MINISTERO del LAVORO e delle POLITICHE SOCIALI


CAMERA DEI DEPUTATI
ASSEMBLEA


mercoledì 22 dicembre 2021


INFORMATIVA DEL
MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
sulla sicurezza sui luoghi di lavoro


Signor Presidente, Onorevoli colleghe, Onorevoli colleghi,
voglio innanzitutto esprimere, anche a nome del Governo, il cordoglio per la morte di Roberto Peretto, di Marco Pozzetti e di Filippo Falotico, appena ventenne, che hanno perso la vita sabato scorso a Torino, a causa del crollo di una gru, mentre stavano lavorando.
Un ennesimo tragico infortunio sul lavoro, ancora morti, e non aggiungo aggettivi perché gli aggettivi li abbiamo consumati in questi anni e le parole rischiano di suonare vuote e logore. Un cordoglio che estendo alle loro famiglie e a tutti i familiari che in queste settimane e in questi mesi purtroppo, hanno perso persone care mentre svolgevano il proprio lavoro.
I tre operai coinvolti al momento dell’incidente mortale si trovavano sulla piattaforma della gru fissa per ultimare le operazioni di montaggio.
Nello stesso incidente sono rimaste coinvolte altre tre persone, due passanti e un altro lavoratore.
Dalle prime informazioni direttamente acquisite tramite il competente Servizio Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro, non è ancora noto se la causa del crollo sia ascrivibile ad un cedimento strutturale alla base della gru fissa, che sarebbe caduta sul palazzo causando danni alla struttura per poi finire sulla strada, ovvero ad uno smottamento del piano stradale.
Congiuntamente all’indagine svolta dall’Autorità giudiziaria, sono già in corso gli accertamenti dell’Ispettorato nazionale del lavoro, dai quali mi risulta che: la società che aveva assunto Roberto Peretto applica il contratto collettivo metalmeccanico piccola e media industria e occupa solo un altro dipendente al lavoratore deceduto; Falotico Filippo era assunto con contratto di apprendistato professionalizzante dal 29.09.2021 e con la qualifica professionale montatore di gru. La società applica il CCNL metalmeccanico artigiano e occupava solo l’apprendista deceduto;
Marco Pozzetti era titolare firmatario dell’impresa artigiana omonima, esercente l’attività di manutenzione e riparazione montaggio gru edili dal 02.11.2006, iscritto all’INAIL come artigiano. La ditta individuale non occupa dipendenti.
Erano altresì presenti in cantiere altre 3 lavoratori, dei quali uno con contratto per i dipendenti delle imprese di logistica, trasporto merci e spedizioni, uno con CCNL dipendenti imprese edili ed affini e un altro amministratore unico di una società che svolge l’attività di noleggio e locazione anche finanziaria di macchine ed attrezzature per l’industria edile, assistenza tecnica, montaggio e riparazione di detti macchinari.
Sono in corso le verifiche ispettive finalizzate alla verifica delle posizioni lavorative dei lavoratori coinvolti nell’infortunio e della congruità dei contratti collettivi applicati dalle società datrici di lavoro.
La vicenda di Torino è emblematica di un modello che purtroppo si riproduce troppo spesso, caratterizzato da una parte da un’articolata catena di subappalti e, dall’altra, da una evidente disaggregazione contrattuale che determina la coesistenza di più contratti collettivi all’interno dello stesso cantiere. Non è una bizzarria sollevare questa questione come ricerca di una omogeneità astratta. Ogni contratto prevede una formazione specifica per un rischio specifico.
A ciò si aggiunge un fenomeno sempre più frequente di dinamiche competitive tra le categorie delle stesse organizzazioni sindacali che si riflettono in previsioni contrattuali collettive non sempre coerenti. Se a tutto questo si aggiunge anche il fenomeno dei contratti pirata, con implicazioni normative diverse, noi comprendiamo quale è la base di quelle che continuiamo a chiamare secondo me ingiustamente morti bianche perché ormai le responsabilità e le cause le conosciamo.
Sul lavoro e di lavoro si continua a morire nei cantieri edili, nelle fabbriche, nei campi, nei magazzini.
Questo richiama la necessità di proseguire e rafforzare, con decisione e costanza, il lavoro avviato dal Governo, dal Parlamento, dalle Autorità di vigilanza, da tutte le istituzioni competenti, anche in raccordo con le parti sociali.
