Audizione di rappresentanti di categoria

Intervengono il dottor Piero Conversano, direttore generale Confindustria, il dottor Alessandro Ambrosi, presidente provinciale Confcommercio, il dottor Ottavio Severo, presidente regionale Confesercenti, il dottor Erasmo Antro, presidente regionale Confapi, il dottor Nicola Di Cristo, presidente regionale CNA, il dottor Antonio Barile, presidente regionale CIA, il dottor Francesco Sgherza, presidente regionale UPSA Confartigianato, il dottor Giuseppe Licursi, direttore Coltivatori diretti- Bari, il dottor Pietro Suavobulzis, responsabile regionale Patronato Epaca Coldiretti, il dottor Paolo Leccisi, presidente regionale Confagricoltura, il dottor Luigi Quaranta, presidente CLAAI Puglia, e il dottor Iannone, delegato della sicurezza CNA, Confcommercio e Coldiretti.

PRESIDENTE
Ringrazio della partecipazione il dottor Piero Conversano, direttore generale Confindustria, il dottor Alessandro Ambrosi, presidente provinciale Confcommercio, il dottor Ottavio Severo, presidente regionale Confesercenti, il dottor Erasmo Antro, presidente regionale Confapi, il dottor Nicola Di Cristo, presidente regionale CNA, il dottor Antonio Barile, presidente regionale CIA, il dottor Francesco Sgherza, presidente regionale UPSA Confartigianato, il dottor Giuseppe Licursi, direttore Coltivatori diretti-Bari, il dottor Pietro Suavobulzis, responsabile regionale Patronato Epaca Coldiretti, il dottor Paolo Leccisi, presidente regionale Confagricoltura, il dottor Luigi Quaranta, presidente CLAAI Puglia, e il dottor Iannone, delegato della sicurezza CNA, Confcommercio e Coldiretti.
Il motivo della nostra venuta come esponenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno degli infortuni e delle morti bianche qui a Bari, in Puglia, non è legato a situazioni particolari. Stiamo portando la nostra presenza in tutte le Regioni italiane per capire come le nuove normative del Testo unico sono oggi calate sul territorio e recepire dai vari soggetti operanti in questo settore riflessioni, indicazioni e commenti che ci possano essere utili a comprendere come procedono i vari organismi preposti all’attività di informazione nel territorio pugliese.

CONVERSANO
Signor Presidente, sono il direttore generale di Confindustria Puglia. Porto innanzitutto le scuse del mio presidente, Piero Montinari, per non essere intervenuto, in quanto trattenuto a Lecce per impegni di cantiere.
A nome di Confindustria Puglia vi ringrazio dell’occasione che ci offrite di verificare sul nostro territorio quanto è stato fatto e quanto ancora possiamo fare al fine di eliminare il cosiddetto fenomeno degli infortuni sul lavoro. Con la Regione abbiamo attivato alcuni interessanti tavoli sulla sicurezza. Portiamo i nostri contributi ad una commissione regionale e collaboriamo con l’assessorato al lavoro su determinate tematiche, quale, ad esempio, la legge sul lavoro sommerso, che non è ancora completata dovendo essere svolta una disamina puntuale in termini di concertazione - come noi speriamo - sull’individuazione degli indici di congruità da applicare nei vari settori come l’edilizia, l’agricoltura o altri comparti di cui parleranno i colleghi delle altre organizzazioni datoriali.
L’impegno di Confindustria su questo terreno è stato fortissimo, incentivando moltissimo la formazione con l’utilizzo delle risorse ad essa destinate da Fondimpresa. Tutto questo ci è stato di grande aiuto perché con le organizzazioni sindacali che fanno formazione in questo campo abbiamo raggiunto notevoli risultati. Mi riferisco soprattutto al buon lavoro in termini di bilateralismo delle scuole edili e di altri settori.
Il fenomeno delle morti bianche, come ha detto lei, Presidente, è diminuito negli ultimi tempi.

PRESIDENTE
Non è così. Siete convinti che sia diminuito, non c’è stata delegazione che non lo abbia detto, ma è esattamente l’opposto. Secondo i dati dell’INAIL dal 2008 al 2009 gli infortuni mortali sono diminuiti, ma dal 2009 al 2010 sono aumentati, e anche significativamente.

