SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni

 

Resoconto stenografico



Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»


Seduta 72, mercoledì 9 febbraio 2011


Audizione di rappresentanti dell'associazione nazionale fra lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro (ANMIL)


Presidenza del presidente TOFANI

Interviene, in rappresentanza dell'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro (ANMIL), il dottor Sandro Giovannelli, direttore generale.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro (ANMIL).
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Comunico altresì che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.
È presente il dottor Giovannelli, direttore generale dell'ANMIL, che ringraziamo per la sua disponibilità. Siamo rammaricati per l'assenza, dovuta a motivi non dipendenti dalla sua volontà, del dottor Bettoni, presidente nazionale della stessa Associazione.
Questa audizione nasce dall'esigenza di approfondire meglio il problema della sicurezza sul lavoro nel settore agricolo, in particolare relativamente all'utilizzo delle macchine agricole, come ci è stato segnalato dalla stessa ANMIL. Su questo tema, abbiamo previsto quindi l'audizione odierna dei rappresentanti di tale Associazione e quella di esperti dell'INAIL e dell'ex ISPESL, che si svolgerà prossimamente. In realtà, la delegazione dell'ex ISPESL avrebbe dovuto essere presente oggi, ma proprio in questa settimana sta approfondendo alcuni argomenti relativi al tema oggetto del nostro dibattito.
Do ora la parola al dottor Giovannelli per lo svolgimento della sua relazione sull'argomento.

