Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA
XVI LEGISLATURA
Giunte e Commissioni

Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 96: mercoledì 22 febbraio 2012

Audizione di lavoratori dell'ex stabilimento Isochimica di Avellino e di loro rappresentanti

Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono, in rappresentanza dell'Associazione ONA di Avellino, l'avvocato Ezio Bonanni, presidente e legale delle vittime, il dottor Stefano La Verde, consulente e medico legale, il signor Carlo Sessa, vice coordinatore di Avellino, il signor Francesco D'Argenio, coordinatore, il dottor Tommaso Ausili, componente, il signor Virgilio Romano, dipendente ONA Campania; nonché il signor Nicola Abrate, lavoratore ex Isochimica, il dottor Fernando Romano, vice presidente del consiglio provinciale di Avellino, ed il professor Pietro Sartorelli, consulente scientifico di medicina del lavoro.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l'audizione di lavoratori dell'ex stabilimento Isochimica di Avellino e di loro rappresentanti.
Avverto che della seduta odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Sono oggi presenti, in rappresentanza dell'Associazione ONA di Avellino, l'avvocato Ezio Bonanni, presidente e legale delle vittime, il dottor Stefano La Verde, consulente e medico legale, il signor Carlo Sessa, vice coordinatore di Avellino, il signor Francesco D'Argenio, coordinatore, il dottor Tommaso Ausili, componente, il signor Virgilio Romano, dipendente ONA Campania, nonché il signor Nicola Abrate, lavoratore ex Isochimica, il dottor Fernando Romano, vice presidente del consiglio provinciale di Avellino, ed il professor Pietro Sartorelli, consulente scientifico di medicina del lavoro, che saluto e ringrazio per aver accolto il nostro invito.

