SENATO DELLA REPUBBLICA
XVI LEGISLATURA
Giunte e Commissioni
Resoconto stenografico*


Commissione Parlamentare di Inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta n. 63 del 13 ottobre 2010

Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi

Presidenza del presidente Tofani

PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, senatore Maurizio Sacconi.
Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Comunico inoltre che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.
Desidero ringraziare ancora una volta il ministro Sacconi per la costante collaborazione e la puntuale informativa che sta dando al Parlamento tramite questa Commissione d'inchiesta, in modo particolare su un tema particolarmente sentito ed atteso, ovvero le attività per il completamento dell'attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008 (cosidetto "Testo unico delle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro"), che viene considerato il punto di riferimento essenziale per la trattazione della materia.
Ricordo che abbiamo già avuto il piacere di audire il signor Ministro il 21 luglio scorso e che a quella puntuale informativa si è aggiunta una nota di aggiornamento trasmessa dagli uffici del Ministero a metà settembre. Tenendo conto della pausa estiva, possiamo quindi affermare che c'è una continuità di lavoro tra Governo e Parlamento.
Signor Ministro, la ringrazio e le cedo la parola.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Signor Presidente, come lei ha ben ricordato, il 21 luglio ho avuto la possibilità di esporre a questa Commissione le attività che il Ministero sta conducendo, con riferimento alle proprie competenze in materia di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro; il Ministero vi ha poi inviato ulteriori elementi di aggiornamento nel mese di settembre. Nonostante il breve lasso di tempo intercorso tra un'audizione e l'altra, posso comunque dare conto di alcune novità che mi auguro vengano apprezzate nel loro significato e nella loro utilità (anche se ovviamente tornerò su alcune delle informazioni che avevo già fornito in passato). Lo farò articolando la mia comunicazione con riguardo alle attività dedicate al completamento della regolazione derivante dal Testo unico, con riferimento alle attività promozionali che la stessa legge delega invitava a mettere in opera e, infine, con riguardo alle attività di vigilanza, volendo segnalare, da ultimo, lo stato del processo di integrazione tra INAIL, ex ISPESL ed ex IPSEMA, cui attribuiamo particolare valenza poiché significa dotare finalmente il Paese di un'unica entità esperta a sostegno del comportamento degli attori privati, sociali e istituzionali.
È evidente che il nostro lavoro è fortemente caratterizzato dalla distribuzione costituzionale delle competenze e, quindi, dalla necessità di una permanente e leale collaborazione tra Stato e Regioni, che invero si sta fortunatamente producendo, anche se non posso sottacere, sulla base dell'esperienza, che a mio avviso sarebbe stato meglio prevedere una competenza centrale in materia di salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro, proprio per quella esigenza di effettività delle norme che è resa più agevole dalla uniformità delle stesse e che faticosamente produciamo nell'ottica di quella leale collaborazione prevista dalla Costituzione in materia. In fondo nessuno avverte un bisogno di articolazione territoriale. Peraltro, la stessa attività di vigilanza risulta purtroppo indebolita dalla ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, attraverso i servizi sanitari regionali, nonostante la buona volontà nel perseguire il coordinamento cui lo stesso Testo Unico fa rinvio.
L'intera implementazione di quest'ultimo viene realizzata in stretta collaborazione con la Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza nel lavoro, della cui costituzione avevo già dato conto, organo fondamentale perché riunisce le istituzioni e le parti sociali la cui collaborazione, come dicevo, è essenziale per realizzare sostanzialisticamente ambienti di lavoro più sicuri. Tale Commissione si è insediata il 17 marzo 2009 e ha svolto 17 riunioni, l'ultima delle quali il 15 settembre 2010; la prossima convocazione è per il 28 ottobre. Ricordo che si è deciso di costituire nove comitati o gruppi tecnici di lavoro, uno dei quali, molto significativo, dedicato all'elaborazione delle linee metodologiche per la valutazione dello stress lavoro-correlato, si riunirà il prossimo 25 ottobre sulla base di un documento condiviso fra Stato e Regioni. Devo presumere che, anche grazie a questa prima condivisione istituzionale, possa ragionevolmente prodursi una condivisione fra istituzioni e parti sociali.
Un comitato, in particolare, è stato chiamato a dare attuazione al sistema di qualificazione delle imprese che nel settore edile verrà attuato anche attraverso l'attivazione della cosiddetta "patente a punti", che è stata oggetto della correzione del Testo unico varata in questa legislatura, per la quale stiamo procedendo con alcune sperimentazioni. È stata poi condivisa l'opportunità, su proposta del Ministero del lavoro, di comprendere tra le attività per le quali dovrà operare il sistema di qualificazione delle imprese quelle lavorazioni che si svolgono in ambienti confinati. Il destino ha voluto che proprio il giorno precedente l'infortunio presso la DSM di Capua avessimo formalmente proposto a questo comitato che le attività delle imprese di manutenzione che operano in ambienti confinati (ambienti atti a contenere sostanze che, singole o combinate, possono essere nocive) fossero sottoposte ad una necessaria qualificazione. L'infortunio della DSM di Capua in tal senso è molto significativo, poiché avviene in un contesto dove teoricamente dovrebbero essere presenti tutti i presidi che sono stati predisposti dalla legge. Si tratta, infatti, di una multinazionale.