In questi mesi il Governo ha inteso muoversi con interventi di carattere strutturale e organico, che hanno riportato al centro dell’azione il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche cercando di invertire quel senso di rassegnazione, talvolta di accettazione fatalistica che spesso si è registrato in occasione delle morti sul lavoro.
Si è trattato di un intervento, che si è sostanziato sia nella modifica e integrazione del tessuto normativo esistente in materia di vigilanza, sia in azioni per un più efficace coordinamento dei livelli istituzionali coinvolti, al fine di evitare la dispersione e la duplicazione delle competenze tra una pluralità di soggetti spesso non dialoganti fra loro.
C’è sicuramente bisogno di tempo, affinché l’intervento operato con il decreto-legge fiscale, da poco convertito in legge, possa dispiegare concretamente i suoi effetti ed essere sottoposto a valutazione.
Non vi è dubbio però che occorre aumentare l’attenzione e l’impegno, nonché rafforzare i controlli e la programmazione di un’azione strutturale per cercare di invertire le ragioni di una recrudescenza degli infortuni sul lavoro, ragioni che risiedono nella carenza di risorse impiegate, di strategie organizzative e in una persistente violazione ed elusione delle tutele dei lavoratori.
Occorre, da una parte, estendere in maniera diffusa a tutti i settori produttivi l’azione di vigilanza, di formazione, di prevenzione, di informazione e di assistenza all’imprese. Dall’altro, occorre concentrarsi su quei settori che presentano una maggiore incidenza di irregolarità contrattuali e una minore trasparenza delle condizioni di lavoro.
Inoltre, è doveroso interrogarsi sulle iniziative necessarie per evitare che la ripresa generi, accanto all’auspicata crescita del PIL, un arretramento sul fronte della sicurezza e della salute dei lavoratori.
L’analisi congiunta dei dati di Inail e INL ci presenta un quadro molto severo.
Le denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’Inail alla data del 31 ottobre evidenziano per i primi 10 mesi del 2021 (oltre 448mila denunce) un aumento rispetto ai primi 10 mesi del 2020 (+6,3%, quasi 27mila denunce di infortunio in più, che passa al +16,5% se il confronto viene fatto al netto dei contagi da Covid-19).
Rispetto invece ai primi 10 mesi del 2019, nel 2021 sono in diminuzione sia gli infortuni in occasione di lavoro che quelli in itinere.
Riguardo ai settori di attività economica, tra il 2020 e il 2021, si sono registrati aumenti consistenti di denunce in quasi tutti i settori, in particolare trasporti e costruzioni.
Viceversa, rispetto al 2019, nel 2021 si registrano cali diffusi in tutti i settori, tranne che per sanità e amministrazioni pubbliche (per gli effetti della pandemia ancora in corso).
Per quanto riguarda gli infortuni mortali, i dati dei primi 10 mesi dimostrano come il 2021 si stia presentando come un anno particolarmente critico sul fronte delle morti sul lavoro non collegate all’epidemia, soprattutto alla luce dei più numerosi incidenti plurimi denunciati all’Istituto.
Al netto degli infortuni da contagio Covid-19, sembrerebbe presentarsi nei primi dieci mesi del 2021, rispetto all'analogo periodo 2020, un aumento complessivo del 20,6%, da monitorare comunque nelle future rilevazioni.
A livello di gestione assicurativa, è soprattutto nell’industria e nei servizi (dove si registra circa l’85% di tutti i casi mortali, quasi a determinare il trend complessivo) che si osservano, nel confronto tra i primi dieci mesi del 2021 e del 2019 (preso a riferimento come anno ante-pandemia), gli incrementi più consistenti dei casi di infortuni in occasione di lavoro.
I settori di attività da segnalare che hanno registrato tra il 2020 e il 2021 un incremento di infortuni mortali sono: costruzioni, servizi di informazione e comunicazione e il comparto dei minerali non metalliferi, mentre altri settori - come la sanità, i trasporti, il comparto manifatturiero, l’amministrazione pubblica - hanno subito un calo (dovuto ad un 2020 influenzato maggiormente dalla pandemia), mentre il commercio permane stabile.
Per quanto riguarda in particolare le costruzioni, tra il 2020 e il 2021, al lordo dei dati Covid abbiamo un incremento di infortuni mortali, che passa da 94 a 98 decessi denunciati. L’analisi, al netto delle denunce Covid, conferma tra il 2020 e il 2021, l’aumento degli infortuni mortali nel comparto delle Costruzioni, pari a più 16 decessi.
