SNOP
Società Nazionale Operatori della Prevenzione
 

Al Segretario generale della CGIL
Maurizio Landini
Al Segretario generale della UIL
PierPaolo Bombardieri
 

La situazione relativa alla salute e sicurezza nel nostro Paese, non solo per il ripetersi di gravissimi eventi infortunistici mortali collettivi, impone un cambio di passo nelle modalità con cui si affronta il problema, mettendo da parte le misure prospettate dal DL 19 ma anche rivedendo diverse delle inutili o inefficaci misure introdotte negli ultimi anni.
Non ci sono cause che determinano infortuni singoli ed altre che li causano multipli: dobbiamo ricordare che la sostanza del problema non cambia rispetto a quando a morire sono singoli lavoratori, quando le conseguenze non sono mortali o quando non ce ne sono, o quando a determinare i danni alla salute sono malattie da lavoro. È vero peraltro che alcune tipologie di condizioni di lavoro (lavori in spazi confinati, gallerie, edilizia, lavori in subappalto, luoghi a rischio di incendio o di esplosione…) sono a maggior rischio di coinvolgere più soggetti: per questo tali tipologie devono meritare misure, anche normative, specifiche e più strette.
 

IL PROBLEMA (E LA SOLUZIONE) STA NEL SISTEMA IMPRESA
Le cause delle varie forme di perdita della salute (o della vita) di chi lavora stanno tutte, per gran parte, dentro il lavoro, nella sua organizzazione, nei suoi luoghi, negli strumenti, nelle modalità, sostanze, agenti ecc. Ed è sul luogo di lavoro che la salute viene o non viene tutelata, che la prevenzione viene o non viene attuata. È il sistema impresa che ha l’obbligo, e prima ancora l’interesse, di tutelare la salute di chi lavora, anche perché gli strumenti adeguati sono (e devono essere) quelli connaturati alla gestione dell’impresa. La mancata attuazione della prevenzione è quindi primariamente un deficit di questo sistema, specie se risponde a logiche, ad un’etica, ad una cultura e ad una preparazione inadeguate.


IL SISTEMA “ESTERNO”, PUBBLICO E NON
Benché nella prevenzione esterna all’impresa il sistema pubblico occupi un’ovvia e dovuta posizione centrale, regolatoria e di garanzia, ruoli fondamentali e irrinunciabili spettano anche alle Associazioni imprenditoriali, ai Sindacati dei lavoratori, agli Enti Bilaterali, alle Società scientifiche, alle associazioni dei professionisti, ecc. Ma le insufficienze del sistema pubblico (comprese leggi, controlli, ecc.) non devono essere prese a giustificazione di quelle del sistema imprese.
 

LA RISPOSTA NON PUÒ ESSERE (SEMPLICEMENTE) “PIÙ CONTROLLI”
Pensare che ci possano essere soluzioni semplici ad un evento multifattoriale, quale quello dei danni alla salute e sicurezza sul lavoro, è illusorio: la risposta agli eventi infortunistici non può essere semplicemente l’aumento dei controlli, anche se ovviamente è giusto e urgente adeguare le azioni di controllo, potenziando sia quelle dell’INL (in particolare per la parte relativa alla regolarità del lavoro, che per la salute di chi lavora non è meno rilevante) che quelle del sistema ASL-Regioni, che ha subito un progressivo rilevante ridimensionamento, cui si dovrebbe finalmente porre rimedio non solo in termini di risorse (non solo “più ispettori”) ma anche di coordinamento, strumenti, metodi, tecnologie, competenze da aggiornare al rapido mutamento dei contesti lavorativi e degli assetti istituzionali.
La grave situazione che si sta evidenziando richiede, a nostro parere, non certo nuove tipologie di reato, procure nazionali dedicate o inattendibili patenti a punti ma l’attivazione di iniziative “trasversali” quali un tavolo di emergenza cui siano chiamati istituzioni, parti sociali e i soggetti competenti nella materia per decidere cosa bisogna e cosa si può fare.
Il nostro sito (www.snop.it) viene in queste ore oscurato in segno di lutto, non è la prima volta e purtroppo non sarà probabilmente l’ultima. Vi abbiamo inserito la pagina che segue, che esprime non solo lutto ma anche qualche riflessione e una richiesta che è al tempo stesso una proposta.
Ci pare ovvio manifestare la nostra più ampia disponibilità.