PRESIDENTE.
Desidero informarla che la Commissione ha svolto un sopralluogo a Capua.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Lo so, è proprio per questo che segnalo ciò, senza entrare nel merito di specifiche responsabilità che sono destinate ad essere esaminate dal magistrato con la collaborazione, in questo caso, anche della nostra amministrazione. Infatti, al di là delle nostre competenze, possiamo agire quando chiamati dal magistrato come soggetti esperti. In quel caso non eravamo competenti per la vigilanza, ma siamo operosi su delega del magistrato. Nell'incidente avvenuto alla DSM di Capua teoricamente erano presenti tutte le condizioni: si trattava di un'azienda strutturata, organizzata e addirittura aderente al programma responsible care della Federchimica, cioè ad un programma di cosiddetta responsabilità sociale; un'azienda nella quale credo che le organizzazioni sindacali siano presenti, eppure certamente non ha funzionato qualcosa d'importante (ripeto, non sta a me dire cosa); si deve presumere che non vi sia stata quella circolarità di informazioni tra gli appaltatori che operavano in quel sito produttivo che è richiesta dal Testo unico con una specifica disciplina rivolta agli ambienti confinati attraverso il cosiddetto documento unico di valutazione dei rischi da interferenze (DUVRI). L'esito letale ben noto ci dice che qualcosa non ha funzionato. Proprio a questo proposito nelle riunioni del comitato tecnico è stata condivisa l'opportunità di inserire queste lavorazioni tra le attività per le quali potrà operare il sistema di qualificazione delle imprese.
Il Ministero ha inviato il 10 settembre a tutti i componenti (Regioni e parti sociali) un documento nel quale tale settore è identificato come settore nel quale dovrà in futuro operare il sistema di qualificazione. Questa scelta potrebbe essere il presupposto perché siano imposte alle imprese che svolgono attività che possono implicare operazioni in ambienti limitati e/o confinati condizioni imprescindibili in termini di sicurezza, quali una specifica formazione del personale sugli effetti degli agenti nocivi e sulle procedure salvavita per lavorare in ambienti confinati e il possesso da parte dell'impresa dei necessari dispositivi di protezione individuale, in modo che sia vietato ai committenti di rivolgersi a imprese prive di tali elementi e agli appaltatori o ai lavoratori autonomi di poter svolgere tali attività in difetto di queste misure di prevenzione. In tal modo si realizzerebbe dal punto di vista della stessa legittima esistenza delle imprese il risultato d'impedire ex lege che possano operare aziende che non dimostrino di aver rispettato il livello di sicurezza che operazioni particolarmente rischiose, come quelle qui in discussione, impongono.
Al fine di condividere sia la strategia di interventi prevenzionistici che le modalità di tali interventi il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha convocato nell'ambito di una recente convention dedicata alla salute e alla sicurezza tenutasi il 7 ottobre a Modena (la sede è stata scelta per ragioni di urgenza, volendo noi rapidamente consultare le parti sociali e le Regioni) una riunione nel corso della quale abbiamo proposto una serie di soluzioni operative che, a nostro avviso, devono essere obbligatoriamente applicabili ai lavori di manutenzione che possono implicare attività in ambienti confinati. Tali soluzioni riguardano, in primo luogo, la previsione di un'attività di formazione specifica a carico dell'impresa committente. Con riguardo al sistema di qualificazione abbiamo parlato di necessaria formazione da parte del datore di lavoro. In questo caso parliamo non di responsabilità dell'appaltatore, bensì dell'appaltante a fini di formazione degli operatori in appalto per fare in modo che vengano conosciute le caratteristiche dei siti nei quali le attività a rischio devono essere svolte (formazione della durata di almeno un giorno e precedente l'inizio dei lavori appaltati). Ciò al fine di impedire che le imprese appaltatrici possano entrare in ambienti di lavoro connotati da elevata pericolosità senza che sia stata effettuata un'attenta e completa informativa sul campo da parte dell'azienda committente, come è avvenuto troppo spesso negli ultimi drammatici episodi.
La seconda proposta è quella di divieto assoluto di subappalto in questi ambienti particolarmente a rischio. La terza concerne la presenza obbligatoria di un rappresentante dell'impresa committente alle lavorazioni effettuate dalle imprese appaltatrici, in funzione di controllo e indirizzo - a fine prevenzionistici - delle attività dei lavoratori della ditta appaltatrice e dell'interferenza di esse con le attività dei lavoratori dell'impresa committente. Non bastano il DUVRI e la circolazione delle informazioni su base cartacea; occorre, a nostro avviso, la presenza fisica di un rappresentante dell'impresa committente a tutte le lavorazioni che si svolgono nell'ambito del sito in modo che le informazioni siano garantite anche dalla presenza fisica di un soggetto rappresentantivo del committente e garante della continuità dei processi che si svolgono all'interno di quel sito e che possono essere determinati da una pluralità di attori.
Tali disposizioni, per le quali abbiamo ricevuto il consenso di tutte le Regioni e le parti sociali, dovrebbero diventare operative, nelle forme consentiteci dal Testo unico, attraverso un decreto del Presidente della Repubblica, quindi sfruttando la normazione secondaria che il Testo unico ci consente di utilizzare e probabilmente con un'applicazione in termini anche estensivi.
Il Ministero ha poi avviato, al di fuori dei compiti della Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro, anche altri adempimenti. Ne ho già parlato nella precedente seduta dando informazioni in proposito. Ricordo, in particolare, il completamento della predisposizione dello schema di decreto interministeriale per la costituzione e regolamentazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP). Sapete che assegniamo grande importanza a questo strumento che è stato opportunamente codificato. Nella seconda metà del mese di luglio abbiamo completato il confronto con le altre amministrazioni pubbliche concertanti, tenendo conto delle loro osservazioni; abbiamo quindi chiesto formalmente il parere del Garante per la protezione dei dati personali; subito dopo il provvedimento sarà portato all'attenzione della Conferenza Stato-Regioni per il varo definitivo. Non è stato facile per i tanti problemi di carattere tecnologico e soprattutto amministrativo, ma confido di essere ormai prossimi alla conclusione.
Ricordo ancora la prosecuzione dei confronti, formali e informali, diretti a identificare le peculiari esigenze di determinati settori e attività. Sul punto segnalo che in data 7 settembre 2010 si è tenuta una riunione dedicata alla predisposizione del decreto per la individuazione delle modalità di regolamentazione della disciplina di salute e sicurezza per alcune categorie di volontari (ad esempio, volontari della protezione civile e della Croce rossa). Nel corso della riunione è stata presentata alle strutture interessate una bozza di provvedimento che ha riscosso un generale apprezzamento, tanto da far pensare ad una rapida approvazione del decreto. In data 9 settembre 2010 si è inoltre tenuta una riunione con i rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e le parti sociali del settore dei trasporti per discutere dell'attuazione dell'articolo 161, comma 2-bis, del decreto legislativo n. 81 del 2008, che prevede l'adozione di un decreto interministeriale dedicato alla segnaletica stradale per i cantieri in presenza di traffico veicolare. Questa riunione si è conclusa con la decisione di procedere alla creazione di un gruppo tecnico che si preoccupi di predisporre un primo documento, il quale, successivamente discusso con le Regioni nella riunione già fissata per il prossimo 27 ottobre, possa individuare puntualmente il contenuto del decreto previsto dalla norma di legge. Si è inoltre proceduto al completamento delle attività preparatorie del decreto per l'individuazione delle modalità di effettuazione delle verifiche periodiche delle attrezzature di lavoro e dei criteri per l'abilitazione dei soggetti pubblici o privati legittimati a realizzare tali verifiche. Siamo già ad una versione consolidata del testo, prossima a essere trasmessa alla Conferenza Stato-Regioni.
Richiamo, ancora: la predisposizione di una serie di riunioni tenutesi nel corso del 2010 per la redazione della bozza di decreto relativo alle autorizzazioni per i lavori sotto tensione; la definitiva acquisizione, di cui vi avevo già parlato, in data 8 luglio del parere favorevole della Conferenza Stato-Regioni e quindi dei Ministeri delle infrastrutture e della salute per la valutazione del primo soccorso in ambito ferroviario, al momento alla firma dei Ministri competenti (confido che mentre vi sto parlando sia già stato sottoscritto).
In data 7 settembre si è svolta una riunione tra i Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e della salute, i rappresentanti delle Regioni e delle parti sociali del settore edile dedicata all'illustrazione delle linee generali di una campagna nazionale per la prevenzione in edilizia, da realizzarsi, anche grazie al sostegno dell'INAIL, previo coinvolgimento delle parti sociali, la condivisione tra ASL e DPL di procedure ispettive e la previsione di una campagna informativa e di divulgazione di procedure operative a livello nazionale e territoriale.
Segnalo altresì la redazione delle bozze di accordo, in fase molto avanzata, in sede di Conferenza Stato-Regioni sui contenuti e le modalità della formazione del datore di lavoro che intenda svolgere in proprio i compiti del Servizio di prevenzione e protezione, nonché dei contenuti e delle modalità della formazione dei dirigenti, preposti e lavoratori.
Per quanto riguarda le azioni di contrasto al fenomeno infortunistico, stiamo attivando ogni possibili sinergia con altri soggetti pubblici e privati per migliorare l'impatto delle rispettive attività dedicate a promuovere ambienti più sicuri in termini di informazione, formazione e prevenzione. Ho già descritto in che modo la Conferenza Stato-Regioni ha deciso di utilizzare, su base soprattutto regionale, le risorse da destinare per attività promozionali della salute e sicurezza. Come sapete, è già partita la campagna di comunicazione integrata dedicata alla materia e realizzata sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica, che lo ha concesso dopo attenta verifica. Si tratta di un'iniziativa doverosa dato l'impegno diretto e personale del Presidente della Repubblica, che in più occasioni ha richiamato la responsabilità delle istituzioni, delle imprese e delle forze sociali con riferimento alla sicurezza. La campagna si svolgerà nell'arco di diversi mesi, utilizzerà il mezzo televisivo, i giornali, ma anche un'altra serie di strumenti, come il potenziamento della sezione del sito del Ministero dedicata alla divulgazione di informazioni; una parte di tale campagna sarà mirata specificatamente alle malattie professionali, oltre che alla produzione di materiale divulgativo anche con modalità interattive.
Più in generale, con riferimento alle risorse stanziate per le attività promozionali per l'anno 2009, è stato predisposto il decreto interministeriale con il quale ripartire i finanziamenti per attività promozionali tra i seguenti tre temi: progetti d'investimento in materia di salute e sicurezza per le piccole e medie imprese; finanziamento di progetti formativi in tale ambito, dei quali oltre 14 da impegnare in una campagna nazionale di formazione, le cui finalità e caratteristiche vengano definite con accordo tra le parti sociali, da recepire in un bando INAIL e 13 da impegnare su base regionale; ed infine il finanziamento di attività di istituti scolastici, universitari e di formazione.
È stata molto positiva la sperimentazione, già effettuata secondo la denominazione SILOS (Scuola, innovazione, lavoro, organizzazione, sicurezza), che ha avuto luogo in molti istituti con una metodologia concordata tra l'INAIL e l'ANMIL ed accettata dai Ministeri competenti (Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) e che ha seguito un criterio innovativo: non la sicurezza segmentata, intesa come una materia separata, ma piuttosto la cultura della salute e della sicurezza come tematica pervasiva, che attraversa più insegnamenti. Sulla base della valutazione definitiva di questa prima fase si sta passando al momento successivo, su scala ovviamente più ampia. Comunque, per quanto attiene alla collaborazione con il Ministero della pubblica istruzione, si è già riunita due volte (il 16 settembre ed il 5 ottobre) la cabina di regia prevista dalla Carta d'intenti tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e l'INAIL per l'inserimento della salute e della sicurezza nei programmi scolastici e universitari. Nell'ambito di tale cabina di regia sono in avanzata fase di elaborazione le linee guida nazionali per l'inserimento della salute e sicurezza nelle scuole, strumento di indirizzo per le attività in oggetto.
