Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA
XVI LEGISLATURA
Giunte e Commissioni


Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 92: martedì 13 dicembre 2011

Audizione del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero

Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono il ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero e il vice ministro per il medesimo dicastero Michel Martone.

PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero.
Avverto che della seduta odierna sarà redatto e pubblicato il Resoconto stenografico.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Signora Ministro, desidero ringraziarla, a nome della Commissione, per la sua presenza qui oggi. Lo stesso ringraziamento, naturalmente, è indirizzato al vice ministro Martone. La Commissione ha già avuto modo di avere un rapporto continuo e costante con i suoi predecessori, sulle materie di nostro specifico interesse. Più volte abbiamo cercato anche di sostenere talune iniziative ritenute importanti, ai fini di un contrasto più diretto ed efficace al fenomeno degli infortuni e delle morti sul lavoro, anche e soprattutto per garantire una qualità di vita diversa ai lavoratori e agli stessi datori di lavoro.
Vi sono una serie di temi sui quali la nostra collaborazione potrà essere sicuramente fruttuosa; mi riferisco, in primis, a tutta la decretazione attuativa, ancora non definita, del decreto legislativo n. 81 del 2008 (cosiddetto Testo unico delle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro). Ed appunto il primo tema sul quale desideriamo richiamare la sua attenzione è quello del completamento dell'attuazione del decreto legislativo n. 81, anche perché esso concerne una serie di argomenti e di temi che - lo affermo sulla base della nostra conoscenza - hanno una particolare importanza e cogenza.
Il lavoro della nostra Commissione si svolge essenzialmente su due direttrici. La prima è quella legata alle indagini e alle inchieste per quanto riguarda specifici infortuni sul lavoro che si dovessero determinare, per conoscerne le dinamiche e far sì che le stesse possano essere l'occasione per migliorare le normative e le procedure della prevenzione e per individuare buone prassi.
La seconda direttrice è legata al monitoraggio delle diverse Regioni italiane, per conoscere le attività che le stesse stanno svolgendo, anche in riferimento alle competenze che il Testo unico attribuisce loro, cercando di saldare quanto più possibile il lavoro della Regioni con il lavoro del Governo, atteso che queste hanno l'obbligo di relazionare annualmente, in ragione delle nuove competenze di programmazione e coordinamento sul territorio, sia al Ministero del lavoro che al Ministero della salute, con l'obiettivo di creare un rapporto di dialogo e collaborazione in una materia concorrente nella tutela della sicurezza dei lavoratori.
Tra i compiti istituzionali della Commissione rientra anche quello di valutare l'impatto dei provvedimenti in materia che giungono all'esame del Parlamento, per comprendere se dagli stessi possano venire elementi distorsivi rispetto alla lunga e faticosa sintesi fatta con il Testo unico. Al riguardo abbiamo anche assunto una serie di iniziative tese a dare indicazioni al Parlamento e al Governo su possibili miglioramenti della legislazione vigente, sia a livello di maggiore chiarezza sia a livello di più puntuale attuazione.
Non mi dilungo, anche per lasciare spazio ai colleghi che desiderano intervenire. Mi consenta però, signora Ministro, in occasione di questa audizione per noi molto importante, di ringraziarla nuovamente per la sua presenza, soprattutto perché ci auguriamo che questo rappresenti l'inizio di una nuova collaborazione tra la nostra Commissione e il Ministero del lavoro.

