Ministero della Giustizia
DIPARTIMENTO AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
IL CAPO DEL DIPARTIMENTO
 

Alle OO.SS. Nazionali
del Corpo di Polizia penitenziaria
e del Comparto Funzioni Centrali


§1. Con nota dello scorso 6 luglio, indirizzata alle Organizzazioni sindacali del Corpo di Polizia penitenziaria e del Comparto Funzioni Centrali, ho anticipato ima serie di iniziative dipartimentali volte a dare una risposta alla domanda del nostro Personale di condizioni di sicurezza nello svolgimento dell'attività lavorativa rispetto al grave fenomeno delle aggressioni. In quel frangente, ho evidenziato, tra l'altro, la necessità di: a) acquisire una conoscenza aggiornata delle caratteristiche del fenomeno degli eventi critici, diretta ad analizzarne le cause e le possibili soluzioni; b) varare un programma di addestramento del Personale al fine di contenere i rischi di aggressione in occasione dei contatti con la popolazione detenuta; c) dotare il Personale delle attrezzature fondamentali per operare in sicurezza quando si devono fronteggiare azioni violente e garantire un addestramento all'uso delle dotazioni; d) prevedere protocolli operativi nella gestione degli eventi critici; e) monitorare l'applicazione della circolare sulla c.d. media sicurezza, con particolare riguardo al fenomeno in esame.
 

§2. In questa prospettiva, comunico che, all'esito di una proficua interlocuzione con il Vicecapo del Dipartimento e con i Direttori delle Direzioni generali del Personale, dei Detenuti e Trattamento e della Formazione, sono state previste una serie di misure che vanno nella direzione annunciata e segnatamente: a) la istituzione di una unità di analisi degli eventi critici all'interno della Sala situazioni presente presso l'Ufficio III° per l'Attività ispettiva e del controllo; b) l'individuazione, all'interno della stessa Sala situazioni, di un referente in grado di fornire una rilevazione in tempo reale degli episodi più significativi di 1 aggressione al Personale, al fine di procedere alle azioni di cui al punto successivo; c) la implementazione del servizio di sostegno psicologico al Personale penitenziario, con la previsione presso ciascun Provveditorato, accanto i progetti elaborati a partire dal "piano di gestione 2" previsto nell'ambito del capitolo di bilancio 1675, di una check-list di esperti psicologi, da attivare a partire dalla segnalazione dei più significativi eventi critici, secondo quanto specificato al punto b); d) la distribuzione, nei prossimi 120 giorni, all'esito dell'avvenuta conclusione delle gare, delle forniture di materiale destinato all'equipaggiamento del Personale di Polizia, tra cui 20.000 guanti antitaglio, 8.500 caschi e scudi antisommossa, 2.000 sfollagente e 2.000 kit antisommossa; e) l'organizzazione di una serie di iniziative di formazione dirette a definire modelli operativi condivisi sia nella ordinaria attività della Polizia penitenziaria, sia nelle situazioni di criticità nella gestione della popolazione detenuta, ispirati alla logica della prevenzione come migliore strategia per evitare le emergenze, contemperando la componente relazionale e quella tecnico-operativa.
 

§3. Con specifico riferimento alle iniziative di formazione cui alla lett. e), ci si propone di: 1) dare omogeneità agli interventi della Polizia penitenziaria attraverso modelli operativi definiti e condivisi; 2) individuare pratiche professionali che, alla luce dell'esperienza, siano efficaci, replicabili e trasferibili; 3) validare, dal punto di vista normativo e tecnico-operativo, tali modelli e pratiche; 4) individuare metodi e strumenti per la formazione e l'addestramento. E ciò con riferimento: a) alle procedure da eseguire in sicurezza nelle ordinarie operazioni di polizia (perquisizioni, controlli, comunicazioni, spostamenti e trasferimenti ecc.); b) alle strategie di prevenzione e alle modalità di intervento negli eventi critici; c) alle tecniche per gestire situazioni derivanti da disturbo o disagio comportamentale delle persone detenute e per prevenire/contenere comportamenti violenti e aggressivi; d) ai modelli di intervento e alle procedure di sicurezza per l'uso legittimo della forza; e) alle strategie per evitare forme di emulazione di atti violenti o aggressivi e per la gestione della risonanza degli eventi critici nella popolazione detenuta e nel Personale.

§3.1. Nel dettaglio, secondo una progettualità del tutto innovativa elaborata dalla Direzione generale della Formazione, si è deciso di costruire un percorso a tappe.
A) La prima prevede la costituzione di 4 gruppi di lavoro, costituti da Operatori di tutte le qualifiche, autorevoli per esperienza e deontologia, che compiranno una ricognizione/ricostruzione delle più efficaci metodologie per gestire le situazioni critiche, delle tecnologie e delle tecniche relazionali utilizzabili.
B) La seconda tappa consta della individuazione di una metodologia per l'elaborazione delle conoscenze e l'individuazione di strumenti per la loro trasferibilità al Personale con l'ausilio di esperti di formazione e di comunicazione ecc.
C) La terza tappa riguarda la realizzazione degli strumenti e dei sussidi, in particolare di un "manuale" anche in forma multimediale.
D) La quarta tappa è finalizzata alla trasmissione delle conoscenze, attraverso la formazione dei formatori anche con l'ausilio di esperti esterni (ad esempio, della Scuola dell'Arma dei Carabinieri per la negoziazione o di esperti di tecniche di de-escalation o di mediazione dei conflitti) e la individuazione di tecniche di diffusione e radicamento (quali, ad esempio, il peer education o il peer tutoring ovvero mentori e supervisori).
E) La quinta tappa riguarda l'addestramento del Personale nei casi di uso della forza e nelle situazioni più estreme di proteste collettive, rivolte, barricamenti ecc., raccordando l'esperienza dei Gruppi di intervento istituti nei Provveditorati e confrontando i modelli operativi, al fine di addivenire alla definizione di protocolli omogenei che, in una cornice di piena legalità, pongano in sicurezza anche l'operatore, anche alla luce del lavoro degli istruttori di difesa personale del Corpo che utilizzano una disciplina (Metodo Globale di autodifesa) particolarmente adeguato al contesto.
F) La sesta tappa è finalizzata a fare acquisire al Personale che ha responsabilità gestionale e/o di coordinamento, capacita di de-briefing e di ascolto e supporto nei confronti del Personale che subisce aggressioni o è stato vittima di violenza in qualunque forma.
 

§3.2. L'attività formativa descritta dovrà riguardare sia la formazione iniziale per l'immissione nei ruoli del Corpo e per l'avanzamento; sia l'aggiornamento professionale per il Personale in servizio presso le Sezioni detentive degli Istituti penitenziari, da realizzare nelle sedi decentrate per permettere ima diffusione capillare secondo modalità omogenee, con la previsione di moduli specifici presso la Scuola Superiore di esecuzione penale rivolti a Dirigenti e Funzionari del Corpo e/o a ruoli di coordinamento.
 

§4. Le iniziative in cantiere si aggiungono alle misure previste dalla circolare sulla cd. media sicurezza recentemente varata e si collocano nella prospettiva, già annunciata, di una risposta complessiva, sistemica e articolata, che tenda al miglioramento della qualità della vita in carcere e a garantire dignitose condizioni di lavoro.
 

Il Capo del Dipartimento
Carlo Renoldi