SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Seduta 80, mercoledì 25 maggio 2011

Audizione dei rappresentanti del Coordinamento tecnico interregionale Prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome



Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono, in rappresentanza del Coordinamento tecnico interregionale Prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, il dottor Luciano Marchiori, coordinatore, il dottor Fabio Menin, funzionario della direzione formazione della Regione Veneto, e la dottoressa Nadia Garuglieri, responsabile del coordinamento della Commissione IX.


PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti del Coordinamento tecnico interregionale Prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, promossa nell'ambito dell'attività del gruppo di lavoro sulla prevenzione e sulla formazione, coordinato dalla senatrice Bugnano.
Avverto che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta. Comunico inoltre che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Sono presenti il dottor Luciano Marchiori, coordinatore, il dottor Fabio Menin, funzionario della direzione formazione della Regione Veneto, e la dottoressa Nadia Garuglieri, responsabile del coordinamento della Commissione IX.
Ringrazio i nostri ospiti per aver accolto il nostro invito e cedo loro la parola.

MARCHIORI
Signor Presidente, come coordinamento tecnico abbiamo predisposto una relazione che deposito, in cui sono riassunti gli argomenti che tratterò, ovvero la pianificazione della prevenzione negli ambienti di lavori a cura del sistema regionale e l'attività svolta.

PRESIDENTE
Ci può parlare della sua funzione, che è importante ai fini conoscitivi della Commissione?