Per l'utilizzo delle risorse di cui all'articolo 11, comma 2, del Testo unico per l'anno 2010, pari a oltre 36 milioni di euro, si è provveduto all'invio del provvedimento, già discusso nell'ambito della commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro, alla Conferenza Stato-Regioni, la quale, previa discussione tecnica, ha espresso il proprio parere positivo nella seduta del 7 ottobre 2010. Il provvedimento prevede la seguente ripartizione di fondi: 20 milioni di euro per il finanziamento di attività promozionali per le piccole e medie imprese, dei quali 15 relativi all'acquisto di attrezzature di lavoro rispettose delle previsioni comunitarie e di riferimento e 5 milioni da destinare al finanziamento per l'adozione di modelli di organizzazione e gestione della sicurezza da parte delle piccole e medie imprese; 11 milioni per attività formative su base regionale, in continuità con le scelte operate nel biennio precedente; 5 milioni per il finanziamento di attività di istituti scolastici, universitari e di formazione sempre dirette ad inserire la salute e sicurezza sul lavoro nei rispettivi programmi.
Ricordo che l'attività di vigilanza si è caratterizzata per una indicazione, della quale abbiamo già discusso e che voglio ribadire perché rivelatasi molto efficace, data alle attività ispettive attraverso la cosiddetta maxidirettiva del Ministro del lavoro, nella quale si stabiliva che dovevano essere apprezzati separatamente i riscontri ispettivi per le violazioni più gravi e di carattere soprattutto sostanziale, con una gerarchia premiale nei confronti delle attività ispettive stesse. Potevano cioè essere svolte meno ispezioni ma più approfondite, frutto cioè di un'adeguata intelligence, in ambienti accuratamente selezionati: pur se le violazioni formali vanno ovviamente riscontrate, ove ci si trovi di fronte ad esse, ci deve essere la consapevole scelta di andare alla ricerca delle violazioni più gravi in un mercato del lavoro che, purtroppo, presenta quel "peggio del peggio" di cui abbiamo già parlato. E d'altronde, il balzo nelle violazioni sostanziali riscontrate è straordinario. Ho fornito recentemente le percentuali. Ricordo solo, tra le tante violazioni, che le ipotesi di reato in materia di sicurezza sul lavoro rilevate nel 2009 sono state del 56 per cento superiori a quelle del 2008, così come le violazioni della disciplina degli appalti e della somministrazione sono state nel 2009 del 273 per cento superiori a quelle del 2008. Posso comunque consegnarvi i rapporti delle attività ispettive. In tutte le violazioni sostanziali si rileva nel 2009 un balzo in avanti significativo rispetto all'anno precedente. Infatti è facile o comunque troppo comodo svolgere un'attività ispettiva recandosi in un ambiente iperstrutturato per fare rilievi formali in punto di diritto e dall'esito molto incerto per quanto riguarda l'effettiva convalida o il consolidamento della violazione. Può essere più complesso invece - ma è a questa complessità che ci dobbiamo dedicare - rivolgerci ai luoghi di lavoro in cui esistono le violazioni più gravi e magari anche più odiose.
In questo periodo, peraltro, abbiamo realizzato tre accordi che segnalo come molto importanti, tutti dedicati - in particolare gli ultimi due -ai profili della salute e sicurezza. Più generalmente questi accordi sono destinati ad avere impatti favorevoli sul contrasto ai pericoli per la salute delle persone. Gli accordi sono stati realizzati con l'Agenzia delle entrate per lo scambio di informazioni, con la Guardia di finanza per lo scambio di informazioni e per una collaborazione anche operativa (ricordo per quanto riguarda la Guardia di finanza il passaggio del protocollo in cui si fa riferimento a lavoratori irregolari o in nero, ovvero alla visibile e palese violazione della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro) e con l'Arma dei carabinieri per l'impiego delle stazioni territoriali. Vi avevo annunciato questa volontà. Oggi vi posso dire che i tre accordi sono stati sottoscritti e in molte realtà sono già operativi. Sia per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri che la Guardia di finanza, è esplicitamente stabilito che l'attività di collaborazione avviene fra DPL e comandi provinciali delle due forze; nel caso dell'Arma dei carabinieri sono coinvolti anche i comandi di stazione in modo da segnalare alle DPL quelle situazioni di evidente pericolosità legate alla mancata osservanza delle disposizioni di sicurezza nei cantieri, consentendo tempestivi interventi del personale ispettivo-tecnico competente in materia. Alcune DPL hanno già sviluppato una buona collaborazione con i presidi territoriali dell'Arma dei carabinieri e nei prossimi giorni riuniremo tutti gli ispettori in una sorta di convention dedicata alla piena valorizzazione di questi nuovi strumenti, ovvero degli accordi realizzati con l'Agenzia delle entrate, l'Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza.
Ricordo che abbiamo promosso e realizzato, ottenendo risultati significativi non solo per i contesti in cui abbiamo operato ma anche per il buon lavoro di intelligence prodotto a monte della vera e propria attività ispettiva, un piano straordinario di vigilanza per l'agricoltura e l'edilizia nelle quattro principali Regioni del Mezzogiorno: Calabria, Campania, Puglia e, in misura minore, Sicilia (dove il programma è partito successivamente per le diverse competenze istituzionali, in quanto in questo caso le attività ispettive non spettano a noi ma alla Regione). Posso consegnarvi la documentazione relativa ai risultati che abbiamo ottenuto, che tuttavia sono solo indirettamente riferiti alla sicurezza posto che in queste Regioni del Mezzogiorno abbiamo privilegiato l'agricoltura e l'edilizia in quanto, quando il lavoro è totalmente in nero, si determina un pericolo immanente per la sicurezza delle persone. Purtroppo molti dei lavori riscontrati sono stati verificati essere completamente irregolari, totalmente in nero; molti di essi interessavano persone immigrate anche se poche in condizione di clandestinità. Ma questo è un argomento che potremo approfondire in altra occasione. Abbiamo poi svolto recentemente una specifica attività ispettiva nelle località turistiche marinare, proprio per quella diffusa propensione alle forme totalmente irregolari di lavoro che, anche in questo caso, sono state riscontrate sulla base di una buona selezione degli obiettivi, frutto dell'incrocio delle informazioni.
Infine, ricordo che la Commissione, segnatamente il senatore De Luca, aveva sollevato il problema degli appalti, soprattutto con riferimento al massimo ribasso. Dal punto di vista strettamente normativo si evidenzia che il problema si pone diversamente a seconda che ci si riferisca alla normativa applicabile negli appalti privati o pubblici e, quindi, come la materia degli appalti pubblici non sia di competenza prevalente del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Ciò premesso, la questione attinente al rischio che l'aggiudicazione di appalti pubblici secondo il criterio del prezzo più basso possa produrre effetti negativi per i costi relativi al lavoro e alla sicurezza, non si pone in termini normativi. Va evidenziato, in primo luogo, che l'articolo 86, comma 3-bis, del decreto legislativo n. 163 del 2006, cioè il Codice dei contratti pubblici, prevede che: "Nella predisposizione delle gare di appalto e nella valutazione dell'anomalia delle offerte nelle procedure di affidamento di appalti di lavori pubblici, di servizi e di forniture, gli enti aggiudicatori sono tenuti a valutare che il valore economico sia adeguato e sufficiente rispetto al costo del lavoro e al costo relativo alla sicurezza, il quale deve essere specificamente indicato e risultare congruo rispetto all'entità e alle caratteristiche dei lavori, dei servizi o delle forniture. Ai fini del presente comma il costo del lavoro è determinato periodicamente, in apposite tabelle, dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale, sulla base dei valori economici previsti dalla contrattazione collettiva stipulata dai sindacati comparativamente più rappresentativi, delle norme in materia previdenziale ed assistenziale, dei diversi settori merceologici e delle differenti arre territoriali. In mancanza di contratto collettivo applicabile, il costo del lavoro è determinato in relazione al contratto collettivo del settore merceologico più vicino a quello preso in considerazione". L'articolo 86, comma 3-ter, stabilisce ancora che "il costo relativo alla sicurezza non può essere comunque soggetto a ribasso d'asta". Inoltre, l'articolo 131, comma 3, del medesimo decreto legislativo, prevede che gli oneri per il piano di sicurezza e di coordinamento "vanno evidenziati nei bandi di gara e non sono soggetti a ribasso d'asta".
Occorre poi considerare che, secondo il Codice dei contratti pubblici, le ipotesi di offerta anormalmente basse (che potrebbero eventualmente nascondere intenti elusivi degli obblighi in materia di lavoro e di sicurezza) sono comunque soggette a specifiche valutazioni, in contraddittorio con le imprese interessate, al fine di verificare se l'entità del ribasso sia giustificata. Potrei ancora citare l'articolo 87, comma 2, del decreto legislativo n. 163 e la legge Salvi (legge 7 novembre 2000, n. 327) cui si fa riferimento, cioè la norma che incarica il Ministero di realizzare tabelle relative ai costi del lavoro. La verità è che il vero problema è quello del controllo del rispetto della normativa in materia, problema che si presenta, tuttavia, anche in caso di aggiudicazione con il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa (sistema che comporta la valutazione di altri elementi oltre quello meramente economico).
Considerazioni non dissimili possono essere fatte nel settore degli appalti privati, le cui disposizioni si rinvengono nel Testo unico. L'articolo 26, comma 5, impone l'indicazione, a pena di nullità del contratto, in tutti i contratti di appalto, subappalto e di somministrazione dei costi della sicurezza necessari ad eliminare i rischi da interferenza delle lavorazioni, i quali non sono soggetti a ribasso. Nell'ambito del Titolo IV (cantieri temporanei e mobili) si prevede una disciplina dettagliata relativamente alla necessità che nei piani di sicurezza e coordinamento vengano indicati tassativamente i costi della sicurezza in relazione a determinate attività che la norma indica in maniera esplicita.
Il Ministero ha già predisposto una bozza di circolare ricognitiva che vuole migliorare l'effettività di queste disposizioni, oltre ad iniziative che intendiamo assumere con le altre amministrazioni competenti per cercare di rafforzare la vigilanza a questo proposito e la corretta attività di valutazione delle offerte, alla luce dei vincoli che ho descritto perché si tratta di costi non comprimibili.
Infine, per quanto concerne l'INAIL, l'ex ISPESL e l'ex IPSEMA, procede il lavoro di integrazione che si realizza con un'autonomia assoluta dell'ex ISPESL come centro di ricerca, in maniera tale da garantire la continuità di tutte le funzioni. Ribadisco che oltre alle sinergie operative e alle economie che da queste possono derivare è molto importante che si definisca questo ente unico proprio per rafforzare le azioni di formazione, informazione, assistenza e consulenza per il sistema produttivo, riunendo così tutte le competenze esperte. Risulta importante la promozione della cultura della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e l'alimentazione di quel Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP), che confido nella prossima audizione di comunicarvi finalmente operativo.
Chiedo scusa se sono stato un po' prolisso però, come avete riscontrato, nel corso di questo mese, sotto l'impulso anche di un infortunio che giustamente avete considerato voi per primi significativo andando sul posto a verificarne le caratteristiche, abbiamo ancor più accelerato le ipotesi che avevamo fatto in precedenza e le abbiamo integrate. Siamo anche andati avanti lungo i percorsi tracciati (segnalo quelli relativi alla vigilanza). Rimane aperto il problema del coordinamento che, in teoria, è affidato a ciascuna Regione sulla base del Testo unico, ma non posso non rilevare come sarebbe assai più utile un sistema unitario.


