIOCE
Non risulta che vi sia stata alcuna richiesta formale.

PRESIDENTE
In tal caso, mi permetterei di chiedervi di seguire i meccanismi ordinari che le normative prevedono e che lo stesso vostro ruolo prevede. Diversamente rischiamo di fare affermazioni molto importanti che però restano solo affermazioni. Sicuramente la Commissione compirà le valutazioni dovute, anche perché, non avendo tagliato noi i nastri alle inaugurazioni, verremo a visitare impianti che ormai lavorano da tempo.

DE ANGELIS (FLI)
Signor Presidente, è una situazione che sto seguendo da circa due anni in qualità di Vice Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e proprio oggi abbiamo presentato una relazione intermedia sulla situazione dei rifiuti nel Lazio, della quale sono relatore.
Voi avete parlato di una serie di problematiche, come quella relativa alla sicurezza del Consorzio GAIA. In quel contesto, il problema era rappresentato dalle emissioni, quindi da ciò che si bruciava. Ho ascoltato, però, la descrizione di altre situazioni che comprendo poco. Come è possibile, ad esempio, scaricare immondizia a cinque metri dagli spogliatoi? Queste sono regole basilari, non tanto di sicurezza, quanto di civile convivenza e di igiene sanitaria.
Consiglio alla Commissione di recarsi in visita a Rocca Cencia, perché specialmente su quell'impianto è emerso il problema sicurezza. Non vorrei parlare qui della gestione, perché lei ha puntualizzato la questione dei nuovi investimenti che dovevano essere fatti su Colleferro e degli altri che stanno partendo. Ci sono però degli enti addetti al controllo e se questi non vengono attivati e non svolgono i propri compiti noi possiamo anche compiere delle verifiche, ma queste non avranno alcuna efficacia.
Vorrei comunque affrontare con voi questioni diverse rispetto a quelle relative alla situazione di Rocca Cencia. Io concordo sull'importanza della prevenzione e della cultura della sicurezza, ma vorrei che i sindacati individuassero delle situazioni ben precise su cui poi questa Commissione potrà intervenire, compiendo delle verificare. Avete affermato che la situazione di Rocca Cencia costituisce un problema, ma anche rispetto ad altre situazioni avete detto che è opportuno controllare lo stato di funzionamento degli impianti. Avete parlato di prevenzione e di formazione, ma se puntualizzaste meglio le carenze e le criticità dell'AMA S.p.A, delle discariche di proprietà di Cerroni o di altri impianti esistenti nel Lazio, probabilmente il vostro ragionamento avrebbe maggior forza.
Il discorso sulla formazione è positivo e deve essere fatto. In qualche modo, però, si possono sollecitare gli organi addetti al controllo per arrivare a risolvere certe situazioni.