Sotto il profilo degli interventi di vigilanza eseguiti dall’inizio del corrente anno fino al 16 dicembre 2021, si registra un volume di accessi pari a 61.995.
Nel dettaglio, dall’inizio del 2021 sono stati avviati: 49.467 controlli in materia lavoristica, di legislazione sociale (circa 80% del totale); 12.528 controlli in materia di salute e sicurezza sul lavoro (circa il 20% del totale).
L’incremento delle ispezioni rispetto all’anno 2020 è di oltre il 30%, passando dal numero di 15.923 a 20.803 fino al novembre 2021.
Nello specifico ambito della vigilanza in materia di salute e sicurezza, le irregolarità maggiori sono state riscontrate nel settore edilizia, corrispondenti a circa il 68% rispetto al totale delle violazioni accertate in materia prevenzionistica.
Relativamente al settore edile, l’INL ha promosso una campagna ispettiva straordinaria, in concomitanza con la ripresa dei cantieri dopo la pausa estiva, al fine di intensificare i controlli sia sotto il profilo della prevenzione, sia sotto il profilo del rispetto delle norme a tutela dei rapporti di lavoro, in un’ottica onnicomprensiva per la quale l’osservanza di ciascuno dei due aspetti è funzionale ad un sistema generale di rispetto delle corrette condizioni di lavoro a salvaguardia dei lavoratori.
Il 75% delle irregolarità accertate riguarda proprio la materia della salute e sicurezza sul lavoro. Peraltro, merita attenzione la percentuale di irregolarità riscontrata all’esito di questa vigilanza speciale in corso: da essa risulta che oltre 9 imprese edili su 10 non sono regolari.
Più in generale, occorre sottolineare il fatto che dai dati incrociati di Inail, INL e Istat risulta che l’incidenza degli infortuni sul lavoro è connessa alle situazioni di irregolarità e di illegalità contrattuale. I dati evidenziano, infatti, che il numero maggiore di infortuni, si verifica in imprese di piccole dimensioni che svolgono attività prevalentemente in appalto, e in settori di attività caratterizzati da contenuti professionali non particolarmente elevati. E’ quindi ipotizzabile che parte degli infortuni sul lavoro sia legata anche alla dinamica del ciclo produttivo, a specifiche condizioni contrattuali e, più in generale, a una scarsa diffusione della cultura della sicurezza.
Il tema della sicurezza non può essere disgiunto da quello della regolare costituzione dei rapporti di lavoro, che rappresenta la precondizione necessaria e ineludibile di un lavoro sicuro e dignitoso.
Non si fa riferimento al solo lavoro nero, in cui il lavoratore è privato delle elementari regole di sicurezza (formazione, dispositivi di protezione individuale), ma anche al lavoro meramente irregolare, in quanto il non rispetto dei limiti all’orario di lavoro, le esternalizzazioni illecite, la destrutturazione delle prestazioni lavorative e, in generale, tutte le irregolarità espressive di dumping contrattuale, hanno effetti diretti sull’abbattimento delle tutele e dei livelli di sicurezza dei lavoratori. Come riconosciuto anche dagli organismi dell’Unione europea in materia, è necessario un approccio integrato in cui, rapporto di lavoro e sistema della sicurezza, siano funzionalmente connessi.
Nel nostro ordinamento non mancano le regole protettive e le misure di vigilanza e di repressione, che sono numerose e che i fondano su principi avanzati di tutela, di matrice europea. C’è piuttosto un problema di effettività delle norme, di scarto tra le regole e l’applicazione delle stesse all’interno dei luoghi di lavoro.
E’ in questo snodo cruciale dell’effettività che il Governo è intervenuto, in via d’urgenza, con il decreto-legge n. 146 del 2021, con l’obiettivo di potenziare la strategia della vigilanza e della prevenzione. Le modifiche introdotte dal Parlamento hanno rafforzato alcune misure, con particolare riferimento alla formazione.
Innanzitutto, è stato ampliato il sistema di controllo, con l’estensione delle competenze dell’Ispettorato del lavoro dai cantieri edili a tutti i settori. Abbiamo conferito all’INL lo stesso perimetro di competenze che spetta ai servizi ispettivi delle Asl in materia di vigilanza sulla salute e sicurezza, alle quali, però, nulla è stato sottratto.