CONVERSANO
Esprimevo delle considerazioni di ordine generale, poi sarei arrivato alle contingenze di questo momento. Dal punto di vista generale possiamo dire che soprattutto per le grandi imprese le attività svolte hanno comportato significative riduzioni degli infortuni sul campo. C’è ancora molto da fare sull’indotto delle grandi imprese e come Confindustria ci stiamo muovendo anche con le altre organizzazioni datoriali per diffondere quanto più possibile la percezione da parte dei lavoratori del rischio sul lavoro. Le ultime vicissitudini e lo stato di crisi hanno spinto molte imprese alla terziarizzazione. La pubblica amministrazione inoltre continua a far ricorso ad appalti al massimo ribasso, una pratica che abbiamo sempre contrastato. Come organizzazioni datoriali non riusciamo a fare più di questo e a svolgere il lavoro che ne consegue. Nella commissione sulla sicurezza sul lavoro che citavo precedentemente, abbiamo cercato, come Confindustria, di introdurre alcuni criteri. Ho dimenticato di dire che è stato creato anche il nucleo sanità, perché da questo punto di vista gli appalti in ambito sanitario sono importanti.
Ci sembra ancora molto lontana la volontà di adottare nuove metodologie di appalto che puntino alla meritocrazia e alla qualificazione delle imprese, quindi a gare che guardino alla premialità prima ancora che a un processo sanzionatorio, per questioni burocratiche delle pubbliche amministrazioni. Dicevo poc’anzi che spingiamo sempre verso appalti premianti per le imprese che nel tempo abbiano avuto la certificazione di una minore incidenza di infortuni sul lavoro. Quello del documento unico di regolarità contributiva (DURC), delle scuole edili e dei Comitati paritetici territoriali (CPT) è un sistema pubblico terzo che può fare tali certificazioni; se necessarie, ben vengano poi delle norme sanzionatorie. Nel momento in cui la ditta ha vinto una gara per ragioni di premialità, ben venga anche la decuplicazione del regime sanzionatorio. Nello statuto di Confindustria abbiamo previsto che queste imprese siano messe al bando dal nostro sistema, quindi è auspicabile che ciò avvenga anche nel resto del sistema.

LECCISI
Signor Presidente, con tutta evidenza negli ultimi anni nel nostro settore si è riscontrata una contrazione degli infortuni da quando sono entrate in vigore determinate norme, che quindi sono state sicuramente incisive, come si evince dai dati INAIL rispetto anche ad altri settori. Non hanno inciso però solo le nuove norme, ma anche un insieme di altri fattori; ad esempio, sono andate sempre più sviluppandosi forme di agricoltura sostenibile, abbiamo operatori sempre più professionali e ci sono mezzi tecnici in grado di seguire la migliore evoluzione in campo.
Parlando di quella che può essere invece la nota dolente, se analizziamo i dati INAIL, notiamo che in agricoltura quasi il 50 per cento degli infortuni sul lavoro avviene per il ribaltamento delle macchine agricole, quindi per un problema attribuibile all’obsolescenza del parco macchine; è ovvio però che per l’agricoltore è difficile procedere alla loro sostituzione.

NEROZZI
Questo è vero anche in Puglia o fa un discorso più in generale?

LECCISI
È vero in generale; in Puglia lo è meno perché, proprio per la natura del terreno, è molto difficile che si verifichi un ribaltamento; tuttavia, che ci sia un parco macchine obsoleto è evidente anche nella nostra Regione. Pertanto, in prospettiva c’è il rischio che si verifichi anche da noi quanto è successo da altre parti. Il nostro parco macchine è assolutamente obsoleto perché le aziende sono quasi nell’impossibilità economica di investire per acquistarne di nuove, ne´ ci sono forme di finanziamento reali per il rinnovo dello stesso. A questo si aggiungano tutte le norme relative al minore utilizzo di fertilizzanti che hanno sicuramente inciso in maniera positiva.
Si è andata sviluppando una cultura, quindi bisogna continuare sulla strada della formazione. C’è però un problema di fondo: nel settore agricolo, tenuto conto delle particolari tipologie delle nostre aziende, generalmente piccole, ma più spesso piccolissime, le norme cui fate riferimento divengono di difficile applicazione e vengono sostanzialmente a garantire un grosso aumento del costo di produzione.

Presidenza del vice presidente NEROZZI

(Segue LECCISI)
Anche se comprendiamo bene che il dato vita è fondamentale, per un’azienda è molto difficile aggiornare e seguire quelli che, per certi aspetti, sono a volte dei formalismi, in particolare per un’impresa agricola. Sicuramente i risultati si vedono (i dati parlano chiaro); sulla formazione si sta facendo tanto e certamente possiamo fare di più. Sarebbe necessaria però una maggiore semplificazione delle norme perché non è stata tanto la norma, punitiva o meno, a essere d’aiuto nel settore, quanto piuttosto l’insieme di elementi ai quali facevo riferimento prima.

PRESIDENTE
Dopo l’intervento di Coldiretti rivolgerò una domanda a tutto il settore agricolo.

LONGO Dario
Sono sorpreso nell’apprendere questa mattina che c’è un dato in controtendenza.

PRESIDENTE
Non siete i primi a dirlo. Le riporto i dati dell’INAIL che, come lei sa, vengono resi noti a giugno. Secondo la classificazione molto dettagliata dell’Istituto, in Puglia nel 2009 ci sono stati 49 infortuni mortali, cui si aggiungono quattro autotrasportatori e uno, probabilmente un imprenditore o un lavoratore extracomunitario europeo, di cui non si è trovata famiglia.

LONGO Dario
Stiamo parlando di infortuni mortali?