NEROZZI
Presidente, quanto da lei detto definisce assai bene il lavoro che questa Commissione ha svolto in modo unitario, nel corso di questi anni. Sicuramente c'è un dato: le morti e gli incidenti sul lavoro stanno aumentando. Soprattutto negli ultimi otto mesi il trend è aumentato, nonostante una diminuzione dell'occupazione e delle ore di lavoro. Si tratta di un incremento preoccupante. Abbiamo inoltre notato nel caso di alcuni incidenti (in particolare quello di Barletta, ma non solo) un collegamento fra lavoro nero e infortuni sul lavoro, che vi è sì sempre stato, ma che adesso diventa più forte ed è collegato anche al lavoro non nero. Mentre una volta le forze sociali ed industriali erano molto attente, e sono state le prime a combattere il fenomeno del lavoro nero, adesso, in alcuni settori il collegamento tra lavoro nero e lavoro non nero è molto forte, segnatamente nel settore tessile ed in quello edile.
Altro aspetto concerne il sistema degli appalti e dei subappalti che a causa del sistema del massimo ribasso (a volte fino a sette subappalti, con una compressione dei costi che talora arriva al 70 per cento) è anch'esso causa di incidenti.
A mio avviso, noi dovremmo prendere in esame settori specifici, posto che abbiamo notato che la situazione a livello generale fornisce poche informazioni, al contrario di quanto può fare un'osservazione più dettagliata. Il settore agricolo, in particolare, che ha aumentato negli ultimi anni il numero degli addetti (probabilmente, in percentuale assoluta rispetto al numero di lavoratori è il settore che ha avuto l'incremento maggiore), necessita di particolari interventi, anche a livello normativo. Si pensi, ad esempio, agli incidenti legati all'uso delle macchine, che talora vengono condotte da soggetti molto anziani o senza le adeguate capacità. Allo stesso modo, nel settore delle attività pirotecniche è possibile maneggiare i fuochi artificiali senza avere competenze tecniche, se non quelle tradizionali; oramai, però, i prodotti sono talmente sofisticati che la manualità non è più sufficiente.
Al riguardo, bisogna intensificare l'operazione di prevenzione, di formazione e di ispezione, utilizzando anche il personale che in altri settori dello Stato ha perso competenza, con processi di riqualificazione (anche se mi rendo conto che un anno e mezzo non è un periodo abbastanza lungo), in particolare nell'Italia del Sud, dove questo fenomeno è sicuramente più sentito e dove si registrano entrambi i problemi. Occorre inoltre fare qualche intervento legislativo di correzione.
Mi trovo poi assolutamente d'accordo con il Presidente sulla necessità di ragionare sulle competenze delle Regioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro perché, allo stato attuale, presentano una serie di limiti che non sempre convincono.
Concludo segnalando che in questi mesi, la crisi economica sempre più grave sta facendo registrare un aumento esponenziale degli infortuni e delle morti sul lavoro, nonostante il calo di occupazione proprio in questi settori. Da febbraio in poi, dalla Sicilia fino al Trentino, c'è un intensificarsi delle morti nell'edilizia e nell'agricoltura. Se per quest'ultima riuscissimo a fare qualcosa, sarebbe apprezzabile. Tra l'altro, si tratta di coltivatori diretti e artigiani. Le associazioni di categoria più interessate al fenomeno sono il 10 per cento. Quindi le associazioni di categoria per prime dovrebbero profondere il loro impegno affinché vi sia una riduzione di tale trend, che tra l'altro interessa in modo particolare le piccole e medie imprese.

GRAMAZIO
Signor Presidente, ieri le ho mandato un fonogramma nel quale sollecitavo un intervento della Commissione con riguardo al grave incidente avvenuto a Trieste. Si tratta di un evento particolare: apprendiamo oggi che lo studente-lavoratore che ha perso la vita guadagnava 5 euro l'ora per montare quel palco. E per fortuna la tragedia non si è allargata agli altri otto feriti, di cui uno ancora in codice giallo, quindi ricoverato presso la struttura ospedaliera. Per queste tournée, che avvengono in continuazione sul territorio italiano, si utilizzano lavoratori che non hanno alcuna garanzia, di ordine finanziario (5 euro l'ora per montare palchi di dimensioni gigantesche, come vediamo dalle foto o per aver accompagnato i nostri figli) ma non solo. Si tratta di un lavoro che richiederebbe un numero elevato di personale, peraltro con esperienza e professionalità adeguate.
Signora Ministro, in una situazione del genere ritengo che lei debba avere precisa conoscenza dei fatti, posto che sono previste decine di tournée e si monteranno in quel modo centinaia di palchi in tutta Italia, specialmente tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio. Bisogna intervenire presso le prefetture e gli organi di vigilanza deputati affinché vi siano controlli più rigorosi e un incidente del genere, che ha provocato la morte di un ragazzo di soli vent'anni non abbia a ripetersi. Le chiedo, signora Ministro, di intervenire in modo drastico dando precise disposizioni. Noi in questa Commissione abbiamo audito i responsabili preposti ai controlli, come i comandanti dei Vigili del fuoco, i Carabinieri e i prefetti per le loro precise competenze. Chiederò al Presidente della Commissione di approfondire questo tema prima della scadenza dell'anno.

