Audizione del dirigente del Servizio programmazione assistenza territoriale sanitaria alle politiche della salute

Interviene il dottor Fulvio Longo, dirigente del Servizio programmazione assistenza territoriale sanitaria alle politiche della salute.

PRESIDENTE
Rivolgo un saluto al dottor Fulvio Longo, dirigente del Servizio programmazione assistenza territoriale sanitaria alle politiche della salute, per la disponibilità.
Innanzi tutto, dottor Longo, vorremmo conoscere il ruolo che lei svolge nell’attività di coordinamento.

LONGO Fulvio
In quanto direttore del Servizio programmazione assistenza territoriale e prevenzione dell’assessorato alla sanità, presiedo, su delega dell’assessore, il comitato regionale di coordinamento ex articolo 7 del decreto legislativo n. 81, che noi abbiamo istituito già dal 2008. Questo è il ruolo che svolgo in assessorato.
Sono a vostra disposizione per ogni chiarimento e delucidazione sull’attività che svolgiamo in Regione.

PRESIDENTE
A parte la data di istituzione, che verosimilmente è apprezzabile essendo avvenuta subito dopo l’emanazione del decreto legislativo n. 81, a noi risulta che il comitato si sia riunito una sola volta e che un’altra riunione, sia pur convocata, non abbia avuto luogo.

LONGO Fulvio
Evidentemente è un’informazione che non è arrivata in modo corretto. Abbiamo tenuto diverse riunioni e i prodotti del comitato regionale sono documentati anche agli atti. Per esempio, ho con me la delibera con cui abbiamo approvato, nell’aprile 2010, due documenti di indirizzo che abbiamo elaborato all’interno del comitato di coordinamento e che sono il frutto di un lavoro di sedute citate nello stesso atto deliberativo. Probabilmente, vi è stato un difetto di comunicazione. Tuttavia, siccome l’oggetto è importante e riguarda il funzionamento del comitato, ci tengo a precisare che il comitato di coordinamento della Regione Puglia è stato istituito prima ancora dell’entrata in vigore del decreto legislativo n. 81.

PRESIDENTE
Dopo la legge n. 123, dunque?

LONGO Fulvio
Come noto, era già previsto nella delega; quindi, con un atto deliberativo dell’aprile 2008, lo abbiamo formalmente istituito e abbiamo cominciato a lavorare con la richiesta di tutte le partecipazioni degli enti e degli istituti.
Ho citato i due documenti di indirizzo perché si lavora anche per atti e questa è la dimostrazione che non si tratta di questioni secondarie. Il primo è un atto di indirizzo sulla sicurezza nelle scuole, che abbiamo approvato, tenuto conto delle modifiche che il decreto legislativo n. 81 ha determinato nella normativa precedente. L’altro atto di indirizzo riguarda invece l’attività di sorveglianza dei medici competenti, con particolare attenzione alle problematiche di alcooldipendenza e tossicodipendenza. Ripeto, si tratta di due atti di indirizzo, che abbiamo ratificato con atto di giunta.

PRESIDENTE
Il comitato poi non si è più riunito?

LONGO Fulvio
Abbiamo fatto diverse altre riunioni.

PRESIDENTE
Ci dobbiamo chiarire. Magari lei ce lo documenterà, ma a noi risulta che l’attività di questo comitato di coordinamento non è frequente. Ci risulta che alcuni soggetti che devono partecipare alle riunioni, come l’INAIL o l’ex ISPESL, non sono stati invitati. Ci hanno riferito, infatti, di aver partecipato una volta sola a una riunione e di essere stati convocati per una seconda riunione che poi però non si è definita. Se dispone di una documentazione al riguardo, dovrebbe consegnarcela.