PRESIDENTE
Sì. Nel 2010 invece i morti sono 59, cui si aggiungono 13 trasportatori e altri 13 che per varie ragioni non sono assicurati presso l’INAIL: possono essere piccoli imprenditori, lavoratori comunitari di nuova generazione o altre casistiche. Quindi l’aumento è stato consistente. Secondo l’INAIL e i Carabinieri tale incremento non si è verificato nel settore agricolo, però c’è quasi un raddoppio. I dati relativi ai primi mesi del 2011, che non sono definitivi, vedono purtroppo un peggioramento a livello nazionale, e non locale; anzi, suscita meraviglia che in Puglia il dato agricolo sia in controtendenza rispetto a quelli nazionali, che registrano invece una forte impennata.

LONGO Dario
Presidente, facevo riferimento a questi dati perché risultano assolutamente in controtendenza, nel senso che si inverte una tendenza alla riduzione da noi ritenuta storicamente acquisita e questo fa ovviamente crescere l’allarme e la preoccupazione. Confartigianato attribuisce questa diminuzione a una serie di fattori, in particolare all’attenzione verso tali problematiche. La nostra sensazione - e credo sia questo il riscontro che volete avere in questa sede - è che quei risultati siano determinati da un’attenzione complessiva di tutti gli attori del sistema, operanti all’interno del settore della sicurezza. Si tratta di un’attenzione corale, in cui l’amministrazione pubblica - soprattutto la Regione con gli assessorati al welfare e alla sanità - coordina tavoli per dare stimoli affinché tutti i soggetti coinvolti nella verifica siano aggiornati su un movimento che esiste sul territorio regionale.
Tra l’altro, Confartigianato è presente a questi tavoli, anche perché ha una sua specificità: mi riferisco alla bilateralità all’interno della sicurezza.
In particolare, sono presidente dell’ente bilaterale dell’artigianato all’interno del quale è incardinata un’attività di sicurezza. La nostra categoria ha attivato sul territorio provinciale una serie di presidi, individuando i lavoratori territoriali per la sicurezza che affiancano le imprese dove il lavoratore non è interno.
Desidero sottolineare ciò perché, contestualmente all’entrata in vigore del nuovo modello contrattuale che ha inglobato anche questo tipo di prestazione, nel corso degli ultimi mesi (a partire dal luglio dello scorso anno, data in cui ha cominciato ad avere applicazione il nuovo modello contrattuale) abbiamo raggiunto in Puglia il 150 per cento in più di adesioni alla bilateralità: ciò significa il 150 per cento in più di adesioni al sistema della sicurezza sul territorio.
Tengo a precisare che le percentuali sono una cosa e i numeri un’altra, infatti, abbiamo ancora grandi praterie da incrementare. Abbiamo conteggiato che i lavoratori soggetti alla contrattazione della bilateralità (con esclusione quindi dei settori delle costruzioni e dei trasporti) sono 50.000. All’ente bilaterale aderiscono circa 14.000 unità (i dati sono aggiornati a qualche giorno fa). L’adesione alla bilateralità non è obbligatoria, perché ci sono altre forme per soddisfare questo diritto contrattuale. Siamo partiti da dati molto più bassi e questa prima fase di avvio ci sollecita a mantenere e a intensificare gli sforzi, soprattutto in termini di attenzione, per quanto riguarda la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ad ogni modo, su questi temi ho preparato un contributo scritto, anche perché vorremmo che il Parlamento rispondesse a una serie di quesiti.
Prima di consegnare il documento, permettetemi di sottolineare un elemento che sta particolarmente a cuore alla nostra organizzazione; mi riferisco alla relazione tra adempimenti complicati e adempimenti demandati a specialisti. Quanto più allontaniamo la responsabilità diretta dell’artigiano dall’assolvere in proprio tutte le prescrizioni e quanto più queste vengono complicate, diventando una cosa formale e burocratica, tanto meno si tutela la sicurezza propria e dei propri dipendenti.

PRESIDENTE
Questo discorso viene fatto dai rappresentanti di Confartigianato in ogni sede.

LONGO Dario
L’occasione ci è gradita per ribadirlo.

PRESIDENTE
Stavo per fare una lode agli artigiani e all’agricoltura pugliesi.
Faccio un’osservazione generale: l’aumento dei morti si registra soprattutto nella piccolissima impresa e non si tratta di lavoratori, ma di vostri iscritti (fortunatamente non è così in Puglia quest’anno, ma il mio vuole essere un discorso generale). Quindi andrebbe rivolta un’attenzione maggiore a questo aspetto. Ripeto: dico ciò in una Regione dove - onestamente - i dati evidenziano un miglioramento evidentissimo nel settore sia dell’artigianato sia dell’agricoltura; sul piano nazionale però non è così e questa è un’indicazione nazionale.
Oltre a chiedere snellimenti, sarebbe opportuno che vi occupaste meno degli operai, che non ci sono (e dei quali si occupa comunque benissimo Confindustria), e più dei vostri iscritti, che sono poi coloro che muoiono di più. Vedremo gli snellimenti possibili, però, detto molto francamente, il nocciolo è che a morire sono i vostri iscritti.
In Toscana CNA ha presentato un manifesto con 50 punti, quindi, sappiamo che il problema è reale. Vi invito però - e lo dico in una Regione in cui i dati sono positivi sia in agricoltura che nell’artigianato - a invitare i vostri colleghi a preoccuparsi anche dei loro iscritti.
Mi rivolgo a tutti: sul comitato regionale di coordinamento c’è stato un equivoco. Il decreto legislativo n. 81 prevede un comitato che unifichi, in un’ottica di semplificazione del sistema ispettivo, tutti gli apparati dello Stato competenti in materia, fra i quali vi sono i Vigili del fuoco, l’INAIL, il Ministero del lavoro e la Regione, tenuto conto del fatto che vi sono delle attività per le quali è prevista una competenza concorrente.

