SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Seduta 77, martedì 5 aprile 2011

Audizione di funzionari del servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'azienda ASL Roma B



Presidenza del vice presidente NEROZZI


Intervengono, in rappresentanza del Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Azienda ASL Roma B, la dottoressa Giuseppina Bosco, Direttore, il dottor Fabio Pagani e il dottor Gianfranco Rischia, tecnici della prevenzione U.P.G.; in rappresentanza dell'INAIL, il dottor Marco Di Basilio, esperto in tecnologia e smaltimento rifiuti del Dipartimento tecnologie di sicurezza (ex ISPESL).

PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione di funzionari del Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Azienda ASL Roma B e di un esperto del Dipartimento tecnologie di sicurezza dell'INAIL (ex ISPESL).
Avverto che della seduta odierna sarà redatto e pubblicato il Resoconto stenografico.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
L'odierna audizione segue un sopralluogo effettuato in data 29 marzo da alcuni rappresentanti della Commissione presso lo stabilimento in cui risiede l'impianto di smaltimento e trattamento rifiuti dell'AMA di Rocca Cencia per verificare, sulla base di segnalazioni provenienti dai sindacati del settore rifiuti del Lazio, due aspetti specifici, concernenti la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Nel corso della visita abbiamo notato che nell'impianto (che fin dalle origini ha avuto una vita complicata, poiché da privato è diventato pubblico e nell'arco di cinque anni ha vissuto passaggi importanti dal punto di vista amministrativo, funzionale e istituzionale) lo spogliatoio degli uomini è situato in una struttura mobile (un container), a circa cinque-sette metri da un luogo in cui solitamente si smaltiscono i rifiuti, anche se al momento del sopralluogo il funzionamento di quella linea di lavorazione era interrotto (non so dire se lo fosse solo per quel giorno o da più tempo). Risultava comunque evidente che se quell'impianto anziché essere colmo per un terzo (come si presentava in quel momento) lo fosse stato per intero (come avrebbe dovuto essere in una situazione di funzionamento normale) e se le condizioni atmosferiche fossero state diverse (il terreno era asciutto) lo spogliatoio sarebbe stato in condizioni ben differenti.
Dato che lo spogliatoio che abbiamo visitato - in cui, tra l'altro, abbiamo notato la presenza di fili elettrici sparsi - era allestito in un container, quindi non in una struttura stabile, abbiamo fatto presente ai dirigenti che ci accompagnavano che sarebbe stato auspicabile, vista anche l'ampia superficie disponibile, allestire lo spogliatoio maschile in un'altra zona dello stabilimento e se non altro in una struttura prefabbricata, per dargli quantomeno un aspetto di normalità. Per la verità ci hanno riferito che stavano provvedendo in tal senso e che i lavori sono stati interrotti; tuttavia nella parte dove si stavano costruendo i nuovi spogliatoi vi erano ragnatele tali da far pensare ad un periodo di interruzione almeno di anni. Abbiamo poi chiesto se l'ASL, in passato o recentemente, avesse effettuato delle ispezioni e se le questioni che stavamo ponendo fossero state segnalate, anche se, per la precisione, già dal precedente incontro con i sindacati ci risultava non essere stata mossa alcuna segnalazione alla ASL.
Abbiamo quindi visitato l'intero impianto scoprendo che, nella parte dove si sversano i rifiuti, nonostante vi siano cinque bocchettoni disponibili per lo scarico i camion si fermavano per scaricare solo nel primo: innanzitutto perché solo uno di essi era funzionante ma anche perché questo era anche quello che godeva di un miglior posizionamento, con un'altezza del cordolo fermaruote pari a 25 centimetri. A dire il vero non sappiamo se questa sia o meno l'altezza giusta, non sappiamo cioè, dato che i moderni mezzi utilizzati per la raccolta dell'immondizia hanno ruote molto alte, se 25 centimetri siano sufficienti ad evitare rischi di ribaltamenti, tenuto conto che per scaricare i camion devono procedere a marcia indietro fino ai bocchettoni e affacciarsi su una fossa di scarico che si trova molti metri più in basso. Comunque nessuno dei cinque bocchettoni era fissato correttamente alla porta: in alcuni casi residuavano spazi laterali (talvolta di piccola entità, talaltra maggiore), uno era fratturato ed un paio arrugginiti. Insomma, la situazione è apparsa alquanto in sofferenza. Del resto, già osservando le docce e il resto degli spogliatoi risultava evidente il mancato rispetto delle norme. Non sappiamo tuttavia se i controlli siano di competenza della ASL. Per questo vorremmo sapere se vi sono normative che dettano criteri, ad esempio, in ordine alle misure ed alla manutenzione dei fermaruote, dal momento che quanto abbiamo visto ci ha lasciato molto perplessi. C'è inoltre una considerazione più generale da fare che riguarda un'altra parte dell'impianto che, risultando non utilizzata al momento, sembra non interessare il personale. Alla luce di tutto ciò abbiamo chiesto alla ASL di riferirci sui passati interventi sia con riguardo al primo punto, sia al secondo, se di sua competenza.
Anche dal rappresentante dell'INAIL vorremmo sapere se esistono normative specifiche sui fermaruote, anche perché, data l'altezza delle ruote dei nuovi mezzi denominati Mammut, anche ad un occhio non esperto risulta evidente che 25 centimetri non sono proporzionati alle dimensioni della ruota e pertanto, in caso di disattenzione o di errata manutenzione, possono rappresentare un elemento pericoloso per la salute poiché il balzo tra il punto dove si fermano i camion per scaricare e il piano sottostante sarebbe consistente. Ciò vale soprattutto in riferimento ai nuovi mezzi che essendo più sofisticati e moderni assicurano una maggiore sicurezza, che tuttavia, in assenza di garanzie esterne, rischia di essere vanificata.