GIOVANNELLI
Ringrazio la Commissione per l'attenzione e la tempestività con cui ha accolto il segnale di allarme lanciato nei giorni scorsi dalla nostra Associazione, anche alla luce del fatto che, nel solo mese di gennaio, si sono verificati ben sette incidenti mortali sul lavoro nel settore agricolo, legati all'utilizzo dei trattori.
La nostra Associazione ha un bagaglio di esperienza non particolarmente specializzato dal punto di vista tecnico, tuttavia proveremo a svolgere alcune riflessioni su questa materia. Noi ci occupiamo prevalentemente di cultura della sicurezza, cerchiamo cioè di sviluppare una maggiore consapevolezza dei rischi esistenti sui luoghi di lavoro.
Il punto di partenza della nostra riflessione concerne l'esistenza di alcune complessità specifiche del settore agricolo: oltre il 60 per cento degli infortuni riguarda lavoratori autonomi; è forte la presenza di lavoratori anziani ed è significativa quella di lavoratori stranieri, regolari o non (è un dettaglio che non incide, in questo caso). Parlando di cultura della prevenzione, questo secondo aspetto è importante per il nostro ragionamento, perché la cultura della prevenzione nasce da lontano, non certamente dal momento in cui lo straniero comincia a lavorare in Italia.
Occorre poi sottolineare l'alta rischiosità del lavoro agricolo domenicale, cioè del lavoro svolto da coloro che coltivano la terra occasionalmente, nelle pause di altre attività lavorative.
Quelli che ho appena indicato sono elementi che, nel loro complesso, pongono problemi specifici, particolari per ciascuna delle categorie di lavoratori, accomunate comunque dalla difficoltà di interventi formativi volti a creare una diversa cultura della prevenzione, tanto che in molti casi sarebbe meglio parlare di cultura dell'informazione, piuttosto che della formazione.
Da un altro angolo visuale, la potenzialità economica delle aziende, la composizione del sistema agricoltura mostra - rispetto al panorama generale del nostro sistema produttivo - un'accentuata polverizzazione, con aziende di modeste dimensioni che si reggono essenzialmente sul lavoro del titolare, spesso anziano, e con il contributo magari saltuario di lavoranti stagionali o occasionali. Da sempre, poi, il comparto agricolo registra minori disponibilità di capitali liquidi e, per lo più, maggiore difficoltà di accesso al credito, stante la diversa redditività del mestiere di piccolo imprenditore agricolo, rispetto a quella di altri settori produttivi, anche per effetto di un andamento dei prezzi al produttore affatto insufficiente.
Sono riflessioni condivise da tutti, pur con qualche difformità di interpretazione, che però assumono una valenza particolare se si pongono in relazione al tema dei rischi professionali e degli andamenti infortunistici. È vero, infatti, che fattore fondamentale della rischiosità resta il mancato rispetto delle regole da parte delle aziende, siano esse le leggi sull'occupazione, le norme in materia di prevenzione, le regole tecniche di prudente protezione della persona del lavoratore, che oltretutto in agricoltura molto spesso si identifica con lo stesso titolare dell'azienda.
Le statistiche ufficiali fornite dall'INAIL per l'anno 2009 mostrano che nel settore agricolo l'andamento del fenomeno infortunistico non segna la stessa riduzione che viene invece registrata in altri settori di attività, come per esempio quello industriale. Ricordiamo che nel 2009, a fronte di un calo dell'occupazione in agricoltura di circa il 2,9 per cento, gli incidenti sono diminuiti solo dell'1,4 per cento; inoltre, il dato relativo agli incidenti mortali avvenuti nel 2009 è ancora superiore a quello degli anni 2005 e 2006. Quindi, in agricoltura si continua a morire e il trattore, e più in generale le macchine, sono responsabili di circa il 30 per cento di questi incidenti mortali.
Come dicevo all'inizio, i trattori costituiscono un punto dolente, per cui l'Associazione ha voluto richiamare l'attenzione su questo aspetto. Sicuramente, la pericolosità delle macchine è accresciuta dalla loro obsolescenza, soprattutto se questa è collegata con i fattori prima richiamati, con particolare riferimento all'età dei lavoratori, alla saltuarietà dell'uso, alla ridotta capacità delle aziende agricole di ammodernare il parco macchine, a cominciare appunto dai trattori. Gran parte di queste aziende, infatti, non ha la capacità economica per acquistare nuove macchine, anche perché, a prescindere dal fattore economico, occorre considerare che in qualsiasi azienda il costo per beni strumentali deve essere rapportato alla massa critica di utilizzazione di questi beni. Né può essere risolutivo, per questo motivo, il supporto pubblico tradotto in agevolazioni per l'acquisto dei nuovi trattori; si tratta di un contributo certo efficace per sostenere il mercato, ma non tale da superare gli ostacoli oggettivi che si frappongono alla possibilità per gli agricoltori di acquistare le nuove macchine.
Per questo riteniamo che occorra studiare strade parallele rispetto a quella della rottamazione - che finisce per essere essenzialmente un sostegno al mercato se non è accompagnata da un parallelo aiuto per la manutenzione delle macchine - mettendo insieme vari strumenti che valorizzino l'opera di monitoraggio e controllo degli organismi preposti. Una via interessante potrebbe essere quella di costruire (anche se non abbiamo dati sulla eventuale diffusione dell'iniziativa) un meccanismo di concreto e diffuso sostegno alla messa in comune, tra piccole aziende agricole, di apparecchiature "di peso", di strumenti, di trattori, di macchine, senza toccare la specificità e l'autonomia gestionale di ciascun partecipante, ma condividendo l'utilizzazione (e i costi) di queste macchine, con una schedulazione che consentirebbe di farle lavorare a pieno ritmo con costi decrescenti (una sorta di car sharing).
Non basta tuttavia un'operazione di ingegneria organizzativa, ma è determinante anche un intervento che tocchi la cultura e quindi la formazione degli operatori del mondo agricolo. Parliamo di formazione culturale, come ho detto, anche nella forma minima dell'informazione, poiché in questo caso l'obiettivo è non insegnare a fare qualcosa di tecnico, ma convincere della necessità di stare insieme, di condividere problemi e soluzioni, in un mondo tradizionalmente individualista e fortemente caratterizzato soprattutto da anziani.
L'altro aspetto importante per una riflessione costruttiva è quello della manutenzione. In questi giorni, abbiamo esaminato vari contributi tecnici sul tema dei trattori e della loro pericolosità e abbiamo constatato che, in misura ovviamente diversa per macchine obsolete e macchine di nuova concezione, la manutenzione di certe parti - in particolare il giunto cardanico, per fare un esempio banale - è un elemento vitale per ridurre drasticamente l'andamento infortunistico in agricoltura. Si tratta di parti comunque soggette ad usura per componenti anche apparentemente marginali che, non funzionando a dovere, trasformano un sicuro strumento di lavoro in macchina fonte di invalidità o, nei casi peggiori, di morte. Il rischio è che, anche in questo caso, la prima reazione sia di incrementare le revisioni e i controlli delle macchine agricole, un intervento certamente auspicabile se non si traducesse solo nell'ennesimo sollecito alla rottamazione, come ho già sottolineato. Riteniamo piuttosto che anche in questo caso l'obiettivo dovrebbe essere quello di un'azione capillare rivolta agli imprenditori, ai lavoratori, agli imprenditori-lavoratori, affinché valorizzino l'importanza di conoscere il funzionamento delle proprie macchine, vecchie o nuove che siano, come strumenti di lavoro ma anche come potenziale minaccia per l'incolumità di chi le usa.
La complessità di un intervento del genere deriva dal fatto che non è certo pensabile raccogliere in qualche aula gli agricoltori. Occorre progettare interventi sul territorio, possibilmente itineranti, coincidenti con i momenti tipici della vita agricola, nei quali inserire le esperienze di chi l'infortunio lo ha subìto nei modi banali in cui spesso accade, per cause di cui ci si accorge solo a posteriori. Tutto ciò senza nulla togliere all'impegno per rimuovere i rischi, in agricoltura come in altri settori, con macchine fra l'altro sempre più sicure, da vendere magari con l'inserimento nel contratto di una manutenzione periodica gratuita da fare insieme con l'agricoltore, perché sia occasione di apprendimento della complessità della macchina e dei modi attraverso i quali essa può trasformarsi in fonte di rischio.
Dunque un'opera capillare, nella quale coinvolgere personale tecnico qualificato, che non manca certo nelle organizzazioni sindacali e nelle imprese oltre che negli enti preposti al sistema di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro; personale tecnico, ma anche soggetti esperti per aver vissuto sulla propria pelle le conseguenze di una disattenzione, di una omissione di misure di sicurezza, le conseguenze di un infortunio capitato sul proprio campo ad un lavoratore, a un vicino o a un amico.
Su questo terreno, l'ANMIL, come anche altre associazioni, potrebbe fornire un contributo significativo, forte di una platea di associati che da sempre hanno dimostrato impegno anche sul campo, per trasmettere un messaggio di attenzione e di esperienza certamente più efficace se proveniente da persone con cui condividere cultura, professionalità ed esperienze.