MARCHIORI
Sono responsabile del Servizio salute e prevenzione negli ambienti di lavoro per la Regione Veneto e per conto di quest'ultima coordino l'attività dei servizi delle ASL territoriali. Dal giugno dell'anno scorso alla Regione Veneto è stato affidato il compito del coordinamento interregionale in materia di sanità e in questo ambito mi occupo del coordinamento tra le Regioni con riferimento all'attività di prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro. Partecipo ai lavori del Comitato regionale di coordinamento, ex articolo 5 del decreto legislativo n. 81 del 2008, e coordino l'attività dei vari gruppi di lavoro che partecipano ai lavori della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, di cui all'articolo 6 del citato decreto. Nel documento che ho presentato sono anche indicati, seppure in maniera non aggiornata per tutti i nominativi, l'organigramma e il funzionigramma che come sistema regionale abbiamo predisposto per seguire l'attività della citata Commissione e del Comitato.
Tornando all'argomento oggetto dell'incontro, l'attività di prevenzione negli ambienti di lavoro è pianificata dalle Regioni assumendo come indicazione principale il Patto per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro del 2007, adottato in sede di Conferenza Stato-Regioni. Ricordo brevemente che il Patto impegna le ASL a coprire l'attività di vigilanza con almeno il 5 per cento delle unità locali del territorio (un dipendente o un socio lavoratore); impegna altresì il sistema delle Regioni a sviluppare sistemi di sorveglianza epidemiologica sugli infortuni e sulle malattie professionali nonché alla predisposizione di piani mirati di intervento nei comparti a maggior rischio, in particolare edilizia e agricoltura. In questo ambito sono stati anche definiti degli standard di attività che successivamente vedremo.
Un altro riferimento strategico è il piano nazionale di prevenzione 2010-2012 basato sull'intesa Stato-Regioni del 29 aprile 2010. Il piano impegna le Regioni a sviluppare, nel periodo 2010-2012, attività di prevenzione destinando 200 milioni di euro. Stiamo parlando dell'attività di prevenzione in generale nelle varie aree tematiche e non solo in quelle relative alla salute e alla sicurezza negli ambienti di lavoro. Gli obiettivi principali indicati nel piano nazionale di prevenzione (che nel dicembre del 2010 è stato tradotto in piani regionali di prevenzione e formazione elaborati da tutte le Regioni e Province autonome) sono i seguenti: ridurre gli infortuni gravi e invalidanti e le malattie professionali e sviluppare dei sistemi informativi. Per questi obiettivi si è definita una strategia che prevede il potenziamento dell'attività dei Comitati regionali di coordinamento (articolo 7 del decreto legislativo n. 81 del 2008), lo sviluppo del piano nazionale edilizia e del piano nazionale agricoltura, nonché azioni di contrasto agli infortuni gravi e mortali.
Nell'allegato 1 alla relazione che ho depositato sono indicate le attività pianificate nei piani regionali di prevenzione. L'esame di tali attività evidenzia come tutte le Regioni e Province autonome abbiano pianificato almeno un'attività nell'ambito dell'edilizia e dell'agricoltura. Circa la metà delle Regioni ha pianificato attività nel campo della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Lo stato d'attuazione del piano nazionale edilizia è illustrato nell'allegato 2 della relazione. Ricordo che esso impegna le Regioni a controllare annualmente almeno 50.000 cantieri, ma ciò che è ancor più rilevante è l'indicazione di controllare il 20 per cento di questi in maniera congiunta con le direzioni provinciali del lavoro.
È chiara l'importanza di sviluppare un controllo congiunto tra servizi delle ASL e direzioni provinciali del lavoro al fine di ottenere una vigilanza a 360 gradi nell'ambito della sicurezza del lavoro, ma anche sulla regolarità dei rapporti di lavoro.
Il piano nazionale agricoltura, una sintesi del quale è indicata nell'allegato 3, impegna il sistema regionale ad incrementare il numero di controlli nel settore (vedremo poi i dati di attività nel dettaglio).
È altresì utile sottolineare come lo svolgimento delle attività pianificate in questi due comparti abbia portato ad una omogeneizzazione su tutto il territorio nazionale dell'attività di aggiornamento e formazione per gli operatori di vigilanza. In diverse Regioni detta attività è stata promossa in maniera congiunta tra ASL e direzioni provinciali del lavoro. Questo è importante per garantire il raggiungimento di standard di maggiore omogeneità a livello nazionale di tutto il sistema che opera nell'ambito della vigilanza. I settori dell'agricoltura e dell'edilizia sono stati individuati come prioritari nella pianificazione perché, come risulta evidente da questa slide, gli infortuni mortali si concentrano per circa il 30 cento nell'edilizia, nell'agricoltura e nella metalmeccanica.
Per quanto riguarda il settore dei servizi, la percentuale degli infortuni mortali è indicata nella misura del 17 per cento, ma il comparto occupa oltre la metà degli addetti complessivi del mondo del lavoro.