BOSCO
Signor Presidente, intervengo in rappresentanza sia del Servizio che si occupa di questa materia, sia del direttore generale, dottor Vittorio Bonavita, che non ha potuto essere con noi oggi a causa di inderogabili impegni. Passerò poi la parola ai tecnici della prevenzione dell'azienda ASL RM B, che hanno condotto un recente sopralluogo a seguito della segnalazione della Commissione.
Non avendo potuto partecipare direttamente al sopralluogo svoltosi in questi giorni, ho chiesto ai miei uffici di fare una ricerca d'archivio sui precedenti. Posso quindi riferire che lo stabilimento di Rocca Cencia, perlomeno negli ultimi 10 anni, spazio temporale della nostra ricerca, cioè fino al 2010, è stato seguito in maniera relativamente puntuale poiché vi sono stati alcuni infortuni su cui si è svolta un'indagine e poi alcune segnalazioni sindacali. Espongo brevemente gli interventi che sono stati fatti nello stabilimento. Nel marzo 2002 siamo intervenuti in relazione ad un infortunio legato all'utilizzo di macchine, che ha provocato un trauma da schiacciamento di un dito della mano destra; sempre nel 2002, a luglio, siamo intervenuti per un altro infortunio dello stesso tipo, che ha originato un trauma della seconda falange del primo dito della mano destra. Parliamo di traumi alle mani dovuti a fattori meccanici, cioè legati all'utilizzo di macchine (se non ricordo male, veniva utilizzata per la cernita una macchina che era stata contestata - poi vi riferirò le contestazioni avanzate - per la mancanza di protezioni). Nel gennaio 2003, c'è stato un primo esposto sindacale circa il problema dei bagni e degli spogliatoi ed è stata accertata la violazione dell'articolo 374, comma primo, del decreto del Presidente della Repubblica n. 547 del 1955 (norma allora ancora in vigore). La violazione è stata accertata in relazione alla manutenzione dei locali (bagni e spogliatoi). Nel 2004 è stato presentato altro esposto sindacale relativo all'autorimessa. Nel 2006 vi è stato un intervento di polizia giudiziaria per un infortunio, appunto relativo all'impianto di cernita, che ancora una volta riguardava un dito della mano destra. Nel 2007 è stato effettuato un intervento di polizia giudiziaria per un infortunio da trauma per schiacciamento (caduta dall'alto di materiali). Nell'aprile 2010, un altro infortunio, stavolta nel reparto gomme, ha comportato l'amputazione della falange distale del secondo dito della mano destra. Nel novembre 2010 siamo invece intervenuti per la rimozione di materiale (cemento-amianto). La documentazione in mio possesso reca anche le contravvenzioni.

PRESIDENTE
Può spiegare meglio l'incidente da caduta dall'alto?

PAGANI
Signor Presidente, in merito ai vari accertamenti illustrati dalla dottoressa Bosco ed eseguiti presso il sito di Rocca Cencia negli ultimi 10 anni, non ci è stato possibile reperire tutti gli atti ed i verbali redatti perché conservati in un altro archivio. Si tratta di accertamenti eseguiti non solo dai tecnici qui presenti (il dottor Rischia e il sottoscritto), ma anche da altri tecnici che in questa situazione di urgenza non abbiamo potuto rintracciare. Ci ripromettiamo quindi di effettuare un accertamento più preciso in merito.

PRESIDENTE
A noi interesserebbero gli accertamenti relativi alla manutenzione dei bagni e degli spogliatoi e alla caduta di materiali dall'alto.

