Audizione del vice prefetto vicario di Bari

Interviene il vice prefetto vicario di Bari, dottoressa Antonia Bellomo.

PRESIDENTE
Rivolgo un saluto alla dottoressa Antonia Bellomo, vice prefetto vicario di Bari, che ringrazio per l’accoglienza.
I motivi che ci portano oggi a Bari sono legati ai compiti della nostra Commissione. In modo più specifico, stiamo verificando, attraverso incontri nelle varie Regioni d’Italia, l’impatto che il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, (cosiddetto Testo unico) ha avuto nella strutturazione e nell’organizzazione in materia di sicurezza sul lavoro a livello regionale.
Sappiamo benissimo quali sono le competenze che spettano alle Regioni, quindi conosciamo anche il ruolo che svolgono le prefetture. In genere, il primo incontro in prefettura è con il prefetto che ci ospita, anche per comprendere esattamente, in base ai dati che risultano nella fattispecie alla prefettura, come si procede in questo comparto, se vi sono criticità dal punto di vista organizzativo ed elementi di sperimentazione: in sostanza, tutto quello che a voi risulta si stia facendo in questo settore.

BELLOMO
Grazie a lei, Presidente, per avere voluto scegliere la Regione Puglia per una delle vostre visite.
Entro subito nell’argomento. L’impatto della legge nazionale qui in Puglia sta avvenendo gradualmente. Tuttavia, avvertiamo nell’opinione pubblica - e comunque anche i dati lo indicano - un decremento delle fattispecie rilevanti per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro. Attribuiamo ciò sicuramente ad una maggiore sensibilità degli imprenditori e dei lavoratori sul tema, frutto non solo delle iniziative di formazione che si sono sviluppate in questi anni ma, ahimè, molto probabilmente, anche dei casi eclatanti di cui la nostra Regione è stata protagonista (mi riferisco all’episodio doloroso di Molfetta).
In tutta la Regione le fattispecie sono in diminuzione, ma ovviamente ogni caso è doloroso e solleva l’attenzione sui familiari delle vittime e su quello che si potrebbe fare di più per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Devo dire a tal proposito che parallelamente si è data attuazione alla direttiva nazionale decisa dal Governo nella sede di Reggio Calabria nel gennaio 2010 per un controllo più approfondito di contrasto al lavoro nero, anche in funzione di rintracciare lavoratori extracomunitari irregolari. Questa direttiva è stata attuata nella Regione con particolare riferimento ai settori dell’edilizia e dell’agricoltura e ha portato alcuni risultati. Per la verità, è risultata una certa percentuale di imprese irregolari più in agricoltura che in edilizia, ma i casi di lavoratori extracomunitari emersi sono stati piuttosto modesti e non significativi.
La sensibilità sulla tematica è sicuramente acuita, ma c’è anche una pervicace azione di controllo da parte sia degli istituti a ciò preposti (mi riferisco alla ASL piuttosto che all’Ispettorato del lavoro), sia delle Forze di polizia, perché numerosi controlli sono stati effettuati dallo specifico Nucleo dei carabinieri. Tale Nucleo, infatti, ha fatto controlli non solo nei settori tipici dell’agricoltura e dell’edilizia, ma anche più ad ampio raggio, adottando spesso lo strumento della diffida, che si è rivelato efficace. Si arriva spesso, infatti, alla revoca della diffida perché vengono sanate le irregolarità o, in alcuni casi, alla sospensione dell’esercizio dell’attività d’impresa di alcune aziende.
Non nascondiamo che nel campo della sicurezza del lavoro una grande importanza riveste anche la crisi economica. Si dice spesso che gli oneri della sicurezza incidono pesantemente anche sul costo del lavoro; effettivamente, la crisi economica fa sì che molti comparti siano abbastanza fermi e ci si limiti a piccoli lavori. In buona sostanza, sicuramente l’impatto della normativa è positivo. Inoltre, vi sono anche attività di formazione seguite dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e promosse dagli stessi sindacati dei lavoratori.

PRESIDENTE
Precedentemente al Testo unico - chiamiamolo così per comodità - quindi ancor prima della legge 3 agosto 2007, n. 123, le prefetture svolgevano in molti casi un ruolo di coordinamento con le Province, allora competenti in materia di lavoro. Vorremmo sapere se tra la prefettura e il comitato regionale di coordinamento, di recente istituzione, questo rapporto di collaborazione continua ed è dinamico oppure se ognuno marcia per conto proprio, attese le competenze del comitato in materia.

BELLOMO
Presidente, come lei giustamente ricordava, prima del decreto legislativo n. 81 avevamo un ruolo più incisivo nella tematica.
In effetti nel 2007 era stato stipulato, proprio in prefettura, un protocollo d’intesa con l’ASL, l’Ispettorato del lavoro e l’INAIL perché le ispezioni sul lavoro fossero affiancate anche dalle Forze di polizia. A questo protocollo partecipavano, ovviamente, le Forze di polizia, i Carabinieri, la Finanza, la questura, ciascuno con le proprie specificità, e anche la Provincia, come delegata per materia nel campo del lavoro. Questo protocollo - che in quel periodo ha prodotto alcuni effetti - con la nascita del comitato regionale di coordinamento ha avuto una lenta agonia, fino a perdere un po’ di significato, perché i compiti sono, appunto, di questo comitato, che peraltro, quando si convoca, ce ne dà notizia chiedendo, a volte, anche la partecipazione di uno dei nostri funzionari. È accaduto poco tempo fa per il problema dei lavoratori in nero degli impianti di fotovoltaico, un’occasione sollevata anche dall’opinione pubblica. Soprattutto nel brindisino, in alcuni impianti fotovoltaici, tra l’altro di imprese straniere, venivano impiegati massicciamente lavoratori extracomunitari in nero. Ricordo che l’ultima convocazione è stata proprio su questo punto.
In realtà, però, come lei comprende, i rapporti fra l’organo rappresentante dello Stato, che è il prefetto della Regione, e i comitati regionali sono di stima e collaborazione, quando ce n’è bisogno, ma comunque di autonomia; quindi procedono autonomamente. Ciò nondimeno, le Forze di polizia collaborano e hanno stipulato autonomi protocolli di collaborazione con la Regione o con la ASL.

PRESIDENTE
Dottoressa Bellomo, la ringraziamo per la collaborazione. Dichiaro conclusa l’audizione.