LA VERDE
Signor Presidente, innanzitutto desidero ringraziare questa onorevole Commissione per aver dato l'opportunità ai lavoratori dell'ex stabilimento Isochimica di rappresentare, in modo anche sintetico, il dramma che stanno vivendo quotidianamente e soprattutto le preoccupazioni degli abitanti di uno dei più popolosi quartieri della città di Avellino, il rione Ferrovia-Pianodardine.
Io sono medico del lavoro presso la città di Avellino ed ho avuto l'incarico dai lavoratori dell'ex stabilimento Isochimica di verificare, attraverso la documentazione sanitaria da essi fornitami, la veridicità di quanto da loro asserito, vale a dire il fatto di essere affetti da patologie asbesto-correlate.
In premessa, è giusto e necessario richiamare, anche se sinteticamente, la vicenda della società Isochimica S.p.A. e le condizioni in cui i lavoratori di questo stabilimento hanno svolto la loro attività. La società Isochimica S.p.A. ha operato nel nucleo industriale di Avellino dal 1982 al 1988 e nel 1990 ha dismesso la sua attività produttiva. Quindi, come si evince da una dichiarazione del curatore fallimentare, 14 ex dipendenti sono passati fino al novembre 1991 alle dipendenze della EL.SID. S.r.l., società che svolgeva la medesima attività produttiva dell'Isochimica. È molto importante evidenziare che lo stabilimento Isochimica dista meno di cento metri in linea d'aria dagli insediamenti abitativi ed addirittura da un istituto scolastico (una scuola elementare) del rione Ferrovia-Pianodardine.
L'Isochimica effettuava la scoibentazione e la ricoibentazione di carrozze ferroviarie provenienti da varie officine delle Ferrovie dello Stato: in sostanza, toglieva l'amianto che poi sostituiva con un materassino in lana vetro. Lo stabilimento era costituito da un parco di stazionamento e da tre ampi capannoni dove avveniva la lavorazione; tuttavia, dai controlli effettuati nel corso degli anni, è emerso che il ciclo lavorativo non era distinto nei vari capannoni ma era un tutt'uno, per cui il lavoratore adibito ad una mansione poteva spostarsi in un altro capannone. Pertanto, tutti i lavoratori erano esposti al rischio di inalazione di fibre di amianto.
Sono stati effettuati vari controlli, ma è giusto che codesta Commissione sappia in quali condizioni operavano i lavoratori. Nella documentazione che ho consegnato agli Uffici sono riportate le dichiarazioni rese dal professor Nicolò Castellino, all'epoca ordinario di medicina del lavoro dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, in seguito al sopralluogo effettuato in data 19 marzo 1985. Leggo testualmente: "Quanto abbiamo potuto constatare di persona in fabbrica ci permette già di affermare che non esistono sufficienti condizioni di tutela della salute occupazionale dei lavoratori, soprattutto in relazione all'estrema pericolosità del materiale maneggiato, l'amianto. Un simile giudizio discende dai seguenti motivi: le analisi microscopiche e diffrattometriche hanno evidenziato che la gran parte dell'amianto manipolato è di tipo crocidolite, la varietà più pericolosa del minerale; la scoibentazione avviene in un ampio capannone unico privo di aspiratori e di sistemi di abbattimento della polvere. Inoltre le acque di lavaggio del pavimento e delle varie strutture non trovano adeguato deflusso attraverso le canalette poste longitudinalmente per terra. Nessuna aspirazione è posta in corrispondenza delle carrozze mentre vengono scoibentate. La scoibentazione è effettuata a secco" - quando doveva avvenire in umido - "e pertanto in ambiente estremamente polveroso anche ad occhio nudo. I mezzi di protezione individuale adottati dalla maggioranza degli addetti hanno una potenzialità protettiva troppo limitata rispetto al rischio. Inoltre le tute cellulosiche in TNT indossate dagli addetti sono porose e concettualmente inadatte allo scopo per cui sono state adottate". Queste erano le condizioni in cui operavano i lavoratori nello stabilimento.
Dal 1991 è iniziata la battaglia dei lavoratori dell'ex stabilimento Isochimica per il riconoscimento dei loro diritti. Nel 2003, sotto la spinta di una campagna mediatica abbastanza sostenuta, l'ASL di Avellino ha comunicato l'intenzione di sottoporre ad un monitoraggio i lavoratori dell'Isochimica, con un protocollo da concordare (vale a dire con un radiologo, uno broncopneumologo e, come si legge testualmente nella dichiarazione dell'ASL, un medico di laboratorio). Era il 2003, ma ad oggi - siamo nel 2012 - non si è ancora saputo quante persone sono state sottoposte a monitoraggio e quali sono stati i risultati degli esami, nonostante i ripetuti inviti rivolti alla direzione dell'ASL (che paradossalmente ha dichiarato pubblicamente di non avere competenza al riguardo). Inoltre, abbiamo verificato che vi è stata un'accelerazione delle chiamate dal novembre 2011 al gennaio 2012. Non conosciamo i risultati, ma sappiamo con certezza che il monitoraggio è consistito nell'esecuzione di una TAC ad alta risoluzione (almeno questo è quanto ci è dato sapere dalla documentazione fornita e dalle dichiarazioni rese dagli operai dell'ex stabilimento Isochimica).
Non voglio dilungarmi sulla vicenda, ma a tutt'oggi purtroppo non si hanno dati certi sulla forza lavoro dell'ex stabilimento Isochimica: c'è chi parla di 400 unità operative, ma a detta degli operai vi erano circa 330 lavoratori. Gli unici dati certi provengono da fonti INAIL, che stimano la forza lavoro di Isochimica negli anni 1985 e 1986 in 287 unità lavorative, di cui 226 addetti alla scoibentazione e ricoibentazione delle carrozze ferroviarie. Avendo ricevuto questo incarico nel mese di gennaio 2012, sono stati ad oggi da me visitati (vi chiedo scusa se mi permetto di aggiungere che ho lavorato anche la domenica) 131 dipendenti dell'ex Isochimica, ai quali si è aggiunta - è importante ai fini di quanto dirò successivamente - la moglie di uno dei dipendenti, affetta da fibrosi polmonare, risultata positiva alla presenza di liquido broncoalveolare e di corpuscoli di amianto. Con ciò voglio dire che i lavoratori della società Isochimica portavano a casa i propri indumenti di lavoro per il lavaggio e che l'inalazione dei corpuscoli in essi presenti ha purtroppo colpito altri soggetti. Aggiungo - è presente in questa sede il professor Sartorelli che può smentirmi se non dico il vero - che l'indicatore oggettivo dell'esposizione ambientale è la presenza di corpuscoli di asbesto. La presenza di asbesto nel liquido broncoalveolare è uno degli indicatori principe per stabilire l'esposizione al rischio.