È importante anche evidenziare il sistema di governo Stato-Regioni, definito al Capo II del decreto legislativo n. 81 del 2008. Esso è costituito, in particolare, dal Comitato per l'indirizzo delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro (articolo 5), che opera da circa un anno; dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro (articolo 6); dai Comitati regionali di coordinamento per l'attività di prevenzione negli ambienti lavoro (articolo 7), che sono stati istituiti in tutte le 21 realtà regionali, in 19 delle quali si è proceduto a una pianificazione coordinata tra gli enti rappresentati nei Comitati (preciso che lo stato di attuazione dei piani regionali di coordinamento è indicato nell'allegato 4).
I piani di formazione, deliberati ai sensi dell'articolo 11, comma 7, sono stati implementati ed attivati in 17 realtà regionali. Nel paragrafo 5.1 della relazione vi è un esame dettagliato dell'attività svolta da ogni Regione - o in corso di svolgimento - rispetto a questo specifico intervento straordinario in ambito formativo.
Gli ulteriori provvedimenti necessari al miglioramento del sistema, secondo le priorità individuate riguardano innanzitutto l'attuazione dell'articolo 8, e dunque del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro (SINP), che riteniamo essere uno strumento importante, sia per la pianificazione degli interventi di prevenzione, sia per la vigilanza e le azioni di repressione necessarie nei confronti delle realtà a maggior rischio.
Fondamentale risulta anche l'attivazione della Commissione per l'interpello (articolo 12), al fine di raggiungere un livello di omogeneizzazione maggiore nell'interpretazione degli aspetti più critici della normativa, nonché l'attuazione degli articoli 34 e 37, relativi alla formazione dei datori di lavoro, dei responsabili dei servizi di prevenzione e protezione, dei lavoratori, dei dirigenti e dei preposti. In realtà, in questo ambito abbiamo già concordato con il Ministero del lavoro un testo che, secondo quanto previsto dalla normativa, è stato presentato la settimana scorsa alle parte sociali; il prossimo 8 giugno vi sarà un ulteriore confronto e si potrà poi procedere alla sua formalizzazione.
Infine, tra i provvedimenti necessari al miglioramento del sistema, si segnala l'attuazione dell'articolo 40, con particolare riferimento alla cartella sanitaria e ai flussi informativi che, nell'ambito dell'attività di sorveglianza sanitaria, i medici competenti devono trasmettere alle ASL, e dell'articolo 73, relativo alle attrezzature di lavoro e alla specifica formazione abilitante per l'utilizzo delle stesse.
A questo punto vorrei darvi una sintesi delle attività di prevenzione delle Regioni e delle pubbliche amministrazioni. Ci tengo a dire che i dati ai quali farò riferimento sono relativi al 2009 - e di questo mi scuso - in quanto quelli del 2010 non sono ancora completi: due Regioni ce li hanno trasmessi, ma dal controllo di qualità degli stessi sono emerse diverse incoerenze che necessitano di un ulteriore approfondimento. Va notato comunque che la valutazione del 2010, condotta su 19 realtà regionali, in termini quantitativi e qualitativi non si differenzia da quella del 2009, i cui dati sono quindi già sufficientemente significativi per l'individuazione degli ambiti di intervento del sistema regionale.
In particolare, nel 2009 le aziende ispezionate sono state 159.118; i cantieri ispezionati sono stati 54.117; le inchieste sugli infortuni sono state 19.273, mentre quelle sulle malattie professionali 10.171.
A tal proposito, vorrei ricordare brevemente che il Patto Stato-Regioni del 2007 per la promozione della salute nei luoghi di lavoro, prevede che siano controllate ogni anno almeno 150.000 unità locali con un dipendente. Questo valore è stato poi assunto dal Ministero della salute come livello essenziale di assistenza e misura l'attività delle Regioni in questo ambito di intervento sanitario. Possiamo dunque dire che nel 2009 il livello essenziale di assistenza a livello nazionale è stato raggiunto: vedremo poi i dati specifici per ogni singola Regione.
Per quanto riguarda i cantieri ispezionati, infine, l'obiettivo del Patto è di 50.000 cantieri, per cui si può dire che anche questo è stato raggiunto.
In ogni caso, come risulta chiaramente dalle slides, la realtà sul territorio è ancora caratterizzata da situazioni di rischio grave, soprattutto in agricoltura, dove gli infortuni sono quasi sempre legati al ribaltamento di trattori.
Tornando alle attività di prevenzione svolte, i dati quantitativi raccolti per Regione risentono ovviamente della densità abitativa e lavorativa di ogni singola realtà. In particolare, rispetto al raggiungimento del livello essenziale di assistenza a livello nazionale, che è pari al 5 per cento, vi è una certa differenza tra le varie Regioni nella distribuzione sul territorio delle aziende con dipendenti, anche se i dati del 2010 evidenziano un riallineamento, per cui le Regioni che erano in maggiore ritardo lo hanno ridotto mentre, viceversa, quelle che avevano un'attività molto intensa l'hanno un po' diminuita, probabilmente alla ricerca di un miglioramento del livello qualitativo rispetto alla quantità degli interventi posti in essere.
