SENATO DELLA REPUBBLICA
XVI LEGISLATURA
Giunte e Commissioni

Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Lunedì 19 settembre 2011

Audizioni svolte presso il Comune di Arpino

Presidenza del presidente TOFANI

Audizione del sindaco di Arpino
Audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Cassino
Audizione del comandante provinciale dei carabinieri di Frosinone e del direttore provinciale dei vigili del fuoco di Frosinone
Audizione del responsabile del servizio sanitario, prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’ASL di Frosinone, del direttore provinciale del lavoro di Frosinone e del responsabile dell’unità lavorativa tecnica della direzione provinciale del lavoro di Frosinone
Audizione del procuratore capo della Repubblica di Cassino

Audizione del sindaco di Arpino

Interviene il sindaco di Arpino, dottor Bruno Vano.

PRESIDENTE
Diamo inizio alle audizioni riguardanti il grave incidente avvenuto lunedì scorso, 12 settembre, in una fabbrica sita nel Comune di Arpino, in cui hanno perso la vita ben sei persone. Desidero innanzitutto ringraziare il sindaco di Arpino, Bruno Vano, per la sua presenza e per la sua disponibilità, che ha reso possibile lo svolgimento della nostra missione.
Vorrei dunque sapere dal sindaco la ricostruzione di quanto accaduto, dal suo punto di vista, in riferimento alle competenze del Comune di Arpino sugli stabili della fabbrica pirotecnica, visto che il luogo in cui erano situati fa parte del territorio del Comune.

VANO
Desidero salutare il signor Presidente e gli altri componenti della Commissione. Una settimana fa, il 12 settembre del 2011, al momento dell’incidente, mi trovavo in casa. Nel pomeriggio, intorno alle ore 15, ho sentito un grande botto e i vetri della nostra casa hanno iniziato a tremare. In un primo momento ho pensato che la causa fosse una scossa di terremoto, ma poi, purtroppo, sono iniziate ad arrivare le telefonate di avvertimento. Mi sono recato subito sul luogo della tragedia – mi pare fossero le 15,20 – e ho potuto notare con grande soddisfazione che i soccorsi erano già presenti. Immediatamente sono arrivati i vigili del fuoco, la protezione civile, due elicotteri del 118 e otto ambulanze, i carabinieri delle stazioni di Sora, di Arpino e di tutta la Provincia. Ho visto una nube che avvolgeva la zona e ho avvertito un forte odore acre. Mi sono reso conto praticamente subito della tragedia. Poi hanno iniziato a rincorrersi le voci, che parlavano di tre vittime, poi di quattro e alla fine, verso le 17 o le 17,30 del pomeriggio, le vittime accertate sono risultate essere sei.
Per quanto riguarda l’amministrazione comunale, con il responsabile dell’ufficio tecnico abbiamo esaminato la planimetria e abbiamo visto che tutte le autorizzazioni sono in regola.

PRESIDENTE
Lei parla da sindaco e dunque da un punto di vista urbanistico. Quindi non ci sono motivi per ritenere che ci siano state ricostruzioni o ampliamenti o che siano stati realizzati altri tipi di costruzioni.

VANO
Sono state realizzate negli anni, però con le dovute autorizzazioni.

PRESIDENTE
Tali costruzioni sono state sanate con i condoni o hanno avuto una concessione edilizia, nella consapevolezza dello scopo delle attività che venivano svolte in tali luoghi?

VANO
Sinceramente sono sindaco dal maggio del 2011, ma credo che le concessioni siano tutte in regola.

PRESIDENTE
Se è così gentile, le chiedo di farci avere maggiori dettagli.

VANO
Dovrei chiamare l’ufficio tecnico.

PRESIDENTE
Lo può comunicare nei prossimi giorni, attraverso gli uffici della Commissione. Vorremo capire infatti se i luoghi in cui si sono svolte queste attività erano autorizzati, dal punto di vista urbanistico – per quanto riguarda cioè le vostre competenze urbanistiche – e conoscere i dettagli sulla realizzazione e la struttura degli stessi edifici.

NEROZZI
Il Comune è a posto dal punto di vista legale, nel senso delle autorizzazioni concesse, però bisogna considerare che ci sono due tipi di autorizzazione. Ciò non riguarda lei, che ha applicato la legge: applicando la legge non ci sono problemi, dal suo punto di vista. Dal nostro invece non è così, perché se per caso – come ha detto il Presidente – l’autorizzazione è stata data in seguito a una sanatoria, anche se legalmente, per il legislatore si pone un problema. In futuro dovremmo verificare se attività di questo genere possono essere autorizzate. Ciò non riguarda lei: lo dico per essere chiaro. Quindi la ringraziamo, se ci manderà la documentazione.

PRESIDENTE
La ringraziamo e attendiamo la documentazione.

VANO
Grazie a voi.

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Cassino

Interviene il sostituto procuratore della Repubblica di Cassino, dottor Francesco Cerullo.

PRESIDENTE
Ringraziamo per la sua presenza il sostituto procuratore Francesco Cerullo, che è qui in rappresentanza della procura della Repubblica di Cassino.
La nostra presenza odierna, nell’ambito delle funzioni proprie di questa Commissione parlamentare d’inchiesta, è finalizzata a comprendere come si sia determinata questa strage in cui hanno perso la vita sei persone. Una volta fatta chiarezza su quanto è accaduto e verificato il pieno rispetto delle normative vigenti in materia, sarà possibile valutare in Parlamento se non sia il caso di porre un’ulteriore attenzione a questa specifica materia, considerato che in tutta Italia il numero degli addetti nel settore delle fabbricazioni pirotecniche non supera le 1.700-1.800 unità e che negli ultimi 13 anni, compresi i morti di Arpino, vi sono stati 49 decessi. Non può sfuggire al nostro audito il dato riferito al rapporto percentuale tra il numero di coloro che operano nel settore e quello dei decessi. Tra l’altro, negli ultimi venti anni questa provincia è stata funestata da ben cinque eventi assimilabili a questo, che sono costati la vita a 19 persone.
Su questi dati e su questi gravi fatti, anche attraverso questa Commissione d’inchiesta, istituita per la prima volta diversi anni fa e poi nuovamente confermata all’inizio della presente legislatura, il Parlamento si interroga da tempo, per cercare di comprendere meglio la situazione in essere e di individuare, attraverso l’attività specifica svolta dai propri componenti, cosa occorre fare da un punto di vista procedurale o normativo affinché tali fatti non abbiano più a ripetersi. Ciò al di là e a prescindere dalle competenze proprie della magistratura inquirente, che svolgerà al meglio – come sta facendo – il proprio lavoro e che dunque potrà conseguentemente fornire elementi utili al Parlamento, per le finalità alle quali ho accennato nella mia breve introduzione.
Chiedo dunque al nostro audito di fornirci cortesemente un quadro dell’evento che si è verificato una settimana fa, pur nella consapevolezza che è ancora tutto da definire e da verificare. Se ritiene che quanto vorrà dirci debba essere mantenuto sotto segreto, la Commissione procederà immediatamente alla secretazione della sua audizione. In tal caso, quanto ci dirà potrà essere utilizzato soltanto dai componenti della Commissione o dalla procura della Repubblica di Cassino. Se non ritiene invece che ci siano elementi particolari da secretare, la sua audizione seguirà un iter normale e come tale rimarrà agli atti.

CERULLO
Presidente, preferirei non dire nulla e avvalermi della facoltà di non rispondere.

PRESIDENTE
Ho capito. Vorrei sapere se ha sentito il procuratore capo al riguardo, perché dovrò parlare immediatamente con lui di questo fatto.

CERULLO
Sono stato delegato.
Ma lei cosa ha detto, mi scusi? Qual è la domanda?

PRESIDENTE
Le ho chiesto se ha sentito il procuratore capo di Cassino.

CERULLO
Che cosa mi sta chiedendo esattamente?

PRESIDENTE
Vorrei sapere se rispetto a questa sua scelta, tenuto conto che in questa sede lei rappresenta la procura di Cassino, ha già sentito il procuratore di Cassino.

CERULLO
Il procuratore mi ha delegato.

PRESIDENTE
Per essere ancora più chiaro, vorrei sapere se lo ha sentito a proposito di questo suo diniego e della scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere. Tra l’altro, le faccio presente che il suo linguaggio non è adeguato al nostro tipo di rapporto, che è di natura istituzionale.
Dunque, lei non vuol parlare.

CERULLO
Preferisco avvalermi della facoltà di non rispondere.

PRESIDENTE
La ringrazio.

Audizione del comandante provinciale dei carabinieri di Frosinone, del comandante provinciale e del direttore del servizio antincendio dei vigili del fuoco di Frosinone

Intervengono il comandante provinciale dei carabinieri di Frosinone, colonnello Antonio Menga, il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Frosinone, ingegner Maurizio Liberati, ed il direttore del servizio antincendio dei vigili del fuoco di Frosinone, signor Aldo Antonetti.

PRESIDENTE
Do il benvenuto al comandante provinciale dei carabinieri di Frosinone, colonnello Menga, al comandante provinciale dei vigili del fuoco di Frosinone, ingegner Liberati, e al direttore del servizio antincendio dei vigili del fuoco di Frosinone, signor Antonetti.
La nostra presenza ad Arpino è legata all’attività che svolge questa Commissione di inchiesta, che riguarda appunto gli infortuni e le morti sul lavoro. Vorremmo cercare di capire come si sono determinati gli eventi, anche se ci rendiamo conto che siamo all’inizio delle indagini, e cercare di valutare se tutte le normative sono state rispettate, da quelle urbanistiche a quelle specifiche del settore dei fuochi d’artificio. Fenomeni come questo purtroppo non sono isolati. Abbiamo dei dati che ci lasciano molto amareggiati e pensierosi: di fronte a poche unità che operano in questo settore, vi sono continuamente delle vittime. La platea degli operatori non supera i 2.000 addetti (le stime parlano di 1.700-1.800 addetti); ma negli ultimi 13 anni, sulla base dei dati che abbiamo, ci sono stati 49 morti. Questo significa che forse qualcosa si deve fare. Questa Provincia ha dato molto su questo fronte, atteso che negli ultimi 22-23 anni si sono verificati cinque eventi di questo tipo, con 19 morti. Chiaramente il legislatore sente l’esigenza di capire e di approfondire meglio (questo è il motivo della nostra presenza) e di poter fornire delle linee di indirizzo che in qualche modo frenino queste catastrofi. Sulla base dei dati che abbiamo risulta che, in genere, ci sono più vittime per ogni esplosione, considerato il fatto che chi si trova inesorabilmente nel perimetro dell’esplosione difficilmente riesce a salvarsi. Vorremmo quindi conoscere le informazioni di cui disponete, in base alle vostre rispettive competenze. Se ritenete di dover rilasciare delle dichiarazioni che è opportuno che siano segretate, vi preghiamo di farcelo sapere; in questo caso, dovremo audirvi separatamente.

