Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico



Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Seduta 74, mercoledì 23 febbraio 2011

Audizione di rappresentanti dell'INAIL



Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono, in rappresentanza dell’INAIL, il dottor Flaminio Galli, Direttore centrale prevenzione, l’ingegner Gabriella Mancini, Consulenza tecnica accertamenti rischi e prevenzione, e il dottor Vincenzo Laurendi, Dipartimento tecnologie di sicurezza (ex ISPESL).

PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'INAIL.
Avverto che della seduta sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Sono presenti il dottor Flaminio Galli, direttore centrale prevenzione, l’ingegner Gabriella Mancini per consulenza tecnica accertamenti rischi e prevenzione, e il dottor Vincenzo Laurendi del dipartimento tecnologie di sicurezza (ex ISPESL).
Con questo ciclo di audizioni stiamo approfondendo le nostre cognizioni relativamente agli infortuni che riguardano le macchine agricole, in modo particolare il ribaltamento dei trattori, e tutte le problematiche legate a questo tema per poter svolgere un'azione propulsiva nei confronti del Parlamento e, ci auguriamo, anche nei confronti del Governo, dal momento che questi incidenti continuano a ripetersi con sempre maggiore frequenza, in assenza di elementi chiari di contrasto agli stessi. Ravvisiamo quindi la necessità di avere normative più cogenti in riferimento alle caratteristiche degli stessi (spesso caratterizzati da elevata obsolescenza), così come all'età dei soggetti che possono condurli. Spesso i conducenti sono persone anziane che si trovano coinvolte in questi incidenti anche perché sovente utilizzano questi strumenti in attività di dopolavoro e non continue e costanti.
La vostra audizione chiude il ciclo dei soggetti che abbiamo ascoltato su questi temi al fine di arrivare ad una sintesi delle informazioni raccolte e poter quindi avanzare proposte in materia.

LAURENDI
Signor Presidente, vorrei puntare l'attenzione sul numero degli infortuni e sulle macchine che li determinano, in conseguenza soprattutto della non conformità delle stesse rispetto ai requisiti di sicurezza previsti dalla legge. In Italia si verificano ogni anno mediamente 160 infortuni mortali legati all'utilizzo del trattore, che è tra le attrezzature di lavoro utilizzate quella che in assoluto determina il maggior numero di infortuni mortali e non. La causa principale è il ribaltamento in senso sia orizzontale che trasversale. Per ovviare a questa problematica la norma prevede che il trattore sia dotato di dispositivi di protezione intorno al sedile di guida dell'operatore, ovvero di un abitacolo rinforzato, in maniera tale che vi sia un volume di sicurezza in caso di ribaltamento. Per garantire che l'operatore resti all'interno dell'abitacolo è necessario un sistema di trattenuta, cioè una cintura di sicurezza che in caso di ribaltamento trattenga la persona.
A fronte di un parco trattori circolante di 1.600.000 veicoli, circa 800.000 non risultano dotati di questi dispositivi di protezione e circa 1.300.000 non sono dotati di sistemi di ritenuta del conducente. Esiste quindi un problema di adeguamento delle misure di sicurezza ed un problema di obsolescenza delle macchine, il che determina il numero di infortuni di cui ho parlato. È necessario intervenire con un processo di adeguamento dei vecchi trattori, che può avvenire secondo le informazioni tecniche messe a disposizione dall'Istituto già da diverso tempo, che permettono alle officine meccaniche di installare in maniera più o meno semplice detti dispositivi a costi contenuti. A fronte di questa problematica che riguarda i trattori vecchi, ve ne sono altre connesse agli aspetti di natura prevalentemente normativa. Se è vero che le vecchie macchine presentano problemi di sicurezza, cosa accade con quelle nuove? Purtroppo ci sono direttive comunitarie recepite dal nostro ordinamento che permettono, allo stato attuale, l'immissione sul mercato di macchine con problemi di sicurezza. Mi riferisco in particolare ai trattori dotati di telai di protezione abbattibili, cioè leggermente pieghevoli in avanti, per garantire all'operatore di lavorare anche nelle operazioni sottochioma. Ebbene, lo scorso anno in Italia ci sono stati 15 morti su trattori dotati di telai di protezione tenuti abbattuti. Questo è un problema che deve essere affrontato e risolto a livello normativo. L'Istituto ha già attivato delle ricerche in questo senso andando a individuare degli specifici dispositivi di protezione che possono essere utilizzati anche nelle lavorazioni sottochioma, quindi senza bisogno di utilizzare dispositivi di tipo abbattibile.
È necessario un intervento di natura tecnica affinché si impedisca l'immissione sul mercato di trattori non sicuri. Questo è un primo punto che riguarda le nuove macchine, posto che purtroppo numerosi infortuni mortali sono determinati da trattori formalmente conformi alle regole per la sicurezza. Un altro aspetto importante è quello della revisione delle macchine agricole, che rappresenta una nota dolente. Il nuovo codice della strada prevede che sia data la possibilità al Ministero dei trasporti di attivare la revisione di tali macchine. Ciò nonostante dal 1982 ad oggi non sia stato fatto nulla in tal senso. Il sistema di revisione delle macchine agricole potrebbe rappresentare un utile strumento per far sì che tutti i trattori che vanno su strada non possano circolare in assenza dei requisiti di sicurezza previsti dalla legge. Abbiamo poi il punto relativo alla formazione dei conducenti. Allo stato attuale, secondo il codice della strada, qualunque tipo di trattore di qualsiasi potenza e dimensione può essere guidato da un neopatentato in possesso di patente B.
Si tratta di una serie di carenze a livello normativo che non fanno che aggravare il già elevato numero di infortuni mortali determinato dai trattori. Il discorso va poi esteso ad altre tipologie di macchine agricole che vengono purtroppo immesse sul mercato, come abbiamo avuto modo di
dire nella scorsa audizione del 17 febbraio 2009, non rispettando le regole per la sicurezza.

