PROTOCOLLO D'INTESA PER LA PROMOZIONE DELLA SICUREZZA E DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO



Il giorno 11/12/2014, presso la Direzione ASUR Area Vasta 5 - via degli Iris - Ascoli Piceno, si sono incontrati:
Il Direttore dell’Area Vasta 5, Dr. Massimo Del Moro,
il Dr. Vincenzo Calvaresi, in qualità di Direttore del Dipartimento di Prevenzione e Direttore f.f. SPSAL della suddetta Area Vasta;

E

le Segreterie Provinciali di CGIL, CISL UIL di Ascoli Piceno

PER

definire un nuovo Protocollo d'intesa per la promozione della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro del territorio, indicando nuove strategie compatibili con le attuali risorse umane del Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’Area Vasta 5. Scopo del rinnovato protocollo è valorizzare sia i risultati ottenuti con l'attività di vigilanza svolta in questo ultimo ventennio, sia i contenuti del precedente "Protocollo d'intesa tra le ASL 11-12-13 e le OO.SS. confederali CGIL, CISL, UIL della Provincia di Ascoli Piceno per un miglior sistema di Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro”, del 6 Giugno 2001.
L'obiettivo comune è contribuire alla crescita della cultura della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro nell’ambito del territorio di competenza.

PREMESSA
I grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni connessi alla crisi economica globale che continuano a far sentire i loro effetti negativi sulle collettività e, in particolare, sul mercato del lavoro e sulla struttura economico-produttiva delle imprese, impongono un impegno assolutamente prioritario per il rispetto delle regole che governano la tutela della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro.
Spesso la sicurezza nei luoghi di lavoro è vista come un “costo” aggiuntivo per le Aziende e ciò, in questa fase storica, può determinare un pericolosa flessione degli investimenti nel settore a danno di tutti gli operatori, dei lavoratori e in particolare dei giovani.
D’altro canto occorre considerare che la realtà produttiva della nostra Provincia è caratterizzata dalla presenza di P.M.I. e da nuove forme di flessibilità organizzativa e di mercato del lavoro.
Per tali motivi risulta essere sicuramente più difficile l’attuazione degli interventi di prevenzione a causa della pressante crescente richiesta di sempre più alta specializzazione di tutti gli operatori del settore e dello SPSAL in particolare.
Tra l’altro le nuove esigenze di prevenzione e tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro determinate, a livello generale dall’introduzione di nuove leggi di non facile applicazione (vedi il D.Lgs. 81/08 e s.m.i., integrato anche dai vari Accordi Stato-Regioni sulla formazione e sulle attrezzature di lavoro le quali, per essere utilizzate in sicurezza, necessitano di formazione specifica e specializzata, e i Piani Regionali di Prevenzione) e a livello locale dal dato preoccupante d’infortuni sul lavoro e malattie professionali, impongono interventi e forti impegni da parte di tutti i soggetti istituzionalmente interessati.
Giova ricordare che tra i compiti istituzionali del Servizio PSAL si annoverano anche funzioni di pianificazione, programmazione, valutazione, controllo e coordinamento delle attività svolte cosi come indicato dalle linee guida dei dipartimenti di prevenzione (DGR 1287 del 16-09-2013) e dal P.S.R. 2012¬2014, assicurando la necessaria uniformità degli interventi e delle procedure su tutto il territorio di competenza.
Su tali aspetti, la sempre crescente e necessaria qualificazione/specializzazione degli interventi richiede l’attuazione di un modello organizzativo ad hoc, con l’assegnazione di opportune risorse umane e strumentali, l’utilizzazione ottimale del personale sul territorio, secondo quando previsto dalle linee guida dipartimentali.
Vale qui assolutamente la pena di menzionare quanto sancito dal Piano Socio Sanitario Regionale Marche 2012-2014i, secondo cui il tessuto produttivo è verosimile concausa di indici infortunistici superiori alle medie nazionali, seppur in miglioramento costante nel tempo, e di malattie professionali e/o lavoro-correlate, la cui incidenza è in aumento.
Infatti, a livello locale, gli indicatori di danno alla salute permangono preoccupanti, specialmente per quanto concerne questa ultime: dall’esame dei dati disponibili con i Flussi informativi INAIL-Regioni è possibile estrapolare il quadro di sintesi compendiato nella tabella (in notaii).