PRESIDENTE
Dottor Giovannelli, lei ci ha esposto in modo chiaro, ma nello stesso tempo drammatico, una situazione che diventa di difficile gestione. Abbiamo a che fare, infatti, con una capillarizzazione di soggetti e con l'assenza di regole vere e proprie: di questo credo che dovremmo incominciare a parlare. Come Commissione d'inchiesta, insieme all'Associazione che lei rappresenta e ad altri soggetti, ritengo dovremmo lanciare un piano nazionale su un tema che ormai sta esplodendo: i numeri che sono stati richiamati anche da lei mettono in evidenza la gravità del fenomeno. Da questo punto di vista, sarebbe opportuno che si passasse a delle proposte concrete. Ho colto nella sua relazione alcune osservazioni e spunti di riflessione che richiamano sicuramente la nostra attenzione, ma che rappresentano il presupposto di una politica di intervento su questo settore. Pertanto, ci faremo carico di allargare l'arco di audizioni dei soggetti interessati e coinvolti, posto che spesso in questo settore certi eventi, pur avendo conseguenze mortali, hanno scarsa risonanza e non vengono valutati come dovrebbero. Sarebbe quindi opportuno che anche l'ANMIL perfezionasse le sue proposte, senza avere timori.
Ritengo infatti che ci potremmo trovare di fronte alla necessità di azioni coercitive nei confronti di soggetti che hanno delle macchine non in regola. Se continuiamo, infatti, a sperare che la formazione, che viene svolta da pochissimi (per usare un eufemismo), la cultura o l'informazione in questo settore alimentino un'azione tendente a contenere il fenomeno degli incidenti sul lavoro, nessuno di noi potrà dire di aver svolto bene il proprio ruolo e il proprio dovere. Ripeto, su tale prospettiva vi invito ad una riflessione più approfondita, prendendo in considerazione anche quei percorsi che dovessero apparire più drastici, se desideriamo veramente fermare la catena di infortuni spesso mortali, sui quali i dati sono sempre più allarmanti.
La ringrazio ancora per la riflessione che l'ANMIL oggi ci ha voluto sottoporre. Mi auguro che vi siano successivi incontri e ulteriori iniziative, di cui ci faremo parte attiva, e un rapporto costante, fino a giungere ad una proposta parlamentare in materia.
Il mio personale convincimento è che la situazione attuale non si debba più sottovalutare. Sono convinto, come lei ha dichiarato, che gli incentivi non siano sufficienti. Purtroppo, abbiamo una polverizzazione delle aziende agricole e costi elevati delle macchine nuove e a norma (sperando che essendo nuove siano a norma); purtroppo, abbiamo un reddito da lavori agricoli sempre meno significativo ai fini della conduzione di un'azienda. E potrei continuare ad elencare gli elementi di criticità che ruotano intorno a questo fenomeno, ma mi fermo qui.
Da parte nostra, con il vostro contributo e il vostro ausilio, sarà necessario impostare un'azione che dia dei risultati, anche se si trattasse di percorsi difficili da seguire o impopolari da affrontare. La situazione attuale, infatti, mi sembra che non presenti molte possibilità di scelta. La settimana prossima si svolgeranno le audizioni dell'INAIL e dell'ex ISPESL, che proprio in questi giorni stanno partecipando ad un seminario di approfondimento su questo tema, affinché si possano individuare delle proposte.
Sul tema degli infortuni sul lavoro non bisogna avere più limiti o veli. La questione va affrontata con un approccio serio, altrimenti non riusciremo ad arrestare o a contenere il fenomeno. Occorrerà valutare fino a quale età sia possibile guidare una macchina agricola; bisognerà altresì valutare gli orari entro i quali si può condurre il mezzo; sarà necessario stabilire le capacità ed inasprire i criteri per la conduzione di queste macchine, perché il trattore non è mezzo per il dopolavoro, mentre spesso viene considerato tale, producendo effetti drammatici. La mia non è retorica, non amo farla, ma avendo noi il compito di concorrere al bene comune potremmo trovarci a dover sostenere l'adozione di norme più stringenti, che potrebbero apparire impopolari. Tuttavia ciascuno di noi agisce sempre in linea con la sua qualità di parlamentare, quindi con la volontà di offrire risposte positive di contrasto agli incidenti anche mortali che spesso caratterizzano questo settore.
Desideravo fare questa riflessione alla sua presenza, dottor Giovannelli, poi naturalmente la Commissione approfondirà l'argomento. Mi sembra sia necessaria una maggiore apertura verso tutti quei soggetti che, come voi, lavorano e danno il proprio contributo per la tutela e l'assistenza di coloro che sono stati afflitti da infortuni sul lavoro, con lo scopo istituzionale di contrastare questi ultimi e quindi di ridurli o, auspicabilmente, di eliminarli. La ringrazio ancora per il suo contributo.