MORRA
Per l’esattezza, si tratta di sette istituti.

LONGO Dario
Lo sappiamo perché ne facciamo parte.

PRESIDENTE
Ci risulta che in Puglia questo comitato sia stato convocato due volte.

LONGO Dario
No.

PRESIDENTE
Lei probabilmente fa riferimento a un altro organismo. Vedremo di risolvere il problema, perché vi sono opinioni diverse.
Ci risulta invece che in Puglia vi sia un organismo composto dai prefetti, dal presidente della Regione, da un assessore e dalle parti sociali, ma del quale non fanno parte invece tutti gli altri enti indicati.

QUARANTA
Partecipano anche i rappresentanti delle ASL.

MARAVENTANO
Il rappresentante dell’INAIL ha detto di no.

MORRA
Le ASL non fanno parte di questo organismo. State parlando del comitato ex articolo 7 del decreto legislativo n. 81 e vi siete riuniti due volte.

CONVERSANO
Abbiamo avuto numerosi incontri e abbiamo addirittura prodotto dei documenti.

PRESIDENTE
Verificheremo ciò con le convocazioni.
Ci sono state tre versioni e, per mia antica origine, prenderò a base quella dei sindacati. La prima versione, che riguarda il comitato regionale di coordinamento, è quella dei rappresentanti della Regione, che sostengono quanto lei dice e che ci hanno assicurato che ci invieranno a testimonianza di ciò i relativi documenti. Rispetto a quanto ci hanno riferito sono emerse però alcune difformità. Innanzi tutto il comitato regionale non è presieduto ne´ dal presidente della Regione ne´ dall’assessore, come è invece prescritto dalla normativa e manca l’ufficio operativo, che programma la vigilanza e a cui non partecipano ovviamente le parti sociali. I rappresentanti dei Vigili del fuoco, dell’INAIL e del Ministero del lavoro sostengono - invece - che il comitato si è riunito due volte (questa tesi è sostenuta anche da altri, non ricordo se dai Carabinieri o dai magistrati). Infine, c’è una terza versione sindacale, secondo la quale c’è una commissione che funziona e che è composta dalle parti sociali e dai prefetti...

SUAVOBULZIS
Nella commissione cui faccio riferimento non ci sono i prefetti.

PRESIDENTE
Nella vostra commissione ci sono i rappresentanti del Ministero del lavoro e dei Vigili del fuoco?

SUAVOLBULZIS
Sì, è una commissione che si riunisce in una sala enorme e che ha numerosi rappresentanti.

PRESIDENTE
In ogni caso verificheremo.
Do ora la parola al dottor Di Cristo, presidente regionale CNA.

DI CRISTO
Signor Presidente, vista l’importanza dell’argomento, che diventa sempre più sensibile, in questi ultimi anni CNA sta portando avanti una serie di convegni per sensibilizzare tutti gli interessati al problema, anche attraverso società di consulenza.
Con grosso impegno, stiamo tentando di sensibilizzare tutte le aziende affinché si tenga conto della sicurezza: mi riferisco alla sicurezza sostanziale e un po’ meno a quella meramente formale. Soprattutto in questo momento, in cui il comportamento delle piccole imprese è dettato solo da un mercato delle carte, si cerca di analizzare quali sono le tendenze e gli aspetti che portano al verificarsi degli infortuni, cercando rimedi esistenti, oppure avanzando proposte per una sicurezza reale. Ritengo che, soprattutto nelle piccole e medie imprese, il problema della sicurezza sia entrato al pari di altri processi produttivi: esso è molto sentito, soprattutto per le imprese che hanno portato dentro società e professionalità che operano a pieno titolo e che agiscono direttamente nella gestione della sicurezza in azienda.
Il punto di debolezza è forse costituito dalle piccole e piccolissime imprese e dagli artigiani che pensano di risolvere tutto con l’autocertificazione. Purtroppo, si assiste al problema della debolezza degli artigiani. Stiamo tentando di far luce e di portare tutti a un certo livello e di sensibilizzarli. Ciò significa dover mettere anche loro in condizione di poter emergere e lo stiamo tentando di fare anche attraverso la formazione dedicata al personale da addestrare, piuttosto che all’acquisizione di un attestato con il quale si pensa - sbagliando - di poter assolvere a tutti gli obblighi per la sicurezza. Ritengo ci sia molto da fare e comunque, per dare un valido contributo a questo nostro sistema, abbiamo bisogno di tutti, soprattutto delle istituzioni.
Da sempre la CNA opera per mettere tutti nella condizione di lavorare bene, pensando soprattutto all’esigenza di una sicurezza reale e non formale. Auspico però che ci siano controlli che penalizzino chi ha sbagliato non tanto per aspetti formali quanto per cose reali.