Le nuove esigenze di prevenzione e tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, determinate dal D.Lgs. 81/08 e s.m.i., integrato anche dai vari Accordi Stato-Regioni sulla formazione e sulle attrezzature di lavoro, necessitano infatti di una formazione specifica e specializzata sia per i lavoratori, sia per gli operatori dello SPSAL (ved. rif. notaiii).
La sfida del Servizio PSAL è quella di essere capace di:
• cogliere gli elementi di cambiamento e dotarsi di strumenti per analizzare i contesti territoriali, nella loro peculiarità e dinamicità, programmando di conseguenza risposte adeguate al territorio in cui operano;
• responsabilizzare e coinvolgere il lavoratore per favorire scelte e stili di vita salutari;
produrre un’evoluzione dei servizi di prevenzione, che passino dall’autoreferenzialità e dalla perpetuazione di prassi consolidate, alla trasparenza delle scelte che determinano la programmazione della attività, con un approccio integrato, che ottimizzi le risorse disponibili e aumenti l’efficacia delle azioni di tutela di tutta la popolazione lavorativa del territorio facendo crescere figure e professionalità utili allo scopo.
Dal 6 Giugno 2001, data nella quale è stato sottoscritto il primo Protocollo d’intesa tra le ex-ASL 11-12-13 e le OO.SS. confederali CGIL, CISL, UIL della provincia di Ascoli Piceno “per un miglior sistema di Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro” molte situazioni sono cambiate e, di seguito, se ne citano alcune.
Sono stati attivati, ai sensi degli artt. 5 e 7 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i., i cosiddetti Comitati Regionali di Coordinamento (Uffici Operativi) e gli Organismi Provinciali iv (ex art 2 co. 3 DPCM 21-12-2007) la cui attività può essere attualmente considerata a regime. Tali Comitati si occupano principalmente di attuare, attraverso i rispettivi Organismi Provinciali, i programmi derivanti dal Piano Nazionale di Prevenzione e le politiche attive sulla vigilanza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Inoltre, lo SPSAL AV5 coordina anche, un “tavolo tecnico di concertazione” (in cui sono attualmente presenti Confartigianato Imprese di Ascoli e Fermo, CGIL, CISL e UIL, INAIL di Ascoli Piceno e Direzione Territoriale del Lavoro di Ascoli Piceno) al fine di predisporre la redazione di “buona prassi inerente le tecniche di valutazione dell’efficacia della formazione sulle attrezzature da lavoro”, per implementare e potenziare sul territorio un’idonea ed efficace formazione sulle attrezzature di lavoro, fonte spesso di infortuni causati anche da carenze formative e da addestramento specifico non rigorosamente garantito. 
In tal senso, lo SPSAL AV5 si prefigge il compito di stilare una procedura condivisa, sulla base dell’Accordo Stato-Regioni sulle “attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione degli operatori” del 22 febbraio 2012 (entrato in vigore il 12 marzo 2013), che preveda per ogni attrezzatura una valutazione dell’efficacia formativa corretta, idonea e condivisa su tutto il territorio di competenza.
Ciò premesso,
• Visto il Protocollo Programmatico, sottoscritto ad Ancona il 17/02/2014, relativo al processo di riorganizzazione in campo sanitario tra la Giunta Regionale, l’ASUR, le Confederazioni sindacali CGIL-CISL-UILv;
• Visto il Protocollo d’Intesa, sancito presso la Prefettura di Ascoli Piceno in data 25-06-2013, che istituisce un Osservatorio sulla “Sicurezza nei Luoghi di Lavoro ” (Enti sottoscrittori: vedasi nota vi) e stipulato al fine di rafforzare il rispetto della normativa in materia di tutela della sicurezza sul lavoro e di individuare ed attuare condotte e criteri utili a combattere il lavoro nero e/o irregolare;
• Visto il CO.CO.PRO. (Comitato Consultivo Provinciale, rif. legge n. 1712 del ’62) istituito presso l’INAIL;
• Visti i notevoli risultati ottenuti e la qualità raggiunta dallo Sportello Informativo integratovii dello SPSAL AV5, finalizzato a facilitare l'accesso del cittadino ai servizi offerti, ad informazioni accurate sugli obblighi normativi, valorizzando le attività di prevenzione, informazione e assistenza e non solo quelle di vigilanza e controllo.
• Considerato inoltre che la realizzazione del suddetto Sportello informativo è prevista tra le attività prioritarie dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro delle Aziende Sanitarie, ora Aree Vaste dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale;

