SENATO DELLA REPUBBLICA
XVI LEGISLATURA
Giunte e Commissioni

Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 110: martedì 9 ottobre 2012

Audizione dei rappresentanti di CGIL, CISL e UIL


Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono in rappresentanza della CGIL, il dottor Rosario Strazzullo, coordinatore dipartimento reti e terziario, e il dottor Sebastiano Calleri, responsabile salute e sicurezza; in rappresentanza della CISL, il dottor Fulvio Giacomassi, segretario confederale, e la dottoressa Cinzia Frascheri, responsabile nazionale salute e sicurezza sul lavoro; in rappresentanza della UIL, il dottor Paolo Carcassi, segretario confederale, e la dottoressa Gabriella Galli, coordinatrice salute e sicurezza.


PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti di CGIL, CISL e UIL.
Avverto che della seduta odierna sarà redatto e pubblicato il Resoconto stenografico.
Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Sono presenti in rappresentanza della CGIL, il dottor Rosario Strazzullo, coordinatore dipartimento reti e terziario, e il dottor Sebastiano Calleri, responsabile salute e sicurezza; in rappresentanza della CISL, il dottor Fulvio Giacomassi, segretario confederale, e la dottoressa Cinzia Frascheri, responsabile nazionale salute e sicurezza sul lavoro; in rappresentanza della UIL, il dottor Paolo Carcassi, segretario confederale, e la dottoressa Gabriella Galli, coordinatrice salute e sicurezza.
La Commissione ha aderito alla richiesta avanzata dalle organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL per fare il punto su alcune questioni relative ai temi della salute e sicurezza sul lavoro su cui si sta impegnando. Cedo dunque la parola ai nostri ospiti.

STRAZZULLO
Signor Presidente, per noi è molto importante l'occasione che ci viene data. Già nella lettera con la quale abbiamo richiesto questa audizione e alla quale avete gentilmente corrisposto, abbiamo richiamato l'importanza dell'impegno delle istituzioni in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e l'importanza dell'iniziativa organizzata dalla Commissione lo scorso 25 giugno con la "Giornata nazionale di studio sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro". Parto da questo riferimento perché siamo consapevoli del fatto che con l'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli infortuni sul lavoro del Senato della Repubblica si è voluto intervenire su questo tema non solo di fronte alle rinnovate e ripetute emergenze che ci troviamo ad affrontare, ma anche per un importante lavoro sul piano della cultura, della prevenzione, dell'informazione, della formazione e sull'insieme dei soggetti che intervengono in tale processo. Questo ci sembra il modo giusto per affrontare una situazione che è indice del livello di civiltà del nostro Paese, come più volte abbiamo sottolineato non solo noi ma anche le più alte cariche della Repubblica.
L'altro dato che vorremmo richiamare è che sul tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro abbiamo bisogno di una coerenza di sistema. Il nostro Paese sta affrontando una situazione complessa; sta facendo un percorso di interventi di modernizzazione e di cambiamento, che tuttavia non deve far venire meno l'attenzione al tema della salute e della sicurezza.
Queste premesse mi servono per introdurre nella maniera più chiara e sintetica possibile i riferimenti presenti nella nostra lettera agli interventi che riteniamo importanti per rafforzare e utilizzare al meglio il quadro legislativo esistente. Ovviamente mi riferisco al decreto legislativo n. 81 del 2008 (Testo unico delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro). Richiamiamo l'importanza di dare piena attuazione a quanto previsto dagli articoli 11 e 52 del Testo unico, che riprendono appunto i temi che citavo. Per affrontare questi ultimi abbiamo bisogno di un'azione di sistema su più fronti; quindi, non solo sull'emergenza, ma sulla formazione e informazione, sul ruolo dei soggetti e delle parti sociali, su un forte coinvolgimento della piccola e media impresa e sui rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS), soprattutto nelle piccole e medie imprese. Questi riferimenti normativi che erano presenti già nella nostra richiesta vanno a influire su tali aspetti sia quando parliamo delle attività promozionali nella loro articolazione di sostegno alle attività di formazione e alle attività di investimento, sia ovviamente quando parliamo della parte attuativa. In proposito ci riferiamo ad un piano di investimenti per la formazione non solo dei lavoratori ma anche per la formazione degli studenti nelle scuole, in modo da intervenire non solo sui fattori emergenziali, ma su tutta quella parte di contesto che può determinare un cambio di passo in materia. Lo stesso discorso riguarda quanto previsto dall'articolo 52 in termini di sostegno alle piccole e medie imprese, di rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS), di rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriali (RLST) e di pariteticità. Anche qui è importante portare avanti quanto in questo articolo si prevede di fare per il sostegno ai rappresentanti dei lavoratori territoriali, agli stessi datori di lavoro e agli organismi paritetici. Non è stato ancora creato presso l'INAIL il fondo di sostegno alla piccola e media impresa.