MENGA
Signor Presidente, per quanto riguarda il mio intervento non c’è alcuna necessità di segretazione; se poi vi saranno delle domande che impongono un maggiore riserbo, lo comunicherò.
Per quanto riguarda questo evento, il 12 settembre verso le ore 14,50 abbiamo avuto diverse segnalazioni al 112 in merito ad esplosioni che erano state sentite nella zona di Arpino. In realtà le esplosioni sono state sentite direttamente anche a Sora, quindi c’è stato immediatamente un allarme da parte di tutte le istituzioni. Sul posto si sono portati immediatamente i vigili del fuoco, i carabinieri ed il 118. Quando siamo arrivati sul posto, ci siamo resi conto subito della gravità del fatto. Non si è potuto intervenire immediatamente per effettuare la ricerca di eventuali feriti o di eventuali persone decedute, perché comunque all’inizio non era possibile avvicinarsi dal momento che i vigili del fuoco stavano provvedendo a spegnere i numerosi incendi che si erano prodotti a seguito di queste esplosioni. Subito dopo si è iniziato a cercare per verificare se ci fossero delle persone ferite da soccorrere. È iniziata subito anche un’attività per cercare di capire chi fossero le persone materialmente presenti in quel luogo al momento dell’esplosione. Abbiamo iniziato pertanto a chiedere informazioni ai familiari dei titolari dell’azienda; ci siamo inoltre resi conto che c’era un mezzo (un furgone) che non era riconducibile all’azienda e che poi abbiamo scoperto appartenere ad un soggetto che doveva acquistare dei fuochi d’artificio da questa azienda. Le ricerche successive purtroppo hanno consentito di individuare con certezza che alcuni cadaveri erano stati sbalzati ad una certa distanza (30-40 metri ed anche oltre); tuttavia non si riusciva a ritrovare completamente tutti i cadaveri. Infatti per una buona parte di tempo, anche successivamente (fino agli ultimi giorni), abbiamo utilizzato delle nostre unità cinofile per cercare di ritrovare tutto quello che era possibile ritrovare.
Per quanto riguarda le fiamme, sicuramente i colleghi dei vigili del fuoco riferiranno in merito (sono stati utilizzati anche degli elicotteri). Sul posto è intervenuto anche altro personale: c’erano la polizia di Stato, il corpo forestale dello Stato, l’ASL, l’INAIL e il medico legale. Quest’ultimo ci è stato molto utile per ricomporre le varie parti che trovavamo e per capire se queste erano riconducibili ad un’unica persona o a persone diverse. Alla fine abbiamo capito che erano sei le persone coinvolte nell’incidente. Naturalmente è stato effettuato anche un sopralluogo insieme al magistrato che è intervenuto sul posto, il dottor Cerullo della procura di Cassino. Le salme sono state poi rimosse, dopo l’autorizzazione del magistrato, a cura di un’agenzia di pompe funebri e sono state trasferite presso la sala mortuaria dell’ospedale di Cassino.
Per quanto riguarda le ore notturne, abbiamo lasciato un presidio sul posto per ragioni di sicurezza. Per diverso tempo i vigili del fuoco hanno circoscritto l’area perché continuavano ad esserci delle esplosioni. Anche dopo due o tre ore, c’erano delle continue esplosioni; quindi si doveva assolutamente evitare che ci fossero delle persone nella zona. Naturalmente c’erano anche molti curiosi. Quindi la nostra attività, insieme alle altre forze di polizia, è stata quella di circoscrivere immediatamente la zona ed evitare l’avvicinamento di questi curiosi, oltre ovviamente a cercare se vi fossero dei feriti. Durante la notte è rimasto pertanto un presidio dei vigili del fuoco, del corpo forestale dello Stato e dei carabinieri, proprio per impedire ad eventuali curiosi di avvicinarsi, anche e soprattutto perché c’erano due depositi, con il maggiore quantitativo di materiale esplodente, che per fortuna non erano esplosi e che andavano assolutamente tutelati al fine di evitare ulteriori problemi.
Nella giornata successiva venivano interessate delle ditte, che allontanavano i materiali contenuti dentro questi due casotti; tali materiali sono stati portati a Viterbo, a Tagliacozzo e a Castelliri (nella provincia di Frosinone). Da parte del magistrato è stato dato incarico a dei consulenti tecnici e a dei medici legali di individuare le cause dell’incidente; la compagnia di Sora è stata delegata dal magistrato per lo svolgimento delle attività investigative.
Abbiamo verificato che lo stabilimento ha le autorizzazioni necessarie per la fabbricazione e il deposito dei prodotti e per la vendita di materiali esplodenti, nonché il certificato di prevenzione incendi. Le posizioni assicurative e lavorative sono al vaglio dell’ispettorato del lavoro, che poi sarà sentito in audizione.
Nei giorni immediatamente successivi, fino a ieri, c’è stato l’intervento di unità cinofile, al fine di individuare eventuali ulteriori parti disperse delle persone coinvolte, ed anche l’intervento degli artificieri, perché c’erano dei materiali inesplosi che dovevano essere bonificati oppure brillati. Quindi è stata effettuata una bonifica anche dagli artificieri.

PRESIDENTE
In riferimento a quanto lei ci ha riferito, signor colonnello, noi vorremmo capire alcuni aspetti, che sono essenzialmente legati alla struttura dove aveva luogo questa attività lavorativa. Chi ha le competenze per stabilire quali devono essere le caratteristiche della struttura?

MENGA
Su questo punto, signor Presidente, vorrei lasciare la parola al comandante dei vigili del fuoco.

LIBERATI
Questo tipo di attività è regolamentato dalle norme del regio decreto n. 773 del 1931, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS), che differenzia le varie tipologie di depositi e di luoghi di fabbricazione di polveri e di fuochi di artificio.

PRESIDENTE
Su questo siamo documentati; però vorremmo capire meglio tale aspetto.

LIBERATI
La competenza attiene alla commissione provinciale per le materie esplodenti, presieduta da un delegato del questore e composta da un rappresentante dei vigili del fuoco, da un rappresentante del genio civile e da un esperto di polveri e di fuochi d’artificio (qui a Frosinone c’è sempre stato un colonnello dell’esercito, che ha competenza diretta su questa materia e che da poco è stato sostituito). Quindi gli organi competenti sono quelli che fanno parte di questa commissione. In particolare, per la parte antincendi, questa attività è anche soggetta...

PRESIDENTE
Per andare al di là del dramma che è accaduto venerdì, uno dei punti di discrimine, ai fini di una migliore comprensione delle caratteristiche della costruzione, è dove si manipolavano le polveri. Si tratta di un aspetto importante: è necessario capire se per queste fabbriche ci deve essere una specifica destinazione d’uso da un punto di vista urbanistico e quali caratteristiche devono avere. Lei è in grado di dircelo?

LIBERATI
Certo. Queste fabbriche devono nascere in luoghi isolati; devono rispettare le distanze di sicurezza esterne ed interne, cioè tra i vari casotti. Questi ultimi all’interno della fabbrica possono essere di due tipi: o di deposito delle materie prime e dei prodotti finiti, che hanno quindi il rischio di esplosione, o per il deposito degli inerti e adibiti alle lavorazioni. Le diverse categorie di casotti devono rispondere e rispettare le prescrizioni del TULPS, che sono state aggiornate nel tempo: avere strutture murarie robuste e resistenti agli effetti esplosivi; tetti esplodibili, nel senso che, in caso di esplosione, il punto di sfogo deve essere la copertura, quindi coperture leggere; avere impianti elettrici antideflagranti; impianti di protezione dalle scariche atmosferiche. La normativa regolamenta tutti quegli aspetti tecnici che ovviamente sono stati sottoposti a controllo negli anni. Per quanto riguarda la ditta, la prima autorizzazione risale al 1978, a seguire con cadenza annuale, biennale e triennale.
Per quanto concerne noi vigili del fuoco, che facciamo parte della commissione provinciale per le materie esplodenti, ogni volta che la stessa effettua i sopralluoghi di verifica e controllo la norma prevede anche il rilascio del certificato di prevenzione incendi aggiornato. Si tratta però di un atto sempre successivo al controllo della Commissione.
Da quanto risulta agli atti, la Commissione consultiva centrale per le materie esplodenti, che fa capo al Ministero dell’interno, ha avuto anche un intervento diretto su questa attività nel 1997. La storia autorizzativa è lunga.

NEROZZI
Vorrei sottoporle due questioni, scusandomi se risulteranno banali. Una volta terminate le vostre indagini, anche in riferimento a quanto diceva lei, è necessario capire che tipo di materiali c’erano, e se corrispondevano ai criteri che lei ha evidenziato.
La commissione consultiva centrale o le commissioni provinciali hanno il potere di intervenire anche sul tipo di produzione? Voglio dire che tra petardo e barilotto c’è una bella differenza! Le chiedo pertanto se in questo caso, come in altri casi, si prevedono specifiche autorizzazioni per i vari tipi di produzione; se ci sono specifici controlli rispetto al fatto che ci siano solo quei tipi di produzione e non altri. D’altra parte, bisognerebbe probabilmente verificare anche se sia giusto o opportuno che siano fatti tutti i tipi di produzione. Infatti, una delle considerazioni che a noi interessa è questa: è proprio necessario fare i barilotti – dico una banalità – o dovrebbe essere vietato? Se la causa della tragedia è imputabile a forme di esplosivo che vanno oltre, la materia è legislativa e penale: la ditta produceva solo ciò che doveva produrre o anche altro?