Per quanto riguarda, invece, il controllo sul territorio delle unità locali con dipendenti, si è passati in Italia dal 4,2 per cento del 2006 (con 104.125 aziende controllate), al 6,8 per cento del 2009 (con 159.118 aziende controllate).
Anche per quanto attiene alla distribuzione per Regione dei cantieri edili ispezionati, è importante sottolineare come dal 2007 - l'anno della sottoscrizione del Patto - al 2009 il numero dei cantieri controllati sia passato da 41.457 a 54.117, per cui possiamo ben dire che l'obiettivo numerico è raggiunto. Quello che risulta più difficile raggiungere è invece l'obiettivo del 20 per cento di controlli congiunti tra servizi delle ASL e direzioni provinciali del lavoro. Probabilmente si tratta di un obiettivo eccessivo - e lo dico anche sulla base della mia precedente esperienza professionale di direttore di un servizio territoriale - dal momento che richiede un impegno di risorse maggiore da parte delle amministrazioni coinvolte.
Con riferimento, poi, alla percentuale di cantieri ispezionati su quelli notificati c'è da dire che il sistema delle notifiche è importante perché permette alle ASL di pianificare il controllo del territorio rispetto all'edilizia. Si tratta quindi di un flusso informativo da mantenere. In particolare, nel 2009 è stato controllato il 18,5 per cento dei cantieri notificati a rischio. Mediamente il 40 per cento di questi cantieri presenta problemi di irregolarità rispetto alla normativa per la sicurezza sul lavoro: parliamo di un dato che si è ormai standardizzato negli anni, e anche questo è un segnale indicativo del problema.
Il controllo delle aziende agricole si sta sviluppando negli ultimi anni. In particolare, dal 2008 al 2009 si è registrato un aumento di circa 600 unità locali. Se si guarda alla distribuzione per Regioni, emerge chiaramente come quelle a maggiore densità abitativa sviluppano solitamente un livello di controllo maggiore, ma forse non solo. Negli anni dal 2006 al 2009 l'incremento è stato di 2.000 unità, passando da 2.800 a 4.700 aziende. Il fatto di aver individuato una priorità in agricoltura e aver attirato l'attenzione del sistema regionale con il Patto sottoscritto nel 2007 sta portando dei risultati di miglioramento in questo ambito produttivo.
Le inchieste sugli infortuni concluse nei vari anni sono circa 20.000 a livello nazionale; variazione che deriva probabilmente anche da una variazione del fenomeno infortunistico nel suo complesso.
Le malattie professionali indagate annualmente dal sistema sono intorno a 10.000: un terzo di quelle denunciate all'INAIL. Ciò comporta da parte nostra un approfondimento rispetto ai profili di responsabilità e al nesso di causalità. Nel 2009, mediamente, il 19 per cento delle malattie professionali indagate ha portato ad un riscontro di violazione della normativa di sicurezza o igiene del lavoro.
In conclusione, da una verifica complessiva sull'attività di vigilanza svolta, confrontando il 2007 e il 2009 abbiamo riscontrato un aumento del 37 per cento del numero delle unità locali ispezionate a livello nazionale, un incremento del controllo dei cantieri del 32 per cento, un incremento del controllo delle aziende agricole del 22 per cento ed un incremento delle risorse ai servizi del 3 per cento. Siamo quindi in presenza di un incremento dell'efficienza del sistema, derivato, a mio avviso, dall'aver individuato su tutto il territorio nazionale delle priorità in edilizia e in agricoltura e dall'avere conseguentemente sviluppato un'azione di coordinamento nazionale nei confronti di queste priorità attraverso il piano nazionale agricoltura e il piano nazionale edilizia.
L'andamento degli infortuni mortali nel periodo 2006-2010 indica una riduzione del 30 per cento del fenomeno degli infortuni denunciati all'INAIL. Occorre altresì ricordare che siamo sicuramente in una situazione di crisi economica, ma anche di cambiamento del mondo del lavoro e delle dinamiche aziendali, quindi con un possibile incremento del rischio derivato dal sempre maggior numero di lavoratori stranieri in alcuni comparti come l'edilizia e l'agricoltura.
Per quanto riguarda l'attività di formazione ed assistenza, la tabella (che è l'altro capitolo dell'attività dei servizi) prevede un sistema di monitoraggio più grossolano poiché ci limitiamo a raccogliere tre indicatori e non siamo in grado di portare alla vostra attenzione indicatori di dettaglio maggiore. Si tratta di indicatori relativi all'attività partecipata dai servizi, dove il personale dei servizi è cioè intervenuto in qualità di formatore. Questa tabella non è quindi esaustiva di tutta l'attività di formazione che viene svolta nell'ambito delle Regioni; è però significativa di un rapporto con il territorio che è tipico del modello della prevenzione negli ambienti di lavoro delineato dalla riforma sanitaria. La presenza e la ricaduta sul territorio delle nostre attività di assistenza e di formazione sono ricavabili attraverso i numeri indicati nella tabella. Complessivamente, nel 2009 abbiamo partecipato a corsi di formazione che hanno interessato 88.808 lavoratori o datori di lavoro, con un numero di ore di formazione complessiva pari a 35.731.
Vi ringrazio per l'attenzione e resto a disposizione insieme ai colleghi per eventuali domande o chiarimenti.

