Regione Emilia-Romagna
Deliberazione Giunta Regionale 14 dicembre 2020, n. 1899
Approvazione del "Patto per il lavoro e per il clima"

La Giunta della Regione Emilia-Romagna

Considerato che:
- il Programma di Mandato della Giunta, illustrato all’Assemblea Legislativa dal Presidente della Regione Emilia-Romagna il 9 giugno 2020 prevede che la positiva esperienza del Patto sottoscritto nel 2015 con tutte le rappresentanze sociali e istituzionali della regione - di cui alla DGR n. 1646/2015 - venga riconfermata e ampliata con la sottoscrizione di un nuovo “Patto per il lavoro e per il Clima”, finalizzato alla condivisione di un progetto di rilancio e sviluppo dell’Emilia-Romagna fondato sulla sostenibilità, per accompagnare il territorio nella fase di superamento degli effetti generati dalla pandemia Covid-19 e creare le condizioni per una piena e buona occupazione;
- l’obiettivo centrale del “Patto per il lavoro e per il Clima” è volto a generare lavoro di qualità, contrastare le diseguaglianze e accompagnare l’Emilia-Romagna nella transizione ecologica, contribuendo a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile;
- il “Patto per il lavoro e per il Clima” stabilisce impegni e responsabilità condivisi rispetto ad un percorso comune che migliori la qualità della vita delle persone e del pianeta e superi il conflitto tra lavoro e ambiente, valorizzando tutte le potenzialità e gli spazi che questo cambiamento offre al territorio e alle nuove generazioni, in particolare attraverso l’assunzione di 4 obiettivi strategici e 4 processi trasversali che intercettano dinamiche decisive per l’intera società regionale, le cui linee di intervento indicano le azioni che i firmatari considerano prioritarie e che, ognuno nel rispetto del proprio del ruolo, si impegna a realizzare:
Obiettivi strategici
> Emilia-Romagna, regione della conoscenza e dei saperi
> Emilia-Romagna, regione della transizione ecologica
> Emilia-Romagna, regione dei diritti e dei doveri
> Emilia-Romagna, regione del lavoro, delle imprese e delle opportunità
Processi trasversali
> - Trasformazione digitale
> - Un Patto per la semplificazione
> - Legalità
> - Partecipazione
Considerato inoltre che:
- il “Patto per il lavoro e per il Clima” delinea la cornice strategica e le direttrici di un progetto di posizionamento che assume come proprio orizzonte il 2030 e che nell’arco dei prossimi cinque anni sarà declinato in accordi operativi e strategie attuative necessari per raggiungere gli obiettivi condivisi;
- oggetto di tali successivi accordi saranno, in particolare, gli investimenti da realizzare con le risorse europee straordinarie e ordinarie, la Strategia Regionale Agenda 2030, il Processo di semplificazione, il Percorso regionale per la neutralità carbonica prima del 2050;
- il Patto prevede inoltre, attraverso i tavoli già istituiti presso la Presidenza e gli assessorati regionali, il coinvolgimento delle parti firmatarie per un confronto preventivo sui contenuti delle principali pianificazioni e dei principali provvedimenti da intraprendere, attraverso riunioni dei firmatari, di norma semestrali, con i seguenti obiettivi:
- monitorare lo stato di avanzamento delle azioni intraprese e valutarne l’impatto, a partire da una base di dati comune e uniforme a tutto il territorio, fondamentale in ambito ambientale;
- valutare eventuali integrazioni o modifiche, a partire da nuovi scenari, nuove criticità e nuove opportunità;
- promuovere la declinazione delle strategie individuate in patti e programmi a scala territoriale;
- contestualmente alla definizione degli strumenti di intervento, verranno definiti alcuni indicatori chiari, uniformi, trasparenti e numericamente limitati in grado però di misurare, e quindi garantire, la capacità del Patto di determinare risultati negli ambiti strategici individuati e per valutare gli impatti economici, sociali e ambientali delle scelte che ne derivano;
- saranno, inoltre, individuate le forme più efficaci di informazione, coinvolgimento e rendicontazione rivolte alla cittadinanza, per rafforzare la trasparenza, l’accountability e la condivisione delle responsabilità sul cambiamento che i sottoscrittori intendono perseguire.
Dato atto:
- del contributo in ordine alle attività di governance strategica e di coordinamento fornito, per le competenze proprie, dalla Vicepresidente e Assessore al contrasto alle diseguaglianze e transizione ecologica: Patto per il clima, welfare, politiche abitative, politiche giovanili, cooperazione internazionale allo sviluppo, relazioni internazionali, rapporti con l’UE, Elena Ethel Schlein, edall’Assessore allo Sviluppo Economico Lavoro e Formazione, Vincenzo Colla;
- che la situazione contingente legata all’emergenza Covid-19, comporta la necessità di procedere alla raccolta delle sottoscrizioni da parte dei firmatari in formato digitale.
Ritenuto pertanto opportuno approvare l’allegato “Patto per il lavoro e per il Clima”;
Visto il D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33 “Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni” e ss.mm.ii.;
Richiamate le proprie deliberazioni:
- n. 468 del 10 aprile 2017 “Il sistema dei controlli interni della Regione Emilia-Romagna”;
- n. 83 del 21 gennaio 2020 “Approvazione del Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza 2020-2022” e in particolare l'allegato D, recante la nuova “Direttiva di indirizzi interpretativi per l’applicazione degli obblighi di pubblicazione previsti dal D.lgs. n. 33 del 2013. Attuazione del Piano triennale di prevenzione della corruzione 2020-2022;
- n. 733 del 25 giugno 2020 “Piano dei fabbisogni di personale per il triennio 2019/2021. Proroga degli incarichi dei direttori generali e dei direttori di agenzia e istituto in scadenza il 30/06/2020 per consentire una valutazione d'impatto sull'organizzazione regionale del programma di mandato alla luce degli effetti dell'emergenza COVID-19. Approvazione.”;
- n. 1059 del 3 luglio 2018 “Approvazione degli incarichi dirigenziali rinnovati e conferiti nell'ambito delle Direzioni generali, Agenzie e Istituti e nomina del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT), del Responsabile dell'anagrafe per la stazione appaltante (RASA) e del Responsabile della protezione dei dati (DPO)”;
- n. 229 del 23 marzo 2020 “Assunzione di dirigenti, ai sensi dell'art. 63 dello Statuto regionale, presso strutture speciali della giunta, per le funzioni di capo del gabinetto del Presidente della Giunta e di direttore dell'Agenzia di informazione e comunicazione.
Visti i propri Decreti:
- n. 21 del 28/02/2020 ad oggetto “Nomina dei componenti della giunta regionale e specificazione delle relative competenze”;
- n. 51 del 31/03/2020 “Conferimento di incarichi di Capo del Gabinetto della Giunta, di Direttore dell’Agenzia di Informazione e Comunicazione, di Capo Ufficio Stampa e Portavoce”.
Viste le circolari del Capo di Gabinetto del Presidente della Giunta regionale PG/2017/0660476 e 21 dicembre 2017 PG/2017/0779385 relative ad indicazioni procedurali per rendere operativo il sistema dei controlli interni, predisposte in attuazione della propria deliberazione n. 468/2017;
Dato atto che il responsabile del procedimento ha dichiarato di non trovarsi in situazioni di conflitto, anche potenziale, di interessi;
Dato atto dei pareri allegati;
 

Su proposta del Presidente della Giunta regionale;
A voti unanimi e palesi
DELIBERA


1) di approvare, per quanto disposto in premessa, l’allegato “Patto per il lavoro e per il Clima”, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione;
2) di dare atto che i soggetti firmatari sottoscriveranno il Patto in formato digitale;
3) di dare atto che, per quanto previsto in materia di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni, si provvederà ai sensi delle disposizioni normative ed amministrative richiamate in parte narrativa.

Allegato parte integrante - 1
 

PATTO PER IL LAVORO E PER IL CLIMA


1. UN PROGETTO PER L’EMILIA-ROMAGNA

Regione Emilia-Romagna, Associazione Generale delle Cooperative Italiane (AGCI), Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), Associazione Nazionale dei Costruttori (ANCE), Città Metropolitana di Bologna, Coldiretti, Comitato unitario delle professioni intellettuali degli ordini e dei collegi professionali (CUPER), Commissione regionale ABI, Comune di Bologna, Comune di Cesena, Comune di Ferrara, Comune di Forlì, Comune di Modena, Comune di Parma, Comune di Piacenza, Comune di Ravenna; Comune di Reggio Emilia, Comune di Rimini, Confagricoltura, Confapi Emilia; Confapindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), Confederazione italiana agricoltori (CIA), Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL), Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA), Confederazione Produttori Agricoli (COPAGRI), Confesercenti, Confimi Romagna, Confindustria, Confprofessioni, Confservizi, Forum Terzo Settore, Legacoop, Legambiente, Provincia di Ferrara, Provincia di Forlì-Cesena, Provincia di Modena, Provincia di Parma, Provincia di Piacenza, Provincia di Ravenna, Provincia di Reggio Emilia, Provincia di Rimini, Rete dei Comuni Rifiuti Zero, Ufficio Scolastico regionale, Unioncamere, Unione delle Province d’Italia (UPI), Unione Generale del Lavoro (UGL); Unione Italiana del Lavoro (UIL), Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM), Università di Bologna, Università di Ferrara, Università di Modena e Reggio, Università di Parma, attraverso la definizione di questo Patto condividono un progetto di rilancio e sviluppo dell’Emilia-Romagna fondato sulla sostenibilità.
Un progetto volto prioritariamente a generare lavoro di qualità, contrastare le diseguaglianze e accompagnare l’Emilia-Romagna nella transizione ecologica, contribuendo a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Dopo 5 anni di crescita ininterrotta, la tutela della salute, la salvaguardia dell’occupazione e il contrasto alle diseguaglianze, tornano oggi in testa alle nostre priorità. L’emergenza climatica è invece il banco di prova di questa generazione, la sfida del nostro tempo.
L’obiettivo è dunque quello di condividere un’unica strategia in grado di fronteggiare le difficoltà attuali dando pieno sostegno all’economia e alla società, superarle e generare nuovo sviluppo sostenibile e nuovo lavoro, accompagnando l’Emilia-Romagna nella transizione ecologica e riducendo le fratture economiche, sociali, ambientali e territoriali che caratterizzano anche la nostra regione. Condividendo preliminarmente che per lavoro intendiamo il lavoro di qualità, sia esso dipendente o autonomo, stabile, adeguatamente remunerato e tutelato; mentre decliniamo lo Sviluppo Sostenibile nelle sue tre componenti inscindibili, ovvero quella ambientale, sociale ed economica.
La complessità di questa fase, così come le grandi rivoluzioni, si affrontano solo con il coinvolgimento e una reazione corale della società in tutte le sue articolazioni: per questo il nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima stabilisce impegni e responsabilità condivisi rispetto ad un percorso comune che migliori la qualità della vita delle persone e del pianeta e superi il conflitto tra sviluppo e ambiente, valorizzando tutte le potenzialità e gli spazi che questo cambiamento offre al territorio e alle nuove generazioni.
Il Patto per il Lavoro e per il Clima si inserisce all’interno delle strategie del Paese e di quelle dell’Unione Europea verso la neutralità climatica al 2050 e di rilancio e transizione verso un’economia più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

2. UN METODO DI DEMOCRAZIA
Il Patto per il Lavoro e per il Clima si fonda sulla qualità delle relazioni tra istituzioni, rappresentanze economiche e sociali, sul reciproco riconoscimento del ruolo che ciascuno dei soggetti firmatari svolge nella società, sulla condivisione di obiettivi strategici e la conseguente assunzione di responsabilità.
È composizione di diverse istanze, visioni e sensibilità, risultato di un processo di partecipazione democratica e di progettazione condivisa.
Questo documento e il percorso che ne ha accompagnato l’elaborazione, sono una conferma e un “rilancio” del metodo avviato nel 2015 con la firma del Patto per il Lavoro, che in cinque anni ha permesso all’Emilia-Romagna di recuperare terreno rispetto alla lunga crisi apertasi nel 2008, posizionandola come PIL pro capite, valore aggiunto, tasso di disoccupazione ed export tra le regioni italiane ed europee più performanti.
Il confronto e la condivisione rafforzano la democrazia e generano coesione, un patrimonio che questo territorio ha saputo coltivare anche nei momenti più critici. Oggi scegliamo di valorizzarli ulteriormente per far fronte alla complessità dei nuovi scenari e intraprendere quei cambiamenti necessari per garantire alla società regionale, e in particolare alle nuove generazioni, un futuro di benessere. Per fare dell’Emilia-Romagna un luogo migliore dove crescere, vivere e lavorare.
Riferimento strategico per le nostre scelte è l’Unione Europea, non solo per la funzione che svolge, ma soprattutto per i valori di coesione e democrazia di cui è portatrice. Sta emergendo l’idea di una nuova Europa più sociale e solidale che intende affrontare la sfida climatica, più impegnata nel contrasto dei divari territoriali e delle diseguaglianze di genere, al cui rafforzamento sono chiamati il nostro Paese e la nostra regione.
Assumiamo come riferimento decisivo l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU che, tra le novità introdotte, ha definitivamente sancito la necessità di una visione integrata della sostenibilità nelle sue diverse dimensioni, economica, sociale ed ambientale, a garanzia di un nuovo modello di sviluppo. Gli obiettivi e i target dell’Agenda 2030 costituiscono la bussola per i governi nazionali, regionali e locali. Le amministrazioni locali assumono un ruolo chiave nella lotta ai cambiamenti climatici anche attraverso l’attuazione del nuovo Patto dei Sindaci per l’Energia e il Clima lanciato dall’Unione Europea. La Regione Emilia-Romagna vuole fare la propria parte e si doterà di una Strategia regionale di attuazione dell’Agenda 2030 che concorra al raggiungimento degli obiettivi condivisi in questo Patto, e in raccordo con la Strategia nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.
Con questo Patto i firmatari delineano la cornice strategica e le direttrici dei diversi e successivi accordi operativi e strategie attuative necessari per raggiungere gli obiettivi condivisi, fondati sul medesimo metodo di partecipazione, confronto e condivisione.
Il Patto per il Lavoro e per il Clima indica come proprio orizzonte il 2030, assumendo una visione di medio e lungo periodo, indispensabile per affrontare la complessità delle sfide presenti, impostare lo sviluppo del territorio su nuove basi e allineare il percorso dell’Emilia-Romagna a quelli previsti dall’Agenda 2030, dall’Accordo di Parigi, dall’Unione Europea per la riduzione delle emissioni climalteranti almeno del 55% entro il 2030, dalla programmazione dei fondi europei 2021-2027 e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