Al di là dei richiami specifici, teniamo a ribadire che si tratta di strumenti che consentirebbero di lavorare non solo sull'emergenza, ma sulle cause profonde di ciò che impedisce di raggiungere livelli ottimali in termini salute e sicurezza dei lavoratori. Occorre intervenire su quei fattori che possono determinare un'inversione di tendenza. Richiamo, in particolare, i temi fondamentali della rappresentanza delle piccole e medie imprese, del ruolo che possono avere la scuola e la formazione e, ovviamente, tutta la parte attuativa.
Per concludere, desidero soffermarmi su altri due aspetti. Nella situazione che stiamo affrontando oggi, è importante che ciò che si fa su altri versanti sia coerente con quanto affermiamo e proviamo a fare in materia di salute e sicurezza. Ad esempio, erano state preannunciate misure di semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ma poi le cose sono cambiate dal punto di vista del metodo e si seguirà la corsia parlamentare, con un disegno di legge che dovrebbe essere presentato da parte del Governo. Al di là del cambiamento di metodo, però, noi abbiamo bisogno, come la vostra iniziativa testimonia, di un forte coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e delle forze sociali, che vada anche oltre ciò che rappresentiamo. Ribadiamo il nostro impegno, ma ci rendiamo conto che ci vuole uno sforzo più complessivo di coinvolgimento. Soprattutto facciamo un richiamo forte alla coerenza, laddove alcuni provvedimenti messi in campo dal Governo e dal Parlamento (mi riferisco alle preannunciate misure di semplificazione) sembrano contraddire gli impegni assunti in questo settore. Si dovrà quindi verificare la coerenza dei singoli interventi quando saremo chiamati, come chiediamo che si faccia, a discutere di ciò nelle sedi parlamentari.
L'altra questione riguarda il sistema dei controlli, del quale si è parlato anche nel già richiamato convegno che si è svolto qui in Senato. Naturalmente ci rendiamo conto che ci sono delle cose che non funzionano sul piano dei controlli e degli attuali soggetti che intervengono, sia in relazione alle strutture del Ministero del lavoro, sia a livello di organismi regionali (ASL). Comprendiamo da dove nasce l'esigenza di una centralizzazione del controllo, tuttavia si potrebbe valutare ciò che non funziona nell'attuale struttura e fare alcuni interventi per cercare di farla funzionare meglio. Anche in questo caso richiamo l'aspetto della coerenza di sistema.
Vi è la necessità di dare attuazione piena a quelle parti del Testo unico non ancora completamente attivate, proprio per cambiare la cultura della sicurezza del nostro Paese. Abbiamo richiamato gli strumenti che si possono utilizzare. C'è bisogno di coerenza tra gli interventi in materia di sicurezza e di semplificazione, che il Paese sta da tempo discutendo, così come c'è bisogno di coerenza per quanto riguarda gli interventi e gli strumenti che intervengono nel controllo della sicurezza.

CARCASSI
Signor Presidente, la ringraziamo per la sensibilità e per la tempestività nella convocazione. Abbiamo chiesto questo incontro dal momento che vi sono una serie di questioni che, seppure in questo scorcio di legislatura, hanno secondo noi bisogno di essere messe a punto, perché alcuni elementi positivi che il decreto legislativo n. 81 del 2008 e il decreto legislativo n. 106 del 2009 hanno introdotto, se non troveranno attuazione, corrono il rischio di essere vanificati. Ormai sono trascorsi quattro anni dall'approvazione del Testo unico e quando la spinta propulsiva è finita si corre il rischio di regredire.
Probabilmente questo Governo aveva tante questioni di cui occuparsi che riteneva più importanti, ma sul tema della salute e della sicurezza, seppure il lavoro degli uffici è stato pregevole, non abbiamo visto un'azione importante e forte. Devo anzi dire che i precedenti Governi, anche quello di centrosinistra durante il quale è stata approvata la legge, probabilmente da questo punto di vista hanno mostrato molta più attenzione. Non ricordo nemmeno più quante volte abbiamo chiesto un incontro con il ministro Fornero su queste tematiche, ma il Ministro, a quanto pare presa da altri problemi, non ha trovato il tempo necessario.
Al di là di questo, secondo noi va prestata un'attenzione maggiore a questo tipo di tematica, perché se è vero che in qualche modo il numero di incidenti e di morti ha registrato una diminuzione, con tutta probabilità, facendo la tara con la riduzione delle ore lavorate legata alla crisi economica, constateremmo che questa riduzione non è poi così consistente. In tal senso vi sono alcuni segnali: ad esempio, nel mese di agosto le morti sul lavoro sono state purtroppo piuttosto numerose; non vorremmo insomma che il trend ripartisse.