Dalla attenta valutazione della documentazione sanitaria fornitami si ricavano i seguenti dati: delle 131 unità lavorative 105 soggetti presentano chiari ed evidenti segni di patologie asbesto correlate; 7 unità lavorative presentano alla TAC immagini suggestive di una iniziale pneumoconiosi; 39 ex dipendenti dell'Isochimica dichiarano di non aver mai ricevuto una chiamata dall'ASL di Avellino, dal 2003 al 2012, per essere sottoposti a controlli sanitari. Inoltre, 10 persone sottoposte a cosiddetto monitoraggio - vale a dire alla TAC effettuata presso l'ospedale di Solofra - risultavano negative per patologia asbesto correlata. Successivamente, sottoposte a controlli presso le università di Siena, la quale ha seguito tutto l'iter - debbo dare atto di questo -, di Napoli e l'Azienda ospedaliera di Avellino, sono state purtroppo dichiarate positive e quindi sono risultate affette da patologie asbesto correlate.
Dei 61 lavoratori che sono stati sottoposti a visita dell’INAIL, 27 hanno avuto un riconoscimento del danno biologico per patologia da amianto che oscillava dallo 0 al 4 per cento, vale a dire nulla; il rimanente dal 5 al 25 per cento. Solo ad una persona è stato riconosciuto il danno al 50 per cento. Sette persone sono risultate positive alla mesotelina, il marker tumorale specifico per il mesotelioma pleurico; 5 ex dipendenti sono affetti da neoplasie in atto, di cui 3 asbesto correlate; altre due persone sono affette da leucemie, non credo direttamente riconducibili (perché non abbiamo la certezza, ma al riguardo l'avvocato Bonanni non sarà d’accordo con me) all'uso di sostanze cancerogene utilizzate nel ciclo lavorativo e oggi messe al bando dall'Isochimica.
Con tutto ciò che cosa chiediamo e rappresentiamo a questa onorevole Commissione? Innanzitutto lamentiamo la latitanza, nella relazione mi sono permesso di dire quasi volutamente, di gran parte delle istituzioni su questo problema. Periodiche campagne mediatiche hanno portato all'attenzione della città di Avellino e di buona parte delle istituzioni la caparbietà dei lavoratori interessati, i quali vivono quotidianamente l'angoscia di sapere di essere affetti da una patologia dall'evoluzione imprevedibile e imprecisabile. Si è registrato un movimento di coscienza in gran parte della città di Avellino per sostenerli. Ciò è tant'è vero che il consiglio comunale di Avellino - mi si corregga se sbaglio - nell'ottobre 2011 ha approvato all'unanimità un ordine del giorno di sostegno alla causa, al fine di aiutare soprattutto i lavoratori dell'ex società Isochimica ad avere garanzie e - me lo si conceda - per accelerare le procedure per la bonifica di quel sito che rappresenta una mina a cielo aperto che può esplodere da un momento all'altro. Conosciamo l'evoluzione, per cui si presume che il picco della manifestazione delle patologie in questione tra i lavoratori potrebbe avere un incremento negli anni 2015-2020. Quel sito è ancora pieno di fibre di amianto. Sappiamo tutti che quel carico di veleno è tuttora presente in quei luoghi, in parte interrato e in parte in balle le quali, essendosi ormai deteriorate nel corso del tempo, possono assumere le caratteristiche di fibre facilmente dispersibili e causare danni, se ciò non è già avvenuto.
Abbiamo ravvisato in tutti questi anni - e siamo venuti in questa sede a lamentarlo - un certo comportamento da parte delle autorità sanitarie, le quali paradossalmente sostengono di non avere la competenza nell’attività di monitoraggio. Non si riesce ad entrare in possesso di alcun dato e risultato dell’attività di monitoraggio da parte dell'ASL di Avellino e soprattutto dell'INAIL, e queste sembrano incongruenze paradossali. Innanzitutto ci permettiamo di rappresentare a questa onorevole Commissione le percentuali del danno biologico per patologie come quelle in questione a carico di un apparato vitale quale quello respiratorio. Esse sono troppo basse, se pensate che si può arrivare in presenza di un iniziale danno fino al 5 per cento e, nel caso di segni acclarati di nodulazioni, di fibrosi acclarata, fino al 12 per cento. Obiettivamente questo ci sembra assurdo se lo rapportiamo ad altre patologie. Pensate che nella tabellazione di coinvolgimento - non mettetevi a ridere, perché non vuole essere una battuta - chi è affetto da emorroidi ha una valutazione del 10 per cento. Basta controllare i testi dove sono tabellate le patologie e soprattutto la valutazione sanitaria dell’INAIL per capire quanto ciò sia incomprensibile. Posso leggervi le diagnosi, essendo in possesso dei documenti con cui posso dimostrare quanto affermo.
Riscontriamo che, a parità di diagnosi, sono attribuite percentuali differenti. Per "Placche pleuriche bilaterali con apprezzabile danno ventilatorio. BAL positivo" (cioè la presenza dei corpuscoli di asbesto nel liquido broncoalveolare) ad un lavoratore è stata attribuita la percentuale del 7 per cento ad un altro quella dello 0 per cento. Per "Piccoli ispessimenti del profilo diaframmatico. Deficit ventilatorio restrittivo" ad un lavoratore è stato attribuito il 12 per cento e ad un altro lo 0 per cento. A questo punto, quindi, dobbiamo chiedere effettivamente una revisione.
In conclusione, interpretando il sentimento sia degli abitanti del rione Ferrovia-Pianodardine, qui rappresentati dal consigliere provinciale Fernando Romano, sia dei lavoratori dell'ex stabilimento Isochimica, sottolineo la necessità di agire rapidamente, prima che i danni diventino irreparabili. Innanzitutto, è importantissimo attuare la bonifica del sito, ma soprattutto ci appelliamo alla vostra sensibilità di uomini di Stato e di legislatori affinché si intervenga attraverso leggi ad hoc per incrementare e rendere più adeguata e più consona alla gravità della patologia la percentuale del danno biologico. Peraltro, molti lavoratori che presentano le patologie indicate continuano a lavorare in fabbriche dove sono presenti altri rischi: non facciamo, dunque, che l'aggravarsi di queste patologie possa essere accelerato. Poiché si tratta di lavoratori che hanno acquisito una patologia da lavoro a loro insaputa, in dispregio delle più elementari norme di sicurezza che dovevano essere messe in atto, ci permettiamo di chiedervi un abbuono di anni in termini previdenziali. Ad esempio, io devo fare ancora dieci anni di professione perché il mio ente professionale ha stabilito che potrò andare in pensione con 43 anni di contributi (come se 40 anni non fossero sufficienti!) e 68 anni di età. Però per questi lavoratori, soggetti a rischio di malattie professionali e già affetti da gravi patologie, si potrebbe prevedere un prepensionamento, concedendo anni di abbuono, in considerazione del fatto che sono affetti da una patologia e soprattutto hanno svolto un lavoro usurante.
Mi scuso se mi sono dilungato, ma era giusto che voi conosceste i fatti.