3. RICOSTRUIRE UN NUOVO SVILUPPO
3.1 LO SVILUPPO È SOSTENIBILE O NON È

L’Emilia-Romagna, al pari (e più) di altri sistemi territoriali, è chiamata ad affrontare alcune sfide decisive non solo a livello regionale. La prima è quella demografica: invecchiamento della popolazione, bassa natalità e immigrazione ne sono le tre componenti principali.
Siamo tra le regioni più longeve al mondo, con una speranza di vita alla nascita pari a 83,6 anni, maggiore tra le donne, ma con un aumento delle non autosufficienze e delle fragilità; al contempo, qui si fanno meno figli con un tasso di fecondità pari a 1,34 figli per donna (1,29 per l’Italia, 1,56 per l’Europa). Non stupisce quindi che l’Italia sia oggi il secondo Paese più vecchio al mondo, prima di noi solo il Giappone. La trasformazione demografica in atto è inoltre caratterizzata, da anni, dalla crescita della componente straniera, che ha consentito in Emilia-Romagna di controbilanciare una dinamica naturale negativa. All’inizio del 2020, il 12,6% dei residenti totali in Emilia- Romagna ha cittadinanza straniera (era inferiore al 10% fino alla fine del 2009), una quota decisamente superiore a quella rilevata nella media nazionale (8,8%). Circa un quarto dei nati in Emilia-Romagna nel corso del 2019 è di nazionalità straniera (il 15% in Italia).
Affrontare la sfida demografica è indispensabile se si vuole scongiurare un impatto violento nel tempo sulla sostenibilità del nostro sistema economico, sulle capacità di innovazione e creatività, sulla tenuta dei nostri sistemi di welfare e pensionistico, sulla qualità della vita delle persone. Il calo della natalità, l’invecchiamento della popolazione e una non compiuta integrazione sociale, pregiudicano l’equilibrio sociale ed economico e la possibilità di uno sviluppo equo e sostenibile. Condividiamo l’esigenza di progettare politiche strutturali che rispondano ai bisogni della popolazione anziana; che contribuiscano alla ripresa della natalità; che contrastino le diseguaglianze di genere puntando alla piena parità, che sostengano la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, alleggerendo il peso oggi quasi esclusivamente in carico alla popolazione femminile; che promuovano l’attrattività e la permanenza di giovani sul territorio regionale; partendo dall’occupazione e dalla disponibilità di servizi, che favoriscano la piena inclusione sociale, in particolare delle persone più fragili.
La seconda sfida è quella dell’emergenza climatica, che rende la transizione ecologica un imperativo non più dilazionabile.
Gli scenari climatici evidenziano importanti criticità e la nostra regione già da alcuni anni vede significativi cambiamenti, sia di intensità sia di frequenza dei fenomeni atmosferici, destinati ad incrementare ulteriormente. Il periodo 2021-2050 sarà segnato da un probabile aumento delle temperature minime e massime di circa 1.5°C in inverno, primavera e autunno, e di circa 2.5°C in estate; dall’aumento delle ondate di calore e delle notti tropicali; da una diminuzione della quantità di precipitazione soprattutto in primavera (circa il 10%) ed estate, nonché da un incremento della precipitazione totale e degli eventi estremi in autunno (circa 20%), con un aumento del numero di giorni consecutivi senza precipitazione in estate (20%). Questi scenari climatici, i dati regionali disponibili, sia sul fronte delle emissioni di CO2eq (-12%, nel 2017 rispetto al 1990) che su quello delle rinnovabili (13% di copertura dei consumi finali da fonti rinnovabili al 2017 rispetto al totale dei consumi finali), e le procedure d’infrazione comunitarie che interessano anche l’Emilia-Romagna, ci confermano che l’impegno per migliorare la qualità dell’aria e utilizzare energie pulite deve essere rafforzato.
L’intensità dei cambiamenti climatici e l’incremento della loro incidenza, nonché l’affermarsi della questione ambientale nell’opinione pubblica, in particolare delle giovani generazioni, impongono una visione condivisa e un governo della transizione che accompagni istituzioni, comunità e imprese con investimenti pubblici e privati senza precedenti. Da questa complessa fase di trasformazione possono derivare effetti opposti: un rallentamento dei processi di sviluppo, con un aumento delle disuguaglianze ancora più evidente, oppure un’accelerazione positiva, improntata ad una crescita capace di coniugare qualità del lavoro e rispetto dell’ambiente, produttività e valore aggiunto, efficienza economica e giustizia sociale. Questo Patto ha l’obiettivo di collocare pienamente l’Emilia-Romagna nel secondo scenario.
La terza sfida è quella della trasformazione digitale. Il digitale sta modificando profondamente la realtà che ci circonda e il modo in cui la interpretiamo; si usa il termine rivoluzione proprio per l’impatto e la straordinaria trasformazione che esso produce nelle relazioni sociali ed economiche, fino alla stessa partecipazione democratica.
In questa regione stiamo già investendo sul futuro come nessun altro territorio in Italia e come pochi altri in Europa. Emilia-Romagna “Data Valley” è un progetto che valorizza istituzioni di ricerca e competenze per progettare il lavoro, l’impresa e la società di domani. Le politiche realizzate dal 2015 posizionano l’Emilia-Romagna per infrastrutturazione e capacità di calcolo come grande incubatore europeo di nuova scienza rivolta ad affrontare alcune delle principali sfide del nuovo secolo. Ma è pur vero che in termini di trasformazione digitale il divario da colmare con i territori più avanzati del mondo è ancora ampio. Risultiamo ben posizionati a livello nazionale (come confermato dal Digital Economy and Society Index), ma paghiamo un ritardo significativo nel confronto con le altre regioni europee, in particolare sull’utilizzo di internet nella sfera delle attività quotidiane e sulle competenze in materia di ICT. Uno sviluppo digitale che sia democratico e inclusivo, che non lasci indietro chi lavora, è oggi più che mai indispensabile, precondizione per la competitività e l’internazionalizzazione del sistema economico produttivo, per la sostenibilità ambientale e sociale, per i diritti di accesso e gli obiettivi di semplificazione della burocrazia e di qualificazione della Pubblica Amministrazione che si pone questo Patto.
La quarta sfida riguarda l’aumento delle diseguaglianze. Il livello di benessere e qualità della vita delle cittadine e dei cittadini dell’Emilia-Romagna ci colloca ai vertici della graduatoria nazionale e nel cluster delle regioni europee più sviluppate. Sia gli indicatori “classici” del livello di sviluppo, come il PIL pro capite (36,7 mila euro a prezzi correnti, equivalente al 120% del PIL pro capite medio europeo) e il tasso di disoccupazione (5,5%, a fronte del 6,7% come media nell’UE 27), sia quelli più orientati al benessere della popolazione, evidenziano come l’Emilia-Romagna abbia fronteggiato con successo molte delle sfide innescate dalla crisi finanziaria del 2008, differenziandosi, in termini di performance, da molte altre realtà regionali, non solo italiane. Il decennio di recessione prima e di lenta ripresa poi, ha prodotto tuttavia lesioni anche nel nostro tessuto sociale. Emergono, ad esempio, una maggiore disoccupazione femminile, un marcato divario salariale di genere, una preoccupante disoccupazione giovanile, accompagnati da alta precarietà e bassi redditi, una stagnazione del reddito disponibile e delle retribuzioni, un mancato recupero dei livelli pro-capite pre-crisi 2008 a valori reali e un aumento delle persone a rischio povertà o esclusione sociale (quota percentuale cresciuta fino al 17,8% nel 2013, ora ridottasi al 14,2%).
Vogliamo mettere al centro il lavoro di qualità e politiche che facciano perno, da un lato, sulla capacità del sistema di generare valore, dall’altro, su interventi e servizi in grado di redistribuirlo in modo equo e inclusivo, anche mediante una nuova politica fiscale - improntata alla progressività, alla giustizia sociale e al recupero dell’elusione e dell’evasione fiscale - e una costante valorizzazione della contrattazione collettiva tra le parti sociali.
Lo stesso sistema del lavoro e delle imprese vive una polarizzazione inedita. In particolare, tra occupazioni a elevatissima specializzazione e remunerazione e quelle a bassa qualifica, poco tutelate e mal retribuite, che sempre più spesso diventano lavoro povero, dipendente o autonomo che sia, e che non permette a persone occupate di superare la soglia della povertà. Oppure, guardando alla morfologia del nostro sistema economico-produttivo, da un lato imprese innovative, digitalizzate, ad alto valore aggiunto, fortemente orientate ai mercati internazionali e ad investire in capitale umano qualificato e in sostenibilità, dall’altro imprese più esposte agli effetti delle grandi trasformazioni richiamate. Un progetto di sviluppo inclusivo punta ad alzare il livello complessivo del sistema, investendo sulle filiere, sia formative che produttive, contrastando il lavoro povero e precario e le fragilità ad ogni livello, siano esse di lavoro o d’impresa.
Alle diseguaglianze sociali ed economiche, si aggiungono quelle di genere e generazionali, somma di alcuni fattori sociali, culturali ed economici, a partire da quelle sempre più evidenti che attraversano il mercato del lavoro anche in Emilia-Romagna. Nonostante i progressi degli ultimi anni, risulta ad esempio ancora significativo il divario occupazionale di genere (il tasso di attività femminile nella fascia di età 15-64 anni si colloca quasi 12 punti percentuali al di sotto di quello maschile) e nei livelli retributivi (considerando i dati INPS, in regione le lavoratrici dipendenti percepiscono una retribuzione media annua pari al 67% di quella dei colleghi maschi). Non diversa-mente per i giovani. Restando all'esempio retributivo, si evidenzia come i lavoratori e le lavoratrici dipendenti under 30 nella nostra regione ricevono in media una retribuzione lorda annua pari a meno della metà di quella dei lavoratori più maturi. Una condizione, troppo spesso associata ad una precarietà contrattuale e ad un abuso di forme di lavoro senza tutele, che ha generato in questi anni un’emigrazione delle giovani generazioni alla ricerca di nuove esperienze di lavoro e di vita.
Altrettanto decisivo è ricucire le diseguaglianze territoriali, soprattutto della montagna e delle aree più periferiche, che minacciano la coesione anche della nostra regione. In tutto il mondo assistiamo ad un divaricamento tra aree urbane e aree rurali, interne e montane, tra centri e periferie delle città. Vogliamo contrastare questa tendenza, garantendo ovunque opportunità e servizi di prossimità, integrando le periferie a città più aperte e diffuse, valorizzando identità e potenzialità dei singoli territori e dei singoli luoghi per attivare nuovi processi di sviluppo.
Quattro grandi sfide, dunque. Sappiamo come in ogni processo di cambiamento la fase della transizione sia sempre la più complessa. Essa va governata con un’azione collettiva che coinvolga l’intera società regionale. Il Patto si pone da subito questo obiettivo.

3.2 CHE COSA STIAMO IMPARANDO DALL’EMERGENZA
La consapevolezza e la volontà di affrontare tali sfide per intraprendere un nuovo processo di sviluppo sostenibile è stata accelerata e rafforzata dalla pandemia da COVID, che in pochi mesi ha sconvolto programmi e previsioni.
Le stime più recenti prevedono una contrazione del PIL reale per il 2020 pari al -9,9%, come conseguenza del crollo sia della domanda interna sia di quella estera. Gli effetti sul tasso di disoccupazione e su quello di attività saranno significativi, pur dipendenti dalle caratteristiche delle misure approntate dal livello nazionale in materia di ammortizzatori sociali.
Il virus che ha colpito l’umanità, confermando l’instabilità e l’imprevedibilità dei processi di globalizzazione, ha reso più evidenti contraddizioni e fragilità sociali già presenti anche in Emilia-Romagna, ma ha anche messo in luce elementi di forza e resilienza del sistema territoriale e nuove opportunità.
Nell’emergenza stiamo imparando molto dai sacrifici e dall’impegno messi in campo dalle persone e dalle imprese, dalle associazioni e dalle istituzioni. Sicuramente dal sistema sociosanitario emiliano-romagnolo.
In pochi mesi abbiamo definitivamente acquisito la consapevolezza del valore inestimabile e indiscutibile di una buona sanità, pubblica e per tutti, radicata nel territorio. I medici, le professioni sanitarie, il personale sociosanitario, dei servizi sociali, quello tecnico amministrativo, così come i volontari e il Terzo settore, hanno dimostrato di essere un presidio fondamentale di prossimità territoriale da riconoscere, qualificare e valorizzare.
Proprio a partire dalla sanità, abbiamo constatato ancora una volta la rilevanza assoluta dei saperi e delle competenze. Abbiamo accertato la necessità improrogabile di una trasformazione digitale e di una messa in rete diffusa, ma anche preso atto della forte propensione delle persone, delle imprese e delle istituzioni a utilizzare al meglio la tecnologia, prime tra tutte la scuola, la formazione professionale e l’università. E come per la sanità, si è visto bene che senza istruzione si ferma il Paese. Abbiamo fatto tesoro di come le tecnologie possano e debbano interagire con l’insegnamento, ma anche preso consapevolezza dei divari digitali e del rischio di ampliamento delle diseguaglianze sociali che la scuola a distanza genera e, dunque, di quanto sia indispensabile che ragazzi e insegnanti interagiscano nelle aule e nei laboratori.
Siamo diventati più consapevoli della necessità di adottare stili di vita a tutela della salute e consumi sostenibili e dell’importanza di poter contare su una filiera del settore agricolo, agroindustriale e distributivo strutturata e competitiva, capace di garantire sicurezza negli approvvigionamenti, sostenibilità dei processi e qualità degli alimenti.
Abbiamo toccato con mano la strategicità di alcune filiere, in particolare del biomedicale e farmaceutico, e la loro attitudine al dialogo con il sistema della ricerca; così come abbiamo ammirato la capacità di numerose piccole, medie e grandi imprese di riconvertire processi produttivi e servizi a favore della comunità e constatato le potenzialità di una nuova riorganizzazione digitale del lavoro, se regolata e governata.
Abbiamo, inoltre, potuto fare affidamento su un sistema di aziende che ha garantito i servizi pubblici essenziali di energia, raccolta rifiuti, gestione del servizio idrico integrato a sostegno della comunità.
Infine, abbiamo avuto la conferma della maggiore fragilità delle condizioni occupazionali di donne e giovani e troppo spesso abbiamo dovuto confidare nell’impegno di tanti lavoratori e lavoratrici poco o per nulla tutelati che, tuttavia, hanno avuto un ruolo essenziale per la società in lockdown. Lo stesso vale per tanti esercizi di vicinato che in tempi normali faticano a sopravvivere.