LONGO Fulvio
Presidente, posso fornire tutta la documentazione relativa alle convocazioni. Mi pare molto strano che ci si difenda dietro a problematiche di comunicazione. Trattandosi di un tema molto delicato, abbiamo sempre fatto le verifiche delle mail e di tutte le comunicazioni sulla base anche delle presenze che vengono registrate e dei dati che ci vengono forniti da tutti i soggetti. Ripeto, mi sembra molto strano.
Circa la direzione regionale del lavoro, sono io che voglio segnalare - come ho già fatto in altre sedi a livello nazionale, in altre interlocuzioni che ho avuto - una particolare assenza delle direzioni regionali del lavoro anche rispetto agli impegni che abbiamo preso come comitato di coordinamento. Abbiamo deciso di far funzionare il comitato di coordinamento in particolare dandoci un regolamento di funzionamento del comitato regionale, dell’ufficio regionale e degli organismi provinciali che si sono istituiti in una seduta contemporanea in tutte le ASL della Regione, se non sbaglio, il 6 novembre 2009. Abbiamo fatto una convocazione di tutti gli organismi provinciali nello stesso giorno, con un’impostazione metodologica che dava il senso della funzione di questo organismo.

MARAVENTANO
Questo nel 2009. E nel 2010?

LONGO Fulvio
Gli organismi provinciali si sono riuniti. Nel 2011 abbiamo fatto l’ultima riunione del comitato.

PRESIDENTE
Sono quindi le due riunioni che ci sono state riferite.
Dunque, il comitato si è riunito due volte in tutto.

LONGO Fulvio
Nel 2011 abbiamo riunito il comitato...

PRESIDENTE
Mi scusi, dottor Longo, ci dobbiamo aiutare a vicenda, altrimenti diventa una situazione kafkiana, ma siamo a Bari e Kafka non c’entra nulla.
Sia la direzione regionale del lavoro che l’INAIL riferiscono che ci sono state due riunioni; una ha avuto un esito positivo, perché è stato svolto l’ordine del giorno verosimilmente previsto, l’altra non ha avuto un esito conclusivo, o lo ha avuto solo parzialmente, per l’assenza di componenti. Ci può comunicare le date delle convocazioni?

LONGO Fulvio
Sicuramente. Ovviamente noi agiamo per atti, quindi posso produrre alla Segreteria della Commissione tutte le convocazioni del comitato che abbiamo predisposto. Questa mi sembra la maniera più certa per rispondere.

PRESIDENTE
Dottor Longo, le convocazioni non sono sufficienti, perché bisogna vedere se le riunioni si sono tenute; quindi servono i verbali delle sedute.

LONGO Fulvio
Certo.

PRESIDENTE
Credo che ancora non sia stato istituito l’ufficio operativo.

LONGO Fulvio
Abbiamo lavorato con il comitato di coordinamento e l’ufficio operativo. Sono state fatte convocazioni e si sono tenute sedute del comitato di coordinamento, che ovviamente ha una certa composizione, e dell’ufficio operativo regionale, che ne ha un’altra. Abbiamo riunito prevalentemente il comitato regionale di coordinamento; l’ufficio operativo ha indicato gli atti di indirizzo in relazione alle priorità su cui intervenire.

PRESIDENTE
Due soggetti importanti come l’INAIL e il responsabile regionale del Ministero del lavoro di questo non sanno nulla.

LONGO Fulvio
Ne prendo atto. Spesso abbiamo interlocuzioni con loro.

PRESIDENTE
Stia tranquillo. È stata invocata proprio l’esigenza di costituire l’ufficio operativo a cui, come lei sa, partecipano solo i soggetti interessati e non le parti sociali, che invece fanno parte del comitato regionale di coordinamento.

LONGO Fulvio
Mi scusi, signor Presidente, vorrei fare un’osservazione. Avendo costituito gli organismi provinciali, che sono la proiezione su base provinciale dell’ufficio operativo regionale, mi sembra strano che gli stessi organismi che partecipano a queste sedute e con cui noi ci riuniamo affermino che a livello regionale non ci sia stato nulla in tal senso.

PRESIDENTE
È possibile che secondo loro non esistano neanche gli organismi provinciali.

LONGO Fulvio
Allora siamo di fronte alla negazione della verità.