PRESIDENTE
Senatore Gramazio, sicuramente la sua indicazione sarà accolta e la Commissione si interesserà in tempi brevi dell'accaduto.

DE LUCA
Faccio un augurio non formale al Ministro e al Vice Ministro, visti i tempi e la difficoltà del lavoro. Voglio brevemente integrare quanto detto dal Presidente e dai colleghi che mi hanno preceduto, sia dal punto di vista personale sia come capogruppo del PD. I membri di questa Commissione hanno lavorato sempre in piena sintonia proprio per la delicatezza del settore, ma ci sono due aspetti di carattere legislativo che il Presidente sottolineava e che voglio riprendere, proprio perché si tratta di questioni oggetto di continua discussione, che abbiamo posto in Commissione e su tutto il territorio nazionale. Anzitutto vi è la questione della competenza legislativa concorrente tra lo Stato e le Regioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, che crea disorientamento. Anche se il decreto legislativo n. 81 del 2008 prevede il coordinamento da parte delle Regioni spesso questo non avviene. Rispetto a tante tragedie e a tanti incidenti, ci troviamo di fronte a letture stucchevoli, in cui anche chi è deputato a svolgere una funzione di prevenzione e di controllo e le stesse forze sociali usano espressioni con cui si attribuisce la responsabilità alla politica, come se questa potesse essere lo spirito santo. La politica è fatta da ciascuno di noi, tramite l'assunzione delle proprie responsabilità. Questo è un punto dirimente insieme alla questione, che il Presidente sottolineava, dell'attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, circa la quale si registra un drammatico ritardo.
Ci sono relazioni annuali della Commissione che sono state votate dal Parlamento all'unanimità. Non so se coloro che hanno competenze sul territorio, comprese le prefetture, sanno che esistono o sanno che rispetto a quelle indicazioni c'è anche una sollecitazione. La nostra è una Commissione d'inchiesta che sottopone al Parlamento i problemi sul piano generale; sono poi legislatore e Governo insieme che devono fare un passo avanti. Ed io ritengo che su tale aspetto si debba procedere ad una accelerazione.
Abbiamo audito la Commissione europea e il Governo tramite i vari rappresentanti ministeriali. Un punto abbastanza condiviso è l'inserimento nei programmi scolastici, dalle elementari all'università, di percorsi di informazione sulla sicurezza. Non basta l'azione dell'INAIL tramite i corsi a progetto. Il problema sta in una cultura da recuperare, visti i 1.000 morti l'anno e gli oltre 800.000 incidenti. Si tratta di cifre enormi che purtroppo sono reali perché non c'è una presa di coscienza collettiva da parte di tutti i soggetti interessati. Se il Parlamento ha previsto una Commissione d'inchiesta ad hoc, lo ha fatto per imprimere un'accelerazione alla soluzione del fenomeno. Il Testo unico è stato un traguardo positivo, ma vi sono tanti aspetti (non entro nei particolari perché dovrei dilungarmi troppo), su cui occorre l'impegno comune delle istituzioni e quindi rivolgo un augurio al Governo sperando che insieme si possa continuare in questa azione dal momento che una spinta sul piano della formazione e dell'attuazione della legislazione in materia probabilmente potrebbe ridurre questo drammatico fenomeno.