4. UN’OCCASIONE STORICA
Nei mesi della pandemia, sono maturate decisioni che per molti anni erano state procrastinate. L’Unione Europea ha reagito con misure eccezionali, inedite per natura e per portata, così come il nostro Paese.
Per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia da COVID, diminuire le diseguaglianze, proteggere e rilanciare l'occupazione, accelerare la transizione ecologica e digitale e rafforzare la coesione sociale, con uno sforzo senza precedenti la Commissione Europea ha varato Next Generation EU, un piano di ampio respiro che rafforza il quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027 attraverso uno specifico impegno per la ripresa e la coesione. Entrambi gli strumenti, anche attraverso le principali strategie già individuate, in particolare il Green Deal, potranno contribuire a trasformare l’Unione europea, verso un'Europa moderna e solidale, resiliente e sostenibile.
Next Generation EU, con un ammontare di risorse pari 750 miliardi di euro, è suddiviso in diversi programmi, tra cui il Dispositivo per la ripresa e la resilienza. L’Italia, che riceverà circa 209 miliardi di euro, è attualmente impegnata nella definizione del proprio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Riteniamo che per investire bene e con tempestività occorra una forte sinergia, rifuggendo da ogni tendenza di centralismo istituzionale. Il sistema territoriale dell’Emilia-Romagna intende svolgere un ruolo da protagonista tanto nella programmazione quanto nella gestione delle risorse straordinarie che il Paese avrà a disposizione.
Questo Patto e i successivi accordi che saranno sottoscritti, sono lo strumento per definire gli obiettivi strategici verso cui orientare tutte le risorse disponibili e per condividere gli interventi urgenti e quelli strutturali necessari per rimettere in moto l’economia e la società.
I firmatari concordano che l’impiego delle risorse avvenga in applicazione e nel rispetto dei contratti collettivi nazionali e territoriali di lavoro e aziendali sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente maggiormente rappresentative a livello nazionale, assicurando una gestione dei livelli occupazionali nell’ambito di corrette relazioni industriali, rispettando le norme in materia di salute e sicurezza del lavoro, puntando al rafforzamento della qualità del lavoro e delle competenze di lavoratrici e lavoratori.

5. LAVORO E CLIMA: L’IDENTITÀ DEL NUOVO PATTO
L’Emilia-Romagna è una regione forte. Perché può contare su un capitale sociale e culturale invidiabile; perché il suo territorio è disseminato di filiere, imprese e produzioni di grande qualità; perché la comunità emiliano-romagnola è fatta di lavoratrici e lavoratori ingegnosi e “instancabili”;
perché da sempre è terra che sa accogliere. È forte perché è resiliente e dunque capace di rimettersi in piedi a fronte di eventi traumatici. Ma è forte anche perché a fronte di grandi opportunità sa cambiare in meglio senza perdere la propria identità e i propri valori.
Nel delineare un nuovo progetto per la nostra regione, la prima scelta che assumiamo è quella di realizzare un investimento senza precedenti sulle persone, innanzitutto sulla loro salute, così come sulle loro competenze e sulla loro capacità. Partire dai diritti e dai doveri degli individui, in particolare dei giovani e delle donne, valorizzandone le differenze, significa anche condividere la necessità di sperimentare nuove forme di partecipazione democratica ad ogni livello. I firmatari concordano che questa sia anche l’occasione per promuovere un vero e proprio women new deal, affermando un protagonismo delle donne in tutti i settori quale fattore di modernizzazione della società.
La seconda scelta è quella di accelerare la transizione ecologica, ponendosi l’obiettivo di raggiungere la decarbonizzazione prima del 2050 e passare al 100% di energie rinnovabili entro il 2035, puntando alla tutela e valorizzazione delle risorse naturali, alla riduzione delle emissioni e all’efficientamento energetico, alla prevenzione del dissesto idrogeologico, alla rigenerazione urbana, alla mobilità sostenibile, all’economia circolare e alla riduzione dei rifiuti.
La transizione ecologica dovrà assumere un carattere di piena trasversalità in tutte le politiche settoriali regionali, con un approccio organico verso tutta la futura attività di normazione, pianificazione e programmazione. Per raggiungere gli obiettivi prefissati sarà indispensabile agire anche verso il Governo per sostenere e promuovere la necessaria innovazione normativa e pianificatoria di livello nazionale.
Una transizione giusta, perché accompagnata da una efficace programmazione di azioni volte a generare nuove imprese, nuovo lavoro e nuove competenze e aggiornare le professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori per tutelarne e salvaguardarne l’occupazione.
La terza scelta è quella di rimettere al centro il lavoro e il valore dell’impresa, dalle piccole alle più grandi, e con esso del pluralismo imprenditoriale e diffuso, che in Emilia-Romagna trova nella cooperazione e nel lavoro sociale un fattore non solo identitario ma anche di sviluppo, efficienza e qualità. A fronte della fragilità dell’attuale modello di produzione internazionale, fondato su un’eccessiva frammentazione su scala globale, è proprio la presenza in Emilia-Romagna di filiere complete che potrà facilitare processi di attrattività e rientro di produzioni.
La quarta scelta è quella di orientare la rivoluzione digitale verso un nuovo umanesimo perché il futuro e l’evoluzione della tecnologia non siano determinati ma determinabili e dunque un diritto di tutte e tutti, un bene al servizio dei bisogni delle persone, della coesione e della competitività dei territori, un driver per lo sviluppo sostenibile e per una riqualificazione digitale e verde dell’occupazione. Ma anche sottolineare che oltre all’innovazione tecnologica, serve innovazione sociale quale imprescindibile strumento di sviluppo e di democrazia.
La quinta scelta è assegnare una nuova centralità al welfare come strumento di equità sociale e di contrasto alle diseguaglianze e nuove vulnerabilità e fragilità, rimettendo al centro le persone e le comunità. Un sistema integrato a governance pubblica attraverso un forte ruolo di programmazione, regolazione e gestione dei servizi, sempre più inclusivo e partecipato, in grado di far interagire tutte le risorse umane, professionali, economiche dei territori in una logica di rete e sussidiarietà, di prossimità e domiciliarità.
Sesta scelta è riconoscere la vocazione delle città, e con esse degli atenei, alla sperimentazione e all’innovazione, e dunque il ruolo decisivo che svolgono nell’aprire strade nuove. La portata delle sfide che abbiamo di fronte e il raggiungimento degli obiettivi delineati hanno bisogno di un ancoraggio più forte ai territori, di un loro protagonismo. Questo significa anche valorizzare le diversità e investire sulle vocazioni che i territori dell’Emilia-Romagna esprimono, a partire dal giusto riconoscimento che meritano la Città Metropolitana di Bologna e le eccellenze che qualificano i centri urbani della nostra regione - per molti aspetti un unicum sul piano nazionale -, con un’attenzione specifica ai bisogni e alle potenzialità delle aree interne e montane.
Architrave del progetto delineato è l’impegno condiviso a rilanciare gli investimenti pubblici e privati, cogliendo tutte le opportunità offerte da politiche e programmi dell’Unione Europea e privilegiando interventi che garantiscano un maggiore moltiplicatore in termini di occupazione diretta e indiretta.
Ritenendo di fondamentale importanza diffondere l’utilizzo di tecnologie green, rendere sostenibili i diversi processi aziendali e favorire comportamenti in grado di valorizzare le risorse umane, le azioni di sostegno agli investimenti premieranno inoltre i progetti in grado di concorrere, con azioni concrete, al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, in coerenza con quanto previsto dalle norme regionali in materia di responsabilità sociale di impresa.
L’impegno condiviso al rilancio degli investimenti sarà supportato da un processo di semplificazione per ridurre la burocrazia e innovare la Pubblica Amministrazione. Non una deregolamentazione, quindi, ma un innalzamento del livello della legalità, dei diritti e della giustizia sociale, anche a fronte dei rischi crescenti di infiltrazioni criminali e mafiose.
Un contributo decisivo a questo progetto di sviluppo deve venire infine dalla proposta peculiare di autonomia regionale avanzata dell'Emilia-Romagna. Assumendo come presupposto l'unità del Paese, i principi di leale collaborazione tra le istituzioni, di solidarietà tra territori e di uguaglianza tra tutte le cittadine e i cittadini - valori costituzionali imprescindibili - tale proposta concorre alla definizione di una nuova cornice nazionale che da un lato assicuri finalmente i Lep e meccanismi perequativi, dall'altro confermi e rafforzi la natura nazionale, pubblica e universalistica dei servizi essenziali, a partire dal sistema di istruzione, università, ricerca e da quello sanitario (senza dunque modificare le modalità di reclutamento del personale e senza intervenire sulla natura del Ccnl, senza mettere in discussione l’unitarietà degli ordinamenti dei curricoli e degli organici). Un progetto di autonomia per accrescere la capacità di determinazione dei fabbisogni e di programmazione degli interventi, di integrazione e semplificazione delle procedure, di efficacia e di efficienza della gestione, fornendo una cornice più adeguata ad organizzare la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali nel soddisfacimento dei bisogni delle comunità.
Il Patto assume 4 obiettivi strategici e 4 processi trasversali che intercettano dinamiche decisive per l’intera società regionale. Le linee di intervento indicano le azioni che i firmatari considerano prioritarie e, ognuno nel rispetto del proprio del ruolo, si impegnano a realizzare.
Obiettivi strategici
- Emilia-Romagna, regione della conoscenza e dei saperi
- Emilia-Romagna, regione della transizione ecologica
- Emilia-Romagna, regione dei diritti e dei doveri
- Emilia-Romagna, regione del lavoro, delle imprese e delle opportunità
Processi trasversali
- Trasformazione digitale
- Un Patto per la semplificazione
- Legalità
- Partecipazione

6. OBIETTIVI STRATEGICI
6.1 EMILIA-ROMAGNA, REGIONE DELLA CONOSCENZA E DEI SAPERI

Investire in educazione, istruzione, formazione, ricerca e cultura: per non subire il cambiamento ma determinarlo; per generare lavoro di qualità e contrastare la precarietà e le disuguaglianze; per innovare la manifattura e i servizi; per accelerare la transizione ecologica e digitale.
In Emilia-Romagna da sempre affidiamo all’educazione, all’istruzione e alla formazione il compito di migliorare la società. Nelle fasi in cui una comunità deve affrontare nuove sfide e intraprendere processi di cambiamento, intensificare questo investimento diventa imprescindibile, a partire dai più piccoli.
Il Diritto all'istruzione, universale ed inclusivo, rappresenta la base del nostro modello di sviluppo.
Un’educazione di qualità già dalla prima infanzia apporta benefici importanti nello sviluppo cognitivo e relazionale del bambino, favorendo gli apprendimenti futuri e il suo benessere psicofisico e sociale, con ricadute per la collettività in termini di riduzione delle diseguaglianze e della povertà e aumento della mobilità sociale. Per questi motivi, vogliamo garantire servizi educativi e una scuola dell'infanzia accessibili a tutti e diffusi su tutto il territorio regionale che rimuovano gli ostacoli determinati dalle diverse condizioni sociali di partenza, rispondendo al tempo stesso al diritto soggettivo delle bambine e dei bambini e alle esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle famiglie, promuovendo l’occupazione femminile e la natalità.
Una delle precondizioni per contrastare le diseguaglianze e generare un nuovo modello di sviluppo, è inevitabilmente la sostanziale riduzione della dispersione scolastica che ha ripreso ad aumentare (ultimo dato disponibile 11% nel 2018).
La grande trasformazione della società, oltre a contraddizioni, porta con sé anche opportunità. Per non subire le prime e poter cogliere le seconde, servono una solida cultura di base e competenze sempre più specializzate. Le stesse che servono alle imprese per diventare più competitive e internazionali. Condividiamo la necessità di investire in servizi di orientamento per dare ai giovani e alle loro famiglie gli strumenti per scegliere consapevolmente e in un’infrastruttura educativa e formativa che sappia contrastare la dispersione scolastica e garantire a tutte le persone, nessuno escluso, l’opportunità di innalzare le proprie conoscenze e competenze tanto nella fase che precede l’ingresso nel mercato del lavoro, quanto durante l’intera vita lavorativa, per favorire percorsi di crescita professionale, sostenere la qualità dell’occupazione in termini di stabilità e intensità e accompagnare i percorsi di transizione. Un impegno che deve essere costantemente indirizzato a garantire le competenze necessarie ad un’economia più verde, inclusiva e digitale, a rafforzare l’istruzione secondaria e terziaria professionalizzante e a valorizzare pienamente la formazione e la cultura tecnica e professionale, smontando - in linea con il progetto per lo Spazio Europeo dell'Istruzione e il nuovo Piano europeo per l'istruzione digitale - stereotipi che condizionano le scelte dei giovani e delle donne e impoveriscono il patrimonio produttivo di questa regione.
Un’efficace formazione professionale e servizi per il lavoro capaci di fare rete con tutti gli operatori di filiera divengono elemento decisivo nei programmi di ricostruzione post-pandemia e strumento fondamentale per permettere la transizione verso un’economia sempre più digitale e sostenibile, con l’obiettivo del mantenimento e della crescita dell’occupabilità della persona lungo tutto l’arco della vita.
Per tutti questi motivi, intendiamo aderire al Patto per le competenze, una delle 12 azioni dell'Agenda europea delle competenze, con cui la Commissione Europea invita le organizzazioni pubbliche e private a unire le forze e ad agire concretamente per massimizzare l'impatto degli investimenti nello sviluppo delle competenze delle persone e nella formazione per la riqualificazione.
Il progetto di sviluppo sostenibile dell’Emilia-Romagna presuppone fiducia nella ricerca, nelle indicazioni fornite dalla scienza in un rapporto con la società basato sulla trasparenza, l’integrità e la coerenza. Una ricerca libera non è in contraddizione con la condivisione delle missioni strategiche su cui concentrare gli sforzi. È necessario valorizzare maggiormente l’investimento pubblico in ricerca, sia di base che industriale, favorire i percorsi di partecipazione dei tanti attori che operano in questo campo per raggiungere gli obiettivi strategici democraticamente fissati e promuovere l’accesso anche delle piccole imprese ai risultati dell’innovazione.
In Emilia-Romagna oggi investiamo in ricerca il 2% sul PIL, ci proponiamo di arrivare al 3%, con un impegno rinnovato su alcuni assi fondamentali per la transizione ecologica.
La cultura, più in generale, è fattore di identità e di crescita civile individuale e collettiva. È motore di innovazione, sviluppo economico, di nuova occupazione e di cittadinanza attiva. Può esserlo anche di inclusione sociale e di contrasto alle disuguaglianze. L’Emilia-Romagna, già al vertice nei consumi culturali dei suoi abitanti, deve crescere ulteriormente come capitale dell’industria culturale e creativa, metropoli policentrica della creatività e delle arti che si rinnovano grazie alle tecnologie, che si aprono a un nuovo pubblico, che rigenerano il patrimonio storico e le periferie e che attraggono giovani, sfidando le grandi realtà europee.
L’Emilia-Romagna, regione della conoscenza e dei saperi, si impegna a mobilitare e assecondare le aspirazioni delle nuove generazioni. I giovani che non studiano e non lavorano rappresentano il vulnus più grave che dobbiamo riparare, portando la percentuale dei Neet sotto la soglia del 10%.
Linee di intervento
• Rafforzare la rete dei servizi educativi e delle scuole per l'infanzia (0-6) assicurando che siano accessibili a tutte le bambine e i bambini, diffusi su tutto il territorio regionale, abbattendo progressivamente liste d’attesa e costo a carico delle famiglie, alzando la qualità dell’offerta dell’intero sistema integrato.
• Innalzare le competenze linguistiche di tutta la comunità, a partire dai più piccoli, estendendo le esperienze di alfabetizzazione alla lingua inglese nei nidi e nelle scuole d’infanzia e rafforzandone l’insegnamento nella formazione professionale e in quella permanente.
• Consolidare la rete di servizi di orientamento e contrastare gli stereotipi di genere nelle scelte formative e professionali, promuovere e valorizzare tutti i percorsi di formazione professionale e tecnica, anche attraverso la diffusione nelle scuole di azioni strutturali e permanenti di avvicinamento delle ragazze e dei ragazzi alle materie tecnico-scientifiche.
• Promuovere nuove sinergie tra il territorio e una scuola che vogliamo sempre più aperta, inclusiva e innovativa.
• Contrastare le povertà educative e la dispersione scolastica, promuovendo il successo formativo.
• Sostenere economicamente le famiglie per garantire a tutti il diritto allo studio scolastico e potenziarne i servizi, con un’attenzione specifica agli studenti con disabilità.
• Promuovere Percorsi per le Competenze Trasversali per l’Orientamento (PTCO, ex alternanza scuola lavoro), che forniscano un reale valore aggiunto ai percorsi educativi.
• Salvaguardare le istituzioni scolastiche delle aree periferiche e montane.
• Garantire edifici scolastici più sicuri, sostenibili e moderni attraverso un piano regionale decennale che indirizzi prioritariamente anche nuove risorse europee, correlate all’iniziativa Renovation Wave, verso gli interventi di riqualificazione energetica per nuovi edifici ad emissioni zero.
• Rafforzare la collaborazione tra istituti professionali, enti di formazione professionale e l’infrastruttura produttiva del territorio affinché il sistema formativo integrato di Istruzione e Formazione Professionale garantisca percorsi per il conseguimento della qualifica orientati ad un agevole inserimento nel mercato del lavoro, capaci di valorizzare e mettere in rete le eccellenze e contrastare la dispersione scolastica.
• Rafforzare e qualificare il sistema di formazione anche attraverso una revisione condivisa dell’accreditamento e una semplificazione delle regole di gestione.
• Costruire una filiera formativa professionale e tecnica integrata - favorendo i passaggi dalla IeFP agli IFTS e ITS e da questi al percorso universitario - che permetta ai giovani la continuità dei percorsi e assicuri al territorio quelle professionalità tecniche, scientifiche e umanistiche indispensabili per la ripresa e l’innovazione, concorrendo ad aumentare il numero dei giovani in possesso di una qualifica o di un diploma professionale, di un titolo di formazione terziaria e di laureati.
• Favorire i processi di internazionalizzazione dei percorsi formativi degli studenti che, pur avendo meriti non dispongano delle necessarie condizioni economiche.
• Garantire borse di studio universitarie e servizi adeguati al 100% di coloro che per merito e condizione sociale ne hanno diritto in una stretta collaborazione tra istituzioni, Atenei e istituti di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica.
• Attivare iniziative per attrarre studenti e incentivarli a restare dopo la conclusione dei percorsi formativi e per incrementare l’attrattività e il rientro di talenti, anche portando sul territorio regionale sedi di prestigiose istituzioni di ricerca e universitarie internazionali e progettando una nuova rete di servizi, tra cui scuole internazionali.
• Promuovere l’utilizzo delle diverse tipologie di contratto di apprendistato, quale canale di accesso privilegiato al mondo del lavoro, con particolare attenzione a quelle che permettono ai giovani di conseguire un titolo di studio e qualificando la componente formativa dell'apprendistato professionalizzante.
• Avviare nuove sinergie tra programmazione regionale e fondi interprofessionali per rafforzare e promuovere la formazione di imprenditori, manager, dipendenti e professionisti, sostenendo ad ogni livello il dispiegarsi di processi di innovazione, trasformazione digitale, internazionalizzazione e sviluppo sostenibile.
• Rafforzare e incrementare le opportunità formazione permanente per permettere a tutte le persone di intraprendere percorsi individuali per accrescere i livelli di istruzione e delle competenze e rafforzare la propria occupabilità per tutto l'arco della vita.
• Potenziare ulteriormente la partecipazione integrata e sinergica alle opportunità di finanziamento nazionali e internazionali della ricerca per attrarre nuove progettualità, infrastrutture, risorse e talenti.
• Rafforzare l’ecosistema regionale della ricerca e dell’innovazione, investendo in particolare negli ambiti della salute, della transizione digitale e di quella ecologica.
• Valorizzare gli investimenti realizzati per la Data Valley, affinché possano beneficiarne le imprese e, più in generale, tutta la società regionale.
• Fare della regione Emilia-Romagna un grande polo delle industrie culturali e creative attraverso un investimento in alta formazione specialistica, il consolidamento della rete teatrale, il rafforzamento delle filiere cinema, musica ed editoria, il sostegno alla produzione culturale diffusa.