SI CONVIENE QUANTO SEGUE:

1. sviluppare il coordinamento tra Enti deputati al controllo rafforzando il ruolo dell’Organismo Provinciale, anche con la partecipazione delle OO.SS. a scopo propositivo/consultivo;
2. prevedere almeno un incontro nel primo semestre di ogni anno per presentare ed analizzare le attività dello SPSAL, fatte e da effettuarsi in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro;
3. istituzionalizzare lo Sportello Informativo integrato in AV5 per un periodo triennale, a partire dalla data di sottoscrizione di presente protocollo d’intesa, con un canale di accesso privilegiato a favore degli Organismi bilaterali e degli RLS/RLSTviii;
4. realizzare una Banca Dati degli RLS del territorio dell’Area Vasta 5, aggiornandola con i nominativi acquisiti nel corso di qualunque tipo di accesso nelle aziende e verificando la possibilità di implementarla coinvolgendo l’INAIL;
5. prevedere incontro/i nel primo semestre di ogni anno con gli RLS (Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza) ed in particolare gli RLST (RLS Territoriali) per un confronto su temi di particolare interesse (anche in situazioni di brain-storming con il tutor aggio di un operatore SPSAL AV5 o altra modalità, sempre sotto la supervisione dello SPSAL AV5) ed un’analisi congiunta sulle azioni esercitate e quelle da attuare nelle PMI e micro imprese nelle quali l’RLST esercita la propria funzioneix;
6. portare a regime il Tavolo sulle “buone prassi”x;
7. realizzare periodicamente seminari e convegni sui principali settori a maggior rischio, allo scopo di implementare la “cultura della prevenzione”, nonché per promuovere azioni di verifica della formazione a categorie di lavoratori “sensibili”;
8. uniformare le procedure presso il Servizio PSAL in AV5;
9. sensibilizzare le aziende sulla responsabilità amministrativa delle stesse ex D.Lgs. 231/2001 e sull’opportunità di adottare Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro (SGSL) segnalando loro la possibilità di ottenere sgravi sui premi INAIL;
10. verificare il sistema degli appalti sicuri nei cantieri edili e portuali e la problematica della proliferazione dei lavoratori autonomi che si associano allo scopo di eludere la normativa di settorexi;
11. verificare con particolare cura il settore agricolo, fonte spesso di infortuni gravi e mortali, in accordo con quanto previsto dal Piano Regionale Agricoltura e Selvicoltura 2014, controllando il parco macchine ed attrezzature in uso in maniera tale da incrementare il numero di sopralluoghi previsti per l’Area Vasta 5xii;
12. verificare, previa una definizione delle priorità di intervento, i settori Scuola, Sanità, Pubblica Amministrazione, Terziario/Commercio e Cooperative di produzione e servizi;
13. omogeneizzare l’attuazione dei progetti collegati con la prevenzione e l’emersione delle malattie professionali, in particolare i tumori, dando seguito alle azioni previste nella D.G.R. 883/2013. In questo senso saranno opportune;
14. attuare la Campagna europea per la prevenzione dello stress lavoro-correlato e delle malattie psicosociali soprattutto attraverso le azioni di informazione, vigilanza e supporto sanitario come previsto dalle indicazioni regionali;
15. attuare il Piano prevenzione malattie muscolo scheletriche (MMS) di riflesso a tempistiche e modalità operative dettate dalle sedi regionali, con la formalizzazione degli ambulatori di medicina del lavoro;
16. garantire una formazione continua e di qualità al personale SPSAL, anche per migliorare la gestione delle inchieste infortuni;
17. implementare le verifiche sulle attività di In-formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti in materia di sicurezza sul lavoro, in particolare per i lavoratori stranieri e verificare eventuali sinergie con l’INAIL su iniziative comuni e relativi finanziamenti.