Per quanto attiene infine al potenziamento degli organici, il raddoppio, quanto meno, delle forze ispettive in campo, grazie al citato decreto-legge, rappresenta un deciso rafforzamento della capacità di azione istituzionale di contrasto alla violazione delle norme di prevenzione e protezione.
Sul punto preme evidenziare che sta proseguendo il suo iter la procedura concorsuale finalizzata all’assunzione di nuovi ispettori del lavoro, con la recente approvazione delle graduatorie che consentiranno di incrementare, entro febbraio 2022, la dotazione organica dell’INL con 431 funzionari amministrativi e 900 ispettori ordinari. A questi andranno, poi, a sommarsi ulteriori 1249 unità di personale (di cui 1174 ispettori tecnici, 50 funzionari statistici e 25 funzionari informatici), la cui pubblicazione del bando è prevista nella GU del 14 gennaio 2022.
E’ stato rivitalizzato lo strumento della sospensione dell’attività imprenditoriale per motivi di salute e sicurezza sul lavoro, che si aggiunge allo strumento esistente della prescrizione, attraverso il quale si impongono specifiche misure atte a far cessare il pericolo per la sicurezza o per la salute dei lavoratori durante lo svolgimento della mansione.
Con la recente conversione è stata anche prevista, ai fini della sospensione per lavoro irregolare, l’ipotesi di personale occupato come lavoratori autonomi occasionali in assenza delle condizioni richieste dalla normativa.
In tema di contestuale verifica della regolarità dei rapporti di lavoro, il decreto-legge ha previsto, da un lato, il rafforzamento dell’attività di coordinamento e ispettiva, avente come obiettivo prevenire le situazioni di illegalità e di pericolo; dall’altro, l’inasprimento delle sanzioni nei confronti delle imprese inadempienti, sia di quelle che non abbiano posto in essere le misure previste dal decreto-legge n. 81 del 2008, sia di quelle presso le quali si riscontrano dei lavoratori “in nero”.
Altro fondamentale intervento contenuto nel richiamato decreto ha riguardato la qualità degli interventi ispettivi. Attraverso l’attivazione - finalmente dopo oltre 13 anni dal testo unico 81/2008 - del Sistema informativo nazionale (SINP), abbiamo realizzato un maggiore scambio di informazioni tra l'Inail, l'Ispettorato, l'Inps e le Asl in tempo reale.
In tal modo il Sistema fornirà dati condivisi anche con lo scopo di programmare e valutare le attività di controllo. Un’apposita sezione del Sistema informativo sarà dedicata alle sanzioni irrogate nell’ambito della vigilanza, allo scopo di ricostruire la storia e l’evoluzione sotto il profilo della sicurezza delle imprese sottoposte a verifiche. Siamo d’accordo con le organizzazioni sindacali che alla luce di questa implementazione dovremo decidere che cosa fare di questi dati. Cioè come tenere conto di questa qualificazione che si determina sulla base di questi dati.
Pochi giorni fa, il 24 novembre, ho adottato il decreto previsto dal decreto-legge n. 146 per razionalizzare e snellire la composizione del tavolo tecnico per lo sviluppo e il coordinamento del SINP, prevedendo anche il coinvolgimento del Dipartimento per la trasformazione digitale.
Un gruppo di lavoro, in collaborazione con l’Ispettorato e INAIL, è attivo presso il Ministero per dare tempestivo seguito all’adozione dei decreti previsti dal d.l. 146/21. Al tempo stesso abbiamo verificato che numerosi dei decreti attuativi del d.lgs 81/2008, ben 26, per di più di contenuto tecnico, non sono stati adottati e il medesimo gruppo sta operando una ricognizione per verificarne l’attualità e colmare le lacune esistenti.
Oltre a quelli istituzionalmente effettuati dall’INAIL in materia di innovazione e ammodernamento tecnologico diretti alle imprese, devo segnalare gli importanti investimenti, stabiliti dal decreto-legge, in risorse informatiche (pari a 3,7 milioni nel prossimo biennio) e in risorse umane, con l’aumento del supporto all'attività di vigilanza dell’INL attraverso ulteriori 90 carabinieri (che andranno ad aggiungersi all’organico, per complessive 660 unità dal 1° gennaio 2022).