6.2 EMILIA-ROMAGNA, REGIONE DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
Accelerare la transizione ecologica per raggiungere la neutralità carbonica prima del 2050 e passare alle energie pulite e rinnovabili entro il 2035; coniugare produttività, equità e sostenibilità, generando nuovo lavoro di qualità.
È nostra convinzione che da questa crisi l’Emilia-Romagna debba uscire con un progetto di sviluppo nuovo, improntato al rispetto del pianeta, alla preservazione delle risorse naturali e alla tutela del benessere delle persone. Il secondo obiettivo su cui fondare la ripartenza e il posizionamento strategico del territorio è pertanto quello della transizione ecologica. Assumiamo i 17 obiettivi dell’Agenda delle Nazioni Unite per superare i fattori di fragilità su cui poggia la nostra capacità di creare ricchezza, di redistribuirla, di preservare e rinnovare le risorse a cui attingiamo. “Non esiste un Pianeta B” è il messaggio chiaro che si è levato da milioni di giovani in ogni parte del mondo per chiedere di agire in fretta. L’evidenza scientifica dell’entità del riscaldamento globale, così come la consapevolezza che a causarlo siano le emissioni di gas climalteranti derivanti dall’impiego dei combustibili fossili e dall’uso non sostenibile del territorio e delle risorse naturali, ci impongono la grande responsabilità, come regione e come Paese, di accelerare la transizione verso la neutralità carbonica e la piena sostenibilità del nostro sviluppo.
Con questo Patto ci poniamo gli obiettivi dell’azzeramento delle emissioni climalteranti per raggiungere la neutralità carbonica prima del 2050, in linea con la strategia europea, e del passaggio al 100% di energie rinnovabili entro il 2035.
Una transizione giusta che esige da un lato un sostegno rilevante agli investimenti delle imprese partendo dal sistema produttivo attuale e dalle sue principali filiere e dall’altro agli investimenti nella creazione di nuove imprese e nuovi lavori. Ciò sarà accompagnato da progetti di aggiornamento e riconversione professionale e dal reinserimento nel mondo del lavoro di lavoratrici e lavoratori a rischio di disoccupazione nelle nuove filiere industriali in trasformazione, a partire da quelle dell’economia verde e circolare, delle energie rinnovabili e dei servizi per la tutela ambientale.
Un progetto tanto impegnativo quanto necessario per la Pianura Padana che rappresenta l’area a maggior concentrazione produttiva e manifatturiera d’Italia, ma anche quella più esposta sul piano ambientale, a partire naturalmente dalla qualità dell’aria. Dobbiamo imprimere un’accelerazione agli interventi di mitigazione e di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici.
Ciò impone alla nostra regione di mettersi alla guida della transizione, con un percorso che sia pragmatico, progressivo, efficace e misurabile e che non metta a rischio il capitale produttivo e quello naturale, l’occupazione delle persone e il benessere della società, ma sia invece un motore di nuovo e diverso sviluppo. È questa la sfida più stringente che abbiamo dinnanzi.
La battaglia contro i cambiamenti climatici è inscindibile da quella contro le diseguaglianze, perché sono le fasce più fragili a pagare più alto il costo degli effetti del riscaldamento globale. Ma sono anche quelle che più rischiano di pagare gli effetti della transizione se non adeguatamente accompagnata sul piano economico e sociale.
Creare, viceversa, nuova occupazione di qualità, che concorra e scaturisca dalla transizione stessa, non solo è possibile, ma anche necessario. Non partiamo da zero. In Emilia-Romagna molti dei processi da intraprendere sono avviati e ora occorre intensificarli, pianificando investimenti straordinari, pubblici e privati, da un lato, ammortizzatori sociali e interventi di sostegno dall’altro.
Gli obiettivi condivisi attraverso il Patto saranno alla base del Percorso regionale per la neutralità carbonica prima del 2050, che sarà delineato con il coinvolgimento degli stessi firmatari e comprenderà le strategie di azione integrate nei diversi settori volte all’ assorbimento, mitigazione e riduzione delle emissioni di gas climalteranti, la definizione di target intermedi e di strumenti per raccogliere dati uniformi e monitorare il raggiungimento degli obiettivi. Questo lavoro sarà alla base della Legge per il Clima di cui la Regione intende dotarsi.
Per realizzare gli obiettivi della transizione è fondamentale coinvolgere le imprese a partire dalle multiutility degli enti locali - nelle quali la partecipazione e il controllo pubblico sono strategici - e sviluppare tutte le possibili sinergie tra i cicli d’investimento pubblico-privato, sostenendo una gestione che assicuri servizi dal valore universale, attraverso costanti investimenti sulle reti e sugli impianti.
Nostra alleata è l’Unione Europea, che punta a essere il primo continente a impatto climatico zero e che ha preparato la strada verso ambiziosi target al 2030. L’importante piano di investimenti che accompagnerà la società regionale verso la piena sostenibilità sarà sostenuto dal Green Deal europeo, sia in termini di obiettivi che di risorse, così come dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dalle risorse del Next Generation EU. Utilizzare al meglio queste risorse, con politiche di ampio respiro e di area vasta in raccordo con le altre amministrazioni del bacino padano, è obiettivo qualificante del Patto e impegno prioritario della prossima programmazione.
Linee di intervento
• Accompagnare la transizione ecologica delle imprese di ogni dimensione orientandone e incentivandone gli investimenti verso le energie rinnovabili e verso processi e prodotti a minor impatto ambientale, mettendole nelle condizioni di cogliere le opportunità della transizione verde attraverso aiuti mirati, semplificazioni normative e misure che sostengano il cambiamento verso modelli di produzione e consumi sostenibili.
• Sviluppare nuove filiere green con attenzione sia alla filiera clima/energia che alle filiere industriali di recupero dei materiali.
• Investire in ricerca e innovazione orientandola verso campi ad alto potenziale strategico come l’idrogeno, l’elettrico e la chimica verde.
• Costruire un team di ricerca e studio finalizzato al sostegno e alla definizione di progetti di finanza sostenibile e di impatto sociale coerenti con gli obiettivi del Patto.
• Incrementare la produzione e l’utilizzo delle energie rinnovabili e l’accumulo, anche in forma diffusa, attraverso una Legge regionale sulle comunità energetiche.
• Accelerare la transizione energetica del comparto pubblico, sostenendo lo sviluppo dei Piani Energia-Clima dei Comuni e percorsi di neutralità carbonica a livello territoriale, dando nuovo impulso all’adeguamento e all’efficientamento energetico dell’intero patrimonio pubblico.
• Promuovere sostenibilità, innovazione e attrattività dei centri storici attraverso lo sviluppo di processi di rigenerazione, che tengano insieme gli interventi edilizi ed urbanistici, le scelte in materia di accessibilità e mobilità, il rafforzamento dei servizi e delle dotazioni infrastrutturali, le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici e le misure di rivitalizzazione del tessuto economico e sociale.
• Continuare a rafforzare la strategia di consumo di suolo a saldo zero e di rigenerazione urbana con un piano di riqualificazione e resilienza delle città capace non solo di intercettare la risorse europee, ma di massimizzare su larga scala gli incentivi introdotti per la riqualificazione, l’efficientamento e la sicurezza degli edifici.
• Agevolare sinergie e coordinamento del sistema regionale per sfruttare al meglio il potenziale dell’Ecobonus al 110% per l’efficientamento energetico, anche attraverso la valorizzazione e implementazione dello strumento del Catasto Regionale Impianti Termici.
• Investire, anche grazie alle risorse del Next Generation EU, in un Piano strategico di manutenzione, difesa e adattamento degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti, e di prevenzione del dissesto idrogeologico e di difesa della costa attraverso una programmazione pluriennale condivisa con gli enti locali e con tutti gli attori coinvolti; una strategia fondata sul rafforzamento delle conoscenze su rischi e vulnerabilità, che individui priorità, pianifichi interventi di prevenzione da attuare nel breve e nel medio-lungo termine, assicurando certezza e continuità dei finanziamenti, semplificando le procedure, aprendo cantieri diffusi, attivabili rapidamente, ed in grado di coinvolgere una molteplicità di imprese, di varie dimensioni, per creare buona occupazione nella cura del territorio.
• Sostenere l’economia circolare, anche avviando laboratori di ricerca che coinvolgano la Rete Alta Tecnologia, ARPAE, il Clust-ER Energia Ambiente, i Comuni, i gestori dei servizi ambientali e l’intero sistema produttivo, investendo in tecnologie in grado di ridurre i rifiuti e facilitare la simbiosi industriale, aumentando la durabilità dei prodotti e l’utilizzo di materiali a basse emissioni, promuovendo il riciclo, il recupero e il riuso dei rifiuti attraverso la nascita di nuovi circuiti dedicati e nuovi impianti, anche con l'obiettivo di accrescere l’autosufficienza regionale.
• Accelerare il percorso di transizione per il superamento delle plastiche monouso, in coerenza con gli obblighi previsti dalla normativa europea, e per un utilizzo più sostenibile della plastica, attraverso l’istituzione di una cabina di regia regionale che valuterà tempi, impatti e modalità attuative di ogni singola azione.
• Sviluppare la domanda di prodotti, servizi e lavori pubblici sempre più innovativi e sostenibili attraverso lo strumento del Green Procurement e del pre-commercial procurement (forme di partenariato tra industria e PA).
• Diminuire la produzione dei rifiuti, a partire da quelli urbani, e dei conferimenti in discarica o ai termovalorizzatori, con l’obiettivo di ridurre entro il 2030 almeno al valore di 110 kg pro capite i rifiuti non riciclati, aumentando quantitativamente e qualitativamente la raccolta differenziata (prioritariamente con il metodo porta a porta) con l’obiettivo dell’80% entro il 2025, consolidando in tutti Comuni la tariffazione puntale, introducendo nuovi e diversi meccanismi di premialità e assicurando l’autosufficienza regionale nella gestione di tutti i rifiuti.
• Accrescere la tutela e valorizzazione della risorsa idrica, migliorando lo stato degli ecosistemi, incentivandone un utilizzo sostenibile anche mediante la riduzione dei-consumi e degli sprechi sia nel settore residenziale, quanto in quello industriale ed agricolo (Water Footprint), migliorandone la qualità e la disponibilità, con la prospettiva di dimezzare le perdite di rete, accrescendo, innovando e migliorando la capacità di stoccaggio, riutilizzando le acque reflue e quelle piovane, cogliendo l’opportunità di candidare progetti all’interno del PNRR.
• Promuovere la sostenibilità ambientale dei nostri sistemi alimentari, a partire dalle produzioni agricole e zootecniche, riconoscendone il ruolo che svolgono nella salvaguardia del territorio e nel creare occupazione; sostenere le imprese negli investimenti necessari per continuare a migliorare il benessere animale e la biosicurezza negli allevamenti, per ottimizzare l’utilizzo dei nutrienti, dei consumi idrici, per ridurre gli apporti chimici, minimizzare dispersioni ed emissioni, incentivando la ricerca varietale e l’incremento della biodiversità sui terreni agricoli, in linea con la strategia europea “From Farm to Fork”.
• Incoraggiare la filiera corta, l’agricoltura biologica e la produzione integrata con l’obiettivo di arrivare entro il 2030 a coprire oltre il 45% della SAU con pratiche a basso input, di cui oltre il 25% a biologico.
• Valorizzare il contributo che le imprese agricole e di trasformazione possono garantire agli obiettivi di produzione di energie rinnovabili, anche con la prospettiva del raggiungimento dell’autosufficienza energetica, e alla sostituzione dei prodotti della chimica del petrolio con materiali biodegradabili nell’ambito della bioeconomia e dell’economia circolare.
• Investire su una nuova mobilità sostenibile anche attraverso l’integrazione dell’attuale programmazione degli investimenti con un nuovo pacchetto di progetti green per il PNRR che permetta di: incentivare e rafforzare le reti del trasporto pubblico, con particolare riferimento alle aree montane ed interne; valorizzare la capacità produttiva regionale, sostituendo i mezzi delle aziende TPL con veicoli più ecologici; garantire ulteriori forme di tariffazioni agevolate; promuovere l’uso della bicicletta anche attraverso la realizzazione di 1000 km di nuove piste ciclabili; incentivare gli investimenti per lo sviluppo della mobilità elettrica; accelerare l’integrazione sia tra ferro e gomma, sia con le nuove modalità di mobilità sostenibile; valorizzare il Bike sharing e Car sharing con l’obiettivo di ridurre il traffico motorizzato privato di almeno il 20% entro il 2025; sostenere la diffusione della mobilità privata verso “emissioni zero” anche attraverso l’istallazione di 2.500 punti di ricarica entro il 2025; sostenere il rinnovo del parco veicolare verso l’elettrico; ridurre la necessità di spostamenti con il rafforzamento della tecnologia digitale (smart city); potenziare e qualificare il trasporto su ferro, sia per le persone che per le merci, anche attraverso il completamento dell’elettrificazione della rete regionale; puntare sullo sviluppo dell’intermodalità dei trasporti, a partire dagli investimenti sugli interporti e sui centri intermodali e logistici per promuovere il trasferimento del trasporto merci da gomma a ferrovia. Particolarmente importante sarà la promozione dello sviluppo dell’area del Porto di Ravenna e l’attivazione della zona logistica speciale ad esso collegato.
• Nell’ambito di politiche di potenziamento del TPL e di concerto con gli Enti locali, proseguire nel percorso di aggiornamento della governance e di aggregazione e integrazione imprenditoriale del sistema pubblico-privato del territorio, finalizzato alla omogeneizzazione e semplificazione gestionale, alle sinergie ed economie di scala, agli investimenti.
• Piantumare 4 milioni e mezzo di alberi in 5 anni, valorizzare e tutelare il patrimonio forestale, qualificare il patrimonio esistente e aumentare il verde delle città; contribuire a pulire l’aria e tutelare la biodiversità, con la realizzazione di boschi, anche fluviali, e piantagioni forestali, individuando le aree più idonee con il coinvolgimento degli Enti locali, della cittadinanza e degli operatori agricoli; tutelare i corridoi ecologici esistenti come strategicamente essenziali, migliorandone la connettività.
• Tutelare, valorizzare e promuovere le aree montane ed interne, a partire dalle eccellenze costituite dalle risorse naturali e da parchi, aree protette e Mab Unesco, quali serbatoi insostituibili di biodiversità e bacini di opportunità per uno sviluppo sostenibile dei territori e delle popolazioni locali.
• Investire per un nuovo turismo sostenibile, inclusivo e lento, a partire dalle ciclovie e dai cammini, costruendo percorsi intermodali e integrati che mettano in rete le eccellenze culturali, archeologiche e paesaggistiche del nostro territorio, promuovendo investimenti sulle energie rinnovabili e la mobilità elettrica e favorendo strutture turistiche ecosostenibili a impatto zero.
• Gli obiettivi sopra riportati possono trovare risposta adeguata all’interno dell’Accordo Quadro per la qualità dell’aria del Bacino Padano in grado di attivare investimenti straordinari per migliorare la qualità dell’aria, riducendo drasticamente le emissioni di polveri sottili, ossidi di azoto e ammoniaca e, conseguentemente, contribuendo a migliorare le condizioni delle acque sotterranee e superficiali, con un’azione integrata a 360 gradi, fondata su dati certi e confrontabili, su tutte le fonti di inquinamento, attraverso progetti finanziati con risorse nazionali e dell’Unione Europea e condivisi con le altre tre Regioni. Vista la rilevanza nazionale e le procedure d’infrazione comunitarie, la qualità dell’aria del Bacino Padano dovrebbe essere assunto come obiettivo con progettualità specifiche da parte del Governo nell’ambito del PNRR.