Infine,
Preso atto
• dei contenuti del “Patto per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, definito dalla Conferenza Stato Regioni del 27/06/2007, i cui aspetti sono pienamente condivisi e per i quali i firmatari del presente Protocollo da tempo si sono impegnati alla loro completa realizzazione per quanto di loro competenza;
• degli obiettivi del nuovo Piano Sanitario della Regione Marche per gli anni 2012/2014;
• ritenuto che l’obiettivo comune è quello di far diminuire il numero degli infortuni e delle malattie professionali, di incrementare la qualità del lavoro nonché quello di ridurre le differenze di salute e sicurezza presenti tra piccole e medie imprese;

LE PARTI SI IMPEGNANO

Alla realizzazione di quanto sopra istituendo un tavolo di confronto annuale allo scopo di verificare lo stato di attuazione del presente Protocollo.
Consci che tale Protocollo d’Intesa, di validità triennale, sia un passo fondamentale nella direzione del rafforzamento su tutto il territorio di competenza di quei principi basilari a fondamento del Dipartimento di Prevenzione in AV5 favorendo lo sviluppo della cultura della prevenzione, si sottoscrive il presente atto.

___________________
i Deliberazione n. 38, estratta del processo verbale della seduta dell’Assemblea Legislativa regionale del 16 dicembre 2011, n. 63.
ii Il tasso grezzo (*) degli infortuni definiti positivamente dall’INAIL è passato da 40.5 nella provincia di Ascoli Piceno (rispettivamente 37.3 e 44.0 per le ex ZZTT 12 e 13, 38.1 per le Marche) nel triennio 2002-2004 a 24.9 (rispettivamente 22.4 e 27.4 per le ex ZZTT 12 e 13, 24.1 per le Marche) nel triennio 2010-2012;
(*) - il tasso grezzo(*) degli infortuni definiti positivamente: misura la probabilità di subire un infortunio (non in itinere e se non si è apprendisti e altre categorie)). Corrisponde alla formula: N. eventi definiti positivamente/n. addetti nell’anno solare*1000 e consente confronti storici all’interno del medesimo territorio, tra territori.
Il numero degli infortuni mortali occorsi nella provincia di Ascoli Piceno che l’INAIL ha definito positivamente (esclusi quelli in itinere) è passato da 6 nel 2005 (rispettivamente 2 e 4 per le ex ZZTT 12 e 13, 42 per le Marche), a 2 nel 2012 (1 in ogni ex Zona Territoriale 12 e 13, per le Marche 13);
il numero di malattie professionali denunciate e triplicato, passando da 193 nella provincia di Ascoli Piceno nel 1994 (rispettivamente 41 nella ex ZT12 e 153 nella ex ZT13) a 778 nel 2012 (+303%; rispettivamente 379 e 432 nelle ex ZZTT 12 e 13);
il numero di malattie professionali riconosciute dall’INAIL è incrementato da 78 (rispettivamente 18 e 60 nelle ex ZZTT 12 e 13) a 340 (+335.9%; rispettivamente 173 e 167 nelle ex ZZTT 12 e 13), quindi il dato è più che triplicato.
I dati in tabella rappresentano una premessa oggettiva da cui partire per poter assumere un impegno maggiore e orientato in maniera più puntuale da parte di tutti i soggetti istituzionalmente interessati e, nello stesso tempo, un input per un cambiamento delle strategie dello SPSAL AV5, a partire dall’adeguamento degli organici e dall’accrescimento delle competenze tecniche del personale.
iii Il Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007, prorogato poi sino al 31.12.2009, aveva già promosso un grande salto di qualità nella gestione della prevenzione basata sulla conoscenza. Questo salto si è concretizzato, in particolare, con il trasferimento a livello gestionale di evidenze o di nuove conoscenze scientifiche piuttosto che con la formazione, con la definizione, diffusione e promozione dell’utilizzo delle informazioni anche ai fini della valutazione quantitativa dei risultati raggiunti nonché con la revisione della normativa e delle prassi, come nel caso della evidence-based-prevention.