PRESIDENTE
Dottor La Verde, la finalità della nostra Commissione è quella di avviare una riflessione nell'ambito delle nostre competenze, al di là delle azioni che ogni parlamentare può svolgere nella propria specificità operativa.

DONAGGIO
Signor Presidente, quella della scoibentazione delle carrozze ferroviarie è una questione che ho seguito direttamente e di cui ho esperienza diretta per la mia passata attività. Ricordo che negli anni Novanta il CNR presentò un progetto sulla scoibentazione delle carrozze ferroviarie (al riguardo, signor Presidente, solleciterei lo svolgimento di un'audizione del CNR per capire se è possibile recuperare quel progetto). All'epoca il punto dolente non era rappresentato dallo stabilimento di Avellino, ma da quello di Bagnoli. In quel progetto l'idea (non sono un tecnico e quindi permettetemi di semplificare) era quella di costruire un tunnel nel quale far passare le carrozze ferroviarie, che a quel punto sarebbero state cotte; l'amianto sarebbe stato bruciato e quindi sarebbe stato attaccato un aspiratore affinché nessuno potesse entrare in contatto con quel tipo di materiale. Il progetto, però, venne rifiutato dai lavoratori (io partecipai alle assemblee), i quali temevano di perdere la loro condizione di danneggiati e quindi la possibilità di accedere ai benefìci di legge e, in particolare, a quelli di tipo previdenziale.
Al riguardo, infatti, sottolineo che con la legge sull'amianto si è determinata una grande ambiguità, che non è mai stata risolta. Tutte le iniziative legislative del Parlamento - ricordo, ad esempio, la cosiddetta legge Battafarano così come altri tentativi - non trovarono mai una composizione perché c'era chi rivendicava il danno e quindi la condizione di salute e chi invece chiedeva il beneficio previdenziale. Accadeva che se in una determinata azienda di trasporto pubblico locale, dove scoibentavano motorini, veniva riconosciuto il beneficio previdenziale lo stesso beneficio veniva subito richiesto anche da altri lavoratori. Questo è il motivo per cui si è posto il problema.
A mio avviso, dunque, dobbiamo fare del nostro meglio affinché le iniziative legislative che giacciono nella Commissione lavoro, a partire dalle norme proposte dal senatore Casson, abbiano un'accelerazione, ma innanzitutto occorre sciogliere questo nodo. Infatti, non possono convivere entrambe le cose perché insieme non producono alcun beneficio. Sottolineo che il decreto-legge sull'amianto è diventato una forma di ammortizzatore sociale per le aziende che producevano amianto. Quando l'amianto è stato messo al bando, nella strada da Palazzo Chigi a Montecitorio, quel decreto-legge è diventato legge ed è stato esteso alla generalità dei lavoratori. Pertanto, è stato utilizzato come un ammortizzatore sociale da tutte le aziende che avevano lavoratori in eccesso. Come è accaduto spesso nel nostro Paese, quando la spesa è risultata fuori controllo sono stati concessi benefìci a chi non ne aveva diritto, escludendo magari altri lavoratori che invece avrebbero avuto effettivamente i requisiti. Se oggi si tornasse a chiedere di riaprire quella vicenda facendo leva unicamente su coloro che ne hanno diritto si correrebbe il rischio di estendere ancora una volta la platea in maniera indiscriminata; non credo, quindi, che si possa nuovamente percorrere questa strada perché si riaprirebbe una questione che non ha limiti.
Mi sono premurata di effettuare una verifica con i lavoratori, girando per tutta l'Italia, "dalle Alpi alle piramidi", e di avanzare una proposta. Poiché a chi è addetto a lavorazioni nocive, pericolose o invalidanti, quel tipo di attività viene riconosciuto nella retribuzione, in base alla qualifica, si sarebbero potuti estrapolare tre o quattro casi emblematici da usare come traino: sulla base delle sentenze intervenute su questi casi si sarebbe potuta riaprire la questione per via giudiziaria. Mi è stato risposto di no perché i lavoratori non avrebbero rotto la loro unità finché anche l'ultimo dei lavoratori (anche coloro che avevano avuto un contatto lontanissimo con l'amianto) non avesse ottenuto il riconoscimento. Il risultato è che siamo ancora fermi al punto iniziale, ma alcuni (come coloro di cui oggi si sta parlando) continuano a pagare per tutti, anche per quelli che vorrebbero ottenere il beneficio solo perché un giorno hanno visto scritto la parola "amianto" da qualche parte! Allora, se non ci fornite tutti gli elementi per sciogliere questi nodi, non possiamo capire quale possa essere la legislazione idonea a risolvere quanto è stato finora detto. In caso contrario, si riaprirà la storia di sempre; partirà quella locomotiva – dove ognuno di voi è un vagone che si aggiunge lungo il cammino - il cui unico obiettivo è ottenere il beneficio previdenziale. Io sono favorevole, invece, ad abbandonare i benefici di carattere previdenziale perché ciò potrebbe solo ampliare la platea in maniera indiscriminata. Abbiamo ascoltato molti lavoratori ma, al di là delle drammatiche affermazioni fatte, occorre maggiore chiarezza per consentirci di operare nelle Commissioni competenti per far sì che il Parlamento riesca finalmente a deliberare un provvedimento legislativo che faccia effettivamente giustizia. La sentenza del processo Eternit di Torino è storica, ma in quel caso si è seguito quel tipo di percorso che ho indicato. Sono stati scelti casi di specie sui quali si è aperta una vertenzialità e i giudici non hanno potuto fare altro che constatare l’effettività delle situazioni segnalate. Se i lavoratori di Torino si fossero uniti in maniera indiscriminata non sarebbero riusciti neanche loro ad ottenere quel risultato. Penso quindi che sia questo il lavoro che anche a noi compete.
Sulla questione della tecnologia, sia passata che futura, relativa alla scoibentazione delle carrozze ferroviarie, inviterei il CNR a spiegare per quale motivo non è stato possibile mettere in opera quella tecnologia.

PRESIDENTE
Innanzitutto desidero ringraziare la senatrice Donaggio per le sue conoscenze specifiche che ci ha testé esplicitato.
Vorrei aggiungere qualche considerazione in merito ai benefici di carattere previdenziale, che ben conosco avendo fatto parte insieme al collega Battafarano della Commissione lavoro. Conosco molto bene quanto si è determinato e purtroppo anche i limiti. Si corre il rischio, come già accaduto in passato, che vengano ridotti i benefici previdenziali stessi per ragioni di contenimento della spesa. Mi sembra molto corretto orientarsi invece sulle posizioni di coloro che sono stati realmente danneggiati per non incontrare limiti di questo tipo. Ricordo, in merito ai benefici previdenziali, che in passato veniva effettuato un conteggio in relazione ad ogni anno e in riferimento anche alla pensione. Da circa un anno e mezzo tale conteggio è stato ridotto ad un anno e 15 mesi e al riguardo si è aperto un lungo dibattito presso la Commissione lavoro, che ricordo bene. Si tratta, quindi, di una questione lunga e complessa.
Concordo con la collega Donaggio in merito al fatto che la via da seguire è rivolgersi ai soggetti che presentano la stessa problematicità e promuovere azioni giudiziarie, sia individuali che collettive, contro i datori di lavoro ritenuti responsabili. La sentenza del processo Eternit di Torino è in qualche modo illuminante. Non a caso, nel corso della sua lettura, sono stati elencati più di 2.000 nomi. Ciò vuol dire che quella sentenza riguarda le posizioni di tutti i singoli lavoratori interessati. Si è trattato quindi di un discorso mirato.