PRESIDENTE
Nel senso che non funzionano. Sono organismi diversi: sono stati convocati?

LONGO Fulvio
Sì, tutti. Per dare valore all’iniziativa, la convocazione degli organismi provinciali è avvenuta nello stesso giorno. Abbiamo costruito un percorso affinché ciò avvenisse perché, ovviamente, convocare una riunione di due organismi nella stessa giornata non è semplice.
C’è stata una preparazione a monte; noi abbiamo dato uno schema di relazione.

PRESIDENTE
Vi siete incontrati una volta. Cosa avete fatto?
Dottor Longo, lei non ci sta dando risposte.

LONGO Fulvio
Essendo un dirigente regionale, io do l’input riguardo al funzionamento di queste strutture, di cui ho la rendicontazione; peraltro, alcune hanno sicuramente operato anche in collaborazione con le direzioni provinciali del lavoro.
Tanto per intenderci, vorrei citare un episodio che ritengo importante: nella ASL Barletta-Andria-Trani (BAT) abbiamo approvato un progetto, passato dall’ufficio provinciale, con cui abbiamo varato la georeferenziazione dei cantieri edili che, sulla base delle notifiche, consente di avere la mappatura del territorio dove sono ubicati i cantieri che vengono aperti. Attraverso la georeferenziazione, in allineamento con la direzione provinciale del lavoro di Barletta, abbiamo fatto questo progetto di collaborazione con cui si attua un allineamento delle attività ispettive degli uni e degli altri per realizzare un coordinamento effettivo ed evitare le sovrapposizioni, che costituivano una delle criticità molto spesso segnalate dal mondo del lavoro e delle imprese. Di questa iniziativa abbiamo reso conto anche in un pubblico convegno a dicembre dello scorso anno.

MORRA
Dottor Longo, al di là del buon lavoro, sicuramente encomiabile, che state facendo, non so però se stiamo parlando dello stesso organismo. Noi ci stiamo riferendo al comitato regionale di coordinamento, che è presieduto dal presidente della giunta regionale o da un assessore da questi delegato, perché questo strumento, ancorché a valenza tecnica, ha all’apice un esponente politico. Se lei dice di presiedere un comitato, stiamo parlando, di fatto, di realtà diverse e non del comitato regionale di coordinamento previsto dai decreti legislativi nn. 81 del 2008 e 106 del 2009. È quindi possibile che lei dica la sua verità, che però è diversa da quella riferita dall’INAIL e da chi l’ha preceduta.
Peraltro, sono tassativamente elencati tutti i soggetti che debbono far parte del comitato regionale di coordinamento che - ripeto - è presieduto dal presidente o da un assessore delegato; peraltro, in alcune Regioni c’è stata una vacatio perché a seguito di elezioni l’assessore ancora non era stato nominato. Dunque, non può presiedere lei quell’organismo; probabilmente ne presiederà un altro e starà lavorando all’interno di un comitato diverso dal comitato regionale di coordinamento, che deve avere al suo interno le citate figure e deve assolvere una serie di compiti molto importanti, connessi alla legislazione concorrente Stato-Regioni e al dialogo che si deve creare fra questo comitato e quello nazionale.
Ho l’impressione però che dal suo intervento tutto questo non si evinca. Quindi, ripeto, stiamo parlando di due realtà diverse. Lei presiede, probabilmente, un organo tecnico di supporto alle iniziative regionali, che però non ha nulla a che vedere con il comitato regionale di coordinamento.
L’ufficio operativo richiamato dal Presidente si forma all’interno del comitato regionale di coordinamento per effettuare una programmazione ed evitare vuoti e sovrapposizioni nella vigilanza che, come lei sa, è materia di competenza delle ASL, delle Regioni e del Ministero. Ripeto ancora che stiamo parlando di cose diverse. Il Presidente le ha chiesto se è stato costituito il comitato regionale di coordinamento ex decreto legislativo n. 81 del 2008 e da chi è presieduto. In altri termini, il comitato è presieduto dal presidente Vendola o da un assessore da questi delegato? E in quest’ultimo caso, di chi si tratta?
Ripeto, stiamo parlando di due organismi diversi. Chiariamo questo concetto: non stiamo parlando del comitato regionale di coordinamento ma di altro e possiamo farlo tranquillamente, perché vogliamo entrare nel merito di ciò che si fa.