Come diceva il collega che mi ha preceduto, c'è bisogno di attivare le norme che ancora non sono state attuate, in modo particolare nei confronti delle piccole imprese. La soluzione non è quella che viene prospettata, ossia la semplificazione, soprattutto quando semplificazione vuol dire abolizione dei diritti o abolizione comunque di elementi importanti, ma è quella di attuare le norme che sono già previste dalla legge e che non vengono rese operative.
Il tema della qualificazione delle imprese è stato accantonato; la questione della patente a punti in edilizia, nonostante ci sia un'intesa tra organizzazioni sindacali e datori di lavoro, non va avanti; sulle procedure standardizzate di redazione del documento unico di valutazione dei rischi da interferenza è stato approvato un testo che si è perso nella Conferenza Stato-Regioni (fra l'altro, se si applicassero le procedure standardizzate non si capisce a cosa servirebbe la semplificazione ipotizzata nel disegno di legge). Ricordo che il decreto legislativo n. 626 del 1994, in buona sostanza, escludeva le aziende con meno di dieci dipendenti dall'autocertificazione relativamente al DUVRI. Anche per quanto riguarda le procedure standardizzate per le interferenze, queste vengono previste, ma non si fa quello che è previsto nella legge e si presenta un disegno di legge che abolisce il documento della valutazione delle interferenze da una vasta fetta di aziende. Quindi, non si fanno le cose che sono già previste dalla legge e si sceglie la strada, attraverso la semplificazione, dell'abolizione di elementi che invece erano stati ritenuti importanti. Abbiamo trovato un equilibrio importante, quello di fare un documento in forma standardizzata; ebbene, l'accordo non parte e si presenta un disegno di legge che prevede che per particolari tipi di situazioni si ritorni all'autocertificazione. La questione della qualificazione dei formatori è all'esame della Conferenza Stato-Regioni.
Abbiamo continue proroghe per l’emanazione dei provvedimenti secondari di attuazione previsti dal Testo unico: per quanto riguarda la disciplina della salute e sicurezza dei lavoratori portuali e marittimi, da un anno e mezzo il testo è pronto ma non va avanti; la situazione del pubblico impiego è ancora per aria e periodicamente vi sono proroghe. Non parliamo poi del SINP (Sistema informativo nazionale per la prevenzione), che viene considerato l'architrave di tutto il sistema, che si è perso non si sa dove. Leggiamo inoltre sulla stampa che l'INAIL stanzia 25 milioni per l'ammodernamento e l'aggiornamento del suo sito e del suo sistema informatico, ma credo che ci siano da fare cose ben più importanti in questo momento.
Quindi chiediamo anche a questa Commissione di sollecitare l'emanazione dei vari provvedimenti secondari di attuazione.
In questo campo rientra la questione della mancata attuazione dell'articolo 52 del decreto legislativo n. 81 del 2008, che è per noi un problema di grande rilevanza. La legge prevedeva che le aziende dovessero comunicare all'INAIL i nominativi degli RLS eletti o nominati; ebbene, su 3 milioni e 800.000 aziende (quante ne risultano all'INAIL), solo 572.000 lo hanno fatto. Al di là dell'esattezza del dato, quello che mi interessa segnalare è la dimensione del fenomeno: non stiamo parlando infatti di una piccola parte delle aziende, ma della stragrande maggioranza. Ci sono sicuramente imprese, come quelle edili, che hanno già provveduto, ma in generale, possiamo dire che circa 3 milioni di aziende non hanno gli RLS. Il Testo unico prevede però - cosa importantissima - che là dove non sia presente il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza vi sia il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale: ne consegue che in questi 3 milioni di aziende dovrebbe essere introdotta questa figura. A quattro anni dall'entrata in vigore della legge, però tutto è fermo. Noi abbiamo siglato due accordi con le confederazioni dell'artigianato e con la CONFAPI (ricordo che, in base alla legge, in settori particolari possano essere fatti accordi per il finanziamento autonomo degli RLS) per arrivare ad individuare queste figure, ma la stragrande maggioranza delle aziende resta fuori.
Allo stesso modo non è stata data attuazione a quella parte dell'articolo 52 secondo cui le aziende che non hanno RLS devono corrispondere un contributo pari a due ore di salario l'anno per il finanziamento del fondo di sostegno alla piccola e media impresa. In molti casi gli RLS già ci sono, ma è ovvio che se non esiste il finanziamento questa forma di tutela diventa di tipo volontaristico. Questo è secondo noi un problema assolutamente rilevante, non soltanto dal punto di vista della presenza sindacale, ma soprattutto per quanto concerne la rappresentanza dei lavoratori e la tutela dei loro diritti in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Chiediamo quindi che venga data concreta operatività agli strumenti messi in campo dalla legge, perché gli RLS rappresentano all'interno dell'azienda un elemento di equilibrio, in quanto danno voce ai lavoratori nella predisposizione delle misure necessarie ad eliminare le situazioni di rischio e di pericolo che potrebbero determinarsi sul luogo di lavoro. C'è da dire che purtroppo, da questo punto di vista, abbiamo di fronte un muro di gomma, con ostacoli che ci vengono posti in alcuni casi dall'INAIL, in altri dal Garante per la privacy. Ritengo che il discorso sia di fare spazio alla reale volontà di introdurre certi strumenti, che siamo convinti essere importanti. Per questo abbiamo ritenuto opportuno sollecitare la Commissione su questo tema posto che - lo ripeto - non stiamo parlando di un aspetto secondario, ma di un elemento assolutamente rilevante.