BONANNI
Ringrazio innanzitutto il Presidente, il senatore De Luca e l’intera Commissione per l'invito che ci è stato rivolto. Ricordo che sono stato già audito in questa sede, in estate, in qualità di legale dell'Associazione vittime amianto nazionale italiana (AVANI). Oggi intervengo invece nella veste di Presidente nazionale dell'Osservatorio nazionale amianto (ONA), nel quale i lavoratori di Avellino si sono costituiti, con sede territoriale ad Avellino.
Ho appena ascoltato l'intervento della senatrice Donaggio, per il quale la ringrazio. Vorrei però fare alcune precisazioni. Come Osservatorio nazionale amianto ci muoviamo per ottenere non benefici previdenziali quanto piuttosto la tutela della salute umana, mettendo al centro l'uomo in un'ottica di prevenzione primaria, attraverso la rimozione dei cancerogeni sui luoghi di lavoro. In secondo luogo, poniamo il problema della prevenzione secondaria attraverso la diagnosi precoce. Non a caso fanno parte della nostra Associazione circa 30 parlamentari italiani di tutti i gruppi politici e non a caso abbiamo un comitato tecnico-scientifico nazionale, di cui fa parte anche il professore Sartorelli dell'Università di Siena, presente in questa sede. Ci poniamo come ultimo obiettivo la punizione dei responsabili del danno.
Quello dei benefici contributivi è un tema che sottolineiamo non in modo particolare, bensì come ultima istanza, tant'è vero che mi sono permesso di rivolgere un appello al Santo Padre in relazione anche alla mancata attenzione delle istituzioni italiane a tal riguardo. Sua Santità, il 27 aprile 2011, ha esortato sia l'ONA che l'AVANI a proseguire nella importante battaglia di tutela dell'ambiente e della salute pubblica. Quindi, sotto questo punto di vista, ci troviamo d'accordo.
Siamo tutti d'accordo, ma mi permetto di dire che qualcuno...

PRESIDENTE
Rientriamo nell'alveo corretto. Avvocato Bonanni, deve approcciarsi al problema in modo diverso, altrimenti rischiamo di parlarci l'uno sopra l'altro. In questa sede non stiamo facendo un concorso dove vince colui che sente i problemi relativi all'amianto in modo maggiore. I discorsi fatti finora sono di una ovvietà tale che nessuno è contrario. Non è immaginabile essere contrari alla salute delle persone.
Ora bisogna capire - mi sembra che l'intervento della senatrice Donaggio sia stato molto preciso - quali iniziative o proposte voi intendete avanzare. La prego quindi di attenersi limitatamente e scrupolosamente a ciò. Le ricordo che in questa sede tutti abbiamo una certa sensibilità nei confronti del problema delle patologie causate dall’amianto, diversamente non faremmo parte della Commissione. In forza proprio di questa nostra sensibilità, siamo disponibili al massimo in merito a ciò che intendete fare.

BONANNI
Il rischio amianto è stato sottaciuto, negato per lungo e troppo tempo e la legge sui benefici contributivi...

PRESIDENTE
La interrompo perché ancora non ci siamo. Le ricordo che la malattia in questione è tabellata dal 1943. Significa che si tratta di un discorso davvero antico. Lei sa benissimo che fin dall'inizio del secolo precedente il problema era stato indicato in modo chiaro e netto.
Allora le chiedo di dirci solo quali sono le vostre proposte. Conosciamo tutti il contesto. Lo studiamo da anni.

BONANNI
In ordine alla prevenzione primaria, chiediamo la bonifica immediata del sito industriale. Chiediamo che codesta Commissione acceda presso il sito di Avellino per verificare la presenza, ad oggi, di amianto a cielo aperto e di amianto sotto terra, tale da inquinare le falde acquifere. Per questo motivo ho svolto il ragionamento in merito alla prevenzione primaria. Questa è la prima urgente richiesta. La seconda urgente richiesta, richiamando le parole del medico del lavoro, è quella di definire le linee guida o le modalità per un'attenta sorveglianza sanitaria dei lavoratori, proseguendo l'attività avviata dall'Università di Siena, dall'équipe del professor Sartorelli e dal dottor La Verde, medico del lavoro di Avellino e consulente della nostra associazione. In terzo luogo, chiediamo la revisione delle decisioni dell'ASL e dell'INAIL di Avellino, alla luce delle precisazioni del dottor La Verde. La mia premessa era volta appunto a spiegare le nostre richieste.
Mi avvio alla conclusione perché non voglio tediare ulteriormente la Commissione. Sottolineo che i benefìci contributivi sono stati già riconosciuti, seppure limitatamente, posto che l'INAIL ha riconosciuto un'esposizione solo per quattro o cinque anni e non per l'intero periodo lavorativo. Pertanto, non si pone un problema di benefìci contributivi la cui domanda è stata accolta, ma del periodo (la legge prevede tutto il periodo lavorativo) e dell'entità della percentuale riconosciuta. Infatti, pur trattandosi di patologie gravi, sono state riconosciute percentuali pari all'1, al 2, al 3 o al 5 per cento.

NEROZZI
Vorrei capire per quale ragione sono stati riconosciuti solo periodi brevi, cioè tre o quattro anni anziché 15 o 20 anni.

BONANNI
L'INAIL ha riconosciuto solo il periodo effettivamente lavorato presso l'ex stabilimento Isochimica e non anche presso altri siti; inoltre, non ha riconosciuto i periodi di cassa integrazione, che invece andavano riconosciuti per permettere a questi lavoratori di andare in pensione.
Non si tratta, quindi, di cambiare la legge, ma di applicarla.

NEROZZI
Quanto è durata la cassa integrazione?

BONANNI
È durata anche per lunghi periodi, quattro o cinque anni.
Questi lavoratori manipolavano direttamente l'amianto, come a Casale Monferrato.

NEROZZI
Vorrei capire tecnicamente se era in vigore la vecchia cassa integrazione, cioè quella precedente alla riforma del 1992.

BONANNI
Esattamente. In questo caso, quindi, non si tratta dell'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, che ha subìto nel tempo varie modifiche; si tratta piuttosto dell'applicazione dell'articolo 13, comma 7, della citata legge n. 257 del 1992; per i lavoratori affetti da patologie asbesto-correlate non si pone né il problema della soglia (le famose 100 fibre per litro) né quello del periodo lavorativo ristretto.

PRESIDENTE
Avvocato Bonanni, cerchiamo di capirci: qui non stiamo in tribunale.

BONANNI
Sto solo spiegando la situazione.