BOSCO
Signor Presidente, ci riserviamo di approfondire gli aspetti su cui chiederete maggiori dettagli.
Vorrei aggiungere che, come avrete potuto rilevare, si tratta di uno stabilimento di dimensioni notevoli e quindi vi sono stati interventi sia a più ampio raggio, che documenteremo successivamente, sia puntiformi, come la rimozione dell'amianto, l'infortunio o l'esposto. Credo fosse un certo numero di anni che non affrontavamo il problema di Rocca Cencia sul piano complessivo. Ovviamente, a seguito di questo input, la scorsa settimana abbiamo iniziato un intervento che comunque richiederà del tempo per essere portato a termine.
Prima di lasciare la parola ai tecnici per la disamina degli elementi più specifici relativamente al sopralluogo di venerdì scorso, vorrei aggiungere che il nostro intervento in uno stabilimento di queste dimensioni richiede che l'ingresso sia affiancato dal datore di lavoro e dai suoi delegati, in genere gli esperti della sicurezza e del servizio di prevenzione e protezione, nonché dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Vi è quindi una fase preliminare di incontro con le varie parti che rappresentano l'azienda, incontro cui segue l'esame della documentazione. Al riguardo, abbiamo acquisito per via informatica il documento di valutazione dei rischi, che credo sia pervenuto stamattina e che, essendo per un'azienda di queste dimensioni abbastanza corposo, richiede un certo tempo per la valutazione. Peraltro, man mano che andremo avanti nell'intervento acquisiremo ulteriore documentazione. Abbiamo altresì svolto il sopralluogo preliminare, a proposito del quale interverranno adesso gli ispettori.
Infine, un aspetto che il direttore generale mi ha chiesto di rappresentare è la difficoltà nel monitoraggio delle imprese, in particolare di quelle di una certa dimensione, difficoltà legata alla riduzione della forza lavoro che possiamo mettere in campo a causa delle note problematiche relative al piano di rientro della Regione Lazio, da cui le mancate assunzioni in ambito sanitario e, di conseguenza, il mancato turn over ai nostri livelli.
Lascio quindi la parola ai tecnici.

PAGANI
Venerdì 1° aprile, io e il collega Rischia, ci siamo recati nello stabilimento di Rocca Cencia e abbiamo fatto un ampio giro. Premetto che stiamo parlando di un'area tra i 10.000 e i 12.000 metri quadrati, quindi un'area piuttosto vasta, in cui risiedono tutti gli impianti. La zona, per essere precisi, è divisa in tre aree principali: l'area impianti, che è quella preposta allo smaltimento e al trattamento dei rifiuti, l'area officine e l'area autorimesse. Quindi, è abbastanza complicato fare un sopralluogo puntuale e preciso in un solo giorno.
Quando interveniamo per un'ispezione in un'azienda è nostra abitudine farci accompagnare dai dirigenti e, ove presenti, dai rappresentanti dei lavoratori. In questo caso era presente anche un RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) che ha seguito il sopralluogo insieme ai dirigenti delle aree che ho citato. Il sopralluogo è stato in linea di massima mirato sulle tematiche che avevamo in preso in considerazione, come gli spogliatoi e la zona di scarico, che lei, Presidente, molto precisamente ha descritto; abbiamo poi fatto un giro presso l'officina e i depositi. Per quanto riguarda l'area di scarico, abbiamo notato la banchina di cui lei parlava: il grosso problema è lo sfalsamento dei piani che stiamo valutando congiuntamente ai tecnici dell'AMA. Da parte loro, ci hanno dichiarato che l'impossibilità di mettere degli sbarramenti più alti in corrispondenza dei bocchettoni deriva dalla conformazione dei mezzi i quali, facendo retromarcia, se fosse presente una barriera più alta, avrebbero difficoltà per la rotazione e lo scarico delle merci al livello inferiore. Quindi, stiamo valutando altri sistemi più idonei. Non abbiamo potuto fare un esame più approfondito perché non c'erano in quel momento mezzi che scaricavano. Quindi dobbiamo renderci ancora bene conto di com'è la situazione.
Per quanto riguarda gli spogliatoi, abbiamo visitato quello denominato C: un locale molto ampio, con un gran numero di armadietti; in quel momento c'era un lavoratore che stava facendo la doccia. Egli ci ha segnalato l'insufficienza, a suo parere, delle panche messe a disposizione, ovvero di uno spazio dove appoggiarsi. Logicamente, dato il momento di basso afflusso - non era il cambio turno - non abbiamo potuto verificare.

PRESIDENTE
Quindi non avete visitato il container.

PAGANI
Abbiamo visto il container ma in quel momento non era occupato perché, ci hanno detto, il cantiere era chiuso. Adesso il cantiere è sospeso, è in atto una grossa...