PRESIDENTE.
Signor Ministro, la ringraziamo per averci fornito una serie di informazioni, di dati e di elementi che sicuramente noi tutti apprezziamo, soprattutto per la continuità con le premesse di lavoro. Per taluni di questi argomenti, inoltre, si è arrivati alla conclusione, determinazione e definizione.
Desidero fare qualche breve riflessione. Per quanto riguarda il problema degli appalti la Commissione si sta impegnando ancora una volta, pur avendo già avuto una piena disponibilità di consenso da parte dell'Assemblea del Senato, per trovare strumenti tali che non confliggano con gli orientamenti comunitari e che rafforzino quei principi che lei giustamente ha ricordato. Quando nelle nostre audizioni ci troviamo di fronte a soggetti che ci hanno confermato il verificarsi di ribassi oltre il 50 o 60 per cento è difficile credere, al di là del problema della sicurezza che è il tema direttamente pertinente al nostro lavoro, nella bontà del manufatto e addirittura nella bontà delle progettazioni. Viviamo questo problema molto complesso. Parlo anche a nome del senatore De Luca, con cui pochi minuti fa discutevo di questo tema. Stiamo cercando, insieme al senatore Roilo che si è già impegnato su questo argomento, di formulare delle proposte affinché il Parlamento e il Governo le possano analizzare e valutare perché troppo spesso abbiamo colto in questi meccanismi di appalti e subappalti anche quei fenomeni che lei correttamente ci ha riferito.
Vorrei richiamare la sua attenzione anche sulla campagna di comunicazione integrata dedicata alla salute e alla sicurezza sul lavoro perché credo che bisognerebbe perfezionarla, magari organizzandola diversamente. Per quel po' che ho visto, mi sembra che ci siano alcune lacune. Se si ritiene opportuno e se sarà necessario, dovremmo interloquire anche con chi confeziona questi messaggi perché forse la nostra conoscenza di queste tematiche potrebbe favorire la realizzazione di un messaggio che possa essere più chiaro. Innanzitutto deve coinvolgere datore di lavoro e lavoratore.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Attualmente è così; ci si rivolge anche ai datori di lavoro.