Non meno importanti sono anche alcuni aspetti promozionali contenuti nel decreto-legge, volti a incentivare la formazione di qualità in materia di sicurezza: è stabilito che lo svolgimento di attività formativa, quella buona e certificata (nell’ambito degli organismi paritetici), costituisca un criterio per ottenere alcuni vantaggi: sia ai fini dell’attività di vigilanza, sia sotto il profilo della determinazione dei premi assicurativi INAIL.
Altrettanto importante è la previsione dell’equiparazione del datore di lavoro ai dirigenti e ai preposti, nell’obbligo di ricevere una formazione adeguata e specifica e un aggiornamento periodico in base ai compiti svolti in materia di salute e sicurezza del lavoro.
Al fine dell'adeguatezza e della specificità della formazione e dell'aggiornamento periodico, le relative attività formative devono necessariamente svolgersi in presenza e a cadenza almeno biennale, e in ogni caso ove necessario per l'evoluzione dei rischi già esistenti o per l'insorgenza di nuovi rischi.
L’intervento del Governo è quindi orientato a colmare lacune ed inefficienze del sistema e all’efficacia dell’attività di accertamento e di repressione.
Siamo consapevoli però che un approccio esclusivamente penalizzante e repressivo da solo non è in grado di produrre una vera inversione di tendenza.
E’ quindi intenzione del Governo affiancare a questi interventi di natura strutturale, ulteriori azioni positive per coinvolgere le imprese in percorsi virtuosi di formazione e innalzamento degli standard di sicurezza.
Sotto questo aspetto della formazione, è intenzione il Ministero sta operando per risolvere - attraverso l’avvio di percorsi mirati - il tema della certificazione delle imprese e della qualificazione del datore di lavoro in materia di sicurezza.
Ritengo necessario e auspicabile avviare un serrato dialogo con le parti sociali che dia attuazione alle previsioni del decreto legislativo n. 81 del 2008 (art. 27, comma 1-bis), in merito ad un sistema di qualificazione delle imprese, che consenta di valorizzare e premiare i modelli organizzativi e gestionali più virtuosi adottati dai datori di lavoro, che siano effettivamente in grado di produrre effetti positivi in termini di prevenzione e riduzione degli infortuni.
Mi soffermo, in particolare, sul settore dell’edilizia, nel quale sarebbe auspicabile avviare tale strumento incentivante, per coniugare in maniera bilanciata e sostenibile penalizzazioni e misure premiali.
Con riferimento a questa stessa tematica, con il decreto ministeriale n. 143 del 2021 abbiamo realizzato uno strumento importante proprio per il settore edile (il c.d. Durc di congruità), attraverso l’introduzione di un sistema di verifica della congruità dell'incidenza della manodopera impiegata nella realizzazione di lavori edili, sia pubblici che privati. Ciò allo scopo di realizzare un’azione di contrasto dei fenomeni di dumping contrattuale e di promuovere l’emersione del lavoro irregolare.
Con questo sistema, che è entrato in vigore dal 1° di novembre, l'impresa che non denuncia un numero minimo di lavoratori appunto congruo non può ottenere il DURC e quindi partecipare ad appalti pubblici, né beneficiare dei vari incentivi (compreso il 110%).
Il superbonus che rappresenta sicuramente uno strumento positivo per il rilancio dell’economia ha come corollario però il rischio di un aumento degli incidenti.
Al riguardo, diventa necessario prevedere che l’accesso ai benefici del superbonus non sia applicabile per i lavori edili effettuati da aziende che non rispettino pienamente il contratto collettivo dell’edilizia o che applichino i cosiddetti contratti pirata.
Pertanto, a tal proposito ritengo urgente, una volta che si è chiarita la normativa di riferimento, intervenire con una specifica norma.
Per rafforzare il quadro della vigilanza nel settore edile, è opportuno valorizzare il ruolo e le funzioni dei professionisti responsabili della sicurezza sul lavoro, anche attraverso il riconoscimento di compensi adeguati, che tengano conto della responsabilità che questo tipo di attività implica. Un intervento del genere, con il pieno coinvolgimento degli ordini professionali, consentirebbe di valorizzare al massimo queste funzioni, anche con riguardo alle piccole realtà lavorative.
Nel solco di un rafforzamento del legame tra regolarità dei rapporti di lavoro e prevenzione anti infortunistica, si inseriscono il protocollo sui riders e la costituzione della task force nel settore logistica e trasporto merci, sottoscritti allo scopo di individuare tempestivamente e contrastare i comportamenti illegali in entrambe i settori. Nonché di scongiurare il pericolo di un abbassamento degli standard di legalità complessiva nell’esecuzione della prestazione, suscettibile di ripercuotersi negativamente sui livelli di sicurezza.
