Audizione di rappresentanti sindacali

Intervengono il dottor Biagio Malorgio, presidente IRES Puglia, il dottor Giulio Colecchia, segretario regionale CISL, il dottor Arturo Minervini, segretario regionale UIL, il dottor Giuseppe Carenza, segretario regionale UGL, e il dottor Domenico Insabato, dirigente della segreteria regionale CISAL.

PRESIDENTE
Do il benvenuto al dottor Biagio Malorgio, presidente IRES Puglia, al dottor Giulio Colecchia, segretario regionale CISL, al dottor Arturo Minervini, segretario regionale UIL, al dottor Giuseppe Carenza, segretario regionale UGL, e al dottor Domenico Insabato, dirigente della segreteria regionale CISAL.
Gli argomenti oggetto di questa audizione sono di vostra conoscenza. Stiamo facendo un monitoraggio in tutte le Regioni italiane relativamente al tema di cui ci interessiamo, vale a dire la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Il vostro punto di vista è per noi molto importante. Nello specifico, vorremmo sapere se rilevate in questo comparto attività consone o criticità e se, a vostro avviso, esiste un’attività di coordinamento fra le istituzioni competenti in materia. Potete riferire, comunque, tutto quello che ritenete opportuno segnalare a questa Commissione.

INSABATO
Signor Presidente, intervengo in rappresentanza del segretario regionale della CISAL, Piero Venneri.
Come sindacato potremmo fornire una sequela di dati statistici sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali, ma penso che la Commissione li abbia già acquisiti dagli organi di rappresentanza ufficiali, quali l’INAIL. Al di fuori dell’asettica situazione numerica, vorrei dare un contributo anche in termini di sensazioni.
Sotto il profilo infortunistico, dai dati forniti dall’INAIL, i casi gravi o mortali risultano oggettivamente in diminuzione. Questo però, a mio modesto avviso, non deve far gridare di gioia perché, se è vero che da un lato tutta la componentistica rispetto alla normativa interna ed esterna tende a una maggiore attenzione rispetto all’infortunio, bisogna anche tener conto del fatto che, purtroppo, la disoccupazione, la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali significano meno lavoro e quindi meno infortuni. Di lavoro si continua a morire e questo è un gravissimo danno non solo per la situazione oggettiva, che ovviamente non si discute, ma per tutto quello che vi è connesso, e cioè le famiglie, il mantenimento dei figli e il costo sociale che situazioni di questo genere comportano.

PRESIDENTE
Conosciamo e purtroppo viviamo e patiamo questo quadro umano. Pertanto, vorremmo sapere da voi se vi sono delle iniziative da assumere e come funzionano le competenze istituzionali in materia. Ripeto, gli altri argomenti li conosciamo.

INSABATO
A livello personale credo sia necessario lavorare molto sulla prevenzione, iniziando sostanzialmente sin dalla scuola, prevedendo programmi mirati a livello istituzionale, con tutte le componentistiche che si occupano di prevenzione. Questa è la nostra modesta opinione.

MALORGIO
Sono il presidente dell’IRES Puglia.
Stiamo lavorando molto, per quello che ci è possibile, con il governo regionale, con la Regione Puglia e gli enti bilaterali, in particolare nel comitato misto dell’INAIL, per dare un contributo concreto al fine di capire come le parti sociali possano incidere, tra problemi, difficoltà e contraddizioni, sulla realtà produttiva della nostra Regione, alzare il tiro circa il livello della cultura della sicurezza e della prevenzione ed evitare, quanto più è possibile, fatti gravi e infortuni anche mortali.
In linea generale, in Puglia si registra un lieve calo degli infortuni, anche mortali.

PRESIDENTE
È un errore, è il contrario. Abbiamo i dati dell’INAIL.

MALORGIO
Stavo dicendo, infatti, che c’è una sorta di opinione - che emerge anche sulla stampa - circa un calo degli infortuni sul lavoro, anche mortali, ma che così non è perché, se non sbaglio, da settembre ad oggi in Puglia si contano 12 infortuni mortali in diversi settori.