PRESIDENTE.
Questo ci rassicura perché abbiamo avuto una serie di segnalazioni in senso contrario. Sarebbe utile conoscere il confezionamento di questi spot ma non perché vogliamo sostituirci a specialisti.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Credo che il mio collaboratore abbia solo fatto notare che la parola «fa» non andava accentata. Credo che questa sia stata la massima correzione apportata.


PRESIDENTE.
Se possiamo, chiederemmo di vederli tutti con maggior calma perché penso che potrebbe esserci un contributo da parte nostra.
Per quanto riguarda l'ultimo elemento di cui desidero informarla, le faccio presente che il prossimo 3 novembre avremo l'audizione del ministro Matteoli per tornare sul problema degli appalti, dei subappalti e, quindi, per avere un quadro più chiaro e completo. Capiamo lo sforzo che ha fatto il suo Ministero su un tema che lo coinvolge ma che non si esaurisce nelle competenze dello stesso. Desidero ringraziarla ancora per quanto sta producendo e per quanto si sta facendo. Credo si stia recuperando rispetto al periodo precedente e realizzando un'accelerazione nella definizione di questi atti amministrativi o atti secondari o decreti. Spero che anche la nostra attività possa esservi, come lei giustamente richiamava, di sostegno e supporto in queste operazioni, anche se non ci sfugge il fatto che c'è una normativa costituzionale che affida questo tema alla legislazione concorrente Stato-Regioni. Penso di parlare per la stragrande maggioranza della Commissione, se non per l'intera Commissione, quando dico che siamo d'accordo sul lavorare per poter avere un soggetto unico che si occupi di questo tema, che ovviamente non può che essere lo Stato. Nelle nostre missioni all'estero - non mi riferisco alla Francia o al Regno Unito, ma alla Germania il cui federalismo è indiscutibile in quanto Stato federale - abbiamo rilevato come negli altri Paesi la materia sia affidata allo Stato. Quindi, sicuramente trova sponda ed alleati su questo fronte; magari potremmo individuare occasioni operative per fare in modo che queste volontà possano essere da noi approfondite e necessariamente, per quanto ci riguarda, anche supportate, pur nel rispetto delle competenze specifiche che le Regioni hanno sul territorio. Non intendo dire che si vogliono eliminare tali competenze, tuttavia un conto è avere una normativa unica da Nord a Sud, con un monitoraggio costante delle problematiche, della formazione e delle indicazioni per i soggetti investiti della prevenzione e del contrasto; altro conto è l'operatività sul territorio, che indubbiamente deve essere assicurata dai soggetti preposti. Quindi questo è altresì il nostro auspicio, anzi le posso dire che è una mia vecchia battaglia, finora non vinta, ma non ci arrendiamo e continueremo su questa strada.