DE LUCA (PD)
Ringrazio anch'io il dottor Giovannelli per la sua relazione. Aggiungo alle considerazioni del Presidente una brevissima osservazione. Gli incidenti che accadono nel settore agricolo non suscitano lo stesso clamore di quelli che avvengono nel comparto industriale. Eppure ultimamente abbiamo assistito addirittura a sette incidenti mortali nello spazio di un mese.
Raccogliamo allora il contributo che lei ci ha offerto con la sua relazione, insieme a quello che ci daranno l'INAIL e l'ex ISPESL, con la massima disponibilità, come diceva il presidente Tofani, ad inserirlo in una cornice normativa, al fine di dare definitiva attuazione alle previsioni del decreto legislativo n. 81 del 2008.
Di fronte a questo problema drammatico, ritengo sia opportuna un'azione congiunta, che coinvolga non solo il settore dell'agricoltura, ma anche le varie responsabilità a livello territoriale: penso alle organizzazioni sociali, agli enti e alle istituzioni locali, al governo nazionale e a quello regionale. Ciò può essere utile per richiamare maggiore attenzione sul problema in ambito nazionale. Oltre a quanto è già stato fatto in passato, con gli incentivi destinati ai mezzi agricoli, sarebbe utile dare un contributo di conoscenza, per portare alla luce un settore - quello dell'agricoltura - che purtroppo vive una crisi profondissima, testimoniata dal ripetersi su tutto il territorio nazionale di eventi tragici.
Pertanto, la ringrazio per il contributo che ci ha offerto oggi e la invito anch'io, come ha detto il Presidente, a presentarci una proposta più articolata, che saremo disponibili ad inserire in una cornice normativa.