PRESIDENTE
Se vuole, posso fornirle i dati esatti. Ovviamente, per il 2010 i dati devono essere confermati; come sapete, infatti, la conferma degli stessi avviene nei mesi di giugno-luglio e in genere sono in peius. Ad ogni modo, nel 2008 gli infortuni mortali sono 66 più 8 (è un calcolo che loro fanno), nel 2009 49 più 1 (quindi c’è stata una diminuzione), nel 2010 59 verosimilmente più 13, cioè 72.

MALORGIO
Mi sembra che per il 2011 ci si attesti sui numeri che dicevo in precedenza.
Nella lettura dei dati bisognerebbe tenere conto della crisi, anche se, naturalmente, non voglio addentrarmi in questo argomento. Non c’è dubbio, però, che alla luce della crisi vissuta in Puglia negli anni 2009 e 2010 bisognerebbe differenziare i dati rispetto all’apparato produttivo e al mercato del lavoro. Siamo in presenza, infatti, di una destrutturazione dell’apparato produttivo, in particolare in alcuni settori, e di un’estrema e grave precarizzazione del lavoro, cui fanno seguito lavoro sommerso e lavoro irregolare, che raggiungono punte preoccupanti in Puglia in alcuni comparti, ad esempio nell’edilizia ma anche nei servizi.
Naturalmente questo scenario preoccupa parecchio dal punto di vista delle ricadute sulla prevenzione e sulla sicurezza. Voglio fare riferimento, ad esempio, alla progressiva destrutturazione dell’imprese nel settore edile, nel senso che in alcuni territori un pullulare di imprese commercializza il prodotto per poi appaltare, subappaltare e nuovamente subappaltare il lavoro produttivo. Anche nelle committenze pubbliche si ha l’appalto, cui si aggiunge l’aggravante delle gare al massimo ribasso, formula che andrebbe invece limitata, viste le ricadute negative che ne conseguono sulla tutela del lavoro e sui piani della prevenzione e della sicurezza.
In base alla normativa nazionale e a quella regionale (mi riferisco alla legge sul sommerso della Regione Puglia) in capo al prodotto finale e alla qualità dello stesso vi sono le responsabilità dell’appalto. Teoricamente i grandi enti appaltanti pubblici dovrebbero verificare l’appalto da quando viene aggiudicato a quando si conclude. Questo però non succede perché, per quanto riguarda i piani della sicurezza, la congruità, l’applicazione dei contratti, le relazioni sindacali, eccetera, dovrebbe essere cogente la responsabilità dell’ente appaltante. Ripeto, questo non avviene e noi insistiamo molto perché, specialmente nel meccanismo degli appalti, si tenga conto di ciò.
Come comitato misto bilaterale dell’INAIL, la settimana scorsa abbiamo programmato un lavoro che è volto a capire meglio...

NEROZZI
Il comitato misto è quello composto dall’INAIL e dalle parti sociali? Come parte pubblica c’è l’INAIL?

MALORGIO
Sì.
Abbiamo programmato un’iniziativa, alla presenza anche degli enti pubblici, che prevede due moduli di approfondimento sulla normativa degli appalti sia pubblici che privati. Stiamo tentando di capire bene come applicare la normativa e stiamo verificando anche i risultati che essa ha prodotto nel suo espletamento.

MORRA
Può chiarire meglio il lavoro che avete fatto?

MALORGIO
Abbiamo programmato un’iniziativa che si articola nel modo seguente: si prevedono tre riunioni a livello seminariale con tecnici e con professionalità del mondo accademico che ci consentano di approfondire la normativa nazionale e regionale sull’appalto e sul suo espletamento. Naturalmente, chiameremo a ragionare con noi, quindi con le parti sociali, anche gli enti pubblici, i grandi enti appaltanti, ENEL, ANAS e FFSS. Vorremmo presentare poi questo lavoro di osservazione e analisi di questo mondo in un’iniziativa più ampia e tentare di costruire anche un piano di lavoro che impatti concretamente sulle situazioni di questa realtà nella nostra Regione.
Ovviamente, si sta facendo un lavoro importante anche nel comitato regionale di coordinamento, dove con riunioni che si tengono tre volte l’anno, in effetti, si cerca di coordinare l’attività ispettiva e di vigilanza...