6.3 EMILIA-ROMAGNA, REGIONE DEI DIRITTI E DEI DOVERI
Contrastare le diseguaglianze territoriali, economiche, sociali e di genere che indeboliscono la coesione e impediscono lo sviluppo equo e sostenibile
Riteniamo che l’aumento delle diseguaglianze rappresenti un ostacolo allo sviluppo. I divari sociali, quelli economici e territoriali, quelli di genere e generazionali configgono con la nostra idea di democrazia e giustizia sociale e penalizzano l’intera collettività, impedendone una crescita equilibrata e sostenibile.
Gli effetti del COVID rischiano di allargare ulteriormente tali divari e ci impongono una volta di più di ricucire il tessuto sociale e colmarne le fratture, rivedendo le priorità e adeguando le politiche. Per farlo, assumiamo come paradigma l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, riconoscendone il carattere innovativo nel coniugare la piena sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Una comunità è davvero tale se tutte e tutti godono degli stessi diritti e adempiono ai medesimi doveri.
La prima tra le priorità che assumiamo per generare sviluppo e coesione è rafforzare il nostro sistema sanitario, continuando a mantenere il ruolo di governance e di gestione pubblica come architrave, per garantire a tutte le persone il diritto alla salute a prescindere dalle condizioni economiche e sociali, ma anche un servizio alla comunità nel suo insieme per la tutela della salute pubblica. Da queste condizioni, ci insegna la pandemia, dipendono direttamente la tenuta economica e sociale del sistema. Se la sanità emiliano-romagnola sta reggendo nell’emergenza è anzitutto grazie a queste caratteristiche: dobbiamo ora implementare e qualificare la rete delle strutture ospedaliere, rafforzare i presidi sanitari territoriali, a partire dalle Case della Salute, investire su telemedicina e assistenza domiciliare, elementi cardine del sistema sul quale costruire la filiera dell'innovazione sociale, specialmente nelle aree interne e montane della regione, perseguendo l’integrazione delle politiche sanitarie e sociali, con un piano straordinario di investimenti che, oltre alle strutture e alle tecnologie, punti a formare e reclutare tutto il personale sanitario e sociale necessario. Altrettanto importante è la creazione di servizi socio-assistenziali che rispondano adeguatamente all’evoluzione sociale e demografica, rivolti in particolare alle persone anziane e alle persone con disabilità, oltre che a chi si prende cura di loro, perseguendo l’obiettivo di monitorarne e interpretarne precocemente i bisogni.
Le politiche di welfare assumeranno un peso economico e occupazionale sempre più rilevante: intendiamo affrontare le nuove sfide con strumenti innovativi, puntando a costruire una rete capillare di servizi di prossimità, in grado di anticipare i bisogni, fare prevenzione e contrastare la solitudine, anche attraverso le nuove tecnologie. Confermando la centralità del pubblico nelle funzioni di regolazione, programmazione, controllo e di garanzia nell’accesso e sviluppando un sistema integrato sempre più inclusivo e partecipato, valorizzando sia la gestione pubblica sia quella accreditata. È a partire da questo impianto e dal contributo prezioso della cooperazione sociale che possiamo generare innovazione sociale, promuovere nuova occupazione e sviluppare ulteriori sinergie col Terzo settore, qualificando il lavoro sociale e valorizzandone progettualità e capacità di iniziativa. Al tal fine prevediamo la costituzione di un Tavolo dedicato ai lavori sociali che coinvolga firmatari del Patto e rappresentanze del settore.
Il diritto alla casa, requisito di cittadinanza e sicurezza sociale, riacquista centralità nelle politiche territoriali: occorre aprire una nuova stagione di interventi di Edilizia residenziale pubblica e sociale, a partire dalla riqualificazione degli immobili esistenti, con particolare attenzione ad una piena accessibilità, anche attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche, promuovendo programmi di rigenerazione urbana e sociale, e privilegiando la disponibilità di alloggi in affitto, anche cogliendo le opportunità legate al Renovation Wave europeo, oltre che con azioni volte a immettere nel mercato degli affitti calmierati una quota consistente del patrimonio abitativo ora inutilizzato.
Mai come in questa fase riteniamo necessario un impegno straordinario per garantire il diritto alla salute e alla sicurezza sul lavoro. Intendiamo prevenire i contagi da COVID e ridurre drasticamente infortuni e incidenti, che interessano spesso proprio le lavoratrici e i lavoratori più precari e deboli. Vogliamo contrastare forme di lavoro e di impresa che violano i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a partire dal lavoro irregolare e dal lavoro nero, con un’attenzione particolare ai fenomeni del caporalato e dello sfruttamento. A tal fine ci impegniamo a valorizzare il patrimonio di attenzione e condivisione di scelte sperimentato nell’emergenza, facendo della prevenzione e della sicurezza una vera competenza sociale.
Impegno comune è inoltre quello di investire in ricerca e innovazione per sviluppare e adottare tecnologia intelligente, dispositivi digitali ed elettronici per la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e degli ambienti di lavoro.
Garantiamo il massimo impegno per la salvaguardia dei posti di lavoro, costruendo un’azione condivisa che, con particolare attenzione all’intero periodo dell’emergenza, assicuri l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e la tutela dei livelli occupazionali anche alle piccole imprese, rafforzando le politiche e la collaborazione per gestire situazioni di crisi aziendale.
L’impegno è operare per la salvaguardia dell’occupazione perseguendo, anche nel caso di un ricorso a procedure di esuberi, soluzioni condivise tra le parti per la rioccupazione, per la riqualificazione professionale a sostegno della occupabilità, per la gestione dei criteri sociali e con l’esclusione, comunque, di procedure unilaterali di licenziamento collettivo, anche attraverso l’utilizzo preventivo di tutti gli ammortizzatori sociali disponibili.
Ci impegniamo inoltre a promuovere l’applicazione dei contratti collettivi di lavoro nazionali, territoriali e aziendali firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente maggiormente rappresentative a livello nazionale e, ferma restando l’autonomia delle parti, l’individuazione di soluzioni utili a garantire la continuità dell’occupazione nei cambi di appalto.
Intendiamo esplorare il potenziale dello smart working per il sistema delle imprese, del lavoro e per la società, con l’obiettivo di individuare e valorizzare buone pratiche e costruire politiche innovative di welfare e formazione, riaffermando al contempo il rispetto dei diritti e delle tutele delle lavoratici e dei lavoratori sulla base dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente maggiormente rappresentative.
Riteniamo che il lavoro sia il mezzo più efficace per garantire autonomia, inclusione delle persone e coesione della società: il nostro impegno sarà indirizzato a rafforzare l’Agenzia Regionale per il Lavoro e il sistema integrato pubblico-privato, in relazione ai bisogni del sistema delle imprese e dei lavoratori, qualificando i servizi e le politiche attive nei confronti dei giovani, di chi ha perso e rischia di perdere il lavoro, agendo anche con programmi di formazione, a partire dalle donne e dai lavoratori espulsi dai cicli produttivi per effetto di processi di ristrutturazione.
I dati statistici disponibili sull’impatto del COVID ci consegnano il quadro di un aumento delle diseguaglianze di genere: si aggrava quindi un divario persistente e trasversale che ha radici profonde. Per essere vinta, questa sfida necessita di un mix di politiche pubbliche e di assunzione di responsabilità sociali.
Una specifica attenzione va al sostegno di percorsi di inclusione sociale delle cittadine e dei cittadini stranieri, in particolare delle persone e dei minori in condizioni vulnerabili.
Vogliamo, infine, rafforzare l’impianto universalistico dei servizi, qualificandoli e garantendoli a tutta la popolazione, con un impegno particolare alla montagna, alle aree interne e più periferiche. Per ridurre le diseguaglianze territoriali e ricucire le distanze tra centri e periferie intendiamo investire sull'accessibilità e la prossimità.
Linee di intervento
• Potenziare l’infrastruttura sanitaria, sociosanitaria e sociale regionale, adeguando e ammodernando la rete degli ospedali da un lato, potenziando la rete dei servizi territoriali, a partire dalle Case della Salute, dall’altro; investendo sulle più moderne tecnologie e sul digitale per una rete di telemedicina e teleassistenza, su una più forte accessibilità che accresca la prossimità, la capillarità della presenza sul territorio e la domiciliarità; rafforzando l’integrazione tra servizi sanitari, sociosanitari e sociali, avendo a riferimento le esperienze più avanzate a livello europeo.
• Aprire una nuova stagione di reclutamento e valorizzazione del personale sanitario e sociosanitario a tutti i livelli, in collaborazione con le facoltà di medicina nell’ottica di programmazione dei fabbisogni, recuperando il gap dell’ultimo decennio e immettendo nel Servizio Sanitario Regionale una nuova generazione di medici, infermieri, assistenti e tecnici, agevolandone il reclutamento alle aree interne e di montagna.
• Proseguire e rafforzare gli investimenti in ricerca e sviluppo attraverso la rete degli atenei e dei centri di ricerca, massimizzando le potenzialità delle infrastrutture Big Data disponibili e in corso di realizzazione e costruendo un rapporto più sinergico e cooperativo con le aziende del territorio, a partire dal distretto biomedicale.
• Alla luce dell’esperienza della pandemia, rafforzare la sicurezza e la qualità dei servizi socio-sanitari, rivedendo i criteri di accreditamento e assicurando la sostenibilità delle gestioni pubbliche e l’equilibrio complessivo del sistema integrato.
• Proseguire il percorso di valorizzazione delle professionalità e di miglioramento delle condizioni di lavoro delle persone impiegate nel sociale e nei servizi pubblici in regime di appalto e di accreditamento, anche al fine di qualificare i servizi stessi, con un’attenzione specifica ai servizi per l’infanzia e a quelli rivolti alle persone fragili e con disabilità.
• Incrementare l’attuale dotazione di risorse del FRNA e realizzare una nuova programmazione dei servizi per le persone più fragili, in chiave di residenzialità, domiciliarità e prossimità territoriale, incentivando soluzioni innovative anche grazie alla coprogettazione con il Terzo Settore, a partire dalle esperienze di cohousing, social housing e senior housing, investendo anche risorse del PNRR. Vanno inoltre intensificati gli interventi a supporto dei caregiver, dei progetti di vita indipendente e del “Dopo di Noi” valorizzando la preziosa collaborazione con il tessuto associativo.
• Puntare ad un sistema capillare di welfare di comunità e prossimità in grado di fare interagire tutte le risorse umane, professionali, economiche anche dei territori. Nel rispetto dell’autonomia delle parti titolari della contrattazione, sperimentare esperienze innovative di contrattazione di welfare aziendale e territoriale integrativo, funzionale a rafforzare il welfare universale.
• Creare nuovi servizi e azioni integrate a sostegno della natalità e della genitorialità, potenziando anche le misure regionali che facilitino l’accesso ai servizi alle famiglie numerose.
• Rilanciare le politiche di sostegno ai giovani e la collaborazione della rete educativa anche attraverso lo strumento della co-progettazione, cogliendo i segnali di disagio presenti nel contesto scolastico e nella comunità, con attenzione ai nuovi fenomeni come il ritiro sociale.
• Sviluppare un nuovo Piano per la Casa che renda strutturale il Fondo regionale per l'affitto, potenzi l’Edilizia Residenziale Sociale e Pubblica (ERS e ERP), nell’ottica di una integrazione tra politiche abitative e processi di rigenerazione urbana, ambientale e sociale, attivando leve normative e finanziarie che favoriscano l’integrazione tra ERP ed ERS nella “filiera” dell’abitare, valorizzino i partenariati pubblico-privato, incentivino forme di aggregazione di cittadini e domanda organizzata di abitazioni e servizi abitativi e rimettano nel mercato della locazione calmierata una parte significativa di patrimonio abitativo oggi inutilizzato.
• Mettere salute e sicurezza sul lavoro al centro delle priorità istituzionali e sociali, innanzitutto approvando il nuovo Piano di Prevenzione Regionale, rafforzando i Dipartimenti di Sanità Pubblica e gli SPALS in ciascuna Azienda Sanitaria, confermando il lavoro congiunto con gli organismi paritetici e valorizzando le buone prassi a partire dalla “cabina di regia per il piano amianto”.
• Rafforzare l'Agenzia Regionale per il Lavoro e il sistema integrato pubblico-privato per qualificare i servizi e le politiche attive nei confronti dei giovani, delle donne, di chi ha perso o rischia di perdere il lavoro.
• Rafforzare l'integrazione della rete dei soggetti pubblici, privati e del Terzo settore, i servizi e le misure di politica attiva del lavoro, rivolte alle persone fragili e vulnerabili qualificando procedure, strumenti e gestione degli interventi.
• Individuare sinergie per valorizzare il Fondo nuove competenze e permettere alle imprese di realizzare specifiche intese di rimodulazione dell’orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell’azienda, in base alle quali una parte dell'orario di lavoro viene usata per percorsi formativi.
• Incentivare una contrattazione collettiva che avvii sperimentazioni per la salvaguardia ed il rilancio dell'occupazione anche attraverso la riduzione dell'orario di lavoro.
• Nell’ambito della contrattazione collettiva incentivare strumenti di flessibilità e conciliazione - quali ad esempio i congedi parentali - che consentano di rispondere sia ai bisogni delle aziende che a quelli delle lavoratrici e dei lavoratori.
• In collaborazione con il Tavolo regionale permanente per le politiche di genere e il diffuso associazionismo attivo sui temi dei diritti civili, sociali e di genere, progettare politiche innovative che promuovano: la qualità e la stabilità del lavoro femminile; l’eliminazione dei divari salariali di genere; i percorsi di carriera; la formazione in tutte le discipline; l’imprenditoria femminile; la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro anche attraverso un rafforzamento della rete dei servizi; la migliore distribuzione del carico di cura; interventi in materia di orari e tempi delle città; il contrasto a tutte le discriminazioni e alla violenza di genere e omobitransfobica.
• Rafforzare i percorsi di inclusione delle cittadine e dei cittadini stranieri attraverso 3 assi: potenziamento delle loro competenze, qualificazione in senso interculturale dei servizi di welfare universalistici e promozione di un lavoro di comunità e di reciproca conoscenza e interazione.
• Dare continuità alla Strategia Aree Interne e approvare una nuova Legge regionale per la montagna quale aggiornata cornice di riferimento per riconoscerne la specificità e strutturare un’azione di sostegno e promozione integrata che preveda, tra le altre cose: un piano adeguato di manutenzione del territorio e di prevenzione del dissesto idrogeologico; il completamento delle infrastrutture di comunicazione, l’incentivazione per la connettività e l’acquisto di tecnologie informatiche in particolare nelle aree a fallimento di mercato; l’ampliamento dell’offerta di servizi essenziali alla popolazione e il rafforzamento del TPL; misure di attrattività e di sostegno al lavoro e all’impresa da un lato, alla permanenza dei giovani dall’altro; il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale, edilizio e ambientale.