PRESIDENTE
Noi siamo andati una settimana prima e abbiamo trovato delle persone. Il problema è il container, non è né lo spogliatoio delle donne, che è perfetto, né l'altro che non c'entra niente perché è da tutt'altra parte, è per gli autotrasportatori, non riguarda i 37 uomini che lavorano lì.

PAGANI
Ci hanno detto che il cantiere era chiuso; noi tra l'altro non avendo visto attività non ci siamo soffermati.

PRESIDENTE
Lei deve dire quello che le hanno dichiarato.

PAGANI
Abbiamo visto l'area delimitata del cantiere, le siamo passati attorno, però ci hanno detto che il lavoro era sospeso.

PRESIDENTE
Forse c'era Pinocchio quando ci siete andati voi! Comunque in questo caso voi non c'entrate.
La cosa interessante è verificare i rilievi del 2004, che sono appunto relativi agli spogliatoi cui facciamo riferimento e che probabilmente saranno uguali a quelli che vedrete.

RISCHIA
Noi abbiano fatto un giro veloce perché era venerdì, cercando di captare tutto ciò che potesse avere un certo interesse.

PRESIDENTE
Non vi stiamo facendo nessun appunto.

RISCHIA
No, però vorrei chiarire: noi il container lo abbiamo visto, sembrava l'interno di un'area di cantiere; c'era un manufatto che sembrava in demolizione. Abbiamo chiesto informazioni e ci è stato risposto che è da anni che sta così. Può anche darsi che la persona che ci ha dato quelle indicazioni fosse ignorante in materia.

PRESIDENTE
Il manufatto in demolizione è davanti, poi c'è la palazzina dove avete visto, o meglio dove avreste dovuto vedere i camion che scaricano i rifiuti. Dall'altra parte di questa palazzina c'è un altro impianto che adesso è fermo, con del pattume che ne occupa circa un terzo; in mezzo, tra i due impianti, tra quello che scarica e quello che è fermo - stiamo parlando di due impianti nuovi, dell'età di quello che avete visto - ci sono gli spogliatoi degli uomini.

RISCHIA
A noi servirebbe qualche indicazione in più; guardiamo la piantina. Così possiamo vedere l'impianto di cui abbiamo riportato una descrizione che vi possiamo consegnare.

PRESIDENTE
Il container è prima dell'area di trasferenza. La settimana antecedente al vostro sopralluogo funzionava.

PAGANI
Quindi, è proprio a ridosso del fabbricato pericolante.

PRESIDENTE
È a ridosso del fabbricato che è chiuso.

PAGANI
Quello da demolire, che era oggetto dell'area di cantiere.

PRESIDENTE
È fermo ma non da demolire. Quello da demolire è davanti.

RISCHIA
Questo non cambia la problematica. Però vorremmo capire: i lavoratori che hanno fatto l'esposto sono quelli dell'attività di edilizia o sono quelli dell'AMA che si spogliano nel container?

PRESIDENTE
Sono quelli dell'AMA.

RISCHIA
Quindi un cantiere lì non esiste, è solo un'apparenza. Noi abbiamo visto tutto serrato.

PRESIDENTE
Dentro al container c'è lo spogliatoio degli uomini dell'AMA, degli addetti allo smaltimento, cioè di coloro che sono dentro all'impianto automatizzato.

RISCHIA
Il container c'è; dobbiamo parlare con i lavoratori per sapere se effettivamente si spogliano lì.

PRESIDENTE
Dovete controllare se nel container ci sono gli spogliatoi, quanti lavoratori vi accedono e via discorrendo.

RISCHIA
Ora che abbiamo informazioni maggiori potremo essere più pertinenti nell'ispezione.

PRESIDENTE
Le risultanze vanno poi confrontate con quelle delle precedenti ispezioni di cui a noi non era stato detto nulla e delle quali almeno una, stando alla descrizione della dottoressa Bosco, riguarda l'oggetto in discussione.

PAGANI
A seguito di esposto, tra l'altro.

PRESIDENTE
Vi sono poi altre questioni, che potrebbero essere in rapporto con quell'impianto, così come potrebbero esserlo alcuni incidenti occorsi ai lavoratori, che hanno interessato la mano e che hanno portato a dei correttivi della tecnologia. Sarebbe interessante capire anche questo.

RISCHIA
Effettueremo una raccolta di dati la cui analisi sarà in grado di dire se vi sono responsabilità riconducibili ai gruppi dirigenziali o organizzativi.
Pensavamo di porre altresì in rilievo la questione relativa all'area confinata, dove vengono trattati i rifiuti, che desta particolare attenzione poiché, non sapendo bene al suo interno che miscela ci sia, potrebbe essere a rischio chimico o biologico.