PRESIDENTE
La ringrazio per la sua esposizione. Al di là di quanto lei ci ha detto, che condividiamo completamente, c'è un problema di verifiche e di controlli. Ritengo che dovremmo studiare un meccanismo che possa rispondere alla situazione che lei ci ha confermato esistere: più della metà dei trattori non sono in regola con le norme di sicurezza. È importante poter arrivare a bloccare la circolazione degli stessi, come accade per le autovetture che non sono state revisionate o non hanno superato la revisione e che non sono più ritenute idonee a circolare.
Vorremmo quindi conoscere la vostra opinione sulle misure che ritenete necessario adottare da un punto di vista essenzialmente tecnico: i vostri suggerimenti potranno essere oggetto di riflessione per la Commissione e fungere da stimolo per la formulazione di eventuali proposte. Diversamente, rischiamo di restare bloccati su un dato che oggi è di circa 160 morti l'anno per incidenti legati all'utilizzo delle macchine agricole, in modo particolare dei trattori obsoleti e di vecchia generazione, che non prevedono alcuna misura di protezione essendo sprovvisti di sistemi di trattenuta del guidatore o di un abitacolo che garantisca l'incolumità in caso di ribaltamento.
Altro aspetto che già conoscevamo, perché riferito dai rappresentanti dell'ex ISPESL in sede di audizione, ma anche dai costruttori delle macchine agricole quando esaminammo questo tema, riguarda il fatto che taluni mezzi non sono conformi alla legge, o meglio non garantiscono la sicurezza del lavoratore. Invito quindi voi tutti a formulare delle proposte, altrimenti rischiamo, pur consapevoli di questi fattori di negatività, di restare silenti e inermi, con grave responsabilità di tutti noi.
Desidero fare un'ultima considerazione in riferimento alle caratteristiche che dovrebbero essere richieste a chi guida un trattore. Si tratta di un aspetto importante da definire, posto che attualmente è sufficiente una patente di tipo B per guidare trattori di ogni forma e dimensione, persino quelli che assomigliano molto più ad un mezzo pesante che a una macchina, al di là della peculiarità del lavoro a cui gli stessi sono funzionali. Vi chiederemmo un ulteriore approfondimento su questo tema e possibilmente una memoria scritta, essendo necessario creare un'alleanza forte per risolvere questo problema: stiamo parlando del 15 per cento delle morti sul lavoro che avvengono ogni anno a causa di macchine nella stragrande maggioranza dei casi inidonee.