NEROZZI
Dottor Longo, secondo i dati dei Carabinieri e dell’INAIL, nel 2010 gli infortuni mortali sul lavoro sono aumentati. Siamo di fronte, quindi, ad un fenomeno di carattere nazionale determinato da ragioni che vorremmo capire, tra le quali va considerata anche l’attuale situazione di crisi. In particolare, in base ai dati forniti dai Carabinieri, dalla procura (per gli aspetti di sua competenza) e dall’INAIL in Puglia si registra un aumento del 7-8 per cento degli infortuni sul lavoro.
Secondo la Costituzione, la tutela e sicurezza sul lavoro è una materia a legislazione concorrente. Alcuni aspetti di questa scelta sono in discussione e, siccome questo è uno dei punti critici, ci interessa capire se le leggi funzionano. Se il comitato regionale di coordinamento, che è un perno della normativa, funzionasse, dovrebbe fornire un raccordo alla ripartizione delle competenze fra Stato, Regione e Forze dell’ordine.
La legislazione prevede il comitato, presieduto dal presidente della Regione o da un assessore, e un ufficio operativo. Al di là del fatto che sia presieduto o meno dal presidente o da un assessore (anche se la norma è chiara), lei sostiene che il comitato si è riunito varie volte e che ha i verbali delle riunioni. Tre soggetti (non solo l’INAIL e la direzione regionale del lavoro ma anche i Vigili del fuoco), che l’hanno preceduta questa mattina in audizione, sostengono che si sono tenute una o due riunioni: una effettiva, un’altra andata a vuoto. Il problema è risolvibile perché, se lei ci invia le convocazioni e i verbali di cui dispone, possiamo chiudere la vicenda. È vero che i comitati si sono costituiti anche a livello provinciale, ma se non si sono mai riuniti è stata realizzata un’ottima idea di decentramento, ma c’è da chiedersi con quali risultati.
Tutto ciò non ci interessa per spirito inquisitorio, ma perché il nodo della legislazione concorrente è aperto, e glielo dice un regionalista. Se le Regioni (dal Veneto alla Puglia) fanno finta di occuparsene, snobbano ogni elemento di confronto con il mondo intero e i morti aumentano, qualcosa non funziona. Questo è quello che è emerso nell’ultimo anno e mezzo. L’ho detto in modo brutale ma questo è il problema. Se si vuole che la materia rimanga a legislazione concorrente, bisogna attuare le disposizioni previste assolvendo i compiti stabiliti. Sta di fatto però che in tutta Italia questo non avviene, dal momento che il problema non è solo della Puglia ma riguarda tutte le Regioni.
Se le cose funzionassero andrebbe bene, ma conoscendo i bilanci delle Regioni so che questa non è la priorità dell’assessorato della sanità. In realtà, le cose non funzionano e a giugno di quest’anno si saprà che nel 2010 i morti sono aumentati e che nel 2011 lo saranno ancor di più. Qualche parte sociale potrà rallegrarsi del fatto che ci siano meno controlli, io però non sono contento del fatto che il numero dei morti stia aumentando in maniera consistente. Questo è il nodo.
Lei ci invierà la documentazione e io le credo: ci saranno state 25 riunioni. Teniamo presente però che questo è un alibi anche per chi non vuol controllare: non c’è coordinamento e non si controlla. C’è un alibi per tutti. Ciò avviene, peraltro, in un contesto in cui ci sono anche elementi di eccellenza, come ci raccontavano i magistrati, in alcune zone come a Brindisi e nel Salento, dove sono state portate avanti alcune iniziative innovative rispetto al passato.