QUARANTA
Sono il presidente della CLAAI Puglia, un’associazione di artigiani presente nel CNEL e tenutaria dei contratti.
Cercherò di essere breve e abbastanza sintetico in quanto sono convinto che la formazione debba essere la prima cosa da cercare. Come già precedentemente accennava il direttore di Confindustria, bisogna formare i nostri piccoli imprenditori (altrimenti si rischia di perdere qualcosa) attraverso lo strumento dei fondi interprofessionali tramite i quali riusciamo gratuitamente a dare formazione alle imprese iscritte al fondo. Come associazione di categoria cerchiamo di dare tutto il nostro appoggio per seguire le imprese. Stiamo parlando, ovviamente di piccole realtà e non di realtà grandi o medie.
Ho partecipato ultimamente al convegno nazionale di Confartigianato, al quale è intervenuto anche il ministro Sacconi. Egli ritiene fondamentale attribuire un ruolo centrale agli enti bilaterali che - secondo la mia opinione - rappresentano il luogo in cui le parti datoriali e le parti sindacali si incontrano: oggi sediamo in vari tavoli ma, a mio parere, è quello il luogo in cui diamo di concerto indicazioni e linee guida.
Parlo a nome delle casse edili, ma faccio anche parte di una cassa diversa presente in Puglia e del consiglio d’amministrazione della Commissione nazionale per la prevenzione infortuni (CNCPT), che è importante e deve dare indicazioni precise di informazione e formazione dei lavoratori e delle imprese. Come sostiene il ministro Sacconi, anche secondo noi bisogna battere il chiodo sulla formazione delle imprese, dei datori di lavoro e dei lavoratori: senza formazione e informazione si rischia di perdere la bussola.

IANNONE
Sono il delegato della sicurezza di CNA, Confcommercio e Coldiretti. Vorrei riportare qualche dato concreto delle nostre iniziative, affinché se ne possa trarre una vera utilità. Tra tutti i delegati delle singole associazioni datoriali, finora non ho sentito ancora nessuno portare avanti le reali esigenze dei nostri associati.
Presidente, lei giustamente dice che i dati INAIL indicano che i morti sono aumentati, nessuno però è andato a cercare la cause e le motivazioni dell’aumento da 49 a 59 del numero dei morti. Poiché tale dato, se non analizzato, può rimanere abbastanza freddo, le tre associazioni CNA, Coldiretti e Confcommercio si sono prese l’incarico di farlo, con la collaborazione anche dell’Associazione nazionale dei consulenti del lavoro (abbiamo cercato di mettere insieme i veri attori della sicurezza). È emerso che il 70-80 per cento di queste morti è determinato da errori comportamentali...

PRESIDENTE
Lasciamo stare questo argomento, altrimenti potrei richiamare altri dati. Se si pensa che le morti sul lavoro siano una responsabilità dei lavoratori, è bene che si sappia subito che questa Commissione, nel suo insieme, non è assolutamente d’accordo.

IANNONE
Non ho detto...

PRESIDENTE
Lei ha parlato di «errori comportamentali».
Non facciamo dibattiti generali, ci ha già pensato il presidente della Thyssen. A noi interessa l’applicazione della legge e le eventuali modifiche da apportare alla stessa, con riferimento anche agli appalti al massimo ribasso. Vogliamo capire che cosa possiamo fare in tal senso. Se la mettiamo invece in politica, le ripeto che potremmo riportare, unitariamente, tutti i dati che dimostrano il contrario di quanto lei ha affermato.

IANNONE
Non era mia intenzione dire...

PRESIDENTE
Posso assicurarle che il presidente Tofani, se fosse stato presente, si sarebbe arrabbiato di più.