LIBERATI
Questa è una domanda alla quale non posso rispondere.

NEROZZI
È ovvio.

LIBERATI
Però le posso dire che la Commissione nel 2009 ha autorizzato questa ditta secondo una composizione di piccole costruzioni (i casotti) adibite a certi depositi o a talune lavorazioni, che ovviamente dovevano essere utilizzate solo per quel tipo di attività, osservando i quantitativi autorizzati.

NEROZZI
E le tipologie.

LIBERATI
E le tipologie sia di lavorazione sia di sostanza.

NEROZZI
Nei magazzini che sono rimasti intatti c’erano le tipologie autorizzate o anche altro?

LIBERATI
Anche questo attiene sempre al procedimento in corso. Come diceva il colonnello prima, i materiali sono stati posti in custodia giudiziaria presso alcune ditte; bisogna attendere gli sviluppi dell’indagine in questo senso.

NEROZZI
Non è irrilevante questo.

LIBERATI
Certo che no. Allo stesso modo, bisogna stabilire tipologie e quantitativi che possono essere stati presenti nei singoli casotti esplosi.

NEROZZI
La differenza sostanziale è che mentre nei quantitativi il dolo o l’errore è della fabbrica, nelle tipologie può essere un errore generalizzato, anche in altre fabbriche. Può essere che il numero di quantitativi fosse oltre il necessario, cosa che rientra nei controlli.

GRAMAZIO
Vorrei aggiungere un quesito alle domande dei colleghi: lì c’era un magazzino che è stato utilizzato dall’autorità giudiziaria per sequestro di materiale. Se l’autorità giudiziaria ha sequestrato materiale e l’ha portato in quel posto vuol dire che quella ditta era nella piena regolarità; non credo che l’autorità giudiziaria sequestri materiale pericoloso e lo mandi presso una ditta che non ha i requisiti richiesti. Questo secondo me conferma che l’azienda era un riferimento anche per l’autorità giudiziaria per il sequestro di materiale, così come – diceva il colonnello – altro materiale è stato inviato presso altre aziende che sicuramente sono in regola con tutti i passaggi di legge necessari.
Un casotto addirittura non esiste più , essendo stato completamente distrutto; in un altro sopra sembra lavorasse il padre. C’erano momenti diversi nella lavorazione: avete identificato questi momenti? Li avete individuati in base al modo in cui sono morte le persone o proprio perché sapevate che in ogni casotto si faceva un certo tipo di lavorazione?

MENGA
L’immagine che ci è apparsa davanti nel momento in cui siamo giunti sul luogo non era assolutamente semplice da identificare.

GRAMAZIO
Abbiamo visto tutto in televisione: la tragedia, i vigili del fuoco, le autorità. Abbiamo seguito attentamente questi aspetti, almeno sul piano della presenza televisiva e giornalistica.

MENGA
Voi stessi stamattina avete potuto riscontrare condizioni difficili per poter fare una prima valutazione. Comunque sia, già nell’immediatezza un consulente della procura ha fatto accertamenti e successivamente sono stati dei campioni. È tutta un’attività in via di evoluzione, che comunque darà risultati col tempo.
Al momento, al di là dell’attività di indagine in atto e del riserbo delle indagini, non si possono fare ancora considerazioni proprio perché ci sono attività in atto anche da parte del consulente.

PRESIDENTE
Vorrei ritornare al discorso intrapreso dal senatore Nerozzi. Considerato che loro avevano un magazzino dove immagino custodissero sia il materiale da lavorare sia il materiale lavorato, vi risultano confezionamenti di prodotti che rientrano nella norma – parlo ovviamente del materiale confezionato – oppure risultano anche prodotti che potrebbero essere fuori norma? Dico questo perché, tra le varie ipotesi che si sono ventilate in queste giornate, è venuta fuori anche quella di possibili nuove forme di aggregazione di polveri tali da dare nuovi effetti nella pirotecnica. Quindi, è necessario capire se, da quanto è stato rilevato, i prodotti rientrano nell’ordinario confezionamento di una pirotecnica oppure no. Ne avete contezza?

MENGA
Al momento non ne abbiamo contezza, almeno per quanto ci riguarda.

ANTONETTI
Al momento non c’è questa conoscenza. È chiaro che i materiali sequestrati e dati in affidamento ad altre ditte dovranno essere sottoposti ad un’analisi specifica per capire. Questo dovrà essere sicuramente fatto; anzi, avendo diretto le operazioni sin dal primo momento, il magistrato ha dato al perito che è intervenuto l’indicazione di fare un’analisi su quei tipi di materiali per verificare se quei candelotti e quelle confezioni corrispondono a quanto era lecito realizzare oppure no, come il presidente Tofani evidenziava.

PRESIDENTE
Risulta esservi un’esigenza di temperature all’interno dei luoghi di lavorazione di queste polveri? Mi riferisco a strumenti, ad un condizionamento in questo senso: quali sono le temperature richieste, quanti i gradi di umidità?

ANTONETTI
No, non c’è una strumentazione che mantiene e che stabilisce le temperature. Indubbiamente, in questo tipo di attività influiscono molto anche gli aspetti ambientali del momento: la temperatura e, in modo particolare, il grado di umidità che si può determinare nell’ambiente circostante, quindi nei casotti in cui si fanno processi di lavorazione. Tuttavia, la normativa non stabilisce che in quei casotti venga messa una strumentazione specifica per misurare sia il grado di umidità sia la temperatura.

PRESIDENTE
Quindi la normativa non lo prevede.

ANTONETTI
No, non lo prevede. Essendo delle cosiddette casematte, come diceva l’ingegner Liberati, devono avere una specifica struttura muraria e una specifica copertura, proprio per consentire determinati sfoghi.

PRESIDENTE
Per il resto, si prevede come deve essere realizzata questa tipologia di costruzione?

ANTONETTI
Si prevede come deve essere realizzato il casotto.

PRESIDENTE
In questo caso, è stato realizzato effettivamente così?

ANTONETTI
È stato realizzato così.

PRESIDENTE
Dunque non si prevedono specifiche strumentazioni né per la temperatura né per l’umidità?

ANTONETTI
No, non si prevedono.

MARAVENTANO
Poco fa il comandante dei vigili del fuoco ha fatto riferimento ad un rinnovo dell’autorizzazione. Vorrei sapere se a concedere il rinnovo è stato lui o un altro ingegnere dei vigili del fuoco. Mi pare che l’audito facesse riferimento al 2009: vorrei sapere dunque se sono stati fatti ulteriori controlli dopo quella data?

LIBERATI
La pratica in questione ha una storia autorizzativa, anche dal nostro punto di vista, che comprende numerosi rilasci del certificato prevenzione incendi (CPI). Si parte infatti dal 1978 e poi c’è stata una successione di autorizzazioni che inizialmente era annuale: i nostri regolamenti nel tempo sono cambiati, così come le procedure per il rilascio della nostra autorizzazione. Ci sono stati dei decreti del Presidente della Repubblica che hanno sostituito i decreti ministeriali, aggiornando le procedure certificative. Il DPR più recente prevede che il nostro controllo possa essere anche contestuale all’atto della verifica nell’ambito della commissione tecnica. Ciò ha ovviamente il fine di ottimizzare i tempi dei funzionari, che sono in numero limitato rispetto alle esigenze di controllo di tutta la provincia: dobbiamo infatti controllare 97 attività diverse.
La domanda della senatrice Maraventano entra nell’ambito più generale dei controlli «a campione» e nelle procedure avviate sulla base di un’istanza. In questo caso la ditta, dopo che erano stati rilevati alcuni atti di abusivismo, si è regolarizzata nel 1999, con un sopralluogo avvenuto nello stesso anno. La prefettura ha invitato la ditta a presentare istanza per aggiornare il CPI e noi abbiamo attuato la procedura di rinnovo.

MARAVENTANO
Vorrei sapere se nel 2009 i vigili del fuoco hanno fatto un sopralluogo.

LIBERATI
Sì, è così.

PRESIDENTE
Si parla di sopralluoghi richiesti dalla ditta. Dunque i sopralluoghi vengono richiesti dalle ditte?

LIBERATI
Esatto.

PRESIDENTE
Voi non avete poteri ispettivi in questo senso? Stiamo parlando di industrie pericolose: di vostra iniziativa non fate controlli?

LIBERATI
Dobbiamo «reggere il fronte» rispetto agli esposti che arrivano ogni giorno al comando. Ad esempio ci sono stati degli esposti che abbiamo visionato nell’ambito della commissione tecnica.

PRESIDENTE
Esposti di che tipo? Chi li faceva e quali erano i contenuti di questi esposti?

LIBERATI
Mi sembra di ricordare che in questa ditta si realizzasse una tipologia di fuoco, il cui brevetto era proprietà di un’altra ditta, che ha sollevato il problema.

PRESIDENTE
Non penso che le vostre competenze riguardino il copyright. Dunque immagino che gli esposti si riferissero alla tipologia di lavorazione. Che tipo di esposti erano?

LIBERATI
Cambiando il tipo di fuoco, cambia la tipologia di lavorazione.

PRESIDENTE
Dunque erano fatti a prescindere, e non solo per il fatto di aver copiato il brevetto di un’altra ditta.

LIBERATI
Ovviamente: i rischi connessi alla nuova lavorazione dovevano essere valutati dal nostro punto di vista, nell’ambito della commissione tecnica. Quando si realizza un nuovo prodotto è ovvio che prima bisogna valutarne il rischio.