PRESIDENTE
Esatto. Noi però siamo stati investiti della questione relativa agli spogliatoi, dunque dobbiamo partire da quanto ci è stato detto. Le altre questioni riguardano più direttamente le vostre competenze tecniche, oltre che istituzionali.

MARAVENTANO (LNP)
Vorrei sapere se l'ASL conosce quell'impianto. Da quanto è emerso in questa sede sembrerebbe che non ne sappia nulla. Le ASL dovrebbero conoscere la situazione delle aziende che risiedono sul territorio di loro competenza, se sono a norma, se hanno degli spogliatoi e quant'altro. In questa sede sta emergendo il fatto che l'ASL è stata assente, a parte quei pochi interventi fatti in passato.
Vi abbiamo invitato a partecipare ai nostri lavori a seguito dell'ispezione da noi effettuata. Si presumeva che oggi foste in grado di dare risposte ben precise. Poiché ritengo non esaustive le risposte fornite vorrei capire se coloro che sono qui presenti sono competenti a riferire o meno. Forse devo presumere che ci siano persone più informate di voi rispetto all'azienda. Perdonatemi, ma voglio semplicemente capire.

BOSCO
Evidentemente non mi sono spiegata bene all'inizio sulle nostre competenze. Tenterò di fare un discorso che non mi è facile fare perché quando si è abituati ad usare un linguaggio tecnico si fa fatica a spiegare la propria attività all'esterno.
Posso dirvi che l'azienda sanitaria locale Roma B copre un territorio che, secondo il nostro ultimo atto aziendale, si aggira intorno ai 700.000 abitanti con un numero di unità produttive approssimativo di 20.000 unità produttive. Il servizio prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro che ha la competenza, in quanto organo di vigilanza, su tutte le problematiche di igiene e sicurezza (quindi, se si chiede se è competente rispondo che lo è di certo poiché è l'organo di vigilanza) fa parte dell'azienda sanitaria. Per questo territorio di 700.000 persone, in cui ci sono 20.000 insediamenti produttivi, noi abbiamo a disposizione 15 tecnici della prevenzione (personale ispettivo) e 4 medici (personale dirigente). Al momento invece, a seguito dei recenti pensionamenti, non vi è alcun chimico, né alcun ingegnere, presenti invece all'interno delle nostre strutture fin a poco tempo fa. Ho solo fatto cenno a questo problema, in relazione a quanto il nostro direttore generale mi aveva chiesto di fare sull'impiego delle risorse, perché pensavo fosse collaterale. Cercherò di essere molto più chiara al riguardo visto che è di vostro interesse e se lo è per voi potete immaginare quanto lo è per noi che in questo momento siamo sotto pressione estrema. Chi si occupa di diagnosi e cura in questo momento - lo ripeto - con il piano di rientro e il blocco delle assunzioni è sotto pressione. Si può anche dire che alcune attività possono essere trasferite, si possono chiudere; si possono prendere decisioni relative ai poliambulatori, o ai posti letto, si può ristrutturare il sistema. Ma l'organo di vigilanza e le attività di prevenzione, che sono anche attività di assistenza alla imprese e di prevenzione effettiva oltre che di repressione, non si possono ristrutturare perché siamo noi gli unici ad avere questo tipo di competenze e se non vi provvediamo noi non lo fa nessun altro.
Secondo il piano nazionale della prevenzione e i piani regionali derivati e secondo i livelli essenziali di assistenza, che sussistono anche per la prevenzione oltre che per tutti i restanti aspetti relativi alla salute, dovremmo coprire in un anno il 5 per cento delle imprese. Siamo riusciti molto faticosamente a coprire il 5 per cento delle imprese (anzi per gli anni precedenti al 2010 si parlava del 4 per cento) nella Regione Lazio. E poiché nel corso degli anni è stata fatta una campagna straordinaria (peraltro giusta) che riguardava il piano edilizia (tuttora esistente), molte delle nostre forze sono state investite in questo settore. Riusciamo miracolosamente ad effettuare controlli sulle grandi imprese una volta ogni due anni. È ovvio che imprese come Rocca Cencia andrebbero visitate più spesso.
Mi trovo in difficoltà. Se a fronte della vostra segnalazione avessi avuto personale in numero congruo, sicuramente avremmo potuto svolgere contestualmente la fase preliminare, l'esame documentale e i sopralluoghi. Purtroppo, non c'è alcuna possibilità nell'immediatezza di dedicare più di due tecnici per una giornata di lavoro. Considerate che oltre alla vigilanza programmata (cioè quella sui livelli essenziali di assistenza), dobbiamo occuparci di tutta l'attività di polizia giudiziaria legata alle malattie professionali e agli infortuni e quando questi si verificano non c'è altro che tenga, il lavoro che stiamo facendo va abbandonato per dedicarci a questo aspetto con pronta disponibilità. Questo quindi è il quadro.
Rocca Cencia è uno stabilimento che - è vero - non conosciamo per come è attualmente, ma comunque è in grande evoluzione nel tempo. Lo conosciamo per come era due, tre o quattro anni fa ed essendo uno stabilimento che evolve sarebbe necessario seguirlo in maniera adeguata.
Il progetto che ci siamo proposti per il 2011, sulla scorta non solo della nostra programmazione, ma anche del piano regionale della prevenzione, che contempla una serie di capitoli, è un esame più approfondito del rischio chimico che sicuramente interessa anche queste imprese. Infatti, laddove le risorse sono limitate, come purtroppo lo sono oggi, anche a livello regionale si effettua una programmazione per priorità e quest'anno, a parte l'edilizia che resta la priorità cronica di questo territorio, è stata individuata come priorità proprio quella del rischio chimico. Ci occuperemo quindi sicuramente questo aspetto, a parte il fatto che ormai, avendo un input di tipo diverso, affronteremo la situazione in termini globali e complessivi.
Questo per spiegare perché non possiamo monitorare tutte le imprese di una certa dimensione in maniera più continua se non una volta ogni due o tre anni. Spero di essere stata chiara.