BUGNANO (IdV).
Signor Presidente, vorrei ringraziare il Ministro per la sua esposizione e rivolgergli una domanda. Egli ci ha detto che ci sono investimenti rilevanti su formazione e informazione; materie che, se non sbaglio, per quanto concerne l'attuazione della progettualità concreta sono di competenza regionale.
All'interno della Commissione io coordino il gruppo che si occupa appunto della formazione e dell'informazione. Dalle audizioni svolte e dalle verifiche fatte abbiamo capito che rispetto a questi temi c'è un ritardo da parte delle Regioni e delle università, che non hanno attivato molti corsi e master in questa materia. Vorrei sapere se anche il Ministero ha la nostra stessa percezione e se lei sa a quale motivazione si possa addebitare il ritardo nell'attuazione di tale aspetto della normativa. Peraltro, signor Ministro, in occasione dell'audizione svolta all'inizio dell'assunzione della responsabilità del suo Dicastero, se non ricordo male, lei disse che per il Governo e per il suo Ministero gli aspetti della formazione e dell'informazione erano importanti.


NEROZZI (PD).
Oggi è una giornata particolare, essendosi tenute le elezioni per il rinnovo degli Uffici di Presidenza delle Commissioni, ragion per cui non abbiamo potuto assistere interamente alla sua ampia esposizione.
Vorrei sollevare sostanzialmente tre questioni. La prima è stata già affrontata dal Presidente, ma desidero riprenderla. Come anche lei ha evidenziato, c'è un problema inerente agli appalti e ai subappalti nel settore privato e in parte anche in quello pubblico (sarò poi più specifico a questo riguardo). Entrambi i comparti presentano pesanti anomalie che vanno corrette e che peraltro, allo stato attuale, le leggi non riescono ad impedire, anche perché sono state emanate in momenti diversi.
La prima anomalia riguarda la questione dei costi ed arriva fino alla questione del massimo ribasso. È vero, come lei rilevava, che soprattutto nel settore pubblico alcuni riferimenti normativi dispongono che la sicurezza sul lavoro non è comprimibile, però bisognerebbe prevedere sanzioni penali molto forti nei confronti di chi non rispetta tali disposizioni, posto che nella realtà è proprio sui costi connessi al personale che si registra il massimo ribasso. Fortunatamente dove ciò si verifica ancora non ci sono stati incidenti mortali, ma malattie professionali e altri tipi di incidenti si sono verificati; fra l'altro, in questo modo si punisce anche l'imprenditoria onesta, quindi c'è un problema di concorrenza molto forte. Quando si arriva al quinto o al sesto subappalto non si ha più controllo: addirittura, in un incidente mortale precedente a quello avvenuto Capua mi sembra si fosse arrivati al settimo subappalto. È quindi evidente che la prima ditta appaltatrice non ha più il controllo di quanto succede presso l'ultima ditta subappaltatrice.
Lei ha affermato che a questo riguardo esiste un problema normativo che non dipende dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali; pertanto, proprio alla luce dell'unanime consenso ricevuto l'anno scorso in Aula, in occasione della discussione della nostra relazione, sentiremo al riguardo anche il ministro Matteoli, perché si tratta di una delle questioni che rende gli appalti (e quindi l'esecuzione dei lavori) meno rapidi.
Se ho ben capito, lei ha detto che sta preparando una circolare; non intendo certo farle cambiare idea.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
La circolare non è innovativa, ma ricognitiva.


NEROZZI (PD).
Sarebbe utile che la Commissione fosse informata sui contenuti di detta circolare, posto che proprio grazie al lavoro che stiamo svolgendo potremmo dare un apporto su alcuni aspetti tecnici e di esperienza. Non ho l'ambizione di farle cambiare idea. Se fosse possibile lo farei volentieri, ma non credo sia possibile.


PRESIDENTE.
Aspettiamo di leggere il testo di questa circolare!


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
La bozza è pronta, devo solo verificarla con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.


NEROZZI (PD).
Si tratta di un punto molto importante, perché ormai la problematica in questione riguarda anche altri settori; peraltro, so che il Ministro della salute è intervenuto in Calabria in modo appropriato.
Ormai, il problema degli appalti sta diventando cronico nella pubblica amministrazione e anche nel settore privato, quindi bisognerà intervenire dal momento che sta sfuggendo al controllo di tutti i soggetti interessati, anche del legislatore che probabilmente quando ha varato questa normativa pensava ad un uso diverso da quello che ne è stato fatto.
La seconda questione che vorrei sollevare riguarda gli spot della campagna di comunicazione sulla sicurezza. Sapendo quanto lei sia puntiglioso, per una settimana ho guardato alcune televisioni e ho verificato che il 100 per cento di essi riguarda i lavoratori. Vuole che le specifichi a quali canali televisivi mi riferisco?