PRESIDENTE
Chi può venire a sapere queste cose, se non i produttori stessi? Solo chi lavora in una ditta di questo tipo è a conoscenza del fatto che si vuole realizzare un nuovo prodotto. Vorrei sapere dunque come nascono questi esposti, quanti sono e perché vengono fatti, secondo voi, che avete avuto la possibilità di leggerli.

ANTONETTI
Queste fabbriche partecipano a delle competizioni pirotecniche, in cui si mette in mostra la tipologia di brillamento del candelotto. È chiaro dunque che in quei casi è possibile vedere se qualcuno ha copiato un prodotto da altre ditte e verificare se una ditta faceva precedentemente un certo tipo di candelotto oppure se lo ha copiato da un’altra. Dunque c’è concorrenza tra le ditte e di conseguenza nascono gli esposti, a seguito dei quali interveniamo per verificare le questioni di cui abbiamo parlato.
Per quanto riguarda le verifiche che vengono compiute anche senza la richiesta da parte dell’utenza, oppure della commissione tecnica, purtroppo agiamo su segnalazione del Ministero. Il Ministero dell’interno ogni anno ci chiede di verificare «a campione» determinate attività: un anno può far riferimento alle scuole, l’anno successivo agli ospedali o ai supermercati e quello dopo magari alle fabbriche pirotecniche. Per adesso non ci hanno mai dato questo indirizzo, in riferimento alle fabbriche pirotecniche. Quindi, ad essere sinceri, quando è già stato rilasciato un certificato e si presuppone che un’attività funziona secondo le direttive della commissione tecnica e contenute nel certificato, non si va a fare verifiche, a meno che non emergano situazioni particolari.

PRESIDENTE
Accade questo, pur trattandosi di fabbriche pericolose, che credo rientrino nel primo livello di pericolosità.

ANTONETTI
Esse non rientrano però tra le attività a rischio di incidente rilevante, che sono sottoposte ad un’altra procedura, ai sensi della cosiddetta direttiva Seveso, la n. 82/501/CEE. Esse non rientrano in questo novero, purtroppo, pur avendo un grado di rischio molto alto, ma rientrano tra le normali attività artigianali. Forse sarebbe bene farle rientrare nella suddetta normativa, perché in tali casi si può incidere anche sulla gestione.
È vero che, a monte, la procedura prevede alcune cose, ma nelle attività a rischio è molto importante la gestione, il procedimento, le regole su chi può entrare in fabbrica o la possibilità o meno di svolgere contemporaneamente due attività in casotti diversi. Durante il sopralluogo avete visto infatti che nel sito c’è un casotto che è esploso, situato a valle, e uno situato al di sopra, sul terrazzamento. Praticamente si sono verificate due esplosioni a catena. Può darsi – si tratta di un’ipotesi – che stessero facendo delle attività in contemporanea. Solo nelle procedure gestionali è possibile stabilire tali regole. La norma prevede però tali procedure solo per le attività a rischio di incidente rilevante, ai sensi della direttiva Seveso.

PRESIDENTE
Quindi, se non sono considerate a rischio di incidente rilevante, che grado di rischio hanno tali attività?

ANTONETTI
Sono attività ad alto rischio; tale rischio viene stabilito attraverso una valutazione, così come accade per le altre attività, che possiamo definire normali, le quali possono essere a rischio basso, medio o alto. Dunque il rischio si stabilisce in base al potenziale del materiale in deposito, al grado di combustione del materiale, alla sua tipologia e così via. Tutto ciò rientra però in un discorso diverso rispetto a quello della citata direttiva.

NEROZZI
Vorrei verificare se ho capito bene: l’esposto, o alcuni di questi esposti, derivano dal fatto che una ditta pensa che un’altra abbia copiato il proprio prodotto e quindi interviene sui vigili del fuoco affinché lo controllino e se il prodotto corrisponde a quello della propria ditta è possibile intentare una causa.

ANTONETTI
Questo è uno degli aspetti, ma la dinamica principale è quella di cui ha appena parlato.

NEROZZI
Gli esposti possono essere fatti anche da normali cittadini, o dai contadini vicini, però principalmente gli esposti derivano da questa dinamica. Forse quello che svolgete è un compito improprio.

PRESIDENTE
Per questo motivo ho parlato di copyright.

NEROZZI
Dunque accade che il titolare di una fabbrica dica che un suo concorrente produce un fuoco che non può produrre, perché può essere prodotto solo da lui. I vigili del fuoco sono costretti a controllare e, attraverso il loro intervento, le fabbriche verificano se un concorrente ha rubato loro un brevetto.

PRESIDENTE
È indubbio che ci debba anche essere un fattore di rischio maggiore. Prendiamo dunque il caso di un’azienda che fa un esposto perché un concorrente sta realizzando dei prodotti, il cui brevetto è in capo a tale azienda e che dunque il concorrente non potrebbe produrre. Secondo ciò che posso intuire, probabilmente chi fa l’esposto, sostenendo che l’azienda concorrente non può realizzare determinate produzioni, lo fa perché nella loro realizzazione c’è un rischio superiore e non solo per una questione legata alla titolarità del brevetto.

ANTONETTI
Certamente: si tratterebbe di una lavorazione non autorizzata e quindi ciò crea un rischio superiore.

PRESIDENTE
Dunque i vigili del fuoco intervengono perché nell’esposto si configura un rischio superiore, anche se come diceva il senatore Nerozzi ciò viene utilizzato anche per altri scopi.

ANTONETTI
È esattamente così.

PRESIDENTE
Ringrazio dunque i nostri auditi per il loro contributo.

Audizione del responsabile del servizio sanitario, prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Azienda sanitaria locale di Frosinone, del direttore provinciale del lavoro di Frosinone e del responsabile dell’unità lavorativa tecnica della direzione provinciale del lavoro di Frosinone

Intervengono il responsabile della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Azienda sanitaria locale di Frosinone-distretto C, dottor Remo Pessia, il direttore provinciale del lavoro di Frosinone, dottoressa Marzia Valeri, e il responsabile dell’unità lavorativa tecnica della direzione provinciale del lavoro di Frosinone, ingegner Benedetto Martini.

PRESIDENTE
Ringrazio i nostri auditi per la loro presenza e mi scuso per il ritardo con cui inizia l’audizione, dovuto ad un contrattempo.
La Commissione parlamentare d’inchiesta è presente ad Arpino per cercare di capire meglio che cosa è accaduto in occasione del dramma verificatosi una settimana fa, facendo ovviamente riferimento agli obbiettivi propri della Commissione. Pur essendo una Commissione inquirente, infatti, il nostro obbiettivo non è quello di stabilire le responsabilità, perché è la magistratura ordinaria che si interessa di questo aspetto. Vogliamo invece comprendere, come legislatori e come Parlamento, se vi sono situazioni che dovrebbero essere ripensate dal punto di vista burocratico e legislativo, considerando anche che il settore della fabbricazione pirotecnica a nostro parere è ad alto rischio, alla luce dell’elevato numero di decessi di questi ultimi anni, specie se confrontato con l’esiguo numero di addetti che operano nel settore.
Questa Provincia, in particolare, è stata colpita negli ultimi vent’anni in modo significativo. Vorremmo pertanto ricevere dalle rispettive istituzioni, quindi con la vostra collaborazione, elementi e notizie che possano in qualche modo esserci utili. Il motivo della nostra presenza e della nostra missione è essenzialmente legato a questo aspetto.

PESSIA
Signor Presidente, a proposito delle ricadute e degli aspetti che il legislatore può trarre da queste esperienze (che, per quanto negative, sono in ogni caso delle esperienze su cui bisogna lavorare), io mi sono occupato a seguito dell’incidente, su disposizione del magistrato, dell’aspetto riguardante la ricaduta ambientale. Come servizio della ASL, abbiamo effettuato dei campionamenti sul materiale che si è frantumato a seguito dell’esplosione, in modo particolare sulle coperture delle casematte. Una parte di questo materiale – per fortuna una piccola parte – è risultato dalle nostre analisi essere eternit, cioè un materiale contenente cemento e amianto. La normativa vigente obbliga il detentore di una copertura in eternit a mantenerla in buono stato di conservazione, ma non ad eliminarla, cioè a fare delle bonifiche nel caso in cui non ci sia una buona conservazione. Questa copertura, considerando la parte che è rimasta in piedi di un’altra casamatta, era in buono stato di conservazione. Ciononostante, a mio avviso sarebbe opportuno, per questa tipologia di attività, obbligare comunque alla rimozione di questo materiale, che, essendo un materiale cancerogeno, a seguito dell’esplosione e quindi della frantumazione in moltissimi pezzi ha una ricaduta anche sull’inquinamento ambientale. Sostanzialmente, da una disgrazia sul lavoro si ha poi una problematica di inquinamento ambientale. A norma della legge vigente sull’amianto, si è obbligati solamente a mantenere la copertura in buono stato di conservazione. Però , considerata la tipologia di attività che viene svolta in queste strutture, un eventuale incidente provoca un’esplosione e una ricaduta del materiale in un’area non semplice da quantificare. In questo senso, ritengo a mio parere che potrebbe essere idoneo, solo per questa tipologia di attività, obbligare comunque alla rimozione di questo materiale. L’aspetto di cui mi sono occupato io è prevalentemente questo.

PRESIDENTE
Per quanto riguarda le coperture in genere, come sono e come dovrebbero essere?

PESSIA
La normativa richiede che le coperture di questi stabilimenti siano molto leggere, perché devono opporre scarsa o nessuna resistenza. L’eternit si prestava bene a questa evenienza, fino a quando non è stato scoperto che si trattava di un materiale cancerogeno. La legge che ne vieta l’utilizzo è entrata in vigore nel 1992; essi hanno realizzato una bonifica, perché la gran parte del materiale di copertura non è eternit, per fortuna.

PRESIDENTE
Cos’è?