PRESIDENTE
Non si tratta di spiegare la situazione. Lei ha detto una cosa molto importante (così concludiamo questa parentesi che si è allungata anche troppo), cioè che non è una questione di legislazione, ma di far rispettare la legge. Questo, però, non è il luogo adatto. La invito, dunque, ad andare là dove si deve far rispettare la legge. Noi non possiamo risponderle perché, come lei ha sottolineato, vi è una copertura normativa sufficiente, mentre sembra che non sia altrettanto sufficiente il rispetto della normativa.

BONANNI
Infatti, chiediamo a questa Commissione di ascoltare l'ASL al riguardo.

PRESIDENTE
Noi, però, non abbiamo queste competenze; non possiamo verificare se la legge viene rispettata o meno. Per questo ci sono i tribunali e le funzioni che lei svolge nella sua professione, essendo avvocato. Quelli sono i luoghi. Se avessimo potuto risolvere noi il problema, probabilmente il giudice Guariniello non avrebbe svolto con tanta attenzione l'attività che poi ha svolto in riferimento alla sentenza di Torino, ma avrebbe chiesto una legge.
Dobbiamo chiarire tale questione perché altrimenti ci rincorriamo senza incontrarci mai.

BONANNI
Io ho chiarito.

PRESIDENTE
Benissimo e noi ne abbiamo preso atto.
Allora, per far rispettare la legge andate avanti per le vie legali.

BONANNI
Esattamente.
Per finire, mi permetto di consegnare a lei, in qualità di Presidente della Commissione, un documento molto importante, anche se non attiene alla questione di Avellino, che riguarda il problema dell'amianto e comprova il collegamento tra Eternit Austria e Fibronit. Vorrei poi consegnare un ulteriore documento relativo alla lavorazione dell'amianto presso lo stabilimento Solvay, ancora nel 2000.

PRESIDENTE
Per evitare confusione, dobbiamo chiarire un punto: questa Commissione non si occupa dei problemi dell'amianto. Noi cerchiamo di recepire anche queste problematiche perché riguardano comunque una malattia professionale gravissima, ma la nostra Commissione opera là dove vi sono ambienti di lavoro attivi. Come noto, ormai da vent'anni l'amianto è stato bandito da ogni attività. Faccio riferimento alle competenze di questa Commissione e non ai danni che l'amianto ha causato e causerà in futuro (che sono molto più ampi di quelli riscontrati finora perché probabilmente il picco si registrerà tra sei o sette anni). Siamo consapevoli di tutto ciò, ma dobbiamo essere operativi e, per esserlo, dobbiamo verificare come possiamo agire. Apriremo un'interlocuzione con la ASL di Avellino, anche se in realtà nella relazione svolta dal dottor La Verde non è stato chiarito neanche il numero esatto dei lavoratori interessati. Allora, di cosa stiamo parlando? Dobbiamo fare queste riflessioni, altrimenti non comprendiamo chiaramente il problema. Ricordo che si è parlato di 400 unità a fronte di una stima dell'INAIL di circa 280 unità; poi è stata citata una casistica su 130 unità, che è quella di cui si disponeva.
Quindi, i soggetti devono agire in prima persona difendendo i propri diritti e chiedendo una corretta applicazione della legge, come poc'anzi ho evidenziato all'avvocato Bonanni; diversamente per noi è difficile operare. Ad esempio, non sappiamo neanche chi ha deciso di avviare l'indagine epidemiologica sui lavoratori. Dovreste fornirci altri elementi perché altrimenti non possiamo agire. I nostri Uffici possono scrivere alla ASL, la quale però potrebbe rispondere che si è trattato di una sua iniziativa, di un campione richiesto per una sua casistica. Dunque, innanzitutto la persona deve tutelare se stessa. Noi possiamo esservi di sostegno, ma occorre indicare un percorso concreto o si fa solo inutile retorica.
Comunque, mi sembra che la via sia stata tracciata dalla sentenza di Torino; credo che quella sia la via ufficiale da seguire. Ripeto, se vi è la necessità di una normativa diversa possiamo anche discuterne (tra l'altro, il senatore De Luca, che appartiene al vostro territorio, è molto sensibile a queste problematiche). Noi lavoriamo sempre con grande armonia perché questa Commissione non è un luogo di scontro tra le parti; abbiamo altri luoghi per scontrarci o meglio per esporre pensieri politici diversi. In questa Commissione vi è sempre grande condivisione ed armonia. Dunque, se non ci fornite altri elementi per noi è difficile starvi vicini. Umanamente lo siamo e del resto l'incontro odierno è una testimonianza di questa disponibilità. Se vi è una necessità di carattere giuridico possiamo sostenerla e valutare come procedere; se, invece, si tratta di far applicare normative già esistenti il percorso è un altro, ma deve essere intrapreso da ogni soggetto coinvolto. Non possiamo affrontare la questione in modo generico, tanto che nella sentenza Eternit di Torino più volte richiamata sono stati letti più di 2.000 nomi, tutti soggetti interessati al caso. Lo dico anche per aiutare i suoi sforzi: deve trovare una strada, un percorso preciso e penso sia proprio questo.