Un'altra previsione normativa che non trova ancora attuazione è quella relativa al coordinamento, sia a livello nazionale che regionale. Anche in questo caso c'è un problema di volontà, perché lo strumento esiste ed è rappresentato dal comitato previsto all'articolo 5 del decreto legislativo n. 81 del 2008, del quale fanno parte, secondo la previsione normativa, sia il Ministero dell'interno, che i Ministeri della salute e del lavoro. Accade purtroppo che ognuno assuma delle iniziative per conto proprio, senza verificare l'esistenza di possibili sinergie. Anche da questo punto di vista bisognerebbe cercare di trovare una soluzione per cui gli strumenti individuati dalla legge - che sono a nostro avviso attivabili ed efficaci - possano effettivamente funzionare.
Concludo soffermandomi brevemente sulla questione delle norme di semplificazione, dal momento che il relativo disegno di legge potrebbe essere esaminato prossimamente, in questo scorcio di legislatura. Se con il discorso della semplificazione si vogliono introdurre elementi che mirano a destrutturare completamente il sistema che si è venuto a delineare con il decreto legislativo n. 81 del 2008 e con il successivo decreto legislativo n. 106 del 2009, noi riteniamo che si faccia un intervento profondamente negativo. Non conosciamo con esattezza l'ultimo testo che è stato predisposto, anche se conosciamo bene le versioni che circolavano in precedenza, in cui si prevedeva, ad esempio, la riduzione della formazione per i lavoratori impiegati per meno di 50 giornate all'anno, mentre noi siamo convinti che dovrebbe essere esattamente il contrario. Sicuramente c'è il problema di verificare se il lavoratore ha già fatto formazione presso un altro datore di lavoro, ma allora la questione è solo di attestare la formazione già avvenuta, per non ripeterla o per limitarla soltanto ai profili legati magari alla diversa tipologia di lavoro. Nei testi precedenti si parlava, inoltre, di soppressione dell'obbligo di trasmissione del certificato da parte del medico competente, il che ci sembra un'assurdità, venendo a mancare in questo modo qualsiasi tipo di controllo di carattere generale sul sistema. C'è poi il problema della semplificazione del DVR e del DUVRI, che in qualche maniera le imprese tentano di eliminare, dichiarando di aver valutato tutti i rischi o magari incaricando un lavoratore della valutazione delle interferenze, in modo tale che tutte le responsabilità vengano poi a ricadere su di lui. Voglio ricordare, però, che vi sono già le procedure standardizzate. Mi rendo conto che si tratta di aspetti propriamente tecnici, ma vorrei richiamare comunque la vostra attenzione su quello che si è fatto: si è previsto un questionario su cui il datore di lavoro deve apporre delle crocette (per cui parliamo di qualcosa di estremamente semplice, alla portata di chiunque). Non capisco dunque per quale motivo, nel momento in cui già c'è la procedura normale e quella standardizzata, si voglia mettere in piedi anche la procedura semplificata, che non si comprende bene cosa debba essere.
Da qui il nostro invito a che si presti una grande attenzione al riguardo. Dovremo sicuramente leggere il testo definitivo che sarà presentato dal Governo - visto che ne sono circolati diversi - ma chiediamo sin da ora di poter avere un confronto su questo aspetto, perché ci sembra del tutto fuorviante che si blocchino strumenti di speditezza e di semplicità già previsti esplicitamente dalla legge e che non hanno tuttavia ancora trovato attuazione, cercandone degli altri.

GIACOMASSI
Signor Presidente, ringrazio anch'io la Commissione per la tempestiva convocazione. Nel tentativo di non ripetere le cose già dette, mi limiterò soltanto a riprendere qualche punto sul quale ritengo sia importante focalizzare l'attenzione.
Nel corso dei lavori della "Giornata nazionale di studio sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro", svoltasi qui in Senato il 25 giugno scorso, si è ribadita l'importanza dell'attenzione e della sensibilizzazione da parte di tutte le istituzioni sui temi della salute e della sicurezza sul lavoro. Si sono individuate in quell'occasione alcune linee guida tra cui, innanzitutto, quella di un'azione congiunta e continua da parte di tutti gli attori coinvolti ed i soggetti interessati ai temi della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro - vale a dire le istituzioni, le parti datoriali e le parti sindacali - per strutturare insieme il sistema di prevenzione e di tutela che, come abbiamo visto, presenta ancora grandi lacune.