PESSIA
È un materiale successivo, commercialmente chiamato «econit». È un fibrocemento, composto di cemento e plastica, mentre l’eternit è composto di cemento e amianto.

PRESIDENTE
Le lamiere contorte che sono tutto intorno, su un lato, di che materiale sono?

PESSIA
Si tratta di ferro o di un materiale di derivazione metallica, quindi non c’è nessun problema.

PRESIDENTE
Erano delle coperture, secondo lei?

PESSIA
Sì, erano le coperture di altre strutture. Tra le strutture che sono saltate, una sola era coperta con eternit, mentre le altre erano coperte con il materiale che ha sostituito l’eternit, successivamente installato al posto dell’eternit. Per quanto riguarda la copertura in eternit, sono circa 12 metri quadri di materiale, che si è frantumato e che andrà bonificato prima di intervenire su ogni altro aspetto del sito.

PRESIDENTE
Sarà difficile bonificare. Lei conosce meglio di me la volatilità delle fibre; è difficile stabilire dove sono andate e dove possono creare dei danni.
Per quanto riguarda l’ambiente di lavoro dal punto di vista della salubrità interna, ci sono delle norme specifiche?

PESSIA
Questi stabilimenti sono soggetti alla normativa generale sui luoghi di lavoro e anche ad una normativa specifica (il regio decreto n. 773 del 1931 e i successivi regolamenti attuativi, oltre al decreto del Presidente della Repubblica n. 320 del 1956). Le norme di igiene e sicurezza sul lavoro si applicano specificamente a questa tipologia di attività, rafforzate dal doppio sistema autorizzativo (vigili del fuoco e commissione della prefettura). Rispetto a qualsiasi altra azienda, le fabbriche di fuochi d’artificio debbono superare il vaglio dei vigili del fuoco per poter accedere all’esame della commissione. Da questo punto di vista, queste strutture ricevono una valutazione molto ben fatta sulla sussistenza dei requisiti strutturali e di igiene e sicurezza sul lavoro. Evidentemente, trattando esplosivi, il problema è che qualsiasi errore può causare dinamiche di quel tipo, anche se dal punto di vista strutturale si trattava di una buona struttura.

PRESIDENTE
Per quanto riguarda invece il clima, cioè l’umidità e la temperatura del luogo di lavorazione, cosa è previsto?

PESSIA
C’è un consiglio tecnico, sostanzialmente una sorta di raccomandazione. Si consideri che queste persone sono tutte state certificate idonee per questo tipo di attività; esse devono superare un esame in cui vengono valutate le conoscenze pratiche e l’idoneità psicofisica. Noi medici del lavoro facciamo parte di una commissione che esamina queste persone dal punto di vista della salute mentale e dell’integrità degli organi di senso. L’ora in cui si è verificato l’incidente (le 14,50) non è evidentemente l’ora adatta per effettuare delle lavorazioni o delle miscelazioni, se è questo che stavano facendo (non abbiamo ancora elementi per dirlo). Le ore idonee sono le prime ore del mattino o le ore serali. In un mese così caldo come è stato questo mese di settembre, a mio parere quello non era il momento indicato per effettuare delle lavorazioni. Non so se stessero facendo delle lavorazioni o delle miscele in quel momento; si consideri però che alle 3 del pomeriggio forse c’erano 35 gradi in questa zona lunedì scorso. Questo può essere stato quindi un fattore o un elemento di criticità.

PRESIDENTE
Non c’è quindi una obbligatorietà?

PESSIA
No. Vengono istruiti ad operare, nelle lavorazioni più «pericolose», nelle prime ore del mattino e nel tardo pomeriggio.

PRESIDENTE
Io però mi riferivo all’ambiente. Non c’è l’obbligo di avere un ambiente con una temperatura ed un’umidità regolate, ad esempio a 20-25 gradi e con un basso grado di umidità?

PESSIA
No, non è previsto dalla norma tecnica.

PRESIDENTE
Però neanche viene consigliato.

PESSIA
Viene consigliato ovviamente di non lavorare in condizioni estreme; ma questo discorso riguarda l’addestramento pratico del lavoratore. Nella norma non c’è nulla su questo aspetto.

MARAVENTANO
Secondo lei, si può migliorare la norma al fine di evitare queste tragedie? Lei ha illustrato perfettamente la norma vigente; tuttavia ci sono delle lacune (poco fa il Presidente ha fatto riferimento all’aspetto relativo all’umidità e alla temperatura). Secondo lei, come medico del lavoro che quotidianamente lavora su ogni singolo caso, si potrebbe migliorare questa norma, per far lavorare in sicurezza queste persone?

PESSIA
A mio parere, dal punto di vista del medico del lavoro, questa è una lavorazione troppo artigianale. L’artigianato ha dei pregi e dei difetti. Queste sono delle famiglie che si tramandano le conoscenze; però il piccolo artigiano commette degli errori, probabilmente anche a causa del fatto che si convince, ad un certo punto, di essere un superesperto. Io mi domando che conoscenze di chimica possa avere una persona che lavora in questa attività da decine e decine anni, sin da bambino, come nel caso del capofamiglia Cancelli, che lavorava sin dall’infanzia, quando era consentito lavorare a 13-14 anni. Le miscele diventano sempre più sofisticate. Voi sapete che esistono delle gare pirotecniche a livello nazionale. Il fuoco deve essere bello, ma più è bello e più contiene sostanze miscelate tra di loro. Io credo che bisognerebbe dare un’impronta più industriale a queste lavorazioni. Il problema non è strutturale, perché le regole sono quelle. Il problema è l’approccio da padre di famiglia, il fatto, ad esempio, di portare in fabbrica i familiari o di far entrare un visitatore all’interno. Queste cose in un’industria ben organizzata non possono accadere. Purtroppo nel mondo artigiano c’è questa mentalità a livello familiare. Una delle persone decedute era un ospite che era andato a comprare del materiale e che si trovava all’interno della struttura; questo non è consentito dalla norma.

PRESIDENTE
Quindi lei rileva anche questo aspetto, dottor Pessia: non c’è un’adeguata formazione scientifica in riferimento alle materie che questi lavoratori manipolano.

PESSIA
Sì, secondo me c’è un problema di carenza culturale e scientifica. La tradizione e l’aver appreso dai genitori possono non bastare, vista la particolarità della lavorazione.

PRESIDENTE
Viste anche le novità dei prodotti che sono sul mercato.

PESSIA
Esattamente; ci sono le novità della chimica e della tecnologia.

NEROZZI
Pongo una domanda che potrà sembrare banale, ma che bisogna porre. Le ASL hanno dei doveri di controllo: immagino ovviamente che i controlli siano stati eseguiti e che non ci fosse niente di irregolare.

PESSIA
No, non c’era niente di irregolare. Si tratta di controlli che rientrano nella nostra attività, insieme alla commissione della prefettura, quando veniamo coinvolti. I controlli per l’igiene del lavoro sono di competenza dei nostri servizi dipartimentali. Sostanzialmente in queste strutture, essendo nate bene, con dei progetti approvati e vagliati dai vigili del fuoco, non si trova nulla durante le singole ispezioni. Il problema è da ricondurre alla singola lavorazione di quel momento.

VALERI
Signor Presidente, sono una dirigente della direzione provinciale del lavoro di Frosinone e riferisco in primo luogo sul rapporto di lavoro e poi dal punto di vista tecnico.
Dal punto di vista del rapporto di lavoro, si tratta di un’azienda che era stata già ispezionata dall’ex ispettorato del lavoro nel 1999; nel corso di tale controllo, era stato trovato un lavoratore irregolare. Nel 2002, in occasione di un ulteriore controllo, l’azienda è risultata perfettamente in regola. Si trattava quindi di un’azienda che veniva monitorata; dal momento che nel 2002 è stato trovato tutto in regola, non è stato fatto un altro accesso subito dopo. Dalle indagini svolte in questi ultimi giorni, sulla base delle notizie apprese dagli ispettori che si sono recati sul posto, è emerso che c’era un lavoratore in nero, quindi un lavoratore senza esperienza.

PRESIDENTE
Si tratta di una delle persone che sono decedute?

VALERI
Esatto.

PRESIDENTE
C’era anche un altro lavoratore, che era uscito la mattina alle ore 11. Avete verificato questo aspetto?

VALERI
No. Noi abbiamo trovato un lavoratore in regola, che risultava dai registri...

PRESIDENTE
Stiamo parlando dei morti?

VALERI
Sì.

PRESIDENTE
Ma qui si parla di un altro lavoratore.

VALERI
A noi risultano due lavoratori e un esterno, che era quello della ditta.

PRESIDENTE
Avete verificato quanti erano i dipendenti?

VALERI
A noi risultano tre membri della famiglia Cancelli, un lavoratore regolare, risultante dai libri, e un lavoratore irregolare, cioè non in regola.

PRESIDENTE
Abbiamo avuto notizia anche di un altro lavoratore e vorremmo avere conferma di tale notizia (è uno dei motivi della nostra presenza qui). Questo lavoratore era andato via prima che esplodesse lo stabilimento.

PESSIA
Questa è una notizia corretta. C’è una persona, sulla quale stiamo facendo accertamenti, che ha abbandonato lo stabilimento verso le 11,00; dovrà essere sentito. È stato preso a verbale il suo nominativo e le generalità. Lui riferisce di essere rimasto all’interno dello stabilimento fino alle 11,30 circa, e nel pomeriggio è stato lì con noi. A quanto ci ha riferito, collaborava periodicamente; stiamo facendo le verifiche del caso per capire che tipo di rapporto avesse con l’azienda.

VALERI
Noi non abbiamo potuto fare delle verifiche; se non risulta dai registri nessuno può avere certezza.

GRAMAZIO
C’è il verbale dei carabinieri che lo hanno identificato e interrogato.

VALERI
Noi non abbiamo avuto visione del verbale dei carabinieri. Abbiamo avuto notizie solo dagli ispettori che si sono recati sul luogo il giorno dell’evento, i quali sono andati a controllare il libro unico per vedere se i nominativi dati corrispondevano alla persone decedute sul posto. Ecco perché si è saputo del lavoratore in nero, che è stato regolarizzato dopo, come avete visto.