PRESIDENTE
Cedo ora la parola al dottor Menin per un'eventuale integrazione.

MENIN
Signor Presidente, sono responsabile dell'attività di coordinamento della campagna straordinaria di formazione ai sensi dell'articolo 11, comma 7, del decreto legislativo n. 81 del 2008, di cui ha già parlato il dottor Marchiori, per quanto concerne la Regione Veneto.
Ritengo interessante una breve presentazione di quello che si sta attualmente facendo in Veneto per quanto riguarda l'accompagnamento dell'entrata in attività del Testo unico. La campagna per la diffusione della cultura della salute e della sicurezza è stata curata dalla Formazione, ovviamente in stretto coordinamento con le strutture della Prevenzione della Regione, e si articola in 49 progetti, ciascuno dei quali è a sua volta composto da interventi formativi, seminariali e da attività di assistenza e consulenza, per un totale di circa 1.300 interventi in poco più di un anno di attività. Questi progetti hanno la finalità di sostenere in particolare il sistema imprenditoriale del Veneto nella diffusione della cultura della sicurezza aziendale.
È stato poi ideato ed avviato un progetto di supporto e complessivo accompagnamento di tutte le azioni della campagna per la sensibilizzazione e la promozione degli interventi realizzati dai diversi soggetti attuatori nonché di capitalizzazione di tutto il patrimonio di risorse e strumenti didattici e formativi che sono via via prodotti dagli attuatori stessi. In particolare, è stata costruita un'immagine coordinata al fine di uniformare le comunicazioni interne ed esterne del progetto per una sua maggiore riconoscibilità e leggibilità; è stato poi progettato e realizzato uno strumento di messa in rete e supporto alle azioni del progetto attraverso l'implementazione e la costruzione di un ambiente on line che abbiamo denominato «Viversicura» e che si trova al sito "viversicura.it". Si tratta non soltanto di una vetrina, ma di uno strumento operativo per tutti gli operatori del sistema della formazione e per i fruitori finali dell'attività.
Sono stati poi realizzati degli strumenti di monitoraggio qualitativo e quantitativo in itinere e finale sia delle singole attività (seminari, formazione e consulenza), sia in relazione all'andamento complessivo del progetto. Sempre a quest'ultimo sarà poi demandata la responsabilità di organizzare un seminario finale che consenta di fare il punto della situazione e di fondere i risultati raggiunti dalla campagna straordinaria di formazione in sicurezza.
Vorrei citare qualche dato per dare un ordine di grandezza. Ricordo che siamo partiti intorno al settembre 2010 e concluderemo nel dicembre 2011; gli interventi complessivamente programmati sono 1.300. Le attività prevedevano 163 seminari, 103 dei quali sono stati realizzati; 690 interventi di formazione, 359 dei quali realizzati; 403 interventi di assistenza e consulenza in azienda, 153 dei quali realizzati. Siamo più o meno a metà del lavoro.
Per quanto concerne il sito on line, possiamo dire che sul portale abbiamo costruito un sistema di monitoraggio nei confronti dei partecipanti degli interventi formativi, degli enti attuatori e dei navigatori occasionali, raccogliendo finora 1.091 questionari da parte dei partecipanti, 29 questionari da parte degli enti di formazione che stanno organizzando la campagna, su 49 complessivi, e 25 questionari da parte di navigatori occasionali. Il portale ha visto finora l'accesso di 15.000 persone e le pagine visitate sono 125.000. Al portale è agganciata una newsletter periodica che finora ha avuto 9 edizioni e gli iscritti sfiorano il migliaio. Sono stati organizzati alcuni eventi informativi collegati all'attività formativa e sono state messe a disposizione 60 risorse didattiche di docenti e informatori che ad essa hanno collaborato e che hanno inteso, su base volontaria, offrire il loro servizio a tutti coloro che potevano essere interessati. Abbiamo altresì pubblicato alcune video-interviste che sono stato realizzati in occasione di «Job & Orienta», la fiera dell'orientamento e della formazione che si svolge annualmente a Verona, all'interno della quale abbiamo allestito uno stand dedicato proprio ai temi della sicurezza e della formazione con l'obiettivo di sensibilizzare le giovani generazioni, i fruitori di job. Sono state raccolte alcune video-interviste sui temi della sicurezza, a seguito della visita al cantiere simulato realizzato in occasione dell'evento. Queste video-interviste ai ragazzi sono state visualizzate da alcune migliaia di persone e le foto sono state molto utilizzate. Si tratta di un sistema per coinvolgere coloro che sembrerebbero meno interessati e che, invece, hanno dimostrato una sensibilità e una maturità impensabili.