DONAGGIO
Saluto la signora Ministro, che ringrazio per la sua partecipazione ai lavori della nostra Commissione, che ritengo atto di grande sensibilità visto il tema che noi trattiamo. Io partirei da un punto fermo (diversamente potremmo parlare per ore) per capire come il Governo intenda procedere: il Testo unico delle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, introdotto dal Governo Prodi e che, immediatamente, il Governo Berlusconi si incaricò di diluire, spostando, attraverso i decreti "milleproroghe", l'entrata in vigore di una serie cogente di interventi e di misure. Sarebbe quindi utile recuperare rispetto a queste posticipazioni dell'entrata in vigore di norme molto vincolanti per farle tornare ad essere parte integrante di quel Testo unico in modo cogente.
La moral suasion e le best practices sono realtà interessanti ed è senz'altro anche una questione di cultura. Ricordo quando si affermava che la parità tra uomo e donna era un fatto culturale. Ciò è vero, ma se non ci fossero state delle norme precise che davano, anche simbolicamente, dei segnali che quella parità andava praticata e tutelata dal legislatore, è evidente che il lasciarne la realizzazione alla maturazione culturale (anche di chi riesce a imporre il proprio approccio culturale rispetto all'evoluzione di alcuni temi) avrebbe comportato tempi e modalità diversi.
Chiedo al Ministro, se non è in grado di rispondere oggi, di fare una riflessione successiva insieme aggiornando i nostri lavori. Intanto, però, il Presidente della Repubblica ha salutato il Testo unico in maniera molto positiva, con una mostra al Quirinale sui temi della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Come su tanti altri temi, una persona - in questo caso per primo il Presidente della Repubblica - si incarica di sollecitare Governo e Parlamento.
In secondo luogo, signora Ministro, si è resa conto che il contenzioso sul pagamento dei contributi assicurativi rispetto a quello che lo Stato dovrebbe ricevere dalle imprese, che devono assicurare i loro dipendenti su alcune attività, è uno dei più elevati? Si tratta di un contenzioso crescente, che corrisponde a risorse che lo Stato dovrebbe avere perché ci sono state delle infrazioni, o vi sono stati degli omessi pagamenti di contributi. È inutile innalzare i contributi se poi questi non si versano, perché così si ottiene solo competizione sleale. Come mi hanno insegnato a scuola quando ero piccola, ma come anche nella politica monetaria, la moneta cattiva scaccia la moneta buona: l'impresa cattiva scaccia l'impresa buona.
Se non si impone a chi deve pagare di farlo, l'esempio che si dà è che ci si adagia nel non pagamento della contribuzione anche una volta accertata.
Quindi, se il Governo si attivasse per il recupero dei contributi assicurativi farebbe una duplice azione. In primo luogo renderebbe virtuoso il sistema delle imprese evitando che si faccia competizione su un tema come questo. In secondo luogo, io sono stata consigliere di amministrazione dell'ex IPSEMA e poiché i contributi li pagavano tutti riuscimmo a deliberare una riduzione delle tariffe, rendendo più competitivo il costo del lavoro della marineria italiana rispetto a quello della marineria di altri Paesi. Se tutte e le imprese, quindi, pagassero il premio assicurativo, noi potremmo abbassare questa voce del costo del lavoro rendendolo più competitivo. Tutela dei lavoratori, quindi, ma anche sana competitività del nostro sistema d'imprese.
Anche la terza questione ha bisogno di una sua ulteriore riflessione, poiché riguarda la sparizione dal dibattito di alcuni temi di approfondimento. Mi riferisco, ad esempio, a un tema che personalmente mi ha molto appassionato, per il mio percorso sindacale e politico. Gli infortuni e la malattie sul lavoro non sono tutti uguali. Vi sono infortuni e malattie, riguardanti in maniera particolare il lavoro femminile, che sono scomparsi dalla ricerca: ad esempio, la questione degli aborti bianchi e la questione delle condizioni di lavoro che colpiscono le donne in quanto tali rispetto a lavorazioni pesanti e nocive. Su tali questioni siamo diventati neutri, asessuati, e questo non va bene perché ormai l'attacco all'occupazione femminile è fortissimo. Avendo appesantito in maniera così dura le condizioni d'ingresso e di uscita dal lavoro, chiaramente si sta pensando al vecchio modello: il welfare lo garantiamo alle donne, mentre gli uomini lavorano. Peccato, però, che ormai la figura del capo famiglia, unico percettore di reddito, sia inattuale e antistorica nel nostro Paese.
Pertanto, le donne si assumeranno il peso di un'uscita più pesante e asessuata dal lavoro, come se non svolgessero il doppio lavoro per tutto e per tutti, a partire dalla collettività. Più volte è stato ribadito da sentenze della Corte costituzionale l'aspetto della diversificazione della età di uscita dal lavoro di uomini e donne, anche dopo l'entrata in vigore della legge sulle pari opportunità.
In secondo luogo, misurando la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro soltanto "fino alla cintura", noi evitiamo di impattare in un problema vero, che è quello della maternità e della paternità, e dei riflessi che possono avere le condizioni di lavoro su questo aspetto, sul quale vediamo esserci una grande sensibilità nelle persone che, pur di avere un figlio, sono disposte a percorrere tutte le strade. Inoltre, la questione delle malattie e delle lavorazioni nocive deve tornare ad essere, al pari delle morti sul lavoro affinché non si agisca solo di fronte all'episodio eclatante, una delle condizioni sulle quali si verificano i dati che vengono ricorrentemente rilevati dall'INAIL e dalle strutture apposite.
Signora Ministro, se metteremo in ordine in questa agenda le priorità sulla sicurezza del lavoro in termini molto tecnici (perché io non penso a soluzioni politiche, che saranno trovate dal dibattito), forse riusciremo ad aggredire quel nostro triste primato: magari non ad eliminarlo, ma certamente a ridurlo.