ABRATE
Innanzitutto vorrei ringraziare lei, Presidente, e tutti i senatori per l’opportunità che ci state dando oggi di poter parlare di una vicenda legata al mondo del lavoro, quella dell’Isochimica, la più tragica verificatasi nella nostra Regione.
Presidente, per eseguire lavori ferroviari ci hanno fatto manipolare amianto a mani nude, senza alcun tipo di protezione, a soli vent'anni, ignari del pericolo che stavamo correndo, della tragedia che ci avrebbe colpito. Quando all’epoca chiedevamo una mascherina o un altro dispositivo di protezione, ci veniva risposto che l'amianto era meno pericoloso della coca cola. Oggi, purtroppo, la stragrande maggioranza di quei lavoratori è ammalata. Il fatto più scandaloso è che non siamo mai stati assistiti da alcun ente preposto a farlo, né dall'ASL né da altra autorità sanitaria. A distanza di anni, pur se ammalata, la gran parte di noi deve purtroppo continuare a lavorare per mantenere la propria famiglia, non avendo alle spalle una condizione economica certa. Facendo questo, su quei luoghi di lavoro, continuiamo ad aggravare il nostro stato di salute. Tra noi ci sono lavoratori che dalla mattina alla sera salgono sulle impalcature, sotto le intemperie. Molti lavorano nelle officine, in carrozzeria, verniciando auto, pur se affetti da una patologia correlata. Questo è un fatto davvero grave.
Oggi, in questa sede, chiediamo un aiuto concreto che ci possa restituire dignità. Qualcuno di noi forse ha trovato qualche imprenditore coscienzioso che lo ha relegato in una stanza a non fare niente ma questo diventa, con il passare dei giorni, un qualcosa di veramente insopportabile. Come tanti altri, da più di trent'anni faccio parte del mondo del lavoro. Oggi abbiamo messo in campo un qualcosa, un movimento. Abbiamo lottato, ma non abbiamo ottenuto la garanzia di poter essere sottoposti ad una nuova TAC, quando finirà l'anno.
A questa Commissione chiediamo di darci una mano. Presidente, vorremmo che ci venisse restituita la dignità persa. La vicenda è davvero drammatica. Un nostro collega si è addirittura suicidato per la disperazione. Siamo operai, spesso non disponiamo dei mezzi per essere informati e aggiornati. Pensiamo, però, che forse un intervento della Commissione potrebbe consentire ai lavoratori ammalati di poter andare in pensione anticipatamente, con i soli anni lavorati sino ad oggi. Finalmente potrei restare a casa con la mia famiglia, senza essere ogni giorno mortificato.
Presidente, chiedo a lei e a questa Commissione di fare tutto il possibile per restituire dignità ai lavoratori dell'ex Isochimica di Avellino. La ringrazio sin da ora.

PRESIDENTE
A nome di tutti i colleghi della Commissione, esprimo ancora una volta la massima vicinanza a voi e a tutte le vittime di questa situazione. Tuttavia - come avrete capito - in questa sede cerchiamo anche di dare indicazioni concrete, quali quella di perseguire soluzioni realistiche in modo diretto, attraverso rivendicazioni mirate in sede giudiziaria. Di questo dobbiamo infatti parlare. Non sono assolutamente immaginabili e proponibili soluzioni legislative di tipo “universalistico”.
Se vi sono poi problemi relativi ad incomprensioni - le chiamo in questo modo - da parte degli uffici territoriali, sia della ASL che dell'INAIL, siamo disponibili ad affiancare le vostre iniziative e ad avere interlocuzioni con tali uffici, ammesso che ciò sia vero. Consentitemi il dubbio, perché devo pensare che un ufficio pubblico non crei danno al cittadino, al contrario. Qualora, però, ciò sia vero, siamo disposti a fare chiarezza al riguardo. Del resto, ricordo che il Senato, lo scorso 7 febbraio, in occasione della discussione sulla terza relazione annuale della Commissione, ha approvato una specifica risoluzione sul problema dell’amianto, a prima firma dei senatori Casson e Nerozzi. Il tema, tra l’altro, ha trovato spazio anche nella relazione della Commissione, la quale ha sempre trattato questi argomenti in maniera coesa.

DE LUCA
Intervengo brevemente perché non ho molto da aggiungere alle valutazioni del Presidente. Tra l'altro, ricordo che in questa Commissione abbiamo sempre lavorato in grande sintonia.
Vorrei soffermarmi in particolare su tre punti legati alle valutazioni svolte dal Presidente, dopo aver audito i nostri ospiti. Il punto principale è la sentenza Guariniello, sulla quale credo ci si possa basare per tentare di garantire una prospettiva di maggiore serenità - per quello che è possibile - ai lavoratori coinvolti in questa vicenda. Il secondo aspetto - il Presidente mi ha anticipato - concerne la relazione della Commissione. A tal riguardo siamo stati davvero puntuali sia con le risoluzioni approvate in esito alla discussione in Assemblea sia con la nostra azione di verifica sul territorio nazionale. Colgo tra l’altro l'occasione per informare che proprio oggi in Aula verrà discusso il decreto-legge n. 2 del 2012 in materia ambientale, nel quale vi è un riferimento significativo alla questione della bonifica dei siti nazionali. Ciò testimonia la presa di coscienza delle istituzioni sul piano più generale in merito al problema dell’amianto, il quale è stato purtroppo affrontato con molto ritardo.
Infine, faremo un'ulteriore valutazione rispetto alle responsabilità istituzionali a livello territoriale per verificare alcuni passaggi, come giustamente evidenziato dal Presidente.

PRESIDENTE
Vorrei sapere se gli interessati hanno già presentato eventuali ricorsi all'autorità giudiziaria locale. Sottolineo poi che l'incontro con la Commissione non si esaurisce nella seduta odierna, ma rappresenta l'avvio di un percorso. Oggi, ad esempio, mi è arrivata la lettera della vedova di un signore morto purtroppo circa un anno e mezzo fa in un infortunio sul lavoro che chiede una serie di cose. Ebbene, noi affiancheremo questa signora che legittimamente avanza delle richieste e ci attiveremo, come abbiamo fatto anche per altri soggetti. Infatti, questa è una delle finalità di codesta Commissione.
Infine, vorrei sapere se i ricorsi presentati sono collettivi o individuali.

BONANNI
Abbiamo depositato istanza di giustizia alle competenti autorità giudiziarie, cioè alla procura della Repubblica di Avellino, alla procura generale di Napoli ed alla procura di Firenze (le carrozze ferroviarie partivano da lì).

PRESIDENTE
È un esposto di carattere generale oppure è un ricorso delle persone danneggiate?

BONANNI
Noi abbiamo depositato, nell'interesse dei lavoratori, istanza di giustizia alla competente autorità penale, ritenendo sussistente il reato di cui all'articolo 434 del codice penale, ed istanze amministrative all'INAIL che, in alcuni contesti, ha riconosciuto le patologie; abbiamo avviato le istanze amministrative per visite collegiali per ottenere un riconoscimento integrale. Ripeto che i lavoratori - quasi tutti malati - hanno avuto dall'INAIL un riconoscimento parziale della patologia, con punteggi molto molto bassi. Dopo la fase amministrativa presenteremo altresì un ricorso al giudice del lavoro per le questioni di carattere previdenziale e naturalmente, quando verrà fissata la data del procedimento penale, ci costituiremo parte civile sia come associazione ONA sia come singoli lavoratori.