PRESIDENTE
Per chiarirci: fate tre riunioni l’anno?

MALORGIO
Sì, del comitato di coordinamento.

PRESIDENTE
Può documentare che queste riunioni si sono tenute?

MALORGIO
Nel 2010 penso siano state fatte tre riunioni.

PRESIDENTE
Dottor Malorgio, valuti che al riguardo sta nascendo un problema. Quindi la invito a dire le cose come correttamente stanno, altrimenti saremo costretti a fare degli approfondimenti.

MALORGIO
Ci sono i verbali delle riunioni, quindi si può verificare quante ne sono state fatte.

MINERVINI
Presidente, chiedo scusa per l’interruzione, ma vorremmo capire il problema.

PRESIDENTE
Altri soggetti auditi ci hanno riferito che - da quando si è costituito - il comitato regionale di coordinamento ha tenuto due riunioni, una andata a buon fine, l’altra...

MARAVENTANO
Andata deserta.

MALORGIO
Il comitato regionale di coordinamento? Quello istituito ai sensi del decreto legislativo n. 81?

PRESIDENTE
Sì.

NEROZZI
Da chi è composto questo comitato regionale?

MALORGIO
Regione Puglia, tutti i prefetti, gli SPESAL e le parti sociali.

MARAVENTANO
È un’altra cosa.

MALORGIO
Io sto parlando del comitato di coordinamento regionale.

MORRA
Quello ai sensi del decreto legislativo n. 81?

MALORGIO
No, sto parlando del comitato che è stato costituito prima, con un accordo regionale.

PRESIDENTE
Si tratta quindi di un altro organismo. Ci stiamo chiarendo.

MALORGIO
Il comitato di cui stiamo parlando è stato costituito con una legge regionale, mi sembra, nel 2007.

PRESIDENTE
Abbiamo chiarito questo punto. Noi parliamo invece del comitato regionale di coordinamento che è stato costituito con la legge n. 123 del 2007 ma che, purtroppo, non sembra che qui abbia avuto un grande successo. Stiamo parlando, di fatto, del comitato previsto dalla legge quadro.

NEROZZI
Insomma, c’è un altro comitato di cui fanno parte la Regione, i prefetti, le parti sociali.

MALORGIO
Di questo comitato fanno parte anche il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (SPESAL), cioè l’ASL.

NEROZZI
Ne fanno parte l’INAIL, l’INPS e i Vigili del fuoco?

MALORGIO
L’INPS e l’INAIL ci sono.

NEROZZI
Si tratta allora di un altro organismo. Il Ministero del lavoro è presente?

MALORGIO
No. Comunque, in questo comitato viene impostato il coordinamento dell’attività di vigilanza.

PRESIDENTE
Ciò avviene alla presenza vostra e dei datori di lavoro?

MALORGIO
Sì, si svolgono discussioni di coordinamento e su come impostare l’attività di vigilanza; dopodiché si tengono delle riunioni operative riservate agli enti, nelle quali si coordina l’attività di vigilanza sulla base dei calendari dei vari settori. La nostra attività si basa su questo lavoro.
Alla luce dell’esperienza che abbiamo maturato in Puglia in questi anni, riteniamo però che sia necessaria una riforma complessiva del sistema della vigilanza affinché vi sia un coordinamento.

PRESIDENTE
La legge è stata approvata. Il sistema costituito dalla legge n. 123 del 2007, dal decreto legislativo n. 81 del 2008 e dal decreto legislativo n. 106 del 2009 produce il seguente effetto: la costituzione di un comitato regionale di coordinamento, dei comitati provinciali e dell’ufficio operativo che imposta la strategia delle proprie attività. In Puglia, invece, state lavorando con un’altra struttura, quella alla quale lei faceva riferimento. Ci va bene quello che lei dice, noi però abbiamo fatto il nostro lavoro di legislatori.

MALORGIO
Bisognerebbe coordinare i diversi livelli di intervento, armonizzando la normativa nazionale con il ruolo delle Regioni.