DE ANGELIS
Signora Ministro, la ringrazio per la sua presenza e ringrazio anche il Vice Ministro. Le rivolgo un augurio di buon lavoro, così come hanno già fatto i miei colleghi. Non voglio tediarla perché chi mi ha preceduto ha già ben descritto il lavoro svolto da questa Commissione in questi anni. Ci siamo occupati di numerosissime tematiche, riscontrando gravi problemi in tutti i settori che abbiamo approfondito. Pochi mesi orsono abbiamo redatto un'altra relazione intermedia, come ricordava il collega De Luca, approvata all'unanimità, in cui abbiamo, per così dire, messo su carta tutto il lavoro svolto dalla Commissione. Inutile che le ricordi realtà che lei conosce benissimo, così come i problemi del mercato del lavoro in Italia.
Vorrei, anzitutto, chiederle di adoperarsi per l'approvazione immediata di tutti i decreti attuativi del decreto legislativo n. 81 del 2008 nonché la riconsiderazione di alcune proposte avanzate da questa Commissione all'interno della relazione intermedia. Quale responsabile del gruppo di lavoro sul personale della pubblica amministrazione e sui controlli pubblici antinfortunistici ho avanzato alcune proposte che, secondo me, potrebbero essere d'aiuto. Tra l'altro, per quanto riguarda la cantieristica, i lavori pubblici e gli appalti, è vero che sussistono dei problemi perché c'è una competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni e, per certi versi, anche con le ASL che sono interessate al controllo. In Europa, però, il nostro Paese è quello che pur mettendo in campo più personale per i controlli registra il più alto numero di morti sul lavoro.
A tal proposito, una delle proposte riguardava la standardizzazione dei controlli, con l'introduzione di un verbale ispettivo unico nei cantieri edili, laddove oggi chi effettua i controlli agisce come vuole, fa le domande che vuole e imposta il ragionamento come vuole. Al di là della certezza, della correttezza e della trasparenza degli interventi, concetti che vanno assai di moda, il verbale unico metterebbe chi lavora in questi settori nella condizione di poter sapere, anche a livello statistico, ciò che accade e quali siano gli interventi più pregnanti riguardo al lavoro nero, ai subappalti al massimo ribasso, e a tutta una serie di tematiche che noi abbiamo incontrato nel corso del nostro lavoro, sia nel caso del piccolo incidente sia nel caso del grande subappalto della multinazionale.
Altro problema è quello degli edifici fuori norma. In occasione del crollo di una palazzina a Barletta, nella mia relazione ho citato il fatto - lei lo sa benissimo - che in Italia più dell'80 per cento degli istituti pubblici, come scuole, Comuni e ospedali, sono fuori norma, proponendo una sorta di fascicolo di fabbricato che attesti la storia e le problematiche di ogni edificio, proprio perché più si va avanti e più i fabbricati diventano vetusti.
Tuttavia, la politica è diventata come la Croce rossa: chi spara sulla politica non si fa alcun problema. Ebbene, al riguardo ho avuto uno scontro abbastanza spiacevole. Mi ha scritto il presidente dell'associazione dei proprietari di case dicendo che la proposta del certificato di fabbricato è vecchia e comporta spese. Gli ho risposto che conosciamo la situazione e sappiamo che come lobby dovevano fare questo tipo di intervento, tuttavia tale misura andrebbe adottata specialmente per gli edifici pubblici. Noi sappiamo quello che succede, ma non sappiamo bene la situazione e le problematiche su cui si va avanti negli anni. Su queste proposte vorrei dunque sapere se c'è la possibilità di andare avanti, posto che si tratta di una problematica che sta diventando, come ha detto il presidente Napolitano in occasione di uno dei tanti incidenti, la vera tragedia per questo Paese. Mi chiedo anche, Presidente, se non sia il caso di valutare l'eliminazione dal titolo della Commissione della locuzione «morti bianche», poiché a me sembra che quelle che si stanno verificando siano morti di tutti i tipi, ma non certo bianche.