IANNONE
Stavo completando il mio discorso dicendo che, proprio per cercare di dare maggiore impulso alla sicurezza concreta, le associazioni di categoria hanno avuto dei momenti di incontro formativo gratuiti. Se mi avesse consentito di completare tutta la frase, glielo avrei detto.
Dall’altro lato, le associazioni di categoria e i colleghi del mondo dell’agricoltura avvertono la necessità e auspicano quel procedimento di semplificazione per le piccole aziende agricole che il Testo unico richiama ma che non ha ancora avuto luogo. Molte volte emerge da parte di tutti l’esigenza di un minore formalismo e di una maggiore sostanza. Molti si rinchiudono - è vero, Presidente - nell’autocertificazione e noi abbiamo grandi difficoltà a far comprendere al piccolo artigiano, al piccolo agricoltore, che quel pezzo di carta non è sufficiente. Questi sono i dati sui quali cerchiamo di spingere. Lo abbiamo fatto anche - è un altro sistema che le aziende hanno a disposizione - promuovendo, insieme all’INAIL, dei momenti d’incontro. Pochissimi sanno, ad esempio, di poter avvalersi ogni anno di una riduzione dei premi INAIL. Abbiamo realizzato dodici incontri nelle principali città pugliesi. Sa quante domande pervengono? Si faccia dare questo dato dall’INAIL, in termini percentuali. Questo è il ruolo delle associazioni di categoria.
Mi perdoni, quindi, prima volevo dire che l’analisi del comportamento è uno strumento per raggiungere dei risultati. Facciamo questo dando al singolo lavoratore attività di formazione.
Il collega della CLAAI e prima anche altri colleghi hanno parlato di formazione, questa però viene fatta con le nostre risorse. Sicuramente l’INAIL avrebbe potuto utilizzare meglio quei fondi che qui in Puglia si sono bruciati in dodici minuti; mi riferisco al famoso click day che nessuno è riuscito a fare. Immagino che beneficio avrebbero avuto le nostre aziende, soprattutto le PMI, se qualcuno avesse detto loro che quest’anno potevano ottenere una riduzione del premio. È un gran merito dell’INAIL aver ridotto il premio al 30 per cento. Bisogna dire all’azienda che per ottenere una riduzione del premio si deve di migliorare la sicurezza. Oggi le aziende hanno bisogno di sfatare il discorso dell’autocertificazione e di avere delle risorse.

PRESIDENTE
Dopo quello edile, il settore agricolo è quello più in sofferenza. Peraltro, diversamente dal settore edile, non ha registrato a livello nazionale una diminuzione delle vittime. Per i settori edile e industriale stiamo lavorando con il Ministero e con le Regioni al problema dell’appalto al massimo ribasso: quello è il nodo!
In agricoltura invece il problema è legato soprattutto alle macchine e agli strumenti. L’anno scorso nella legge finanziaria abbiamo previsto un piccolo stanziamento - molto piccolo - per il rinnovo delle macchine agricole. Sappiamo che l’INAIL ha un fondo per il rinnovo delle macchine agricole determinato in base al regime de minimis autorizzato dalla Commissione europea e che al momento però l’applicazione della norma sta ponendo problemi di carattere interpretativo. Un intervento del genere sarebbe importante per il rinnovo delle macchine. Sappiamo che i trattori italiani hanno in media 30 anni di vita; ciò significa che in agricoltura vengono ancora utilizzati trattori di 50 anni fa. È quindi necessario individuare tutto ciò che può servire ad agevolare la rottamazione di questa strumentazione, intervenendo anche dal punto di vista legislativo. A tal fine oltre alla strada dell’INAIL e a quella della legge finanziaria, al di là di chi governa, sono percorribili anche altre strade. Il numero delle morti sul lavoro soprattutto tra i contadini e gli artigiani in questa fase non è diminuito.
In questo contesto, la vostra è un’eccezione sicuramente dovuta alla vostra struttura geologica; ciò non toglie però che anche i vostri macchinari siano antichi. Ci interessa capire questo aspetto perché in Puglia l’agricoltura è molto sviluppata. Devo dire che inizialmente pensavo che la riduzione del numero di morti in agricoltura fosse determinata dal sistema produttivo pugliese che è diverso dagli altri. Dovreste darci delle indicazioni in tal senso perché siamo venuti qui per capire come viene attuata la legge e qual è l’applicazione delle competenze concorrenti Stato-Regioni in questa materia. In particolare, vorremmo capire quali modifiche apportare alla normativa vigente.
Sulla questione dell’appalto abbiamo già audito il Ministro del lavoro e il Ministro delle infrastrutture per cercare di individuare un percorso di riforma della legge. Alcune Regioni stanno facendo ricorso all’appalto di maggior garanzia, che prevede nel bando alcuni elementi che riguardano la qualità, come ad esempio l’applicazione dei contratti e delle norme di sicurezza. Si tratta di un’iniziativa che è partita dall’ANCE e dai sindacati e che si è poi estesa. In alcune Regioni del Centro-Nord vengono già praticate alcune norme che le vostre associazioni potrebbero verificare. Comunque, l’impianto normativo va modificato.
Per l’agricoltura il nodo della strumentazione è decisivo, ma bisogna considerare anche un’altra questione: in questo settore molti lavoratori - ed è estremamente positivo - fanno gli agricoltori oltre il loro orario di lavoro o essendo in pensione. Ciò che è di per sé positivo lo diventa un po’ meno quando si vedono trattori guidati da anziani di 83-84 anni o da bambini di 11 anni. Molti morti sul lavoro, in collocazioni geografiche diverse, hanno oltre 80 anni. Anche se i trattori di oggi sono strumenti sofisticati, sarebbe comunque importante approvare norme sulla guida dei trattori perlomeno uguali a quelle previste per la guida degli altri autoveicoli.
Vorrei chiedere altresì se avete come associazione degli studi sulla sicurezza. Mi risulta che la Coldiretti, la CIA e la Confagricoltura abbiano condotto in alcune Regioni degli studi sui meccanismi di ribaltamento, ad esempio con il Politecnico di Trento o con altre strutture. Qualora disponeste di studi del genere, per noi sarebbe importante riceverli. Ho fatto anche domande di merito, perché la Commissione si sposta in ogni Regione e sulle questioni generali quello che le categorie sociali riferiscono in tutta Italia non cambia.