In riferimento al settore della logistica sono stati resi noti i primi risultati dell’attività operativa della task force “Settore logistico e trasporto merci”, costituita dal Ministro del Lavoro nell’ambito del Tavolo sul settore istituito nello scorso mese di luglio. Da ultimo nella giornata del 20 dicembre, u.s. sono state sottoposte a verifica complessivamente 90 aziende, la metà delle quali è già risultata irregolare al momento del primo accesso. In questi mesi numerose sono state le violazioni riscontrate in materia di lavoro nero e di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nell’ambito dei controlli, coordinati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che hanno interessato tutto il territorio nazionale. I risultati confermano l’esigenza di proseguire nel rafforzamento della collaborazione e nel potenziamento del coordinamento da parte di tutte le agenzie e le forze coinvolte nella task force, che ringrazio per l’impegno e i risultati che si stanno ottenendo.
Questo metodo di cooperazione interistituzionale, per la prima volta applicato nell’ambito delle politiche di vigilanza, è il percorso virtuoso su cui proseguire nel futuro.
Anche il recente Protocollo Nazionale sullo smart working, concluso attraverso il dialogo con le parti sociali, garantisce il diritto alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro come se si trattasse di luoghi aziendali.
Ricordo inoltre che dal 1° novembre è entrata in vigore la nuova disciplina dei subappalti nei contratti pubblici, nella quale si prevede, tra l’altro, che i lavoratori in subappalto debbono ricevere lo stesso trattamento economico e normativo dei dipendenti dell'appaltatore.
E’ nostra intenzione riflettere e discutere anche della possibile estensione al settore privato della regola di parità, peraltro più volte richiesta dal sindacato, dal momento che la rimozione della fondamentale garanzia della parità di trattamento negli appalti e subappalti (già prevista nella legge n. 1369 del 60) spinge tutto il sistema di appalti e subappalti alla ricerca del prezzo più basso, iniettando in esso un fattore di destabilizzazione e illegalità che si ripercuote negativamente sul trattamento dei lavoratori, sulle loro condizioni, sulla loro sicurezza, nonché sulla stessa qualità complessiva del sistema economico.
Sul piano istituzionale, occorre mettere inoltre a punto il potenziamento della c.d. “cabina di regia” e dei vari organismi interistituzionali preposti dal testo unico 81 del 2008 (artt. 5 e 7) alle politiche di programmazione e di coordinamento sia a livello nazionale, sia a livello decentrato (art. 5, 6 e 7). Allo scopo sarebbe opportuno dotare il Comitato di indirizzo, di cui all’art. 5, di una struttura stabile, che si occupi sistematicamente dello svolgimento di tali importanti compiti e, alla fine, predisponga un rapporto annuale con cui investe il Parlamento dell’azione svolta su questa materia centrale per la civiltà del nostro Paese.
Oltre al versante della prevenzione, c’è inoltre la necessità di un’opera di aggiornamento, oramai non più procrastinabile, anche sul versante assicurativo e solidaristico gestito dall’INAIL. Questo almeno in due direzioni: anzitutto allo scopo di eliminare o abbassare la franchigia ed aumentare la protezione indennitaria, poiché il TU INAIL lascia scoperti da indennizzo troppi infortuni e troppi lavoratori che presentano danni anche di una certa entità; in secondo luogo, per estendere a tutti i lavoratori, senza distinzioni di sorta, il complesso delle tutele oggi erogate dall’INAIL, secondo un impianto che è ancora selettivo e che non appare rispondente ai valori dell’eguaglianza e della protezione solidaristica garantita dalla Costituzione al lavoro in tutte le sue forme. Oltre tre milioni di lavoratori non godono delle tutele Inail. Si tratta di lavoratori autonomi, professionisti, piccoli imprenditori, militari, ma anche comuni lavoratori subordinati.
Credo sia tempo per una profonda revisione che vada verso la direzione della completa socializzazione del rischio e dell’universalità della copertura assicurativa. Tutto questo sarebbe coerente con i recenti interventi in materia di welfare e, in particolare, con l’impianto della riforma degli ammortizzatori sociali, che razionalizza le tutele esistenti in direzione di una protezione estesa a tutte le categorie di lavoratori.