GALLI
Vorrei fornire un contributo a questo interessante incontro partendo dalla politica che sta portando avanti l'INAIL. Nel quadriennio 2010-2013 l'INAIL ha stanziato circa 750 milioni di euro per finanziare le imprese che intendono fare investimenti nel campo della prevenzione, e tra queste sono ovviamente ricomprese le aziende agricole. I tre filoni su cui si incanalano i finanziamenti sono: l'ammodernamento degli impianti e delle attrezzature, la formazione e i sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro.
Per quanto riguarda il rinnovo delle attrezzature, tra i destinatari dei finanziamenti, come già detto, sono comprese anche le aziende agricole. Il bando per il 2010 (relativamente al quale posso fornirvi i dati delle aziende che hanno partecipato) è stata una specie di banco di prova, grazie al quale sono stati stanziati 60 milioni di euro; ulteriori 180 milioni di euro verranno stanziati nel 2011, 225 milioni di euro nel 2012 e 280 milioni di euro nel 2013. Questo pone l'INAIL al centro di una politica di finanziamento per ammodernare tutti gli spazi in cui l'uomo lavora, fare formazione e applicare sistemi di gestione che consentano all'imprenditore di compiere un passo in avanti dal punto di vista culturale e alla società di innalzare il proprio livello qualitativo in materia di sicurezza sul lavoro.
Per quanto riguarda i primi 60 milioni di euro erogati, da alcune indagini statistiche è emerso che il numero degli imprenditori che hanno risposto al bando è stato, in realtà, abbastanza esiguo: su 1.247 aziende che si sono iscritte per ottenere il finanziamento, a fronte di un numero complessivo di 19.400, solo 133 hanno potuto consegnare il progetto. Questo preambolo per dire che per il settore agricolo vige il limite "de minimis" fissato dall'Unione europea per gli aiuti di Stato. Per quanto riguarda l'agricoltura la soglia del "de minimis", di 15.000 euro fino al 31 dicembre del 2010 e successivamente prorogata fino al 31 marzo dell'anno corrente, dal 1° aprile 2011 passerà a 7.500 euro l'anno. L'INAIL ha quindi fatto il bando di gara a 7.500 euro, non sapendo se la soglia precedente sarebbe stata o meno prorogata. Trattandosi tuttavia di un limite troppo basso solo pochi imprenditori hanno risposto poiché molti avevano già raggiunto il limite dei 7.500 euro per accedere ad altri finanziamenti. Al riguardo sarebbe importante un'iniziativa parlamentare che riuscisse ad ottenere un'ulteriore proroga in sede europea della soglia dei 15.000 euro per gli aiuti di stato, per alcuni anni o perlomeno sino al 31 dicembre del 2011. In tal caso potremmo pubblicare dei bandi specifici per l'agricoltura o quantomeno promuovere una forma di comunicazione mirata al settore per far sì che più agricoltori e più proprietari di macchine agricole ricorrano a questi finanziamenti. I numeri che ha citato il collega dimostrano che la stragrande maggioranza degli attori non è in regola. Se consentissimo loro di mettersi in regola sfruttando questi finanziamenti avremmo fatto un'operazione molto importante per tutto il parco macchine agricole.
Altro aspetto che approfondiremo, magari consegnandovi una documentazione scritta, riguarda il piano nazionale della prevenzione, che nasce grazie al finanziamento del CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) del Ministero della salute, che inizialmente coinvolgeva le Regioni e l'ISPESL. L'INAIL è entrata a far parte di questo progetto avendo incorporato l'ex ISPESL. Il piano prevede fino a 10.000 operazioni di verifica l'anno in tutta Italia, al fine di intensificare l'attività di ispezione e controllo. Rispetto ai numeri citati dal dottor Laurendi, 10.000 verifiche possono apparire ancora insufficienti, ma è comunque un dato importante.
Il piano nazionale della prevenzione prevede anche degli obiettivi nazionali: garantire in tutte le ASL un’anagrafe aggiornata delle aziende agricole, sulla base del sistema informativo dell’agricoltura e dell’anagrafe zootecnica; attivare i programmi per la riduzione dei rischi più gravi; attivare una campagna di controllo dell'applicazione della normativa di sicurezza anche in sede di commercio di macchine (non solo nelle aziende); proporre i criteri necessari al fine di promuovere, anche attraverso incentivazione economica e/o finanziaria, campagne di adeguamento delle attrezzature di lavoro ai requisiti di sicurezza; contribuire alla definizione, applicazione e verifica di idonei criteri per garantire l'inserimento di requisiti di sicurezza e salute sul lavoro nelle misure adottate dai piani di sviluppo rurale; realizzare un programma formativo per gli operatori pubblici di prevenzione nei luoghi di lavoro, al fine di migliorare l'omogeneità di azione di tutte le professioni; promuovere la formazione dei lavoratori agricoli, anche con l'impegno diretto degli operatori dei servizi pubblici; produrre e diffondere a livello nazionale buone prassi relative a tematiche complesse concordandole con anche con l'ex ISPESL e l'INAIL; produrre e diffondere a livello nazionale materiali divulgativi e manuali, a partire dall'utilizzo di numerosi materiali già prodotti dagli Istituti centrali. A tutto ciò si sono aggiunte le 10.000 ispezioni cui ho accennato. In questo campo le attività di controllo sono state fortemente potenziate dall'ingresso dell'INAIL nel progetto. Infatti, l'assorbimento dell'ex ISPESL e dell'ex IPSEMA all'interno dell'INAIL ha dato luogo ad un'unicità di politiche e di interventi. Per questo motivo due mondi che agivano abbastanza in sintonia ma parallelamente - da una parte il mondo della sanità, ISPESL e Regioni, dall'altra Ministero del lavoro, INAIL e parti sociali - stanno trovando una loro sinergia. Il quadro che si è venuto a creare fa ben sperare per il futuro delle attività che andremo a svolgere. Con la forza delle risorse economiche di cui dispone l'INAIL nel momento in cui entra in questi progetti e con l'integrazione delle diverse professionalità credo vedremo dei risultati già di qui a sei-otto mesi. Se poi riuscissimo ad avere una deroga rispetto al "de minimis" in agricoltura potremmo, a mio avviso, destinare un'importante parte delle somme che mettiamo a disposizione per dare la possibilità agli agricoltori di ammodernare il loro parco macchine, con risultati che potremmo verificare immediatamente attraverso gli indici infortunistici.

PRESIDENTE
Si dice che è difficile contrastare il "de minimis" nell'Unione europea perché sono meccanismi che riguardano le "zone cuscinetto" ed una serie di soggetti che operano nell'attività imprenditoriale. Se siete d'accordo potremmo assumere insieme un'iniziativa volta a fare in modo che la sicurezza possa essere scorporata dalla soglia del "de minimis". Sappiamo che questo nasce per evitare che vi sia concorrenza sleale. Dato che la sicurezza non può rappresentare un argomento di concorrenza sleale potremmo, anche con l'aiuto della 14a Commissione, iniziare un percorso per chiedere all'Unione europea non già una deroga, bensì di non considerare nel "de minimis" tutto ciò che viene investito in sicurezza e prevenzione.
Quanto al piano agricolo del quale avevo notizia ma non elementi approfonditi, il problema richiede qualche indicazione da parte vostra. Quando ci sono più soggetti a concorrere alla realizzazione di un progetto, soprattutto quando questi soggetti non sono riconducibili a sintesi unitaria nazionale - e non è il vostro caso - la questione è più complessa. Il problema si pone a livello di piani di prevenzione regionali perché rientra nelle competenze di ciascuna Regione fissare le misure ed i tagli che si ritengono opportuni e che vengono decisi a livello politico (dall'assessore, dalla giunta, dalla maggioranza o dal consiglio). Da questo punto di vista ci troviamo spesso di fronte a problemi che nascono da situazioni concorrenti tra Stato e Regioni. Sarebbe quindi importante un aiuto da parte vostra per superare tali problemi e trovare, d'accordo con le Regioni, degli elementi certi che valgano per tutte le Regioni, a prescindere dal taglio politico che ciascuna di esse dà al proprio piano agricolo. Ciò potrebbe essere molto utile per snellire questo processo, altrimenti rischiamo di perderci per vie diverse.
Non ho capito, infine, chi può effettuare i 10.000 controlli di cui lei ha parlato e che sarebbero già un segnale importante.

GALLI
Le Regioni.

PRESIDENTE
Le ASL, che più specificatamente hanno questo compito, ci hanno riferito di problematiche relative al personale e al numero di addetti. Da questo punto di vista, quindi, non so se c'è la possibilità che l'INAIL e l'ex ISPESL possano contribuire a un processo di questo tipo. Si rischia al contrario, pur con la buona volontà di tutte le Regioni nel voler svolgere appieno questo compito, di aggravare un'attività di prevenzione e di contrasto che è già molto difficile da portare avanti: ci è stato detto che per svolgere in modo completo questo lavoro avrebbero bisogno di altro personale, laddove attualmente si rischia che un'azienda venga controllata ogni quindici, venti o addirittura trent'anni.