FORNERO
Ringrazio la Commissione e il suo Presidente per questo primo incontro che per me è stato molto importante. È inutile che nasconda, perché non sarebbe onesto, il fatto che voi ne sapete molto più di me su questa materia, pur se sono desiderosa di affrontare i problemi. So anche che in una materia di questa complessità e rilevanza è facile fare dichiarazioni e, quindi, affermare di mettere tutto l'impegno possibile: purtroppo dichiarazioni di questo tipo abbondano, ma i risultati scarseggiano sempre. Quindi non farò dichiarazioni roboanti, ma senz'altro trarrò preziosa collaborazione dai vostri molti suggerimenti, che sono preziosi proprio perché la vostra Commissione lavora su questi temi con una coesione che trovo encomiabile, giustamente così mi è stata rappresentata.
Quello della sicurezza sul lavoro è un tema scarsamente ideologico, dove le cose bisogna farle invece di dividersi e mi pare che voi abbiate già approfondito molti elementi. Sullo stato di attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, ho preso informazioni e ho una breve relazione che lascerò agli atti della Commissione. Mi è stato detto dagli uffici che per quanto riguarda i decreti attuativi siamo vicini al 100 per cento. Mi aspettavo cifre molto inferiori perché in genere come Paese abbiamo degli obiettivi sui quali siamo molto in ritardo. Ieri ho partecipato ad una riunione con alcune Regioni sull'utilizzo dei fondi strutturali e non vi nascondo che le percentuali di utilizzo di questi fondi fanno male al cuore.
Ci siamo presi la sgridata per niente tenera del commissario europeo, ieri rappresentato dal direttore generale.
Non starò a dare lettura della relazione, ma, come dicevo, è a disposizione. Non si tratta, pertanto, di una mia presa di posizione, ma di una relazione che ho ricevuto. Se c'è sarà qualcosa che intendete smentire vi prego di dirmelo perché questo è quanto detto dagli uffici del Ministero del lavoro e, fino a prova contraria, devo dare per scontato che sia così.
Deposito quindi questa relazione sullo stato d'attuazione della normativa, con la quale vengo informata del fatto che il percorso è praticamente esaurito. Vedremo poi se così è. Nei miei appunti ho scritto che l'attuazione è prossima al 100 per cento, ma vorrei capire se le cose stanno diversamente. Su questo non ci sono valutazioni politiche: le cose o sono fatte o non lo sono.
L'altra questione riguarda l'azione di contrasto al fenomeno infortunistico. Sul punto ho una lunga relazione che descrive quanto è stato fatto e che deposito anch'essa agli atti. È inutile che vi dica che in questi periodi ho dovuto lavorare su altri temi, anche se quando gli incidenti si verificano questo non può non colpire. Sono stata comunque informata di una procedura d'infrazione aperta dall'Unione europea contro l'Italia in merito ad uno dei punti cardine della legge delega, ovvero l'articolo 16, che voi conoscete meglio di me. Per come mi è stato rappresentato mi sono stupita perché non credevo fosse possibile: un conto è l'outsourcing delle funzioni di vigilanza altro conto è la responsabilità. Posso anche ritenere, all'interno della mia impresa, che preferisco appoggiarmi a qualcuno che ha una maggiore professionalità, ma la responsabilità è sempre mia. Questo trasferimento di responsabilità che turba la Commissione europea - e anche me - non lo capisco. C'è una procedura d'infrazione aperta, vedrò di seguirla e controllare le risposte che si intende dare all'Europa. Se non sono convincenti, ce lo diranno e le bloccheremo prima che vengano date.
Sulla questione delle Regioni, penso che questo sia un problema serio. Nel corso del breve colloquio informale che ho avuto con il presidente Tofani, abbiamo condiviso l'idea che non si può diversificare molto sulla base di specificità regionali. La questione è che devono esserci degli standard, che si possono incrementare, ma dai quali non si può derogare (e mi sembra che il Presidente abbia formulato per primo tale avviso). Su questo tema la mia collaborazione sarà piena. I nostri tempi sono molto limitati.
Posso raccontarvi della mia esperienza, per un periodo molto limitato, nel consiglio di amministrazione della Buzzi Unicem. Poiché era mancata una persona, che era stata mio maestro e che era appunto membro del consiglio di amministrazione, mi era stato chiesto di prenderne il posto.
Io non avevo competenza alcuna del settore, ma la prima questione della quale mi sono informata non è stata come fosse fatto il cemento ma se, in quel settore, la salute dei lavoratori fosse tutelata e la prevenzione degli infortuni attuata seriamente. Posso dirvi, avendo avuto diversi incontri con i responsabili, che, per il caso che ho visto, mi sembrava che ci fosse una forte consapevolezza. Spesso, infatti, può esserci una sorta di infastidita osservanza di norme che vengono considerate come un inutile fardello. In quel caso, invece, sono stata felice di riscontrare che le norme erano prese in serissima considerazione e che il tema della educazione dei lavoratori ad atteggiamenti consapevoli dei rischi era preso molto sul serio.
Io spero che non capiti mai un incidente che possa smentirmi, ma con l'esempio che ho riportato voglio dire che possono esserci degli standard, all'interno del nostro Paese, che rappresentano una sorta di modello. Noi non dobbiamo mai tollerare situazioni di approssimazione, o situazioni nelle quali si chiude un occhio perché, in caso contrario, il lavoro non va avanti. Noi dobbiamo pretendere che gli standard ci siano, naturalmente senza che questo significhi appesantire troppo i costi.
Da ultimo, il senatore Nerozzi faceva l'accostamento tra l'incremento riscontrato negli ultimi mesi, e forse anni, nel numero degli incidenti e l'aggravarsi della situazione economica. Questo è un dato oggettivo, nel senso che, nel momento in cui la situazione diventa difficile, è forte il tentativo di ridurre i costi, magari cercando di svicolare da certe norme. È un bilanciamento molto difficile ma bisogna dire che, anche in condizioni recessive, sulla sicurezza non si può transigere. Chiaramente tale argomento richiederà molta attenzione proprio nei mesi a venire perché non credo, anche se noi lo speriamo molto, che avremo una situazione florida dal punto di vista economico.
Intanto, vi ringrazio moltissimo. Ho raccolto tutti i vostri suggerimenti, che sono suggerimenti operativi e non soltanto dichiarazioni di principio, e vi assicuro che li terremo in piena considerazione.