BUGNANO (IdV)
Vi ringrazio per la relazione. Vorrei alcuni chiarimenti sulle slides che avete presentato e poi, seppur sinteticamente, un vostro giudizio sull'attività svolta finora da tutte le Regioni e anche sulle risorse che sono state investite: sono sufficienti o ritenete che debba essere investito di più sul fronte della formazione?
Vorrei avere dei chiarimenti perché non riesco a interpretare alcuni dati riferiti al Piemonte e all'Umbria contenuti nella slide dal titolo «Percentuale di cantieri non a norma su quelli ispezionati 2008 e 2009» e cerchiati in rosso. Sono dei numeri cui non riesco ad attribuire un significato tale da essere evidenziati. Mi pare di capire dai dati che, per quanto riguarda gli interventi di informazione 2008-2009, ci siano state diverse Regioni che in realtà hanno diminuito - vedo dal grafico - il numero degli interventi di informazione. Vorrei sapere qual è la vostra lettura di questi dati. Lo stesso vale per le ore di formazione: sempre dalla vostra slide risulta che diverse Regioni hanno ridotto il numero delle ore di formazione sempre per il biennio 2008-2009. Se ho letto bene i dati, mi sembra di capire inoltre che non ci sia una relazione tra ore di formazione e persone formate: nel grafico a parità, grosso modo, di ore di formazione le persone formate sono di più in una Regione che in un'altra.