LICURSI
Signor Presidente, porto i saluti del presidente Salcuni che non è potuto intervenire. Intendo entrare nel merito delle questioni e anche noi ci riserviamo di offrire un contributo scritto rispetto a quanto richiesto.

PRESIDENTE
È importante farlo per due ragioni: sia perché in questo modo potremo esaminarli tutti, ma anche perché tale contributo sarà inserito negli atti della Commissione e si parteciperà così ad un’opera di mutuo scambio con altre Regioni che è comunque utile.

LICURSI
Entrando nel merito delle domande, non posso che convenire con quanto è stato detto sui mezzi agricoli. La maggior parte degli incidenti mortali è causata dal rapporto con il mezzo agricolo e molte volte anche dalla durata media dello stesso, che è abbastanza lunga. Bisogna quindi cercare di far convergere tutte le iniziative per adeguare i mezzi oltre che rinnovarli, perché spesso, per la loro durata media, c’è anche questa necessità. In questo senso abbiamo aperto anche un confronto con le case costruttrici che però da questo punto di vista non ci ascoltano molto, perché la loro politica è vendere. Come ha già detto in premessa il Presidente, si potrebbe incentivare il tasso di oscillazione cercando di avere sostegni finanziari.

PRESIDENTE
Sapete se le risorse finanziarie stanziate sono state usate? Sarebbe un dato interessante. Se lo chiediamo noi, non otteniamo risposte esaustive, perché tutti i Ministri dell’economia più risparmiano e più sono contenti; però, se foste in grado di avere informazioni, sarebbe interessante perché, se nessuno ha fatto ricorso a tali stanziamenti, è un problema.

LICURSI
Come organizzazione siamo favorevoli all’adozione di misure che incentivino non soltanto l’ammodernamento, ma anche l’adeguamento delle macchine agricole.
In merito alle altre domande, pur sottolineando che non bisogna abbassare la guardia (ripeto che come organizzazione abbiamo fatto della trasparenza della filiera la nostra battaglia), va detto che il comparto è particolare e presenta delle differenze rispetto agli altri, quindi bisogna cercare di entrare nella specificità del settore, caratterizzato dalla presenza di aziende piccole e multifunzionali che assumono operai a tempo determinato, i quali nell’arco dell’anno lavorano per più aziende, svolgendo anche lavori simili ma diversi. È quindi difficile immaginare un percorso formativo e di applicazione della legge specifico per il settore, perché si lavora senza programmazione, in campo aperto. Questa considerazione va messa sul tavolo.
La formazione è molto importante. Ribadisco che qui in Puglia con le altre organizzazioni abbiamo redatto protocolli, una campagna d’informazione a tappeto anche gratuita e sottoscritto da pochi giorni un protocollo con CNA e la ASL, in attuazione del piano nazionale, cercando di fare un monitoraggio e di formare i lavoratori da un punto di vista sanitario anche in agricoltura.
Come organizzazione, evidenzierei una proposta che prenda in considerazione il primo insediamento, cioè chi si affaccia per la prima volta all’agricoltura: a chi apre un’azienda per la prima volta o al giovane che si insedia è opportuno dare più tempo per potersi adeguare per quanto riguarda gli incendi, il primo soccorso e la gestione dell’infortunio. La proposta che abbiamo già fatto prevede dunque un arco di tempo di 18 mesi per potersi adeguare. Tra l’altro, il collega di Confagricoltura ha fatto le stesse considerazioni, quindi mi sento di sostenerle ed integrarle.
Mi fermerei qui con la mia esposizione e mi riservo di far avere alla Commissione un contributo scritto.