Questo è il punto che mi ha colpito particolarmente e che volevo riprendere. Per far progredire questa strutturazione del sistema, ovviamente, abbiamo bisogno che ci sia l'attenzione di tutte le istituzioni e le parti sociali. Non abbiamo bisogno di altre leggi per fare le semplificazioni. Abbiamo già una legge e la stiamo strutturando; proviamo a lavorare su questa per la sua applicazione. Ricordo che nell'accordo interconfederale con gli artigiani, la CONFAPI e le piccole e medie imprese abbiamo delineato gli interventi da fare. L'idea è quella di avere sui territori e nelle aziende la rappresentanza dei lavoratori per la salute e sicurezza. Questo è un tema che vorremmo fosse condiviso. Se si vuole mettere mano al Testo unico, dobbiamo sentire tutti i soggetti. Non si deve intervenire con altre leggi, sospensioni o deroghe. Cerchiamo di capire qual è il problema e poi tentiamo di individuare le soluzioni. Noi con i nostri rappresentanti e le nostre strutture stiamo lavorando e in sede di Commissione consultiva nazionale si sta facendo un lavoro importante, anche a livello di contrattazione. Il punto è capire se continuare in questa azione. Ciò significa, ad esempio, dare seguito a quanto previsto dall'articolo 11 del Testo unico sul fondo per la formazione professionale. Se non si attua quanto in esso previsto non si farà la formazione e se non si farà la formazione non si potrà prevenire il rischio. Lo abbiamo detto altre volte. Si tratta di finanziamenti per sostenere la formazione nelle piccole e medie imprese e nelle associazioni. Per ritardi del genere siamo un po' tutti colpevoli perché qui si va a toccare un nervo veramente importante e sensibile se vogliamo fare progredire il sistema della prevenzione.
L'altro tema già trattato è quello del fondo di cui all'articolo 52 perché servono le risorse. La legge stabilisce che le aziende che non hanno RLS devono corrispondere un contributo pari a due ore di salario l'anno per il finanziamento del fondo di sostegno alla piccola e media. Quest'ultimo è fondamentale perché in questo modo si può fare rappresentanza; non si stanno chiedendo risorse pubbliche. Allo stesso tempo si sostengono organismi paritetici. Una Commissione come la vostra, nell'ambito del proprio ruolo, potrebbe sollecitare questi interventi che mi paiono abbastanza sensibili.
Per quanto riguarda il tema degli organismi paritetici, questi non possono essere fittizi; derivano dalla contrattazione. Inoltre vanno messi in relazione anche con il sistema informativo dell'INAIL. Dobbiamo dare questa possibilità, altrimenti non conosciamo la mappatura degli RLS o degli RLST, come diceva il dottor Carcassi. Questo significa lasciare il sistema sguarnito da possibili azioni d'intervento.
Un altro tema è quello delle intese interconfederali cui bisognerebbe dare attuazione. Noi siamo al tavolo con Confindustria e abbiamo già fatto intese con le associazioni degli artigiani e CONFAPI, ma la pubblica amministrazione, che dovrebbe dare l'esempio, non ha un accordo interconfederale ed è ferma a quello del 1996 che va completamente rivisitato insieme alla pubblica amministrazione e alla scuola. Questo è un altro punto che credo le istituzioni possano sollecitare perché pare strano che non abbiamo una strutturazione di questo sistema nella pubblica amministrazione. Per ora c'è quella del decreto legislativo n. 626 del 1994 che non abbiamo aggiornato ed adeguato al disposto del decreto legislativo n. 81 del 2008.
Per quanto concerne, infine, la questione della duplicità delle competenze di Stato e Regioni, questa va affrontata in modo pragmatico e risolta. Il comitato di coordinamento e la commissione consultiva permanente di cui agli articoli 5 e 6 del Testo unico dovrebbero lavorare meglio e in modo più strutturato e vincolante, però c'è un problema di indirizzo verso una politica di prevenzione vera, valida dal Nord al Sud del Paese. Bisogna inoltre trovare lo strumento migliore perché ciò avvenga. Oggi ci sono i comitati, ma bisogna trovare una soluzione che dia una strutturazione. Le Regioni e due Ministeri partecipano al tavolo, ma noi invitiamo a non dimenticare mai la partecipazione e il coinvolgimento delle parti sociali perché il Testo unico può funzionare nella misura in cui tutti i soggetti cooperano e si attivano. Per la presenza delle parti sociali si deve trovare una strutturazione adatta. Le funzioni di vigilanza e sorveglianza sono affidate a parti diverse che spesso duplicano gli interventi nelle stesse aziende; esistono delle applicazioni nazionali e poi ci sono le deroghe regionali. È un sistema che non funziona e bisogna trovare una soluzione. La legge è ben strutturata ed è necessario rendere vincolante l'azione di questi comitati o trovare una soluzione che dia una risposta che sicuramente è molto attesa.