L'esperienza del patto per la salute nei luoghi di lavoro (D.P.C.M. 21 dicembre 2007), che ha determinato la prima reale programmazione nazionale, concertata tra livelli istituzionali centrali e territoriali, ha di fatto guidato la stesura del D.Lgs. 81/2008.
Il Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012 (prorogato al 2013) per la prevenzione degli eventi infortunistici e patologie lavoro-correlate prevede il mantenimento dei trend di riduzione degli infortuni mortali e con esiti invalidanti, nell’ottica della riduzione del 15% nel triennio successivo, in linea con quanto previsto a livello europeo.
Strumento indispensabile è la messa a regime del sistema informativo derivante dal progetto nazionale INAIL/ISPESL/Regioni (NFI + Inf. Mortali + Malprof) e la collaborazione alla realizzazione del Sistema Informativo Nazionale Prevenzione (SINP). In questo ambito i competenti Servizi del Dipartimento di Prevenzione, in quanto Autorità competenti territoriali, svolgono un’azione di supporto fondamentale per le attività di indirizzo e coordinamento dell’Autorità competente centrale.
iv Gli Enti che partecipano al tavolo istituito presso l’Organismo Provinciale sono essenzialmente: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, INAIL, INPS, ASUR Marche, ARPAM, Corpo Nazionale VVFF.
v "Le parti considerano importante la collaborazione fra regione, parti sociali, organismi bilaterali, ed altri Enti preposti alla prevenzione ed alla sicurezza nei luoghi di lavoro, dando continuità alle attività in corso, valorizzando il ruolo dei Tavoli già costituiti ed operanti, rafforzando la rete fra i diversi soggetti, anche come obiettivo della riorganizzazione in atto. Per potenziare e qualificare l’attività dì prevenzione si ribadisce l’importanza dell’utilizzo delle risorse, aggiuntive, derivanti dalle sanzioni amministrative, da impiegare per le attività previste dalla vigente normativa nazionale e regionale." [art. 13 D.Lgs. 81/08 ed art. 42 L.R. 11/2001],
vi Provincia, Comune, Questura, CC, GdF, 235° RAV Piceno, Cap. Porto, CFS, Poi. Stradale, Comando VVFF, CCIAA, Casa Circ.le, Ag. Entrate di AP, DTL, Archivio di Stato, Motorizzazione, Consorzio Universitario Piceno, Associazione ASSIV, INPS, INAIL, ASUR AV5 Confapi, Confmdustria, Confcommercio, Confartigianato, Copagri, CNA, Ord. Ingegneri, Collegio Geometri, Ordine Architetti, Cassa Edile’ Ente Scuola Edile. CIA, Fed. Prov. Coltivatori Diretti. Confagricoltura, Legacoop, CGIL, CISL,UIL, UGL.
vii Lo Sportello Informativo Integrato è rivolto a Imprese, Datori di Lavoro, Organizzazioni professionali (Medici del Lavoro, Consulenti aziendali), Responsabili della sicurezza (RSPP, ASP, RLS), Consulenti; Lavoratori esposti a particolari rischi, Lavoratori appartenenti a categorie deboli (immigrati, precari, lavoratori autonomi ecc.). Interlocutori sociali istituzionali (Ass. imprenditoriali, Organizzazioni Sindacali, Organismi bilaterali), Committenti siano essi proprietari di immobili privati o per conto di aziende/enti che compiono lavori di realizzazione o ristrutturazione edilizia. Il suo fine principale consiste nel dare assistenza ai cittadini, alle imprese o liberi professionisti nel campo della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Vengono inoltre fornite informazioni relative alla corretta interpretazione della normativa e alla soluzione di casi e situazioni problematiche dell'utenza e, all'occorrenza, anche materiale informativo e formativo relativo ai Documenti di Valutazione dei Rischi specifici, rischi legati al corretto utilizzo delle macchine, schede di rischio, materiale didattico, ecc.