LAURENDI
Vorrei illustrare le fasi attuative del piano. Esso prevedeva, come detto dal dottor Galli, oltre alla fase formativa, una fase ispettiva, che comprendeva 10.000 controlli l'anno in tutto territorio nazionale, per ogni anno di attuazione del piano. Questa attività ispettiva è stata ed è svolta dai tecnici delle prevenzione delle ASL di tutta Italia. Per cercare di uniformare le attività di controllo sul territorio è stato necessario prevedere una fase di formazione. I tecnici dell'ex ISPESL hanno organizzato 11 corsi di formazione a cui hanno partecipato 300 tecnici delle prevenzione, che sono coloro che operativamente facevano i controlli nelle aziende. Questi 300 tecnici sono stati formati sui principali problemi del mondo dell'agricoltura e su come risolvere talune problematiche (come devono essere montati il telaio e la cintura, quali sono le macchine agricole che causano maggiori infortuni e come intervenire su di esse). I tecnici, pur prodigandosi, non hanno raggiunto i 10.000 controlli. Non ho con me i dati precisi, ma siamo circa al 60-70 per cento delle ispezioni programmate. I 6.000 controlli effettuati hanno sul mare magnum delle problematiche del settore agricolo un impatto di cui purtroppo non si accorge nessuno. Può accadere in determinate situazioni che la voce corra e che le aziende si adoperino per adeguarsi.
Questo però non è un sistema che ci consente di mettere in atto delle politiche che possano portare a risolvere il problema degli infortuni. Secondo me, c'è bisogno di altro. Sono convinto che occorre intervenire innanzitutto sulla revisione delle macchine agricole. Non vorrei più vedere sulla strada macchine agricole che non hanno le luci, gli abbaglianti, i dispositivi di protezione, con parti scoperte di organi di movimento. Non è più accettabile che circolino mezzi senza telaio e che la polizia stradale o provinciale o i vigili urbani non possano fermare questi veicoli per verificare se rispondano alle norme di sicurezza. Non è possibile in uno Stato civile. Se riusciremo a rendere obbligatoria la revisione periodica, quando l'utente porterà il trattore presso una delle sedi a ciò deputate sarà costretto a mettere a posto eventuali mancanze, pena il blocco della macchina. Qualche sera fa su una strada provinciale ho visto un trattore senza luci e originariamente non dotato di anabbaglianti. Ebbene, queste situazioni non sono accettabili. E non è una giustificazione il fatto che si lavora con la luce del giorno, perché è verosimile che si possa fare tardi nel campo ed allora rientrare senza luci non è ammissibile. Questi sono degli esempi per far capire che esiste la necessità impellente di eliminare dalle nostre strade le macchine che sono non conformi, o attraverso un processo di rinnovo del parco macchine o attraverso un processo di adeguamento. A mio avviso, è necessario avviare un processo di finanziamento mirato alle aziende agricole, non ai fini di sostituzione della macchina, ma ai fini della sua messa a norma, perché con la somma richiesta per sostituire una macchina se ne mettono a norma dieci. L'impatto numerico è molto più significativo: su questo bisogna lavorare se si vuole risolvere il problema.
Bisogna poi intervenire in termini di prevenzione. Nel piano nazionale di prevenzione - come ha detto il dottor Galli - sono previsti anche interventi a livello di vendita delle macchine agricole. Con alcuni tecnici della prevenzione abbiamo visitato la fiera internazionale dell'EIMA a Bologna con l'intento di verificare se ci fossero in esposizione macchine non conformi e ponendoci come obiettivo quello di fermarci, essendo un'azione dimostrativa, una volta raggiunto il numero di 25 non conformità. In realtà speravamo di non raggiungere questa soglia nei cinque giorni di fiera. Ebbene, abbiamo raggiunto le 25 non conformità in due ore, dopo di che abbiamo deciso di fermarci per non mettere in crisi il sistema. Ci sono delle realtà che non sono più accettabili. Non è più accettabile vedere esposti all'EIMA, che è la fiera internazionale delle macchine agricole, dei trattori che non hanno i telai di protezione o che non hanno le cinture di sicurezza. Non mi interessa che siano stati fabbricati in Cina. All'EIMA erano esposte delle macchine pericolose, sia italiane che straniere: queste situazioni devono cessare.
Perché è stato fatto l'intervento in fiera? Nell'attività di sorveglianza del mercato, così come normalmente avviene, in dieci anni di attività abbiamo scovato 75 modelli di macchine non conformi, gran parte delle quali su segnalazione degli organi di vigilanza. Con un'azione di tipo proattivo, cioè intervenendo in fase di esposizione, ne abbiamo scoperte 25 in sole due ore, cioè un terzo della succitata cifra. Bisogna cercare di cambiare le vigenti politiche di prevenzione ed ispezione: è un primo passo, ma è fondamentale.
Occorre rivedere il codice della strada per inserire la previsione del conseguimento di una patente di tipo C o D per l'abilitazione alla guida di una macchina agricola di determinate proporzioni, ad esempio con una massa superiore ai 20.000 chili e una lunghezza di carrello di 16,5 metri. Non è accettabile che un neopatentato di 18 anni possa guidare un simile mezzo, posto che - come diceva il Presidente - è più vicino ad un autoarticolato che ad un'autovettura.
Gli interventi si possono e si devono fare. Le iniziative di tipo parlamentare devono essere finalizzate, dal mio punto di vista, a garantire l'adeguamento piuttosto che la sostituzione delle vecchie macchine agricole, affinché si possa intervenire su un numero maggiore di mezzi.