LONGO Fulvio
Sicuramente le politiche di contrasto al fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali non passano soltanto attraverso il funzionamento di organismi. Il problema, infatti, non riguarda solo i comitati regionali di coordinamento, che sono partiti prima del comitato previsto dall’articolo 5 del decreto legislativo 81 del 2008. Ciò ha creato un’asimmetria in un sistema di governo istituzionale del tema della sicurezza sul lavoro che ha visto al centro e in alto il comitato previsto dall’articolo 5, che deve dare gli indirizzi a cui poi si devono attenere gli organismi che operano a valle. Questo aspetto ha creato qualche problema nell’avvio dei comitati. Per quel che mi riguarda, ho avviato il comitato molto presto e mi sono trovato in parte orfano di un momento di sostegno istituzionale perché la mancanza dell’atto di indirizzo programmatorio previsto dall’articolo 5 (che si è attivato in un’epoca successiva) ha creato qualche problema.

PRESIDENTE
Può specificare le epoche, per favore? Qual è l’epoca diversa in cui si è data attuazione?

LONGO Fulvio
Il nostro avvio è avvenuto nell’aprile del 2008.

PRESIDENTE
Mi riferisco all’articolo 5 del decreto legislativo n. 81.

LONGO Fulvio
Il comitato ex articolo 5 risulta partito l’anno successivo.

MORRA
No, nel 2008.

PRESIDENTE
Sempre nel 2008. Dottor Longo, dobbiamo parlarci chiaro: anzitutto dovreste riferire ogni anno e mi sembra che non abbiate fatto alcuna relazione.

LONGO Fulvio
Io sto introducendo la mia relazione.

PRESIDENTE
Ammesso che sia giusto quello che tra l’altro anche il collega ha detto, chi è il responsabile del comitato regionale di coordinamento?

LONGO Fulvio
L’architettura è quella indicata dalla normativa. Il presidente ha delegato l’assessore Fiore, che presiede l’organismo oppure delega il dirigente dell’ufficio, che ha competenza sulla materia, quando non può essere presente. Questa è la prassi che abbiamo previsto a livello regionale.
Per quanto riguarda il tema in oggetto - mi riferisco alle politiche di contrasto -, credo sia giusto indicare quali sono le politiche che la Regione Puglia ha messo in atto in questi anni per contrastare il fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali. Altrimenti, tutto si risolve nella conta delle sedute, che pure sono importanti. Peraltro, sta parlando una persona che crede nella funzione di questo coordinamento.

PRESIDENTE
Dottor Longo, lei non può banalizzare così, abbia la compiacenza di non farlo. Stiamo parlando di una legge la cui definizione ha richiesto impegni enormi da parte di tutti e non certo di un orpello.

LONGO Fulvio
Sono un convinto sostenitore della funzione del comitato di coordinamento.

PRESIDENTE
Lo strumento di sintesi è stato già esplicitato, quindi è inutile ripeterlo.
Se l’assessore vorrà mandare la documentazione, noi la riceveremo. Allo stato, a noi risulta che il comitato non c’è o, perlomeno, non funziona.
Le relazioni, infatti, non sono state mai fatte. Se così non è, ce le trasmetta. Le risulta che la legge specifica l’obbligo del comitato di relazionare ogni anno?

LONGO Fulvio
Sì.

PRESIDENTE
Avete fatto qualche volta una relazione?

LONGO Fulvio
No, la relazione non è stata fatta, ma abbiamo le relazioni delle attività di contrasto che complessivamente svolgiamo nella Regione.

PRESIDENTE
L’obiettivo è far funzionare questo comitato e, se l’incontro di oggi servirà a farlo funzionare meglio, per fortuna che ci siamo incontrati. Sono molto rammaricato però per l’assenza dell’assessore, anche se sicuramente avrà avuto da fare.
Gli atteggiamenti delle Regioni, in genere, stanno mettendo in discussione la materia concorrente: ne sono convinto al 100 per cento. Non c’è collaborazione ed è un dramma perché, come diceva il senatore Nerozzi, nel frattempo aumentano gli infortuni e le morti. Stiamo parlando di una materia che purtroppo si presenta drammatica. Sfortunatamente anche oggi - lo dico a lei, che pure non c’entra nulla, anzi la ringrazio per la presenza - la Regione Puglia è drammaticamente assente e questo non è bello. La prego di riferire al presidente e agli altri due assessori, in attesa che io scriva loro, perché la non collaborazione tra Istituzioni non è tollerabile. Non si tratta della nostra o delle vostre persone ma delle Istituzioni che rappresentiamo.