DE LUCA (PD)
Dottoressa Bosco, la nostra Commissione di inchiesta ha l'obiettivo di trovare rimedio ad una situazione in cui si verificano ancora numerosi incidenti sul lavoro e quanto da lei precisato ci aiuta a fare maggiore chiarezza. Mi sembra del tutto evidente qual è il punto: c'è un territorio vasto, con numerosi abitanti, ma la priorità è l'edilizia, dove si verificano le tragedie maggiori e il personale a vostra disposizione è esiguo.
Se fosse possibile, vorremmo che da parte degli uffici ASL competenti venissero forniti documenti maggiormente circostanziati in merito a questa carenza di personale, giacché noi siamo qui anche per spingere verso un miglioramento, sia complessivo sia rispetto al decreto legislativo n. 81 del 2008. Cogliamo quindi con grande attenzione e responsabilità quanto ci avete riferito, posto che la nostra Commissione, al di là delle singole appartenenze politiche dei suoi membri, intende intervenire rispetto all'attuazione del decreto legislativo n. 81 e dei decreti attuativi ancora non emanati, che sono moltissimi.

BOSCO
Non posso che ringraziarvi per questo. Vorrei proporre un aggiornamento della documentazione accompagnato da un rendiconto della nostra attività negli ultimi anni, sul piano sia della prevenzione, che della vigilanza. Mi dovete però dare del tempo. Vi consegnerò il materiale e poi, se vorrete, ci potremo incontrare nuovamente per fare il punto della situazione.
Approfitto dell'opportunità per aggiungere una precisazione. Abbiamo una legge regionale che risale al 1999, secondo la quale tutti i proventi delle sanzioni comminate in materia di igiene e sicurezza sul lavoro avrebbero dovuto rientrare nel dipartimento di prevenzione, di cui noi come SPRESAL facciamo parte, per il potenziamento dei servizi. Ebbene, porto la mia esperienza personale: almeno da due anni a questa parte ho tentato di utilizzare quei fondi e non vi sono ancora riuscita a causa - a detta dell'amministrazione - di pignoramenti. Dopo un mio impegno personale molto stressante e faticoso protrattosi negli ultimi anni (adesso si parla di valutazione dello stress lavoro-correlato: c'è anche da noi che vigiliamo sulla sua presenza), siamo riusciti ad avere ai primi di marzo la delibera di ripristino di quel fondo, cioè delle sanzioni che provengono dalle contravvenzioni per l'anno 2009. Se non altro, con quelle risorse potrei avere (ormai siamo in corso d'opera e quindi credo vi riuscirò) delle assunzioni a tempo determinato, per le quali da due anni a questa parte abbiamo formalizzato la documentazione.