6.4 EMILIA-ROMAGNA, REGIONE DEL LAVORO, DELLE IMPRESE E DELLE OPPORTUNITÀ
Progettare una regione europea, giovane e aperta che investe in qualità, professionalità e innovazione, bellezza e sostenibilità: per attrarre imprese e talenti, sostenendo le vocazioni territoriali e aggiungendo nuovo valore alla manifattura, ai servizi e alle professioni.
Vogliamo intraprendere un percorso di crescita, progettando una nuova economia per la ripartenza che coniughi le ragioni dello sviluppo con quelle dell'ambiente, assegnando un ruolo fondamentale e imprescindibile all’impresa economica e professionale. La ripartenza sarà tale solo se saprà garantire la tutela del tessuto produttivo e sociale con strategie e strumenti inediti per salvaguardare l’occupazione autonoma e dipendente, non perdere competenze produttive e imprenditoriali, generare nuove opportunità.
Vogliamo investire di più nella cultura imprenditoriale, perché consideriamo la creazione di nuove imprese e attività professionali strutturate, soprattutto dei giovani, un segno prezioso della resilienza dell’Emilia-Romagna, oltre che un tratto distintivo della sua storia e della sua identità sociale.
Vogliamo investire sulla crescita e qualificazione del lavoro femminile, per vedere più donne nelle posizioni decisionali, per avere più imprese femminili, più grandi, più numerose nei settori ancora appannaggio maschile.
Disponiamo di una manifattura tra le più avanzate al mondo, perno centrale del nostro sistema produttivo. Manifattura, nella dimensione azienda-filiera-territorio, anche digitale, vuol dire lavoro e vuol dire capacità di aggiungere nuovo valore e sostenibilità alle produzioni e ai servizi grazie alla ricerca e alle competenze delle persone. Condividendo con i firmatari una Strategia di Specializzazione Intelligente di ricerca e innovazione per il periodo 2021-2027 che definisca le priorità in funzione delle grandi sfide, intendiamo investire sulle nostre vocazioni e specializzazioni territoriali - dal fashion al packaging, dal food al wellness, dai motori alla meccatronica, dal biomedicale alla ceramica - perché continuino a esportare nel mondo le nostre eccellenze, che coniugano artigianalità, manualità e frontiere dell’innovazione, promuovere l’apertura internazionale, la trasformazione digitale e lo sviluppo sostenibile delle filiere essenziali, di quelle emergenti e di quelle più tradizionali, alle prese con sfide strutturali - come quella delle costruzioni - progettando interventi su misura rivolti alle micro e piccole imprese.
Per sostenere il processo di crescita delle imprese di minore dimensione e in particolare del terziario di mercato, focalizzeremo l’attenzione verso l’intera catena dell’innovazione investendo sulle applicazioni trasversali delle tecnologie.
Politiche e nuove sinergie territoriali mirate sono oggi indispensabili soprattutto per il turismo e il commercio - tra i settori più colpiti dagli effetti della pandemia - da sostenere con investimenti di qualificazione delle strutture pubbliche e private progettati per salvaguardare e valorizzare l’occupazione del comparto e le potenzialità del territorio.
In particolare, condividiamo la necessità di un progetto di sviluppo e rilancio sostenibile dell’intera filiera turistica fondato sulla qualità del prodotto turistico, dei servizi e dell’occupazione, sull’innovazione delle strutture di impresa, sulla destagionalizzazione dell’offerta e su una maggior capacità promozionale.
Il settore agroalimentare riveste per noi un ruolo cruciale non solo in termini di PIL ed export regionale, ma quale fattore distintivo del nostro territorio, della sua qualità e delle sue eccellenze con cui entriamo nel mondo. È essenziale, pertanto, proseguire con adeguate incentivazioni nella strategia per la crescita e il continuo adeguamento tecnologico e gestionale per rafforzare ulteriormente la qualità e sostenibilità delle produzioni, ridurre l’impatto sull’ambiente e accrescerne la resilienza ai cambiamenti climatici. Con un’attenzione particolare alle enormi sfide che ha di fronte, in un panorama internazionale segnato dall’innalzamento di dazi e barriere e a fronte di eventi atmosferici calamitosi che proprio sulle produzioni agricole hanno l’impatto maggiore.
Per rafforzare la nostra competitività dobbiamo riservare un’attenzione nuova e specifica ai professionisti e al lavoro autonomo; più in generale, ad un settore terziario sempre più strategico per supportare investimenti e processi di innovazione delle filiere produttive, della Pubblica Amministrazione e delle nostre città.
A supporto della competitività rafforzeremo la Rete Alta Tecnologia. I Tecnopoli, i Laboratori, i Clust-er, la rete degli incubatori, gli investimenti in corso per fare dell’Emilia-Romagna la Data Valley europea, aprono possibilità sui fronti più innovativi, dall’intelligenza artificiale al contrasto dei cambiamenti climatici. È nostro impegno assicurare una piena accessibilità a queste opportunità per tutte le imprese e tutti i cittadini attraverso un governo democratico che determini esiti inclusivi sul piano economico e sociale.
Per consolidare il nostro posizionamento internazionale spingeremo sulla leva della promozione integrata delle eccellenze e del Made in Italy e sull’attrattività, cogliendo tutte le opportunità che derivano dalle fragilità dei modelli di produzione frammentata su scala globale anche per favorire il rientro di produzioni e di imprese.
Competitività, attrattività e sostenibilità dipendono anche dalla capacità di dotare il nostro territorio regionale di quelle infrastrutture per la mobilità e la connettività che assicurino a cittadini e imprese una miglior vivibilità in tutto il territorio dell'Emilia-Romagna e un accesso reale ed efficiente al mondo. Lo sforzo profuso in questi anni per sbloccare le opere e per dotare le comunità delle dotazioni essenziali per la connessione tanto fisica quanto digitale, necessita ora di un pieno compimento, essenziale e urgente, per ridurre i divari territoriali, decongestionare e ammodernare le città, rispondere alle crescenti esigenze di un sistema economico e sociale evoluto e complesso come il nostro, ma anche alla necessità di recuperare un equilibrio con l’ambiente in cui viviamo. Proprio per questo, le risorse di Next Generation Eu e la nuova programmazione rappresentano un'occasione imperdibile per accelerare sul fronte delle infrastrutture di nuova generazione per attuare la transizione ecologica e rafforzare sostenibilità e la resilienza delle nostre città e dell'intero territorio. Anche in questo caso le priorità andranno individuate secondo una gerarchia territoriale (priorità alle aree più periferiche da collegare e ai grandi centri urbani da liberare dal traffico veicolare), funzionale (priorità alla mobilità collettiva, a quella su ferro e a quella "dolce") e strategica (connessione ai grandi corridoi europei). Realizzare infrastrutture innovative, peraltro, rappresenta una condizione indispensabile per creare valore aggiunto e ridurre il gap di produttività di sistema che ha il nostro Paese, nonché un'occasione importante per creare lavoro nella congiuntura difficile dentro cui siamo.
Linee intervento
• Sostenere le imprese nell’accesso al credito potenziando gli strumenti per la garanzia e l’abbattimento dei tassi di interesse al fine di sostenere gli investimenti necessari per la ripresa delle attività in piena sicurezza.
• Sostenere iniziative per il microcredito per lo sviluppo delle attività di lavoro autonomo, libero professionale e di micro impresa.
• Potenziare, attraverso la collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e con l’ausilio dei Confidi regionali, strumenti di sostegno agli investimenti che prevedano contributi e finanziamenti agevolati.
• Sostenere strumenti e servizi finanziari e attivarne di nuovi per intervenire più direttamente a supporto dei piani di sviluppo delle imprese e delle istituzioni.
• Incentivare i processi di integrazione di filiera, aggregazione, fusione che producano un rafforzamento dimensionale delle nostre imprese anche al fine di tutelare e promuovere lo sviluppo del patrimonio di competenze.
• Sostenere i progetti sia di innovazione che di rete, in particolare delle filiere, delle realtà professionali e delle piccole imprese, anche cogliendo le opportunità legate agli Investimenti Interregionali per l’innovazione dell’Unione Europea.
• Rafforzare le leve per l’attrazione di nuovi investimenti ad alto contenuto di innovazione, sostenibilità ambientale e buona occupazione, con politiche dedicate alle aree montane, interne e periferiche, attraverso patti di filiera, accordi con i territori, azioni volte all’estensione della catena del valore, rafforzamento di servizi privati e pubblici, semplificazione dei processi di insediamento e sviluppo.
• Progettare nuove politiche integrate che favoriscano l’attrattività, la permanenza e il rientro di giovani formati sul territorio regionale, anche valorizzando la trasmissione di impresa, garantendo loro servizi per facilitarne il trasferimento e la residenza, un’offerta formativa terziaria d’eccellenza e internazionale, retribuzioni adeguate e opportunità di inserimento lavorativo e sociale all’altezza di una generazione sempre più internazionale.
• Ridisegnare, rafforzare e internazionalizzare l’ecosistema regionale della ricerca e dell’innovazione e la Rete Alta Tecnologia, promuovendo i Tecnopoli, lo sviluppo dei laboratori privati e pubblici, la ricerca collaborativa, proseguendo nell’azione avviata per attrarre sul territorio regionale infrastrutture di ricerca di livello nazionale ed europeo e valorizzando le infrastrutture di supercalcolo per sviluppare nuove aree avanzate di ricerca e di specializzazione.
• Salvaguardare e rafforzare l’internazionalizzazione delle imprese e dei professionisti in stretta collaborazione con ICE, Maeci e Mise, puntando al potenziamento delle reti internazionali e ad una maggior presenza delle imprese, in particolare delle piccole, sui mercati esteri attraverso la valorizzazione dei Consorzi per l’Export; favorendo la vocazione internazionale di un sistema fieristico regionale su cui investiremo affinché sia più integrato e forte; consolidando le relazioni con le regioni più innovative del mondo; cogliendo appieno le opportunità derivanti dai grandi eventi internazionali, in particolare da Expo Dubai.
• Promuovere una logistica che persegua efficienza e competitività in un contesto di sostenibilità e dunque cercando l’efficienza tramite l’innovazione tecnologica e di processo, nonché tramite la professionalizzazione e l’aggiornamento continuo delle competenze degli operatori del settore.
• Accelerare sul fronte delle infrastrutture di nuova generazione, per attuare la transizione ecologica e rafforzare la sostenibilità e la resilienza delle nostre città e dell'intero territorio.
• Sostenere la filiera dell’edilizia sostenibile e delle costruzioni e il rafforzamento strutturale delle sue imprese - delle sue competenze progettuali, delle sue tecniche e tecnologie - e della ricerca (a partire dai materiali) perché, anche attraverso sinergie e coordinamento che a livello regionale valorizzino il superbonus per interventi di riqualificazione energetica e sismica, accompagni i processi e gli investimenti infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, oltre che quelli di innovazione nelle costruzioni di nuova generazione.
• Rilanciare, con l'obiettivo di creare buona impresa e buona occupazione, i nostri distretti del turismo, stimolando, anche in collaborazione con le altre Regioni limitrofe, la ripresa di importanti flussi turistici dall’estero, rafforzando rapporti con i mercati internazionali, investendo sugli asset strategici e i prodotti tematici trasversali - Riviera e Appennino, Città d’arte e rete dei castelli, il Po e il suo Delta, parchi naturali e parchi tematici, terme e benessere, cammini e ciclovie, Food Valley, Motor Valley, Wellness Valley- e sul settore dei congressi, convegni ed eventi.
• Rafforzare le azioni di promo-commercializzazione, il sostegno agli investimenti dei privati per la qualificazione e l’innovazione delle strutture ricettive, dando continuità alla valorizzazione di beni pubblici e alla riqualificazione urbana ed ambientale del territorio.
• Sviluppare il profilo crescente dell’Emilia-Romagna come “Sport Valley”, in grado di attrarre e organizzare eventi e competizioni di rilievo nazionale e internazionale, anche per la promozione del nostro sistema territoriale.
• Candidare la regione ad ospitare le Olimpiadi del 2032 come straordinaria occasione di crescita, promozione territoriale e innovazione sostenibile, realizzandole come il primo evento carbon neutral.
• Favorire la riqualificazione e l’innovazione degli esercizi e delle gallerie commerciali, anche attraverso una revisione sistematica delle norme regionali, nonché con politiche e risorse dedicate, al fine di renderli alternativi e più competitivi anche di fronte al commercio on line, costituendo i Distretti del Commercio, favorendo la creazione di reti di impresa, sostenendo i sistemi di garanzia, ridefinendo il ruolo dei Centri Assistenza Tecnica, valorizzando il commercio di prossimità come presidio di comunità, le specificità di quartieri, centri storici e zone appenniniche; progettando nuove politiche e strumenti di promozione e marketing.
• Sostenere il reddito, la competitività e l’efficienza produttiva delle imprese agricole, agroalimentari, della pesca e dell’acquacoltura migliorandone la posizione sul mercato attraverso investimenti in ricerca, innovazione e digitalizzazione; incoraggiando una maggiore aggregazione dell’offerta e integrazione di filiera verticale e orizzontale per assicurare una più equa ripartizione del valore e giusti prezzi; supportando la penetrazione commerciale sui mercati esteri; favorendo lo sviluppo dell’agricoltura biologica e di quella di precisione, nonché il riutilizzo degli scarti in una logica circolare; facilitando l’accesso al credito e agli strumenti di gestione del rischio; sostenendo la multifunzionalità; tutelando le produzioni regionali e i prodotti a denominazione di origine attraverso interventi di promozione, in stretta collaborazione con i Consorzi di Tutela e con le rappresentanze dei produttori.
• Rafforzare le imprese e le filiere delle industrie culturali e creative in stretta relazione con la valorizzazione dei beni culturali e con le azioni di sostegno allo spettacolo, al cinema e audiovisivo, all’editoria.
• Investire sulle professioni e sul lavoro autonomo, depositari di valore e competenze indispensabili alla società e all’economia regionale, garantendo loro, come alle piccole imprese, l’acceso al credito e ai bandi per la digitalizzazione, l’innovazione, lo sviluppo di reti e l’aggiornamento delle competenze.
• Creare e rafforzare nuove imprese e nuove attività professionali, in particolare giovani e femminili, con un’attenzione particolare alle start-up innovative, definendo un hub regionale col ruolo di ricerca, sostegno e codifica dei progetti dell’imprenditorialità innovativa, avvalendosi anche dell’osservatorio regionale.
• Valorizzare strumenti come il workers buyout e l’imprenditorialità cooperativa, con particolare attenzione alle aree interne e montane, promuovendo strumenti per l’accesso al credito, sperimentando nuove forme di affiancamento e consulenza, favorendo connessioni con il sistema della ricerca e il contesto produttivo nazionale e internazionale.
• Promuovere e sostenere le cooperative di comunità, in quanto strumento di sviluppo locale, di innovazione economica e sociale, in particolare delle aree interne e montane, per contrastare fenomeni di spopolamento, di impoverimento e di disgregazione sociale.