MARCHIORI
Per quanto riguarda l'evidenza sui cantieri, credo che si segnalino semplicemente i valori estremi rispetto a un dato medio. L'evidenziazione rappresenta una nostra riflessione interna e non ha alcun significato particolare.

BUGNANO (IdV)
Non sono quindi anomali.

MARCHIORI
Prendiamo la media nazionale come standard di riferimento; dopodiché, secondo una logica di benchmarking, ogni Regione e ogni attore deve rapportare il dato di Regione al dato medio nazionale e interpretare il contesto ove opera, che è determinato da fattori economici, produttivi, da altre istituzioni presenti nel territorio, dalle risorse e dalla cultura del sistema. Lasciamo ad ogni Regione l'interpretazione del dato perché non abbiamo uno standard ottimale; ognuno deve rapportarsi al proprio contesto.
Per il discorso dell'attività di informazione, in realtà vi è una grossissima disomogeneità nella raccolta del dato. Siamo stati puntuali rispetto ai dati di vigilanza e controllo perché abbiamo circa 25 indicatori di dettaglio. Sull'attività di informazione vi è un solo dato e quindi in alcune realtà vengono considerati tutti gli interventi che vengono fatti nell'azienda, laddove in altre si misurano solo interventi di informazione a parte l'intervento in azienda. Non possiamo attribuire un valore significativo.
Nel rapporto tra le ore di formazione e soggetti formati non vi è una correlazione: le ore di formazione vengono svolte nell'ambito di corsi di formazione organizzati ed erogati dai soggetti formatori esterni e non direttamente dal Servizio sanitario nazionale. La partecipazione degli operatori in qualità di docenti a dei corsi esterni può, quindi, variare a seconda delle condizioni regionali, ma anche a seconda degli anni. La definizione di una nuova normativa o di un nuovo quadro formativo occupa di più il sistema soprattutto all'inizio e nel primo anno: per esempio, per con riferimento al decreto legislativo n. 235 del 2003 per i lavori in quota come sistema siamo stati impegnati in quegli anni a fornire personale docente; successivamente gli enti bilaterali e il sistema esterno hanno fatto propri questi contenuti, hanno preparato dei loro formatori di sistema esterno e progressivamente noi abbiamo presidiato meno questa attività e la domanda nei nostri confronti si è ridotta. Questo non vuol dire però che ci sia sul territorio una riduzione dell'attività di formazione.
Una valutazione complessiva è certamente impegnativa. La mia impressione è che sicuramente la scelta strategica di definire delle priorità a livello nazionale con degli obiettivi prioritari da far conseguire a tutto il sistema delle Regioni paga in termini di risultati e di concorso anche esterno con le forze sociali, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni datoriali e per la collaborazione degli stakeholders esterni. Si aumenta, quindi, la credibilità perché su tutto il territorio, in ogni Provincia e ASL parliamo lo stesso linguaggio. In termini di efficienza l'aumento medio che abbiamo misurato nell'ultimo triennio, senza un aumento delle risorse del sistema, è stato del 30 per cento. La mia idea è che il problema delle risorse vada valutato da Regione a Regione. I dati evidenziano che vi è una grossa differenza di investimento su questo tema: alcune Regioni investono il doppio rispetto ad altre, però indicare obiettivo e priorità di interventi permette a tutti di raggiungere uno standard che è il livello essenziale di assistenza. Una criticità che stiamo vivendo riguarda il sistema di monitoraggio e il sistema di sorveglianza epidemiologica che in questi anni abbiamo sviluppato in collaborazione con l'ex ISPESL.
Si trattava essenzialmente di progetti, che progressivamente sono stati tuttavia strutturati anche in attività permanenti. Ora, con l'accorpamento dell'ISPESL all'INAIL questa attività - che è informalmente ancora in piedi - deve essere anche "formalizzata", cioè dobbiamo riuscire a raccordare da un punto di vista formale questo supporto tecnologico ed informatico con il sistema delle Regioni. Sicuramente quest'ultimo ha il vantaggio di essere capillarmente presente e diffuso sul territorio, oltre ad avere un rapporto privilegiato, che ci viene riconosciuto, con i lavoratori e i datori di lavoro. Tuttavia un sistema di questo tipo, decentrato sul territorio, paga però un prezzo in termini di coordinamento, di efficacia e di necessità dello stesso, per cui tempi si allungano.
Per quanto riguarda in particolare l'attività di formazione, questo incontro è stata l'occasione per farci riflettere sull'impianto complessivo del sistema, facendoci rendere conto della necessità di sviluppare un sistema di monitoraggio dell'attività di formazione svolta sia dagli enti accreditati dalle Regioni, che da quelli accreditati ope legis (enti bilaterali ed organizzazioni datoriali). Stante dunque l'attuale mancanza di un qualsiasi riscontro dell'attività che viene svolta, ci impegniamo a sviluppare nei prossimi mesi degli strumenti di monitoraggio.
Un'ultima riflessione riguarda l'opportunità di avere strumenti che valorizzino maggiormente la formazione del lavoratore, per lui stesso. Mi riferisco, ad esempio, al discorso del libretto formativo individuale, che consentirebbe al lavoratore di spendere meglio il proprio percorso formativo nell'ambito di un rapporto contrattuale. Da parte sua il datore di lavoro, nel momento in cui assume un lavoratore, sarebbe immediatamente in grado di valutare quali sono le sue capacità. Si tratta quindi di uno strumento che credo abbia un valore indiscusso anche dal punto di vista del miglioramento dell'efficacia del sistema.

BUGNANO (IdV)
Desidero ringraziare i nostri ospiti per i chiarimenti che ci hanno fornito, invitandoli sin d'ora a trasmetterci al riguardo ulteriori aggiornamenti o documenti che ritengano possano essere utili al nostro lavoro. Noi raccogliamo infatti sempre con piacere le osservazioni e i suggerimenti che possono venire dall'esperienza dei nostri ospiti, per poter fare sempre meglio dal punto di vista legislativo e fornire altresì delle sollecitazioni al Governo per eventuali iniziative.

PRESIDENTE
Ringrazio anch'io i nostri ospiti per il contributo offerto ai lavori della Commissione.
Dichiaro conclusa l'audizione odierna.


Note: Testi non rivisti dagli oratori.

Fonte: Senato della Repubblica