SUAVOBULZIS
A proposito delle incentivazioni finanziarie per l’adeguamento ed il rinnovamento dei mezzi tecnici, qualche anno fa in Puglia abbiamo vissuto una vicenda che ha riguardato la legge Sabatini. Mi riferisco ad una normativa specifica, non gestita direttamente dall’assessorato all’agricoltura e i cui fondi erano imputati all’assessorato allo sviluppo economico, per la quale c’è stata molta adesione, non solo per il rinnovo delle macchine agricole, ma più in generale delle macchine operatrici. Tuttavia, anche se molti nostri soci avevano assunto impegni di carattere finanziario acquisendo o rinnovando alcune macchine, da un certo momento in poi non c’è stata più copertura finanziaria per far fronte a tutti gli impegni presi e ciò ha provocato qualche disagio, soprattutto considerando il costo delle macchine operatrici. Qualche anno fa (non vorrei sbagliare ma era comunque nella scorsa programmazione) attorno agli anni 2004-2005, qualche annualità non fu coperta dalle provvidenze previste dalla legge Sabatini.
Per quanto riguarda poi l’aspetto multifunzionale che richiamava il direttore Licursi, utilizzando i fondi previsti dalla misura 4.21 della scorsa programmazione del POR Puglia 2000-2006, noi di Coldiretti insieme alle altre organizzazioni professionali agricole abbiamo realizzato opuscoli informativi distribuiti alle aziende agricole che li utilizzavano direttamente o quando assumevano manodopera. Tale materiale riguardava le problematiche relative alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, ma anche tutti gli aspetti igienico-sanitari d’interesse delle aziende agrituristiche che avevano a che fare con distribuzione di alimenti e bevande al pubblico: si trattava quindi di norme igienico-sanitarie di tipo personale. Lo abbiamo potuto fare perché nella misura 4.21 del POR 2000-2006 c’era una disponibilità; sono stati utilizzati e realizzati questi opuscoli che venivano distribuiti soprattutto a chi era in fase di primo insediamento e si affacciava all’attività come imprenditore o a chi assumeva manodopera per la prima volta.
Non dobbiamo dimenticare che il decreto legislativo n. 626 del 1994, che per primo ha regolamentato la normativa in materia di sicurezza sul lavoro, non ha riguardato le aziende agricole immediatamente: solo quelle che assumevano dipendenti fissi e che comunque avevano più di cinque dipendenti erano interessate alla sua applicazione, quindi l’agricoltura si è dovuta organizzare anche per quanto riguarda questa normativa in materia di sicurezza sul lavoro.

PETRUZZI
Credo che occorra partire innanzitutto da un dato: la Puglia è la Regione che ha il più alto numero di aziende agricole con almeno un dipendente, ma di queste solo il 9 per cento ha più di un addetto, quindi il 91 per cento ha uno o nessun dipendente. Secondo le statistiche, gli infortuni risultano essere inferiori a quelli di altre Regioni e questo è un dato positivo; anche le malattie professionali statisticamente risultano esser pochissime, ma non perché i lavoratori pugliesi siano geneticamente più resistenti alle malattie, bensì perché c’è disinformazione sulle loro possibili cause. Credo quindi che questo dato vada preso in considerazione.
Inoltre, le norme e gli obblighi non possono essere uguali per tutte le aziende, non si può generalizzare, in quanto solo il 9 per cento delle imprese ha più di un addetto. Ci sono tante piccole aziende che in Puglia assolvono il compito di presidiare l’ambiente con scarsa o quasi nulla redditività; è dunque opportuno evitare la burocrazia delle carte attraverso protocolli semplificati a tutto vantaggio dei controlli che potrebbero concentrarsi su fatti sostanziali, selezionando l’eventuale azienda da controllare, non con la repressione, ma sulla base di una cultura anglosassone più che borbonica. Tuttavia, è indispensabile prevenire piuttosto che controllare e sanzionare; i controlli devono essere fatti dopo un’adeguata prevenzione. Va predisposto un piano regionale di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali in agricoltura. Il concetto di prevenzione deve entrare nella testa e nella cultura degli operatori agricoli. Secondo noi la repressione e le sanzioni servono a poco e semmai vanno fatte secondo il concetto che esprimevo prima. La CIA Puglia è fortemente impegnata in questa direzione, infatti abbiamo promosso convegni, seminari e opuscoli di cui il collega parlava prima, quindi il ruolo delle organizzazioni professionali agricole è fondamentale per il contatto diretto che hanno con la base associativa. Ovviamente, nella divulgazione anche il pubblico deve intervenire investendo delle risorse.
La sfida per ridurre gli infortuni e investire sempre più in sicurezza, magari utilizzando agevolazioni fiscali o contributive a disposizione delle imprese, va affrontata anche con interventi, come veniva prima detto, per favorire il rinnovo del parco macchine agricolo. Purtroppo, abbiamo un parco macchine che non è vecchissimo, ma nemmeno modernissimo, che va adeguato e rinnovato sotto certi aspetti. Bisogna quindi investire, anche perché gli incidenti sul lavoro, oltre ad essere un fatto tragico e doloroso, costituiscono un costo in termini economici e sociali.

PRESIDENTE
La ringrazio e le sarei grato se potesse farci pervenire una relazione scritta sul riammodernamento delle macchine agricole - peraltro emerso in questa sede e non in altre -, avente ad oggetto le modalità con cui procedere: che tipo di accordi e rapporti promuovere e come sia tecnicamente possibile individuare meccanismi, anche sotto forma di convenzione, che consentano di dare una risposta su questo terreno, che è particolarmente complesso.

PETRUZZI
Certamente, invierò un contributo scritto.

CONVERSANO
Signor Presidente, desidero intervenire per una breve precisazione relativamente a quanto ho detto sulla premialità.
In termini di prevenzione il Parlamento può fare tantissimo sul sistema di accreditamento degli enti di certificazione. La qualità, l’ambiente e la sicurezza non si possono garantire in termini di corresponsabilità con chi rilascia il certificato. Confindustria ha presentato una mozione in tal senso.

PRESIDENTE
Dottor Conversano, la prego di farci pervenire sul punto una nota scritta.
Ringrazio nuovamente i nostri ospiti per il contributo offerto e dichiaro conclusa l’audizione.