PRESIDENTE
Mi permetterei di suggerire di utilizzare le stesse procedure seguite per il caso Eternit di Torino.

BONANNI
È un procedimento penale. Tra l'altro, io faccio parte anche dei legali di parte civile nel processo di Torino. Abbiamo seguìto la stessa procedura anche per il caso di Isochimica.

PRESIDENTE
Benissimo. Quindi, c'è la costituzione di parte civile dei singoli lavoratori.

BONANNI
Vi sono vari esposti: mano a mano che le patologie venivano diagnosticate, veniva portato tutto all'attenzione delle competenti autorità giudiziarie, anche della Direzione investigativa antimafia in relazione alle competenze ascrittele in forza della nuova legislazione sull'ambiente.

PRESIDENTE
Mi sembra che questa sia la strada da seguire.

ROMANO
Sono vice presidente del consiglio provinciale, rappresentante del territorio. Si parla di una responsabilità dei datori di lavoro dell'Isochimica all'interno di quella struttura, di conseguenza il territorio è parte terza rispetto a tale ragionamento; tuttavia non si devono sottovalutare i danni ambientali provocati al territorio dall'attività dell'Isochimica; infatti, al di là dei singoli soggetti che lavoravano in questa industria, sono state danneggiate le famiglie del luogo. Pertanto, le indicazioni che ci sono state poc'anzi fornite saranno di grande aiuto per individuare una soluzione.

PRESIDENTE
Me lo auguro. Teneteci informati in questo percorso perché vogliamo occuparci della questione svolgendo le attività che ci competono.
In ogni caso, credo che le amministrazioni locali possano svolgere il loro ruolo costituendosi parte lesa nei giudizi che saranno instaurati. Per questo motivo, la sentenza Eternit di Torino fa un po' da battistrada per il risarcimento dei danni, la bonifica e quant'altro. Questo è il filone che deve essere seguito.
Per quanto ci riguarda, se potremo essere di supporto e di sostegno, lo faremo con grande soddisfazione.

SESSA
Signor Presidente, sono un ex lavoratore dello stabilimento Isochimica e, tra l'altro, anch'io sono malato. Sono d'accordo con quello che ha detto il mio amico Nicola Abrate, perché la nostra priorità è un'altra. Attualmente lavoro in un'altra azienda e sono vicino ad un forno a 700 gradi. Come molti miei colleghi sono affetto da una patologia, una asbestosi conclamata di secondo livello. Chiediamo dunque a viva voce di poter accedere a forme di pensionamento anticipato, con gli anni di contributi (33, 34 o 35) già maturati.

PRESIDENTE
Cerchiamo di stare con i piedi per terra. Tutti noi - non il singolo senatore - stiamo difendendo le pensioni. Il discorso del prepensionamento fa parte di un meccanismo che ormai non alberga più in Italia. Il problema è un altro: chi ha determinato il danno deve pagare. Diversamente rientreremmo in quella mentalità molto diffusa - che, per la verità, io non ho mai avuto per mia formazione culturale e politica - che mira intanto ad ottenere qualcosa.
Io mi sento un meridionale, pur essendo nato a metà via: la Provincia di Frosinone arriva alla Provincia di Caserta e quindi mi sento più meridionale che settentrionale. Questo discorso, però, non esiste più. La soluzione è avviare un'azione giudiziaria.

SESSA
Lo stiamo già facendo.

PRESIDENTE
Dovete andare avanti in quella direzione senza immaginare altro. Quando si è riparlato di amianto sono stati addirittura ridotti i benefìci a soggetti che avevano già ottenuto il riconoscimento, perché - purtroppo - vi è un problema di disponibilità economica.
Quindi non voglio salutarvi oggi lasciandovi la speranza che sarà predisposta una "leggina". Ritengo, invece, che si debbano individuare i responsabili (e ci saranno, per i motivi addotti), i quali dovranno pagare, come è accaduto nel caso Eternit di Torino. Inoltre, dovrà essere bonificato il territorio (mi ricollego così al discorso svolto dal vice presidente del consiglio provinciale). In sostanza, dobbiamo indurre chi ha le responsabilità ad assumersele.
Per il resto, vi dico molto onestamente che non vi sono altre possibilità; poi, se dovesse essere presentato un provvedimento di questo tipo ovviamente noi saremmo pronti ad approvarlo!

SESSA
In pratica dobbiamo continuare a lavorare in luoghi a rischio pur essendo affetti da patologie.

PRESIDENTE
Al riguardo voglio essere ancora più chiaro. Se lei ha una patologia che non le permette più di lavorare nel suo posto di lavoro non dovrebbe lavorare, ma corre il rischio di non lavorare più da nessuna parte. Dobbiamo dircelo molto onestamente; va compreso il contesto di ordine generale. Se le riconoscono una invalidità tale che non le permette più di continuare a svolgere il suo lavoro, lei dovrà essere rimosso.

SESSA
In teoria questo è quanto dovrebbe verificarsi, ma nei fatti non accade. Stiamo ricevendo minacce nei luoghi di lavoro. Il capo del personale non sa dove collocarmi a causa della invalidità che mi è stata riconosciuta.

PRESIDENTE
Ricordo che la nostra Commissione è sempre a vostra disposizione e che in essa avete un rappresentante diretto nella persona del senatore De Luca. Faremo con piacere tutto quanto è nelle nostre possibilità, ma sempre nell'ambito di soluzioni che siano realistiche.
Ringrazio tutti coloro che sono oggi intervenuti per il contributo dato ai nostri lavori.
Dichiaro conclusa l'audizione.


Note: Testi non rivisitati dagli oratori
Fonte: Senato della Repubblica