FOSSON (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-Io Sud-MRE)
Desidero chiedere un approfondimento dal punto di vista tecnico. Sono il rappresentante della Valle d'Aosta, Regione in cui sono molto frequenti gli incidenti con i trattori, causati soprattutto dal ribaltamento del veicolo. Vorrei sapere se le macchine di nuova generazione, rispetto a quelle obsolete, come lei le ha definite, siano dotate di accorgimenti tecnici efficaci per prevenire tali incidenti, oppure se la soluzione è solo quella garantire una migliore formazione del lavoratore.

GIOVANNELLI
Le nuove macchine, rispetto a quelle vecchie, sono attrezzate con protezioni sia laterali che superiori, che sono di grande ausilio in caso di ribaltamento: si evita così che il conducente rimanga schiacciato dal mezzo agricolo o che sia travolto dalla macchina, nel caso venga sbalzato fuori. Sicuramente, le macchine nuove sono molto più sicure di quelle obsolete, prive di qualsiasi protezione.
Come ha detto giustamente il Presidente, spesso il trattore è uno strumento vecchio, che per di più viene usato male. Certo, in Valle d'Aosta, che è una zona montuosa e collinare, la formazione è indispensabile, perché se si sbaglia a calcolare la pendenza si rischia il ribaltamento. Nella Pianura Padana è più difficile che questo accada, mentre in montagna succede frequentemente.
Accogliamo con piacere la sollecitazione del presidente Tofani a presentare proposte più articolate, dettagliate e stringenti.

NEROZZI (PD)
Desidero aggiungere una considerazione. Quello che il direttore dell'ANMIL ci ha descritto è un fenomeno che ha una sua periodizzazione, inizia cioè in maniera massiccia attorno al mese di marzo, partendo dall'Italia del Sud e andando verso il Nord, e ha dei picchi nei mesi di maggio, giugno e luglio. Anche questa caratteristica è legata alla conformazione del territorio.
Per varie ragioni, che è inutile discutere in questa sede, le associazioni professionali hanno una scarsa attenzione a questo problema.
Dal momento che l'ANMIL è un'associazione articolata e ramificata su tutto il territorio nazionale, penso che nelle prossime settimane dovreste lanciare un appello per una maggiore attenzione al settore agricolo. Questo sarebbe un aiuto, al di là di tutti i problemi relativi al materiale, alla rottamazione, alla formazione, a cui ha fatto riferimento anche il Presidente. Registriamo infatti una disattenzione rispetto a tale settore. Se pensiamo a quanto viene fatto dall'ANCE e dai sindacati dei lavoratori nel settore dell'edilizia e facciamo un confronto con quanto avviene in agricoltura, ci accorgiamo che c'è una distanza abissale, proprio per la struttura stessa del mondo agricolo.
Allora, ripeto, dato che l'ANMIL ha ramificazioni in tutto il Paese, potreste lanciare quel grido di allarme che oggi avete fatto pervenire a questa Commissione. Ciò non risolverebbe tutti i problemi, ma sarebbe comunque un fatto positivo, poiché servirebbe ad attirare l'attenzione sul comparto dell'agricoltura nonché a salvare qualche vita, o ad evitare qualche incidente. Come dicevo poc'anzi, gli incidenti sul lavoro, nel settore dell'agricoltura, registrano dei picchi, nel mese di marzo e nei tre mesi estivi, con tempi diversi a seconda delle Regioni, perché iniziano nel Mezzogiorno, per ovvie ragioni, e poi procedono verso Nord. La Regione in cui si verificano più incidenti è il Trentino-Alto Adige, anche per via della configurazione montuosa e della vocazione agricola di quel territorio.