PRESIDENTE
Questo coordinamento c’è perché questa è materia a legislazione concorrente. Affinché quanto disposto dal decreto legislativo n. 81 del 2008 arrivasse a termine, vi è stato infatti un accordo Stato-Regioni. Si tratta dunque di prendere atto dell’esistenza di tale normativa e lavorare. Chiaramente la norma può essere migliorata e approfondita, come avviene per tutte le leggi; ciò nondimeno, stiamo notando che sulla normativa attuale non si sta lavorando. Magari state anche facendo cose importanti, ma di fatto state procedendo sulla base di una legge regionale.

MALORGIO
Sì, e con molte difficoltà. Tenga conto che ci siamo confrontati con la Regione Puglia sul piano sanitario nel quale il tema della sicurezza è assai rilevante e abbiamo contribuito a determinare investimenti importanti. Purtroppo, però, alla luce delle vicende riguardanti la sanità e con i limiti di spesa che ci sono stati, la parte del piano sanitario riguardante la sicurezza e la prevenzione è venuta meno. Siamo quindi di fronte all’urgenza di confrontarci con il governo regionale per rivedere quel piano salute, valutare l’incidenza dei tagli e la loro compatibilità con tali realtà, capire come viene ridimensionata l’attività delle ASL, ad esempio, per la sicurezza e la prevenzione e come si riposizionano il ruolo e la funzione degli enti e nostra rispetto a questa problematica. Questa vicenda è di grande attualità.

MINERVINI
Non aggiungerò molto a quanto detto dal collega della CGIL, ma vorrei evidenziare alcuni aspetti che considero importanti rispetto alla necessità che gli infortuni sul lavoro diminuiscano. Oltre a curare compiutamente informazione e prevenzione nei confronti delle imprese (come per certi versi prevede la legge) e dei lavoratori, va detto che ci sono realtà molto sfuggenti. Mi riferisco ad esempio, nel caso dell’edilizia, ai piccoli cantieri o alle opere di pitturazione e ristrutturazione di un piano o due di un palazzo, nelle quali il titolare dell’azienda lavora all’interno del cantiere, che sfuggono completamente a qualsiasi norma di controllo e hanno breve durata. Tali contesti sono soggetti molto di più a infortunio sul lavoro perché il problema della sicurezza è molto poco sentito.
In secondo luogo, da alcuni bollettini dell’INAIL emerge che l’incidenza dell’infortunistica sul lavoro è aumentata nel settore dei trasporti, soprattutto nella fascia oraria dalle ore 23 alle ore 6 del mattino. In pratica, il grado di attenzione dell’autotrasportatore o di altri lavoratori in orario notturno diminuisce e si è più soggetti a rischio di incidente e di infortunio sul lavoro. Sarebbe auspicabile che le norme potessero prevedere regole più cogenti rispetto a queste realtà. Purtroppo, sono le leggi dello Stato che devono intervenire in tal senso, perché non credo che il sistema ispettivo istituito dal decreto legislativo n. 81 del 2008 sia all’altezza di incidere in modo consistente sul controllo, dovendo contare innanzitutto su un buon numero di operatori e avere la possibilità di intervenire in tempi brevi. Se si hanno carenza di personale e tempi di intervento più lunghi, logicamente il rischio che determinate situazioni non vengano controllate è concreto. Ho parlato dei trasporti perché, essendo tali servizi aumentati anche in termini di numero di addetti, sono proporzionalmente cresciuti anche gli infortuni sul lavoro. Comunque, la categoria più soggetta a incidenti mortali è quella degli autotrasportatori, padroncini e dipendenti di grandi aziende.
Per quanto riguarda il nostro lavoro, in questi anni abbiamo cercato, magari facendo riferimento a una legge diversa, di creare negli enti bilaterali e nei comitati misti migliori condizioni perché si potessero informare le aziende, i lavoratori, i rappresentanti per la sicurezza e cercare soprattutto di creare informazione e consenso in tal senso. Sappiamo benissimo che la possibilità di evitare l’infortunio nasce dalla conoscenza dei rischi, oltre che dagli obblighi di legge. Ritengo improrogabile una modifica della legge per quanto riguarda i criteri e i metodi del controllo perché, se tale parte non sarà modificata, probabilmente il nucleo principale della normativa sarà poco efficace.