7. PROCESSI TRASVERSALI
7.1 TRASFORMAZIONE DIGITALE

Realizzare un grande investimento nella trasformazione digitale dell’economia e della società a partire dalle tre componenti imprescindibili: l’infrastrutturazione, il diritto di accesso e le competenze delle persone.
Condividiamo l’impegno ad accelerare la trasformazione digitale dell’intera società regionale, continuando a investire, da un lato, nella Data Valley, hub di ricerca e innovazione di rango globale, dall’altro, nella diffusione di competenze digitali che garantiscano pari opportunità alle persone e competitività alle imprese di tutto il territorio regionale, impedendo che l’innovazione accresca i divari e facendo sì che concorra viceversa a ridurli.
La rivoluzione tecnologica ha già cambiato profondamente i processi produttivi: la nostra ambizione è quella di governare la trasformazione affinché non si risolva nella sostituzione del lavoro, ma nel ridisegno di un mondo del lavoro “aumentato” dal digitale, in cui l’automazione generi nuova occupazione e opportunità.
Ciò significa costruire una Data Valley che sia “Bene Comune” e alimenti la partecipazione e la democrazia, investendo su eccellenza e inclusività attraverso cinque direttrici.
La prima è la connettività, per rendere l’Emilia-Romagna una regione iperconnessa che garantisce a tutte e tutti, persone, organizzazioni e imprese - anche a quelli che vivono o lavorano nelle aree rurali e a “fallimento di mercato” o in condizioni di fragilità economica - il diritto di accesso alla rete a banda larga. Dobbiamo accelerare, anche anticipando le azioni nazionali per la realizzazione di una “rete unica”.
La seconda riguarda la diffusione di cultura, consapevolezza e competenze digitali. Condividiamo la necessità di un piano straordinario rivolto alle persone di ogni età per sostenere la piena “cittadinanza digitale”, con azioni specifiche per indirizzare i più giovani, e in particolare le ragazze, verso una formazione tecnica e scientifica di qualità, per agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro, migliorare le competenze di chi già lavora e favorire il reinserimento lavorativo.
La terza è quella della trasformazione del tessuto produttivo e dunque una trasversale trasformazione digitale dei prodotti e dei processi, delle singole imprese - in particolare le micro e piccole - e delle nostre filiere produttive. Dunque, un impegno per sostenere lo sviluppo di imprese e filiere 4.0. Vogliamo anche avviare e far crescere un business digitale che superi le attuali contraddizioni della gig economy, affinché all’innovazione dei servizi si associ la qualità delle prestazioni e del lavoro. Per questo valorizzeremo i diversi Digital Innovation Hub già attivi e ne creeremo uno nuovo, riconosciuto come interlocutore della Commissione Europea.
La quarta attiene al governo digitale e l’economia dei dati. Per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di semplificazione e di qualità della pubblica Amministrazione, l’Emilia-Romagna, deve diventare leader nei servizi online ai propri cittadini e alle proprie imprese tramite la realizzazione e la promozione di servizi pubblici digital first. Consideriamo inoltre strategico promuovere un nuovo utilizzo dei dati quale patrimonio informativo per gli enti, i cittadini e le imprese, definendo protocolli di interoperabilità, protezione dei dati e sicurezza comuni che insieme costituiscano una vera e propria “data strategy” regionale.
La quinta è l’applicazione diffusa delle tecnologie digitali alle arti e alla produzione culturale, ai luoghi dello spettacolo, ai musei e alla rete delle biblioteche e degli archivi storici, rafforzandone la funzione didattica e divulgativa.
Infine, in una logica di rafforzamento dei presidi sociosanitari territoriali e di promozione della prossimità e della domiciliarità, condividiamo la necessità di un maggior investimento nella trasformazione digitale della sanità e del sociale, volta, in particolare, a potenziare le attività fruibili in telemedicina e, più in generale, a definire nuovi modelli organizzativi e tecnologici finalizzati al miglioramento dei processi di cura.
L’impegno condiviso, dentro questa strategia, è rispondere anzitutto alle realtà più periferiche, a partire dalle aree interne e montane, per realizzare davvero una comunità digitale al 100%.

7.2 UN PATTO PER LA SEMPLIFICAZIONE
Rafforzare e qualificare la Pubblica amministrazione e ridurre la burocrazia per aumentare la competitività e tutelare ambiente e lavoro nella legalità
L’opportunità di accedere a risorse straordinarie e la necessità di investirle in tempi rapidi per rimettere in moto l’economia e la società richiedono un cambio di passo nel rapporto tra PA, cittadini e imprese. Da un lato sono richieste al pubblico competenze e prestazioni sempre più sofisticate, dall’altro si è fatta più urgente la necessità di una semplificazione delle procedure e degli adempimenti indispensabili da parte di cittadini e imprese per l’accesso ai servizi al fine di ridurne i tempi e i costi, pubblici e privati.
Intendiamo mettere in atto non solo misure di alleggerimento procedimentale, di natura sia legislativa che amministrativa, ma anche una più lungimirante strategia di adattamento complessivo del sistema, orientandolo alla qualità e a una forte innovazione e collaborazione tra pubblico e privato.
In questo processo, resta imprescindibile la condivisione di alcuni principi. Anzitutto, la semplificazione valorizza la certezza delle regole, nel rispetto dei presidi inderogabili di legalità; in secondo luogo, la semplificazione non rinuncia a trovare un equilibrio tra la soluzione amministrativamente più performante e la necessaria tutela dell’ambiente, del lavoro e dei diritti, terzo, la semplificazione ha come obiettivo l’innalzamento della qualità.
Intendiamo realizzare una puntuale ricognizione delle misure più idonee a contenere adempimenti, tempi e costi.
Giacché le procedure più complesse coinvolgono in genere una pluralità di enti e comportano un’interazione significativa anche con il soggetto privato (cittadino o impresa, professionista o associazione), è essenziale istituire una sede permanente di confronto, costituita da rappresentanti dei firmatari del Patto per il lavoro e per il Clima, con il compito di elaborare e sottoscrivere preliminarmente un Patto per la semplificazione che declini operativamente i principi fin qui delineati, assuma obiettivi precisi e misurabili, condivida proposte puntuali, definisca tempistiche e modalità, monitori una concreta e tempestiva attuazione.
Vogliamo una semplificazione che abbia un impatto sull’intero sistema territoriale, sia coinvolgendo ulteriori istituzioni, agenzie ed enti, sia elaborando proposte da sottoporre al tavolo interistituzionale nazionale - di cui la Regione Emilia-Romagna è membro - per contribuire alla definizione dell’Agenda nazionale per la semplificazione 2020-2023 che Governo e autonomie si apprestano a definire.
Un contributo decisivo al raggiungimento dell’obiettivo deve venire dall’innovazione digitale. L’interazione fra i diversi livelli istituzionali, e fra questi e i privati, e l’interoperabilità delle banche dati della Pubblica Amministrazione necessitano di un salto di qualità.
Per raggiungere questi obiettivi è essenziale un investimento strategico sulle persone e sui professionisti che operano dentro e fuori la PA.
Dopo decenni di blocchi contrattuali e assunzionali, è ora indispensabile riadeguare quantitativamente e qualitativamente gli organici, accelerando i processi di selezione e reclutamento di una nuova generazione all’interno della PA e orientandone l’operato a missioni strategiche. Ed è altrettanto importante investire nelle competenze, riconoscerle, remunerarle, se la richiesta è quella di maggiore qualità. Altrettanto vale naturalmente per il lavoro professionale privato, tassello essenziale nel processo di innovazione e qualificazione dei servizi e delle prestazioni.
Non esistono buone prestazioni a poco prezzo, così come non si costruisce la qualità fuori dalle regole.
Proprio da un pieno e riconosciuto coinvolgimento di professionisti e associazioni nei processi può venire un contributo essenziale alla semplificazione, all’efficacia e alla legalità.
Fra i settori che necessitano di un investimento forte sia in ambito pubblico che privato, vi è certamente quello delle opere pubbliche, dalla progettazione con le nuove tecniche digitali, alla capacità di ridurre i tempi dei procedimenti autorizzativi e degli affidamenti, fino alle competenze per gestire appalti e cantieri. Si tratta di agire sia per qualificare la filiera delle costruzioni e opere civili, sia per rafforzare la pubblica amministrazione nella sua veste di promotrice degli investimenti e di soggetto impegnato a gestire appalti e lavori.
Infine, un passo avanti nell’innovazione del sistema regionale può venire anche da un più compiuto processo di riordino istituzionale. Il progetto di autonomia regionale da un lato e il riordino territoriale dall’altro debbono concorrere positivamente alla semplificazione della cornice istituzionale, affinché rappresenti un punto di forza dell’Emilia-Romagna.