COLLI (PdL)
Il mio non vuole assolutamente essere un intervento polemico, ma si continua ad addossare le colpe sempre e comunque agli agricoltori, ai possessori o ai guidatori di macchine agricole. Innanzitutto i trattori dovrebbero uscire dalle fabbriche - come giustamente è stato sottolineato - già completi di luci, cinture di sicurezza e tutto quello che è necessario per prevenire - finché si può - qualsiasi tipo di infortunio. Tuttavia, mi sento anche di dover difendere coloro che non cambiano o non adeguano i propri mezzi per mancanza di soldi. Si parla tanto di interventi di formazione, peraltro assolutamente opportuni, ma gli agricoltori hanno il problema di arrivare a fine mese e forse non possono permettersi di cambiare le macchine perchè dovrebbero fare ricorso ad ulteriori mutui.
Dobbiamo quindi trovare delle soluzioni che non siano soltanto penalizzanti per questi lavoratori, ma che li aiutino a sostituire o adeguare le macchine, naturalmente essendo anche più attenti nel loro utilizzo grazie all'ausilio di corsi di formazione. Il mio è un invito a non trattare questi cittadini in maniera esageratamente severa. Fino a questo momento andava bene tutto, ora all'improvviso li si obbliga a cambiare le macchine ed a rispettare tutta una serie di doveri. Non so quanto possa costare un trattore, sicuramente più di un'utilitaria.
Chiaramente queste richieste sono giustissime e auspichiamo di raggiungere il traguardo che ci siamo preposti, ma occorre un'attenzione maggiore verso i lavoratori agricoli sia da parte nostra in quanto rappresentanti politici, sia da parte vostra in qualità di grandi organizzazioni che si occupano di questa specifica materia.

PRESIDENTE
Credo che il nostro obiettivo debba essere appunto quello di individuare dei canali di finanziamento per fare in modo che queste macchine siano messe a norma. Inoltre, sappiamo che vi sono in circolazione anche macchine agricole e trattori che non sono di proprietà di imprenditori agricoli, ma di altri soggetti privati che le utilizzano. Queste persone sono le più pericolose, soprattutto per la loro stessa incolumità. Immagino infatti che costoro, pur essendo in possesso di macchine agricole, siano esclusi dai bandi per la messa a norma. Mi chiedo allora se non sia opportuno rivedere detti bandi per includere tra gli aventi diritto al finanziamento le aziende agricole e/o i proprietari di trattori o macchine agricole. Infatti, in Italia, soprattutto nelle zone rurali più povere, vi sono molte persone che, da quando sono cambiate le norme per essere definiti azienda agricola, non sono più classificabili come imprenditori agricoli non essendo quella la loro fonte primaria di reddito. Scomparsi i vecchi agricoltori diretti, i giovani fanno altri lavori; però posseggono ancora il vecchio trattore di famiglia, che sta lì da trenta o quarant'anni e, pur non essendo imprenditori agricoli, adoperano quel vecchio trattore. Dovremmo pertanto accendere i riflettori non solo sulle aziende agricole, anche se sono i soggetti nei confronti dei quali bisogna adottare interventi diretti, ma altresì sui possessori di macchine agricole che, pur non essendo agricoltori, possono guidare il trattore - spesso vecchio - se in possesso della patente B.

LAURENDI
Teoricamente non è così. Di fatto, per acquistare un trattore...

PRESIDENTE
Non mi sto riferendo all'acquisto di un nuovo trattore, ma al vecchio trattore di famiglia, che è stato ereditato. Che cosa si deve fare del vecchio trattore di famiglia?

LAURENDI
Generalmente il trattore deve essere utilizzato per svolgere attività agricola. Se non svolgo attività agricola, teoricamente non dovrei possederne uno. In linea di principio non dovrei utilizzare un'attrezzatura agricola per svolgere un'attività che non sia preminentemente agricola.

NEROZZI (PD)
È una realtà diffusa e in tendenziale espansione nel nostro Paese quella di lavoratori o lavoratrici che svolgono un'attività principale, magari lavorano in fabbrica o sono artigiani o altro ancora, ma hanno anche ereditato un appezzamento agricolo che coltivano con i vecchi strumenti in loro possesso. Lo stesso avviene per i pensionati, che hanno come prima fonte di reddito la pensione ma continuano, alcuni come coltivatori diretti, altri nel tempo libero, ad utilizzare questi mezzi. Il presidente Tofani mi pare che si riferisse a questa casistica, che è molto vasta.

LAURENDI
Questi soggetti, che lavorano e svolgono attività agricola, pur non avendo una definizione giuridica, secondo una sentenza della Corte di cassazione sono da considerarsi, ancorché non arrivino ad avere il 50 per cento del reddito e non impieghino il 50 per cento del proprio lavoro nell'attività agricola, coltivatori diretti. Tale sentenza ha stabilito che pur non possedendo questi due requisiti, che consentono l'iscrizione all'INPS, se si svolge attività agricola ci si può fregiare del titolo di coltivatore diretto e usufruire di quei vantaggi che derivano dall'essere tale come: diritto di prelazione nell'acquisto dei terreni; possibilità di avere gasolio agricolo e possibilità di accedere a dei contributi ai fini dell'adeguamento delle macchine. Si tratta di una sentenza richiamata più volte in cause connesse con l'impossibilità di avere i contributi pubblici.

PRESIDENTE
Poi che succede?

LAURENDI
Questi contributi vengono elargiti ancorché il soggetto non abbia i due requisiti fondamentali che consentono di accedere all'iscrizione all'INPS. È coltivatore diretto chi coltiva la terra e dunque, secondo la Cassazione, può accedere ai contributi pubblici.

NEROZZI (PD)
Questi lavoratori spesso non hanno bisogno di accedere all'INPS poiché molti di costoro sono pensionati o iscritti all'INPS in quanto lavoratori meccanici, che nel pomeriggio o la sera si dedicano all'attività agricola.