PRESIDENTE
Signora Ministro, io la ringrazio, soprattutto per l'attenzione che ha voluto riservarci.
Con grande piacere e soddisfazione abbiamo ascoltato le sue dichiarazioni. Io sono convinto che questo sarà il modo migliore per poter imbastire un rapporto istituzionale molto proficuo e sicuramente teso al concreto e alla soluzione delle tematiche che dovessero porsi (e che comunque già si pongono).
Do solo alcune breve informazioni per poter chiarire la vicenda dei decreti attuativi, perché forse la soluzione è già in re. In effetti, in questa relazione sono riportati una serie di decreti che sono stati elaborati e, di fatto, anche definiti. Essi attendono, però, un'emanazione formale, che dovrebbe essere prossima.

FORNERO
Se i decreti sono pronti, possiamo dire che l'emanazione sarà davvero prossima.

NEROZZI
Presidente, intervengo in merito alla procedura di infrazione europea, relativa ad alcune norme inserite nel Testo unico con il decreto legislativo n. 106 del 2009, per ricordare che noi durante il dibattito su quelle disposizioni avanzammo tre proposte unitarie. All'epoca il Ministro ne accettò due: la cosiddetta "Salva Thyssen" e un'altra sulle responsabilità. L'ultima proposta, invece, non venne accolta, anche se noi facemmo un intervento proprio seguendo le indicazioni europee.

PRESIDENTE
A tal riguardo, signora Ministro, sarà nostra cura farle avere una memoria informativa.
Desidero ancora ringraziare lei e il Vice Ministro, il professor Martone, per la vostra presenza, augurandovi di poter lavorare serenamente e in modo proficuo.
Dichiaro quindi conclusa l'audizione.


Note: Testi non rivisitati dagli oratori
Fonte: Senato della Repubblica