CARENZA
Signor Presidente, vorrei segnalare alla Commissione che la Puglia in modo particolare vive un momento di precarietà in agricoltura e in edilizia, perché in questi settori è aumentata l’incidenza degli infortuni. Crediamo che ciò sia dovuto anche al fatto che in questi due comparti non siano presenti molti rappresentanti per la sicurezza sui cantieri e che ciò faccia sì che le aziende non creino informazione su questo tema. A mio avviso, il vuoto legislativo è in parte dovuto al fatto che in Puglia si fatica a mettere in piedi la rappresentanza territoriale per la sicurezza cui si fa riferimento nella legge e quindi ad avere lavoratori attenti perché ci sono aziende molto piccole, con meno di 15 lavoratori occupati.
In particolare, l’incidenza degli infortuni aumenta nei periodi di grande raccolta in agricoltura, vale a dire da maggio a luglio e nei mesi di settembre e ottobre. In questi periodi, infatti, si dedicano a questa attività tanti lavoratori e quindi tanti giovani che probabilmente non sono stati formati. Secondo noi è importante che ci sia un’attenzione maggiore e che si colmi questo vuoto legislativo, perché stiamo notando da tempo lo stesso fenomeno anche nel settore terziario e nei servizi connessi. Proponiamo quindi di creare un sistema ispettivo e di vigilanza coordinato tra i vari enti.

MARAVENTANO
Cosa intende per vuoto legislativo?

CARENZA
Nel decreto legislativo n. 81 del 2008 si fa riferimento ai rappresentanti territoriali per la sicurezza, ma non si è mai giunti a creare in ogni Provincia un albo di questi rappresentanti divisi per settori lavorativi. Essendoci questa mancanza, bisognerà definire dei criteri legislativi più ponderati per non creare una ressa tra chi deve far parte di tali albi. Eventualmente sarebbe opportuno creare un’attività ispettiva e di vigilanza coordinata tra i vari enti per avere maggiori possibilità di arrivare sulle aziende parcellizzate, dove si riscontra la maggiore incidenza di incidenti.

PRESIDENTE
Dottor Carenza, quello che lei dice è verissimo.
Quando facciamo riferimento al coordinamento regionale parliamo proprio di questo. Paradossalmente, lei sta evidenziando una criticità che esiste davvero e che dovrebbe essere risolta attuando il decreto legislativo n. 81 del 2008. Si può fare un tentativo, se ne può valutare l’efficacia, ma non si può disattendere la norma che si riferisce esattamente a quello che lei dice, laddove indica i soggetti previsti, i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro e soprattutto l’ufficio operativo, dove si debbono studiare strategie per fare in modo che anche il problema delle piccole aziende diffuse possa essere inquadrato. Nella legislazione non si può dettagliare tutto ma si danno deleghe affinché chi è preposto ad esercitarle le riempia di contenuto. Questo è il quadro.

CARENZA
Certo.
Da ultimo, credo che dovremmo porre un po’ di attenzione ai sistemi di appalto. Come diceva il collega della CGIL, negli ultimi due anni abbiamo notato che la pubblica amministrazione ha fatto appalti al massimo ribasso, portando quel margine di sicurezza che prima c’era a un livello non dico pari a zero, ma quasi. È chiaro che nei settori dei servizi che sono preponderanti in Puglia abbiamo questa esigenza.

NEROZZI
Quali sono i settori dei servizi?

CARENZA
Tra i settori in esame vi è il Polo universitario di Bari, che ha ridotto al massimo tale margine negli appalti e subappalti per le imprese di pulizia. In Puglia ci sono tante università, ma notiamo ciò anche negli uffici pubblici: dai vari Dipartimenti dei Ministeri a tutto ciò che è presente nel territorio regionale. È chiaro che scontiamo una minore occupazione, ma c’è anche questo margine; quando sono in trattativa, le aziende riducono le ore di lavoro per ogni lavoratore; se prima la media era 30-32 ore a settimana, oggi si è arrivati a 18-22 ore: questo è il dato degli ultimi due anni. Oggi in Puglia per l’impresa l’idea della sicurezza è l’ultima da tenere in considerazione, ma bisogna anche tenere conto di quelle che sono realmente le esigenze primarie.