LAURENDI
Vorrei porre l'accento su un aspetto importante: si sta parlando di adeguamenti. Non voglio costringere le aziende agricole a sostituire un vecchio trattore che vale 3.000 euro con uno nuovo che ne vale 30.000, perché allo stato attuale non ce la farebbero. Ho analizzato i costi dell'adeguamento per cercare di venire incontro ai lavoratori agricoli. In questo senso abbiamo detto loro che della progettazione ci occupiamo noi fornendo loro i disegni e indicando ciò che devono fare. A loro rimarrebbe il compito di recarsi presso un'officina meccanica per adeguare il trattore alla normativa ed avere un migliore livello di sicurezza, molte volte superiore a quello garantito dalle nuove macchine, con un spesa variabile a seconda del tipo di trattore. Le spese per mettere a norma un trattore di piccole e medie dimensioni, che normalmente viene utilizzato in un'azienda agricola, variano dai 1.500 ai 2.000 euro. Con un contributo del 75 per cento l'agricoltore con una spesa minima avrebbe la messa a norma. Sto facendo una valutazione media; potrò essere più preciso portandovi i valori di mercato reali; comunque, per un trattore di medie dimensioni si spendono circa 3.000 euro. Con una tale cifra si rispettano le regole e in caso di incidente si ottiene lo stesso grado di protezione garantito allo stato dell'arte dalle nuove macchine. Non bisogna fare nessuna progettazione, perché i dispositivi sono già definiti e chiari. Se talune tipologie di macchine necessitano di una specifica progettazione la faremo, come abbiamo già fatto. Stamane, ad esempio, presso il nostro Istituto si stava provando un telaio da applicare su una macchina per la raccolta delle nocciole; visto che non esiste bisogna progettarlo e ce ne stiamo occupando. I termini del problema dal punto di vista economico possono essere riconsiderati nella loro pratica applicabilità.

PRESIDENTE
L'iscrizione come agricoltore come avviene? I soggetti che non hanno le caratteristiche per poter essere definiti "azienda agricola" si devono anch'essi iscrivere all'INPS?

LAURENDI
Potrebbero avere, come succede spesso, la partita IVA.

PRESIDENTE
La partita IVA è un problema; si complica la vita alle persone.

LAURENDI
Il titolo del possesso di un terreno, così come l'affitto che mi consente di produrre, in base alla sentenza della Cassazione è sufficiente a garantire la qualifica di "coltivatore diretto". Nella definizione specifica non viene fatto riferimento a prescrizione in termini temporali e/o economici. È semplicemente detto che il coltivatore diretto è colui che coltiva il fondo.

PRESIDENTE
Non mi riferivo alla persona che svolge un'attività economica per altri, ma a chi la svolge per se stesso. Nel primo caso la Cassazione si sarà orientata come lei dice, non abbiamo motivo di dubitarne, ma faccio presente che vi sono realtà molto vaste sia nel Centro, sia nel Nord che nel Sud Italia, di persone che hanno un trattore perché possiedono un ettaro di terra o piccoli appezzamenti che servono per loro stessi o per la loro attività (ad esempio, per il maggese perché hanno un allevamento o qualche animale nella stalla o per altre operazioni agricole legate a questa piccola attività). Valutate quindi la possibilità di concentrarvi, oltre che sugli agricoltori e sulle aziende agricole, come lei ha specificato, sui mezzi. Nella mia provincia, che è agricola ed essenzialmente povera, con piccoli appezzamenti perché non esiste il latifondo, vedo che le persone prendono il trattore con il rimorchietto e vanno su in collina per concimare i propri ulivi, da cui ottengono l'olio che poi vendono. Se noi riuscissimo - questo lo lascio alla vostra riflessione - ad orientare queste possibilità di sostegno (atteso che non rientrino nel "de minimis" che ritengo possa non interessare questi soggetti), anche queste persone che hanno un mezzo agricolo potrebbero attingere a tali fondi. La maggior parte di coloro che subiscono incidenti mortali sono proprio le persone che lavorano la terra nel fine settimana, o i pensionati che lavorano il campo per se stessi.

