Cassazione Penale, Sez. 7, 24 luglio 2018, n. 35107 - Violazioni in materia di sicurezza. Ricorso inammissibile


 

Presidente: CAVALLO ALDO Relatore: ANDRONIO ALESSANDRO MARIA Data Udienza: 13/04/2018

 

 

 

Fatto

 


1. - Il Tribunale di Messina ha condannato l'imputata odierna ricorrente alla pena dell'ammenda, per violazioni in materia di sicurezza sul lavoro.
2. - Avverso la sentenza il difensore ha proposto impugnazione qualificata come appello, lamentando l'errata valutazione delle risultanze istruttorie.
 

 

Diritto

 


3. Preliminarmente l'impugnazione deve essere qualificata come ricorso per cassazione, ai sensi dell'art. 568, comma 5, cod. proc. pen., perché proposta contro sentenza non appellabile, ai sensi dell'art. 593, comma 3, cod. proc. pen., in quanto recante condanna alla sola pena dell'ammenda.
Il ricorso è inammissibile.
Lo stesso è sottoscritto dal solo difensore, non abilitato al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori. E la sottoscrizione dei motivi d'impugnazione da parte del difensore non iscritto nell'albo speciale determina, ai sensi dell'art. 613 cod. proc. pen., l'inammissibilità del ricorso per cassazione anche nel caso in cui sia stato convertito in questo mezzo l'atto di appello erroneamente proposto dalla parte (ex multis, sez. 3, 13 novembre 2013, n. 48492, rv. 258000).
4. - Il ricorso, conseguentemente, deve essere dichiarato inammissibile. Tenuto conto della sentenza 13 giugno 2000, n. 186, della Corte costituzionale e rilevato che, nella fattispecie, non sussistono elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità», alla declaratoria dell'inammissibilità medesima consegue, a norma dell'art. 616 cod. proc. pen., l'onere delle spese de! procedimento nonché quello del versamento della somma, in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata in € 3.000,00.
 

 

P.Q.M.

 


Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di C 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 13 aprile 2018.