COLECCHIA
Signor Presidente, richiamo le considerazioni già svolte da chi mi ha preceduto, soprattutto rispetto al tendenziale lavoro affinché si realizzasse un calo reale degli infortuni. Prendo atto di ciò che il Presidente ha fatto notare relativamente ai dati che evidenziano una situazione di stagnazione, visto che essi non sono calati in maniera drastica, come sarebbe stato invece auspicabile. Dunque, si registra solo un tendenziale miglioramento della situazione. Dico questo perché la nostra non è un’economia esplicita.

NEROZZI
Scusi se la interrompo, dottor Colecchia, ma quanto lei dice non è del tutto vero. È vero relativamente agli anni 1998, 1999, 2008 e 2009, ma non è vero per il 2010 e per il 2011, la cui situazione risulta forse peggiore. Nel 2010 vi è stato, infatti, un peggioramento perché dai dati non ancora ufficiali dell’INAIL risultano 59 infortuni mortali, a cui bisogna aggiungerne altri 13 più altri 13 ancora nel comparto degli autotrasportatori, per un totale quindi di 59 più 26. Dal raffronto di tale dato con quello relativo al 2009, che era di 49, più 4, più 1, si evince che il numero degli infortuni mortali è quasi raddoppiato.

COLECCHIA
Non ho i dati parziali del 2011, ma mi fermo a quelli relativi al 2010. Nel 2008 gli infortuni mortali sono stati 66, nel 2009 49 e nel 2010 59. Non ho detto che il dato sia migliorato, sostengo invece che è un dato che non ci dà soddisfazione nel risultato.

NEROZZI
Se consideriamo tutti gli infortuni mortali, perché anche il lavoratore irregolare che non ha nessuna famiglia in Italia e muore è comunque un morto uguale agli altri, si evince che dal 2009 al 2010 il dato è quasi raddoppiato.

COLECCHIA
Assolutamente.

NEROZZI
Anche il piccolo industriale è un morto come gli altri, anche se non viene computato, come lo sono pure i 13 autotrasportatori. Ovviamente non considero gli infortuni in itinere. Temo però che l’aumento degli infortuni mortali si registri a livello nazionale. I dati relativi al 2011 - questi sì informali - testimoniano che la situazione è peggiorata. Solo nel 2009 il dato si è ridotto. Di norma l’INAIL comunica i dati relativi all’anno precedente nel giugno dell’anno successivo. In Puglia, però, l’INAIL ci ha già fornito i dati relativi al 2010, che sono stati elaborati, fra l’altro, attraverso un lavoro ben fatto e documentato. Da questi dati si evince un aumento degli infortuni mortali.