NEROZZI
Vorrei allora fare una domanda sul lavoratore.

VALERI
Presunto lavoratore.

NEROZZI
Presunto per una ragione. Quando avrà il verbale potrà fare i suoi accertamenti; bisogna vedere se era in nero o in regola. Poiché non risulta nel registro, era in nero.

VALERI
Probabilmente potrebbe essere un altro.

NEROZZI
Se è il secondo in nero, ce ne sono altri? A quanto si legge nei giornali – quindi prendo la notizia così come la leggo – pare che l’azienda fosse organizzata su più turni. In quel caso è difficile che il turno sia fatto da un unico lavoratore che, oltretutto, pare non fosse particolarmente sveglio.

VALERI
Erano due i lavoratori in quel momento, uno regolare e l’altro irregolare.

PRESIDENTE
Parliamo dei vivi.

VALERI
Certo. Quindi potrebbe esserci qualcun altro che è sfuggito.

NEROZZI
I carabinieri hanno detto che questa persona non era in grado di ricostruire come era il posto. Il lavoratore può essere uscito alle 11,30 perché aveva da comprare la carne o può essere uscito perché era finito quel turno, quindi essere stato un lavoratore su più turni. È però difficile pensare che un turno sia composto da un unico lavoratore; quindi potrebbero essercene altri, presumibilmente in nero; anzi, certamente.

PRESIDENTE
Se ci saranno.

NEROZZI
Presumibilmente.

VALERI
Potrebbe essere anche che non era un lavoratore – dico presumo perché l’ha dichiarato lui – addetto all’attività di confezione del materiale. Magari era addetto al facchinaggio o allo svolgimento di un altro genere di attività.

PRESIDENTE
È sempre un lavoratore.

VALERI
Certamente. Bisogna appunto capire meglio.

PRESIDENTE
Era pur sempre un lavoratore.

NEROZZI
Per i compiti che la legge le conferisce, lei come rappresentante del proprio istituto deve essere autorizzata a chiedere al magistrato se vi sono altri lavoratori. È costretta a fare queste verifiche altrimenti diventa inadempiente.

VALERI
Gli ispettori si sono recati sul posto per tre giorni consecutivi.

NEROZZI
Lei può anche dire che il magistrato non le ha dato niente.

VALERI
Gli ispettori sono andati tre volte; evidentemente non hanno raccolto queste notizie. L’ingegner Martini ha seguito la vicenda in modo particolare e queste notizie non sono venute fuori.

NEROZZI
Lei deve fare queste indagini per i compiti di sua competenza.

VALERI
Certo. Così come abbiamo fatto altre verifiche, anche perché ci sono diverse ricadute, anche dal punto di vista INAIL, e altre questioni da regolarizzare. Sicuramente avremo cura di chiedere i verbali ai carabinieri.

NEROZZI
Lo dico a salvaguardia del Ministero del lavoro.

VALERI
Abbiamo anche un nucleo interno di carabinieri che non hanno detto niente in proposito; quindi, evidentemente le notizie non sono circolate come avrebbero dovuto.

PRESIDENTE
Ingegner Martini, vuole aggiungere qualcosa?

MARTINI
Anzitutto mi presento: sono un dipendente della direzione territoriale del lavoro di Frosinone.
Dagli accertamenti che abbiamo fatto insieme all’INAIL, agli ispettori che hanno controllato il libro unico non è risultato che la persona di cui si è parlato lavorasse in quel posto. Se verremo a conoscenza di nuovi elementi, avremo modo di fare le opportune verifiche.
Per quanto riguarda invece il discorso sulla sicurezza, concordo perfettamente con quanto detto dal dottor Pessia. Noi siamo chiamati a partecipare nel momento in cui vengono rilasciati i patentini di abilitazione a questi lavoratori. Effettivamente, purtroppo, non è richiesta loro alcuna scuola specifica di addestramento per esercitare questo tipo di attività: in genere sono ragazzi ma anche persone meno giovani.
L’attuale normativa non richiede un titolo di studio, ragion per cui non possiamo chiedere più di quanto la norma prevede. Si tratta di una formazione elementare; il problema è che effettivamente la chimica e la tecnologia si sviluppano laddove questi lavoratori restano artigiani praticoni. Questo è il rischio che si corre: non hanno coscienza del pericolo perché non conoscono fino in fondo la materia di competenza.

PRESIDENTE
Sicuramente faremo il miglior uso delle notizie che ci ha fornito. Tuttavia, io che sono un cittadino di questa Provincia e leggo anche le cronache dei giornali, le dico che si sa di questa persona che terminava il turno alle 11,30, così come è venuto fuori il discorso di una turnazione, pur essendo vero che sono voci giornalistiche e quindi, con tutto il rispetto della categoria, non costituiscono prove. D’altra parte, avete a disposizione anche il nucleo dei carabinieri, ragion per cui credo che un’indagine si potrebbe fare per chiarire la situazione. Sarebbe molto importante anche per capire la portata dell’azienda. Se, come diceva il dottor Pessia, uno va via alle 11,00 perché – immagino – termina il turno, probabilmente è perché sono le prime ore del mattino le più idonee per confezionare i fuochi pirotecnici. Qui verrebbe fuori anche qual era l’organizzazione dell’azienda e forse chi c’era e cosa si faceva alle ore 15 o poco prima al momento delle deflagrazioni. Credo che questa indagine vi spetti, vi compete come ispettorato del lavoro; soprattutto, abbiamo la fortuna di avere anche i carabinieri del nucleo a disposizione che vi possono fornire questo quadro. Sono notizie che girano; non si può non avere una risposta dall’ispettorato del lavoro, se ce la vogliamo dire tutta. Vorremmo poi gentilmente conoscere i risultati.

VALERI
Sicuramente.

Audizione del procuratore capo della Repubblica di Cassino

Interviene il procuratore capo della Repubblica di Cassino, Mario Mercone.

PRESIDENTE
Anzitutto, la ringrazio per essere venuto, dottor Mercone.

MERCONE
Grazie per avermi invitato, Presidente.

PRESIDENTE
Siamo fortemente rammaricati per quanto è accaduto questa mattina. Le posso dire che dal 2005, da quando sono Presidente di questa Commissione – stiamo parlando di tre legislature – non mi è mai capitato che un magistrato dicesse di avvalersi della facoltà di non rispondere: non era interrogato. Un’istituzione, il Parlamento, chiedeva ad un’altra istituzione, la magistratura, elementi per concorrere a capire le problematiche e, se del caso, per le nostre competenze, stabilire se regolamenti o leggi sono da rivedere, da approfondire, da cambiare. È stato anche spiegato al sostituto procuratore, in modo chiaro e netto, che le nostre attività
non si sovrappongono dal momento che l’attività inquirente è vostra e tale rimane. La nostra è un’attività inquirente per le competenze parlamentari, non certo volta ad un’eventuale iscrizione nel registro degli indagati (cosa che, peraltro, ad oggi non mi risulta).
Il fatto che il dottor Cerullo se ne sia andato via senza rispondere ci ha turbato profondamente. Io l’ho chiamata, dottor Mercone, perché credo che le istituzioni mai come in questo momento debbano cercare di essere il più possibile collaborative. Si è rifiutato di rispondere, evocando oltretutto una facoltà che non serviva; non era certo un prigioniero politico.
Ho voluto parlare con lei perché, nel momento in cui parleremo ai giornali, dovremo dire come stanno le cose; è un problema serissimo di credibilità di tutti noi.
Da stamattina i colleghi ed io abbiamo cercato di spiegare al sostituto procuratore quali sono le nostre impressioni; che non c’è alcuna sovrapposizione di poteri. Tra l’altro, rappresentiamo le istituzioni quanto lui; tuttavia, non si è riuscito a far passare questo messaggio collaborativo. Addirittura, abbiamo specificato, come abbiamo fatto e siamo soliti fare in altre parti d’Italia, che se ci fossero stati argomenti, oggetto d’indagine, tali da ritenere opportuno un assoluto riserbo, li avremmo segretati e sarebbe rimasto un atto solamente nelle competenze della Commissione e della magistratura di Cassino. Mi sono trovato in un imbarazzo enorme.

MERCONE
Innanzi tutto, desidero ribadirle quanto ho scritto con la nota che le ho inviato nei giorni scorsi, ovvero la volontà della massima collaborazione. In coerenza con questa manifestazione di volontà preventiva, che le ho rappresentato in tempi non sospetti, quindi prima dell’episodio odierno, le confermo tale collaborazione. Debbo altresì chiarire un fatto.
Già altre volte sono stato sentito da Commissioni parlamentari, da ultima quella sui rifiuti, e anche in quelle occasioni ho sempre dato la massima collaborazione.
Fermo restando che non ero presente, né ho potuto parlare con il dottor Cerullo, suppongo che lui non abbia mai avuto esperienze in passato di contatti con Commissioni parlamentari. Lo presumo perché, se le avesse avute, probabilmente avrebbe dissipato ogni ombra di incertezza. Suppongo altresì – ma non ero presente – che la sua facoltà di non rispondere abbia voluto significare l’invocazione del segreto di indagine, perché altrimenti non riuscirei a capire.

PRESIDENTE
È tutto registrato.

MERCONE
Le mie sono ipotesi.

PRESIDENTE
Ci sono i resoconti.