PRESIDENTE
Noi stiamo girando intorno a un problema da troppi anni: mi riferisco alla dualità esistente tra Stato e Regioni. È un importante argomento sul quale la Commissione da tempo si sta interrogando. Quello che ci avete riferito, in modo particolare il dottor Giacomassi, in relazione al coordinamento non solo lo abbiamo colto, ma come Commissione abbiamo deciso di andare a vedere in loco in che modo funziona il coordinamento che è stato affidato alle Regioni. Abbiamo trovato gravi lacune e abbiamo cercato di sollecitare le Regioni alle funzioni che sono loro proprie. Lo abbiamo scritto nelle nostre relazioni intermedie. Abbiamo potuto constatare che, pur essendo stato costituito in tutte le Regioni questo coordinamento, in talune realtà si riunisce di rado, mentre praticamente in tutte le realtà manca la relazione annuale da inviare al Ministero del lavoro e al Ministero della salute. Inoltre sui territori, principalmente quelli provinciali, esistono dei tavoli, che già preesistevano al decreto legislativo n. 81, che fanno capo alle prefetture, che possono essere più o meno solerti.
Abbiamo poi rilevato le difficoltà relative all'uniformità di indirizzi dei soggetti che operano sul territorio, perché vi sono dei soggetti che risentono delle politiche nazionali (vedi il Ministero del lavoro, l'INAIL e le loro emanazioni sul territorio o i Vigili del fuoco) e soggetti che risentono invece della diversa impostazione e delle linee che danno le Regioni. Quindi, anche quando si presentano esponenti che fanno parte del coordinamento regionale spesso le programmazioni sono state già fatte e non sono in sintonia.
Quindi esiste innanzitutto questo grande problema sul territorio, che produce tra l'altro l'effetto che il dottor Carcassi evocava, ossia che per quanto concerne gli addetti al controllo, alle verifiche, molto spesso "la mano destra non sa quello che fa la sinistra". Questo è un problema che abbiamo affrontato e di cui abbiamo parlato con le Regioni; l'ultimo incontro si è tenuto ieri a Trieste con la Regione Friuli-Venezia Giulia e anche in quella realtà, pur essendoci il coordinamento, abbiamo verificato sussistere le medesime problematiche.
Altro tema importante riguarda il coordinamento nazionale. Voi partecipate alla commissione consultiva, poi c'è questa sovrastruttura del coordinamento nazionale cui partecipano i rappresentanti dei Ministeri e delle Regioni, che fa capo al Ministro del lavoro. Anche a tal riguardo però non abbiamo esiti. Quindi ci siamo posti il problema e presto vi espliciterò in che modo. Abbiamo cercato di capire altresì come il sistema funziona nelle altre Nazioni europee, almeno in quelle a noi più vicine. Abbiamo potuto constatare che nel Regno Unito, nella Repubblica federale tedesca e nella Repubblica francese questa materia è posta in modo esclusivo in capo allo Stato. In Italia si pone invece la questione della dualità alla quale facevo prima riferimento. Basti pensare (non lo dico per polemica, perché le nostre missioni hanno un fine conoscitivo, di approfondimento, non di polemica) che la Regione Friuli-Venezia Giulia ha in questo settore una legge regionale del 2005, ma non ha pensato di confrontarla o comunque di metterla in parallelo con il decreto legislativo n. 81 del 2008. Anche altre Regioni hanno proprie leggi, che peraltro sono deputate ad emanare; non abbiamo motivi di conflitto costituzionale, essendovi una pariteticità a livello costituzionale dei due soggetti istituzionali, di conseguenza ognuno ritiene di svolgere al meglio le proprie funzioni. Ho cercato di verificare - me ne assumo personalmente la responsabilità - se vi fossero le condizioni per un ripensamento politico e quindi l'opportunità di avviare una revisione dell'articolo 119 della Costituzione che riportasse la potestà legislativa in via esclusiva allo Stato, però ho dovuto constatare mio malgrado, avendo sentito ovviamente la Commissione e la Conferenza delle Regioni, a distanza di due anni, un'indicazione opposta ad ogni iniziativa di questo tipo. In modo particolare con il senatore Nerozzi, vice Presidente della Commissione, con il quale c'è grande condivisione su queste problematiche, e con la senatrice Maraventano viaggiamo per tutta l'Italia per cercare di comprendere questi aspetti.