SPADONI URBANI (PdL)
A nome del Gruppo PdL, anch'io ringrazio il direttore Giovannelli, che è venuto in Commissione ad esporci i problemi che la sua Associazione ha riscontrato e per lanciare un allarme, che peraltro era prevedibile. Anche in Umbria, come in Trentino-Alto Adige, gli incidenti di questo genere sono numerosi, proprio a causa dell'elemento orografico. Aggiungo però che questi incidenti sono dovuti anche al fatto che - come ormai sembra acclarato - il mestiere di agricoltore sovente viene fatto nelle pause di altri tipi di lavoro, dai cosiddetti "lavoratori domenicali".
Ritengo quindi importante richiamare l'attenzione su questo problema. Fondamentale è soprattutto la formazione culturale degli interessati, affinché coloro che adoperano questi mezzi lo facciano in maniera appropriata, avendo presente il rischio che stanno correndo, anche se i tanti incidenti verificatisi dovrebbero aver fatto comprendere i pericoli a cui ci si espone.
Dottor Giovannelli, lei ci ha detto che adesso i mezzi agricoli sono corazzati, in modo da impedire lo schiacciamento del conducente, in caso di ribaltamento. Tuttavia, ho visto personalmente questi trattori cingolati, che mi sembrano più pericolosi degli altri, quando arrancano e si girano come fossero un giocattolo. Non so quanto siano stati rinforzati tali mezzi, ma penso che resterà sempre il rischio di un incidente sul lavoro nel settore agricolo specialmente a fronte di conformazioni del territorio collinari o montuose. Il fatto che in alcuni mesi si manifestino dei picchi è dovuto al periodo delle colture, ossia quel lasso di tempo che va dalla primavera all'estate. Per tali ragioni, ritengo che l'attenzione dovrebbe essere focalizzata principalmente sull'attività agricola, che dovremmo iniziare a considerare nuovamente come una possibile attività di tipo individuale, evitando che diventi una sorta di dopolavoro o persino una perdita di tempo. Le associazioni dovrebbero inoltre riflettere sul fatto che se i giovani si dedicassero maggiormente all'agricoltura, probabilmente condurrebbero tale attività con maggiore appropriatezza e con l'uso di mezzi che, sulla spinta della domanda, diventerebbero sempre più sicuri. Da questo punto di vista, la mia domanda è la seguente: da quando sono in produzione dei mezzi più sicuri, gli incidenti sul lavoro sono diminuiti oppure no?

GIOVANNELLI
Per quanto ci risulta, non si è verificata una diminuzione in termini assoluti, ma solo in termini relativi: ciò significa che la minore occupazione e il minor numero di addetti nel settore agricolo ha determinato un calo degli infortuni rispetto a qualche decennio fa.
Vorrei sottolineare che il richiamo ad una maggiore attenzione e ad una crescente informazione e formazione è molto forte anche da parte nostra. Si tratta in modo evidente di aspetti fondamentali, insieme all'uso di macchine adeguate e moderne. Le sollecitazioni del senatore Nerozzi e le sue, senatrice Spadoni Urbani, saranno valutate attentamente e cercheremo, nel nostro piccolo, di prestare più attenzione a un settore che spesso viene messo un po' più in ombra a favore di settori che hanno un peso maggiore.

PRESIDENTE
Ringraziamo nuovamente il dottor Giovannelli per il suo contributo, con la promessa di continuare a lavorare insieme su questo tema.
Dichiaro conclusa l'audizione.


Note: Testi non rivisitati dagli oratori
Fonte: Senato della Repubblica