MERCONE
Non metto in dubbio la sua parola, ci mancherebbe altro. Da parte mia c’è rammarico, perché ho scritto il manuale di procedura penale più diffuso in Italia – nel dire questo posso usare l’espressione: «Cicero pro domo sua», visto che siamo ad Arpino – pubblicato dalla casa editrice «Edizioni Simone», quando altri non avevano ancora scritto nulla sulla procedura penale del nuovo codice del 1988. Dunque conosco perfettamente i poteri della Commissione d’inchiesta, tant’è vero che di fronte a qualche esitazione, per iscritto, con un’annotazione manuale, ho assicurato alla Commissione la massima collaborazione istituzionale, dichiarandomi grato per l’invito. Ho parlato dunque di massima collaborazione istituzionale quasi con uno spirito profetico rispetto alle odierne parole del Presidente. Quel che ha detto lei oggi, signor Presidente, l’ho già detto un paio di giorni fa. Il mio rammarico è che questa manifestazione di intenti sia stata vanificata dall’episodio odierno.
Posso assicurare anzitutto che il collega Cerullo è un magistrato di prim’ordine dal punto di vista tecnico e professionale e dal punto di vista dell’attaccamento al dovere e della dedizione al lavoro.

PRESIDENTE
Mi scusi se la interrompo, signor procuratore, ma gradiremmo non avere alcuna valutazione al riguardo, perché non facciamo valutazioni sulle istituzioni. Non mi interessa questo aspetto, perché do per certo che tutti siano di prim’ordine.

MERCONE
Questo è pacifico.
Signor Presidente, questa mattina, appena ho saputo dell’episodio, mi sono premurato di telefonarle. Le ho telefonato per dire che, se c’è qualcosa per cui posso essere utile, sono a disposizione, così come sono a disposizione in questa sede. Debbo però fare un’unica precisazione, dicendo che purtroppo so assai poco dei fatti accaduti e dello scoppio della fabbrica, giacché l’indagine è curata in maniera totale e impegnativa, a tempo pieno, dal collega Cerullo. Quindi non sarei in grado, anche volendo, di fornire elementi conoscitivi idonei a rappresentare doverosamente fatti e circostanze ulteriori. Detto questo, tutto ciò che posso fare o sapere è a vostra disposizione. Per me non esiste un problema legato al segreto di indagine, quando si tratta di un’istituzione che ha le sue esigenze, nell’immediatezza: a me non spetta di valutarle, perché ognuno è giudice delle proprie attribuzioni e non spetta a me sindacare – se posso usare questo termine improprio – ciò che altre istituzioni ritengono di fare nel proprio campo e come intendono agire. Ciò non è di mia competenza: ritengo che ognuno debba rispettare la propria sfera di attribuzione, autonoma e indipendente, che nel caso della Commissione parlamentare è un’attribuzione costituzionale, e come tale di rango supremo, come lei signor Presidente certamente mi insegna.

PRESIDENTE
Generalmente dal magistrato che si interessa al caso che viene preso in esame riusciamo ad avere elementi importanti ai fini della missione. Oggi, però , tali elementi sono mancati, purtroppo non li abbiamo e sappiamo bene che lei non ci può aiutare.

MERCONE
Ovviamente, se la Commissione riterrà di chiedermi copia di qualche atto, sono a vostra disposizione, al di là del segreto istruttorio, posto che la Commissione – per usare un termine improprio – è formata da pubblici ufficiali che, come tali, sono al di sopra di ogni sospetto e di ogni pericolo per la segretezza delle indagini e per le esigenze investigative. Se la Commissione riterrà di chiedermi copia di qualche atto, posso assicurare che sono tutti a disposizione, così come ho già scritto già due giorni fa. Questo non è un atteggiamento di comodo o soltanto di oggi, ma è l’atteggiamento doveroso nei confronti del Parlamento e di chi lo rappresenta, verso cui bisogna avere – come io ho sempre avuto – il massimo rispetto. Se posso citare un fatto personale, nel mio ufficio si trova un quadro in cui i colleghi di Campobasso, in cui ho lavorato come procuratore, hanno espresso la stima per il senso delle istituzioni che mi caratterizzava, già a quell’epoca, nello svolgimento della mia funzione. Posso assicurare che il mio senso delle istituzioni è forte come ieri: non dico che sia più forte di ieri, ma certamente è forte come ieri. Ciò vale per me, così come per qualsiasi altra istituzione.

PRESIDENTE
Non so che dirle: la ringrazio a nome dei colleghi per la sua sensibilità istituzionale, ma prendiamo anche atto di questo gravissimo incidente.
È gravissimo perché, non a caso, dopo il quadro che ci ha offerto il sindaco di Arpino, il primo soggetto che abbiamo inserito nell’elenco degli audendi era proprio il rappresentante della procura della Repubblica di Cassino, perché nessuno meglio di lui avrebbe potuto offrirci uno scenario per comprendere che cosa stava facendo e quindi per darci dei segnali sulla vulnerabilità di alcune norme – che è effettivamente emersa – o di alcune procedure. Quindi, davvero non so cosa dirle.

MERCONE
Le posso assicurare che il collega Cerullo, appena accaduto l’incidente – io venivo da Frosinone ed ero diretto a Cassino – mi ha informato dello scoppio e mi ha detto che era già sul posto. Ovviamente vi si è recato dopo l’incidente e non prima, visto che non ha doti di preveggenza. Dunque si è recato immediatamente sul posto, procedendo immediatamente a tutti gli adempimenti procedurali.

PRESIDENTE
Questo non c’entra nulla. Il fatto è che non siamo riusciti a parlare e ad avere gli elementi che il dottor Cerullo avrebbe dovuto darci. Ciò è sorprendente, perché nel sopralluogo di questa mattina egli ci aveva iniziato a fornire degli elementi e noi abbiamo pensato che durante l’audizione, con calma, avremmo potuto svolgere una riflessione più ampia. Di punto in bianco, però , quando speravamo di iniziare l’audizione, egli ci ha detto: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Tra l’altro ho detto al dottor Cerullo che non mi sembra questo il linguaggio adatto nel confronto tra istituzioni, ma egli ha ripetuto la sua intenzione di avvalersi della facoltà di non rispondere. Alla fine ci ha chiesto di fargli avere i resoconti dell’audizione, io gli ho detto che avrei parlato con il procuratore capo e ci siamo salutati.
Non capisco di che cosa stiamo parlando: per noi questo è un problema serissimo. Io mi trovo nella mia Provincia d’origine, ma i colleghi sono giunti qui da altre parti d’Italia e inoltre è stata necessaria una delega del Presidente del Senato, che deve essere informato delle nostre missioni. Se non c’è stata contezza di questo – del resto, tutto può accadere – bisogna però considerare che è da qualche giorno che si è a conoscenza della nostra missione. Lei, gentilmente, ci ha offerto la sua disponibilità.

MERCONE
«Doverosamente», signor Presidente.

PRESIDENTE
Mi fa piacere che lo dica. Considerato che lei ci ha offerto la sua disponibilità a incontrarci, allora deve sapere chi siamo, che cosa veniamo a fare e quali sono le nostre competenze. Vorrei sapere dunque come funziona questo meccanismo, perché sono veramente sbalordito.

NEROZZI
Sia io che il senatore Gramazio abbiamo proposto al dottor Cerullo degli esempi per chiarire il ruolo della Commissione parlamentare d’inchiesta. È stato detto che prima viene l’indagine e che noi veniamo dopo, ma bisogna considerare che anche noi abbiamo dei compiti. Tra l’altro, dalle altre audizioni di oggi sono giunti dei suggerimenti, che possiamo mettere in pratica prima che finiscano le indagini, perché riguardano temi generali.
Nel settore pirotecnico ci sono stati 40 morti in pochi anni, su un numero di addetti pari a circa 1.700 o 1800, quindi c’è stata una percentuale di decessi altissima. Può emergere che sono stati usati dei materiali sbagliati: è emerso ad esempio l’utilizzo dell’eternit per le coperture delle casematte. I materiali possono essere considerati sbagliati anche se non sono fuori legge, quindi dal punto di vista della magistratura non c’è problema, ma il legislatore può intervenire per approvare una legge che stabilisca ad esempio che, per questo tipo di lavorazioni, l’eternit non possa essere usato, perché se ci sono esplosioni può causare dei danni. Se emerge ad esempio che i «casotti» erano costruiti nel rispetto della normativa – pare infatti che tutto fosse all’interno delle regole – potrebbe essere necessario migliorare le regole. Facciamo anche l’esempio delle varie lavorazioni necessarie per realizzare i prodotti pirotecnici: potremmo verificare che un certo tipo di prodotto deve essere vietato, ma questo aspetto non c’entra nulla con l’indagine. Invece il procuratore potrebbe scoprire, attraverso le sue indagini, che le ispezioni sono state sbagliate o che non sono state fatte o che sono stati commessi dei reati. Dunque ci sono fatti che vengono prima e altri che vengono dopo: anche a noi interessa che i controlli vengano eseguiti, ma noi interveniamo dopo che la magistratura ci ha detto se sono stati fatti o meno e dunque tale accertamento è precedente.
La cosa è grave, perché ci deve essere rispetto tra le istituzioni. Lei ha un obbligo verso la giustizia, ma io ho un obbligo verso i cittadini, che pagano – e anche tanto – affinché nei cinque anni della legislatura si approvino le leggi necessarie per migliorare queste situazioni. Ognuno ha i suoi obblighi e ognuno deve rendere conto a varie persone. Non è possibile che la giustizia si ponga al di sopra di tutti gli altri, che devono aspettare la fine del suo operato, anche perché i tempi della magistratura non sempre corrispondono a quanto è necessario. Se in questo caso riusciamo ad approvare una legge semplice, bipartisan e tranquilla – non credo infatti che ci sia qualcuno che intenda opporsi – facciamo del bene e magari scongiuriamo altre morti. In precedenza abbiamo detto questo e abbiamo anche fatto degli esempi: per questo motivo consideriamo quanto accaduto un po’ inquietante.