LONGO Fulvio
Presidente, immaginavo di poter relazionare anche e soprattutto sulle politiche di contrasto, che sono ciò che conta. Chiedo che almeno questo aspetto mi possa essere consentito, anche perché i dati che possiamo dare (che sono nei sistemi di rilevazione ufficiali, anche nel sistema delle Regioni e nei sistemi di verifica dei livelli essenziali di assistenza) ci permettono di dire di aver fatto passi avanti molto importanti nel corso di questi anni.
In particolare, con l’avvio del Piano di prevenzione del 2005 e del 2007 abbiamo operato il finanziamento di due linee di intervento: una sul sistema informativo, l’altra sulle politiche di sostegno alla vigilanza, in particolare nel settore dell’edilizia. Ciò ci ha consentito di conseguire dei numeri molto significativi nelle attività che abbiamo svolto e che abbiamo relazionato ufficialmente anche al Ministero della sanità, ai fini della verifica dei livelli essenziali di assistenza.
Vi fornisco alcuni dati. Quanto ai sopralluoghi effettuati nei luoghi di lavoro, siamo passati dai 2.228 del 2005 ai 9.287 del 2009. I significativi dati di incremento dell’attività sono stati possibili grazie al Piano di prevenzione, che ha permesso il rimpinguamento delle risorse umane che operano nei servizi di protezione e sicurezza negli ambienti di lavoro, passando da 36 a 48 le unità equivalenti di personale medico e raddoppiando i tecnici della prevenzione (nel periodo 2005-2009 le unità equivalenti sono passate da 57,5 a 108,8).
Nel 2008 abbiamo approvato un Piano straordinario sulla sicurezza sul lavoro che ha ulteriormente finanziato l’attività di sostegno sul territorio, con l’approvazione di un atto di indirizzo con una copertura economica di 2.200.000 euro, la quale ha permesso di sostenere le principali linee di intervento nei campi dell’edilizia e dell’agricoltura, che, sulla base di indicatori che derivano dall’analisi del fenomeno infortunistico nella nostra Regione, sono individuati come due dei comparti produttivi più a rischio e su cui era necessario sviluppare una significativa iniziativa.
Nel dicembre 2010 abbiamo approvato il nuovo Piano di prevenzione regionale, all’interno del quale abbiamo rifinanziato due linee di intervento sempre in tema di sicurezza nel settore dell’edilizia e, in particolare, in quello dell’agricoltura, prevedendo in particolare iniziative relative all’attività di informazione e formazione rivolta sia al mondo degli imprenditori agricoli che ai lavoratori del settore. La prevenzione è ritenuta un elemento preliminare e fondativo per andare a sradicare comportamenti scorretti che sono alla base del fenomeno infortunistico. Abbiamo quindi lavorato su queste principali azioni di intervento, che - ripeto - dal punto di vista degli indicatori ci hanno permesso di fare dei passi avanti notevoli, sia nelle attività ispettive e di vigilanza, sia nell’attività prevenzionale. Addirittura, nell’ambito di questi progetti abbiamo previsto, realizzato e documentato la formazione specifica per i lavoratori che operano in quota e per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Prevediamo ora anche una formazione specifica per i lavoratori del mondo agricolo che rientrano nell’ambito della programmazione regionale prevista dal nuovo Piano.
Quanto alle iniziative regionali di sostegno alle attività delle strutture periferiche del Dipartimento di prevenzione che si occupano di sicurezza sul lavoro all’interno del mondo delle ASL, voglio ricordare la legge regionale 25 febbraio 2010, n. 4, che prevede all’articolo 38 il riuso delle risorse che vengono introitate attraverso il sistema delle contravvenzioni. Sulla base delle previsioni di cui al decreto legislativo n. 81 e del decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758, è stato disposto il riversamento del 70 per cento delle risorse introitate direttamente alle ASL per il sostegno e il potenziamento delle attività dei servizi di prevenzione negli ambienti di lavoro. Stiamo parlando di un atto che consentirà il mantenimento dei tecnici della prevenzione assunti. Oltre al potenziamento sulla linea delle risorse umane, l’articolo 38, al fine di dare maggiore certezza circa la destinazione delle risorse, ne prevede la finalizzazione per la formazione del personale che opera nei Dipartimenti di prevenzione in ambito di sicurezza sul lavoro e per l’acquisto di attrezzature necessarie per lo svolgimento corretto di queste attività.