Fondamento strategico dello Sportello Informativo
Considerando che tra i compiti istituzionali del Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro, quale articolazione del Dipartimento di Prevenzione, rientra quello di adoperarsi per assicurare una applicazione corretta ed efficace della normativa in materia di prevenzione degli infortuni negli ambienti e nei luoghi di lavoro, si pone la necessità di ridefinire e precisare il mandato del Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro, mediante un superamento del mero ruolo di vigilanza e controllo verso un orientamento al presidio ed alla promozione di ulteriori attività di informazione e di assistenza nei confronti dei soggetti esercenti attività produttive. L’opportunità di potenziare dette ulteriori attività, specificamente indicate dal citato D.Lgs. n. 81/2008, scaturisce dalla necessità di sostenere in modo adeguato ed efficace tutti i diversi soggetti impegnati nel campo della prevenzione, aziendali e non (in particolare i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza - RLS, nei confronti dei quali il supporto riveste carattere di priorità).
Tra le attività di supporto vanno peraltro naturalmente inserite quelle attività di educazione alla prevenzione ed alla tutela della salute individuale e collettiva, che costituiscono ulteriore elemento caratterizzante delle attribuzioni istituzionali del Servizio di prevenzione è Sicurezza negli Ambienti di Lavoro. Non deve essere sottovalutata, in tal senso, la circostanza che dette attività non esprimono la loro specificità esclusivamente negli ambienti e nei luoghi di lavoro, ma estendono la loro potenzialità in un tessuto sociale più vasto, tenuto conto delle diverse parti interessate e coinvolte nelle nuove dinamiche del mercato del lavoro.
Quindi, un Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro che garantisca non solo le attività istituzionali di vigilanza e controllo, ma che assicuri anche attività di supporto in termini di informazione e di assistenza aziendale con qualità e professionalità degli operatori, prevedendo, nella programmazione del proprio lavoro, un attento equilibrio tra le suddette diverse attività.
Detta attività di supporto dovrà essere attentamente organizzata secondo adeguati standard di qualità delle prestazioni e garantendo idonea accessibilità e fruibilità del servizio da parte dei potenziali utenti; in quest’ultimo senso dovrà anche essere assicurata una adeguata strategia di comunicazione idonea ad informare i potenziali utenti in inerito alle opportunità messe a disposizione dal Servizio ed ai tempi di accesso riservati allo svolgimento dell’attività stessa.
viii Nell’incontro di cui al p. 2 sarà verificata ed analizzata l’attività dello Sportello Info alla luce dei risultati ottenuti.
ix Le OO.SS. si impegnano a comunicare allo SPSAL AV5 i nominativi degli RLST e degli Organismi Paritetici Provinciali operanti sul territorio al fine di rafforzare il sistema bilaterale previsto dal più volte citato D.Lgs. n. 81/08.
x relazione a questo punto, lo SPSAL AV5 si farà carico di stilare test appropriati ed utili allo scopo di formalizzare una ‘'buona prassi inerente le tecniche di valutazione dell’efficacia della formazione sulle attrezzature da lavoro”. La procedura così redatta dovrà essere condivisa da tutti gli Enti firmatari del Tavolo (già attivato nel primo semestre 2014) e sarà proposta alla Regione Marche ed al Ministero del Lavoro al fine di essere poi validata come "Buona Prassi" da seguire da parte degli Enti formatori accreditati nel territorio di competenza.