GRAMAZIO
Faccio parte della Commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale da tre legislature, prima come membro della Camera dei deputati e poi del Senato. È la prima volta che mi trovo davanti al rifiuto di un magistrato, sebbene in tale Commissione d’inchiesta si parlasse delle vittime del sistema sanitario e di gravissimi incidenti perpetrati ai danni del sistema sanitario e dei cittadini. La Commissione d’inchiesta sul sistema sanitario lavora continuamente con la procura generale della Repubblica e abbiamo sempre trovato tutte le porte aperte, compresa quella del procuratore generale di Roma: è dunque la prima volta che riscontro un atteggiamento del genere. Oggi abbiamo incontrato tutte le autorità e i rappresentanti di tutti gli uffici che si sono mossi in occasione dell’incidente e avevamo posto come secondo punto all’ordine del giorno l’audizione del rappresentante della procura della Repubblica di Cassino.
Ringraziamo dunque il procuratore per la sua attenzione e per essere immediatamente intervenuto e ci auguriamo che, su richiesta ufficiale della Commissione, ci voglia inviare i documenti che descrivono la situazione dell’indagine. Anche noi siamo legati al segreto e al rispetto delle nostre competenze: lei conosce benissimo le leggi e sa bene che sono specifiche e che ci attribuiscono parte dei poteri della magistratura, tranne ovviamente quello di effettuare arresti. Dunque possiamo chiedere di audire chi è proposto alle indagini. La ringraziamo dunque per la sua attenzione.

MERCONE
Non avendo assistito all’episodio odierno posso soltanto pensare che il collega, dicendo di avvalersi della facoltà di non rendere dichiarazioni, volesse far valere un segreto investigativo. Suppongo che questo sia stato il motivo, altrimenti non riuscirei a capire.
Le posso assicurare che, se ci sarà una richiesta da parte della Commissione di avere copia degli atti, cinque minuti dopo questa richiesta io autorizzerò doverosamente la consegna di copia degli atti, di qualsiasi atto.

PRESIDENTE
A conclusione di questa non bella ed edificante situazione, ammesso e non concesso che avesse immaginato il magistrato che oggi è venuto a rappresentare la procura della Repubblica di Cassino (egli infatti rappresentava la procura della Repubblica di Cassino)...

MERCONE
Era l’unico che conosceva gli atti, altrimenti sarei venuto io.

PRESIDENTE
Sì, questo è chiaro. Dicevo che, anche se avesse valutato la riserva, espressa con quel linguaggio (che è un’altra cosa, e voi lo sapete meglio di me), in virtù di problematiche di segreto investigativo, egli non può pensare che il segreto investigativo sia un elemento che non gli permette di parlare con questa Commissione. Non esiste. Non c’è nessun argomento. Tant’è vero che in queste circostanze, quando c’è il rischio che possa sfuggire qualcosa e si è nel segreto investigativo, la seduta viene segretata. Allora, vediamo il fatto per quello che è: non esistono altre ipotesi, se non quella di essersi rifiutato di collaborare con una istituzione del Parlamento italiano.

MERCONE
Io sono convinto della assoluta buona fede del collega e su questo metterei la mano sul fuoco.

PRESIDENTE
Senta, io non sto facendo processi a nessuno, perché non sono un magistrato; non ne ho le capacità e non ne ho la cultura. Però mi sembra che non sempre ci sia questa bonomia nei confronti degli altri, quando poi si procede nell’esercizio delle funzioni. Noi ci siamo trovati di fronte ad un fatto gravissimo; domani dovremmo convocare formalmente questo magistrato a Roma, presso la sede della Commissione, e sentirlo, perché di questo si tratta.

MERCONE
Questi sono poteri della Commissione, rispetto ai quali non spetta a me esprimere né valutazioni, né giudizi.

PRESIDENTE
Glielo sto dicendo. Allora, credo che... ma lasciamo perdere che è peggio.
È una vergogna. Io mi sto vergognando di questa cosa; mi sto vergognando che poteri della Repubblica non collaborino. Io non so che provare, se non senso di vergogna e di stupore, oltre che di dolore, perché non c’è altro.

MERCONE
Suppongo che ci sia stato un qualcosa di poco chiaro da parte del collega, perché...

PRESIDENTE
Signor procuratore, non continui. Non c’è nulla. O c’è ignoranza...

MERCONE
Ignoranza non c’è perché il collega è preparato.

PRESIDENTE
Intendevo dire ignoranza delle nostre funzioni. Non mi anticipi; quella bonomia che lei cerca, la adoperi anche con il mio dialogo! Ignoranza non della persona, non mi permetterei mai, ma ignoranza delle competenze di questa Commissione. Altrimenti non capisco cosa è successo. Lei neanche lo capisce, perché dice esattamente l’opposto di quello che ha detto quella persona che lei ha delegato a rappresentarla come procura della Repubblica di Cassino.

MERCONE
Le posso chiarire questo: si era posto il problema se dovesse venire il collega Cerullo o io. Per il rispetto dovuto alla Commissione, ho pensato che fosse meglio che venisse un magistrato che conosceva i fatti, anziché uno che non sapeva nulla.

PRESIDENTE
Non facciamo finta di non capirci; io la rispetto troppo. Il responsabile di una procura per me è una persona importantissima.

MERCONE
La ringrazio.

PRESIDENTE
Però, mi consenta, rispetti la mia intelligenza, rispetti la nostra intelligenza. Qui ci troviamo di fronte ad un vulnus che è stato creato da un sostituto procuratore della Repubblica di Cassino nei confronti dell’istituzione Parlamento, nella fattispecie del Senato. Questo è successo questa mattina, nonostante le accorate spiegazioni che i colleghi hanno dato a questo sostituto procuratore. Gli è stato detto che noi non siamo qui per arginare, bloccare o controllare qualcuno; non siamo ispettori del Ministero della giustizia.

MERCONE
Anche gli ispettori fanno il loro dovere.

PRESIDENTE
Cosa deve fare? Io mi auguro che lei proceda, perché il fatto che è successo questa mattina non rimanga dentro questa stanza, dentro questa chiesa sconsacrata. Qualcosa è successo.

MERCONE
Cose alle quali io non ero presente e che ignoro.

PRESIDENTE
Le invieremo la registrazione.

MERCONE
Questo è il punto.

PRESIDENTE
Le invieremo la registrazione, perché, se lei non crede alle cose che sono successe...

MERCONE
Ho detto che le ignoro. Quando parlo, io cerco di essere preciso; non sempre ci riesco, per la verità...

PRESIDENTE
Adesso non le ignora più.

MERCONE
Non ero presente.

PRESIDENTE
Glielo abbiamo detto.

MERCONE
Ho sentito quello che lei ha detto. Però , cosa pensasse il collega e come e perché si sia verificato questo mi riesce difficile capirlo, non perché dubiti della sua parola, ma perché non posso dubitare che un magistrato di carriera e del valore del collega Cerullo possa cadere – per così dire – in errori così lapalissiani. Questo è il punto.

PRESIDENTE
Qual è la sua spiegazione?

MERCONE
Non ho assistito ai fatti. Ciò che posso desumere da un quadro generale di valutazione, non dell’attività della Commissione, che non compete a me...

PRESIDENTE
Guardi, io sono convinto che il dottor Cerullo è un bravissimo magistrato.

MERCONE
Lo è, glielo posso assicurare.

PRESIDENTE
Ne sono convinto, senza che me lo assicuri lei, perché io do sempre la prova al contrario, qualora dovesse esistere. Se uno è nelle sue funzioni, è una persona capace e brava, a meno che non vi sia la prova del contrario. Dato che io non ho la prova del contrario, per me è una persona brava. Ma questo non c’entra nulla. Noi abbiamo avuto un vulnus questa mattina: un pezzo dello Stato si è rifiutato di collaborare con un altro pezzo dello Stato. Questo abbiamo avuto noi stamane: un fatto gravissimo.

MERCONE
Signor Presidente, non so cosa dirle, perché la realtà lei la conosce, non io.

PRESIDENTE
L’importante è che ci siamo chiariti.

MERCONE
Questo è doveroso; io ci tenevo innanzitutto a chiarire.

PRESIDENTE
No. Ci siamo chiariti sul fatto che un pezzo dello Stato si è messo in contrasto con un altro pezzo dello Stato. E quel pezzo dello Stato che si è messo in contrasto non è quello che noi rappresentiamo. Noi stiamo qua e non dobbiamo dimostrare nulla. La nostra presenza conferma che noi stiamo qua e non siamo andati via. C’è un dato certo però: il dottor Cerullo è andato via. Anche questo è un dato certo. Lo ha trovato qui lei? Lo ha incontrato?

MERCONE
Io sono venuto qui da Cassino; credo che il collega da qui sia tornato a Cassino. Io non l’ho visto, non ci ho parlato e non l’ho incontrato, perché, non appena ho saputo dell’episodio, ho sentito essere mio dovere presentarmi personalmente alla Commissione e dire quello che non so, perché io dei fatti ignoro tutto.

PRESIDENTE
Va bene; noi di questo la ringraziamo e gliene abbiamo dato atto. Stavamo solamente evidenziando che, ciononostante, si è creato un vulnus questa mattina.

MERCONE
Se lo dice lei ci credo, ci mancherebbe altro. La sua parola per me è sacra, se posso usare questa terminologia in questo ambiente.

PRESIDENTE
È quasi benedettino o certosino ormai il dialogo tra di noi, perché ci stiamo dicendo delle cose volendo alla fine non ammettere quello che è successo. Oggi è successo un fatto grave. La portata poi, se le va, la vedrà lei, per le sue competenze e per le sue spettanze. Per noi è successo un fatto grave, perché un magistrato si è rifiutato di collaborare con noi questa mattina, pur essendo delegato da un’altra struttura (la procura della Repubblica di Cassino) a venire a collaborare con questa realtà, che rappresenta un altro pezzo dello Stato. Questo è successo ed è successo sicuramente; questo è il problema. Poi, per il resto, ognuno avrà le sue buone ragioni. Probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma chi le mette in dubbio? Io non metto in dubbio mai le ragioni degli altri. Ciononostante, questo è successo.

MERCONE
Non so cosa dire, perché dovrei dire delle cose inesatte.

PRESIDENTE
È mezz’ora che stiamo parlando del nulla.
Dichiaro concluse le audizioni odierne.