PRESIDENTE
Dottoressa Bosco, conosciamo bene la carenza di personale esistente e anche le motivazioni. Cercheremo, come Commissione, di dare un contributo per provare a risolvere il problema. Sappiamo che in gran parte delle Regioni i proventi delle leggi nazionali, poi recepite in leggi regionali, non vengono assegnati ai dipartimenti. Al riguardo abbiamo già previsto un'incontro con gli assessori alla sanità delle varie Regioni. Tuttavia, da quanto ho sentito, e mi riferisco anche agli interventi dei due tecnici, ci interessa qualcosa di più: avere i dati del passato e i dati, che non abbiamo potuto verificare se non come cittadini dotati dei cinque sensi, relativi agli aspetti chimici e ambientali che lei correttamente ha richiamato.
Infatti se tutte le aziende hanno una responsabilità quando non effettuano gli adempimenti di legge, quelle pubbliche ce l'hanno doppia o tripla. Pertanto vorremmo dati più precisi nel giro di due o tre settimane, posto che, già in base all'audizione di oggi, ci sono aspetti che non ci convincono. La prima cosa che avrebbero dovuto fare era portarvi esattamente dove siamo stati noi, ma non l'hanno fatto e ciò non depone bene, anche perché già con noi avevano fatto difficoltà. Capisco che l'amministratore delegato è impegnato in altre attività in questo momento, secondo quanto riportato dalla stampa.
Ci interessa tutto il lavoro svolto dalla ASL nel corso degli ultimi 10 anni, di cui lei, dottoressa Bosco, mi pare abbia una memoria storica importante. Ciò al fine di inquadrare in un ragionamento più generale di questo lavoro, che alla Commissione interessa valorizzare. Ma vogliamo anche capire cosa sia successo. Infatti, si tratta di un impianto che è passato in molte mani nel giro degli ultimi 5 anni, quindi non ha avuto un'unica direzione. Mi riferisco non ad una direzione tecnica, quanto all'assetto giuridico-amministrativo.
Vi ringraziamo per quanto ci avete detto e anche per il lavoro che state svolgendo, che ovviamente senza i chimici è un po' più complicato. Ci interesserebbe sapere qualcosa anche sulle malattie professionali, dal momento che il medico interno ha detto che ci invierà tutto il materiale relativo anche se, ha precisato, sono tutti sanissimi.

BOSCO
Nel giro di una quindicina di giorni potremo fornire un quadro della situazione.

PRESIDENTE
Tutto ciò ci interessa anche per un altro aspetto: a parte la situazione del personale, vi è la questione delle risorse che vi sono state attribuite dalla legge e che, come si sa, non solo nella vostra Regione, sono state utilizzate anche per altre emergenze, perché così è avvenuto. Su questo specifico punto ci incontreremo con tutti gli assessori regionali alla sanità perché vorremmo capire più in generale come funziona il meccanismo, anche per quell'aspetto specifico a cui lei faceva riferimento e che si sta verificando in tante parti del nostro Paese.
Noi siamo una Commissione d'inchiesta: quando c'è una porta aperta, senza difesa alcuna, ci infiliamo dentro e voi ci avete aperto più di una porta. Non vi hanno fatto vedere tutto; peraltro in un giorno non si può vedere tutto, nemmeno in due.

BOSCO
D'altra parte, soprattutto quando si tratta di un'impresa grande, siamo sempre molto legati a dove ci portano. Per questo sono fondamentali i rappresentanti dei lavoratori.

PRESIDENTE
Sì, ma anche i rappresentanti dei lavoratori a volte sbagliano.
Ci interessa molto anche la segnalazione che già sei anni fa voi avete fatto. Anche senza avere la documentazione relativa, mi pare che le sue osservazioni corrispondano grossomodo alle nostre. Anche la questione dei camion non torna: se lei li avesse visti ribaltare la parte posteriore quando scaricano i rifiuti - ma non ha potuto - avrebbe capito che non c'entrano niente i 25 o i 50 centimetri (già la ruota è di 50 centimetri). Noi invece li abbiamo visti.

DI BASILIO
Signor Presidente, mi occupo di tutti i problemi relativi al rischio connesso con attività di smaltimento e trattamento rifiuti che riguardano la salute dei lavoratori e, per quanto attiene il profilo della sicurezza, connesso alla manipolazione di sostanze pericolose; quindi mi occupo anche del rischio di incendio e di esplosione. Riguardo ai due problemi che sono emersi - lo spogliatoio e lo scarico dei rifiuti - il collega che segue la direttiva macchine sarebbe stato più adatto di me per rispondere in merito al problema dello scarico, però posso dire sicuramente alcune cose a questo proposito: un dislivello di 25 centimetri sembra rappresentare più una sorta di blocco di manovra; parliamo di fosse di scarico.

PRESIDENTE
È così: dopo si va giù e ci sono cinque o sei metri circa di dislivello.

DI BASILIO
Quindi, sono dei cordoli che stanno lì ad identificare un blocco di manovra. In altri impianti - quello specifico di cui parliamo non l'ho visto ma molto tempo fa - ci sono altezze maggiori, anche perché i mezzi che si usano attualmente (mi riferisco a quelli più recenti per le nuove modalità di racconta differenziata che si stanno facendo anche nel mio quartiere a Roma) consentono tranquillamente la manovra, la rotazione e il ribaltamento, con altezze di molto superiori. Quindi, lo vedo solo come un blocco.