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Farò una verifica.


NEROZZI (PD).
Francamente mi lascia perplesso il fatto che si dica: cerca di volerti bene.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Soprattutto si esorta a pretendere la sicurezza.


NEROZZI (PD).
Vediamo come procederanno i comunicatori.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Non mi assumo né il merito né il demerito. A me comunque la campagna è piaciuta.


NEROZZI (PD).
Se si prende come esempio Radio Pianoro libera ha ragione; su Radio Pianoro libera trasmetteranno sempre gli spot relativi agli imprenditori, ma nelle emittenti maggiori le assicuro che non è così. Vi invito quindi a fare una verifica. Se poi il problema è quello del messaggio che viene dato, possiamo anche procedere ad una visione più approfondita. Un conto è pretendere la sicurezza, altro conto è volersi bene.
C'è poi un ulteriore aspetto, su cui peraltro la posizione della Commissione non è unitaria, perché ognuno ha antiche sensibilità. Io personalmente penso che l'unificazione della legislazione sia utile. Lo dicevo anche quando lei, signor Ministro, lottava insieme al mio partito contro le opinioni espresse nel lontano 1999 dalla CGIL e quando nel 2001 si contestava la prima riforma del Titolo V della Costituzione, ed ora lo ripeto. Questa è la mia posizione: la garanzia della sicurezza nei luoghi di lavoro, a mio avviso, non può che essere assicurata a livello nazionale. Le competenze delle Regioni sono altre, vanno rispettate e anche aumentate, ma in questo caso non possono esistere più legislazioni. Credo che le stesse Regioni siano sensibili a questo ragionamento perché hanno capito che un conto è la legislazione altro conto i poteri che vengono assegnati.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Vogliono tutte convergere al centro.


NEROZZI (PD).
L'ubriacatura falso-federalista degli anni 2000 che portò a qualche eccesso, soprattutto sul terreno del lavoro, ma non solo.
Ad ogni modo, è un tema questo sul quale le opinioni sono diverse; mi sembra, però, che anche le Regioni stiano arrivando alle stesse conclusioni, proprio perché, in realtà, non si tratta di ridurre le competenze quanto di chiarire le responsabilità. Quando le competenze non sono chiare, non lo sono neanche le responsabilità e questo crea dei fraintendimenti, sia pure in numero esiguo; il caso siciliano ne è un esempio, anche se la Sicilia è una Regione a statuto speciale. Peraltro, bisognerebbe riflettere su alcune competenze generali delle Regioni a statuto speciale, altrimenti i diritti non sono uguali in tutto il Paese laddove quello della sicurezza sui luoghi di lavoro è uno di quei settori in cui questo non può accadere.


SPADONI URBANI (PdL).
Signor Ministro, la ringrazio innanzitutto per essere di nuovo qui ad informarci su queste importanti normative che il Governo sta predisponendo al fine di contrastare il grave fenomeno degli infortuni sul lavoro. Mi scuso per essere arrivata in ritardo (ero anch'io impegnata nelle votazioni per il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza delle Commissioni permanenti) e quindi non aver potuto ascoltare la parte iniziale della sua relazione. Spero, pertanto, di non fare domande cui lei ha già dato risposta nel suo intervento.
Vorrei porre la questione del massimo ribasso in ordine alla quale non so se la competenza sia interamente del Ministero del lavoro o anche di quello delle infrastrutture. Lei ha confermato l'esistenza di una normativa che vieta l'applicazione del massimo ribasso in materia di sicurezza; peraltro, a fronte di un ribasso importante, l'appaltante, pubblico o privato che sia, è obbligato a chiedere all'impresa di dimostrare il giusto guadagno e la congruità dei prezzi che ha applicato. Sulla congruità di questi ultimi esercita il proprio controllo il Provveditorato alle opere pubbliche in modo tale da verificare anche il rispetto delle condizioni di sicurezza in cui opera la forza lavoro.
Sono d'accordo con lei, signor Ministro, e anche con il collega Nerozzi: è fondamentale centralizzare le politiche di contrasto al problema della sicurezza nei luoghi di lavoro che rappresenta un costo sia nelle opere pubbliche che nelle private. Faccio presente che esiste un prezzario regionale che può essere diverso da Regione a Regione e che, su richiesta delle associazioni, viene aggiornato di anno in anno; pertanto, se aumentano i costi per le imprese, queste possono anche essere portate ad operare ulteriori ribassi. Inoltre, anche gli enti pubblici che hanno la possibilità di dare in appalto alcune opere hanno un proprio prezzario. Ricordo, ad esempio, che quello dell'ANAS era tre volte più alto di quello delle Regioni: quando ero sindaco ebbi occasione di valutare un ribasso addirittura del 70 per cento, che l'impresa dimostrò essere congruo in quanto il prezzario dell'ANAS indicava un costo ben tre volte superiore a quello reale che si doveva sostenere.
È quindi molto importante centralizzare le funzioni normative in materia anche per determinare costi uniformi di partenza per la realizzazione delle opere, per fare in modo che i ribassi siano congrui e che siano possibili utili d'impresa tali da garantire anche la sicurezza sul posto di lavoro. È una scala e non un cane che si morde la coda, però bisogna affrontare tutti gli aspetti del problema per raggiungere il traguardo di una mortalità sul lavoro pari allo zero. Gli incidenti avvengono nella sanità, avvengono nei lavori pubblici, avvengono ovunque si facciano appalti.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Per quanto riguarda la questione dello spot, siamo nel campo del massimamente opinabile. Coloro che hanno elaborato tale campagna ce l'hanno descritta come una campagna il cui claim è: «Sicurezza sul lavoro, la pretende chi si vuole bene». Si tratta di spot multisoggetto; è rappresentato l'agricoltore, il capocantiere, l'autotrasportatore, l'imprenditore, ciascuno nel rispettivo contesto affettivo. Il termine «pretendere» significa esigere, richiedere con fermezza, e sollecita ciascun soggetto ad essere attivo nel suo ambito di responsabilità; ovviamente, una cosa è l'attività del datore di lavoro, altra è l'attività del lavoratore e di chi pretende il rispetto dei propri diritti, quindi di chi esige o richiede con fermezza i propri diritti, l'effettività delle regole che rendono sicuro un ambiente. Ad ogni modo, verificherò l'equilibrio fra le presenze dei diversi soggetti, che francamente non conosco. Certamente questa campagna può essere migliorata proprio perché - ripeto - siamo nel campo dell'opinabile. Mi ha comunque fatto piacere che nei giorni scorsi, nella giornata nazionale dedicata alla sicurezza, l'ANMIL l'abbia esplicitamente apprezzata. Allo stesso modo, ci ha confortato il patrocinio del Presidente della Repubblica.
Sarò ben lieto di discutere e di accogliere eventuali idee utili per le prossime iniziative (credo siano ancora disponibili significative risorse) perché non pretendo minimamente che quello scelto sia in assoluto il modo migliore di comunicare. Credo che gli autori abbiano voluto individuare un messaggio che sollecitasse fortemente le persone a riconoscere il pericolo implicito nell'assenza di un'effettiva regolazione in materia di sicurezza.
Aggiungo una considerazione. Sarebbe opportuno che le esperienze di responsabilità sociale fossero verificate. Per parte nostra cercheremo di farlo anche attraverso la fondazione che è condivisa dal Ministero del lavoro con l'INAIL ed altri soggetti. Noi spesso segnaliamo il pericolo implicito nell'eccesso di formalismo legato agli adempimenti pubblici. Si tratta di un pericolo di sottovalutazione di ciò che effettivamente rende un ambiente sicuro, di sottovalutazione dei comportamenti sostanzialistici nel nome di preoccupazioni formalistiche. Credo sia opportuno verificare anche quanto determinati formalismi propri delle attività di cosiddetta responsabilità sociale possano in certa misura, senza volerlo, avere un effetto deresponsabilizzante.