COLECCHIA
Stavo completando il ragionamento.
Quando ho parlato di stagnazione non intendevo dire che la situazione ci soddisfa, ne´ che il dato è alla pari con quello degli altri anni. Inoltre, rispetto agli impegni profusi, non ci sembra ci sia un risultato importante, anche in relazione alle denunce di malattie professionali, che infatti continuano a crescere. È chiaro che non è facile il raffronto tra il dato di un’economia come la nostra e quella di economie di altri territori dove l’industria è strutturata e il lavoro è più esplicito. Sono convinto più di voi che in questo momento si corra il pericolo che il dato ufficiale non risponda assolutamente al dato reale, ed era a questo che volevo arrivare con la mia considerazione.
Ciò è ancor più aggravato da quanto lei diceva, tenuto conto che si parte già da un dato molto avanzato. La nostra economia, soprattutto nel settore edile e in quello dell’agricoltura, risente della difficoltà di mettere in atto la legislazione copiosa, che pure esiste in materia di sicurezza sul lavoro. Gli organismi competenti attuano un’azione di controllo e vigilanza, ma siamo preoccupati che quest’azione possa rallentare nel prossimo futuro. Essa è oggi realizzata da 77 unità in carico agli SPESAL pugliesi. Si tratta di ispettori del lavoro e personale sanitario assunti a tempo determinato che tra pochissimo, scadendo il contratto, dovranno tornare a casa. Sono quindi 77 le unità che lavorano oggi su questa materia, con risultati che già sono quelli che sono e che verranno certamente meno, se non si seguirà un processo di stabilizzazione attraverso i canali ufficiali volto a mantenere tali professionalità all’interno di questo sistema di controllo.
È chiaro che la situazione congiunturale incide molto sulla dinamica di questi fenomeni: forte presenza di lavoro nero, aumento delle malattie professionali, preoccupazione a denunciare le malattie professionali in questa condizione e - magari - a denunciare l’infortunio non come tale, ma come malattia. Questa tendenza, inoltre, non aiuta a rendere i dati ufficiali corrispondenti a quelli reali, che potrebbero essere molto più preoccupanti.
Inoltre, la percezione del rischio tra i lavoratori ci sembra debolissima. Per questa ragione è necessaria un’accentuazione anche dell’impegno delle forze sociali. La CISL ha realizzato un’indagine avente ad oggetto la rilevazione della percezione del rischio tra le donne che lavorano in Puglia e i dati emersi sono davvero preoccupanti. Emerge infatti che non c’è conoscenza, non dico approfondita, ma neppure superficiale ne´ degli strumenti per assumere determinate posizioni di tutela, ne´ dei percorsi per arrivare a conoscere le opportunità esistenti. Tale indagine è diventata uno stimolo per il sindacato a mettere in campo una serie di iniziative, tra le quali la presentazione di un disegno di legge regionale e una sottoscrizione popolare in materia di sicurezza sul lavoro.

MARAVENTANO
Quale settore ha riguardato l’indagine?

COLECCHIA
Ha investito tutti i settori in generale. L’indagine si è rivolta all’agricoltura e al settore pubblico e privato, è stata fatta su un ampio campione di donne pugliesi ed è stata seguita dal coordinamento femminile della CISL. Anche in ragione della difficoltà di intercettare l’attenzione delle donne che lavorano nei settori più fragili, grandissima è stata la presenza delle impiegate e delle donne che hanno un posto stabile; già in questi casi, la percezione del rischio è assolutamente minimale. I dati dell’indagine sono sul nostro sito Internet, ma possiamo fornirvene una traccia.
L’indagine ci ha condotto a valutare la necessità di avviare una campagna ancor più approfondita e di creare strumenti nuovi che integrino e si aggiungano a quelli esistenti (nella logica delle disponibilità e delle possibilità che ha la Regione di assumere provvedimenti legislativi nelle materie di propria competenza), per valorizzare e promuovere la sicurezza sul lavoro, tentando di creare un percorso premiante in relazione alle domande sui fondi comunitari e sulle provvidenze pubbliche per le aziende che siano in regola in termini di sicurezza sul lavoro e abbiano buone prassi.
Il provvedimento si occupa altresì del tema delle molestie, che è uno degli argomenti che dai questionari è emerso essere tra quelli più incisivi e presenti soprattutto nel mondo femminile. Vi lascerò una copia di questo disegno di legge presentato alla Regione; tra l’altro, stiamo promuovendo anche una sottoscrizione popolare, così cercando di aprire una fase di confronto e di dibattito nei territori.
Riteniamo sia altresì necessario rafforzare la presenza degli organi ispettivi - torno così alla prima parte del mio ragionamento -, accompagnando con questa azione di maggiore e continua vigilanza l’azione di fermentazione del processo culturale e di crescita di consapevolezza del rischio e degli strumenti per poter rispondere in questa direzione.
Abbiamo altresì promosso alcune campagne. Da un paio di anni stiamo realizzando una campagna permanente per il lavoro sicuro, con un suo logo e una sua specificità, che l’anno scorso si è rivolta alla lotta all’utilizzo delle droghe e dell’alcol nei luoghi di lavoro. In quell’occasione la questione dei trasporti è stata molto evidente per i pericoli connessi all’utilizzo, in particolare di alcol, da parte di chi svolge un’attività di servizio pubblico. Quest’anno ci siamo dedicati invece alla sollecitazione della percezione del rischio nel mondo femminile.

PRESIDENTE
Vi ringrazio per la collaborazione e dichiaro conclusa l’audizione.