GALLI
Purtroppo non mi sento di dare prospettive ottimistiche rispetto a questa sua giusta riflessione. I fondi INAIL sono riservati agli imprenditori agricoli professionali e alle imprese; è un'assicurazione che cautelativamente preferisce investire dando dei fondi piuttosto che risarcire qualcuno che ha subìto un infortunio; i fondi possono essere dati per un adeguamento di attrezzatura, posto che il legislatore con il nuovo Testo unico ci ha dato la possibilità di farlo e stante la scelta dell'organismo politico dell'Istituto che ha deciso di stabilire delle percentuali relative alle entrate come somme per gli anni dal 2010 al 2013 da destinare a politiche di questo genere. Si tratta, però, di fondi delle imprese per le imprese, per i lavoratori. Questo è già una prima scrematura.
L'osservazione che mi viene più spontaneo fare, pur non essendo facile, è che bisogna agire sulla leva culturale. È vero che quest'ultima serve a poco quando si ha il trattore e non i 2.000 euro da investire, ma la leva culturale deve essere la multidisciplinarità con la quale approcciamo i temi della prevenzione. I finanziamenti alle imprese sono un tema molto diretto perché si tratta di risorse che vengono immediatamente destinate; poi ci sono tutti i nostri progetti, che sono attività di tipo promozionale e rappresentano delle leve indirette. Stiamo dedicando un grande impegno al campo della cultura e della formazione, a partire dalla scuola, dall'università e dalle scuole di specializzazione. Come ricorderà, abbiamo partecipato ad un progetto dell'ANMIL, mentre con il Politecnico di Torino stiamo istituendo una scuola di specializzazione per la guida dei trattori che si avvale dell'impiego delle stesse modalità avveniristiche di insegnamento utilizzate nei corsi di pilotaggio, inclusa la guida virtuale. Con la polizia stradale, grazie ad una serie di protocolli, cerchiamo di sensibilizzare il più possibile l'opinione pubblica per far maturare la coscienza delle persone, siano essi imprenditori o non lo siano. Infatti, quando si comincia a fare formazione nel mondo della scuola si agisce sui ragazzi che saranno i futuri lavoratori e imprenditori, i quali a loro volta diffonderanno una nuova mentalità che influenzerà l'intera società.
Il senso del nostro ragionamento è che l'approccio alle attività di prevenzione deve essere multidisciplinare, multiculturale e, soprattutto, sinergico a livello di progettualità: con ciò intendo dire che non si può consentire che sulla stessa materia siano elaborati progetti diversi dalla polizia stradale, dall'INAIL e dal Ministero della salute con il CCM o con il piano nazionale della prevenzione. Devono essere invece realizzate delle cabine di regia - che è quanto stiamo già facendo - per promuovere attività di prevenzione che non siano duplicazioni di altre attività e che mettano in campo le giuste professionalità istituzionali per affrontare questa materia. Faccio l'esempio della scuola, dove abbiamo creato una cabina di regia tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, INAIL e Ministero del lavoro, poiché le scuole, se abbandonate a se stesse potrebbero fare mille progetti per le prerogative dell'autonomia scolastica, magari però non in linea con il discorso che stiamo portando avanti.
Non mi voglio dilungare su questi aspetti. Aggiungo soltanto che in questo momento l'unico intervento che si può finanziare con dei fondi pubblici per sostenere questi lavoratori, se non vi sono altre idee, è un'azione di tipo culturale e di sensibilizzazione delle coscienze. Ci è capitato spesso di vedere nelle zone rurali il padre che monta sul trattore con il figlio seduto sul parafango: è una follia, ma vedendolo può sembrare quasi naturale. Bisogna cercare di far capire a quel lavoratore agricolo che guida il trattore che ha una responsabilità, ma questo lo si fa soltanto attraverso la leva culturale.
Signor Presidente, per tornare sul tema del "de minimis", ovviamente dobbiamo stare attenti alla concorrenza ed è per questo motivo che questi aiuti di Stato sono concepiti solo come forme aggiuntive di finanziamento. L'imprenditore che usufruisce di tali finanziamenti deve essere già a norma, ma intenzionato ad investire per migliorare la qualità della prevenzione nella misura del 25-30 per cento degli interventi cofinanziati dall'INAIL. Bisogna trovare le formule giuste per destinare questi finanziamenti. I trattori che sono privi dei sistemi di protezione non sono a norma. Quindi, non dovremmo mettere sullo stesso piano l'imprenditore che ha investito di più montando il telaio di protezione sul suo trattore e l'imprenditore che non ha ancora fatto questo investimento in prevenzione. Se andassimo a finanziare entrambi, creeremmo tra loro una disparità sul piano della concorrenza.

PRESIDENTE
Con questa chiave mai nessuno risponderà al bando. Non sono monitorabili tutti questi aspetti, perché parliamo di milioni di persone.
Credo invece che dovremmo semplificare queste procedure, anche incorrendo in alcuni dei rischi che lei ha sottolineato.

GALLI
Lo stiamo facendo.

PRESIDENTE
Bisogna consentire un pieno utilizzo dei fondi pubblici per permettere un miglioramento dei livelli di prevenzione nel settore agricolo, dando per certo che l'imprenditore si sia già posto il problema e abbia già investito nella prevenzione. Non possiamo andare nel particolare e magari distinguere tra chi lo ha fatto e chi non lo ha fatto, riservando i fondi solo ai primi per non creare un problema di concorrenza sleale: è un circuito che si avvolge su se stesso e non è utile a nessuno. Dobbiamo cercare di fare un discorso concreto, altrimenti è chiaro che le richieste non arriveranno.

GALLI
In realtà non abbiamo controllato questi aspetti.

PRESIDENTE
A maggior ragione, se dovessimo fare questi controlli le richieste diminuirebbero ulteriormente. Se il vostro obiettivo è quello della messa in sicurezza delle macchine agricole di proprietà degli imprenditori e non dei soggetti privati, allora lo capisco, perché siete un'assicurazione e dovete seguire le logiche di una compagnia assicurativa che investe ora per spendere meno domani: questa definizione può sembrare cinica, ma in effetti è così. Tutto questo però va visto all'interno di un pacchetto già definito.
L'imprenditore che richiede di accedere a questi fondi deve avere la possibilità di farlo senza che questi finanziamenti siano computati nel limite del "de minimis", che - come lei sa - definisce la soglia massima di aiuti di Stato di cui un'azienda può usufruire. Dovremmo cercare di ottenere in sede comunitaria - o almeno ci stiamo provando - una deroga per gli aiuti finalizzati alla prevenzione, per fare in modo che non rientrino nel calcolo del "de minimis". Per quanto riguarda gli aspetti di dettaglio, ossia se un imprenditore ha montato solo le cinture di sicurezza e non il tetto o viceversa, se ci soffermiamo anche su questi è certo che quei 750 milioni di euro non li toccherà nessuno.
Vi è poi un altro problema che deve risolvere la politica e che riguarda i detentori privati di macchine agricole. Chi non è imprenditore e non partecipa ai premi assicurativi non può pensare di beneficiare dei contributi che gli versa lo stesso sistema assicurativo nazionale. È ragionevole che sia così. Di questo dovrà occuparsi la politica, forse prevedendo una voce in tal senso nei piani agricoli regionali. Si tratta di agricoltori sui generis, posto che in effetti non sono agricoltori, ma soggetti privati che nel tempo libero si mettono ad arare un pezzo di terra. Tra queste persone si registrano molti infortuni mortali legati all'utilizzo delle macchine agricole: ecco il problema che ci dobbiamo porre. Potete fare una stima di quanti sono i morti in questa categoria di soggetti?