NEROZZI (PD).
Sugli appalti questo può essere vero.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Possono avere un senso se aggiungono degli impegni. In quel caso si potrebbe dire che, benché la legge non chieda la presenza del dipendente a garantire la continuità della sicurezza nei lavori e la circolarità dell'informazione, ci si è impegnati a farlo essere presente lo stesso. Adesso lo imporremo, ma ho fatto questo esempio per parlare della responsabilità sociale.
Chiederò alla nostra fondazione di guardare come funzionano questi programmi, a prescindere dal cartello all'ingresso e dalle varie brochure disponibili. Noi dobbiamo sollecitare impegni sostanziali più che estetici. L'estetica può essere utile nella misura in cui è fortemente rappresentativa di una sostanza.
Per quanto riguarda la vicenda degli appalti sono assolutamente interessato a ciò che i commissari possono consigliare a questo proposito. È stata predisposta una bozza di circolare ricognitiva perché, proprio sulla base delle sollecitazioni dateci dalla Commissione, abbiamo voluto rileggere la disciplina. Guarderemo meglio alla sua congruità dal punto di vista sanzionatorio. Nel settore privato, se non ricordo male, queste condizioni sono necessarie, pena la nullità dell'appalto. Devo verificare il sistema sanzionatorio nel pubblico e, anche a questo scopo, vorrei condividere la bozza della circolare con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Era nostra intenzione ascoltare le parti sociali, in modo particolare del settore dell'edilizia, in quanto direttamente coinvolte; sia lavoratori che imprenditori hanno una tradizione di comportamenti convergenti anche in materia di sicurezza. Per quanto riguarda la formazione ribadisco la sua importanza e ho cercato di sollecitare in tal senso anche gli attori sociali; mi riferisco ai fondi interprofessionali che hanno cominciato a dedicare significative risorse alla formazione per la sicurezza (ad esempio, Fondimpresa credo abbia recentemente presentato un bando specifico). Circa le Regioni, la situazione non è soddisfacente, solo dieci hanno avviato dei programmi. Abbiamo quindi chiesto alle Regioni stesse di compiere un proprio monitoraggio. Noi siamo in grado di fare quello relativo alle erogazioni dei fondi 2008. Potrebbe essere utile uno specifico focus della Commissione sulle Regioni con riferimento alle attività di formazione e informazione. Per parte nostra ovviamente, accentueremo l'attenzione si tale ambito.
Spero di aver colto le esigenze principali che mi avete sollecitato, oltre alle considerazioni che avete svolto e che condivido largamente.


NEROZZI (PD).
Quando cita le parti sociali c'è un problema. Abbiamo notato che ci sono aspetti che purtroppo non riguardano l'edilizia: molti incidenti interessano, per esempio, il settore delle pulizie e altri settori che hanno un diverso tipo di contratti. Mentre per gli edili la situazione è esattamente quella che lei descrive, spesso nei settori del commercio e del terziario c'è un'attenzione minore verso questi aspetti. Forse converrebbe fare una ricognizione a più ampio raggio. Mi riferisco, per esempio, ai chimici, al commercio e a tutto ciò che ha rapporto con gli elementi concernenti l'ambiente e la manutenzione. Una volta erano gli edili che si occupavano anche di tali aspetti, adesso c'è stata una diversificazione dell'impresa (ho partecipato ad alcuni dibattiti con le associazioni imprenditoriali degli edili che si lamentavano dicendo che loro si occupano di altro), il che rende il lavoro più complesso. È un fatto oggettivo, peraltro in sé non negativo, comunque è avvenuto.


SACCONI, ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Accolgo questo suggerimento. È vero che le parti in edilizia collaborano fra loro molto bene, ma non governano tutto il settore. Da esse potrebbe venirci qualche indicazione utile per quella parte del settore che fuoriesce dal loro controllo e che ci preoccupa di più. Nell'ambito dei servizi è vero che non c'è la stessa capacità di controllo sociale e di gestione condivisa del mercato del lavoro che c'è in edilizia, grazie anche alla bilateralità. Vedremo di fare delle consultazioni con riferimento agli appalti in questi ambiti o attraverso la commissione consultiva che ci può, a sua volta, garantire interlocutori idonei.


PRESIDENTE.
Signor Ministro, la ringrazio anche a nome dei componenti della Commissione per la sua confermata disponibilità. La ringraziamo altresì per quanto vorrà in tempo reale comunicarci, anche sugli argomenti più caldi.
Dichiaro conclusa l'audizione odierna.

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* Resoconto stenografico, testo non rivisto dagli oratori
Fonte: Senato della Repubblica