BASTA!!!!
Gli infortuni sul lavoro, come le patologie e le morti per malattia da lavoro ben più numerose, ci sono sempre stati. Negli anni ’50 del secolo scorso erano 3-4 volte di più e all’inizio di questo secolo sembrava che la curva a scendere fosse sensibile e potesse indurre all’ottimismo (se così si può dire per un fenomeno comunque intollerabile). Negli ultimi tempi si sta invece assistendo a novità drammatiche, che non possono non far saltare valutazioni e previsioni.
Oltre allo stillicidio giornaliero di morti (non “bianche”, si badi bene, la si faccia finita con questa terminologia ipocrita), 17 (probabili) morti in 3 luoghi di lavoro nel volgere di poco più di 7 mesi (a Brandizzo, a Firenze e ieri nella Centrale di Suviana) hanno in comune, oltre a evidenti differenze, una parola chiave: appalto, spesso “catene” di appalti, e progressive esternalizzazioni, e ne richiamano altre fondamentali: cultura d’impresa, responsabilità d’impresa, organizzazione del lavoro a misura del “capitale umano” e non solo del “capitale”.
E’ l’ora che su questo si faccia chiarezza, prima ancora di parlare di “controlli”. E ovviamente i controlli (da tempo progressivamente, e sempre più colpevolmente, decurtati) ci vogliono, come ci vuole/ci vorrebbe una politica di prevenzione, di rimozione dei rischi alla fonte, che affronti il problema della salute e sicurezza del lavoro non come un di più.
Non ci sono soluzioni magiche né purtroppo a breve, anzi quelle prodotte dal governo con gli ultimi provvedimenti, fino al recente DL 19, sono lungi dall’essere soluzioni, sono estemporanee e pericolose deviazioni anche concettuali, del resto associate a messaggi come “lasciamo lavorare le imprese, leviamo lacci e lacciuoli”.
Tutto questo non può stare dentro un paese civile, che pure ha una Costituzione che ha indicato come diritti fondamentali la salute, il lavoro e quindi anche il lavoro in salute. E invece di lavorare per vivere, per molti il lavoro diventa morte.
Lanciamo un appello a tutte le persone di buona volontà perché il paese sia attraversato da un moto di vergogna: piangiamo, sì, ma anche i coccodrilli piangono…. Soprattutto facciamo in modo che l’indignazione per tutte queste vite rubate si traduca questa volta in reazione collettiva duratura: un moto non di poche ore né di pochi giorni, che porti ad una riflessione e ad un approfondimento su cosa realmente si dovrebbe e si potrebbe fare, partendo dalla messa in atto di un confronto aperto e concreto che veda il concorso di tutti quelli che hanno responsabilità ma anche idee e competenze.
Da tempo, dopo la stagione del Decreto Legislativo 81/2008, sembra che i tavoli dove vengono assunte decisioni siano sempre più ristretti e accentrati, e vedano sempre meno presenti professionalità, competenze e sensibilità che dovrebbero invece essere preziose.
Nel nostro piccolo, come diciamo da anni, chi ha lavorato e lavora “sul campo” idee e competenze ne ha, e le vorrebbe mettere a disposizione, umilmente ma con la consapevolezza che ce n’è bisogno.
E’ giusto gridare “Adesso Basta”, come domani a Bologna, ma insieme dire “Cosa bisogna e cosa si può fare” e pretendere di essere ascoltati. Da subito.
 

10 aprile 2024

 

Presidenza SNOP
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fonte: diario-prevenzione.it