Occorre, inoltre, sostenere e incentivare alcune iniziative di ricerca dell’Inail, finalizzate a individuare soluzioni utili per mitigare i rischi negli ambienti di lavoro e a elevare i livelli di sicurezza praticati nell’uso delle macchine e delle attrezzature di lavoro in generale.
Al riguardo, l’INAIL ha sviluppato e sta mettendo a punto soluzioni innovative volte, in particolare, allo sviluppo della robotica collaborativa per ambienti a alto rischio e come supporto all’operatore nelle attività maggiormente gravose; alla prevenzione delle cadute dall'alto nel settore delle costruzioni; alla messa a punto di percorsi formativi per gli operatori addetti alla conduzione, all’istallazione e alla manutenzione di macchinari complessi e ambienti confinati; all’elaborazione di modelli basati sulla tecnologia digitale. Attività che pone appunto l’Istituto pubblico come perno di una funzione preventiva e non solo assicurativa. In quest’ottica, si sta lavorando anche per un raccordo e una collaborazione efficace con le Università e i centri di ricerca.
Inoltre, è stato recentemente presentato il Bando ISI per le imprese pari a 273 milioni di euro che rafforza il profilo e le politiche adottate dall’Inail per la prevenzione.
Su questo percorso di incentivazione e promozione della cultura della sicurezza nelle imprese intendiamo proseguire .
In prospettiva, le azioni future dovranno essere maggiormente orientate allo sviluppo di una formazione diffusa e alla crescita di una cultura della legalità, che integri il principio costituzionale di libertà di impresa con il fondamentale e prioritario rispetto della sicurezza, della libertà e della dignità umana, valorizzando quanto più possibile il principio della responsabilità sociale di impresa.
Con questo obiettivo prenderà avvio nel mese di gennaio prossimo una campagna interministeriale di comunicazione finalizzata a richiamare l’attenzione sull’importanza della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Siamo altresì consapevoli che lo Stato deve fare la sua parte nel predisporre gli strumenti per supportare e incentivare le imprese nelle azioni a presidio della sicurezza.
Più in generale, in tutti questi mesi di pandemia abbiamo sperimentato il valore del dialogo sociale come metodo più efficace per il perseguimento di obiettivi condivisi e per la migliore composizione degli interessi.
Proprio la declinazione di questo metodo ha consentito di sottoscrivere, insieme alle parti sociali, importanti protocolli che hanno permesso di contemperare la tutela della salute e della sicurezza pubblica con l’esigenza di riavvio delle attività economiche.
Laddove il confronto tra le parti sociali si è sviluppato in modo costruttivo, i risultati in termini di sicurezza dei lavoratori non sono mancati, in quanto il sistema partecipativo contribuisce ad accrescere il senso di responsabilità di tutti gli attori del sistema produttivo, a partire dai temi cruciali - tra loro intimamente connessi - della tutela della salute, della sicurezza nel lavoro, del rispetto per l’ambiente e dello sviluppo sostenibile delle attività produttive.
Due ultime considerazioni. Noi registriamo sui giornali le morti che avvengono sui cantieri e nelle fabbriche. Non vanno sui giornali le morti dovute a malattie di carattere professionale. Credo che sia urgente e in questo senso ci stiamo muovendo, implementare la normativa che riguarda la tutela per esempio di una vera e propria tragedia italiana che è quella dell’amianto. Se guardiamo i dati che ho appena elencato ne emerge una valutazione: che gli incidenti non avvengono ovunque nella stessa misura. Avvengono di più quando il lavoro è precario, quando il lavoro è frammentato e questo pone due ordini di questioni. Una è quella del subappalto, come ho detto, l’altra è la questione dell’omogeneità dell’attività contrattuale, che implica tutta una serie di questioni, sia sul fronte della rappresentanza, sia sul fronte delle regole attraverso le quali si perviene alla contrattazione e alla definizione della congruità dei contratti rispetto alle attività svolte. Credo che questi elementi di carattere strutturale siano quelli che vanno affrontati se davvero si deve incidere significativamente in questo tipo di fenomeno. Intervenire urgentemente, anche alla luce di una ripresa che è così tumultuosa, sul tema della precarietà del lavoro credo che sia un modo anche di affrontare il tema della sicurezza. Oggi abbiamo una tipologia contrattuale eccessivamente frammentata dobbiamo rimetterci le mani per consentire di dare soprattutto alle nuove generazioni una prospettiva diversa, di lavoro più sicuro.


Fonte: lavoro.gov.it