xi In effetti, nella giornata di presentazione del Piano Nazionale di Prevenzione in edilizia 2013-2014 tenutasi a Roma il 4/04/2013 è stato evidenziato come l’edilizia continui a rappresentare il settore con il numero maggiore di violazioni rispetto ad altri. 11 42% delle violazioni totali riscontrate in salute e sicurezza risulterebbero ancora riconducibili al vecchio DPR 164/56 e riguarderebbero il rischio di cadute dall’alto (ponteggi, aperture nel vuoto, ecc.). Ciò significa che il “sistema edile” non è nemmeno adeguato agli anni ’50! Il 13% delle violazioni riguarderebbero invece il rischio investimento, seppellimento. D’altra parte si riscontra invece un adeguamento maggiore alla legislazione più recente: in sostanza il “pezzo di carta” lo si trova (è raro non trovare un piano di sicurezza), ma il “parapetto” no! Su circa 320.000 notifiche preliminari dell’anno 2011, ne risultavano essere state controllate 80.000 (25%) da ASL e DTL: questo rappresentava quindi un dato molto importante in quanto evidenziava come il settore edile risultava particolarmente monitorato rispetto ad altri settori nei quali si raggiungeva appena il 10%. Se poi consideriamo che nel settore edile operano anche gli Organismi Paritetici (CPT) i quali effettuano accessi nei cantieri (circa 50.000), allora arriviamo a circa 130.000 cantieri visitati. Tuttavia persistono problematiche ancora da risolvere in questo settore. In primo luogo occorre che l’attività ispettiva sia il più possibile omogenea nel territorio affinché la stessa possa essere ritenuta più “credibile”. 11 disorientamento percepito nelle aziende è dipeso nel passato e tuttora dipende anche dai diversi “approcci” messi in campo da Enti di controllo diversi (in alcuni territori si punta di più al controllo della formazione, in altri si prediligono altri aspetti, e così via): l’interpretazione delle norme ha da sempre richiesto e richiede perciò una omogeneizzazione dell’attività ispettiva. Altra problematica del settore edile è quella della “destrutturazione” che incide moltissimo sugli eventi infortunistici: risulta essere un dato di fatto che il lavoratore assunto a tempo determinato o con lavoro intermittente è esposto a rischi in misura maggiore rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato (“inquadrati”) in un’impresa. Si pensi poi al proliferare dei lavoratori autonomi e delle associazioni temporanee di lavoratori autonomi! In questi ambiti le dinamiche infortunistiche sono più frequenti perché non ci può essere né organizzazione né gestione del rischio. Su tali aspetti vale la pena di approfondire la vigilanza ed il controllo nel territorio di competenza. Vedasi anche Circ. Min. Lav. n. 5/2011 sulla “genuinità” dell’appalto.
xii Gli interventi di vigilanza nelle aziende agricole, nei coltivatori diretti del fondo (ex art. 21 D.Lgs. 81/08 e smi) e/o rivenditori, saranno tesi a eliminare i rischi più gravi legati alle macchine agricole (trattori, macchine movimento terra, rops, cardani, prese di potenza ecc.), ma anche all’uso di sostanze pericolose in agricoltura (uso sostenibile prodotti fitosanitari, ecc.).
I principali risultati attesi consistono nel:
- rispetto delle norme di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e degli utilizzatori,
- messa a norma del parco macchine delle aziende agricole,
- alimentazione del Registro Nazionale con i dati relativi alle inchieste d’infortuni nel settore agricolo per i casi legati all’utilizzo di attrezzature a macchine agricole,
- raggiungimento di una buona omogeneità sul territorio regionale nei livelli di intervento e nei criteri di verifica;
- contributo all’Osservatorio epidemiologico regionale.


Fonte: diario-prevenzione.it