PODDA
Presidente, noi ci siamo rivolti a questa Commissione perché la mia organizzazione ha segnalato a più riprese all'azienda (mi permetto di lasciarvi copia delle lettere a suo tempo inviate, la più vecchia delle quali risale al novembre 2007) quelle che per noi erano evidenti violazioni della normativa sulla sicurezza e sulla salute sui luoghi di lavoro, sostanzialmente in tutti gli impianti industriali dell'AMA, in tutti i siti in cui avviene il trattamento e la preselezione dei rifiuti. Tali violazioni riguardano sia le condizioni d'igiene minima degli addetti, sia la regolarità delle visite alle quali devono essere adibiti gli addetti che lavorano agli impianti per la certificazione delle loro buone condizioni di salute; violazioni che vanno anche contro i numerosi protocolli sottoscritti tra noi e l'azienda stessa.
Infine desidero segnalare alcune situazioni, in particolare nell'impianto di Rocca Cencia e ultimamente anche nell'impianto di preselezione e smaltimento di Laurentina-Pomezia, dove si sono verificati incidenti che solo per fortunate e contingenti casualità non hanno provocato vittime tra i lavoratori. Come già detto, nel primo impianto a giugno dello scorso anno è crollata un'impalcatura. Nel secondo, c'è un via vai continuo di camion privati. Accade infatti che quel rifiuto che dovrebbe arrivare preselezionato per essere poi avviato allo smaltimento differenziato e ad un eventuale riciclaggio, non funzionando da tempo gli impianti di preselezione viene portato dai mezzi dell'AMA ma non può essere prelavorato. Viene quindi prelevato da camion di ditte private che lo trasportano per la lavorazione in impianti privati, ai quali l'azienda non paga nulla, salvo lo spostamento dei mezzi, perché evidentemente già hanno un loro guadagno. Pochissimi giorni fa abbiamo scritto una lettera nella quale denunciamo che nell'impianto di Laurentina-Pomezia, località Santa Procula, un camion privato è partito lasciando sollevato il cassone che aveva preso e quindi si è portato dietro le impalcature, le infrastrutture e le condutture in ferro presenti nel luogo, facendo crollare tutto. Insisto nel dire che solo per un caso fortuito non è successo nulla agli addetti.
Probabilmente nel corso degli anni abbiamo commesso un'ingenuità, di cui mi sono reso conto nel momento in cui il presidente Tofani ci ha chiesto per quale motivo non abbiamo mai coinvolto le ASL competenti: avendo a che fare con un'azienda di natura pubblica, con la quale da tempo esiste una consuetudine alla contrattazione, sia nazionale che integrativa, e un sufficiente rispetto delle norme contrattuali e delle relazioni tra le parti, c'era sembrato sufficiente denunciare all'azienda le condizioni nelle quali ci trovavamo a lavorare perché questa intervenisse. Negli incontri spesso seguiti alle nostre denunce ci sono state date assicurazioni informali e verbali in questo senso. Il problema è che a queste non hanno fatto seguito interventi concreti. Mi riferisco, ad esempio, all'ultimo incidente grave verificatosi a Rocca Cencia che, a causa del blocco dell'impianto, comporta una perdita per l'azienda di oltre 10.000 euro al giorno. Lo dico perché per i romani ciò comporterà un aumento della tariffa sui rifiuti attorno al 20 per cento. Sarebbe bene che si fosse informati di certe cose. L'impianto si è guastato a giugno dello scorso anno e tuttora non è stata bandita la gara (né si sa quando verrà bandita), che essendo una gara europea ad evidenza pubblica prevede tempi di espletamento di almeno sei mesi. Secondo quanto hanno riferito i tecnici, una volta assegnato il lavoro ci vorranno dai tre ai sei mesi per il ripristino dell'impianto e quindi, da quando la gara verrà fatta, passerà almeno un anno prima che l'impianto venga messo in condizioni di funzionare e creare un vantaggio imprenditoriale per l'azienda e una condizione di sicurezza per i lavoratori. Fino a quella data tutto continuerà come oggi. Ogni giorno si continua a lavorare nello stesso modo, con i percolati che arrivano in prossimità delle zone dove le persone si spogliano e fanno la doccia, con evidenti problemi sanitari e uno spreco di risorse. Il tutto con un bilancio per il quale recentemente l'azienda si è autolodata in un'apposita conferenza stampa, che però non prevede sufficienti risorse per questo tipo di interventi.
Questa è la ragione per cui abbiamo disturbato la vostra Commissione. In termini banali potrei dire che non sapevamo più a quale Santo rivolgerci.

PRESIDENTE
Vorrei dire al dottor Podda che non ci ha disturbato affatto rivolgendoci la richiesta di questo incontro. È nostro interesse conoscere al meglio i problemi e parlare direttamente con i soggetti che operano in determinate situazioni per poter dare risposte adeguate, altrimenti non avrebbe alcun senso una Commissione parlamentare d'inchiesta.
Valuteremo quindi il da farsi nel prossimo Ufficio di Presidenza per gli approfondimenti necessari, nell'ambito dei profili di nostra competenza, con l'impegno di comunicarvi le relative decisioni.
Ringrazio il dottor Podda e tutti gli ospiti intervenuti per le preziose informazioni fornite e dichiaro conclusa l'audizione.

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Testi non rivisti dagli oratori.

Fonte: Senato della Repubblica