NEROZZI
Questo utilizzo di risorse è già avvenuto o è solo previsto?

LONGO Fulvio
In questo momento abbiamo una previsione importante che è quella del Piano di prevenzione, all’interno della quale sono previsti 1,5 milioni di euro l’anno per il sostegno ai Dipartimenti di prevenzione. Stiamo predisponendo l’atto deliberativo con cui vincolare le direzioni generali all’utilizzo di queste risorse per le finalità cui ho fatto cenno, anche perché, in un momento delicato come quello del Piano di rientro, stiamo parlando di risorse certe e aggiuntive, le quali sono molto importanti dal punto di vista della gestione delle direzioni generali.

NEROZZI
Ci può consegnare la documentazione a vostra disposizione?

LONGO Fulvio
Sì, posso farvela avere.

PRESIDENTE
Di che anno è la legge?

LONGO Fulvio
Febbraio 2010. Tenga conto che con il Piano di prevenzione abbiamo previsto 5 milioni di euro: si tratta di una cifra importante che nel corso di questi anni ha consentito il sostegno a quelle attività che hanno permesso un incremento così significativo delle attività di controllo sul territorio.

MORRA
Dottor Longo, lei ha parlato dell’attenzione che avete dedicato all’edilizia. Purtroppo, l’edilizia e i lavori pubblici sono di particolare interesse per quanto riguarda l’infortunistica sul lavoro. Mi sono quindi posto la seguente domanda. Gli appalti pubblici, e i relativi subappalti, regolati dal massimo ribasso non sono l’unica forma di appalto, pare però che siano i più diffusi, anche per il contenzioso cui danno luogo altre forme di appalto (quindi la non cantierizzazione certa). Il ricorso al massimo ribasso è disciplinato da una norma di carattere nazionale e potrebbe trovare delle modificazioni a livello regionale, almeno per quanto riguarda le risorse regionali impiegate per i lavori pubblici. Vi siete posti un problema in questo senso? So che anni fa si parlava in Regione di una norma specifica sulle risorse regionali impiegate nei sistemi di appalti per superare la logica del massimo ribasso. Questo problema è alla vostra attenzione?

LONGO Fulvio
Non è un tema che l’assessorato alla sanità ha affrontato.

MORRA
Le ho posto questa domanda proprio in relazione agli effetti che questo sistema ha sugli infortuni sul lavoro.

LONGO Fulvio
Ci sono elementi di difficoltà nella gestione di questa problematica. Soprattutto, sarebbe interessante avere un’anagrafe, ad esempio, delle aziende che incorrono ripetutamente e reiteratamente in contravvenzioni e che abbiano un certo livello di spessore e di rilevanza sul piano della sicurezza. Uno strumento di questo genere potrebbe essere utile per una valutazione ai fini della partecipazione a gare di appalto. Si tratta però di un aspetto che - ripeto - investe normative di carattere nazionale che esulano dalla competenza della Regione.

PRESIDENTE
Dottor Longo, la ringrazio per il contributo che ci ha offerto e dichiaro conclusa l’audizione.