7.3 LEGALITÀ
Promuovere la legalità, valore identitario della nostra società e garanzia di qualità sociale ed ambientale
Riconosciamo nella legalità il valore irrinunciabile e fondativo di questo Patto e la precondizione per raggiungerne gli obiettivi.
Se la penetrazione mafiosa e del crimine organizzato - al pari di fenomeni ad essi spesso correlati come l’usura e il caporalato - rappresentano le forme più evidenti ed estreme di attacco alla convivenza civile, riconosciamo insieme come altri fenomeni degenerativi più diffusi, ma meno temuti sul piano sociale - quali l'abusivismo o i reati ambientali, il fenomeno delle false cooperative e il lavoro irregolare, la violazione delle norme di salute e sicurezza sul lavoro, l’evasione fiscale e contributiva - minaccino il tessuto economico e sociale del territorio in quanto colpiscono i diritti e la dignità delle lavoratrici e lavoratori, inquinano il nostro territorio e generano concorrenza sleale a danno delle imprese virtuose, indebolendo l’intera società.
Il Testo Unico della legalità regionale rappresenta un modello virtuoso e alternativo all'allentamento delle regole. Occorre darne piena attuazione riaffermando l’impegno a innovare e rafforzare la prevenzione e il contrasto all’infiltrazione mafiosa e del crimine organizzato e a diffondere la cultura e la pratica della legalità nella società e nell’economia, definendo azioni e politiche integrate e coordinate che possano contrastare i fenomeni indicati, valorizzando la nostra cooperazione e intensificando quella con i settori della pubblica amministrazione che hanno prerogative specifiche di contrasto e repressione della criminalità, della irregolarità nel mercato del lavoro e di ogni altra forma corruttiva dell’economia e della convivenza civile.
Occorre confermare e rafforzare il ruolo della Consulta regionale per la legalità e la cittadinanza responsabile e dei suoi tavoli tematici (beni e aziende sequestrati o confiscati; settore logistica e autotrasporto; appalti illeciti di manodopera; caporalato e crimine organizzato e mafioso), e indirizzare, consolidandola, la nostra azione alla prevenzione attraverso una più efficace condivisione delle banche dati, delle conoscenze e delle informazioni sui fenomeni criminosi; verso aree e settori più a rischio, per come possono essere identificati anche tramite indicatori “sentinella”; con la diffusione della cultura della legalità, in particolare fra i giovani; con il sostegno degli osservatori locali per il monitoraggio e l'analisi dei fenomeni; favorendo la promozione di "centri per la legalità e la cittadinanza responsabile"; attraverso un efficace riutilizzo dei beni immobili confiscati, diminuendone significativamente i tempi di assegnazione; favorendo la nascita di workers buyout; promuovendo la diffusione di buone prassi e protocolli di intesa formalizzati per la gestione dei beni confiscati tra Prefetture, Tribunali, Enti territoriali, Camere di Commercio, Associazioni imprenditoriali e Sindacali, ABI, associazioni di promozione sociale e di volontariato, ecc.
Confermiamo pertanto l’impegno a sottoscrivere nuovi accordi di programma e, laddove necessarie, azioni di innovazione legislativa, al fine di dare attuazione a questi obiettivi, innalzando il livello della legalità, del riconoscimento dei diritti e della giustizia sociale, mettendo in atto nuovi interventi per rafforzare la prevenzione dell'usura e dare assistenza e aiuto alle vittime dei reati.
La vulnerabilità della società aumenta nei momenti di crisi. Gli effetti della pandemia determinano in questo senso una maggiore fragilità anche della nostra regione. Tra le azioni che è necessario mettere in campo da subito per contrastare queste dinamiche, rientrano la progettazione di nuovi strumenti che contrastino il proliferare di imprese, come le false cooperative, che aggirano forme legali di utilizzo della mano d’opera e degli appalti, e il perfezionamento e l’attuazione del Protocollo d’intesa Governo-Regione per il contrasto agli appalti illeciti di lavoro. Inoltre nelle concessioni e appalti pubblici: il rilancio delle funzioni delle centrali uniche di committenza e il superamento della pratica al massimo ribasso negli appalti pubblici a favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa; l'applicazione dei Contratti collettivi nazionali inerenti l’attività oggetto dell’appalto e delle concessioni e relativa contrattazione territoriale e di II livello sottoscritti dalle Organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente maggiormente rappresentative sul piano nazionale (anche per i subappaltatori); l’applicazione della clausola sociale nei cambi d'appalto; il rafforzamento dei sistemi di controllo nelle fasi esecutive degli appalti; il rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza, con particolare riguardo ai protocolli anti-COVID.
Con il supporto del mondo delle professioni e la fattiva collaborazione delle associazioni d’impresa e delle organizzazioni sindacali, sarà inoltre promosso l’utilizzo di certificazioni e asseverazioni che attestino la regolarità dei contratti di lavoro e degli adempimenti delle imprese virtuose, ne semplifichino e velocizzino i rapporti con la Pubblica amministrazione, garantendo trasparenza e leale concorrenza nel sistema economico e produttivo regionale.
Nel concordare la piena attuazione del Testo Unico regionale per la legalità, riteniamo si debba consolidare il sistema delle white list in previsione degli investimenti derivanti dalla nuova programmazione dei Fondi Strutturali, dagli investimenti nazionali e regionali e dal Next Generation EU.
Occorre, inoltre, potenziare i servizi ispettivi di prevenzione per il lavoro, coadiuvati dalle forze dell’ordine, per rafforzare il contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo.
Le parti condividono, infine, l’impegno a favorire la costituzione di Tavoli della Legalità in tutte le Province e nella Città Metropolitana, quale luogo partecipativo a contrasto della criminalità organizzata e di promozione della cultura della legalità.

7.4 PARTECIPAZIONE
Un nuovo protagonismo delle comunità e delle città, motori di innovazione e sviluppo, nella concreta gestione delle strategie del Patto
La partecipazione è condizione per rendere più solida una democrazia.
L’attuazione del Patto è responsabilità condivisa e sarà possibile, innanzitutto, solo attraverso la partecipazione attiva degli attori firmatari. Tra questi, in particolare, della città e dei territori: nessun progetto di visione e posizionamento strategico dell’Emilia-Romagna può realizzarsi senza il loro protagonismo. Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e transizione ecologica che vogliamo intraprendere ha bisogno di radici profonde nel territorio, dove scaturisce l’innovazione economica e si realizza la coesione sociale, dove l’ambiente diventa materiale e la cultura si fa pratica quotidiana.
Altrettanto decisiva sarà la capacità delle associazioni sindacali, datoriali e professionali, anche attraverso le loro articolazioni territoriali, di condividere linee strategiche, obiettivi e impegni del documento con lavoratori e lavoratrici, imprese e professionisti, anche al fine sperimentare a livello locale nuovi modelli di partecipazione.
Il confronto avviato in questi anni con Enti locali, a tutti i livelli, ha favorito nuovi modelli di partecipazione e la sottoscrizione di numerosi protocolli relativi alla governance locale. Un impegno importante che, anche attraverso momenti di verifica e monitoraggio, intendiamo perseguire nei prossimi anni in direzione dell’integrazione e del coordinamento delle politiche locali e regionali.
È, inoltre, fondamentale il coinvolgimento del Terzo settore, la sua capacità di progettare risposte ai bisogni, di fare rete anche con il sistema pubblico, di sviluppare iniziative di prossimità attraverso il coinvolgimento di soci, volontari, cittadine e cittadini. Così come quello delle associazioni ecologiste e dei movimenti impegnati nella lotta dei cambiamenti climatici, portatori di competenze, esigenze, sensibilità e impegno che mai come adesso incrociano le priorità di questo Patto. L’Emilia-Romagna assegna alle buone relazioni industriali il ruolo strategico di accompagnare i processi di cambiamento, la crescita economica e la coesione sociale. Riteniamo che in questo quadro vi siano le condizioni per valorizzare innovative forme di partecipazione nel sistema economico e produttivo regionale anche in relazione alla transizione verso la digitalizzazione, l’innovazione tecnologica e la sostenibilità dei processi produttivi.
Si vanno diffondendo, in particolare nelle filiere produttive più dinamiche e innovative, modalità di partecipazione più efficaci ed incisive rispetto al passato, con particolare riferimento agli aspetti organizzativi. Si tratta di modalità da analizzare, approfondire e valutare quali opportunità di crescita e sviluppo delle imprese e del sistema produttivo.
Riteniamo che tali processi vadano sostenuti con relazioni industriali che incoraggino, soprattutto attraverso l’estensione della contrattazione di secondo livello, quei processi di cambiamento culturale capaci di accrescere nelle imprese le forme e gli strumenti della partecipazione organizzativa e di sviluppo strategico, valorizzando, nell’autonomia delle parti, percorsi anche formalizzati di partecipazione nelle aziende e nelle filiere, e per questa via rafforzare la competitività delle imprese e la valorizzazione del lavoro.
Fermo restando il ruolo e i contenuti dei CCNL e della contrattazione collettiva, le parti assumono l’impegno di estendere ulteriormente il sistema delle relazioni industriali nello spirito degli accordi interconfederali nazionali e del presente Patto.
Le sfide che abbiamo indicato necessitano di una cittadinanza attiva e partecipe. Comunicare e condividere con una società civile informata e consapevole è il primo “bene comune” di una democrazia. Insieme ci impegniamo ad accompagnare questo percorso con azioni di informazione e comunicazione che possano facilitare la responsabilità di tutta la società regionale rispetto agli obiettivi del progetto e orientare coerentemente i comportamenti individuali e collettivi rispetto alla trasformazione dell’economia e della società. Vogliamo diventare un punto di riferimento europeo in termini di coerenza fra stile di vita dei cittadini e modello economico, sociale e ambientale sostenibile. Per questo ci impegniamo a investire sulla sensibilizzazione e corresponsabilizzazione, con particolare attenzione al tema dell’emergenza climatica e dei suoi effetti, ma anche e soprattutto su come ciascuno può contribuire alla transizione ecologica.
Infine, per promuovere la più ampia partecipazione del territorio alla formazione e attuazione delle politiche e del diritto dell'Unione europea, ci impegniamo a valorizzare la Rete europea regionale e a proseguire le iniziative rivolte alla cittadinanza ed alle autonomie locali per sensibilizzare e rafforzare la loro capacità di essere soggetti attivi nel contesto dell’Unione Europea e di accedere alle risorse che saranno messe a disposizione attraverso i numerosi programmi a sostegno delle politiche di sviluppo regionale.

8. GOVERNANCE E MONITORAGGIO
Il Patto per il Lavoro e per il Clima delinea la cornice strategica e le direttrici di un progetto di posizionamento che assume come proprio orizzonte il 2030 e che nell’arco dei prossimi cinque anni sarà declinato in accordi operativi e strategie attuative necessari per raggiungere gli obiettivi condivisi, fondati sul medesimo metodo di partecipazione, confronto e condivisione. Oggetto di tali successivi accordi saranno, in particolare, gli investimenti da realizzare con le risorse europee straordinarie e ordinarie, la Strategia Regionale Agenda 2030 e quella di semplificazione, il Percorso regionale per la neutralità carbonica prima del 2050.
Il Patto prevede inoltre, attraverso i tavoli già istituiti presso la Presidenza e gli assessorati regionali, il coinvolgimento delle parti firmatarie per un confronto preventivo sui contenuti delle principali pianificazioni e dei principali provvedimenti da intraprendere, insieme alle rispettive dotazioni finanziarie, in attuazione e in coerenza con quanto condiviso.
Le riunioni dei firmatari del Patto saranno, di norma, semestrali e avranno i seguenti obiettivi:
- monitorare lo stato di avanzamento delle azioni intraprese e valutarne l’impatto, a partire da una base di dati comune e uniforme a tutto il territorio, fondamentale in ambito ambientale;
- valutare eventuali integrazioni o modifiche, a partire da nuovi scenari, nuove criticità e nuove opportunità;
- promuovere la declinazione delle strategie individuate in patti e programmi a scala territoriale.
Contestualmente alla definizione degli strumenti di intervento, verranno definiti alcuni indicatori chiari, uniformi, trasparenti e numericamente limitati in grado però di misurare la capacità del Patto di determinare risultati negli ambiti strategici individuati e di valutare - preliminarmente, durante l’attuazione e al termine - gli impatti economici, sociali e ambientali delle scelte che ne derivano. Tali indicatori saranno coerenti con quelli che misureranno l’attuazione e l’efficacia della Strategia Regionale Agenda 2030.
Al fine di garantire la necessaria trasversalità e attuazione del Percorso regionale per la neutralità carbonica prima del 2050, verrà istituito un coordinamento tecnico regionale per la Transizione Climatica avente finalità di cabina di regia e di monitoraggio dell’efficacia delle politiche settoriali regionali sul tema. Il coordinamento, anche attraverso il supporto delle Agenzie, delle università, dei centri di ricerca e del Sistema camerale, costituirà punto di riferimento per la definizione di metodi e sistemi di misurazione comuni e uniformi a supporto dell’impostazione, implementazione e monitoraggio delle iniziative di decarbonizzazione e neutralità climatica.
Saranno individuate altresì le forme più efficaci di informazione, coinvolgimento e rendicontazione rivolte alla cittadinanza, per rafforzare la trasparenza, l’accountability e la condivisione delle responsabilità sul cambiamento che insieme vogliamo perseguire.

Bologna, 14 dicembre 2020

Regione Emilia-Romagna
Associazione Generale delle Cooperative Italiane E-R (AGCI)
Associazione Nazionale Comuni Italiani E-R (ANCI)
Associazione Nazionale dei Costruttori E-R (ANCE)
Città Metropolitana di Bologna
Coldiretti Emilia-Romagna
Comitato unitario delle professioni Intellettuali degli ordini e dei collegi professionali E-R (CU- PER)
Commissione regionale ABI E-R
Comune di Bologna
Comune di Cesena
Comune di Ferrara
Comune di Forlì
Comune di Modena
Comune di Parma
Comune di Piacenza
Comune di Ravenna
Comune di Reggio Emilia
Comune di Rimini
Confagricoltura E-R
Confapi Emilia
Confapindustria E-R
Confartigianato E-R
Confcommercio E-R
Confcooperative E-R
Confederazione Generale Italiana del Lavoro E-R (CGIL)
Confederazione italiana agricoltori E-R (CIA)
Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori E-R (CISL)
Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa E-R (CNA)
Confederazione Produttori Agricoli E-R (COPAGRI)
Confesercenti E-R
Confimi Romagna
Confindustria E-R
Confprofessioni E-R
Confservizi E-R
Forum Terzo Settore E-R
Legacoop E-R
Legambiente E-R
Provincia di Ferrara
Provincia di Forlì-Cesena
Provincia di Modena
Provincia di Parma
Provincia di Piacenza
Provincia di Ravenna
Provincia di Reggio Emilia
Provincia di Rimini
Rete dei Comuni Rifiuti Zero E-R
Ufficio Scolastico regionale E-R
Unioncamere E-R
Unione delle Province d’Italia E-R (UPI)
Unione Generale del Lavoro E-R (UGL)
Unione Italiana del Lavoro E-R (UIL)
Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani E-R (UNCEM)
Università di Bologna
Università di Ferrara
Università di Modena e Reggio
Università di Parma