LAURENDI
Dai dati che abbiamo a disposizione emerge che tra i soggetti che non sono coltivatori diretti vi sono incidenti mortali con l'andamento che abbiamo ricordato; ma dal mio punto di vista questa percentuale è minimale, anche se non posso fare una stima precisa in questo momento.

PRESIDENTE
Le consiglio di farla.

LAURENDI
Domani verificherò questo dato.

PRESIDENTE
Se ce lo farà pervenire le saremo grati. Anche fosse solo il 10 per cento del totale non sarebbe poco.

LAURENDI
Assolutamente, perché anche una sola vita umana è sempre importante.

PRESIDENTE
In alcune zone rurali, come quella da cui provengo, moltissime persone che non sono né agricoltori, né titolari di aziende agricole possiedono un trattore. Addirittura alcuni, pur non essendo agricoltori, hanno il trattore e vanno a fare i cosiddetti lavoretti nel lotto di altri. Esiste anche questo fenomeno. Nelle rassegne stampa dell'ultimo mese ho letto che almeno due o tre dei morti per incidenti legati alle macchine agricole non erano coltivatori diretti.

LAURENDI
È chiaro che siamo davanti a fatti comprovati, sulla cui entità possiamo discutere. Valuteremo i dati a nostra disposizione e vi comunicheremo le percentuali di mortalità nelle diverse categorie di soggetti.
Quello che intendo dire è che là dove è possibile intervenire direttamente bisogna farlo subito, dopo di che valuteremo anche come agire su quella percentuale di soggetti che non sono riconducibili ad aziende agricole e verso cui bisogna adottare delle politiche diverse.

NEROZZI (PD)
La casistica è la seguente: una parte dei soggetti cui faceva riferimento il Presidente ultimamente si sono associati tra loro e quindi hanno potuto accedere ai fondi pubblici. Si tratta, comunque, di una minima parte di soggetti, che ha un forte spirito associazionistico oppure vive in Province a forte vocazione associazionistica. Penso, ad esempio, al Nord oppure a Province come Foggia, dove c'è una storia di questo genere. Altre sono le situazioni cui faceva riferimento il Presidente. La strada per risolvere il problema che poneva il dottor Galli è che costoro si associno così da avere tutti i benefici cui lei faceva riferimento in conseguenza della citata sentenza della Cassazione.
Una soluzione, che non riguarda direttamente l'INAIL, è intervenire sul registro delle macchine agricole per vedere chi sono i proprietari dei mezzi registrati confrontandoli con coloro che sono iscritti all'Istituto in quanto lavoratori agricoli professionali. Si può arrivare in tal modo alla mappatura che proponeva il Presidente. Naturalmente per ottenere i finanziamenti ci vuole la decisione del singolo di diventare coltivatore diretto e questo non è obbligatorio.
È vero quanto affermava il Presidente circa l'alto numero di incidenti che coinvolgono agricoltori non professionali. Non conosco la percentuale precisa, ma si aggira attorno al 10 per cento. Marzo e luglio sono in genere i mesi in cui si registrano i picchi più elevati di infortuni mortali tra gli agricoltori. Comunque il 10 per cento dei 187 morti l'anno in agricoltura è 18, un numero equivalente ai morti in un anno nel settore dei metalmeccanici.

LAURENDI
I dati sono sovrastimati perché includono anche gli incidenti stradali, come gli infortuni determinati da un tamponamento. Il dato può essere stabilizzato intorno ai 160 morti.

NEROZZI (PD)
Anche se si trattasse del 10 per cento - io credo che la percentuale sia leggermente superiore - sono comunque 16 morti che corrispondono a quelli di altri settori merceologici.

MANCINI
Secondo i dati INAIL, per le imprese assicurate come imprese agricole, nel 2009 il numero dei morti a causa del ribaltamento del trattore risulta essere di 20, un dato molto basso.

PRESIDENTE
Questo purtroppo avvalora drammaticamente quello che dicevo.

MANCINI
In Italia abbiamo una media di 160 morti l'anno sui trattori, eliminando gli infortuni stradali (un dato che non abbiamo prodotto); il numero di persone non assicurate all'INAIL è quindi consistente.
Vorrei poi aggiungere che non dobbiamo perdere l'occasione di inserire nel decreto attuativo del Testo unico, come stiamo cercando di fare, l'obbligo di avere una patente specifica. Ciò è utile per diversi motivi. Innanzitutto serve a censire le persone che guidano un trattore: se oggi ci fosse l'obbligo di avere una patente sapremmo quanti conduttori di queste macchine ci sono in Italia. In secondo luogo, è utile ai fini della formazione essendo il trattore un mezzo piuttosto pericoloso. In questa Commissione, inoltre, avevo proposto in passato di richiedere un certificato medico d'idoneità particolare per la guida del trattore, rilasciato da un medico specializzato in medicina del lavoro. Questo potrebbe risolvere il problema dell'età di cui si parlava. Se si considera il trattore una macchina agricola, quindi un mezzo di lavoro, probabilmente a 95 anni non si potrà avere l'idoneità all'uso della macchina. La patente per i trattori ci permetterebbe di tenere sotto controllo quegli utilizzatori che non sono inseriti nel contesto di aziende agricole. L'apposito comitato istituito presso il Ministero del lavoro sta ultimando il confronto su tale aspetto che per noi è molto importante.

PRESIDENTE
Gradiremmo un vostro appunto su questo aspetto.
Ringrazio gli ospiti per il contributo fornito ai nostri lavori.
Dichiaro conclusa l'audizione odierna.


Note: Testo non rivisto dagli oratori

Fonte: Senato della Repubblica