PRESIDENTE
È una cosa che probabilmente era legata ai vecchi camion, che avevano altre dimensioni.

DI BASILIO
E altre dinamiche. Tra l'altro, ci sono anche sistemi in contropendenza per cui diminuisce il rischio di ribaltamento. In ogni caso, assumo l'impegno di fare una verifica con i colleghi che seguono questi aspetti.

PRESIDENTE
Se ci farà avere tutto il materiale gliene saremo grati.

DI BASILIO
Delle misure antiribaltamento ci occupiamo di routine.
Per quanto riguarda il problema dello spogliatoio, è ovvio che un impianto di trattamento rifiuti come quello di Rocca Cencia, abbastanza grande, a capacità rilevante, dovrebbe seguire tutta una serie di regole, frutto non tanto di norme specifiche quanto di buone prassi. A cominciare da quella per cui le lavorazioni, soprattutto le attività non precipue di lavorazione dei rifiuti, devono essere compartimentate. Quindi, uno spogliatoio all'interno di una struttura come quella - che peraltro non dovrebbe trovarsi all'interno ma vi si trova - deve ovviamente avere dei sistemi compartimentati: non ci può essere l'accesso diretto dalla zona di lavorazione allo spogliatoio, deve essere garantita la dismissione delle tute di lavoro precedentemente, all'ingresso, e in più deve essere garantito un sistema di ventilazione adeguato, tale che ci sia un ricambio di aria che mantenga in sovrapressione l'ambiente stesso, ovviamente per evitare l'ingresso di sostanze potenzialmente dannose.

PRESIDENTE
Mi scusi: se ci sono delle regole su tutto questo, può inviarcele?

DI BASILIO
Certo, ci sono. Deve essere garantito, dicevo, un ricambio d'aria adeguato, e anche lì vi sono indicazioni sui livelli che garantiscono la sovrapressione per mantenere l'ambiente pulito. Questo per quanto riguarda, sostanzialmente, la garanzia di una tutela in termini di sicurezza e pulizia all'interno di ambienti come gli spogliatoi, che comunque dovrebbero essere posizionati in aree particolari, al di là del fatto di come devono essere costruiti.
Ovviamente in un impianto come Rocca Cencia ci sono altre problematiche, ad esempio da rischio chimico o biologico, che vanno considerate. Per esempio, se lei mi dice che c'è uno stazionamento di rifiuti, per quanto possano essere provenienti da raccolta differenziata...

PRESIDENTE
Sono rifiuti secchi.

DI BASILIO
Comunque sono sempre una fonte di rischio. La regola vorrebbe che il conferimento e la lavorazione avvenissero nel minor tempo possibile, diciamo 24 ore.

PRESIDENTE
Era materiale fermo da un mese.

DI BASILIO
Nella raccolta differenziata, per quanto capillare ed effettuata in maniera precisa, non può essere consentito lo stazionamento di materiali del tipo da lei indicato, Presidente, dunque di polveri e materiali che possono generare biogas, pericolosi in genere o potenzialmente a rischio infettivo.

PRESIDENTE
La ringraziamo del contributo offertoci ed attendiamo l'invio di ulteriore documentazione.
Come ho già ricordato, il nostro interesse è stato sollecitato da una segnalazione ricevuta. Peraltro alcune considerazioni potevano essere svolte anche da profani, sia con riguardo al cordolo che all'impianto ed al container. La nostra preoccupazione è che ci siano questioni più rilevanti, ma riguardo a ciò siete voi che dovete fornirci elementi utili. Sull'inquinamento e sulle sostanze tossiche non abbiamo competenze, né ci sembrava opportuno soffermarci su questioni su cui è giusto che voi effettuiate i vostri accertamenti. Con metodo dobbiamo fare quello che ci compete, ma non possiamo occuparci di aspetti per cui non abbiamo la necessaria capacità tecnica.

RISCHIA
Riagganciandomi a ciò che ha detto il dottor Di Basilio, abbiamo l'obbligo della prescrizione in caso di reato; quindi per fare la prescrizione e affermare dei principi dobbiamo acquisire le norme di riferimento. Chiediamo quindi la collaborazione dell'ex ISPESL.

DI BASILIO
Senz'altro.

PRESIDENTE
Questo non può che farci piacere perché il compito della Commissione è anche avviare una collaborazione fra tutti gli organi che si occupano della questione.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo molto per la disponibilità e per il contributo offerto.
Dichiaro pertanto conclusa l'odierna audizione.


I testi non sono stati rivisti dagli oratori.
Fonte: Senato della Repubblica