Abbiamo cercato di studiare un'altra formula, per capire se possiamo fare qualcosa. Del resto dobbiamo stendere una relazione finale e abbiamo il dovere di dire queste cose, che abbiamo più volte detto e scritto (perdonate se le ho richiamate, però mi sembrava corretto per entrare meglio nell'interlocuzione che ci avete proposto). Abbiamo pensato di risolvere il problema nel modo seguente (vi saremmo grati se esprimeste un vostro parere, anche se non in questo momento): trasformare il comitato di cui all'articolo 5 del Testo unico in un'agenzia, senza ledere minimamente gli interessi di rappresentatività di coloro i quali oggi ne fanno parte.
Stiamo valutando questo percorso e se sia il caso di affidarlo al Ministero della salute o che al Ministero del lavoro. Altra soluzione onestamente non siamo riusciti ad individuare, nella speranza che possa essere in qualche modo condivisa, altrimenti rimarremmo nella situazione che è stata da voi bene illustrata.
Per quanto riguarda gli aspetti più specifici relativi agli RLS e agli RLST, ci siamo attivati anche ultimamente su questo tema con una lettera del 4 aprile al Ministro del lavoro (e con un'audizione successiva dello stesso) e al professor De Felice, allora commissario straordinario dell'INAIL, il quale ci ha risposto anche sulla necessità di mettere le organizzazioni sindacali nelle condizioni di sapere dove tale figura è presente. Infatti il problema è proprio questo (e stiamo parlando di piccole e piccolissime aziende; la cosa ovviamente è abbastanza diffusa). Ci ha risposto il presidente dell'INAIL, professor De Felice, spiegandoci che l'Istituto non era in grado di fornire l'elenco dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, dal momento che la pubblicazione di questi dati non rientra nell'autonoma disponibilità dell'INAIL. Ci ha comunque assicurato che avrebbe sottoposto la questione direttamente al Ministero del lavoro, per cercare una soluzione che consentisse di dare pubblicità a questi nominativi nell'ambito della banca dati del SINP, che non è però ancora in funzione. Da questo punto di vista possiamo dunque dire che si sta chiudendo il cerchio.
In ogni caso, sarà nostra cura sollecitare ulteriormente il Ministero del lavoro su questo punto, che stiamo tuttavia già ponendo con forza da tempo, portando avanti un'azione determinata al riguardo. Forse è in parte da ricondurre anche all'azione che come Commissione abbiamo messo in campo il fatto che nell'ultimo decreto - del quale non conosciamo ancora il testo - non siano state inserite alcune misure di semplificazione degli adempimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Nelle scorse settimane abbiamo avuto infatti uno scambio abbastanza serrato con il Ministero, inviando una serie di osservazioni al ministro Fornero, che ha mostrato grande disponibilità nei nostri confronti. Probabilmente è anche per questo che il Governo alla fine ha deciso di far confluire le nuove norme in un disegno di legge, anziché in un decreto-legge, così da rendere possibile un esame più meditato delle stesse.
Per quanto ci riguarda stiamo dunque cercando di svolgere al meglio la nostra funzione, pur nell'ambito di una situazione che è oltremodo complessa: capisco benissimo che nell'immaginario collettivo quella degli esodati - ai quali va tutta la nostra vicinanza - è una questione centrale e che su di essa finisca per concentrarsi maggiormente l'attenzione, ma non vanno comunque dimenticati altri interventi che pur si debbono fare, rispetto ad ambiti in cui si possono determinare conseguenze anche drammatiche, come quelle legate alla sicurezza sul lavoro.
Per quanto concerne poi l'attuazione del fondo per il sostegno alla piccola e media impresa, di cui all'articolo 52 del decreto legislativo n. 81, la Commissione ha sollecitato - se volete, possiamo mettere a vostra disposizione gli atti relativi - e continuerà a sollecitare il Ministero del lavoro in tal senso. Da parte nostra cercheremo sicuramente di riprendere questa iniziativa e se è vero che voi non siete coinvolti, è però anche vero che come organizzazioni sindacali rappresentate comunque un interlocutore e un mondo che sono importanti.
La questione centrale resta sicuramente quella del coordinamento tra Stato e Regioni e a tal proposito ci sembra che la stessa Conferenza delle Regioni non veda negativamente la possibile creazione di un'agenzia. Sono infatti le stesse Regioni a rendersi conto che non si può andare avanti in questo modo: siamo ormai al cortocircuito, per cui tutto rimane legato all'iniziativa del singolo. La creazione dell'agenzia non comporterebbe un aggravio di costi, dal momento che le strutture ed il personale sarebbero quelli del Ministero del lavoro e del Ministero della salute, sarà tuttavia necessario prevedere l'intervento di un organo che ne orienti la missione.
Consentitemi di esprimere tutta la mia soddisfazione per l'incontro odierno, nel corso del quale ci è stato in qualche modo confermato da parte delle organizzazioni sindacali che il lavoro che stiamo portando avanti come Commissione parlamentare di inchiesta interpreta comunque in modo corretto e approfondito le problematicità provenienti dal mondo del lavoro, che sono state oggi qui ben rappresentate.
Colgo l'occasione per rassicurare i sindacati sul fatto che la nostra attenzione sul tema è e rimane alta; siamo confortati da quanto ci è stato da voi detto e cercheremo di accelerare ancora di più la nostra azione in questo scorcio di legislatura, al fine di dare, ad ormai quattro anni dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 81, le risposte attese.

NEROZZI
Signor Presidente, tengo a sottolineare che, nell'ambito del suo mandato istituzionale, la Commissione ha assunto iniziative importanti, compresa quella riguardante le norme di semplificazione predisposte dal Governo, che confluiranno ora in un disegno di legge ed in ordine alle quali vi è stato un lungo e articolato confronto con il Ministero del lavoro. In ogni caso, considerato che siamo ormai alla fine della legislatura, la strada indicata poc'anzi dai nostri ospiti, di operare cioè sulla base della normativa vigente, sarà probabilmente quella realmente percorribile.
Il lavoro che in questo senso abbiamo posto in essere come Commissione è agli atti, e lo voglio dire perché qualche volta verba volant. In particolare, insieme al presidente Tofani siamo direttamente intervenuti, assumendoci anche le nostre responsabilità, per bloccare alcune delle misure di semplificazione che si volevano introdurre, tra cui la riduzione della formazione per i lavoratori impiegati per meno di 50 giornate all'anno che, al di là di quanto si è detto sulla stampa, è a mio avviso tra le più pesanti.
Sulla questione del coordinamento tra Stato e Regioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, la prima soluzione possibile è quella di lasciare le cose come stanno; ciò rischia tuttavia di far compiere un passo indietro, pre-legge Damiano, o forse ancora prima. Pertanto la strada di una riforma - come indicava il Presidente - è indispensabile, se si considera che ad oggi il coordinamento in molte Regioni non c'è, non funziona, mentre gli stessi organi dello Stato agiscono senza una direzione coordinata, spesso in contrasto tra di loro: così, mentre l'Arma dei carabinieri ha un atteggiamento molto più attivo e rispettoso delle leggi, altri dipendono anche dagli input che vengono ogni tanto dai Ministeri.
L'operazione di riforma molto soft che abbiamo proposto, con la previsione dell'istituzione di un'agenzia, vuole proprio evitare un pauroso ritorno indietro. In questo senso voglio invitare dunque anche i sindacati a svolgere il loro ruolo, perché se quello che oggi ci è stato detto è senz'altro condivisibile e ci aiuta, quello che avviene poi nei territori non sempre corrisponde, considerato che qualche volta anche le forze sociali si muovono in uno stato di confusione e di divisione. Pensiamo, in questo senso, a casi come quelli della Puglia o della Campania, ma ne potrei citare anche altri: mentre noi sostenevamo alcune cose, proprio dalle parti sociali arrivava invece la difesa della situazione esistente e si sosteneva l'esatto contrario - è tutto agli atti - di quanto riferito oggi.
Se vogliamo dunque che non si torni indietro - rischio pauroso che c'è e che abbiamo tutti insieme evitato - bisogna avviare un'operazione riformatrice che guardi avanti, cioè che partendo dall'esistente aggiusti ciò che non funziona più.

CARCASSI
Vorrei far notare che talora le posizioni dei sindacati a livello locale non erano conosciute o condivise a livello centrale.

NEROZZI
L'impressione che io e il Presidente abbiamo ricavato dall'incontro con le Regioni e con il ministero Fornero è che vi sia qualche possibilità. Vi invitiamo quindi a sviluppare le vostre proposte unitariamente; ci aiutereste in questo modo a fare qualcosa in questo scorcio di legislatura, perché è ancora possibile. Lasciare le cose come stanno, però, vorrebbe dire tornare indietro, addirittura a prima della cosiddetta legge Damiano e del decreto legislativo n. 626 del 1994. Vi invitiamo quindi ad operare perché con la vostra forza, con la forza di Confindustria e soprattutto delle associazioni artigiane, possiamo ottenere dei risultati. A livello ministeriale non si è mostrata sensibilità rispetto alle cose dette e, comunque, non siete stati ricevuti. Ma questo è un problema nel rapporto tra Governo e forze sociali che noi non possiamo affrontare. Vi invitiamo a fare presto perché abbiamo davanti a noi soltanto i mesi di ottobre, novembre e dicembre.

PRESIDENTE
Ringrazio i nostri ospiti per il contributo offerto ai lavori della Commissione.
Dichiaro conclusa l'audizione odierna.


Note: Testi non rivisitati dagli oratori
Fonte: Senato della Repubblica